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  Dai soldi di chi è stata alimentata la lotta religiosa in Ucraina – e chi ha cercato di rubarli?

di James George Jatras

dalla rivista online della Strategic Culture Foundation, 17 novembre 2018

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25 milioni di dollari dei contribuenti americani sono stati stanziati per suscitare disordini religiosi e violenze in Ucraina? Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha cercato (senza successo) di dirottarne la maggior parte nelle sue tasche?

Il mese scorso la comunione cristiana ortodossa nel mondo è stata messa in crisi dalla decisione del patriarca ecumenico Bartolomeo I di Costantinopoli di riconoscere come legittimi gli pseudo-vescovi scismatici anatematizzati dalla Chiesa ortodossa ucraina canonica, che è una parte autonoma della Chiesa ortodossa russa. Così facendo, non solo il patriarca Bartolomeo ha infangato la testimonianza globale bimillenaria dell'antica fede apostolica dell'Ortodossia, ma ha preparato il terreno per conflitti religiosi in Ucraina e per una violenza fratricida - che è già iniziata.

A partire da luglio, quando pochi vi prestavano attenzione, chi scrive ha avvertito dell'imminente disputa e di come questa potesse facilitare l'ordine morale anticristiano di alcune voci marginali "ortodosse" come "Orthodoxy in Dialogue", lo "Orthodox Christian Studies Center" dell'Università di Fordham", e The Wheel. "Questi insegnanti autoproclamati presumono di sfidare gli insegnamenti morali della fede" (secondo le parole di padre John Parker) e "si aggirano nei dintorni, lupi in vesti d'agnello, formando false idee sulla realtà della nostra vita in Cristo". Non sorprende che tali gruppi abbiano dato il benvenuto all'auto-accrescimento di Costantinopoli e al suo sostegno neopapista agli scismatici ucraini.

Nessuno – e certamente non chi scrive – accuserebbe il patriarca Bartolomeo, la maggior parte dei politici ucraini, o persino gli scismatici ucraini di simpatizzare con la difesa di tali valori antiortodossi. Eppure questi sostenitori sanno che non possono portare avanti i loro obiettivi se la struttura conciliare e tradizionale dell'Ortodossia rimane intatta. Perciò accolgono con favore gli sforzi di Costantinopoli per centralizzare il potere mentre gettano discordia nella Chiesa, specialmente nella Chiesa russa, che è diffamata in alcuni circoli occidentali proprio perché è un faro globale della testimonianza morale cristiana tradizionale.

Questo aspetto indica un'altra ragione per cui i governi occidentali sostengono l'autocefalia ucraina come un'offensiva spirituale contro la Russia e l'Ortodossia. La leadership post-Majdan vanta la "scelta europea" che il popolo dell'Ucraina avrebbe presumibilmente fatto nel 2014, ma sostiene quietamente il bagaglio morale che accompagna l'Occidente, simboleggiato dalle marce "gay" organizzate nonostante le obiezioni cristiane in città ortodosse come Atene, Belgrado, Bucarest, Kiev, Odessa, Podgorica, Sofia e Tbilisi. Anche sotto l'amministrazione Trump, gli Stati Uniti si trovano a un passo dai nostri amici dell'Unione Europea nei fare pressioni sui paesi liberati dal comunismo perché adottino tali "valori democratici europei" nichilisti.

Cosa forse ancora più importante per i suoi iniziatori, la pressione sull'Ucraina mira a spezzare quello che vedono come il "soft power" della Federazione Russa, di cui la Chiesa ortodossa è il cuore e l'anima spirituale. Come spiegato da Valeria Z. Nollan, docente emerita di studi russi al Rhodes College:

"Il vero obiettivo della ricerca dell'autocefalia [vale a dire, lo stato di completo autogoverno indipendente dal Patriarcato di Mosca] della Chiesa ortodossa ucraina è un colpo di stato de facto: un colpo di stato politico ha già avuto luogo nel 2014, avvelenando le relazioni tra l'Ucraina occidentale e La Russia, e quindi un altro tipo di colpo di stato – di tipo religioso – cerca analogamente di minare la relazione canonica tra la Chiesa ortodossa ucraina e Mosca ".

