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  Domande e risposte sulla ROCOR

Dal blog del sito Orthodox England

9 luglio 2014

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A quanto mi risulta, dal 1920 la Chiesa Ortodossa russa è stata divisa in due parti, una molto grande, la Chiesa ortodossa russa all'interno della Russia, e una molto piccola, la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (nota come ROCOR). Anche se entrambe sono unite sotto il Patriarcato russo, le due parti potrebbero essere unite insieme? E un'altra domanda, qual è la differenza tra i nomi ROCOR e ROCA (Russian Orthodox Church Abroad, ovvero Chiesa Ortodossa Russa all'Estero)? E inoltre, cosa significa per voi il termine 'Patriarcato di Mosca'?

In primo luogo, non c'è divisione tra le due parti. La Chiesa è già unita. Vi è una semplice separazione amministrativa per facilità di gestione, che è stata istituita nel lontano novembre 1920 dall'allora Patriarca di Mosca, san Tikhon, e che continua ancora oggi. Come la Chiesa in Russia, la Chiesa fuori dalla Russia è sempre stata patriarcale nel suo ethos, anche quando non poteva essere così, in pratica, a causa delle terribili persecuzioni a Mosca e in effetti in tutta la Chiesa in Russia dopo il 1917. Infatti, il primo dei primi ierarchi della ROCOR, il metropolita Antonio di Kiev, era stato il candidato favorito per diventare patriarca.

In secondo luogo, non si tratta di abolire la Chiesa fuori dalla Russia e di avere una singola amministrazione centrale. La Chiesa ortodossa russa è troppo grande per essere governata centralmente da Mosca. Così, ha diverse parti autonome o "divisioni", se si preferisce chiamarle così, vale a dire in Ucraina, Moldova, Lettonia, Estonia, Giappone e Cina; la ROCOR è semplicemente un'ulteriore parte autonoma che compone il tutto, il pezzo mancante del puzzle mondiale, se volete.

Per quanto riguarda i termini, ci sono persone anziane che ancora utilizzano la storica sigla ROCA invece di ROCOR. Tuttavia, quella sigla è stata ufficialmente abbandonata (come lo è stato anche il termine 'Chiesa ortodossa russa in esilio') negli anni '70, 50 anni dopo la rivoluzione, perché a quel momento la maggioranza dei membri del ROCOR non viveva 'all'estero', ma nei paesi in cui erano nati, e perciò non erano neppure 'in esilio'. Nonostante questo, alcune persone anziane usano ancora il termine storico ROCA. Il termine 'Patriarcato di Mosca' è stato utilizzato per la Chiesa in Russia prima della riconciliazione tra le due parti della Chiesa nel 2007, dopo che la Chiesa in Russia era diventata libera. Dal momento che tutti noi commemoriamo il Patriarca, è per noi oggi un termine privo di significato, adatto solo per i libri di storia. È semplice: noi tutti apparteniamo all'unica Chiesa ortodossa russa.

Allora cosa significano in realtà i termini 'all'interno della Russia' e 'al di fuori della Russia'?

'All'interno della Russia' significa all'interno del territorio canonico della Chiesa ortodossa russa, cioè tutto l'ex Impero Russo, modificato dopo il 1945 come Unione Sovietica, oltre a Giappone e Cina, con le loro Chiese autonome. Per 'al di fuori della Russia' si intende il resto del mondo al di fuori di tale territorio.

Quanto è grande la ROCOR in termini numerici?

La Chiesa fuori della Russia, nota appieno come ROCOR, una parte auto-governata o autonoma della Chiesa ortodossa russa, ha 593 parrocchie e 51 fondazioni monastiche in 43 paesi in tutto il mondo, servite da 672 sacerdoti. La distribuzione delle parrocchie è la seguente: 194 parrocchie e 11 monasteri negli Stati Uniti; 67 parrocchie e 11 monasteri nella diocesi australiana; 48 parrocchie e 2 monasteri in Germania; 25 parrocchie e 3 monasteri in Canada; 22 parrocchie in Indonesia. Chiese e comunità della ROCOR esistono anche in Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Costa Rica, Danimarca, Repubblica Dominicana, Francia, Haiti, Irlanda, Palestina, Italia, Lussemburgo, Messico, Marocco, Portogallo, Corea del Sud, Paesi Bassi, nuova Zelanda, Pakistan, Paraguay, Spagna, Svizzera, Turchia, Uganda, Regno Unito, Uruguay e Venezuela. La ROCOR ha probabilmente un seguito di circa un milione – paragonata alla Chiesa in Russia che conta circa 163 milioni.

Quanto sono grandi queste parrocchie della ROCOR?

