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  I dogmi

dal blog di padre John Whiteford, 3 dicembre 2021

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Come facciamo a sapere se qualcosa è un dogma o meno, se non è stato specificamente affermato da un concilio ecumenico?

Dobbiamo prima considerare la questione di cosa intendiamo per dogma. Solitamente, nel nostro tempo, quando si parla di dogma si pensa a proclami formali di dottrina ufficiale, tuttavia la parola ha un significato più ampio. La parola è usata sia da Filone che da Giuseppe Flavio in riferimento sia ai principi filosofici che ai decreti imperiali (Theological Dictionary of the New Testament, 2:231). San Basilio il Grande lo usava in riferimento agli insegnamenti interni della Chiesa, in contrasto con la predicazione pubblica della Chiesa, che era destinata a chi si trovava sia all'interno che all'esterno della Chiesa. Era in polemica con un gruppo di persone che negavano che lo Spirito Santo fosse una persona distinta della divinità, e aveva sostenuto che ciò era insegnato dalla dossologia: "Gloria al Padre, e al Figlio, e al Santo Spirito." I suoi oppositori ribatterono che la dossologia non si trovava nella Scrittura, e così rispose:

"Dei dogmi e delle predicazioni [kerygmata] custoditi al sicuro nella Chiesa, ne abbiamo alcuni dalla dottrina scritta, e alcuni dalla tradizione che ci è stata tramandata dagli apostoli e che abbiamo ricevuto nel mistero: ambedue le forme hanno la stessa validità e forza per quanto riguarda la pietà (cioè la religione); di conseguenza, nessuno le smentisce, almeno nessuno che abbia alcuna esperienza in materia ecclesiastica, perché se dovessimo impegnarci a scartare le tradizioni non scritte dei costumi, per il fatto che non hanno grande forza, finiremmo inconsapevolmente per danneggiare il Vangelo nelle parti vitali.... (D. Cummings, The Rudder of the Orthodox Catholic Church: The Compilation of the Holy Canons, Saints Nicodemus and Agapius, West Brookfield, MA: The Orthodox Christian Educational Society, 1983, p. 853n, sul Canone 91, tratto dal suo trattato Sullo Spirito Santo, 66-67).

San Basilio continua citando come esempi della tradizione non scritta il modo di fare il segno della Croce, il battesimo per tripla immersione, la preghiera mentre si è rivolti a est e il modo in cui la Liturgia è servita come esempi di tradizione non scritta che anche gli eretici con cui stava discutendo non contestavano.

Così, mentre il dogma, nel senso di decreti ecumenici ufficiali, ha il vantaggio di essere chiaramente vincolante per tutti nella Chiesa, san Basilio afferma che gli insegnamenti interni della Chiesa, che almeno finora non sono stati oggetto di decreti ufficiali, sono nondimeno autorevoli. Per esempio, rifiutare l'uso delle icone cristiane è sempre stato eretico, molto prima che il settimo Concilio ecumenico intervenisse sulla questione. L'unica differenza è che qualcuno che contestava tale uso prima di quel concilio poteva essere meno colpevole dei propri errori di quanto lo sarebbe stato dopo. E, di fatto, avere un'opinione eretica non è necessariamente un grave peccato personale, se la si ha per ignoranza, ma lo diventa certamente, se tale persona rifiuta la correzione della Chiesa.

Il settimo Concilio ecumenico, quando pronunciò una serie di anatemi diretti agli iconoclasti, si concluse con un ultimo anatema:

"Se qualcuno rifiuta una tradizione ecclesiastica scritta o non scritta, sia anatema!" (Richard Price, trad., The Acts of the Second Council of Nicea (787), vol. 2, Liverpool, UK: Liverpool University Press, 2018, p. 660).

