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  L'Esarcato russo d'Africa: religione e geopolitica

di Andrej Vlasov

Unione dei giornalisti ortodossi, 4 gennaio 2022

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la Chiesa ortodossa russa ha annunciato la creazione dell'Esarcato d'Africa. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

La creazione dell'Esarcato africano è sia una risposta al riconoscimento degli scismatici ucraini fatto dalla Chiesa d'Alessandria, sia un evento naturale nel mondo che cambia.

Alla fine del 2021, c'è stato un evento storico nel mondo ortodosso che avrà un enorme impatto sulla Chiesa: la Chiesa ortodossa russa ha annunciato la creazione dell'Esarcato patriarcale d'Africa.

il complesso della Chiesa ortodossa russa a Johannesburg, in Sudafrica. Foto: st-sergius.info

Chiesa e politica

La questione del rapporto tra Chiesa e politica è molto complessa e controversa. Nel corso della storia della Chiesa, in tempi diversi e in situazioni politiche diverse, i teologi ortodossi hanno espresso punti di vista diversi su questo tema. Da un lato, è un fatto innegabile che il Signore Gesù Cristo non solo ha rifiutato di essere coinvolto nella politica, ma ha rifiutato la prospettiva della sua partecipazione ad essa. Si ritirò da essa presso le acque del lago di Galilea: "Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: Sono io, non temete" (Gv 6:15-20).

Il Signore comandò anche ai suoi apostoli di non fare politica: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito..." (Matteo 28:19). La missione della Chiesa come Corpo di Cristo non è affatto quella di partecipare ai processi politici.

D'altra parte, la Chiesa non vive nel vuoto, ma in un mondo in cui la politica è una parte integrante e riguarda tutti gli ambiti della vita umana. Nella storia della Chiesa è accaduto più di una volta che ortodossi ed eretici appartenessero a schieramenti politici diversi. È stato così anche nella controversia ariana, nell'iconoclastia, ecc. La vittoria dell'Ortodossia o la sua sconfitta (una sconfitta intermedia, come ha dimostrato la storia successiva) era spesso accompagnata dalla vittoria dell'una o dell'altra forza politica.

In generale, nessuno sa come risolvere questa dicotomia. Ma ci sono diverse affermazioni che sembrano corrette:

  • In primo luogo, la Chiesa non deve permettersi di violare le norme morali o le regole canoniche quando interagisce con le forze politiche;

  • In secondo luogo, la Chiesa non deve servire gli interessi politici;

  • In terzo luogo, la Chiesa non deve lasciarsi associare a nessuna forza politica;

  • In quarto luogo, fatte salve le tre condizioni precedenti, la Chiesa può avvalersi dell'aiuto o delle opportunità che le possono essere offerte da un dato stato o forza politica.

Che cosa dicono i canoni

La Chiesa ortodossa russa ha violato i santi canoni entrando nel territorio canonico di un'altra Chiesa locale e creando lì una gerarchia parallela? I sostenitori del Fanar / della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" / del Patriarcato d'Alessandria nelle loro pubblicazioni dicono inequivocabilmente di sì: lo ha fatto, e inoltre, ha creato uno scisma in Africa. Tuttavia, qualsiasi persona ragionevole può vedere che l'atto della Chiesa ortodossa russa è solo una reazione al vero scisma che il Fanar ha creato nel 2018 legalizzando gli scismatici ucraini sul territorio canonico della Chiesa ortodossa ucraina. Allo stesso tempo, la Chiesa ortodossa ucraina non era in scisma con la Chiesa ortodossa al momento dell'invasione del Patriarcato di Costantinopoli, non è stata accusata di eresia e non si è macchiata di atti o decisioni improprie. Quando la gerarchia della Chiesa ortodossa russa ha avvertito il Fanar che interferendo in Ucraina avrebbe aperto un "vaso di Pandora", nessuno ha voluto ascoltarla.