Alcune di queste parrocchie sono piccole, alcune sono frequentate da centinaia, altre da migliaia.

Che dire della Chiesa in Russia? Per ironia della sorte, credo che abbia anch'essa alcune parrocchie 'al di fuori della Russia', vale a dire sul territorio canonico della ROCOR.

Sì, per ragioni storiche, esiste qui una situazione rovesciata. Rispetto alle quasi 650 sedi della ROCOR, la Chiesa ortodossa russa in Russia, nonostante il nome, ha ancora più di 100 rappresentanze al di fuori del suo territorio canonico. Così, ha parrocchie in alcuni paesi ex comunisti, soprattutto in Europa orientale, per esempio in Ungheria e nell'ex Germania dell'Est, o in paesi come Iran, Cuba, Marocco e Corea del Nord, in cui la ROCOR non ha attualmente accesso diplomatico. Oltre a queste parrocchie, ha anche più di 30 parrocchie in America del Nord, così come un buon numero di parrocchie sparse in tutta l'Europa occidentale, in Finlandia, Spagna, Portogallo, Austria, Italia e quattro chiese permanenti in Inghilterra, così come una missione importante in Thailandia e Laos. Anzi, ho il sospetto che il Sud-Est dell'Asia nel tempo diventerà parte del territorio canonico della Chiesa in Russia, come il Giappone e la Cina.

La maggior parte di queste chiese sono collegate con zone di recentissima immigrazione dalla ex Unione Sovietica. Secondo l'accordo del 2007 tra le due parti della Chiesa, tutte queste chiese al di fuori del suo territorio canonico alla fine saranno consegnate alla Chiesa al di fuori della Russia, la parte della Chiesa che ha la responsabilità canonica per tutti i paesi al di fuori del territorio canonico della Chiesa all'interno della Russia, come l'abbiamo definita sopra. È significativo che i vescovi dipendenti dalla Chiesa in Russia, ma che amministrano queste parrocchie di fuori della Russia, sono in maggioranza anziani, cosa che suggerisce che la regolarizzazione canonica è solo una questione di tempo.

Quando avverrà questa regolarizzazione, ci saranno altre modifiche?

Si può presumere che con il facilitarsi delle situazioni politiche al di fuori della Russia e l'unione delle parrocchie extraterritoriali della Chiesa all'interno della Russia con la ROCOR, insieme con i loro sacerdoti e alcuni dei vescovi più giovani, la ROCOR stessa sarà gestita in modo leggermente diverso. Questo significherebbe il ripristino dei distretti metropolitani regionali, o meglio continentali, come nella Chiesa fuori dalla Russia fino alla seconda guerra mondiale, o come nella Chiesa russa in Russia oggi. Qui ci potrebbe essere una Metropolia per l'Oceania, una seconda per l'Europa occidentale, una terza per il Nord America – potenzialmente una separata per l'Alaska – e, potenzialmente, una quarta, o quinta, per il Sud America.

Tutto sarebbe disciplinato sotto l'autorità del primo metropolita con sede a New York, proprio come ora. Questo è non è altro che ciò che accade in altre parti autogovernate della Chiesa ortodossa russa, in Ucraina, Moldova, Lettonia ed Estonia, anche se queste si concentrano su piccoli territori e non su continenti, oppure come nella Chiesa in Russia nel suo complesso, che è anch'essa composta da distretti metropolitani, seppure sottoposti al patriarca, e non a un primo metropolita.

La Chiesa fuori dalla Russia ha caratteristiche che la distinguono dalla Chiesa in Russia?

Ci sono alcuni tratti, ma questi non dovrebbero essere esagerati; i tratti che ci distinguono si possono trovare in diverse parti della Chiesa all'interno della Russia, il territorio canonico, dopo tutto, si estende dal confine polacco a Vladivostok, e ancora oltre in Cina e Giappone, coprendo molte nazionalità e lingue. Per esempio, in Estonia, è possibile trovare chiese con due cori, di cui uno canta in estone, l'altro in slavonico; nel sud dell'Ucraina è possibile trovare una situazione simile con lo slavonico e il romeno.

Ma quali sono queste caratteristiche?

Prima di tutto, e ovviamente, la maggior parte dei membri della Chiesa di fuori della Russia usa varie lingue nel culto, non solo lo slavonico ecclesiastico. In secondo luogo, noi veneriamo santi occidentali locali che sono praticamente sconosciuti in Russia. Questo è soprattutto il caso dell'Europa occidentale. Così, a Parigi c'è venerazione per santa Genoveffa, in Inghilterra per sant'Edoardo, in Irlanda per san Patrizio, nei Paesi Bassi per san Willibrord, in Germania per san Bonifacio, in Austria per santa Brigida, ecc. Nella venerazione di questi santi occidentali c'è la questione vitale della salvaguardia delle radici della civiltà occidentale – che si trovano nell'Ortodossia, nei santi. Al di fuori dell'Ortodossia è stata quasi abbandonata la memoria di questi santi che stanno alle fondamenta dell'antica cultura occidentale, ma l'Ortodossia mantiene la loro memoria.

