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  Forgiati nella guerra

di Mark Hackard

dal blog The Soul of the East

26 settembre 2014

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L'emigrato dei russi bianchi, Ivan Solonevich (1891-1953), autore di Monarchia popolare, aveva visto in prima persona come l'ideologia "moderata" del liberalismo aveva portato al collasso nazionale, alla rivoluzione e alla tirannia in Russia all'indomani della prima guerra mondiale. Agente segreto dei bianchi ed evaso dai campi di prigionia sovietici, Solonevich conosceva la sovranità monarchica come la forza che aveva sostenuto la fede e la cultura della sua patria e l'aveva protetta attraverso secoli di guerra.

L'umanità è entrata nella grande festa d'inizio del ventesimo secolo in uno stato di giubilo ottimista. Entro la metà di questo secolo, è diventato chiaro che il programma europeo di conquista era significativamente peggiore rispetto ai corrispondenti piani dei mongoli nel XIII secolo. I mongoli erano venuti semplicemente a saccheggiare, mentre l'Europa illuminata aveva impostato un ordine del giorno per schiavizzare fisicamente metà della popolazione della Russia e distruggere fisicamente la sua altra metà. Sembra che proprio questo sia chiamato progresso politico e morale, realizzato in pratica attraverso i lunghi sforzi secolari dei vari Cartesio e Kant.

L'esperienza della prima metà del XX secolo, così come l'esperienza dei periodi precedenti, ha dimostrato con chiarezza assoluta l'incapacità delle democrazie di combattere, o per lo meno che lo Stato democratico è totalmente non adattabile a risolvere le questioni di guerra e pace. Le questioni di guerra e di pace nel nostro caso russo sono questioni di vita o di morte. Infatti, se le guerre europee erano destinate alla lotta per qualche "successione", o all'egemonia politica degli Asburgo, dei Borboni, degli Hohenzollern o dei Wittelsbach, allora i ripetiamo ancora una volta – le guerre che hanno coinvolto noi russi sono state praticamente guerre di vita o di morte, che inoltre nel XX secolo hanno preso una forma ancora più acuta rispetto a quelle del XIII.

Facendo uso della sua inaccessibilità geografica, la Gran Bretagna, la classica democrazia in Europa, ha condotto le sue guerre quasi esclusivamente attraverso forze mercenarie. Gli "inglesi" che combattevano per l'Inghilterra nella penisola di Crimea erano reclutati in parte significativa ad Amburgo. La Francia, divenuta una repubblica, utilizza la Legione Straniera, la formazione con più capacità di combattimento dell'esercito "francese". Sikh e gurkha, marocchini e africani sub-sahariani erano la "carne da cannone" che il capitale democratico poteva – attraverso vari mezzi – comprare in tutte le parti del mondo. In Russia non abbiamo mai conosciuto eserciti assoldati, e non abbiamo carne da cannone da noi acquistata.

Nella prima guerra mondiale, le due forme di governo individuale – le monarchie tedesca e russa – in varie condizioni e in vari settori, si sono dissanguate, e sono rimaste solo le democrazie per dare il colpo di grazia ai vinti. Nella seconda guerra mondiale, le altre due forme di dominio personale, le dittature di Stalin e di Hitler, hanno deciso l'esito della guerra. Il "secondo fronte" è stato artificialmente ritardato fino al momento in cui la Wehrmacht non aveva più munizioni per i suoi fucili. Entrambe le guerre sono state vinte da due regimi diversi, ma comunque autoritari. La democrazia ceca si arrese senza sparare un colpo. La democrazia francese fuggì dopo diversi colpi, e le democrazie più piccole difficilmente eiuscirono a combattere del tutto. L'unica eccezione degna di battaglia risultò essere il Granducato di Finlandia, sotto il comando del generale russo Carl Mannerheim. A parte questo, la guerra sovietico-finlandese era essenzialmente solo una parte della nostra guerra civile che ha avuto inizio sul territorio finlandese nel 1918 e non ai era ancora conclusa nel 1939-40.

Per uno sviluppo pacifico del paese, la democrazia di Kerenskij era incomparabilmente migliore della dittatura di Stalin. Ma Kerenskij avrebbe perso la seconda guerra mondiale proprio come ha perso la campagna del 1917. Al tempo della "mobilitazione" dell'economia degli Stati Uniti per le esigenze della guerra futura, governatore di New York Dewey impose la sua stessa nomina come "imperatore economico" dell'America. In quel momento Truman annunciò al Senato e al Congresso che, in caso di necessità poteva fare a meno di ulteriori stanziamenti e rivolgersi al popolo americano. Da questo possiamo concludere che, secondo le nozioni del presidente degli Stati Uniti, né il Senato né il Congresso rappresentano la volontà della nazione.

Parlando per noi stessi, non possiamo adottare il meccanismo politico statunitense ("la macchina politica"), senza commettere un suicidio nazionale garantito. Indipendentemente dal fatto che questa macchina sia buona o cattiva in sé, non possiamo permettere tale inflessibilità, tale lentezza, tali errori politici mostruosi, e così tanto tempo per dispute, riflessioni, decisioni e per il loro differimento. Per tutti gli undici secoli della nostra storia, siamo stati in uno stato di guerra o sulla soglia della guerra. Non vi è alcuna base per pensare che in futuro questo sarà altrimenti. E potremmo appoggiare le nostre teste sui resoconti stenografici di una futura Società delle Nazioni e sprofondare in quello che sarà il nostro ultimo sonno.

Un'autorità forte e decisa è necessaria. Questa può essere la monarchia oppure la dittatura - il potere per grazia di Dio, o per sofferenza da lui permessa.

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