Nel promuovere questi due obiettivi gemelli (moralmente, il degrado del cristianesimo ortodosso; politicamente, l'indebolimento dello stato russo come potente protettore tradizionale dell'Ortodossia) è sempre più chiaro che il governo degli Stati Uniti – e in particolare del Dipartimento di Stato – è diventato un fomentatore pratico di conflitti. Dopo un breve periodo in cui dichiara che "ogni decisione su un'autocefalia è una questione interna [ortodossa]", il Dipartimento in pochi giorni ha invertito la sua posizione e ha emesso una dichiarazione formale (a nome del portavoce del Dipartimento Heather Nauert, ma chiaramente redatta dall'Ufficio europeo) che per poco non è una richiesta diretta dell'autocefalia, ma offre l'impressione inconfondibile di tale sostegno. Questo è esattamente il modo in cui è stato riportato nei media, per esempio, "Gli Stati Uniti appoggiano la Chiesa ucraina nella sua richiesta d'autocefalia". Infine, il segretario di Stato Mike Pompeo ha fatto pressioni in prima persona con il proprio sostegno, così come ha fatto il Reichskommissar degli Stati Uniti per l'Ucraina, Kurt Volker.

La minaccia…

C'è stato presto motivo di credere che il coinvolgimento del Dipartimento di Stato non fosse limitato alle esortazioni. Come riportato da chi scrive in ottobre, secondo un rapporto non confermato proveniente dai membri della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia (una giurisdizione autonoma del Patriarcato di Mosca con base a New York), nel luglio di quest'anno funzionari del Dipartimento di Stato (incluso possibilmente il segretario Pompeo in persona) hanno avvertito l'arcidiocesi greco-ortodossa d'America (anch'essa con sede a New York, ma parte del Patriarcato Ecumenico) che il governo degli Stati Uniti era a conoscenza dell'appropriazione indebita di una grande quantità di denaro, circa 10 milioni di dollari, dai 37 milioni di dollari stimati raccolti dai credenti per la costruzione della chiesa greco-ortodossa di san Nicola e del Santuario nazionale di New York. L'avvertimento del Dipartimento di Stato ha anche riferito che i procuratori federali hanno prove documentali che confermano lo storno di questi fondi all'estero per ordine del patriarca ecumenico Bartolomeo. È stato suggerito che il segretario Pompeo avrebbe "chiuso gli occhi" su questo furto in cambio dell'attivazione del Patriarcato di Costantinopoli a favore dell'autocefalia ucraina, cosa che ha aiutato a mettere il patriarca Bartolomeo sul suo corso attuale.

[Ulteriori dettagli sullo scandalo della chiesa di san Nicola sono disponibili qui, ma in breve: solo un luogo di culto religioso è stato distrutto nell'attacco dell'11 settembre 2001 a New York e solo un edificio che non faceva parte del complesso del World Trade Center è stato completamente distrutto. Era la chiesa ortodossa greca di san Nicola, una piccola parrocchia urbana istituita alla fine della prima guerra mondiale e dedicata a san Nicola il Taumaturgo, molto popolare tra i greci come patrono dei marinai. Dopo l'attacco dell'11 settembre e dopo una lunga battaglia legale con l'Autorità portuale, che si opponeva alla ricostruzione della chiesa, nel 2011 l'arcidiocesi greca lanciò una vasta campagna per raccogliere fondi per un brillante progetto innovativo del famoso architetto spagnolo Santiago Calatrava basato su forme tradizionali bizantine. Donatori ricchi e di modesti mezzi hanno contribuito egualmente con entusiasmo milioni per questo sforzo. Nel dicembre 2017, improvvisamente, tutta la costruzione è stata fermata per mancanza di fondi e rimane bloccata fino a oggi. La ripresa richiederebbe la disponibilità di circa 2 milioni di dollari. Nonostante l'arcidiocesi abbia chiamato un'importante società di revisione contabile per condurre una verifica, non c'è stata una risposta chiara su quello che è successo ai soldi. Sia il procuratore degli Stati Uniti sia le autorità statali di New York stanno indagando.]