Nel caso della creazione dell'Esarcato russo in Africa, la situazione è fondamentalmente diversa: il Patriarcato d'Alessandria, riconoscendo la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha chiaramente deviato verso lo scisma. La decisione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa del 29 dicembre 2021 dice: "A seguito della deviazione nello scisma del patriarca Theodoros di Alessandria, la sua commemorazione del capo della cosiddetta 'Chiesa ortodossa dell'Ucraina' alla Divina Liturgia dell'8 novembre 2019 tra i primati delle Chiese autocefale, del riconoscimento del suddetto raggruppamento scismatico e della concelebrazione con il suo capo il 13 agosto 2021, parte del clero del Patriarcato d'Alessandria, dopo aver dichiarato il proprio disaccordo con la posizione del primate, si è rivolta al patriarca di Mosca e di tutta la Rus' con la richiesta di essere accettati nel seno della Chiesa ortodossa russa". Vale a dire, al momento della creazione dell'Esarcato patriarcale russo d'Africa il Patriarcato di Alessandria era già in scisma.

Si può notare che la Chiesa ortodossa russa ha agito in modo assolutamente canonico in questa situazione, così come i chierici africani, che si sono separati dalla comunione con il loro patriarca per unirsi alla Chiesa ortodossa russa. Ma non tutto è così semplice e inequivocabile.

C'è il Canone 15 del Concilio primo-secondo di Costantinopoli, che prescrive che i chierici dovrebbero separarsi dai loro vescovi nel caso questi ultimi dovessero deviare nell'eresia: "Ma quanto a coloro che, dopo una condanna per qualche eresia dai Santi Sinodi o dai Padri, si separano dalla comunione con il loro primate, cioè perché predica pubblicamente l'eresia e la insegna apertamente nella Chiesa, persone come queste non solo sono non soggette alla pena canonica per essersi isolate dalla comunione con un cosiddetto vescovo prima della chiarificazione sinodale, ma saranno ritenute degne del dovuto onore tra gli ortodossi. Infatti non hanno condannato dei vescovi, ma dei falsi vescovi e falsi maestri, e non hanno frammentato l'unità della Chiesa con lo scisma, ma hanno sinceramente cercato di liberare la Chiesa da scismi e divisioni".

Questo canone fu citato come argomento da vescovi e tsar russi, quando, senza la benedizione del patriarca di Costantinopoli, elessero in modo indipendente il vescovo Iona di Rjazan' come metropolita di Kiev e di tutta la Rus' al Concilio locale nel 1448 (di fatto, avevano proclamato l'autonomia della loro Chiesa). I russi decisero di fare questo passo perché il Patriarcato di Costantinopoli era caduto nell'eresia accettando l'Unia di Firenze nel 1439.

Un dettaglio storico interessante: il metropolita Iona divenne il primate della Chiesa non solo all'interno del regno della Moscovia, ma anche nella metropolia di Kiev, che era sotto il dominio del Granducato di Lituania. Cioè, la Chiesa russa era allora una sola Chiesa in due stati, ma fu divisa in due metropolie non dal patriarca di Costantinopoli ma... da papa Callisto III il 15 ottobre 1458. Il papa, secondo l'Unione di Firenze, riteneva sé stesso capo della Chiesa e credeva che tali questioni appartenessero proprio alla sua competenza. La pensava allo stesso modo il patriarca uniate di Costantinopoli Gregorio III Mammas, che solo dopo la decisione del Papa nominò Gregorio il Bulgaro "metropolita di Kiev, della Lituania e di tutta la Rus'."

In seguito tutti riconobbero questo stato di cose, ma resta il fatto: la metropolia di Kiev fu separata da quella di Mosca in modo del tutto non canonico dal capo della Chiesa Cattolica e fece parte del Patriarcato di Costantinopoli fino al 1686 quando per decisione del patriarca Dionisio IV di Costantinopoli si ricongiunse alla Chiesa russa, che ormai era già divenuta un patriarcato.

