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  La situazione dell'Ortodossia inglese e una visione del futuro dell'Ortodossia russa in Europa

dal blog del sito Orthodox England

24 luglio 2015

 
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Dio non è nella potenza, ma nella giustizia.

sant'Alessandro della Neva

Introduzione

Mi è stato detto che io 'dico le cose così come sono'. Forse per questo, mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sulla situazione dell'Ortodossia inglese contemporanea, con particolare attenzione alla tragica eredità del defunto metropolita Antony (Bloom) e al conseguente scisma di Surozh. Lo farò, perché ho conosciuto bene il metropolita, una quarantina di anni fa, tra il 1974 e il 1982, e nel gennaio 1981 è stato lui a tonsurarmi lettore. Penso anche che ne valga la pena, perché la situazione passata e presente in Inghilterra riflette tanto di ciò che è vero anche nel contesto europeo più ampio. Tuttavia, lo faccio ancora a malincuore, perché non mi piace parlare del passato triste e preferirei di gran lunga parlare del futuro. D'altra parte, come si può avere una visione del futuro, se prima non si capiscono il passato e il presente?

È vero, ho alcuni buoni ricordi del passato. Tuttavia, a parte le centinaia di giovani parrocchiani, di cui battezzo fino a cinquanta figli all'anno, ho sei figli e ho dei nipoti, ed è per il loro futuro, non per il mio passato, che io vivo. Questo è il motivo per cui penso che dovremmo paragonare la situazione dell'Ortodossia inglese con la situazione generale di tutti noi ortodossi russi in Europa occidentale. In questo modo desidero anche evitare la comune malattia inglese (e neppure così tanto inglese) del campanilismo e dell'insularità. Il passato è il paese dei morti, tutto ciò che possiamo e dobbiamo fare è pregare con compassione per gli esseri umani deboli come noi che vi hanno preso parte. Un giorno saremo tutti fianco a fianco di fronte al tremendo giudizio. Guardiamo al futuro, dove tutto è possibile. Tuttavia, prima di poter guardare al futuro, devo fare il mio dovere e cominciare dall'inizio.

Parte prima – Il passato e il presente: l'Ortodossia inglese

Oggi vi sono circa duemila ortodossi inglesi (il numero di ortodossi scozzesi, irlandesi e gallesi è ancora più piccolo – di ogni popolazione ce n'è solo qualche decina al massimo), e una settantina di inglesi sono suddivisi nel clero delle tre giurisdizioni o diocesi principali. Le altre quattro giurisdizioni presenti in Inghilterra, come altrove, quella romena, quella serba e le piccole giurisdizioni ortodosse bulgara e georgiana, sono quasi del tutto mono-nazionali e hanno pochissimi membri inglesi. Le tre giurisdizioni o diocesi con membri inglesi sono: il patriarcato di Antiochia, il patriarcato di Costantinopoli (due gruppi) e la Chiesa ortodossa russa (due gruppi).

1. Il patriarcato di Antiochia

Una ventina di anni fa, circa 300 anglicani scontenti sono stati accolti con il loro programma in questo patriarcato. Erano stati precedentemente allontanati dal patriarcato di Costantinopoli e dalla diocesi di Surozh della Chiesa ortodossa russa, entrambi vincolati dai loro legami ecumenici con Canterbury. Poiché Antiochia praticamente non esisteva in Inghilterra fino ad allora, è nata in pratica una nuova giurisdizione, e quindi un'ulteriore divisione. Tutti i sacerdoti in questo gruppo con una singola eccezione erano sacerdoti anglicani, in seguito ordinati come sacerdoti ortodossi con poca formazione. Un uomo che ora è stato sospeso era stato ordinato entro tre giorni dalla sua ricezione.

Data questa storia, oggi il gruppo sembra formare un club ex anglicano piuttosto isolato, con ancor minore presa sulla stragrande maggioranza della popolazione inglese. In effetti, alcuni in questo gruppo sembrano respingere i non anglicani, una delle loro parrocchie ha perfino vietato di utilizzare qualsiasi lingua tranne l'inglese, e alcuni chiamano questo gruppo 'Angliochia'. Queste parrocchie ex-anglicane sembrano avere poco a che fare con l'Ortodossia araba e sembrano evitare di concelebrare con le altre giurisdizioni, anche se il loro clero si veste come quello russo. Una persona, forse in modo ingiusto, mi ha detto la formula: 'Anti-russo + anti-greco = Anti-ochia'.

