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  Arciprete Aleksij Uminskij: Predica della domenica dopo la festa della Croce (Marco 8:34-9:1)

pravmir.com, 29 settembre 2013

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Nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito!

Il Signore disse: "Chiunque vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la sua vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde la sua anima? O che cosa potrà dare l'uomo in cambio della propria anima? Chi dunque si vergognerà di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con i santi angeli". E disse: "In verità io vi dico, vi sono alcuni qui presenti che non gusteranno la morte, finché non abbiano visto il regno di Dio venire con potenza" (Marco 8:34-9:1).

Nel Vangelo c'è un passo così terribile che, ogni volta che qualcuno lo legge, sembra sempre come il tremendo Giudizio: Chiunque vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Sono parole terribili, che riflettono perfettamente l'essenza della vita spirituale. Espongono ciascuno di noi, in ultima analisi, passandoci attraverso e rendendo ognuno di noi senza risposte davanti a Dio. Perché la Croce di Cristo definisce perfettamente l'essenza dell'uomo, determina il nucleo del suo essere, e definisce la sua vita.

Ognuno di noi porta questa croce su di sé, ognuno di noi si difende per mezzo di questa croce. Con la parola "croce", ognuno di noi capisce qualcosa di suo, naturalmente. Fondamentalmente, questo è un fardello di problemi irrisolvibili che ci uccidono, per così dire, e non ci permettono di vivere, ci schiacciano in ogni modo. Noi chiamiamo questi problemi la nostra "croce" e siamo tormentati da loro. E per noi, nella nostra comprensione umana, una croce è una tortura.

Una croce è davvero una tortura. Si tratta di uno strumento di tortura, nell'antichità era il mezzo più tortuoso di esecuzione. Ed è veramente così. Ma questo mezzo di tortura è una gioia per i cristiani. Noi cantiamo: "Attraverso la Croce, è giunta la gioia in tutto il mondo". E noi veneriamo in ogni modo questa croce, la indossiamo, e rafforziamo la nostra fede per mezzo di essa. Eppure, che cos'è una croce? Come possiamo vivere con questa croce? Cosa significa nella vita di un cristiano?

Un saggio cristiano ha detto: "Chi vive senza la Croce, vive senza speranza". Perché la vita di una tale persona sarà un allontanamento costante da Dio, sarà un costante nascondersi tra le vanità di questo mondo, un desiderio di abbandonare le proprie responsabilità, si perdere la testa, e di abbandonarsi solo a piaceri esterni e a sogni illusori. Una tale persona non ha nessuna speranza, nessuna speranza di sorta.

Ma se porta la propria croce, allora ha questa speranza. Perché vivere secondo la Croce di Cristo non è semplicemente una questione di iniziare la propria vita da zero, non è semplicemente una questione di iniziare un movimento verso Cristo a partire dal nulla. È la possibilità di seguire Cristo dal più spaventoso abisso, di seguire Cristo e di cambiare la propria vita da una condizione in cui non si può più chiamare se stessi umani. Questo è possibile solo con l'aiuto della Croce di Cristo. Questa è una croce che ciascuno di noi è obbligato a portare per il nostro Signore. Questo ci dà la grande speranza che noi che siamo qui riuniti, così malati e così spesso completamente amareggiati da problemi insolubili nella nostra vita e deformati da peccati passati, abbiamo la possibilità, prendendo la nostra croce, di cambiare completamente, di trasformarci completamente, di fuggire dalla morte alla vita, e di rinascere e risorgere in Gesù Cristo nostro Signore. E questa è la più grande gioia e felicità della vita cristiana. Perché la nostra vita è la salvezza nella nostra speranza, perché il Signore stesso, con la croce su cui fu crocifisso, discese a tali profondità di caduta da impalare su questa croce l'intero nucleo della disperazione umana e del peccato. Nulla è rimasto che non sia stato conquistato da questa Croce, che non sia stato spezzato da questa Croce. E non è rimasto che non sia stato reso sicuro da questa Croce, che non sia stato raggiunto attraverso la sete di vita e di immortalità.

Pertanto la nostra croce è la nostra unica speranza di salvezza, la nostra unica fiducia che la nostra vita cambierà, se prendiamo questa croce seguendo Cristo con essa. Questo significa anche essere in grado di negare noi stessi. Questo significa anche essere in grado di buttare via tutto ciò che noi chiamiamo nostro, ma che in realtà non è nostro: i nostri peccati non sono nostri, le nostre passioni non sono nostre, le nostre ferite dell'anima e la mortalità non sono nostre. Questo non è ciò che il Signore ci ha dato, perché questo non ha alcuna relazione con Dio, e tutto ciò che non ha alcuna relazione con Dio non può avere alcun rapporto con noi. E non importa quanto sia radicato in noi, non importa quanto sia diventato la nostra maschera, distorcendo il nostro vero volto, non importa quanto sia diventato la nostra pelle - non è nostro. Abbiamo bisogno di toglierlo, non importa quanto sia doloroso e terribile possa essere. Se siamo in grado di scoprire noi stessi in questo modo, di rinnegare noi stessi, senza paura di rovinare la nostra vita artificiosa, vuota e priva di significato, allora otterremo Cristo, allora acquisiremo la vita vera ed eterna, che il Signore ci ha concesso con la sua crocifissione e la sua risurrezione. Amen.

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