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  Il problema delle parrocchie

dal blog del sito Orthodox England, 10 marzo 2021

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Il cristianesimo è sempre stato diffuso da monaci e monasteri. Questo è universale. In condizioni normali, ciò che accade è che dopo che la loro missione è stata completata, i monaci (alcuni dei quali sono vescovi – i veri vescovi sono sempre monaci) delegano la gestione quotidiana delle chiese ai chierici sposati. Questi o gestiscono le parrocchie locali fondate dai monasteri oppure, in assenza di qualsiasi sostegno da parte di monasteri o vescovi, fondano essi stessi altre parrocchie.

Per secoli e secoli ha funzionato così, con santa Nina in Georgia, san Martino di Tours in Gallia, san Patrizio in Irlanda, sant'Agostino in Inghilterra, san Bonifacio nelle terre tedesche, i santi Cirillo e Metodio in Moravia, santo Stefano di Perm, san Giobbe di Pochaev nell'attuale Ucraina occidentale, san Cosma d'Etolia in Grecia o i santi Germano e Innocenzo in Alaska. Oggi questo sistema secolare è in crisi ovunque, forse soprattutto nella Chiesa ortodossa russa.

Non ci sono solo le massicce disfunzioni della vita episcopale, monastica e parrocchiale, causate principalmente da 75 anni di feroce persecuzione sovietica all'interno dell'ex Unione Sovietica. Al di fuori dell'ex Unione Sovietica la situazione non è molto migliore in molti luoghi. La decadenza in alcune parti della Chiesa russa prima della rivoluzione, il caos dell'emigrazione, la dispersione del gregge e la catastrofica mancanza di finanziamenti e infrastrutture, hanno causato enormi problemi. Così, ricordo che più di 40 anni fa l'allora rettore della cattedrale di Rue Daru a Parigi, dove migliaia di persone si radunavano per la Pasqua, mi diceva che avevano solo 25 parrocchiani registrati. Il numero delle persone che facevano la comunione la notte di Pasqua era simile: 25.

Molte chiese russe in Russia e nelle capitali al di fuori della Russia assomigliano a poco più che stazioni ferroviarie. I russi chiamano i passanti che potresti non vedere mai più "prokhozhane" (al contrario di "prikhozhane", la parola che indica i parrocchiani). Poi ci sono le persone che vengono di tanto in tanto: "zakhozhane". Queste sono persone che si possono vedere solo una mezza dozzina di volte all'anno. Un esempio: come parrocchia abbiamo circa 4.000 persone che fanno riferimento a noi, ma il nostro elenco di parrocchiani è di poco meno di 600 e questo include anche i bambini. Eppure tutti e 4.000 affermerebbero di essere parrocchiani!

Un altro problema, peggiore in alcuni paesi rispetto ad altri, ma estremamente comune nella Russia e nell'Ucraina che conosco bene, è il massiccio squilibrio di età e sesso. Per ogni 100 donne che stanno in chiesa, ci possono essere solo 15 uomini (al massimo) e due bambini. Ricordo che nella vecchia cattedrale della ROCOR di Londra 40 anni fa, c'erano forse 400 persone (età media 75 anni) alla liturgia domenicale, di cui tre quarti erano donne anziane e gli unici bambini erano i nostri. Dove sono gli uomini? Dove sono i giovani? Perché i nonni non hanno trasmesso la fede ai loro figli e nipoti? La situazione della Chiesa greca in questo paese oggi è molto simile e molto critica. Aspettatevi che molte delle loro chiese chiudano nei prossimi 20 anni.

Nella vecchia ROCOR dell'epoca, ricordo una parrocchiana anziana ed eminente che si vantava che nella loro chiesa i bambini non facevano mai rumore. Le feci cortesemente notare che non c'erano bambini nella loro chiesa (e nemmeno battesimi). Poi si vantava che non avevano mai avuto divorzi nella sua chiesa. Di nuovo le feci cortesemente notare che non c'erano nemmeno matrimoni (l'ultimo era stato trent'anni prima) e che l'età media dei parrocchiani era di circa 75 anni. Si vantava poi di non aver mai avuto problemi con i chierici. Ancora una volta le feci cortesemente notare che questo doveva essere perché non avevano chierici... L'ultimo era morto una decina di anni prima.

Come mi disse un arcivescovo relativamente giovane negli anni '80: meno parrocchie abbiamo, meglio è, perché meno sono le parrocchie, meno sono i problemi. Morì poco dopo.

Perché ci sono così tante chiese (soprattutto in Russia e nell'Europa dell'Est) in cui è impossibile entrare con una carrozzina o un passeggino (figuriamoci una sedia a rotelle)? È forse perché i bambini (e i giovani in generale) non sono i benvenuti e non sono desiderati? (Come anche in tante chiese fuori dalla Russia?).

Perché non ci sono servizi igienici (anche per bambini) e spogliatoi o guardaroba annessi alle chiese?

Perché non ci sono luoghi di incontro per i parrocchiani per conoscersi e sostenersi a vicenda, dove i bambini possono giocare insieme e fare amicizia e dove i giovani possono incontrarsi (e forse sposarsi)? Oppure le chiese vogliono morire?

I bambini sono il nostro futuro. Questa affermazione non è né nuova né originale, ma palesemente ovvia, eppure molte persone ancora non la capiscono.

Una parrocchia non è una vacca da mungere per ottenere soldi. Una parrocchia è una comunità locale verso la quale le persone hanno un senso di appartenenza, alla quale vogliono appartenere, cosa così importante per un gregge disperso.

Una parrocchia è una comunità (non un ghetto razzista, come nella vecchia emigrazione), dove tutti sono i benvenuti, e una comunità che resisterà alle frequenti ingiustizie, persecuzioni, ingerenze e bullismo dall'esterno, e sosterrà il suo clero sia moralmente che finanziariamente. Dove esistono cose del genere?

Finché non avremo parrocchie, non faremo progressi.

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