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  Quanto si possono ritirare i russi? (In memoria di Anatolij Kljan)

dal blog The Vineyard of the Saker

30 giugno 2014

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L'omicidio di Anatolij Kljan

Ho appena visto alla televisione russa un rapporto nauseante e immensamente triste sulla morte di Anatolij Kljan, un anziano cameraman di 68 anni che lavorava per il Primo Canale: potete leggere l'articolo di RT sulla sua morte, che comprende dei video, qui. Naturalmente, questa è solo la morte di un uomo, mentre la tragedia che sta avvenendo sotto i nostri occhi colpisce in un modo o nell'altro milioni di persone. Il problema con cifre come "milioni" è che tendono a nascondere la tragedia della sofferenza individuale di ognuno di questi "milioni" di esseri umani di cui abbiamo sentito parlare. Così oggi voglio dedicare questo post solo a questa persona che è stata uccisa solo perché stava vivendo e lavorando secondo la propria coscienza e la cui vita è stata spenta da teppisti che meritano alla grande di essere chiamati "nazisti", ma che ci vengono presentati come "europei" che hanno fatto la "scelta di civiltà" di abbandonare il regno dei bruti asiatici che vivono in Oriente, e che ora sono tornati alla loro casa comune nota come "Europa civile".

Со святыми упокой, Анатолий, и вечная память!

La situazione attuale: un miscuglio

La notizia dalla Novorossija è un miscuglio di ragioni per sperare e di ragioni per disperare. La cosiddetta "iniziativa di pace" di Poroshenko o è un inganno osceno o, nella migliore delle ipotesi, una barzellettta non così divertente: gli ucraini stanno ancora bombardando e sparando ai civili ogni giorno, e a Kiev ha avuto luogo un raduno di massa non per pretendere un vero cessate il fuoco, oh no, ma per pretendere una ripresa su piena scala delle ostilità! Per quanto riguarda gli anglo-sionisti, per nulla impressionati dai vari tentativi di Putin di placare la loro russofobia paranoica, stanno di nuovo minacciando la Russia con ulteriori sanzioni. D'altra parte, ci sono molti segni che il lato della Novorossija è sempre più forte ogni giorno che passa: intere unità stanno disertando, senza sparare un solo colpo, le forze speciali della Novorossija sono apparentemente riuscite a prendere il controllo di alcuni missili di difesa aerea molto avanzati vicino a Donetsk (anche se non mi è chiaro se questi sistemi sono ancora operativi o meno), qualcuno ha evidentemente "perso" almeno tre obici sulla strada (che sono stati immediatamente rilevati dalle forze di difesa della Novorossija) e il numero dei combattenti volontari pronti a difendere il Donbass è in costante crescita ogni giorno. Dove tutto ciò sta portando è troppo presto per dirlo: gli ucraini ora hanno utilizzato armi chimiche e ci sono costanti segnalazioni di enormi colonne di convogli militari ucraini che entrano nel Donbass. Anche se spero personalmente che gli ucraini abbiano ormai raggiunto il limite massimo del loro sforzo bellico, questo è ben lungi dall'essere certo e rimane la possibilità molto reale di un successivo "Piano B" di Poroshenko: il piano a quanto pare, si compone di un attacco a 3 punte sul Donbass: da nord-ovest (Kharkov), da ovest (Dnepropetrovsk) e da sud (Mariupol). Combinato con una mossa per bloccare il confine a est, un simile "Piano B" metterebbe tutta la Novorossija sotto un rischio enorme.

Confesso di soffrire di disturbo di personalità multipla analitica

Come sapete, io soffro di DPMA - "disturbo di personalità multipla analitica": una da un lato semplicemente non ce la faccio più ad aspettare un intervento militare russo per fermare finalmente l'assalto ucro-nazista alla Novorossija, mentre d'altra parte sono pienamente consapevole che questo sarebbe un errore. Il mio istinto mi dice "schiacciate quei bastardi!" mentre il mio cervello mi dice "non abboccare all'esca".

