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  Perché dovremmo predicare dopo il Vangelo

di padre Hans Jacobse

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1 luglio 2011

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Direttore dell'American Orthodox Institute e redattore di OrthodoxyToday.org, padre Hans fornisce oggi ai cristiani ortodossi notizie e articoli aggiornati su eventi sociali, culturali e politici dal punto di vista della tradizione morale cristiana ortodossa. I suoi editoriali e saggi sono stati pubblicati da St. Paul Pioneer Press, Duluth News Tribune, International Herald Tribune, Hellenic Voice, dai siti web di Breakpoint, Front Page Magazine, Institute for Religion and Democracy, Discover e altro ancora.

È anche docente all'Istituto Hubert H. Humphrey di Affari Pubblici.

* * *

Io ero solito predicare alla fine della Liturgia.

Era una decisione pragmatica. Una buona parte della mia congregazione non arrivava se non dopo la lettura del Vangelo. Questo comportamento trasandato era stato incoraggiato nella vita parrocchiale per decenni e non era probabile che cambiasse presto, non importa quanto fortemente li esortassi ad arrivare in tempo. Meglio sentire l'insegnamento più tardi piuttosto che non sentirlo mai, ragionavo.

Qualcuno ha tratto beneficio da questa soluzione? Probabilmente sì. Questo modo di fare ha incoraggiato implicitamente il comportamento trasandato? Ancor più probabilmente, sì. Ma tranne il caso di un rinnovamento completo della parrocchia, i ritardatari avrebbero probabilmente continuato a venire in ritardo. Cosa avrebbero ricordato se io avessi predicato prima? Gli annunci finali?

Passando da una grande parrocchia a una parrocchia di missione, ho cambiato i miei metodi. La predica è sempre dopo la lettura del Vangelo. Pensavo che le rubriche richiedessero tale soluzione perché la lettura rimaneva più fresca nelle menti dei miei ascoltatori. Anche se questo è vero, non sono più convinto che questa sia la ragione principale. Vedo qualcosa di nuovo: la tempistica della predica vivifica – soffia vita – nella metà eucaristica della Liturgia.

Devo offrire prima una parola di spiegazione. Non credo che il Vangelo sia una raccolta di moralismi o di conferenze motivazionali. Per questo motivo, lo scopo della predicazione non è puntare un dito (anche se una predica può contenere un rimprovero) né l'ispirazione (anche se tra le altre cose può ispirare e incoraggiare). Credo che la predicazione abbia una funzione: portare il Vangelo di Gesù Cristo all'ascoltatore nei modi in cui quest'ultimo lo può comprendere, e in tale comprensione può esserne trasformato.

Credo che il Vangelo sia la Parola di Dio attraverso le parole dell'apostolo. L'apostolo, ci dice la Scrittura, riceve il suo Vangelo da Dio. Il resto di noi riceve la parola dall'apostolo, cioè dalla Scrittura.

E quella Parola di Dio che sentiamo attraverso le parole dell'apostolo, è la stessa Parola che all'inizio ha portato la creazione all'esistenza. Oggi parla per trasformare le menti e i cuori degli uomini.

Tutto si riduce a questo: quando si predica il Vangelo, si rivela Cristo.

"Fa' risplendere nei nostri cuori, Sovrano amico degli uomini, la luce incorruttibile della tua intelligenza divina, e apri gli occhi del nostro pensiero alla comprensione delle tue predicazioni evangeliche",

così dice la preghiera prima della lettura del Vangelo (una preghiera che tutti i preti dovrebbero leggere).

"La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo", Romani 10:17,

scrisse l'apostolo Paolo.

"Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna...", 2 Timoteo 4:2,

san Paolo esorta Timoteo.

Questa auto-rivelazione di Cristo all'ascoltatore si verifica indipendentemente dalla volontà o dal desiderio del predicatore. Si verifica solo attraverso la predicazione fedele del Vangelo. Se insegni quello che l'apostolo ha insegnato, stai dando al tuo uditore la Parola che procede dalla bocca di Dio.

Non credo che la struttura della Liturgia sia ciò che la vivifica. Possiamo studiarla più e più volte e ammirare la sua poesia, la completezza teologica, l'unità tematica, la bellezza estetica – tutti gli altri elementi che la caratterizzano, ma alla fine ciò che dà vita è quando le parole del culto vengono ascoltate e penetrano nella mente e nel cuore.

Lo studio è buono e necessario, ma infruttuoso, se le nostre orecchie non sentono. Ascoltare il Vangelo in altre parole viene prima. Penetrare nella Liturgia – nel vero culto Dio proclamato nella Scrittura – deriva necessariamente dal primo ascolto. Le parole della Liturgia sono verità, ma la sua verità è compresa solo incontrando prima colui che è la Verità.

La tempistica della predica si basa quindi su qualcosa di più profondo che la semplice praticità che io avevo presunto per tanti anni. La predica si fa perché – insieme alla lettura del Vangelo – apre la porta alla comunione concreta ed esistenziale alla mensa del Cristo che è stato rivelato attraverso la predicazione solo alcuni momenti prima. La sua presenza fa vivere la Liturgia, e la sua presenza si invoca attraverso la predicazione.

Come dunque dobbiamo predicare? Con semplicità di base. Insegnate ai fedeli ciò che dice il Vangelo. Traete esempi dall'esperienza pratica solo in modi che illustrano uno o due o, al massimo, tre punti che traete dal Vangelo di quel giorno.

Fate i vostri compiti. Studiate e pregate. Di fatto, leggete il Vangelo della prossima domenica il lunedì prima. In questo modo lo potete ruminare tutta la settimana.

Allora, se siete fedeli, porterete il vostro popolo più vicino a Cristo portando Cristo più vicino a loro.

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