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  Domenica 24 giugno 2012 (3a dopo Pentecoste) Un impegno e una speranza (Matteo:22-33)
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Nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito.

Un impegno

Il legame tra lo Spirito santo e i santi è sottolineato nella tradizione ortodossa dalle feste di questo periodo dell'anno. La domenica successiva alla Pentecoste è stata scelta dalla Chiesa come festa di tutti i santi, per sottolineare come non esistono santi se non per la presenza dello Spirito di Dio che agisce in loro.

Dopo la domenica dedicata a tutti i santi, la domenica successiva è comunemente dedicata ai santi “locali” di tutto un paese, e ciascun paese festeggia (o - come vedremo tra poco - dovrebbe festeggiare) i propri santi; infine, arriviamo oggi alla domenica dedicata a diversi santi locali, questa volta di aree più ristrette. Per esempio la Chiesa ortodossa russa, che nel calendario della seconda domenica dopo Pentecoste ha tutti i santi della Rus' (uno spazio storicamente più vasto di quello dell'attuale Russia), ci propone oggi i santi della Belarus', di Novgorod, di Pskov, di San Pietroburgo. Altre Chiese ortodosse celebrano memorie collettive di santi di diverse località e/o categorie (per esempio, in Grecia si ricordano oggi tutti i martiri del giogo turco).

Ora noi possiamo, anzi DOBBIAMO chiederci, cosa rappresenta per noi questo cammino di “avvicinamento” dello Spirito santo alle vite dei santi locali. La tradizione dei santi “locali”, si rispecchia in una serie di celebrazioni delle Chiese ortodosse nel mondo. Si celebrano i santi della Rus', della Romania, della Bulgaria, e via dicendo... e quali santi si celebrano QUI? La stessa idea di santi “locali” dovrebbe farci pensare che ognuno deve ricordare i santi DEL PAESE IN CUI VIVE, e l'Italia non è certo povera di santi ortodossi: anzi, si può ritenere che nel mondo l'Italia sia il PRIMO paese per numero e importanza di santi ortodossi, e lo testimoniano gli innumerevoli pellegrinaggi di fedeli ortodossi che vengono in Italia a venerare le reliquie, i luoghi di martirio e le testimonianze dei loro santi più amati.

Eppure, in queste settimane fate un giro nelle chiese ortodosse in Italia, e chiedete ai parroci e ai fedeli quali santi commemorano in queste domeniche! In stragrande maggioranza, vi risponderanno: i santi della Rus', della Romania, della Bulgaria... e se chiederete loro perché non celebrano i santi ortodossi dell'Italia, vi risponderanno in gran parte (e, credo, con tutta sincerità) che non pensavano che una simile celebrazione sia POSSIBILE!

Se vogliamo che la fede ortodossa sia qualcosa di vivo nella nostra vita, dobbiamo almeno credere che si possa radicare nel paese dove viviamo. Se la trattiamo come un ricordo di altri paesi, se la discesa dello Spirito di Dio è collegata a memorie di una madre patria lontana, difficilmente potremo vedere questo stesso Spirito prendere radici tra noi.

Ecco il nostro impegno: iniziare da oggi in poi, da quest'anno in poi, a celebrare tutti i santi e le sante di Dio dopo Pentecoste, e poi - invece di richiuderci in una mezza dozzina di giurisdizioni diverse a festeggiare i santi di una mezza dozzina di madrepatrie diverse - celebrare la domenica dei santi LOCALI, che per noi qui in Italia significa una immensa nube di testimoni del Vangelo. E non correremo mai il rischio di essere considerati “separatisti”, dato che in quella schiera di santi brillano uomini e donne di ogni provenienza (pensiamo a mediorientali come gli apostoli Pietro e Paolo, ad africani come Agostino... nessuno di loro è meno “santo d'Italia” per il fatto di essere nato in una terra straniera).

E in questa domenica? Ecco, in questa domenica ciascuna delle nostre parrocchie dovrebbe prendersi l'impegno di cercare i santi ortodossi della SUA regione. Forse Roma è più ricca di santi di ogni altra città, soprattutto a motivo degli innumerevoli martiri che vi sono sepolti, ma vi garantisco che (per restare alla nostra parrocchia) Torino e il Piemonte sono tutt'altro che poveri di santi. Sapevate per esempio che la città di Vercelli conta ben trentacinque santi vescovi dell'epoca che possiamo chiamare “ortodossa” (il primo millennio) e che una città piccola come Tortona ne conta quindici? Sapevate che tra i martiri collegati alla celebre Legione Tebea vi sono almeno cinquantotto santi venerati nel solo Piemonte? E pensate che ci sono in Italia regioni ancor più ricche di santi ortodossi!

