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  Una vita degna di te mi è troppo difficile. L'ingresso del Signore in Gerusalemme

Omelia del metropolita Antonij di Surozh

pravmir.ru

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È successo nei giorni della guerra civile. Una giovane donna di venticinque anni con due figli era capitata in una città occupata dalle guardie rosse. Essendo la moglie di un ufficiale bianco, si era nascosta in una baracca nei pressi della città, sperando che non le dessero più la caccia e di riuscire a salvarsi. Ma in una notte buia qualcuno bussò al suo nascondiglio.

Nel nome del Padre, del Figlio e del Santo Spirito.

Oggi entriamo nei giorni della passione. Sono giorni in cui Cristo, per amore verso di noi, per la nostra salvezza, non soltanto si è incarnato nell’uomo e ha seguito un tragico destino terreno; ma è il momento in cui, rifiutato dalla gente, si è offerto alla morte per poter dire dalla Croce: Padre! Perdonali, non sanno quello che fanno... e con questo togliere il peccato dagli uomini, anche da quelli che lo avevano crocifisso.

Ma questi avvenimenti ci sembrano spesso così lontani – è successo duemila anni fa. Possiamo sentirli in modo profondo e vivo? Sì, possiamo! Noi possiamo andare oltre quelle immagini a cui assistiamo nei servizi divini, che attraggono i nostri cuori, che ci colpiscono, ma che a volte non ci permettono di vedere la vera, terribile tragedia di quello che stiamo commemorando. 

Per rinfrescare in voi questa consapevolezza, vi voglio mostrare un esempio di come un’altra persona, di nome Natalia, nei nostri tempi ha dato la propria vita per gli altri; e come le persone, per le quali questa donna è morta, hanno vissuto tutta la loro vita con l’immagine della sua grandezza e sacrificio.

È successo nei giorni della guerra civile. Una giovane donna di venticinque anni con due figli era capitata in una città occupata dalle guardie rosse. Essendo la moglie di un ufficiale bianco, si era nascosta in una baracca nei pressi della città, sperando che non le dessero più la caccia e di riuscire a salvarsi. Ma in una notte buia qualcuno bussò al suo nascondiglio.

Con terrore aprì la porta, dietro la quale all’improvviso l’aspettava la salvezza: una giovane le disse: siete stati traditi, questa notte vi cattureranno per fucilarvi, dovete andarvene immediatamente! La madre guardò i figli piccoli e disse: Come possiamo andarcene? Ci riconosceranno subito, e inoltre i bambini non riusciranno ad andare lontano! E quella donna, che poco prima era semplicemente una vicina di casa, crebbe all’improvviso alla misura di quello che nel Vangelo si chiama “prossimo”  – la persona più vicina, pronta a dare tutto, fare tutto per l’altro. Natalia disse: No, nessuno vi cercherà, io rimango qui e mi chiamerò con il vostro nome. – Ma vi uccideranno! – Sì, - disse Natalia, - ma io non ho figli… E Zoia se ne andò con i suoi due bambini.

Natalia rimase nel buio che scendeva sempre di più, nel freddo che le entrava nelle ossa. Avrebbe potuto in un istante uscire e diventare di nuovo Natalia, non Zoia. Ma non uscì… Che pensieri aveva allora? Che terribili tentazioni: e se mi fucilano, ma riescono lo stesso a prenderli ed ucciderli, e la mia morte sarà invano? Perché non me ne vado?... non se ne andò. E quando al mattino la presero e la fucilarono, la madre e i figli erano salvi.

Conosco bene questa madre e i suoi figli. Mi dicevano che avevano vissuto tutta la loro vita ricordandone il prezzo, ricordando che dovevano vivere la loro vita in modo tale, che la morte di Natalia non risultasse vana.

E noi? Cristo, Figlio di Dio diventò uomo per amore verso di noi; fu tradito dal suo discepolo, un altro suo discepolo lo rinnegò, i suoi più cari apostoli scapparono impauriti. Lui rimase solo, con sua Madre e l’apostolo Giovanni vicino alla Croce; morì solo, lasciato anche da Dio: mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?! ...e tutto questo per salvarci.

Non vogliamo veramente rispondere alla sua morte così come Zoia e i suoi figli hanno risposto alla morte volontaria di Natalia? Non vogliamo veramente rispondere, cominciando a vivere così che Cristo non si vergogni per noi, e che noi stessi non ci vergogniamo stando davanti alla Croce e vedendolo, sulle sue mani le ferite dei chiodi, sui suoi piedi le ferite dei chiodi, sulla spalla la ferita della Croce, sulla fronte le ferite dalla corona di spine! E non diremo: sì, sapevo che tu sei morto per me, ma ho vissuto secondo la mia volontà, perché la vita degna di te mi era troppo difficile!...

Pensiamoci. Se non riuscite ad andare in chiesa a pregare e testimoniare l’orrore di questa settimana, descritta nei servizi divini, pensateci almeno a casa; anzi, non soltanto pensateci, ma decidete di vivere da oggi in modo tale, che Cristo vi guardi e dica: Non sono morto per nulla, hanno capito il prezzo della loro vita e la misura del mio amore! Vivono in modo degno per loro e per il mio amore! Amen!

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