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  Domenica 16 Aprile 2000 (5a di Quaresima) Domenica di Santa Maria Egiziaca (Marco 10:33-45 - Luca 7:36-50)
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Nel nome del Padre, e del Figlio, e del santo Spirito.

La quinta domenica della Grande Quaresima è dedicata alla memoria di una delle più straordinarie donne della Chiesa: Santa Maria l'Egiziaca, la prostituta diventata penitente e asceta: in questi giorni leggiamo in chiesa la sua vita, all'interno della celebrazione del Grande Canone quaresimale. Il brano assegnato alla domenica è il dialogo sul servizio nel Vangelo di Marco: un insegnamento che trae spunto dal desiderio di alcuni discepoli di primeggiare sugli altri. Il secondo brano, la storia della peccatrice che unge di miro i piedi di Cristo, è la variante narrata da San Luca della stessa storia che contempleremo nel Santo e Grande Mercoledì.

Vorrei farvi riflettere oggi sugli strani elementi che noi abbiamo in comune con i personaggi di questi racconti, e come essi si intreccino sapientemente per insegnarci la vita cristiana. Il cammino dei discepoli verso Gerusalemme, e le gelosie che nascono tra di loro, sono lo specchio del cammino della nostra vita verso la Gerusalemme celeste. Anche il desiderio di primeggiare è presente tra noi e ci fa soffrire, anche nelle piccole cose, e anche quando camminiamo assieme come seguaci di Cristo. La soluzione giusta che il Signore ci indica è il servizio: chi aspetta di farsi servire ha già perso in partenza, chi sa mettere da parte i propri piani personali, i propri schemi (e di conseguenza il proprio orgoglio) partecipa invece agli schemi e ai piani ben più grandi della salvezza. È l'eterno invito a fare silenzio dentro la nostra anima, anche se non siamo molto sicuri di cosa ascolteremo, perché Dio possa parlare un po' più chiaro. In fin dei conti, nulla di diverso da quel "credere chiedendo al Signore di aiutare la nostra incredulità" di cui abbiamo letto la scorsa domenica nel brano del genitore e del fanciullo indemoniato.

Un altro atteggiamento da imparare è l'assenza di giudizio verso quanti peccano, e peccano "alla grande", dalla prostituta del brano evangelico di San Luca, fino a Maria Egiziaca. Per noi non è poi così difficile astenerci dal giudicare queste donne, che a noi personalmente non hanno fatto niente di male (in altre parole, è facile perdonare dove non c'è niente da perdonare davvero!); è già più difficile non giudicare quelle persone che ci hanno sedotto e portato a peccare nella nostra stessa vita: di fronte a tali persone (e ciascuno di noi ha le sue) ci sentiamo davvero un po' più affini ai farisei che giudicavano la prostituta pentita...

Ma c'è una ragione per cui dobbiamo essere disposti a umiliarci,  a servire, anche quelle persone che pensiamo ci abbiano traviati, traditi, indotti a peccare. Se "c'è più gioia in cielo per un peccatore che si converte che non per novantanove giusti" e se "Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva", allora un peccatore pentito diventa anche uno straordinario canale di grazia per i suoi complici nel peccato. Pensate all'enorme senso di responsabilità di Maria Egiziaca quando sosteneva, ancora dopo decenni di vita ascetica, di avere rovinato molte anime: pensate a che abisso di pentimento e di preghiera in cui ella doveva accogliere il ricordo degli uomini con cui aveva peccato... Tanti di noi si sentono felici di essere ricordati un paio di volte nelle preghiere di un amico: considerate quanto sia più grande essere per decenni nelle costanti preghiere di un santo o di una santa! Ciò apre grandi speranze per noi, sia perché molte persone a cui abbiamo dato una cattiva testimonianza possono essere condotte verso la salvezza da un nostro vero pentimento, sia anche perché le stesse persone che ci hanno fatto dei torti, per quanto grandi, possono diventare per noi dei mezzi di salvezza: per questo non impediamo mai loro di riconciliarsi con Dio, anche se i loro gesti, come le lacrime della prostituta, possono sembrarci sconvenienti.

Che la nostra venerabile Madre Maria l'Egiziaca ci insegni sempre la via del vero ravvedimento.

Amen.

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