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  Maggio 2041: un'intervista al rev.mo metropolita Giovanni, primo ierarca della Metropolia Ortodossa Russa in Europa

dal blog del sito Orthodox England, 11 maggio 2015

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Vladyko metropolita, questo è il ventesimo anniversario della fondazione della Metropolia di Parigi e dell'Europa dopo il completamento della nuova cattedrale russa nel centro di Parigi. Può dirci qualcosa di questo momento?

Grazie. Mi è stato chiesto di raccontare alcuni fatti riguardanti la nostra Metropolia in questa intervista. Questo momento storico non è solo il ventesimo anniversario della nostra Metropolia, ma è anche il centenario dell'invasione europea delle terre russe guidata dai nazisti – un'invasione tanto europea e multinazionale quanto l'invasione del 1812 – nella festa di Tutti i Santi della Rus' nel 1941; sono passati 50 anni dalla caduta dell'Unione Sovietica nel 1991; e 25 anni dagli eventi dell'allora Ucraina e del concilio del 2016 – e sappiamo come questi sono finiti.

Sono anche passati 38 anni da quando sua Santità il patriarca Alessio II ha annunciato – profeticamente (ricordate che questo era prima della conciliazione del 2007 tra le due parti della Chiesa russa) – l'intenzione di istituire una Metropolia per l'Europa. Questa doveva essere costruita sulle fondamenta stabilite da tutti i fedeli della Chiesa russa, che allora erano in tre diverse giurisdizioni, una completamente al di fuori della Chiesa russa, e come fondamento di una futura nuova Chiesa Locale. Come Metropolia ormai autonoma, è comunque verso questa Chiesa locale che stiamo lavorando. Ora non è lontana – e le illusioni e le tentazioni del passato sono velocemente scomparse.

Quali paesi copre la Metropolia?

Il suo territorio copre tutti i paesi europei che non siano già coperti da una Chiesa locale, come le Chiese serba, polacca, greca, bulgara, romena e la Chiesa dei cechi e slovacchi. Ciò significa 20 paesi europei, soprattutto quelli occidentali, che hanno tutti piccole minoranze ortodosse, meno del 5% della popolazione totale, vale a dire: Islanda, Norvegia, Danimarca, Svezia, Finlandia, Irlanda, Galles, Inghilterra, Scozia, Paesi Bassi, Germania, Svizzera, Austria, Ungheria, Francia, Belgio, Lussemburgo, Portogallo, Spagna e Italia.

Quali sono stati i compiti più difficili nel costituire la Metropolia?

I due compiti più difficili sono stati senza dubbio la lotta contro il provincialismo e il campanilismo da una parte, e contro l'ortodossismo disincarnato e intellettualizzato dall'altra parte.

Può spiegare queste parole?

Il provincialismo e il campanilismo stati nel ventesimo secolo la rovina di tutte le Chiese locali. Ricordo come nei primi anni 2000, il metropolita Amfilohije del Montenegro ci ha raccontato che appena diventato vescovo, aveva deciso di visitare una delle sue parrocchie più remote. Sull'alto di una montagna, dove i sacerdoti che visitano parrocchiani erano soliti portare a spalla un fucile per difendersi da orsi e lupi, c'era una parrocchia, che non aveva visto un vescovo da anni. Infatti, quando arrivò, la prima cosa che gli disse il sacerdote fu: 'E lei chi è?' Egli rispose: 'Io sono il vostro vescovo'. Il sacerdote chiese: 'Che cosa è un vescovo?'

Si è scoperto che il 'sacerdote' non era affatto un sacerdote, era diventato un 'prete' perché nella sua famiglia di padre in figlio tutti erano diventati sacerdoti. L'uomo non era mai stato ordinato. Naturalmente, l'incidente la dice lunga sul fallimento dei vescovi a visitare le loro parrocchie – un difetto comune in Europa prima che sorgesse la Metropolia – ma la storia illustra un problema reale: il provincialismo e il campanilismo.