Tale punto di vista rappresenta solo la metà negativa della realtà. Dal lato positivo, questo gruppo è molto dinamico, alcune parrocchie hanno la proprietà dei loro locali e ci sono alcuni sacerdoti più giovani, ora più di quindici in tutto. Le parrocchie più grandi attirano soprattutto fedeli dell'Europa dell'Est, privi di funzioni nella propria lingua, o greci che hanno smesso di frequentare le proprie chiese. Alcune di queste persone conoscono la loro fede e sono in grado di educare il clero antiocheno. La recente nomina per loro, con 20 anni di ritardo, di un vescovo antiocheno, che può ottenere un visto per venire in Inghilterra a novembre, potrebbe finalmente significare l'introduzione della disciplina liturgica e un ingresso nella corrente principale della Chiesa di gruppi finora ai margini. Ciò dovrebbe includere l'insegnamento al clero su come servire, l'insegnamento ai fedeli su come cantare (per ora è usato un canto in 'stile russo' anglicanizzato), così come la fine dell'intercomunione, di pratiche 'carismatiche' e di altre pratiche estranee, come la commemorazione degli armeni e degli etiopi come ortodossi, l'uso di ragazze come accoliti o la comunione obbligatoria per tutti, come accade in alcune parrocchie.

Le funzioni antiochene a cui ho partecipato assomigliano a un misto di anglicanesimo e di una conoscenza molto confusa del Tipico ortodosso con funzioni inventate, una sorta di approccio 'alla giornata'. Questo stile ha screditato il gruppo antiocheno. In conclusione, gli antiocheni hanno lo zelo, cosa ammirevole, ma non la conoscenza, cosa non ammirevole. La domanda è se vogliono la conoscenza e se hanno l'umiltà di accettare la disciplina e le tradizioni della Chiesa ortodossa e un vescovo ortodosso, invece di imporre sui fedeli programmi anglicani. I preti anglicani in pensione con l'hobby del 'rito orientale' sono una cosa, la Chiesa ortodossa è un'altra cosa.

2. Il patriarcato di Costantinopoli

a. L'arcidiocesi di Thyatira

Si tratta di una grande diocesi, per lo più greco-cipriota, il cui arcivescovo in carica deve possedere un passaporto greco, cipriota o turco. Tuttavia, poiché i greco-ciprioti sono emigrati in Inghilterra da Cipro (parte del Commonwealth) principalmente tra il 1945 e il 1975, ora stanno scomparendo. Il nazionalismo è diffuso, e gli inglesi che si accostano all'Ortodossia (così come i romeni e altri) sono tipicamente allontanati dalle sue parrocchie e viene detto loro di andare a unirsi alla Chiesa anglicana, perché 'non sono greci'. La perdita di giovani ciprioti è tale che non meno di sei sacerdoti di etnia cipriota servono oggi nella diocesi anglicana di Londra. Almeno là possono comprendere la lingua delle funzioni.

L'ellenizzazione dei pochi anglicani che sono stati ricevuti e ordinati è obbligatoria. Nomi ultra-greci come Kallistos, Meliton, Aristobulos, Pankratios, Ephraim, Panteleimon, Palamas, Kosmas, ecc., sono imposti su ex preti anglicani con nomi ortodossi perfettamente buoni, e sono ordinati come chierici ortodossi greci a buon mercato (non pagati). Uno di loro è così ellenizzato che ha cambiato perfino il suo cognome in un nome greco. L'esempio più noto di questo gruppo è l'ex accademico di Oxford, Timothy (oggi metropolita Kallistos) Ware, che vive come un parroco in pensione e non è mai stato un vescovo diocesano, ma piuttosto un 'vescovo da convegno'. Questi ex-anglicani ellenizzati usano uno stile russo di canto nelle loro funzioni, probabilmente a causa della difficoltà di adattare il canto greco dal suono estraneo in una qualsiasi lingua diversa da quella greca.

b. Il decanato dell'Esarcato

Come nel resto del mondo, il Patriarcato di Costantinopoli ha preso nella sua giurisdizione per ragioni politiche anche gruppi di dissidenti, come i nazionalisti ucraini e l'Esarcato di Parigi. Il secondo gruppo è ritornato a essere presente in Inghilterra dal 2006, rifondato da 300 'bloomiti' per lo più ex anglicani, tra cui più di dieci sacerdoti. In altre parole, questi erano i dissidenti dalla diocesi di Surozh, allora nel patriarcato di Mosca, in precedenza gestita dal metropolita Antony Bloom (vedi sotto, al punto 3). Dopo la morte nel 2004 del metropolita Antony, il loro capo e protettore, questi non volevano aderire alla disciplina e alle tradizioni della reale Chiesa ortodossa russa, che a quel tempo erano reintrodotte nella loro diocesi. Così, se ne sono andati nell'Esarcato di Parigi, in un primo momento sotto il controverso vescovo Basil (Osborne), poi, dopo la sua riduzione allo stato laicale, sono diventati un piccolo decanato.

