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  I libri deuterocanonici nel Nuovo Testamento

dal blog di padre John Whiteford, 26 luglio 2019

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i martiri maccabei, di cui leggiamo in 2 Maccabei 7, a cui si fa riferimento anche in Ebrei 11:35

Nel Nuovo Testamento ci sono citazioni dai libri deuterocanonici?

Non ci sono citazioni complete e dirette dai libri deuterocanonici nel Nuovo Testamento, ma ciò vale anche per diversi libri nel canone ebraico dell'Antico Testamento, come Giosuè, Giudici, Rut, 2 Re, 1 e 2 Cronache, Ester, Ecclesiaste, il Cantico dei Cantici e molti dei profeti minori. Quindi ovviamente questa non è la prova che questi libri non sono parte delle Scritture.

Tuttavia, le citazioni dirette non sono l'unico modo in cui il Nuovo Testamento utilizza i testi dell'Antico Testamento. Spesso troviamo allusioni a questi testi, che sarebbero state generalmente capite da coloro che avevano familiarità con loro, e ci sono molte allusioni ai libri deuterocanonici nel Nuovo Testamento.

Ecco alcuni degli esempi più chiari:

1. Nel sermone sul monte, Cristo dice:

"Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano" (Matteo 6:19-20).

Il passo parallelo di Luca dice:

"Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma" (Luca 12:33).

Non c'è nulla di parallelo a questo testo nel canone ebraico, ma nel libro del Siracide c'è:

"Perdi pure denaro per un fratello e amico, non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra. Sfrutta le ricchezze secondo i comandi dell'Altissimo; ti saranno più utili dell'oro. Rinserra l'elemosina nei tuoi scrigni ed essa ti libererà da ogni disgrazia. Meglio di uno scudo resistente e di una lancia pesante, combatterà per te di fronte al nemico" (Siracide 29:10-13).

2. In Matteo 11:25 e Luca 10:21 troviamo Cristo che usa nella preghiera la frase "Signore dei cieli e della terra". Questa è una frase familiare per noi ora, ma non si trova da nessuna parte nell'Antico Testamento, tranne in  Tobia 7:18.

3. In  Matteo 27:43 troviamo i sommi sacerdoti, gli anziani e gli scribi che deridono Cristo mentre pende dalla croce e dicono:

"Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!"

Si trovano riferimenti in margine nella maggior parte delle Bibbie che indicano il Salmo 21:8-9, che dice:

"Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo. Si è affidato al Signore, lui lo scampi; lo liberi, se è suo amico".

Ora questo passo è vicino, e certamente si tratta di una profezia di questa beffa, ma l'ipotesi di questi beffardi è che Dio che viene in aiuto di Cristo confermerebbe che in realtà è il Figlio di Dio, cosa che non è specificata in quel salmo. Tuttavia, è specificata nella Sapienza di Salomone:

"Se il giusto è figlio di Dio, egli l'assisterà, e lo libererà dalle mani dei suoi avversari" (Sapienza 2:18).

4. In  Giovanni 10:22, troviamo un riferimento alla "festa della dedicazione" (meglio nota a noi come Hanukkah), istituita durante il periodo maccabeo, e troviamo l'istituzione di quella festa registrata in 1 Maccabei 4:59:

"Poi Giuda e i suoi fratelli e tutta l'assemblea d'Israele stabilirono che si celebrassero i giorni della dedicazione dell'altare nella loro ricorrenza, ogni anno, per otto giorni, cominciando dal venticinque del mese di Casleu, con gioia e letizia".

5. In  Romani 1: 20-32, alcune Bibbie con note a margine fanno riferimento a tutti i capitoli della Sapienza da 13 a 15 come paralleli a questo passo, ma questo è più evidente nella prima parte di ciascuno di queste rispettive sezioni:

"Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa" (Romani 1:20-21).

"Davvero stolti per natura tutti gli uomini che vivevano nell'ignoranza di Dio, e dai beni visibili non riconobbero colui che è, non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere" (Sapienza 13:1).

E più avanti in quella sezione, san Paolo stabilisce la connessione tra la caduta nell'idolatria e l'immoralità sessuale, che è chiaramente parallela a Sapienza 14:12,24-27:

"L'invenzione degli idoli fu l'inizio della prostituzione, la loro scoperta portò la corruzione nella vita (...) non conservano più pure né vita né nozze e uno uccide l'altro a tradimento o l'affligge con l'adulterio. Tutto è una grande confusione: sangue e omicidio, furto e inganno, corruzione, slealtà, tumulto, spergiuro; confusione dei buoni, ingratitudine per i favori, corruzione di anime, perversione sessuale, disordini matrimoniali, adulterio e dissolutezza. L'adorazione di idoli senza nome è principio, causa e fine di ogni male".

6. In Efesini 6:13-17, dove san Paolo parla di indossare l'armatura di Dio, ci sono chiari parallelismi con un passo della Sapienza di Salomone, che parla in modo figurato dell'armatura effettivamente indossata da Dio stesso, e anche questa connessione è indicata nelle note a margine di alcune Bibbie:

"Egli prenderà per armatura il suo zelo e armerà il creato per castigare i nemici; indosserà la giustizia come corazza e si metterà come elmo un giudizio infallibile; prenderà come scudo una santità inespugnabile; affilerà la sua collera inesorabile come spada e il mondo combatterà con lui contro gli insensati" (Sapienza 5:17-20).

Il parallelo più diretto è il riferimento alla "corazza della giustizia", che nel testo greco della Sapienza è "ἐνδύσεται θώρακα δικαιοσύνην" e in Efesini è "ενδυσαμενοι τον θωρακα της δικαιοσυνης".

7. In  Ebrei 11:35, dove san Paolo racconta degli eroi della fede dell'Antico Testamento, leggiamo:

"Alcune donne riacquistarono per risurrezione i loro morti. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione ".

Nel testo originale della Bibbia di re Giacomo del 1611, non c'erano tanti riferimenti ai margini quanti ce ne furono nelle edizioni successive, ma per questo verso, si rimanda il lettore a 2 Maccabei 7, in cui leggiamo di sette fratelli che furono torturati a morte per la loro fede, e furono incoraggiati a non arrendersi dalla loro madre; in particolare, nel versetto 14, leggiamo:

"Ridotto in fin di vita, egli [il quarto fratello] diceva: "È bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l'adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te la risurrezione non sarà per la vita" (2 Maccabei 7:14).

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