Ieri sera, dopo aver ascoltato le ultime notizie, andavo in giro con il mio ormai consueto nodo allo stomaco: una dozzina di diversi "se" mi tormentavano da dentro: che cosa succederebbe se Putin fosse stato intimidito o comprato? E che cosa succederebbe se non avesse un piano e se ​​l'attuale posizione russa fosse solo un riflesso di una leadership russa spaventata e confusa? O se Putin e i suoi consiglieri avessero cinicamente deciso di scambiare la Novorossija con la Crimea o, peggio ancora, la Novorossija per una serie di contratti lucrativi?

A giudicare da alcuni dei commenti postati qui, ci sono molti di voi che a quanto pare credo che io sia un seguace di Putin e che non abbia mai avuto dubbi su di lui. Se sapeste quanto vi sbagliate! Ho dei dubbi, e ho anche delle paure, ma cerco di non lasciarmi sopraffare da loro perché non credo che siano utili strumenti analitici. Ma per quelli di voi che dicono che Putin è incompetente o è esaurito risponderò così: non ne avete una prova, più di quanto io abbia la prova del contrario, e non l'avremo fino allo sblocco di questa situazione.

Quindi siamo tutti bloccati con l'angoscia di dover aspettare. Aspettare mentre sono assassinate persone innocenti, mentre la plutocrazia dell'Unione Europea sta facendo una serie di standing ovation a un regime chiaramente nazista a Kiev e mentre lo Zio Sam continua ogni giorno a proferire minacce contro la Russia. Per chi veramente e sinceramente si preoccupa della gente in Novorossija questo tipo di attesa è a dir poco una tortura psicologica. Posso dirvi che il mio ultimo pensiero quando vado a dormire e il mio primo pensiero quando mi sveglio è:

Quanto si possono ritirare i russi?

Ieri mi sono reso improvvisamente conto che questa non è la prima volta che una domanda del genere sta dividendo la società russa. Durante l'invasione europea della Russia sotto Napoleone (dei quasi 700'000 soldati che invasero la Russia nel 1812 solo circa la metà erano francesi: il resto venivaa da quasi tutte le altre nazioni europee, per lo più tedeschi e polacchi) la stessa domanda divideva la società russa. Il quel momento sia il feldmaresciallo Barclay de Tolly e poi il feldmaresciallo Mikhail Kutuzov furono ferocemente criticati per la loro politica di ritirarsi di fronte agli eserciti di Napoleone. A differenza di quanto accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale in cui il ritiro sovietico non era previsto, ma costretto da un attacco tedesco incredibilmente di successo, la ritirata russa nella guerra del 1812 era completamente deliberata e, direi, logica. Le cose andavano così male che Barclay de Tolly (che era etnicamente scozzese) era stato accusato di essere un vigliacco e un agente segreto di Napoleone. Quando il russo "etnicamente corretto" Kutuzov (che aveva servito con distinzione sotto il più famoso generale russo di tutti i tempi, Aleksandr Suvorov, e il cui patriottismo e coraggio non poteva essere messo in dubbio) fu nominato per sostituire Barclay de Tolly, decise di seguire esattamente la stessa strategia. In realtà, Kutuzov ordinò all'esercito russo a ritirarsi fino alla cittadina di Borodino, circa 120 chilometri a ovest di Mosca, prima di impegnare gli eserciti di Napoleone in una grande battaglia. L'esito della battaglia fu senza dubbio un bagno di sangue reciproco e un pareggio (io la chiamerei una vittoria tattica per i francesi e una vittoria operativo-strategica per i russi), e Kutuzov ritirò ulteriormente le sue forze e offrì Mosca senza sparare un solo colpo! Spinto dalla sua arroganza e dal suo ego, Napoleone prese l'esca ed entrò a Mosca aspettando che i russi gli offrissero le chiavi della città. I russi non si mostrarono mai e, dopo aver aspettato (e usato le chiese del Cremlino come stalle per i propri cavalli!), La "Grande Armée" iniziò un ritiro orribile. Dei 690.000 uomini che componevano la forza di invasione iniziale, solo 93.000 sopravvissero (a malapena, alla Beresina l'esercito europeo fu quasi circondato!) Nel marzo del 1814 l'esercito russo era accampato a Parigi e Talleyrand dovette dare le chiavi di Parigi allo tsar russo Alessandro I.