Una terza caratteristica della Chiesa fuori dalla Russia è che molti, se non tutti, tra noi sono particolarmente tradizionali, 'patriottici' (patriottici in termini di patriottismo ortodosso e d'identità ortodossa, non in termini di nazionalismo). Per esempio, questo si può vedere nella nostra venerazione dello tsar martire Nicola II e nelle nostre speranze per la restaurazione della monarchia ortodossa in Russia. Sappiamo che questo evento per il quale preghiamo tutti i giorni avrebbe un enorme effetto positivo su tutto il mondo e soprattutto sul mondo ortodosso.

È una speranza realistica?

Sette anni fa, pensavo che fosse una possibilità molto lontana, ma con il passare del tempo, è diventata una possibilità sempre più realistica e più vicina.

Perché?

Penso che da quando il comunismo è stato screditato, tranne che tra poche persone anziane e condizionate, l'Ortodossia ha chiaramente vinto la lotta delle argomentazioni ideologiche in Russia. Chiunque può ora vedere che l'unica 'alternativa' all'Ortodossia è il consumismo occidentale – che sarebbe un incubo; è stato provato in Russia negli anni '90, imposto da idioti laureati di Harvard pseudo-americani e dai loro amici oligarchi corrotti, i miliardari filo-occidentali, ed è fallito miseramente. Il popolo non lo ha mai accettato.

Ora ci stiamo muovendo verso la fase successiva: una volta che l'Ortodossia ha vinto l'argomento sulla carta, la gente deve rendersi conto che la conseguenza è di cominciare ad andare in chiesa, a mettere in pratica l'Ortodossia, di essere attivi e non passivi. E questo significa il ristabilimento dell'ordine sociale, economico e politico ortodosso. E questo può solo significare la restaurazione della monarchia del popolo, lo tsar, l'Impero ortodosso. E questo, tra l'altro, è anche l'unico sistema che aiuterà noi ortodossi, che saremo sempre solo una piccola minoranza nel mondo occidentale, ma che ancora apparteniamo nel cuore e nella mente all'Impero ortodosso, che è e sarà fino alla fine dei tempi centrato a Mosca. E questo è anche l'unico sistema che libererà le più piccole Chiese ortodosse locali dalle tirannie filo-occidentali.

Ci sono già segni della presenza di un nuovo ordine del genere?

C'è stato il caso della Grecia e di Cipro, che si sono rivolte alla Russia durante la crisi bancaria – ma la Russia non era abbastanza forte per aiutare nei loro casi, poiché tali paesi sono asserviti alla struttura feudale dell'Unione Europea, dopo essere stati traditi dalle loro élite politiche, come tutti gli altri paesi dell'Unione Europea. D'altra parte, i rapporti con il Patriarcato di Antiochia sono molto vicini grazie all'aiuto dato dalla Russia per prevenire che la Siria fosse bombardata indietro fino all'età della pietra dall'Occidente, come è stato fatto in Iraq, Libia e altrove, e come ora si sta facendo in parti dell'Ucraina orientale, con bombe al fosforo e centinaia di migliaia di profughi.

In generale, una generazione dopo la caduta del comunismo, la Russia sta cominciando a diventare ancora una volta la forza che 'trattiene', cioè la forza che impedisce la venuta dell'anticristo, a cui il mondo occidentale e occidentalizzato si è ormai chiaramente dedicato. Tuttavia, questo processo di contenimento, con la presa di posizione contro le marce del "gay pride", contro la propaganda omosessuale tra i bambini e ora con la posizione contro l'uso delle parole volgari in pubblico e contro l'aborto, è solo all'inizio.

Tuttavia, questo è molto significativo e dimostra che la Russia e l'Occidente si stanno dirigendo in direzioni opposte, la Russia verso Cristo, l'Occidente verso l'anticristo.

Quali sono le forze che resistono al ripristino della vecchia coscienza ortodossa imperiale?

Ci sono due forze. La prima è quella che in Russia che resiste all'Ortodossia come forza vitale, in altre parole, il nominalismo russo, che resiste al richiamo della Russia come potenza ortodossa mondiale perché resiste alla pratica dell'Ortodossia. La seconda forza è il nazionalismo o filetismo delle piccole Chiese locali, come possiamo vedere chiaramente nel Patriarcato di Costantinopoli, per esempio. Questa forza si può chiamare balcanizzazione ed è attivamente incoraggiata dalle potenze occidentali laiche, che vogliono ridurre l'Ortodossia e la Chiesa a un pezzo di puro esotismo etnico, di folclore irrilevante e quindi soggetto alle stesse manipolazioni laiche a cui è soggetto il cosiddetto cristianesimo occidentale.

