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  Domenica 19 agosto 2001 (11a dopo Pentecoste) FESTA DELLA TRASFIGURAZIONE (Matteo 17:1-9)
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Nel nome del Padre, e del Figlio, e del santo Spirito.

La festa che oggi viviamo, la Trasfigurazione del Signore, viene a coincidere con una delle domeniche del nostro anno liturgico. E come sempre accade, nel caso di una Grande Festa del Signore, gli inni e le letture che si dovrebbero cantare o recitare per una normale domenica vengono sospesi, "inghiottiti", per così dire, nell'officio della festa più importante. Scompaiono così dalla Grande Veglia che abbiamo celebrato ieri tutti gli speciali canti relativi alla risurrezione (come il canto delle "Benedizioni della Risurrezione" o Evloghitaria, e il canto "Contemplata la Risurrezione di Cristo..." dopo la lettura del Vangelo Aurorale). Sparisce pure la lettura del Vangelo dell'Undicesima domenica dopo la Pentecoste, il brano del debitore ingrato, che tuttavia possiamo leggere lo stesso privatamente (si trova al capitolo 18 del Vangelo di San Matteo): vi invito anzi tutti a leggerlo, perché è una grande lezione che ci insegna quanto dovremmo essere misericordiosi noi, di fronte alla misericordia del Signore nei nostri confronti.

"Trasfigurazione" è un termine piuttosto complicato, una traduzione abbastanza letterale del greco "metamorfosi": così come il suo originale, anche tutte le traduzioni letterali (come il romeno "schimbarea la față" o lo slavonico "preobrazhenije") indicano tutte un cambiamento, un mutamento di aspetto. Questo episodio particolare della vita del Signore è così importante perché il "cambiamento di aspetto" di Cristo sul monte è in realtà una finestra aperta sulla sua divinità; in verità, è la stessa meta della nostra vita di cristiani.

L'episodio della Trasfigurazione è narrato da tre evangelisti, Matteo, Marco e Luca. È interessante notare come l'inizio di questo episodio è uno di quei punti in cui le testimonianze dei Vangeli sembrano contraddirsi: Matteo e Marco iniziano dicendo che questo evento accade dopo un'attesa di sei giorni, mentre Luca parla di un periodo di "circa otto giorni". La cosa si può naturalmente spiegare con le normali discrepanze di un resoconto tratto da diverse fonti, ma proprio in questo particolare si rivela una curiosa analogia. San Gregorio Palamas, in una delle sue omelie sulla Trasfigurazione, ci richiama al numero di persone che appaiono sul monte. Alla vista sembrano sei (Gesù e i tre discepoli, oltre all'apparizione di Mosè ed Elia), ma non dobbiamo dimenticare che il Padre si manifesta attraverso la Voce, e il Santo Spirito attraverso la nube luminosa. Abbiamo quindi, a seconda dei punti di vista, sei oppure otto protagonisti dell'episodio: una divergenza che si riflette misteriosamente in quella delle testimonianze evangeliche. E questa è un'ulteriore conferma della profondità del Vangelo.

Esaminiamo ora gli elementi che affiancano la Trasfigurazione a un altro episodio, il Battesimo del Signore. In entrambi i casi c'è una manifestazione di luce (i cieli aperti, il volto e le vesti bianche), una voce del Padre dal cielo (e le parole sono praticamente le stesse!), una forma sotto cui appare lo Spirito (la colomba, la nube): abbiamo in ambedue le feste una completa manifestazione divina di carattere trinitario. C'è anche un altro elemento da considerare: in entrambi i casi, queste manifestazioni riguardano tutta la creazione. La grazia del Battesimo di Cristo santifica tutte le acque dell'universo (dando loro la facoltà di lavare i peccati nel mistero del Santo Battesimo), e la Trasfigurazione si rivolge, simbolicamente, a tutte le creature di Dio: a quelle ancora viventi nel mondo (i discepoli), a quelle che si sono addormentate nel Signore (Mosè) e a quelle che, come i santi angeli, non sono mai passate attraverso la morte (Elia). Quando Dio si manifesta, non è mai per una esibizione di potenza fine a se stessa: è SEMPRE per la nostra salvezza.

La conversazione di Gesù con Mosè ed Elia ha anche altri aspetti simbolici e salvifici. Mosè ed Elia rappresentano la Legge e i Profeti: proprio quei due elementi di cui il Signore ha detto di essere il compimento. Inoltre, affiancato da Mosè, un defunto, e da Elia, che non è passato attraverso la morte, Cristo si conferma Signore dei "vivi e dei morti". Ancora, entrambe queste figure dell'Antico Testamento hanno avuto esperienze simili a quella di questo stesso episodio: Mosè chiede di vedere il Signore faccia a faccia, e Elia lo sente in una voce tranquilla (le esperienze sono raccontate nelle letture del Vespro della festa). Infine, questo strano discorso tra Cristo, Mosè ed Elia parla in modo premonitore della morte e risurrezione del Salvatore (il Vangelo di Luca vi fa un riferimento esplicito), e prepara i discepoli alle prove che li attendono a Gerusalemme.

Un altro elemento importante è dato dalle parole del Padre, che dicono "questi è il Figlio mio prediletto", e non questi è diventato il Figlio mio prediletto". Con queste parole, che ci fanno notare la qualità divina del Figlio, si confuta con forza l'arianesimo, e ogni eresia che voglia sostenere che Gesù Cristo non è il Verbo coeterno al Padre.

Il punto più importante della Trasfigurazione del Signore, tuttavia, è la promessa tacita ma estremamente importante su cui è costruita tutta la teologia ascetica ortodossa: la luce che emana da Cristo è la "luce increata", o la manifestazione visibile delle "energie increate" di Dio, di cui parlano i Padri, e di cui parteciperanno nell'ultimo giorno tutti coloro che ne sono degni. Con questa luce Cristo ci mostra quella natura divina per la cui partecipazione da parte nostra Egli ha accettato di assumere la nostra natura umana.

Ricordiamo come la luce si sia mostrata in un momento di preghiera (un altro punto che il Vangelo di Luca sottolinea) e che questa preghiera sia un momento di isolamento su di un monte, come ci capita più volte di veder fare al Signore. L'insegnamento dietro questa immagine è chiaro: è la preghiera, il cammino di purificazione dalle passioni e di illuminazione dell'anima, lo sforzo dell'ascesi che ci mettono in grado di sperimentare le energie increate di Dio. In Occidente, la scarsa importanza data alla trasfigurazione della natura umana ha portato a minimizzare e a perdere in gran parte le pratiche ascetiche del cristianesimo (quale, per esempio, il digiuno che stiamo compiendo in questi giorni), cadendo in una visione legalistica della salvezza. Lo stesso concetto di salvezza è visto in senso contrattuale, quasi limitandosi a una mancata punizione: il nostro compito, quali cristiani ortodossi che crescono nell'insegnamento della Trasfigurazione, è di realizzare e di insegnare che l'uomo può santificarsi con il contatto con le energie increate, e divenire partecipe della natura stessa di Dio.

Che il Signore ci aiuti nel nostro cammino di purificazione e di preghiera, a stare al cospetto della sua Luce increata.

Amen.  

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