È qui che torniamo all'Ucraina. Se il Dipartimento di Stato voleva trovare il bottone giusto per spingere il Patriarca Bartolomeo a passare alla questione dell'autocefalia, lo ha offerto l'arcidiocesi greca negli Stati Uniti. Teniamo presente che nel suo paese natale, la Turchia, il patriarca Bartolomeo non ha praticamente alcun gregge locale – solo poche centinaia di greci, per lo più anziani, sono rimasti accalcati nel distretto del Fanar a Istanbul. (A volte il patriarcato viene chiamato semplicemente "il Fanar", così come "il Vaticano" è una scorciatoia per definire il papato cattolico romano). Qualunque finanziamento abbia il patriarcato da altre fonti (il governo greco, la Chiesa cattolica romana, il Consiglio ecumenico delle Chiese), la linea di sopravvivenza finanziaria del Fanar è la comunità etnica greca (che include chi scrive) in quella che ancora è chiamata la "diaspora" in luoghi come l'America, l'Australia e la Nuova Zelanda. E di questi, la più grande vacca da mungere è quella dei greco-americani.

Ecco perché, quando il patriarca Bartolomeo ha fatto un appello nel 2016 per quello che è stato annunciato come un "ottavo Concilio ecumenico" ortodosso (il primo dal 787!), i fondi sono arrivati in gran parte dall'America, fino a un massimo di 8 milioni di dollari secondo la stessa fonte confidenziale che verrà indicata di seguito. Inteso da alcuni come un "Vaticano II" ortodosso di modernizzazione, l'evento è stato destinato al fallimento a causa di un boicottaggio organizzato da Mosca su ciò che quest'ultima vedeva come l'adozione di prerogative papali o persino imperiali del patriarca Bartolomeo – che ora stanno arrivando tristemente in Ucraina.

... e il saldo

In aggiunta a quanto sopra, ora sembra che la mano diretta del Dipartimento di Stato in questa sordida faccenda non possa consistere unicamente nel "bastone" della minaccia legale: c'è ragione di credere che ci fosse anche una "carota". Di recente è giunto all'attenzione di chi scrive, tramite una fonte confidenziale e non richiesta nell'arcidiocesi greca di New York, che un pagamento di 25 milioni di dollari in denaro del governo degli Stati Uniti è stato versato a Costantinopoli per incoraggiare il patriarca Bartolomeo a proseguire in Ucraina.

La fonte di questo rapporto confidenziale non era a conoscenza dei precedenti resoconti dei media che la stessa cifra – 25 milioni di dollari – era stata pagata dal presidente ucraino Petro Poroshenko al Fanar come incentivo per il patriarca Bartolomeo a procedere nella creazione di una Chiesa ucraina indipendente. Inoltre, Poroshenko ha cercato evidentemente di ridurre il pagamento:

Petro Poroshenko – il presidente dell'Ucraina – è stato obbligato a restituire al patriarca di Costantinopoli 15 milioni di dollari USA, di cui si era appropriato per sé.

Come riportato da Izvestia, questo è avvenuto dopo che è riemersa nei mass media la storia della bustarella di Bartolomeo e di una grossa somma "evanescente" designata per la creazione di una Chiesa ortodossa locale unificata in Ucraina.

Come riportato, alla vigilia della visita di Poroshenko ad Istanbul, alcune persone benestanti dell'Ucraina si sono "intromesse" per accelerare il processo di creazione di una Chiesa ortodossa locale unificata. Sono stati raccolti circa 25 milioni di dollari. Questi erano destinati alla cerimonia di premiazione del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli per l'emissione di un tomos di autocefalia. [Un tomos è un piccolo libro che contiene un annuncio formale.] Tuttavia, secondo persone vicine ai sostenitori, durante la visita del 9 aprile Poroshenko ha consegnato solo 10 milioni di dollari.

Di conseguenza, dopo aver appreso di questo affare, Bartolomeo ha annullato la partecipazione della delegazione del Fanar (la residenza del patriarca di Costantinopoli) alla celebrazione del 1030° anniversario del Battesimo della Rus' a Kiev il 27 luglio.

Una decisione simile da parte di Bartolomeo non è stata altro che un forte ultimatum a Poroshenko di restituire il denaro rubato. Ovviamente, per non perdere la sua faccia alla luce delle vistose rivelazioni della creazione del tomos di autocefalia per la Chiesa ortodossa ucraina, Petr Alekseevich [Poroshenko] ha dovuto restituire quei 15 milioni di dollari per i bisogni di Costantinopoli –, ha spiegato ai giornalisti una fonte attendibile.