Tuttavia, questa è solo un'osservazione storica. Torniamo alle questioni canoniche della creazione dell'Esarcato russo in Africa.

Secondo il Canone 15 del Concilio primo-secondo di Costantinopoli, i chierici devono rompere la comunione con i loro vescovi se questi cadono nell'eresia. Ma scisma ed eresia non sono la stessa cosa. Il Canone 1 di san Basilio il Grande dice al riguardo: "Le antiche autorità <...> parlavano di eresie, di scismi e di congregazioni illecite. Per eresie intendevano uomini che erano completamente separati e alienati nelle questioni relative alla fede; per scismi, uomini che si erano separati per ragioni e questioni ecclesiastiche suscettibili di soluzione reciproca; per riunioni illegali, congregazioni tenute da presbiteri o vescovi che non seguivano l'ordine ecclesiale o da laici non istruiti".Cioè, lo scisma è una divisione di opinioni su questioni che possono essere sanate e, a differenza dell'eresia, non giustifica la creazione di una gerarchia parallela.

Ciò significa che la Chiesa ortodossa russa ha agito in modo non canonico? Ancora una volta, non è così semplice. Il fatto è che tutte le azioni del Fanar in Ucraina – il riconoscimento degli scismatici, la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o la "abolizione" della Chiesa ortodossa ucraina – non sono solo azioni scismatiche ma anche manifestazioni di una vera eresia – l'eresia del papismo di Costantinopoli. E tutti coloro che sono d'accordo con le azioni del Fanar sono, prima di tutto, sostenitori dell'eresia. Dopo tutto, la Chiesa fin dall'inizio confessa che solo Gesù Cristo è il Capo della Chiesa. Esercita direttamente questa autorità e non ha bisogno di nessun "deputato", "vicario" o altro "esecutore testamentario" qui sulla terra. Questa è una questione di principio e non comporta alcun compromesso. Il disaccordo su questo tema non si può sanare in altro modo che rigettando la falsa dottrina che un qualche vescovo sia il capo della Chiesa sulla terra o, per dirla più diplomaticamente, abbia l'autorità esclusiva. Si può dire che l'eresia del papismo di Costantinopoli non sia stata ancora condannata da un concilio, ma ogni eresia è stata respinta e condannata da singoli vescovi o dalle Chiese locali ancor prima della sua condanna ufficiale ai Concili ecumenici.

Il papismo di Costantinopoli è stato in realtà condannato al Concilio dei Vescovi della Chiesa Ortodossa Russa nel 2008. Sebbene la parola "eresia" non fosse menzionata a quel tempo, ma fosse diplomaticamente sostituita con la frase "nuovo concetto ecclesiologico", il contenuto di questa eresia era già formulato e la Chiesa ortodossa russa lo ha chiaramente respinto.

Il testo della Risoluzione speciale dice quanto segue: "Il Concilio esprime profonda preoccupazione per le tendenze <...> manifestate nelle dichiarazioni di alcuni rappresentanti della santa Chiesa di Costantinopoli. Partendo da un'interpretazione del Canone 28 del quarto Concilio ecumenico, non condivisa dalla pienezza della Chiesa ortodossa, questi vescovi e teologi stanno sviluppando un nuovo concetto ecclesiologico, che sta diventando una sfida all'unità pan-ortodossa. Secondo questo concetto: a) si considera appartenente all'Ortodossia universale solo una Chiesa locale che è in comunione con la sede di Costantinopoli; b) il Patriarcato di Costantinopoli ha giurisdizione esclusiva in tutti i paesi della diaspora ortodossa; c) in questi paesi il Patriarcato di Costantinopoli rappresenta in modo esclusivo le opinioni e gli interessi delle Chiese locali davanti alle autorità pubbliche; d) ogni vescovo o chierico che presta servizio fuori del territorio canonico della sua Chiesa locale è sotto la giurisdizione ecclesiastica di Costantinopoli, anche se non se ne rende conto; e) Il Patriarcato di Costantinopoli determina i confini geografici delle Chiese e, se il suo parere non coincide con il parere di una Chiesa particolare su questo argomento, può stabilire la propria giurisdizione sul territorio di quella Chiesa. <...> Questa visione da parte del Patriarcato di Costantinopoli dei propri diritti e poteri entra in una contraddizione insormontabile con la secolare tradizione canonica su cui poggia l'esistenza della Chiesa ortodossa russa e delle altre Chiese locali".

