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  Domande e risposte stampate sul foglio parrocchiale - anno 2008
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Certi fedeli vengono in chiesa chiedendo per i loro cari preghiere "per 40 giorni".
Di che cosa si tratta?

L'usanza di fare una preghiera per 40 giorni ("sorokoust" in slavonico, "sarandismòs" in greco e "sărindar" in romeno) proviene dalla tradizione di pregare per 40 giorni dopo la morte di una persona cara. L'uso si era diffuso tra i primi monaci cristiani, come un cammino che accompagnava la nascita del defunto alla nuova vita del cielo. In questi 40 giorni, che richiamano gli anni dell'esodo di Israele e i giorni del digiuno di Cristo dopo il suo battesimo, le preghiere di quelli che rimangono in questo mondo li fanno sentire vicini a chi lo ha lasciato, e sono offerte come aiuto nel "viaggio" verso la vita eterna.

Oggi, tuttavia, si è radicata l'abitudine di chiedere 40 giorni di preghiera non solo per i defunti recenti, ma anche per tutti gli altri defunti, e persino per i viventi. Pregare per più giorni non è certamente un male, ma, al di fuori del periodo dopo la morte di un proprio caro, non esiste alcuna ragione per chiedere 40 giorni di preghiere, piuttosto che 30 o qualsiasi altro numero.

Per non appesantire troppo il compito del sacerdote o del diacono, che molto spesso sono costretti, durante la liturgia, a tenere più elenchi di persone da ricordare, con il risultato di diminuire spesso l’attenzione verso la preghiera, consigliamo tutti i fedeli di tornare alla più antica tradizione di pregare (e chiedere preghiere) per i defunti nei 40 giorni dopo la morte, e, se desiderano farlo per un periodo più lungo, di non fissarsi su un numero che non ha alcun significato nella nostra vita di fede.

 

Vogliamo sposarci, e i nostri testimoni di matrimonio
non sono a loro volta sposati. Ha importanza?

Assolutamente no. In alcuni paesi c'è l'usanza di scegliere come testimoni di matrimonio una coppia sposata, che sia un modello per i giovani sposi, ma questa è appunto un'usanza, non una legge della Chiesa.

I testimoni di matrimonio, come dice il nome, si limitano a testimoniare che gli sposi si uniscono liberamente in matrimonio, senza costrizioni e senza inganno. Per questo è bene che siano veri amici, che conoscono bene la coppia degli sposi. Ma la Chiesa non pretende che siano sposati. Anzi, non pretende neppure che siano un uomo e una donna: sono perfettamente regolari per la Chiesa i matrimoni che hanno due uomini, oppure due donne, come testimoni di matrimonio.

L'usanza di mantenere una coppia sposata come "padrini" di nozze non è sbagliata, e anzi può essere un valido aiuto alla vita di una coppia giovane, che avrà sempre come punto di riferimento un'altra coppia con più esperienza di vita familiare. Tuttavia, è importante saper distinguere le cose che la Chiesa ci richiede come regole di base per tutti i cristiani di ogni luogo, e quelle cose che sono state introdotte come usi locali, interessanti e utili, ma non obbligatori per tutti.

 

 

Dobbiamo far battezzare il nostro figlio, e sta per iniziare la Grande Quaresima.
È vero che non si possono fare battesimi nei periodi di digiuno?

No, la Chiesa ci permette di celebrare un battesimo in qualsiasi giorno dell’anno. Certo, se si vuole far seguire al battesimo un pranzo festivo con padrini e amici, un giorno di digiuno forse non è il più adatto, ma in questo caso è meglio rimandare il pranzo – e non il battesimo – al termine del periodo di digiuno.

Al termine delle antiche persecuzioni, quando diventavano cristiani grandi numeri di persone, si preferiva fissare i battesimi – se non c’era una necessità di emergenza – in giorni di grandi feste, come la Pasqua, la Pentecoste, l’Epifania, il Natale. Oggi in queste feste è rimasto l’uso di cantare al posto dell’inno Trisagio (“Santo Dio, santo forte, santo immortale, abbi misericordia di noi”) l’inno del battesimo (“Quanti in Cristo siete stati battezzati, di Cristo vi siete rivestiti; alleluia.”) Questo inno ricorda i tempi in cui i nuovi battezzati (spesso un gruppo numeroso) entravano in chiesa per la prima volta come fedeli, nell’occasione di quelle feste.

Quando intere nazioni si convertivano al cristianesimo, e non c’era più bisogno di preparare gruppi di adulti a ricevere il battesimo nelle più grandi festività, allora rimanevano da battezzare solo i bambini piccoli. Per non rimandare a lungo il battesimo dei più piccoli, la Chiesa ha gradualmente permesso di battezzarli in qualsiasi giorno, nel periodo immediatamente successivo alla loro nascita.

 

Come devo chiedere la benedizione a un prete?

Quando incontriamo un prete (o un vescovo), la pratica della Chiesa ci insegna di chiedere una benedizione. Dobbiamo mettere le mani a croce, aperte verso l’alto:

 

Possiamo dire al prete “benedici, padre” (“blagoslovi, otce” o “binecuvintează, părinte”), e al vescovo "benedici, presule” (“blagoslovi, vladyko” o “binecuvintează, stăpâne”).

 

Il prete fa su di noi il segno della Croce e mette la sua mano destra sulle nostre mani aperte. A questo punto, possiamo baciare la mano del prete, come un modo di esprimere a Dio la nostra gratitudine.