Per informazione preliminare, solo dopo aver ricevuto la somma rimanente, Bartolomeo ha finalmente dato il suo consenso a inviare una delegazione del Fanar a Kiev...

Ora, è possibile che le due cifre identiche di 25 milioni di dollari si riferiscano a due diverse somme di denaro (un bel totale di 50 milioni!), ma questo sembra improbabile. È più probabile che i rapporti facciano riferimento alla stessa somma vista dal lato dei mittenti (il Dipartimento di Stato, l'arcidiocesi greca) e dal lato dei destinatari (Poroshenko, Costantinopoli).

A dare credibilità alle informazioni confidenziali da New York e a sottolineare la probabilità che si riferiscano allo stesso pagamento che Poroshenko avrebbe cercato di tenersi per sé, ci sono le seguenti osservazioni:

• Quando Poroshenko ha generosamente offerto al patriarca Bartolomeo 10 milioni di dollari, quest'ultimo era consapevole del fatto che l'intero importo era di 25 milioni di dollari e ha preteso i 15 milioni di dollari trattenuti da Poroshenko. Come faceva a saperlo il patriarca, a meno che non fosse stato informato tramite New York dell'intero importo?

• Se i 25 milioni di dollari dichiarati in precedenza sono stati effettivamente raccolti da "pochi ricchi ucraini" che si sono "intromessi", data la natura spietata delle dispute tra gli oligarchi ucraini, Poroshenko (che è egli stesso un oligarca) avrebbe rischiato di tentare di ridurre il pagamento? Perché non è stato identificato nemmeno uno di questi donatori ucraini?

• Senza entrare in tutti i dettagli, il Fanar e l'arcidiocesi greca hanno una lunga relazione con le amministrazioni statunitensi di entrambi i partiti, che risale almeno all'amministrazione Truman, e include alcuni episodi decisamente poco gradevoli. In una storia del genere, una mera mazzetta per un attacco geopolitico contro Mosca non sarebbe certo la prima o la peggiore.

Come afferma uno dei contatti greco-americani di chi scrive: "È facile comprendere che il patriarcato si pieghi alla pressione del ricatto del Dipartimento di Stato... un ricatto non eccessivamente salato, ma comprensibile. Tuttavia, è un'altra cosa se Kiev "acquistasse" veramente il suo status autocefalo da un patriarcato troppo volenteroso... il che relegherebbe il patriarca allo status di "venditore" e lascerebbe i fedeli a chiedersi cos'altro si potrebbe offrire al miglior offerente la prossima volta che sia conveniente tenere una "svendita" patriarcale al Fanar?!"

Per aggiungere la beffa al danno, si può pensare che Costantinopoli potrebbe almeno ripagare alcuni dei 7-8 milioni di dollari sprecati alla débacle di Creta nel 2016 per riavviare il progetto di san Nicola a New York. Evidentemente il Fanar ha cose migliori per cui spendere, come l'ambientalismo dimostrativo del "patriarca verde" e, insieme a papa Francesco, l'accoglienza ai migranti musulmani in Europa attraverso la Grecia. Certo, forse non c'è motivo di preoccuparsi, dato che la "vendita" dell'Ucraina è coerente con le ambizioni papali di Costantinopoli, con una pretesa non canonica allo status "universale", con l'uso improprio del linguaggio dell'Incarnazione e con l'adozione di un tono incredibilmente arrogante, che farebbe arrossire anche il fautore più ultramontanista della supremazia di Roma.

Infine, sembra che, almeno per il momento, Costantinopoli non abbia intenzione di creare una chiesa indipendente ucraina, ma piuttosto una chiesa autonoma sotto la sua autorità. Non è chiaro se Poroshenko o il Dipartimento di Stato, in tal caso, crederanno di aver ottenuto quel che hanno pagato. Forse sì. Dopo tutto, il problema qui non è tanto ciò che è appropriato per l'Ucraina, quanto ciò che colpisce la Russia e ferisce la testimonianza cristiana mondiale della Chiesa ortodossa. A tal fine, non importa se il nuovo corpo illegale sarà di Costantinopoli o di Kiev, purché non si tratti di una "chiesa dei moskali" [termine spregiativo ucraino per i moscoviti, ndt] legata alla Russia.

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