Perché il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa non ha dato un nome all'eresia? Poiché era il 2008, non c'era alcuna interferenza del Fanar in Ucraina, e c'era ancora la speranza che i vescovi di Costantinopoli tornassero in sé e si rendessero conto che si stavano muovendo nella direzione sbagliata.

Ma l'archimandrita Sofronij (Sakharov), asceta ortodosso russo, chierico del Patriarcato di Costantinopoli e discepolo di san Silvano dell'Athos, fu più libero nelle sue dichiarazioni. Già nel 1950 scriveva quanto segue: "In questo momento, nelle viscere della nostra santa Chiesa, c'è un grande pericolo di snaturare l'insegnamento dogmatico su di essa. <...> Potreste chiedervi: qual è questa distorsione che si vede arrivare ora? Rispondiamo: il neopapismo di Costantinopoli, che sta cercando di passare rapidamente da una fase teorica a una pratica. <...> C'è bisogno di dire che questa forma di papismo è anch'essa un'eresia ecclesiologica come lo è il papismo romano?"

Si può presumere che l'eresia del papismo di Costantinopoli sarà chiamata eresia e condannata al prossimo Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa nel 2022, e poi nel cosiddetto formato di Amman dai primati e dai rappresentanti delle Chiese locali che non sono d'accordo con questa eresia nella forma del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Sulla base di quanto sopra, si può affermare che la Chiesa ortodossa russa, avendo creato l'Esarcato Patriarcale in Africa, ha fatto la cosa giusta sia in termini di canoni che di diplomazia ecclesiale, perché una tale decisione avrebbe potuto essere presa quasi immediatamente dopo il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte del patriarca Theodoros di Alessandria. Tuttavia, la Chiesa ortodossa russa ha atteso per più di due anni e si può presumere che durante questo periodo si siano tenuti contatti informali a vari livelli per spiegare ai vescovi alessandrini la natura non canonica e non costruttiva della loro posizione.

E solo ora, quando è diventato chiaro che il Patriarcato di Alessandria è saldamente legato al Fanar e all'eresia del papismo di Costantinopoli, la Chiesa ortodossa russa ha deciso di intraprendere azioni così radicali.

Perché un esarcato, non parrocchie patriarcali

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa afferma che la decisione di creare l'Esarcato è stata una risposta all'appello dei chierici africani che non erano d'accordo con la decisione del patriarca Theodoros di Alessandria di entrare in comunione con gli scismatici. Tuttavia, per accettarli nella giurisdizione della Chiesa ortodossa russa, non era necessario istituire un esarcato. Oggi esistono parrocchie russe in Egitto, Tunisia, Marocco e Sudafrica. Ciò non viola il territorio canonico del Patriarcato di Alessandria e non crea alcuna gerarchia parallela. Perché è stata scelta l'opzione difficile di creare un esarcato con la sua struttura gerarchica?

