Rubrica

 

Informazioni sulla chiesa in altre lingue

Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=205  Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=602  Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=646  Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=647  Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=4898 
Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=2779  Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=204  Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=206  Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=207  Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=208 
Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=3944  Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=7999  Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=8801  Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=9731  Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=9782 
Mirrors.php?cat_id=36&locale=it&id=11631         
 

Calendario ortodosso

   

Scuola domenicale della parrocchia

   

Ricerca

 

In evidenza

04/10/2023  Scoperte, innovazioni e invenzioni russe  
14/03/2020  I consigli di un monaco per chi è bloccato in casa  
11/11/2018  Cronologia della crisi ucraina (aggiornamento: 3 febbraio 2021)  
30/01/2016  I vescovi ortodossi con giurisdizione sull'Italia (aggiornamento: 21 dicembre 2022)  
02/07/2015  Come imparare a distinguere le icone eterodosse  
19/04/2015  Viaggio tra le iconostasi ortodosse in Italia  
17/03/2013  UNA GUIDA ALL'USO DEL SITO (aggiornamento: aprile 2015)  
21/02/2013  Funerali e commemorazioni dei defunti  
10/11/2012  I padrini di battesimo e il loro ruolo nella vita del figlioccio  
31/08/2012  I nostri iconografi: Iurie Braşoveanu  
31/08/2012  I nostri iconografi: Ovidiu Boc  
07/06/2012  I nomi di battesimo nella Chiesa ortodossa  
01/06/2012  Indicazioni per una Veglia di Tutta la Notte  
31/05/2012  La Veglia di Tutta la Notte  
28/05/2012  La preparazione al Matrimonio nella Chiesa ortodossa  
08/05/2012  La Divina Liturgia con note di servizio  
29/04/2012  La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa  
11/04/2012  CHIESE ORTODOSSE E ORIENTALI A TORINO  
 



Inizio  >  Documenti  >  Sezione 12
  Gli ortodossi credono nell'espiazione?

dal blog di padre John Whiteford

27 agosto 2015

Clicca per SCARICARE il documento come PDF file  
Condividi:

Gli ortodossi credono nell'espiazione?

Il concetto di espiazione si trova in tutta la Scrittura, e così naturalmente noi ortodossi ci crediamo. C'era infatti una festa nell'Antico Testamento, chiamata "il giorno dell'espiazione", che in ebraico si chiama Yom Kippur. Questo era l'unico giorno di digiuno specificamente richiesto nella legge di Mosè, ed era "un sabato santissimo [shabbat shabbaton]" (Levitico 16:31). Questo è il digiuno a cui si accenna in Atti 27:9, in cui si afferma che "la navigazione era ormai pericolosa, perché il digiuno era già passato..."

La parola inglese per espiazione, "atonement", è stata coniata da William Tyndale (+1536), e significa "rendere uno" letteralmente "at one-ment" (prendendo le due parole per "a" e "uno" e aggiungendo il suffisso "-ment"). Questa era una buona traduzione del significato della parola ebraica "Kippur", che significa "riconciliazione" – specificamente, riconciliazione dei peccatori con un Dio Santo.

Un altro termine che William Tyndale ha portato in inglese è "Mercy Seat", il seggio della misericordia. William Tyndale basò la sua traduzione sulla traduzione di Lutero in tedesco: "Gnadenstuhl", che letteralmente significa la sede della grazia o della misericordia. Tuttavia, non vi è nulla nel termine ebraico Kapporet, che suggerisca "misericordia" o "sedia". "Kapporet" è una forma della parola "Kippur", e letteralmente significa "il luogo della riconciliazione". Questo era il propiziatorio, cioè il coperchio dell'Arca dell'Alleanza, ovvero il luogo sul quale, il giorno dell'espiazione, era asperso il sangue del sacrificio, con cui si otteneva la riconciliazione tra Dio e gli uomini. La traduzione greca per propiziatorio era "ἱλαστήριον, hilastērion". E troviamo questa parola usata in Romani 3:24-25: "giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati". È interessante notare che troviamo in questo testo la parola "redenzione", che potrebbe essere tradotta come "riscatto", e la parola ebraica per "riscatto" (Koper) viene dalla stessa radice di Kippur – una parola usata in riferimento ai sacrifici dell'Antico Testamento, e che ha chiaramente la connotazione di "pagamento".

La Tradizione della Chiesa collega direttamente la Croce all'Arca dell'Alleanza, perché l'Arca e il propiziatorio erano il luogo di espiazione, e l'Arca è indicata come "lo sgabello dei suoi piedi" (Salmo 131:7 LXX) e la Croce è il luogo dove hanno poggiato i piedi di Cristo, quando ha compiuto l'espiazione dei nostri peccati (cfr Christopher Veniamin, tr., Saint Gregory Palamas: The Homilies, Waymart, PA: Mount Thabor Publishing, 2009, p. 86).