Come vede il ruolo della ROCOR nel mondo contemporaneo?

Io preferirei parlare di una chiamata o un dovere, piuttosto che un ruolo. Gli attori ricoprono ruoli – noi viviamo secondo le nostre responsabilità. Penso che la nostra priorità è inevitabilmente quella di aver cura degli ortodossi che già vivono qui fuori dei territori canonici russi e che vengono da noi. Tuttavia, c'è anche una missione alle popolazioni locali, soprattutto quelle occidentali, che si mettono in contatto con noi e arrivano alle nostre funzioni. Qui non facciamo alcuna distinzione tra provenienze, razze e religioni. Il nostro compito è sempre stato quello di preparare il terreno per la semina dei semi dell'Ortodossia, soprattutto nei paesi occidentali, quelle terre stesse decadute dalla Chiesa un millennio fa e ora in pericolo di perdere il senso delle loro radici, della civiltà stessa.

Per quanto riguarda il lavoro missionario, devo dire che, purtroppo, almeno negli ultimi decenni in Inghilterra, sembra che ci sia stato un malinteso tra alcuni ortodossi, soprattutto convertiti, che avessimo una missione speciale per 'reclutare' solo 'anglo-cattolici' o 'evangelici conservatori', che sulla carta erano apparentemente 'più vicini all'Ortodossia' di altri. Questo è stato uno sbaglio completo; la maggior parte di queste persone, riunite in piccoli gruppi da 'serra' di convertiti, si sono rivelate più lontane dall'Ortodossia di chiunque altro, e presto hanno abbandonato l'Ortodossia autentica. Dobbiamo prenderci cura delle esigenze di coloro che Dio ci manda e che si impegnano a entrare nella Chiesa Ortodossa così com'è, venendo da noi senza alcun scopo particolare o distorto, qualunque sia la loro provenienza, razza e religione, la nostra vocazione è quella di portare la luce alle vaste masse dell'Occidente, senza pregiudizi.

Come agisce in questo la vostra parrocchia di san Giovanni?

Anche se la nostra parrocchia a Colchester possiede il più grande edificio ecclesiastico ortodosso in Inghilterra, e credo sia anche il secondo più grande in Europa occidentale, con 628 parrocchiani attualmente attivi, non è affatto la più grande parrocchia. Tuttavia, copriamo un'intera regione, l'Inghilterra orientale, e il nostro gregge è sparso in tutta la regione e comprende 25 diverse nazionalità, tra cui inglesi, italiani, francesi, turchi, americani, norvegesi e indiani.

Come vede le altre Chiese ortodosse locali?

I loro fedeli sono ortodossi come noi e sono i benvenuti nelle nostre chiese. Naturalmente, ci rammarichiamo che alcune delle più piccole e politicamente più deboli Chiese locali siano state politicamente compromesse da singoli patriarchi e vescovi, che sembrano essere d'accordo con chiunque sia al potere, laico, ateo, tiranno corrotto dall'Occidente o qualsiasi altra cosa, piuttosto che con Cristo. Ci sentiamo più vicini a coloro che hanno mantenuto l'integrità della fede, come in Serbia, in Georgia e sul monte Athos. Tuttavia, capiamo anche chiaramente che, per quanto pochi vescovi individuali possano fare per compromettersi, la fede degli ortodossi ordinari rimane immutata. Solo quelli che hanno compromesso l'Ortodossia dovranno risponderne al Giudizio finale, non la gente comune.

Come vede i piccoli gruppi di ortodossi che appartengono ai vecchi calendaristi, e così via?

Dovunque è esistita la Chiesa, le piccole minoranze hanno sempre creato sette. Si tratta di una distorsione inerente alla natura umana caduta. In termini di Chiesa ortodossa contemporanea, questo è soprattutto un problema greco, ma ovunque le Chiese di Stato hanno fatto compromessi, gli individui estremisti oltraggiati si sono isolati in sette. Tuttavia, dubito che in tutto il mondo vi siano di tali sette, di solito culti della personalità o "one-man show", che arrivino a contare anche solo 50.000 persone, e questo di fronte a 216 milioni di ortodossi. Ma io trovo l'esistenza di tali sette molto triste; i loro fedeli hanno spesso tanta rabbia e odio settario. L'esistenza di tali sette è semplicemente dovuta a una mancanza di amore. L'obbedienza è sempre meglio dello scisma.

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