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  Perché non paghiamo i nostri coristi?

di Benedict Sheehan

pravoslavie.ru

25 febbraio 2015

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Quando, da studente di musica diciottenne, ho avuto il mio primo lavoro pagato come direttore di coro in una chiesa ortodossa, inizialmente mi sentivo un po' a disagio ad accettare uno stipendio. Non perché fossi troppo modesto - nessuno che mi abbia conosciuto a quel tempo mi potrebbe accusare di questo - ma perché pensavo che, dal momento che cantare in chiesa e dirigere il coro era qualcosa che amavo così tanto e quindi avrei volentieri fatto a meno di una paga, non volevo pesare inutilmente sulla parrocchia, che aveva appena iniziato le sue attività un anno o due prima. Ho detto il prete che non volevo essere pagato. Tuttavia, invece di ringraziarmi e lodandomi per la mia magnanimità come mi aspettavo pienamente che facesse (vedete cosa intendo dire, quando dico che non sono troppo modesto?), lui mi ha rimproverato gentilmente e mi ha detto che stavo sbagliando tutto. Non dimenticherò mai la sua spiegazione.

Ha detto che voleva che io accettssi lo stipendio – che era notevole, data la mia età e la mia situazione finanziaria da studente, a 250 dollari alla settimana – per due ragioni. In primo luogo, ha detto, quando si paga qualcuno per fare un lavoro, si sta acquistando il suo tempo, non la sua buona volontà. Ha detto che era sicuro che io avessi tutta la buona volontà del mondo per fare il lavoro, ma voleva pagarmi per assicurarsi che avessi abbastanza tempo per far bene quel lavoro. "Se non sei pagato per fare questo lavoro", ha continuato, "cercherai di farti pagare per fare qualche altro lavoro, e questo vorrà dire che non potresti non avere il tempo necessario per fare a questo lavoro al meglio. Io questo non lo voglio; non voglio che sia un ripiego".

La seconda ragione che mi ha fornito mi ha impressionato per la sua lungimiranza. Ha detto che pagare me alla fin fine non aveva nulla a che fare con me, ma aveva a che fare con la costruzione della parrocchia. E non malgrado il fatto che la missione era nuova, ma proprio perché la missione era nuova, ha detto che dovevano pagare al loro direttore di coro uno stipendio significativo, perché era necessario fissare un buon precedente. "Se la gente impara fin dall'inizio che devono pagare per la musica della chiesa, non ci saranno problemi in seguito." Come ha spiegato, voleva che io accettassi uno stipendio al fine di rendere più facile per la parrocchia sostituirmi quando io avessi deciso di andarmene, cosa che, come presumeva correttamente, era probabile che io facessi dopo non molto tempo. Ha anche aggiunto che avrebbe aumentato il mio stipendio, non appena il bilancio lo avesse permesso. Ed è stato di parola, e ha aumentato la mia paga a 300 sollari alla settimana entro un anno e mezzo. Non c'è dubbio che l'avrebbe aumentata ancora se fossi rimasto più a lungo.

Se stessimo parlando di qualcosa di diverso dalla musica sacra ortodossa in America del Nord, non ci sarebbe nulla di strano nell'approccio di questo sacerdote. Sarebbe semplicemente visto come un amministratore saggio e competente, un uomo d'affari astuto. Tuttavia, stiamo parlando della musica sacra ortodossa in America del Nord, e chiunque abbia tentato di navigare in queste acque sa che vi tirano di solito venti molto differenti.

Non è un segreto che il corista medio di una chiesa ortodossa in Nord America è tristemente sottopagato, se mai viene pagato. C'è stato un tempo, e non molto tempo fa, in cui molte parrocchie ben avviate offrivano un alloggio e un modesto stipendio a tempo pieno al loro direttore del coro. Il risultato evidente è che questi posti di lavoro potevano attrarre musicisti competenti che sarebbero stati stabili per anni, forse per un'intera carriera. Tuttavia, sulla scia del calo finanziario e demografico di molte delle parrocchie della vecchia guardia durante la seconda metà del XX secolo, tutte queste posizioni a tempo pieno di direttori di coro, tranne una manciata, sono scomparsi. Non poteva che seguirne un profondo declino della cultura del canto ecclesiale.

