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  Sulla 'de-giudaizzazione' del cristianesimo
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Caro padre Ambrogio,

mi può spiegare la 'de-giudaizzazione' della figura di Gesù e quindi del cristianesimo?

Come mai sono state dismesse la circoncisione, le norme alimentari della Kasherut o le festività 'bibliche' come lo Shabbat?

Alcuni passaggi attestano che queste norme erano seguite dallo stesso Gesù e dai discepoli, e quindi non erano in contraddizione con il suo insegnamento.

In fondo i segni e il concetto stesso di Messia nascono e si trovano, nel 'Vecchio' Testamento.

Perché è avvenuto quindi questo cambiamento così netto, abbandonando la Legge mosaica?

S.

* * *

Caro S.,

dobbiamo distinguere tra il processo di 'de-giudaizzazione' (o più propriamente, di 'gentilizzazione') operato dai primi cristiani, di cui troviamo testimonianze negli Atti degli Apostoli, dai processi successivi che si riflettono in alcune norme conciliari nel corso della storia della Chiesa.

Mentre il primo processo nasce dall'esigenza di far sentire tutti i cristiani uguali nella Chiesa e davanti a Dio, a prescindere dalla loro provenienza dal giudaismo oppure dal paganesimo, i processi successivi sono piuttosto una reazione a movimenti 'giudaizzanti', ovvero di cristiani (talora non di origini ebraiche) che volevano distinguersi, oppure sentirsi superiori agli altri, seguendo diverse norme rituali del giudaismo.

Il processo dell'era apostolica è una necessità viva della prima comunità cristiana. Gesù le ha lasciato il mandato di portare il suo messaggio di salvezza a tutte le nazioni (Mt 28:19), dove con 'tutte le nazioni' (πάντα τὰ ἔθνη), un ebreo intendeva proprio i 'gentili', i pagani, in contrapposizione al 'popolo' eletto della rivelazione vetero-testamentaria (questo non significa che la predicazione dei cristiani non doveva essere fatta agli ebrei, come erroneamente credono alcuni evangelici 'sionisti' di oggi, ma significa che la Chiesa è il nuovo Israele in cui tutti i credenti di tutte le nazioni sono chiamati a entrare).

In questo processo di inclusione di tutte le nazioni sono necessari molti aggiustamenti, perché uno dei concetti cardine della legge mosaica è che questa deve essere seguita nella sua interezza. Non era possibile effettuare 'scelte' di norme rituali o comportamentali e presumere di operare ancora all'interno della legge mosaica: non c'era niente, ovviamente, che vietasse a determinati pagani di seguire qualche precetto simile a quelli mosaici, ma questo non li faceva meno pagani. Pertanto, quando la predicazione degli apostoli inizia a toccare i bordi del mondo ebraico (l'etiope di Atti 8 e, segnatamente, il centurione Cornelio di Cesarea di Atti 10) ci si trova di fronte al fatto che il processo di conversione non può includere necessariamente tutto l'itinerario dell'inglobamento del proselito nel popolo ebraico. Ai cristiani di origine ebraica non è vietato continuare a seguire la legge mosaica, nella quale sono cresciuti, ma a quelli di origine pagana questo non è richiesto. Le stesse 'cose necessarie' richieste dal concilio apostolico in Gerusalemme in At 15:28-29 (astensione dalle carni offerte agli idoli, dal sangue e dalla carne con sangue, e dalla fornicazione) non sono viste tanto come le 'regole distintive' che separano i credenti dai non credenti, quanto piuttosto come misure minime di rispetto per non creare scandali.