Si può presumere quanto segue: in primo luogo, il Patriarcato di Mosca si è reso conto che il Patriarcato di Alessandria non era più in grado di ammettere il proprio errore, revocando il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e ripristinando i rapporti con la Chiesa ortodossa russa. Il punto di non ritorno in questa faccenda è stato superato, e quindi non ha senso prendere decisioni svogliate. Il patriarca Theodoros non si pentirà del suo infido tradimento della Chiesa ortodossa ucraina e di sua Beatitudine Onufrij, l'unità spezzata non sarà ricomposta. Ciò è evidenziato dalla reazione iniziale del patriarca Theodoros alla creazione dell'Esarcato. Il 31 dicembre ha affermato di aver già "dato un messaggio che dovrebbero ascoltare le altre Chiese che invadono questo spazio sacro chiamato missione".

In secondo luogo, ci sono buone ragioni per credere che non solo dei sacerdoti del Patriarcato di Alessandria, ma anche dei vescovi entreranno a far parte dell'Esarcato patriarcale nel prossimo futuro. Lo ha affermato il neo nominato esarca dell'Africa, il metropolita Leonid di Klin. Di conseguenza, la semplice moltiplicazione delle parrocchie stavropegiali del Patriarcato di Mosca lascerebbe queste persone senza lavoro. Ma con l'Esarcato, saranno integrate in questa nuova struttura organizzativa.

In terzo luogo, lo statuto dell'esarcato prevede una maggiore autonomia e indipendenza rispetto a un insieme delle parrocchie stavropegiali. Lo status di esarcato consente ai vescovi e ai sacerdoti locali, oltre ai fedeli ordinari, di prendere una parte più ampia nella gestione di questa struttura. Pertanto, la creazione dell'Esarcato in Africa sembra giustificata, anche se non assolutamente indiscutibile.

Cosa c'entra la geopolitica con tutto questo?

In Africa sono in corso processi geopolitici e l'essenza di questi processi è la seguente: l'influenza di Stati Uniti ed Europa si sta indebolendo, mentre Cina e Russia (e in misura minore la Turchia) stanno prendendo piede. Negli ultimi anni, la Russia ha notevolmente aumentato la sua presenza in Africa nella sfera economica, e ancor più in quella politica e militare. Nell'ottobre 2019, i leader di quasi tutti i paesi africani sono venuti a Sochi per il vertice Russia-Africa senza precedenti, durante il quale sono stati firmati numerosi documenti che rafforzano l'influenza della Russia nella regione. Nel 2022 si prevede di tenere il secondo vertice di questo tipo, in cui verranno adottate le tabelle di marcia per la cooperazione russo-africana in ambito economico, scientifico e umanitario.

Certo, non sarebbe corretto affermare che la crescente influenza della Russia in Africa abbia portato alla creazione del locale Esarcato patriarcale, ma le circostanze politiche emergenti offrono buone opportunità per sviluppare l'Esarcato e promuovere la missione ortodossa in questo continente.

D'altra parte, il declino dell'influenza americana sia in Africa che nel mondo intero ha un impatto negativo su tutti i progetti statunitensi. In ambito religioso, si tratta innanzitutto di un progetto per promuovere gli interessi del Fanar, la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e far sì che questo progetto sia riconosciuto dalle Chiese locali.

Ma di un'importanza di gran lunga maggiore dei processi politici in Africa sopra descritti è la divisione globale dei paesi in due campi. Convenzionalmente, questi campi possono essere definiti liberal-globalisti, guidati dagli Stati Uniti, e nazional-tradizionalisti, guidati da Cina e Russia. Finora, i leader di questi due movimenti sono emersi e c'è una lotta attiva tra loro per attirare nei loro campi sia i paesi chiave (come l'India, la Turchia, i paesi dell'UE) sia gli stati più piccoli. Un evento epocale in questa divisione è stato il cosiddetto "Summit of Democracies" organizzato dagli Stati Uniti, che all'ultimo minuto è stato ribattezzato "Summit for Democracy". Questo doveva riunire quegli stati che sono riconosciuti dagli Stati Uniti come democrazie, e quindi sosterranno l'ordine del giorno americano, mentre quei paesi che non sono stati invitati saranno etichettati come autoritari. Certo, il vertice si è rivelato in gran parte infruttuoso.