Oggi, nelle chiese, i direttori di coro e i cantori sono, per la maggior parte, poco più che volontari. Ad alcuni è pagato uno stipendio simbolico, ma è estremamente raro trovare una chiesa che paga il suo direttore di coro abbastanza, ad esempio, da farlo trasferire, per non parlare di offrirgli una possibilità di carriera. Molti musicisti di ecclesiali, di conseguenza, finiscono per essere lavoratori interinali, con altri posti di lavoro, o i cui coniugi hanno altri posti di lavoro, e che servono la parrocchia essenzialmente per carità. "Buon per loro!", diciamo. Tuttavia, in uno scenario del genere, finisce per essere un terno al lotto il fatto che la parrocchia abbia un musicista competente o meno. Molte non lo hanno, e devono arrangiarsi. E anche se una parrocchia ha la fortuna di imbattersi in un musicista ecclesiale esperto che è disposto a prendersi il lavoro, che ha altri mezzi di sostegno finanziario e che ha un'elevata tolleranza per il livello generalmente basso di competenza e d'impegno in cui oggi di trovano tanti cori ecclesiali, c'è una buona probabilità che un tale esperto musicista ecclesiale lascerà il suo lavoro in poco tempo, per trasferimento, o per esaurimento, o perché qualcosa cambia nel suo vero lavoro e non può far fronte a entrambi i campi, o per una serie di altri motivi. Allora la parrocchia deve ricominciare da capo e pregare che qualcun altro cada dal cielo, o, in mancanza, sostituire il direttore del coro con chiunque abbia voglia di farlo, competente o meno. Pertanto, il livello del canto in quella parrocchia potrà fluire e rifluire a seconda dell'abilità del direttore, ma quasi certamente diminuirà nel lungo periodo a causa dell'instabilità della situazione.

La domanda ovvia qui è: perché ci stiamo comportando in modo così irrazionale e controproducente? Perché non ci limitiamo semplicemente a pagre i musicisti ecclesiali quello che valgono? La risposta è semplice: "Non possiamo permettercelo." Ma non è così semplice. Senza dubbio, ci sono stanno parrocchie che lottano con difficoltà finanziarie tanto gravi che si preoccupano appena di mantenere le luci accese. Oppure ci sono parrocchie di missione che stanno appena decollando e che non sono ancora pronte neppure ad affittare un locale tutto loro. Ma in questi casi, è probabile che non sia solo il direttore del coro che deve fare il volontario, ma anche il prete. Mi piacerebbe credere che questo livello di difficoltà finanziarie non sia la norma, e dato che l'Ortodossia in America sembra essere di nuovo in crescita, ho il sospetto che non lo sia.

Il Signore disse: "dov'è il tuo tesoro, là è anche il tuo cuore". Penso che la vera ragione per cui la maggior parte dei musicisti ecclesiali in ortodossi America non è pagata è che la buona musica sacra ha cessato di essere per noi un valore. Guardiamo per un momento il mondo protestante. A dispetto di una diminuzione dei membri fra le denominazioni protestanti, un organista di chiesa, secondo la guida degli stipendi dell'American Guild of Organists del 2014, "può aspettarsi di guadagnare ovunque da 30.000 a 100.000 dollari all'anno, più i benefici, a seconda della formazione e dell'esperienza. Molte di queste chiese pagano anche a un direttore di coro separato uno stipendio paragonabile, e spesso pagano anche ai solisti del coro uno stipendio settimanale per cantare. Ho avuto io stesso uno di questi lavori da solista, a 150 dollari per funzione, prima di trovare un valido posto di direttore di coro ortodosso. Ovviamente, le Chiese protestanti in America tendono ad avere significativamente più membri, e molto più denaro, rispetto alla maggior parte delle chiese ortodosse del paese, ma penso che sia lecito ritenere che almeno alcune chiese ortodosse ben consolidate e ben dotate abbiano bilanci annuali paragonabili a una parrocchia media protestante con personale che si occupa di musica. Tuttavia, sarei scioccato di apprendere che anche una singola chiesa ortodossa in America del Nord paga il suo direttore musicale qualcosa di lontanamente vicino a 100.000 dollari all'anno più i benefici, per non parlare di altri musicisti pagati regolarmente. (Se una tale chiesa esiste, spero che qualcuno me lo faccia sapere, e invierò subito il mio curriculum per posta). Ripeto, la buona musica sacra ha cessato di essere un valore per gli ortodossi americani.