C'era in questa strategia russa del ritiro ben di più che il desiderio di scambiare letteralmente "spazio per vite", o il desiderio di mettere sotto ulteriore stress le linee di rifornimento del nemico. I russi avevano dolorosamente imparato questa strategia dai mongoli che spesso si ritiravano prima che le forze russe in avanzata avessero avuto tempo di distruggerli (usando in genere incendi nella steppa e manovre di accerchiamento). In guerra, come negli scacchi, saper sfruttare il tempo è un fattore assolutamente cruciale che non può essere ignorato.

Ma tornando a Barclay de Tolly e Kutuzov, possiamo anche solo cominciare a immaginare il tipo di angoscia che devono aver affrontato? Essere chiamati traditori, agenti stranieri, vigliacchi da tutta la corte (lontana e al sicuro da qualsiasi rischio personale a San Pietroburgo) e probabilmente dalla maggior parte della società russa? Non credo che si possa immaginare il tipo di pressione per cambiare strategia che Alessandro I, Barclay de Tolly e Kutuzov devono aver affrontato, soprattutto dopo la resa di Mosca. E tuttavia, il tempo ha dato completamente ragione a loro e ai loro superbi istinti strategici. Anche se questo è impossibile dimostrare, il consenso degli storici militari dice che se l'esercito russo avesse affrontato Napoleone in una prima vera battaglia da qualche parte a ovest di Smolensk sarebbe stato distrutto e si sarebbe ritirato lo stesso, ma questa volta nel caos completo e con molto pochi sopravvissuti.

Quindi la risposta corretta alla domanda di cui sopra è: la Russia può ritirarsi tanto quanto necessario per vincere.

Obiezione: Putin non è Alessandro I

D'accordo. Ma nemmeno Poroshenko e Obama sono Napoleone, neppure alla lontana. E nemmeno l'attuale guerra contro la Russia (perché questo è esattamente ciò che avvenendo) è una guerra del tipo del XIX secolo. È una guerra del XXI secolo, una quarta guerra mondiale (se la terza guerra mondiale è stata la cosiddetta "guerra fredda").

Se i russi hanno imparato dalle loro molteplici sconfitte militari per mano dei mongoli, anche gli europei occidentali hanno imparato dalle loro molteplici sconfitte militari per mano dei russi.

Più e più volte gli invasori occidentali hanno attaccato la Russia e più e più volte non sono riusciti a prevalere, almeno in senso militare. Ma queste sconfitte militari occidentali adombrano una lista altrettanto lunga di interventi culturali e religiosi di successo.

In primo luogo, il papato ha avuto successo nel convertire (con la forza e la corruzione) lituani e russi occidentali (i futuri ucraini). Poi, per un po', l'occupazione mongola della Russia ha fornito una sorta di scudo doloroso ma efficace contro i crociati occidentali, ma alla fine dell'occupazione mongola, e dopo il brillante regno di Ivan III (uno dei migliori governanti russi di sempre), poi di Vasilij III e di Ivan IV (alias "il Terribile") lo stato russo è rapidamente degenerato in un periodo di caos chiamato Tempo dei torbidi. Anche in questo caso, l'Occidente ha tentato di invadere la Russia e i polacchi sono anche riusciti a mettere uno dei loro agenti, il cosiddetto falso Dimitri, sul trono di Russia, mentre, in un atto tipico di odio latino per la Chiesa ortodossa, facevano morire di fame il patriarca russo sant'Ermogene (alcune cose non cambiano mai). Alla fine, i polacchi e i loro padroni gesuiti sono stati scacciati e alla fine uno Zemskij Sobor ha scelto il giovane figlio del metropolita Filarete, Mikhail Romanov, come tsar di Russia. Mentre esternamente in Russia era tornata la pace, internamente potenti forze filo-occidentali diventavano gradualmente più forti, soprattutto nelle élite russe. Il loro tempo venne quando Pietro I (alias "il Grande") salì al potere nel 1682. Anche se non voglio trasformare questo testo in una dettagliata analisi storica, direi che il popolo russo e la cultura russa sono essenzialmente stati soppressi, con più o meno successo, dai tempi di Pietro I a quelli di Vladimir Putin. Mentre alcuni dei governanti della Russia hanno cercato di ripristinare e sostenere la cultura russa e il cristianesimo ortodosso (soprattutto Alessandro III e san Nicola II), l'aristocrazia russa – in gran parte composta da massoni – si è sistematicamente e ferocemente opposta a tali sforzi. Il meccanismo che vediamo oggi in Russia – un sovrano sostenuto dal popolo lotta contro le élite sostenute dall'Occidente - non è una novità, ma è la stessa situazione che è andata avanti per diversi secoli.

