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  Una parola dal patriarca sull’unità, la grazia e la vita dopo la morte

Compilazione di Anton Pospelov

OrthoChristian.com, 29 novembre 2020

Foto: Patriarchia.ru

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sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'

Il 20 novembre ha segnato il compleanno di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'. Quel giorno il portale Pravoslavie.ru si è congratulato con lui e OrthoChristian.com vorrebbe, anche se in ritardo, congratularsi con sua Santità e augurargli molti anni proficui al servizio della Chiesa di Dio!

L'eredità omiletica ed epistolare del patriarca è vasta. Pubblichiamo qui in traduzione citazioni selezionate di sua Santità, tratte dai suoi sermoni pronunciati all'inizio di novembre 2020. Esprimiamo anche il nostro più sentito ringraziamento per la sua inesauribile fonte di edificazione!

Gli eventi in sé, che sono alla base della celebrazione [del Giorno dell'Unità Nazionale] e che oggi ricordiamo, non hanno avuto un grande significato militare. <…> Le forze di Minin e Pozharskij ripresero al nemico una parte di Mosca, Kitaj-Gorod. Questa non era nemmeno tutta Mosca, è una regione di Mosca.

Allora perché questa vittoria, di portata non così significativa, è stata collegata a ricordi così eroici? E perché questo evento è diventato così importante per la nostra coscienza nazionale e ha portato a questa celebrazione dell'unità nazionale? Perché questa vittoria fuori dalle mura del Cremlino ha preceduto qualcosa di molto importante.

Dopo tutto, com'era allora la società russa? Divisioni in partiti, clan e vari gruppi che combattono tra loro. Il Tempo dei torbidi è stato ed è chiamato travagliato perché c'erano problemi nella testa delle persone, che portavano a conflitti tra loro. E improvvisamente, davanti alla faccia del nemico alle mura del Cremlino, a Kitaj-Gorod, le persone che ieri erano nemici si sono unificate. Questo è ciò che celebriamo.

Da un discorso tenuto in un incontro tra i gruppi religiosi della Russia e il presidente Putin

Il nostro peggior nemico

Attraverso questa esperienza storica dovremmo imparare chi è il nostro peggior nemico: non i nemici stranieri ma i conflitti interni, che spesso portano le persone alla distruzione reciproca. Ognuno sa attraverso la propria esperienza personale quali sofferenze e disaccordi possono portare tali conflitti a famiglie e amici, quando pongono barriere insormontabili all'unità e all'amore. Questa giornata ci ricorda il grande valore dell'unità e dell'amore, della capacità di unirsi e di risolvere i problemi posti davanti a ogni persona, famiglia, società e nazione.

Da un sermone nella festa dell'icona della Madre di Dio di Kazan',

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

Cos'è la grazia di Dio, e come possiamo riconoscerla?

sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'

Nel mondo fisico molte cose sono per noi invisibili, ma sappiamo nondimeno che esistono, il più delle volte a causa delle loro conseguenze. Per esempio, nessuno vede l'elettricità, ma anche qualcuno completamente scettico sull'elettricità può percepirla. Tocca un filo sotto tensione e sente subito una brutta scossa e capisce che l'invisibile esiste. È lo stesso con la grazia di Dio: non si conosce nella sua essenza, perché la natura della grazia ci è nascosta, ma si conosce dalle tracce che la grazia lascia nella nostra vita.

Contemplando questo tema, san Macario d'Egitto insegna: la grazia è dov'è la ragione; la grazia è dov'è la santità; la grazia è dov'è la buona volontà. Cioè, la grazia si realizza nel modo in cui porta all'uomo bontà, gentilezza, pace, conforto e amore. È attraverso questi segni della presenza della grazia di Dio che le persone riconoscono che cos'è la grazia, e attraverso la stessa esperienza discernono come Dio si rivela agli uomini.

In altre parole, la grazia divina è la presenza di Dio nella vita e nella storia dell'uomo; è il potere di Dio e la luce di Dio, la cui percezione ci è data attraverso la nostra esperienza spirituale. Dove e come possiamo acquisire questa esperienza? Prima di tutto, l'acquisiamo quando rivolgiamo il nostro cuore a Dio e il Signore stesso ci viene incontro.

Da un sermone della 23a domenica dopo la Pentecoste

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

La grazia dell'eucaristia

Questo accade ogni volta che celebriamo la divina eucaristia, quando, spezzando e benedicendo il pane e il vino secondo il comandamento del Salvatore, serviamo in suo ricordo il mistero del suo corpo e sangue. E attraverso il contatto con il suo corpo e sangue, il Signore ci concede la grazia divina, che senza dubbio deve risuonare nei nostri cuori, trasformando la nostra mente, la nostra volontà e i nostri sentimenti. E quando questo accade, sentiamo la presenza del divino nelle nostre vite.

Ogni persona credente sperimenta in una certa misura un particolare stato spirituale dell'anima quando prende parte al corpo e al sangue del Salvatore, quando si rivolge a Dio con una preghiera sincera e il Signore risponde a quella preghiera. A ciascuno di noi ne è concessa una percezione, e la comprensione che si tratta di un'esperienza religiosa viva, un'esperienza viva di fede, e ci dà l'opportunità di vedere e sentire la grazia divina, e anche la presenza di Dio nella nostra vita.

