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  Sull'essere ancora presenti: a proposito dei convertiti

dal blog del sito Orthodox England

19 febbraio 2016

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La psicologia dei neofiti (recenti o vecchi) è universale perché la natura umana è universale. Per citare alcuni esempi dalla vita reale, indipendentemente dal fatto che stiamo parlando di un protestante che è diventato un cattolico, un cattolico romano che è diventato un protestante, un francese che è diventato un buddhista, un inglese che è diventato un musulmano, o un tedesco che si è unito alla Chiesa ortodossa, l'idealismo del neofita rimane lo stesso.

Sì, l'idealismo, e spesso l'idealismo di tipo libresco, perché questo è ciò con cui abbiamo a che fare quando abbiamo a che fare con i neofiti. I neofiti vogliono sempre vivere l'ideale, il convertito al cattolicesimo vuole diventare ora un papista, il convertito al protestantesimo vuole conoscere tutta la Bibbia a memoria da questa sera, il convertito al buddismo vuole subito il nirvana, il convertito all'Islam vuole diventare oggi un mistico sufi, il convertito all'Ortodossia legge la Filocalia e solo con questo vuole diventare un esicasta.

Ma non funziona così. L'errore di tutti i neofiti è che vogliono correre prima di saper camminare. Per definizione questo significa che cadono. E quando cadi, ti fai male. E quando ti fai male, puoi fare una di queste due cose: puoi rialzarti da solo e dire a te stesso, 'sono stato umiliato, ora voglio ascoltare le voci dell'esperienza e, come tutti gli altri, voglio imparare a camminare prima di provare a correre, tanto più che nessuno mai mi ha chiesto di correre, me lo sono imposto io'; oppure puoi rialzarti da solo e allontanarti nella depressione e nell'amara disperazione che nascono dall'orgoglio, rinunciando alla lotta per l'auto-miglioramento.

Questo si chiama abbandono, ed è estremamente comune tra i neofiti ed è sempre causato da orgoglio, da mancanza di fede. Mi ricordo di una suora anziana che era stata nel suo convento per cinquant'anni, e che diceva: 'Posso non essere un'ottima suora, e di certo non sono una santa, ma ne ho viste in gran numero andare e venire, l'una dopo l'altra, ma almeno io sono ancora qui'. Ed 'essere ancora qui' è una parte della salvezza, perché non possiamo essere salvati senza la perseveranza, che è la fede, la speranza nella Provvidenza di Dio.

Cambiare in profondità richiede anni. Non possiamo diventare santi proprio così, come alcuni convertiti pensano quando usano alcune citazioni un po' fuori contesto dei Padri della Chiesa e dei santi contemporanei per giustificare il loro orgoglio. È per questo che Dio ci dà tutta una vita da vivere e siamo tenuti a fare uso di ogni momento in quella vita, perché non sappiamo quanto presto finirà tale vita. Tuttavia, dobbiamo essere realistici, non imporre su noi stessi oneri impossibili per l'orgoglio della nostra volontà, ma dobbiamo misurare noi stessi e chiedere a chi ha esperienza prima di intraprendere qualsiasi cosa. Prendiamo su noi stessi ciò che Dio ci dà e non di più. Essere idealista in ogni cosa significa soffrire dell'orgoglio delle illusioni e chi soffre di illusioni soffre sempre di disillusioni – ovvero di depressione. In altre parole, la depressione viene dall'orgoglio.

Nel corso dei decenni abbiamo visto molti casi. Il primo errore del neofita è confondere l'esterno con l'interno. Per esempio, abbiamo visto neofiti unirsi alla Chiesa e, anche se sposati, iniziare a vestirsi come monaci o monache. Tali individui, a volte con rabbia e aggressività, cadono poi nella disperazione perché la realtà non è conforme ai loro alti ideali. Raramente rimangono nella Chiesa per lungo tempo, o l'abbandonano o altrimenti finiscono nelle sette, che sono solo le porte di uscita dalla Chiesa. Quando i neofiti rimangono, iniziano a vestirsi normalmente come tutti gli altri.

Un altro esempio è con il controllo delle nascite. Poiché l'ideale della Chiesa è l'assenza di controllo delle nascite, abbiamo visto neofiti intellettuali e idealisti che hanno un gran numero di bambini – e che non sanno come crescerli e che per conseguenza cadono in depressione. Il buon senso (ma non l'idealismo) ci dice che ci sono casi in cui dobbiamo scegliere il male minore. Ci sono metodi non abortivi di contraccezione, che sono dei compromessi con l'ideale, ma che ci permettono di crescere come si deve un numero limitato di figli, che poi a loro volta rimangono nella Chiesa.

Alcuni dicono che vivono senza far uso di contraccezione, e quindi semplicemente non hanno rapporti sessuali. Tuttavia, abbiamo visto anche il risultato di tali decisioni nei relitti di due matrimoni, uno in cui una donna ha cercato conforto in un altro uomo, perché il marito le rifiutava l'affetto che lei desiderava così disperatamente, e un altro in cui un uomo se n'è andato con la sua segretaria. Noi non benediciamo la contraccezione, ma la permettiamo come male minore.

Nella parrocchia media dobbiamo prima avere l'umiltà di seguire gli ortodossa medi. Certamente veneriamo i santi, ma non siamo santi e non abbiamo pretese di essere o di diventare santi. Sì, stiamo salendo una scala verso il cielo, ma siamo solo sul primo gradino e alla fine della nostra vita potremmo arrivare solo al secondo gradino. Noi non immaginiamo niente di altro.

Sì, non siamo buoni ortodossi, ma quello che sappiamo è che stiamo facendo del nostro meglio. Non è molto, ma la nostra speranza non è comunque nei nostri deboli sforzi, ma nella misericordia di Dio, la sola che ci può salvare. Le persone medie sono le persone da imitare per prime. Ricordiamo le parole del Vangelo: 'Con la vostra perseveranza guadagnerete le vostre anime'.

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