Inoltre, cos'è l'esistenza stessa di una cosiddetta "Ucraina" (senza l'articolo "la" collocato prima) se non un enorme successo strategico delle élite dell'Europa occidentale? Pensate… nel 1812 non c'era nessun collaborazionista "ucraino" che accoglieva i francesi, anche se quest'ultimo aveva promesso di" liberare "i contadini russi. Poco più di un secolo più tardi non solo molti ucraini accolsero i tedeschi con fiori (cosa che, considerando quello che avevano fatto loro i commissari sovietici, capisco totalmente), ma molti si consideravano sinceramente come una etnia distinta con nulla di positivo in comune con il popolo russo. Cos'è questo se non un notevole successo delle élite occidentali?

Per quanto riguarda il periodo sovietico, ritengo personalmente tutti i governanti sovietici da Lenin a Gorbaciov dei russofobi che, ognuno a modo loro, nella migliore delle ipotesi, avevano poco in comune con la cultura e il popolo russo (Gorbaciov), e nel peggiore dei casi, avevano un odio genocida verso il popolo russo (Lenin e Trotskij). Eppure, durante la seconda guerra mondiale e dopo, la cultura russa e la coscienza nazionale hanno cominciato lentamente a riemergere, anche sotto il governo di tipacci degeneri come Krusciov e Eltsin. Come ho scritto in passato, credo che Vladimir Putin sia salito al potere spinto da tali forze "nazionali" all'interno del KGB, anche se con un Medvedev sostenuto dagli oligarchi per tenerlo sotto controllo. Il punto di tutto questo è ricordare a tutti di un fatto importante e trascurato: l'Occidente ha avuto una presa più o meno ferma sul "collo delle autorità russe" per lo meno dal 1682 al 2000 – 318 anni! Quanto a Putin, è stato formalmente nominato nel 1999 ed eletto nel 2000, ma il suo periodo di più o meno pieno controllo della Russia è iniziato solo nel 2012, solo due anni fa (di questo particolare ho scritto più volte), e in questi due anni la sua opposizione sistematica all'Impero anglo-sionista gli ha guadagnato l'odio appassionato della plutocrazia occidentale, che a quanto pare ha "deluso". Quelli che così casualmente accusano Putin di essere un codardo, un agente del Nuovo Ordine Mondiale, un traditore o uno che si fa scavalcare, dovrebbero almeno familiarizzarsi con gli elementi di base della storia russa e confrontare ciò che Putin ha fatto in due anni con quanto è stato fatto negli ultimi tre secoli.

Eppure, devo convenire che, anche se il curriculum di Putin è a dir poco stellare, almeno finora, rimane una grande domanda senza risposta:

Cosa farà ora Putin?

La mia risposta è onesta e semplice: non lo so. Davvero, non lo so. Ho già candidamente condiviso le mie peggiori paure con voi e ho anche ripetuto molte volte che non vedo ragioni sufficienti per dubitare che Putin finirà per intervenire quando decide che è arrivato il momento giusto. Vuol dire che mi fido di lui? No. Ma significa che non ho neppure motivi di perdere le speranze in lui.

Per coloro che rimproverano costantemente Putin di non fare abbastanza (o anche di non fare nulla), direi che ci sono anche motivi per ritenere che la giunta a Kiev abbia i mezzi per schiacciare la resistenza in Novorossija. Se è così, allora lasciatemi aggiungere immediatamente questo: sarebbe di gran lunga preferibile per la Novorossija, per la Russia e anche per l'Europa se la Novorossija riuscisse a combattere gli squadroni nazisti della morte senza un aiuto russo evidente, piuttosto che con tale aiuto. Per quanto riguarda un intervento militare russo palese, questo sarebbe oggettivamente un risultato estremamente indesiderabile per tutti, tranne per lo Zio Sam e le sue marionette all'Unione Europea. Si potrebbe arrivare a questo, spesso ho il sospetto che probabilmente sarà così, ma questo sarebbe un risultato forzato, il cui inizio sarebbe già una vittoria per gli anglo-sionisti indipendentemente dal risultato effettivo dell'operazione militare russa (che nessuna minimamente informata potrebbe eventualmente dubitare).