Gesù stesso, a ben pensarci, aveva lasciato alcuni insegnamenti 'esplosivi' che potevano far detonare l'edificio della legge mosaica (e per questi insegnamenti si era attirato l'odio dei puristi della legge). Vediamone uno, a titolo di esempio: Matteo 18:20 dice: 'dove due o tre sono radunati nel mio nome, là sono io in mezzo a loro'. Questo è uno dei passi più abusati dai sostenitori del minimalismo evangelico, che pretendono che sia sufficiente una semplice riunione di un paio di generici 'credenti' (non importa quali errori o eresie sostengano) per realizzare misteriosamente la Chiesa di Cristo. Ovviamente, Cristo stesso non parlava in questi termini. Quale poteva essere il senso di queste parole, dette di fronte a ebrei che seguivano la legge mosaica? Per questi, aveva un'importanza fondamentale il minyian, ovvero il numero minimo di dieci maschi adulti necessari a formare una sinagoga o una comunità di preghiera (con una radice in quel minimo di 'dieci giusti' che avrebbe salvato la città di Sodoma secondo la promessa fatta da Dio ad Abramo). Senza questo numero minimo, non si aveva una sinagoga, non si aveva una preghiera regolare, non si poteva contare sulla risposta di Dio a una preghiera. Il fatto stesso che Gesù aveva scardinato il minyian, una cosa che era estremamente sentita dagli ebrei (e che discriminava terribilmente le donne, perché se non si raggiungeva il numero minimo di dieci uomini, nessun numero di donne poteva supplire a questa mancanza), ci ricorda che la completezza della legge deve essere cercata in Cristo stesso, e non in un numero pre-determinato di regole stabilite da una fonte esterna.

Le comunità di cristiani che seguivano la legge mosaica, agli inizi, convissero con quelle dei cristiani provenienti dal paganesimo. Ovviamente, la crescita di queste ultime fu preponderante, e in seguito alla distruzione di Gerusalemme le comunità giudeo-cristiane (a capo delle quali vi erano ancora nel secondo secolo alcuni vescovi discendenti dalla cerchia familiare di Gesù) emigrarono nel deserto della Giordania, e si estinsero gradualmente. Da allora in poi, la continuazione del rispetto della legge mosaica si pone solo nel caso di convertiti dal giudaismo, che di solito non sono sufficienti a garantire l'esistenza di una comunità che continui nei secoli.

Un vero problema può essere creato dall'insistenza sulla re-introduzione di una parte della legge mosaica, a esclusione delle altre parti (possiamo pensare al caso del sabatismo contemporaneo, evidente soprattutto nel caso degli avventisti del settimo giorno), e spingendo alla pratica di tale parte cristiani che non l'hanno mai praticata nella storia.

Con buona pace di tanti nostri amici giudaizzanti, la legge mosaica o la si applica nella sua interezza (e allora non si va nemmeno in chiesa a pregare, o addirittura non si fa alcuna preghiera comune, a meno che non ci siano almeno dieci maschietti che abbiano compiuto il loro bar mitzvah... a discapito degli stessi insegnamenti di Gesù), oppure si abbandonano tutte le pretese di 'fedeltà' al retaggio veterotestamentario, e si fa ciò che la Chiesa ha fatto sempre, ovunque e con tutti.

Per completezza, volevo anche chiederle se questo processo di 'gentilizzazione' non abbia finito, almeno in piccola parte, per portare degli elementi 'pagani' all'interno del cristianesimo.

S.

Quanto alla possibile infiltrazione di elementi pagani, bisogna distinguere tre livelli:

  1. Elementi etici completamente dissonanti dalla visione cristiana (per esempio, sacrifici umani).

  2. Elementi cerimoniali suscettibili di conflitto di visione (per esempio, carni offerte agli idoli).

  3. Semplici elementi culturali dovuti a differenti visioni del mondo (per esempio, cibo non kasher).

Mi sembra assodato che il primo e il terzo livello siano sempre stati considerati in modo univoco (ovvero, il primo come inaccettabile e il terzo come accettabile). Il secondo livello ha causato problemi più che altro in casi di pubblico scandalo, e generalmente i cristiani si sono astenuti dall'assorbire i relativi elementi, pur senza dire che sono intrinsecamente malvagi. Per fare un esempio biblico, Paolo è convinto che si possano tranquillamente mangiare carni offerte agli idoli, perché tali offerte sono in realtà riti privi di valore; tuttavia, si astiene dal mangiarne per non scandalizzare i fratelli deboli nella fede. Per fare un altro paio di esempi storici, i cristiani hanno rifiutato costumi pagani come la cremazione o i tatuaggi in quanto incompatibili con la visione cristiana del corpo, ma non si sono mai spinti a dire che questi atti sono peccaminosi in sé, come lo sarebbero invece i sacrifici umani.

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