E il provincialismo e il campanilismo furono anche la rovina della diaspora russa, sia a Parigi sia a New York, con le loro fantasie strane, teorie e mentalità settarie e confessionali, basate su forti personalità che vivevano nell'isolamento dalla cattolicità e dall'integrità della Chiesa. Fu solo dopo la caduta del regime ateo nell'Unione Sovietica nel 1991, che tutte le diverse parti spezzate della Chiesa russa hanno potuto tornare di nuovo insieme in sintesi, e con sangue, sudore e lacrime hanno potuto superare tale campanilismo e provincialismo con tutte le sue sette e culti della personalità. Vista dal Centro, spiritualmente parlando l'Europa è solo una provincia occidentale, ancora più a ovest delle provinciali Piccola Russia o Slovacchia, ben al di là dei Carpazi. Tuttavia, anche se siamo una provincia, questo non significa che dobbiamo essere provinciali, ancora meno campanilisti. Dobbiamo valorizzare il nostro attaccamento spirituale al Centro.

Questo per quanto riguarda il provincialismo e il campanilismo. Ma che cosa intende quando parla di 'un ortodossismo disincarnato e intellettualizzato'? Qual è stata la difficoltà da questa parte?

Da un lato estremo stavano i provincialisti e campanilisti, fondamentalmente filetisti, bigotti e razzisti. Tuttavia, dall'altro lato della stessa medaglia anti-ortodossa si trovavano intellettuali pieni di se stessi. Il loro errore è stato quello di immaginare che erano importanti! Hanno frainteso, hanno immaginato che la Chiesa fosse basata sui cervelli e non sui santi, sul mondo accademico, e non sulla santità. Le due cose sono molto diverse. A loro modo gli intellettuali di Parigi, come quelle dell'antica Atene e Alessandria, erano tanto provinciali e campanilisti quanto ignoranti, perché avevano perso il punto principale. Parlavano e filosofavano, ma non facevano. Il risultato era aria fritta: l'ortodossismo.

I provincialisti ignoranti e i campanilisti non hanno mai capito che la Chiesa si fonda sullo Spirito Santo e sulla trasfigurazione dell'umanità caduta nonostante il nazionalismo, l'attaccamento a questo mondo. La terra non deve conquistare il cielo. Tuttavia, gli intellettuali non hanno mai capito che la Chiesa ha che fare con l'Incarnazione, che la nostra fede non è una vana fantasia privata, un mero insieme di idee o un esempio di idealismo, ma si tratta di incorporare la fede nella vita pubblica. La fede ha delle conseguenze, non è una religione della domenica in stile protestante con un 'Dio su misura', un giocattolo intellettuale, un hobby o divertimento per le persone con il cervello troppo sviluppato e il cuore sottosviluppato. La fede abbraccia tutta la nostra vita in tutti i suoi aspetti e inevitabilmente forma e rimodella lo Stato, comprese le istituzioni occidentali con la loro religione idolatra del secolarismo. Il cielo deve essere portato sulla terra.

Venti anni fa avevate un sostegno di base per stabilire la Metropolia?

Sì, c'era un serio sostegno da parte di una rete di molti sacerdoti e laici sparsi in tutta Europa, in tutte le capitali europee e città da Helsinki a Dublino, da Stoccolma a Ginevra, da Vienna a Bruxelles, da Amsterdam a Madrid, da Parigi a Monaco di Baviera, da Lisbona a Budapest, da Oslo a Londra, da Edimburgo a Roma, così come in molti centri regionali. Tuttavia, dal momento che era sempre mancata un'autorità centrale di un metropolita e la sua corrispondente infrastruttura, è stato difficile coordinare tutti coloro che avevano sempre condiviso gli stessi valori fondamentali spesso non espressi, della Metropolia ortodossa russa. Molti stavano aspettando da decenni, da generazioni, una tale Metropolia. È per questo che le nostre conferenze annuali della Metropolia sono così importanti: portano assieme le persone.

Perché la Metropolia comprende la Finlandia? Sicuramente ci sono parrocchie della cosiddetta Chiesa ortodossa autonoma finlandese?

Non è una Chiesa autonoma, dipende interamente dalla situazione politica a Istanbul e Helsinki e da generazioni ci sono altre parrocchie in Finlandia che non hanno voluto avere nulla a che fare con quel cosiddetto gruppo ortodosso finlandese. Noi seguiamo il calendario ortodosso ed evitiamo ogni sorta di modernismo mezzo ortodosso, come per esempio l'intercomunione, il semi-uniatismo, la concelebrazione con i vescovi luterani (uomini o donne) o l'assenza di iconostasi, quel genere di pratiche che era all'ordine del giorno solo pochi anni fa, tra alcune delle giurisdizioni etniche, le cui politiche, proprio come quelle dei cattolici e dei protestanti, erano dettate dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, piuttosto che dal consenso dei Padri della Chiesa.

