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  Le donne che sono andate clandestinamente sul Monte Athos

di Anastasia Parkhomchik

The Catalogue of Good Deeds, 8 febbraio 2022

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Il Monte Santo, dominio della santa Theotokos, ha avuto per molti secoli una rigida regola contro l'ammissione delle donne. Talvolta la regola si è applicata alle femmine di varie specie animali. Le donne non possono avvicinarsi a meno di 500 metri dalla costa del Monte Santo. Ci sono stati tuttavia diversi casi documentati di sconfinamenti di donne sul Monte Athos.

Cause delle restrizioni

Il monte Athos è un territorio riservato al pentimento e alle grandi imprese ascetiche. In un certo senso, il Monte Athos vive come un grande monastero, cosa che lo rende distinto da qualsiasi altro singolo monastero. Rifiutare l'ammissione alle donne è il modo più semplice per far rispettare ai monaci la regola del celibato. La santissima Theotokos è onorata come l'igumena (badessa) della Montagna Santa, la sua unica donna ospite e l'unica donna che può calpestare questo luogo santo. Ma il divieto di visita alle donne non è diventato la regola all'arrivo della Vergine Maria in questa penisola greca: è entrato in vigore secoli dopo.

Anche se il suo primo eremita, il venerabile Pietro del Monte Athos, non si stabilì qui fino al VII secolo e il suo primo monastero fu fondato solo nel X, le donne smisero di visitare la zona già nel V secolo. Secondo una leggenda, Galla Placidia, figlia dell'imperatore bizantino Teodosio il Grande, visitò il Monte Santo nel 422. Venne a venerare i luoghi santi e le reliquie, ma mentre si avvicinava a una chiesa, udì la voce della Santa Vergine che le ordinava lasciare immediatamente la zona. "D'ora in poi, nessuna donna metterà piede sulla terra del Monte Santo", dichiarò la Santissima Theotokos. Si ritiene che da quel momento sia esistita la restrizione di accesso ("Avaton" in greco), che impedisce l'ingresso delle donne sul Monte Athos. I monaci hanno sostenuto questa tradizione per oltre un millennio. Per un certo periodo il divieto si applicò anche alle specie animali di sesso femminile, quindi i monaci athoniti dovettero procurarsi tutti i cibi animali, anche le uova, all'esterno. Alla fine, i divieti sono stati revocati per le galline, le gatte e gli animali selvatici e gli uccelli la cui migrazione era difficile da controllare.

una donna tra i monaci del Monte Athos

(prototipo dell'immagine della Madre di Dio dipinta a luce, monastero di San Panteleimon, 1903)

Le donne che sono entrate al Monte Athos

Non esiste una legge che non possa essere infranta. Sono state documentate diverse decine di incidenti di donne che hanno infranto la regola che vieta la loro presenza sul Monte Athos.

Alcune delle donne erano di nobile nascita. Elena, moglie del re serbo Stefano IV Dushan è una di queste. Durante un'epidemia di peste in Serbia nel 1347, i reali cercarono rifugio sul Monte Athos, sul quale avevano la sovranità.

Elena e il re Stefano IV Dushan di Serbia

Dopo la caduta di Costantinopoli, la vedova del sultano turco Murad II Maria Brankovich, cristiana, venne a consegnare al monastero di San Paolo una parte dei doni portati dai Magi al Cristo bambino. Secondo la leggenda, la reale intendeva portare lei stessa le reliquie nel monastero, ma appena vi entrò sentì la voce di un angelo di Dio. L'angelo le disse di non procedere oltre e di tornare alla sua barca. Immediatamente, Maria cadde in ginocchio pentita. I monaci la videro e lei porse loro i doni. In quel luogo oggi si trovano una croce e una cappella. Il monastero di San Paolo ha conservato fino ad oggi i doni, che continuano a emettere profumo.