Ovviamente, non tutte le tradizioni possono essere incluse qui. Si sente spesso dire che ci sono tradizioni con la "T" maiuscola e tradizioni con la "t" minuscola, e a seconda di come si applica, questa distinzione potrebbe essere utile, ma certamente è stata usata per sminuire la legittima tradizione della Chiesa. In linea di massima ci sono quattro tipi di tradizioni nella Chiesa (a parte la Scrittura stessa, che fa parte della Tradizione, anche se di solito ne parliamo come distinta dalle tradizioni conservate al di fuori della Scrittura): tradizione apostolica, tradizione ecclesiastica, tradizioni che possono essere vere oppure no, e le tradizioni locali, che sono pratiche o usanze locali. Le tradizioni apostoliche sono senza dubbio vincolanti e autorevoli. Lo stesso vale per la tradizione ecclesiastica, quando si tratta di tradizioni abbracciate da tutta la Chiesa.

Quando ci riferiamo a pratiche o consuetudini locali con la parola "tradizione", non stiamo parlando né di tradizione apostolica né di tradizione ecclesiastica. Esse possono avere qualche autorità a livello locale, ma questa è un'altra questione. Inoltre, a volte potremmo parlare di qualcosa che è "una tradizione" nel senso che questo è qualcosa che è stato tramandato, ma non in un modo a cui possiamo attribuire una grande autorità. Per esempio, c'è una tradizione secondo cui san Giuseppe d'Arimatea e Cristo hanno visitato l'Inghilterra quando Cristo era giovane. Tale tradizione può essere vera o no, ma a nessuno è richiesto di credere che questa tradizione sia vera.

La parola greca per "tradizione" è paradosis – che, sebbene tradotta in modo diverso in alcune versioni protestanti della Bibbia, è la stessa parola usata quando si fa riferimento negativamente ai falsi insegnamenti dei farisei (Mc 7:3,5,8), e anche quando ci si riferisce positivamente all'autorevole insegnamento cristiano (1 Cor 11:2; 2 Ts 2:15;3:6). La parola stessa significa letteralmente "ciò che è trasmesso" o "ciò che èe tramandato". La differenza fondamentale tra le tradizioni dei farisei e quella della Chiesa è la fonte. Cristo ha chiarito quale fosse la fonte delle tradizioni dei farisei, quando le ha chiamate "tradizioni degli uomini" (Mc 7:8). San Paolo d'altra parte, in riferimento alla Tradizione cristiana afferma: "Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni [paradoseis] così come ve le ho trasmesse [paredoka, una forma verbale di paradosis]" (1 Cor 11:2) . Ma dove ha preso queste tradizioni in primo luogo? "Ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso [paredoka]" (1 Cor 11:23). Questo è ciò a cui si riferisce la Chiesa ortodossa quando parla della Tradizione apostolica – "la fede una volta consegnata [paradotheise] ai santi" (Gd 3). La sua fonte è Cristo, è stata consegnata personalmente da lui agli apostoli attraverso tutto ciò che ha detto e fatto, che se fosse tutto scritto, "il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che dovrebbero essere scritti" (Giovanni 21:25) . Gli apostoli consegnarono questa conoscenza a tutta la Chiesa, e la Chiesa, essendo depositaria di questo tesoro, divenne così "colonna e fondamento della verità" (1 Tim 3:15).

Le tradizioni ecclesiastiche sono radicate nella promessa di Cristo che le porte dell'inferno non avrebbero prevalso contro la Chiesa (Mt 16:18), che lo Spirito Santo l'avrebbe guidata a tutta la verità (Gv 16:13), così come il potere di legare e di sciogliere che Cristo ha dato agli apostoli (Mt 18:18) – e, naturalmente, noi non crediamo che nulla di tutto ciò fosse limitato agli apostoli originari, ma il ministero apostolico della Chiesa è continuato attraverso i loro successori. Inoltre, san Paolo ci dice che la Chiesa è il corpo di Cristo, e che Cristo è il capo della Chiesa (Ef 5:22-33), e quindi crediamo che sia impossibile che l'intera Chiesa possa cadere in errore, o affermare come vero qualcosa che di fatto è falso. Questa comprensione della Chiesa non è nemmeno uno sviluppo tardivo, ma la si trova chiaramente espressa in un padre anteniceno, san Cipriano di Cartagine, nel suo Trattato sull'unità della Chiesa.

Quindi, se si tratta di un insegnamento che la Chiesa ha affermato universalmente, sia nei Concili, sia semplicemente per accettazione universale, è vincolante per tutti.

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