Noi abbiamo costruito la nostra Metropolia su questa base, sulla fedeltà all'Ortodossia. In ognuno dei venti paesi in cui abbiamo la nostra giurisdizione multietnica, attraiamo ortodossi di tutte le nazionalità. Naturalmente abbiamo già la base multinazionale della Chiesa russa, parrocchiani originari dei Paesi baltici, della Moldova, dell'Asia centrale, della Polonia e della Slovacchia, così come dalle tre terre russe stesse, e soprattutto i loro discendenti nati in Europa. Altre parrocchie sono comunque composte da abitanti locali che per generazioni sono stati ortodossi nelle chiese ortodosse russe.

Altri vengono a noi come intere comunità e parrocchie, perché sentono che la loro identità è completamente ortodossa, ma anche europea, e non desiderano più essere attaccati ai paesi dei loro nonni e delle loro giurisdizioni etniche originali. Altri vengono a noi come individui, perché sentono che la loro giurisdizione etnica, sia questa greca, romana cattolica o protestante – e anche le ultime due sono giurisdizioni etniche, non inganniamoci – è stata spiritualmente corrotta.

Ma sicuramente la Metropolia è anche collegata al 'paese dei nonni', alla Russia?

Spiritualmente sì, ma abbiamo la piena autonomia, che si svilupperà nel tempo nell'autocefalia. Tutti lo sanno e sanno anche del nostro impegno nell'uso delle lingue europee nei nostri servizi e nel lavoro missionario. Nessuna delle giurisdizioni etniche ha l'impegno e le infrastrutture della Metropolia. Il fatto è che noi siamo l'unica giurisdizione multietnica. Questa è l'identità distintiva della Metropolia.

Come sappiamo, ci sono ancora nei venti paesi europei parrocchie che sono al di fuori della Metropolia. Non le volete portare nella Metropolia?

E perché? Ognuno è libero. Non vi è alcuna coercizione. Per esempio, ci sono chiese di ambasciata che sono attaccate alle loro patrie. Non faranno mai parte della Metropolia perché sono fondamentalmente dipendenze, in greco metochia, dei loro paesi d'origine. Poi ci sono le vecchie, morenti parrocchie etniche, fondate nel 20° secolo e che oggi si chiudono una a una, non riuscendo a trattenere i figli e i nipoti. Poi ci sono gli immigrati recenti che parlano male la lingua europea del paese; essi non sono affatto pronti a integrarsi nella Metropolia e spesso non hanno un'ampia visione cattolica, sono ancora provinciali, parrocchiali, tendono a raggrupparsi insieme in piccoli gruppi etnici.

E poi naturalmente c'è ancora un piccolo zoccolo duro che per motivi ideologici e politici non desidera il bene della Metropolia. Si tratta soprattutto di modernisti mezzo-ortodossi e russofobi che hanno odio e gelosia nei loro cuori; francamente sarebbe più onesto di loro unirsi semplicemente ai resti morenti del cattolicesimo e del protestantesimo. Sono davvero ai margini della Chiesa e porterebbero solo lotta e conflitto nella Chiesa se fosse permesso loro di entrare nella Metropolia.

Quindi quale proporzione degli ortodossi in Europa rappresentate effettivamente oggi?

Oltre i tre quarti. Ciò significa che coloro che scelgono di rimanere al di fuori della Metropolia sono al di fuori della corrente principale della Chiesa; di fatto, per essere brutali, sono sempre più irrilevanti.

Come vede lo sviluppo delle strutture future nella Metropolia?

Come sapete, ora abbiamo più di venti arcivescovi e vescovi diocesani della Metropolia e seminari a Parigi, Monaco, Madrid e Roma. Ci aspettiamo ulteriori sviluppi con il tempo. Senza dubbio l'autocefalia, la fondazione di una Chiesa ortodossa europea, sia europea sia completamente ortodossa, è il passo successivo.

Giunti alla fine di questa intervista, vorrebbe dire qualcosa agli ascoltatori del nostro podcast?

Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace e benevolenza in terra fra gli uomini!

+ Giovanni, metropolita di Parigi e dell'Europa occidentale

Parigi, 7 maggio 2041

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