Ci sono molti scrittori ortodossi contemporanei che vogliono negare o minimizzare una serie di concetti che riguardano la nostra redenzione. Essi sostengono che noi non crediamo che Cristo dovesse morire al posto nostro, o che il suo sangue dovesse essere versato per pagare la sanzione per i nostri peccati. Essi negano la legittimità dei termini giuridici, a favore dell'idea che la Chiesa è un ospedale spirituale. Il problema non è che la Chiesa non è un ospedale spirituale, ma piuttosto che nel sottolineare una serie di immagini usate per spiegare la nostra salvezza, negano tutta una serie di immagini altrettanto valide che sono chiaramente bibliche. È vero che in Occidente c'è stata un'enfasi esagerata sulle immagini legali, ma la soluzione a tale squilibrio non è un nuovo squilibrio nella direzione opposta. Possiamo e dobbiamo parlare di peccato come una malattia, ma quando moriamo, non andiamo all'esame medico finale – ci troviamo di fronte il giudizio finale, che è un'immagine legale se mai ce n'è stata una. E così possiamo anche parlare del peccato come di una trasgressione della legge di Dio e del nostro bisogno di essere giustificati da Dio, anche se parliamo pure del peccato in termini di una malattia da cui abbiamo bisogno di essere guariti.

Noi respingiamo l'idea che la morte di Cristo sia stata un riscatto pagato al diavolo, ma il fatto che si trattasse in un certo senso di un riscatto è confermato dal Signore stesso, e altrove nella Scrittura (Matteo 20:28, Marco 10:45; 1 Timoteo 2:6). Così dobbiamo semplicemente capire che le immagini verbali indicano una realtà, ma non sono la realtà stessa, e otteniamo una migliore idea di quella realtà, considerando tutte le immagini bibliche che puntano ad essa – non concentrandoci su uno o due a esclusione del resto, e certamente non spingendo quelle immagini oltre il punto che sono destinate a dimostrare.

San Gregorio Palamas, nella sua Omelia XVI (al Sabato Santo: "Sulla discesa nella carne del nostro Signore Gesù Cristo e sui doni di grazia concessi a coloro che credono veramente in lui"), parla un po' della necessità di Cristo di morire al posto nostro. Vale la pena leggere l'intera omelia, ma ecco alcuni stralci:

"L'uomo è stato condotto nella sua prigionia, quando ha sperimentato l'ira di Dio: quest'ira è l'abbandono dell'uomo da parte del buon Dio. Dio doveva essere riconciliato con la razza umana, altrimenti l'umanità non si sarebbe potuta liberare dalla servitù. Occorreva un sacrificio per riconciliare il Padre con noi e santificarci, dato che eravamo stati contaminati dalla comunione con il maligno. Doveva esserci un sacrificio puro e mondo, e un sacerdote purificato e senza peccato" (Christopher Veniamin, tr., Saint Gregory Palamas: The Homilies, Waymart, PA: Mount Thabor Publishing, 2009, p. 124).

"Cristo ha rovesciato il diavolo attraverso la sofferenza e la sua carne, che ha offerto in sacrificio a Dio Padre, come vittima pura e del tutto santa – quanto è grande il suo dono! – e ha riconciliato Dio con la nostra razza umana" (p.125).

"Per questo motivo il Signore ha pazientemente sopportato per noi una morte a cui non era obbligato a sottoporsi, per redimere noi, obbligati a subire la morte, dalla servitù al diavolo e alla morte, e con questo intendo la morte sia dell'anima sia del corpo, temporanea ed eterna. Poiché ha dato il suo sangue, che era senza peccato e perciò senza colpa, come riscatto per noi che eravamo passibili di pena a causa dei nostri peccati, Egli ci ha riscattati dalla nostra colpa. Egli ha perdonato i nostri peccati, ha strappato la loro lista sulla Croce e ci ha liberati dalla tirannia del diavolo (cfr Col 2:14-15)". (p. 128s)

Come spesso accade, la giusta prospettiva ortodossa su questa questione è una prospettiva di equilibrio. Dobbiamo proclamare l'intero consiglio di Dio (At 20:27), e non solo le parti che troviamo più attraenti. Né dovremmo reagire in modo eccessivo agli squilibri dei teologi eterodossi, e quindi cadere in un nuovo errore, respingendo aspetti importanti della nostra Tradizione.

Condividi:
Inizio  >  Documenti  >  Sezione 12