San Giovanni Crisostomo diceva che se incontriamo un prete insieme a un angelo, dovremmo chiedere la benedizione al prete e baciare per prima la sua mano, che ha toccato il corpo e il sangue del Signore.

 

Cosa dobbiamo fare quando i nostri figli si trovano di fronte alla scelta
dell’ora di religione cattolica a scuola?

Per i genitori di una famiglia ortodossa questa è spesso una scelta difficile. In Italia l’insegnamento della religione cattolica è finora l’unica forma di istruzione religiosa diffusa e disponibile in tutto il paese. Anche se questa è una materia facoltativa (i genitori degli studenti possono decidere di non mandare i figli a seguire le lezioni), è  pure vero che non ci sono altre serie alternative didattiche.

L’ora di religione cattolica è certamente basata su programmi educativi specifici della Chiesa cattolica, ma chi sceglie di “non avvalersi” di questa materia si avvia spesso verso una totale ignoranza di questioni religiose.

Se una parrocchia ortodossa non può fornire ai nostri figli un programma di insegnamento religioso, spesso l’ora di religione cattolica è l’unico modo per approfondire temi di fede cristiana nella scuola.

Bisogna comunque distinguere l’ora di religone nella scuola (che è parte di un programma didattico) dalle lezioni di catechismo, finalizzate alla prima comunione o alla cresima nella Chiesa cattolica (che sono un programma confessionale per le persone di fede cattolica romana).

I genitori di bambini ortodossi devono ricordare di avere una responsabilità di crescere i propri figli nella fede, e dovrebbero consultarsi con un prete ortodosso per trovare il cammino educativo migliore.

 

Ci hanno detto che le donne non devono entrare in chiesa o accostarsi a cose sante
durante i giorni del ciclo mestruale: è vero?

Questa abitudine viene da tempi in cui non c'erano le possibilità di igiene femminile che esistono oggi, e c'era un concreto rischio di lasciare tracce di sangue sul pavimento di una chiesa. Ora non esiste alcuna ragione pratica per impedire alle donne di venire in chiesa in tutti i giorni, inclusi quelli del ciclo. La Chiesa NON impone questa usanza.

Nell'anno 601 Papa Gregorio I (a cui è attribuita la Liturgia dei Presantificati, che noi ortodossi celebriamo in Quaresima), risponde in una lettera alle domande di Agostino di Canterbury e dei missionari cristiani in Inghilterra. Tra queste domande c'era proprio quella di cui ci occupiamo: "Durante il periodo della mestruazione una donna può entrare in chiesa e ricevere la Comunione?"

Ecco la risposta: "Non le si deve proibire di entrare in una chiesa; ricordiamo la donna con il flusso di sangue, che toccò umilmente l'orlo della veste del nostro Signore, e fu guarita immediatamente. Così se questa donna può toccare la veste del Signore, e ricevere la sua lode, perché una donna con le mestruazioni non dovrebbe entrare in chiesa? Se una donna durante il ciclo non riceve la Comunione per rispetto al Sacramento, è una cosa lodevole, ma se lo riceve, non deve essere giudicata male. Non ha nessun peccato. La gente vede i peccati dove non ce ne sono. Tutti mangiamo quando abbiamo fame, e senza fare peccato, anche se la nostra fame viene dal peccato del primo uomo. Così le donne durante la mestruazione non hanno peccati: è una cosa naturale." (Gregorio il Grande, Epistola 64, Patres Latini 77, col. 1183-1193)

 

Che cosa è la nuova vita in Cristo che riceviamo con il battesimo?
Vuole dire che siamo automaticamente salvati?
E cosa accade ai giusti non battezzati?

Nel battesimo (immersione nell’acqua), la Chiesa ci fa partecipare alla vita di Cristo attraverso una morte simbolica (la “sepoltura” nell’acqua) e una risurrezione simbolica (l’uscita dall’acqua verso una nuova vita).

Con la sua morte e la sua risurrezione, Cristo ha fatto un dono di vita a tutto il genere umano. Noi non possiamo descrivere questo tipo di vita (per questo chiamiamo il battesimo un “mistero”, in slavonico tainstvo, in romeno taina), ma possiamo essere sicuri che è un dono che ci riapre la via al paradiso, di cui l’uomo partecipava prima della caduta nel peccato.

Come tutti i doni di Dio, questa vita ci è offerta in regalo, ma non ci è imposta con la forza (altrimenti non sarebbe più un dono, ma un’imposizione), e quindi non possiamo dire che siamo “automaticamente” salvati. Il cammino della salvezza comprende la nostra accettazione dei doni di Dio, la nostra volontà di seguire i suoi comandamenti, e lo sforzo di proseguire per le vie che il Signore ci ha proposto.

Molti, nel corso della storia, si sono chiesti quale sarà il destino di quelle persone giuste, che hanno seguito Dio nella loro coscienza, ma che non hanno ricevuto il battesimo. È interessante a questo proposito leggere le parole di Cristo ai suoi discepoli al termine del Vangelo di Marco: “chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; ma chi non crederà, sarà condannato”. È significativo che il Signore non condanna quelli che non sono battezzati, ma piuttosto quelli che non credono.

Il battesimo è una conseguenza della fede in Cristo, che ci fa accettare i suoi doni e vivere della sua vita. È naturale ricevere il battesimo per chi crede in Cristo e vuole fare parte della Chiesa. Quello che ci fa perdere la vita non è la mancanza di battesimo (che può avvenire per diversi motivi, anche per ragioni di forza maggiore), ma la mancanza di volontà di aprirsi a Dio e al suo progetto di salvezza per tutti gli uomini.

 

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