Spesso spieghiamo il divario tra il mondo della musica ortodossa e il mondo della musica protestante in America (se mai ci pensiamo) dicendo qualcosa come "la musica ecclesiale occidentale è tutta professionalità, ma la musica ortodossa è preghiera, e la perfezione non è importante". O forse qualcuno racconterà la storia di un monastero, che ha assunto un coro professionale per il suo giorno di festa, solo per avere in seguito la rivelazione che il santo che stavano onorando non era neanche riuscito a sentire la funzione. C'è molto da sviluppare su questa linea di ragionamento, sia in termini di dati storici sia di ragionamenti teologici, e mi piacerebbe affrontarla in una certa profondità, così ne riparleremo in seguito. Qui basti dire che penso che non ci sia alcun conflitto intrinseco la tra musica ecclesiale professionale – cioè capace, istruita e vocazionale – e la spiritualità ortodossa. Se ci fossero conflitti inerenti, non avrebbero mai appositamente ordinato cantori ecclesiali (un tempo li ordinavano); non ci sarebbero mai state accademie di canto ecclesiale ortodosso (che esistono da molto tempo); le chiese avrebbero avuto raramente, o mai, cantori a libro paga regolare (lo facevano di routine, e ancora lo fanno oggi in molti luoghi); e il repertorio liturgico ortodosso, sia antico sia moderno, non sarebbe altro che una nota in calce negli annali della musica sacra (èd è tutt'altro che una nota).

Il fatto è che, mentre possiamo cullarci nella nostra negligenza collettiva della musica liturgica ortodossa e dei musicisti ortodossi in termini spirituali – sia quelli di cui sopra, sia di molti altri ancora – questi argomenti ammontano a poco più di una cortina fumogena. Quello che è veramente al cuore della questione, temo, è un certo lassismo per quanto riguarda la Liturgia stessa. Il sacerdote dice alla fine di ogni liturgia, "santifica coloro che amano il decoro della tua casa." Che cosa sarebbe il buon canto ecclesiale, se non decoro della casa di Dio? E se amare attivamente il decoro della casa di Dio, come dice la preghiera davanti all'ambone, è un cammino di santità, perché esiteremmo a percorrerlo? Esitiamo perché abbiamo permesso che altre cose occupino la nostra attenzione e il nostro tesoro. Per essere franchi, abbiamo permesso alla musica, in molte delle nostre chiese, di scendere a un livello pateticamente basso, sia in termini di qualità e d'impegno dedicato, e faremmo bene a offrire qualche aiuto come se fosse un dovere spirituale. La corretta linea di condotta, come in ogni aspetto della vita spirituale, è di pentirsi e tornare ad impegnarsi in ciò che è importante a livello centrale. Mentre iniziamo la stagione della Grande Quaresima, un periodo dell'anno in cui la musica in chiesa diventa una componente più centrale nella vita dei cristiani ortodossi rispetto a qualsiasi altro periodo dell'anno, e un periodo in cui le energie e il tempo dei musicisti ecclesiali sono sfruttati all'estremo, guardiamo con serietà allo stato della musica nelle nostre chiese. È degna di una Chiesa che afferma di essere una, santa, cattolica e apostolica? Mostra al mondo che noi crediamo con tutto il cuore in quello che stiamo facendo, e che abbiamo dedicato tutto al servizio del Regno di Dio? Si tratta di una degna offerta delle nostre primizie a Dio, e di un sacrificio di amore per il prossimo? Ovviamente, il denaro non è l'unica risposta al problema del calo della cultura musicale nell'Ortodossia americana, ma è sicuramente parte della soluzione, e molte altre cose vanno di pari passo. "Laddove è il tuo tesoro, là è anche il tuo cuore". È una legge spesso ripetuta della vita che "si ha quello per cui si paga"; quindi se non pagate per una buona musica ecclesiale, probabilmente non la ottrrete. Cominciamo a pagare per la musica sacra.

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