Perché dovremmo ignorare questo tesoro? Perché dovremmo far dipendere la presenza dello Spirito santo tra di noi da legami ideali con altri paesi, quando proprio da questi paesi i nostri stessi fratelli ortodossi testimoniano a noi l'importanza della terra in cui viviamo, venendo a cercare l'aiuto e l'intercessione di quegli stessi santi tra i quali noi DORMIAMO all'ombra delle loro reliquie?

Cerchiamo di fare TUTTI uno sforzo: trovare i santi delle terre in cui viviamo, memorizzare i loro nomi, cercare e leggere le loro vite, dipingere le loro icone, venerare le loro reliquie, comporre inni in loro memoria, imparare dai loro insegnamenti, chiamarli come nostri intercessori presso il Signore. Solo così la fede ortodossa riprenderà qui le radici che aveva un tempo, e ricomincerà a dare i frutti che si sono visti nelle vite di tutti questi santi. Possa l'esempio dei santi di queste terre ispirarci e mostrare in noi la potenza dello Spirito santo.

Una speranza

Se i santi sono per noi una fonte di ispirazione, le loro stesse vite sono testimonianza della verità delle parole che abbiamo letto oggi nel Vangelo di Matteo. Gli insegnamenti che abbiamo ascoltato ci fanno capire la terribile scelta che è davanti a ciascuno di noi: servire Dio o il denaro. Non solo la vita dei santi ci fa capire che la scelta di Dio è possibile (e neppure troppo difficile), ma soprattutto la loro testimonianza ci conferma che le parole di Gesù sono vere, sia nella loro vita, sia nella nostra!

La gran parte della nostra vita è sprecata nella preoccupazione di possedere il necessario (e spesso anche il superfluo) per garantire sicurezza, conforto, benessere. In questo caso, sembra davvero che la nostra sia una vita spesa al servizio del denaro (Mammona era la figura che presso i pagani personificava la ricchezza).

Se noi che diciamo di credere in Dio vogliamo essere onesti con noi stessi, il modo con cui dimostriamo la nostra fede non è sempre esemplare. Se chiediamo a chi non frequenta la chiesa “ma ha Dio nel cuore” la ragione per cui non va in chiesa, la maggior parte si giustifica dicendo “devo lavorare”. E dato che ben pochi lavorano per puro divertimento, la risposta significa generalmente “ho bisogno di guadagnare”.

Eppure, le parole di Gesù che oggi abbiamo ascoltato contengono una promessa straordinaria: chi si occupa di Dio prima che del denaro… scoprirà che non solo non dovrà più preoccuparsi delle necessità economiche, ma che il necessario gli sarà addirittura DATO in aggiunta! Proprio così, “dato”, non solo una situazione di generale facilitazione, ma un dono di ciò che veramente ci serve. E Dio non si fa superare in bravura e capacità: se sa nutrire gli uccelli del cielo saprà fare ancor di più con noi; se riveste i fiori del campo di una bellezza superiore a quella degli abiti regali di Salomone, saprà dare a noi uno splendore ancor maggiore.

Queste parole accendono nel nostro cuore una speranza straordinaria, tanto più importante in un periodo in cui tutti lamentano crisi economica, mancanza di sicurezza, paura per il futuro.

Ci è richiesto solo di cercare prima di ogni cosa Dio e la sua giustizia, di fare in modo che il Vangelo parli ai nostri cuori prima che questi siano corrotti dalle paure e dalle preoccupazioni.

Come fare in modo che Dio sia al centro della nostra vita? Seguiamo le sue richieste, con semplicità, ma anche con determinazione! Dedichiamogli un giorno della nostra settimana (e i rimanenti sei giorni “umani” acquisteranno tutt’altro valore), dedichiamo una parte dei nostri averi mettendoli a disposizione per le cause che ai nostri occhi promuovono la sua giustizia (e siamo del tutto liberi di scegliere quale causa riteniamo più giusta!), cerchiamo di mettere prima del nostro bene personale il bene comune dei nostri fratelli, e vedremo se in questo clima non si farà vedere la risposta di Dio, che non si lascia mai superare in generosità.

Amen.

 

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