Anche il programma promosso dai suddetti blocchi è diventata evidente. Nella sfera umanitaria, il blocco guidato dagli Stati Uniti promuove il liberalismo, la libertà di ogni tipo di perversione, i diritti LGBT e l'ideologia BLM. In ambito religioso, promuove l'ecumenismo e il degrado delle norme morali.

Cina, Russia e altri paesi offrono un programma conservatore o tradizionalista, secondo il quale le donne dovrebbero essere donne e gli uomini dovrebbero essere uomini, la famiglia dovrebbe essere tradizionale e le perversioni dovrebbero essere definite perversioni, e non la norma. In questo programma, gli stati proteggono e assistono le loro fedi tradizionali, sebbene a volte questa assistenza sia troppo invadente.

Questi due blocchi sono ancora in fase di formazione; non si sa ancora come saranno o se riusciranno a formarsi del tutto. Ma non solo i paesi, bensì anche alcune organizzazioni religiose hanno già giurato fedeltà a questi blocchi. Per esempio, il Vaticano e il Fanar hanno già chiarito che sostengono gli Stati Uniti e il loro programma geopolitico e ideologico. La recente visita del patriarca Bartolomeo negli Stati Uniti lo ha dimostrato abbastanza chiaramente, anche se non vi sono dubbi sull'orientamento del Fanar verso gli Stati Uniti almeno negli ultimi 70 anni. Così, anche quelle Chiese locali (precisamente, i vescovi di queste Chiese) che hanno sostenuto il Patriarcato di Costantinopoli e la sua eresia del papismo costantinopolitano, manifestatasi nella creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", hanno fatto la loro scelta geopolitica. la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stata creata su iniziativa e con il massiccio sostegno degli Stati Uniti. Il riconoscimento o il non riconoscimento di questa organizzazione da parte delle Chiese locali ha provocato una divisione nell'Ortodossia, il che significa che la divisione geopolitica nel mondo si è sovrapposta allo scisma ecclesiale nell'Ortodossia. Come ha affermato in una recente intervista il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa, il metropolita Ilarion (Alfeev) di Volokolamsk,"Anche la divisione nell'Ortodossia mondiale è un fatto compiuto".

Perché le Chiese che hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" cambino la loro scelta, ci devono essere alcuni eventi straordinari, come il ritiro del patriarca Theodoros e il suo pubblico pentimento per aver violato i canoni. È improbabile che ciò accada, il che significa che i successi o i fallimenti degli Stati Uniti in Africa influenzeranno di conseguenza il Patriarcato di Alessandria.

Ma non è la dipendenza dalla diplomazia statunitense la ragione principale delle tendenze negative nel Patriarcato di Alessandria, che senza dubbio non potranno che aumentare. L'essenziale è il desiderio di promuovere non tanto l'Ortodossia in quanto tale, quanto piuttosto l'ellenismo (spesso nella sua manifestazione peggiore), come è stato più volte affermato dai vescovi delle cosiddette Chiese greche. Padre Georgij Maksimov, che conosce personalmente la situazione religiosa in Africa, ha scritto sul suo canale Telegram: "La moderna missione greca in Africa è in gran parte un villaggio Potemkin, sfruttato da una manciata di vescovi greci per raccogliere fondi tra i greci in altri paesi. Non tutti i vescovi greci sono così, ma molti lo sono. Gli africani non sono stupidi e lo vedono anche loro. La stanchezza nei confronti dei greci si accumula da molto tempo. L'Africa merita di meglio". E anche se supponiamo che padre Georgij esageri un po', il quadro sembra ancora piuttosto deplorevole.