Da un sermone della 23a domenica dopo la Pentecoste

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

La fede è la realtà della nostra vita

Ma se le persone fossero private di quel sentimento, la fede non esisterebbe, perché la fede si basa sull'esperienza della vita reale delle persone. Se non ci fosse mai alcuna esperienza spirituale di contatto con il divino, non ci sarebbe fede. Questo è perfettamente ovvio. Non importa come le persone senza fede lo spieghino, il fenomeno stesso della fede in Dio, indipendentemente dalle loro spiegazioni spesso completamente false e limitate, è la realtà della nostra vita. Ed è così importante che noi fedeli non perdiamo mai quella realtà! È così importante che sempre più di coloro che dubitano, o addirittura negano la fede per un motivo o per l'altro, possano a un certo momento sentire la presenza nella loro vita della grazia divina; che sentano questo contatto con Dio stesso. Dopotutto, solo allora la fiamma della fede si accenderà in loro!

Da un sermone della 23a domenica dopo la Pentecoste

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

Come se ne va l'incredulità

Ma il Signore si mostra a noi non nel tuono o nel fulmine, ma in una brezza leggera (cfr 3 Re 19: 11–12). Si mostra a noi nel tocco leggero della grazia divina. Pertanto è molto importante sintonizzare il nostro "ricevitore", cioè la nostra mente e il nostro cuore, per avere l'opportunità di ricevere dal cielo quel segnale leggero ma di vitale importanza; affinché possiamo vedere veramente Dio attraverso la purezza del nostro cuore (cfr Mt 5:8), e sentire il tocco della sua grazia divina.

Allora tutta l'incredulità se ne andrà via da noi. Allora non avremo bisogno di prove – qualcosa di cui filosofi e teologi si sono preoccupati in certe epoche, cercando di provare teoricamente il fatto della presenza di Dio nelle nostre vite, e persino l'esistenza di Dio nel suo complesso. Quando una persona non crede ma sa che Dio esiste, non è necessaria alcuna prova, perché lei stessa ha sperimentato il tocco della potenza e della grazia di Dio.

Da un sermone della 23a domenica dopo la Pentecoste

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

Sulla fede nel progresso e sulla fede in Dio

Viviamo tempi difficili, tempi di prove molto serie. Negli ultimi duecento, o anche trecento anni, l'umanità ha vissuto mediante la fede nel progresso. La gente era convinta che, secondo l'aumento della conoscenza, dell'educazione e della scienza, tutto ciò che è connesso alla fede sarà relegato ai margini della vita e alla fine scomparirà del tutto. Perché? Perché l'uomo diventerà onnipotente e sarà in grado di fare miracoli e risolvere qualsiasi problema solo con la sua mente. Questo è ciò che la gente pensava nel diciottesimo secolo, nel diciannovesimo secolo e nel ventesimo secolo, finché l'esperienza della vita ha mostrato alla maggioranza assoluta degli osservatori attenti che non importa quanto si sviluppino le scienze, non importa quanto cresca la conoscenza dell'uomo, rimarrà sempre una sfera in cui l'uomo non è in grado di determinare l'ordine delle cose e degli eventi quando mancano conoscenza, autorità e potere.

Forse anche oggi stiamo vivendo un periodo in cui l'incapacità dell'umanità di far fronte ai pericoli attuali sta diventando abbastanza evidente. Naturalmente, la ragione e la volontà umane possono aiutarci a trovare la risposta a tutte le prove dell'attuale pandemia, in modo che finalmente cessi. Crediamo che sarà così.

Ma dopotutto, questo non significa che una moltitudine di altri problemi non attenda la razza umana, e la nostra ragione non è in grado di rispondere in modo da evitare nuovi grandi problemi, difficoltà e pericoli. Ecco perché la fiducia nel Signore, la fede in Dio e la preghiera che ci invii la sua grazia sono i prerequisiti inevitabili per superare veramente i problemi che sorgono per incontrarci. Unendo la ragione spirituale e materiale, umana con il potere della fede, che nasce dalla preghiera e che attrae la grazia di Dio, possiamo rafforzare le nostre capacità umane attraverso il potere divino e raggiungere la possibilità di far fronte a problemi apparentemente irrisolvibili, e che l'uomo è in grado di superare arricchendo la nostra ragione e forza con la grazia divina.

Da un sermone della 23a domenica dopo la Pentecoste

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

Ciò che ci attende nell'eternità si forma in noi oggi

La vita di un uomo oltre la tomba è determinata da come vive in questo mondo. Dopotutto, per entrare nel regno dei cieli c'è ben poco che dobbiamo soddisfare – tanto meno quello che ci richiedono le leggi e le usanze umane – leggi e usanze che molti di noi non conoscono nemmeno completamente. Ma la parola di Dio è chiara e comprensibile; c'è un duplice comandamento, e se lo osserviamo erediteremo il regno di Dio: "Ama Dio e ama il prossimo tuo come te stesso" (cfr Mt 22:35-40), come ha detto il Signore. In questi comandamenti c'è la chiave per la vita eterna con Dio; e quanto prima noi, oppressi dalle tante preoccupazioni di questa vita, comprendiamo quanto sia importante questo comandamento per la nostra sorte oltre la tomba, tanto più prossima sarò per noi la gioia dell'eternità in comunione con il Signore.

La parabola [del ricco e di Lazzaro] non ci spaventa, ma ci aiuta a capire che ciò che ci aspetta nell'eternità si forma oggi nella nostra vita quotidiana attraverso il nostro rapporto con Dio e attraverso i nostri rapporti reciproci. E se concentriamo i nostri sforzi verso l'acquisizione di questi obiettivi, allora non solo erediteremo il regno di Dio, ma secondo il Signore stesso, cambieremo anche le nostre vite qui fino al punto di renderle irriconoscibili, perché in questi comandamenti sono le leggi che determinano il benessere sia nella vita terrena sia in quella eterna.

Da un sermone della 22a domenica dopo la Pentecoste

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

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