i doni dei Magi

A volte, persone di entrambi i sessi hanno cercato sul Monte Athos un rifugio dalle persecuzioni politiche. Nel 1081 e nel 1108 diverse centinaia di pastori violarono la restrizione di accesso al Monte Athos. Nel 1770, centinaia di persone, tra cui donne e bambini, giunsero sul Monte Athos sulla scia della rivolta di Orlov contro i turchi. Nel 1821 numerosi profughi si rifugiarono sul Monte Athos al tempo della rivoluzione contro i turchi e nel 1854 una schiera di giovani donne vi trovò rifugio dopo la rivolta di Halkidiki. Nel 1944, un gruppo di donne in fuga dalla persecuzione tedesca chiese asilo ai monaci del monastero di Esphigmenou. Durante la guerra civile greca, un gruppo di uomini e donne armati dell'Esercito Democratico della Grecia, in fuga dall'esercito greco, ruppe il cordone ed entrò nel Monte Santo. Eugenia Pegiu, diciassettenne, era nel gruppo. In una successiva intervista ai media, ammise: "Ho peccato. Ero insensibile per la paura. Sono arrivata con il gruppo al monastero di Iviron. I monaci si rifiutarono di aprire il cancello. Uno dei combattenti scavalcò il muro e aprì il cancello dall'interno. Io non sono entrata. Ho aspettato fuori con una pistola in mano".

Eppure, in alcune delle più oltraggiose violazioni delle restrizioni di accesso, il motivo fu una curiosità peccaminosa. Le intruse indossarono abiti maschili ed entrarono sul Monte Athos vestite da uomini.

Aliki Diplarakou

Nel 1930 accadde un incidente altamente pubblico, che coinvolse la vincitrice del concorso Miss Europa. Aliki Diplarakou, 18 anni, figlia di un avvocato di successo, entrò nella Montagna Santa vestita da uomo sulla barca di un ricco uomo d'affari. Visitò i monasteri del Monte Athos senza che nessuno facesse domande. Alla fine, la sua visita divenne pubblica e provocò un putiferio. Aliki contrasse una grave malattia e si recò in Svizzera per farsi curare. Dio non le inviò la guarigione finché non si pentì e si scusò per iscritto con i monaci del Monte Santo. Scrisse: "Ora ho visto, e sono fermamente convinta che questa sia stata la mia punizione da parte della santissima Theotokos per essere stata irrispettosa nei suoi confronti. Per essere una donna istruita, ho agito in modo inappropriato, cosa che mi dispiace. Mi pento incessantemente della mia azione e prego la santissima Theotokos di concedermi il suo perdono. Chiedo scusa a voi, venerabili padri, per aver gravato il mio cuore di questo peccato". Donò al Sacro Monte 5000 dracme e chiese ai monaci di pregare per la sua salute alla Liturgia. Il Signore e i monaci athoniti accettarono le sue scuse. Aliki guarì e visse fino a novant'anni.

Contemporaneamente, Maryse Choisy, giornalista francese, pubblicò un libro intitolato "Un mese tra gli uomini". Nella sua descrizione del libro, riportò la sua esperienza di un mese trascorso sul Monte Athos, travestita da marinaio.

La trasgressione di un'altra donna, Maria Pimenidou della Grecia, divenne una cause célèbre. Vestita da uomo, rimase tre giorni sul Monte Athos.

L'incidente innescò una legge che vietava alle donne di accedere al Monte Athos. La violazione era punibile con la reclusione da due a dodici mesi. Peggio ancora, anche i trasgressori di questa regola del Monte Athos provocano su di sé l'ira di Dio di proporzioni sconosciute.

Vari monasteri del Monte Santo conservano le reliquie di sante donne: la giusta Anna, Madre della santa Vergine (parte del suo piede sinistro incorrotto); la santa martire Marina (mano destra); la grande martire Anastasia, Liberatrice dai veleni, la vergine e martire Pelagia (parti della sua testa incorrotta); l'isapostola Maria Maddalena (parti della mano sinistra e del piede); la martire Eudocia e la grande martire Barbara (parti delle loro mani); la venerabile Macrina, la santa vergine e martire Parasceva di Roma (parti delle reliquie).

Oggi le reliquie del Monte Athos sono accessibili a tutti, uomini e donne. I monaci athoniti le portano sulle barche e officiano servizi di preghiera per i pellegrini. Su Internet sono disponibili anche dei tour online in diverse località del Monte Athos. Alcuni anziani del Monte Athos sono disponibili a parlare con i visitatori in un'area libera dalle restrizioni. Non c'è bisogno che nessuna donna si prenda su di sé il peccato di sconfinare sul Monte Athos per curiosità. Il Signore, la santa Vergine e tutti i santi sono ugualmente accessibili a ogni uomo e donna. Dobbiamo solo tenere aperti i nostri cuori e le nostre menti.

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