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  I sacramenti e i sacerdoti peccatori

dal blog di padre John Whiteford, 23 agosto 2019

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sant'Agostino che discute con i donatisti

Ho un amico convertito di recente che è preoccupato per la validità della sua cresima dopo che il sacerdote che lo ha cresimato ha lasciato la Chiesa. Cosa dovremmo dire alle persone che hanno ricevuto i sacramenti da sacerdoti che in seguito diventano apostati o si rivelano gravemente immorali, e così ora dubitano della validità di quei sacramenti?

La validità dei sacramenti non dipende dalla dignità personale dei sacerdoti. Questo è un problema che è stato affrontato molto presto nella storia della Chiesa. Quando si stava depositando la polvere dell'ultima grande persecuzione romana contro la Chiesa, ci fu una controversia che sorse nel Nord Africa, dove c'era un vescovo, Felice di Aptunga, che era accusato di essere stato un traditor, il che significa che fu accusato di aver consegnato ai pagani testi sacri da bruciare, al fine di evitare ulteriori persecuzioni. Questo vescovo negava l'accusa, ma i donatisti lo ritenevano colpevole, e quindi dichiararono che tutti i sacramenti da lui compiuti non erano validi. La Chiesa ha condannato il donatismo come eresia.

Naturalmente, se un sacerdote è davvero colpevole di un peccato per il quale merita di essere rimosso dalla sua carica, questo dovrebbe accadere, e ci sono canoni che delineano tale processo. Ma immaginate, per un momento, se accettassimo le affermazioni dei donatisti. Non si potrebbe mai sapere con certezza se si è ricevuto un sacramento valido, perché non si può mai essere sicuri che il sacerdote o il vescovo che ha compiuto quel sacramento sia abbastanza degno da averlo compiuto realmente. Non potreste mai essere sicuri di essere davvero sposati con un matrimonio sacramentale. Non potreste mai sapere con certezza che quando avete ricevuto la comunione, stavate davvero ricevendo il corpo e il sangue di Cristo. Non potreste mai essere sicuri di essere stati davvero battezzati. E anche se il vostro parroco fosse un santo, se il vescovo che lo ha ordinato fosse stato segretamente un immorale, anche la sua stessa santità non sarebbe neppure una garanzia che il parroco sia un vero sacerdote.

Ciò che la Chiesa insegna è che fintanto che un sacerdote compie i sacramenti mentre è in regola con la Chiesa, i sacramenti che compie sono veri sacramenti. Dopotutto, i chierici presiedono i sacramenti, ma non li compiono da soli. Agiscono per conto della Chiesa e le preghiere di tutta la Chiesa e la grazia dello Spirito Santo che è presente nella Chiesa assicurano che i sacramenti siano pieni di grazia.

L'insegnamento della Chiesa su questo argomento non è solo rassicurante per i laici, ma anche rassicurante per il clero. Io sono certo che la maggior parte del clero abbia un senso di indegnità personale e se la validità dei sacramenti dipendesse dalla loro dignità personale, non potrebbero in buona coscienza tentare di compierli.

È istruttivo considerare la preghiera che il sacerdote dice durante il canto dell'Inno cherubico alla Liturgia:

"Nessuno fra i legati dai desideri e dalle voluttà della carne è degno di accostarsi, di avvicinarsi, o di servirti, Re della gloria: servirti è infatti grande e terribile perfino alle stesse potenze celesti. Eppure, per l'ineffabile e immenso tuo amore per gli uomini, ti sei fatto uomo senza mutamento né cambiamento, e ti sei fatto nostro sommo sacerdote, e ci hai affidato la consacrazione di questo sacrificio incruento, qual Sovrano di tutto: solo tu infatti, Signore nostro Dio, dòmini sulle cose del cielo e della terra, tu che sei assiso sul trono dei cherubini, che sei il Signore dei serafini e il Re di Israele, che sei il solo santo e riposi nel santuario. Ti prego dunque, o unico buono e pronto ad ascoltare: guarda su di me peccatore e inutile tuo servo, e purificami l'anima e il cuore dalla cattiva coscienza, e mettimi in grado, con la potenza del tuo santo Spirito, rivestito qual sono della grazia del sacerdozio, di stare innanzi a questa santa mensa e consacrare il tuo santo e purissimo corpo e il tuo prezioso sangue. Vengo a te, infatti, chinando il collo e ti prego: non distogliere da me il tuo volto, e non escludermi dai tuoi servi, ma rendi degno me, peccatore e indegno tuo servo, di offrirti questi doni. Tu infatti sei colui che offre e che è offerto, che riceve e che è distribuito, Cristo Dio nostro, e noi innalziamo la gloria a te, assieme al tuo eterno Padre, e al tuo Spirito tuttosanto, buono e vivifico, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen".

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