Le prospettive per l'Esarcato patriarcale russo

Il fattore decisivo in questa materia saranno le risorse umane, cioè la fede personale e la pietà di quei chierici africani che hanno deciso di aderire alla Chiesa ortodossa russa. I nemici della Chiesa ortodossa russa si sono già affrettati a dire che presumibilmente si sono venduti per denaro e sono scismatici e vecchi calendaristi. Questo non è vero in quanto tutti i chierici che hanno presentato petizioni per il trasferimento alla giurisdizione della Chiesa ortodossa russa sono sacerdoti canonici che non sono stati sconsacrati o sottoposti ad altri divieti. Finora, il numero ufficiale è 102, ma ci si dovrebbe aspettare un aumento nel prossimo futuro. Il numero totale dei chierici nel Patriarcato di Alessandria è difficile da determinare, ma 102 è circa il 20% del totale. In confronto, si può immaginare cosa accadrebbe se 2.500 sacerdoti dalla Chiesa ortodossa ucraina si trasferissero nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Si può sostenere che, per la maggior parte, i chierici che si sono uniti alla Chiesa ortodossa russa sono pastori zelanti che non sono fondamentalmente d'accordo con la violazione dei sacri canoni della Chiesa. Questa conclusione può essere tratta dalle seguenti circostanze: in primo luogo, molti di loro hanno presentato una richiesta corrispondente nel 2019, subito dopo il riconoscimento degli scismatici ucraini da parte del patriarca Theodoros. Cioè, il motivo della richiesta non era altro che la violazione dei canoni da parte del patriarca Theodoros di Alessandria. Tale appello è stato un passo molto coraggioso perché non si sapeva se sarebbero stati accettati dalla Chiesa ortodossa russa o meno, ma da parte del Patriarcato di Alessandria sarebbero sicuramente seguiti tutti i tipi di divieti, punizioni e simili. In secondo luogo, questi chierici non hanno cambiato idea, nonostante la perdita del salario e le minacce di violenza fisica nei loro confronti. Per esempio, il vicario della diocesi della Tanzania, il vescovo greco Agathonikos, secondo i sacerdoti locali, citiamo letteralmente, "ha minacciato di ucciderci". E in terzo luogo, questi chierici hanno deciso di entrare nella Chiesa ortodossa russa, sapendo benissimo che dovranno affrontare un lungo confronto con i loro avversari, una lotta per le parrocchie, per le proprietà della chiesa e così via. Da un punto di vista quotidiano, sarebbe molto più comodo non opporsi al patriarca Theodoros e non prendere posizione: "la giraffa è grande – la sa più lunga", cosa che, per inciso, è stata fatta da tanti sacerdoti a Cipro, in Grecia, e anche sull'Athos.

Pertanto, le tendenze politiche, un sentimento generale di gran parte del clero africano contro il dominio dell'ellenismo, nonché l'integrità del clero che si è unito alla Chiesa ortodossa russa, creano condizioni favorevoli per lo sviluppo dell'Esarcato patriarcale. Probabilmente, presto vedremo presto nuovi sacerdoti e persino vescovi entrare a far parte dell'Esarcato, nuove chiese in costruzione e attività missionarie svilupparsi nel continente africano. In un futuro molto prossimo, ci sarà bisogno che i candidati locali al sacerdozio ricevano un'educazione spirituale, e qui, penso, anche le scuole teologiche ucraine possono aiutare seriamente. Forse, sacerdoti o anche vescovi ucraini andranno in Africa a predicare il Vangelo, temporaneamente o permanentemente. Questo sarebbe molto simbolico, dato il perfido tradimento della Chiesa ortodossa ucraina da parte del patriarca Theodoros. Quanto al Patriarcato di Alessandria, esso corre il rischio di degenerare in una struttura nominale con un numero minimo di parrocchie "vive" ma con un numero sufficiente di vescovi titolari pronti a promuovere l'ellenismo e il primato del patriarca di Costantinopoli. Un destino del genere non è certo da invidiare, ma il patriarca di Alessandria ha fatto la sua scelta. Tuttavia, non è mai troppo tardi per pentirsi.

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