Nel rapporto della situazione del 24 giugno ho scritto:

Ancora una volta, abbiamo una situazione in cui Poroshenko o, dovrei dire, i burattinai di Poroshenko a Washington, sono assolutamente determinati a raggiungere uno dei due seguenti obiettivi:

1) Estendere il Banderastan fino al confine con la Russia

2) Costringere la Russia a un aperto intervento militare nel Donbass

Questa è una strategia vincente, perché Kiev ha i mezzi per raggiungere almeno uno di questi obiettivi e Putin non ha una terza opzione. La soluzione preferita del Cremlino – di avere la Novorossija che resiste con successo all'aggressione ucraina – non sembra realizzabile, almeno non se il Cremlino non intraprende azioni drammatiche per cambiare la dinamica sul terreno.

Ciò solleva la questione di che cosa è "drammatico"? Direi che qualsiasi azione che permette alla Novorossija di resistere con successo all'aggressione ucraina è, per definizione, un'azione "abbastanza drammatica". Di cosa sarebbe composta questa azione?

1) aiuto militare e tecnico coperto alla resistenza della Novorossija.

2) denuncia politica delle atrocità e provocazioni della giunta.

3) un tentativo costante di mettere un cuneo politico e finanziario tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti.

4) una preparazione costante dell'opinione pubblica russa per un possibile impiego delle forze armate russe per "salvare la Novorossija".

5) una lotta ininterrotta per sostituire altrettanti sostenitori della "integrazione atlantica" con altrettanti sostenitori della "sovranità eurasiatica" in posizioni chiave al Cremlino.

A partire da ora, io ho tutte le ragioni per credere che questo è esattamente ciò che sta avvenendo. Non so cosa accadrà domani, tanto meno cosa accadrà tra una settimana, mese o anno. Ma fin d'ora – questo è quello che vedo, e questo è il motivo per cui dico che fin d'ora è troppo presto per accusare Putin di altro che prudenza e seria pianificazione.

Ora ammetto che questa strategia, che forse in termini puramente razionali è "abbastanza drammatica", non è abbastanza drammatica per il mio cuore. Ho visioni di squadroni della morte del settore destro che si trovano improvvisamente faccia a faccia con garbati omini verdi armati, ho visioni di un paio di MiG-31 che chiudono l'intero spazio aereo sopra la Novorossija mentre i Su-34 russi bombardano la postazioni di artiglieria ucraine, ho visioni di un gruppo di operatori Vympel che tirano Ljashko o Kolomoiskij giù dal letto per portarli sul Kolyma via Mosca, così come ho visioni del popolo francese che rovescia la plutocrazia sionista al potere e la sostituisce con un comitato di salvezza nazionale veramente francese. Ho anche visioni del vero popolo americano che finalmente caccia a pedate il veramente satanico 1% che sta occupando gli Stati Uniti e ho visioni degli Stati Uniti che diventano un paese "normale". E tutto questo è bene per il "signor nessuno blogger" che sono, ma non è un lusso che un capo di stato come Putin può permettersi.

In conclusione voglio dire che nessuno proverà più vergogna e mortificazione di me, se verrà fuori che la Russia di Putin abbandonerà il suo popolo in Novorossija agli invasori nazisti appoggiati da Stati Uniti e Unione Europea e ai loro squadroni della morte. Se ciò accadrà, non avrete alcun bisogno di gongolare e dirmi "te l'abbiamo detto", perché se mi dite così ora, sarebbe per tutte le ragioni sbagliate. Sì, un tale tradimento è possibile, ma no, assolutamente no, non vi è alcuna base fin d'ora per concludere che un tale tradimento è già avvenuto o è in divenire.

Ogni mattina mi sveglio con la paura che potrebbe essere successo proprio questo, paura mescolata con la speranza che il tanto atteso "contraccolpo" russo è finalmente iniziata. Finora, non è accaduto e, sì, la Russia si sta ritirando. E solo Dio sa per quanto tempo o fino a dove.

Saker

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