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  La repubblica di Macedonia
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Il più meridionale degli stati nati dalla dissoluzione della Yugoslavia ha potuto fortunatamente evitare i primi atroci conflitti che hanno insanguinato le altre parti di questo paese, ma fin dal principio ha avuto vita difficile a partire dal proprio stesso nome: "Macedonia" è infatti una denominazione contesa con la Grecia, che vede lesi i diritti della regione settentrionale del proprio paese. Il problema del nome sembra risolto con l'adozione della sigla FYROM (per Former Yugoslavian Republic Of Macedonia, ovvero Repubblica Ex-Yugoslava di Macedonia), ma i problemi per la piena indipendenza di questa repubblica non si sono conclusi, specialmente a fronte di alcune rivendicazioni territoriali avanzate dalla Bulgaria, e a livello di riconoscimento internazionale ufficiale.

La Repubblica di Macedonia, con capitale Skopje, si trova su una terra che nella storia ha spesso cambiato confini ed etnicità. Attualmente è un paese di oltre due milioni di abitanti (con una vasta diaspora, soprattutto nel Nord America e in Australia), dotato di una lingua propria (più vicina al bulgaro che al serbocroato), di ceppo slavo meridionale.

La Repubblica di Macedonia è a larga maggioranza ortodossa, con presenze musulmane e cattolico-romane. la Chiesa ortodossa ha nel paese radici molto antiche: vi si conservano resti di basiliche del V secolo (inclusa quella presso il villaggio di Bardovtsi, nella parte occidentale di Skopje).

Nel VII secolo ebbe inizio la colonizzazione della Macedonia da parte di tribù slave, che furono cristianizzate a partire dal IX secolo con l'opera iniziata dai Santi Cirillo e Metodio, e proseguita dai Vescovi Clemente e Naum di Ocrida (Ohrid). Nella seconda metà dell'XI secolo, a Ohrid fu istituito un Arcivescovado autocefalo, che fu di fatto la più importante sede ortodossa nell'area balcanica nel periodo in cui Costantinopoli cadde sotto la dominazione latina. In seguito, l'Arcivescovado fu ridotto a un rango inferiore per sette secoli, soppresso dai turchi nel 1767, e i suoi territori furono annessi al Patriarcato di Costantinopoli: le popolazioni slavo-macedoni, tuttavia, non hanno cessato di adoperarsi per la restaurazione della propria sede.

Le più recenti rivendicazioni di indipendenza della chiesa macedone sono state rivolte al Patriarcato di Serbia, sotto la cui giurisdizione si è trovata la nuova repubblica nel XX secolo, e sotto cui - almeno nominalmente - si trova tuttora.

Dopo una serie di rifiuti da parte di Belgrado di accettare qualsiasi proposta di indipendenza, si giunse nel 1959 a un riconoscimento dell'autonomia della Chiesa ortodossa macedone, attraverso l'accordo tra il primo arcivescovo di Ohrid e della Macedonia, Dositei, e il Patriarca serbo German (non senza la mediazione del Patriarca Alessio I e della gerarchia della Chiesa ortodossa russa, che fecero da garanti agli accordi).

Nel 1966 le relazioni con la Chiesa serba peggiorarono, e il Santo Sinodo riunito nella chiesa di San Clemente a Ohrid votò unilateralmente (il 17 luglio 1967) l'autocefalia (o indipendenza totale) della Chiesa ortodossa macedone. Tale autocefalia non è stata finora riconosciuta da nessuna altra chiesa ortodossa, né potrà esserlo facilmente finché dura il contenzioso con Belgrado, anche se bisogna riconoscere al Patriarca Pavle - assieme ai suoi molti e luminosi meriti - una certa disponibilità alla risoluzione di questo problema ecclesiastico.

Se la Chiesa ortodossa macedone, finché la sua autocefalia non verrà riconosciuta globalmente dall'ecumene ortodosso, viene considerata in stato di scisma formale, è però altrettanto vero che tale durezza ufficiale non intacca in profondità le relazioni tra gli ortodossi macedoni e quelli di tutte le altre chiese, dalle quali (per citare uno dei suoi stessi documenti) "la Chiesa ortodossa macedone dipenderà sempre per preghiere, benedizione e assistenza". I problemi legati al desiderio di indipendenza del popolo macedone non possono essere assolutamente paragonati a quelli degli scismi separatisti ucraini o di movimenti simili, che hanno creato due (e talora tre o più...) gerarchie in conflitto all'interno degli stessi paesi, e che talvolta hanno cercato di "riciclarsi" all'estero cooptando nei propri ranghi persone e gruppi che non hanno niente a che vedere con le proprie drammatiche storie locali.

Resta solo da augurarsi (soprattutto per i fedeli ortodossi macedoni in diaspora, tra i quali un numero considerevole è ora integrato in Italia) una risoluzione pronta e pacifica del problema dell'autocefalia macedone, che reintegri a pieno titolo questo popolo ortodosso nel consesso dei propri fratelli di fede.

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