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  L'ingresso nella chiesa dei bambini e delle bambine

dal blog di padre John Whiteford

21 maggio 2014

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Domanda: Qual è la ragione per la differenza nella pratica dell'ingresso nella chiesa dei bambini, che sono portati all'altare, e l'ingresso nella chiesa delle bambine, che non sono portate all'altare?

Nel battesimo, una persona è unita con Cristo e la sua Chiesa, e diventa un membro a pieno titolo della Chiesa. Il Rito dell'ingresso in chiesa di un bambino che è stato battezzato è l'atto solenne con cui è offerto a Dio. I battesimi ora si fanno spesso all'interno della navata della chiesa, ma storicamente, i battesimi erano fatti o all'esterno (nell'acqua corrente in un fiume o in un lago), o in un battistero che poteva essere del tutto separato dalla chiesa, o trovarsi nel nartece della chiesa. E così, storicamente, dopo la conclusione del battesimo concluso, il neo-battezzato era portato nella navata per la prima volta.

Perché i bambini sono portati all'altare, ma le bambine sono portate solo davanti alle porte regali? Entrambi sono offerti a Dio, ma il loro servizio alla Chiesa in questa vita sarà diverso. Padre Victor Potapov dice che un bambino è portato all'altare, perché questo è "un segno che può diventare un ministro dell'altare " (Il significato del rito dell'ingresso in chiesa).

Il fatto che questa era la prassi universale della Chiesa dovrebbe essere sufficiente a convincerci che dobbiamo accettarla, e trasmetterla senza modifiche. Tuttavia, nei nostri tempi, in cui molti cercano di cancellare tutte le distinzioni di genere, molti ora obiettano che questa pratica è "ingiusta". E questo, naturalmente, solleva anche la questione di avere ragazze che servono all'altare, così come la questione dell'ordinazione delle donne.

Prima di tutto, occorre sottolineare che non esiste un divieto assoluto contro l'ingresso delle donne all'altare. Nessuno dovrebbe andare all'altare se non ha una benedizione per farlo. Normalmente, i servitori d'altare sono di fatto di sesso maschile, ma nei conventi, le monache spesso servono all'altare, come si vede in questo video che mostra monache greche che incensano l'icona di Kursk:

(Se fate clic qui, questo vi porterà al punto del video in cui inizia l'incensazione – fatta in modo molto impressionante)

È anche vero che ci sono state diaconesse nella Chiesa primitiva, che non servivano nello stesso modo dei diaconi maschi, ma che entravano all'altare.

Per quanto riguarda la questione dell'ordinazione delle donne come sacerdoti, si sostiene spesso che la prassi consolidata contraria della Chiesa si basava solo su pregiudizi culturali del tempo, e che forse non è mai venuto in mente agli apostoli che le donne potevano essere ordinate. Il problema con questa linea di ragionamento è che, mentre Israele aveva un unico sacerdozio maschile, i cananei avevano sacerdotesse, e allo stesso modo i greci e i romani durante il tempo in cui la Chiesa primitiva prendeva forma. Quindi chiaramente Cristo e gli apostoli hanno preso una decisione consapevole di permettere solo ai maschi di essere presbiteri e vescovi. Non perché le donne non siano intelligenti, o capaci – perché ovviamente lo sono – ma perché hanno altri ruoli da compiere.

Io sono cresciuto nella Chiesa del Nazareno, che ha permesso l'ordinazione delle donne fin dalla sua fondazione (1908). E fin dai primi tempi, circa il 20% dei ministri di culto erano donne, ma mentre crescevo in quella denominazione, non ho mai visto una chiesa locale con una donna che operava come pastore. Quando studiavo per essere ministro di culto, c'erano alcune donne che si preparavano anche loro per l'ordinazione, ma quando chiedevi loro che cosa volevano fare come ministri, quelle con le quali studiavo volevano tutte fare cose che avrebbero potuto fare nella Chiesa Ortodossa senza essere ordinate: ministero per i bambini, ministero musicale, ecc. Perché allora in una denominazione che permette alle donne di essere ordinate come ministri, quasi nessuna delle donne voleva servire nel ruolo di pastore? Perché essere il pastore di una Chiesa è un ruolo paterno. Piaccia o no, uomini e donne sono diversi, e ciascuno nei suoi contributi a una parrocchia ha caratteristiche uniche che sono necessarie per una comunità sana ed equilibrata. I sacerdoti nel contesto della Chiesa ricoprono un ruolo paterno, e di solito le loro mogli, insieme ad altre donne forti nella parrocchia, ricoprono un ruolo materno. Sono necessari entrambi i ruoli.

Quando penso ai migliori esempi di femminilità ortodossa, penso alla santissima Madre di Dio, che non è mai stata sotto i riflettori durante la sua vita, ma che è più insigne dei cherubini e senza confronto più gloriosa dei serafini. A parte il Dio-uomo stesso, non c'è altro essere umano mai vissuto – uomo o donna – che sia anche solo simile a lei.

Penso anche alla santa neomartire granduchessa Elisabetta, che era una donna forte che ha fatto grandi cose per la Chiesa, è stata amata dal popolo, ed è morta da martire. Ha vissuto una vita di umiltà e di servizio, ed era senza paura nella sua volontà di rimanere fedele a Cristo. E se in questa vita può non essere mai entrata all'altare di una chiesa, all'altare della mia parrocchia, sulla santa mensa, vi è una sua reliquia cucita nel nostro antimensio, su cui celebriamo ogni Liturgia, e senza il quale noi non abbiamo diritto di celebrare la Liturgia. Il fatto che siamo in grado di entrare all'altare in questa vita non è tanto importante quanto lo spazio che vi occuperemo per tutta l'eternità.

Una delle più importanti virtù cristiane è l'umiltà, e una delle arene più importanti per esercitare tale umiltà arriva quando si tratta di ricevere la Tradizione della Chiesa, e passarla senza modifiche alla generazione successiva. Non sta a noi giudicare la Tradizione della Chiesa – siamo noi che dobbiamo essere giudicati da quella tradizione. Non è nostro compito conformare la Tradizione alle mode del nostro tempo, ma piuttosto conformare noi stessi a quella tradizione, nonostante tali mode.

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