Qui, sotto il patriarcato di Costantinopoli, avrebbero avuto il permesso di fare ciò che volevano, compreso il mantenimento delle pratiche personali del metropolita Antony (Bloom), senza interferenze da Costantinopoli o da Thyatira o da Parigi, come uno dei loro sacerdoti mi ha detto con orgoglio. Per esempio, avrebbero avuto la comunione senza la confessione, l'intercomunione (come il loro sito web aveva annunciato a un certo punto), l'uso del nuovo calendario, la proscomidia celebrata al centro della Chiesa, l'uso di paramenti greci o i nomi gridati durante la funzione in uno stile 'carismatico' anglicano, o la comunione resa obbligatoria per tutti.

Questo gruppo è molto piccolo, con diverse comunità di dieci persone o meno. Dove è più grande, è a causa della presenza di europei dell'Est, per esempio, i romeni privi di una loro chiesa, che non hanno alcuna fedeltà o all'ideologia bloomita, né la conoscono. Il decanato non ha praticamente alcuna proprietà sua e negli ultimi anni, anche se ha ordinato diversi chierici anglicani in pensione, praticamente senza alcuna formazione, sembra essere in corso di estinzione. L'età media del suo clero è di circa 70 anni e molti dei suoi laici iniziatori sono della stessa generazione.

Sembra difficile da capire perché, se desiderano sopravvivere, non si limitano a unirsi al gruppo ex anglicano antiocheno, o almeno a unirsi agli ex-anglicani nella diocesi maggioritaria di Thyatira. Alcuni hanno suggerito che c'è una ragione di classe, che è perché l'Esarcato è in gran parte composto da ex-anglicani di classe alta, mentre gli altri ex-anglicani sono di classe media. Alcuni chiamano questo gruppo, come il gruppo antiocheno, 'anglicani con le icone' o 'anglodossi', piuttosto che ortodossi.

3. La Chiesa russa

a. La diocesi delle Isole Britanniche e dell'Irlanda della ROCOR (Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia)

Dopo aver stabilito la prima parrocchia in Inghilterra nel 1919, la ROCOR stabilì una diocesi in Inghilterra nel 1929 sotto il vescovo Nikolaj (Karpov), a cui singolarmente non fu dato un titolo fittizio come 'di Thyatira' o 'di Surozh', come alle altre diocesi , ma il vero titolo, 'di Londra'. È stata anche la prima diocesi ortodossa ad avere una vita monastica in Inghilterra e la prima diocesi a usare l'inglese, dagli anni '30 in poi. La diocesi si è ampliata dopo il 1945, con un'ondata di nuovi immigrati. Tuttavia, dopo la partenza dell'arcivescovo Ioann (Maksimovich) (ora san Giovanni di Shanghai) nel 1962, la diocesi cadde in correnti nazionalistiche e settarie e per un tempo divenne isolata.

Dagli anni '70 in poi, un piccolo gruppo di convertiti anglo-cattolici non integrati ha cominciato a imporre il vecchio calendarismo, importato dagli Stati Uniti sotto l'influenza del vescovo Gregory (Grabbe) di New York. Le loro opinioni erano marcate dall'anti-anglicanesimo, piuttosto che dall'Ortodossia, una negatività che veniva dall'orgoglio spirituale. Di fronte al fallimento dei nazionalisti russi di trasmettere la fede ai loro figli e nipoti e a queste tendenze settarie, la diocesi della ROCOR, una volta di gran lunga più grande della nuova diocesi di Surozh, negli anni '70 e '80 ha cominciato a estinguersi. Alla fine degli anni '70 e '80, in rapida successione ha perso i suoi due ultimi vescovi, anziani e malati, il suo sacerdote di Londra e la sua chiesa di Londra. Gli inglesi erano allontanati dalle parrocchie russe o erano scoraggiati dal vecchio calendarismo settario che cercava di impadronirsi della vita diocesana. Sembrava che la diocesi della ROCOR sarebbe scomparsa del tutto.

Questo periodo deve essere compreso nel contesto dell'allora generale battaglia interna nella ROCOR tra New York e Jordanville, cioè, tra l'ala politica, nazionalista e settaria della ROCOR e l'ala spirituale, che vedeva in san Giovanni di Shanghai il suo rappresentante di punta. (Purtroppo, è anche vero che quando san Giovanni era in Inghilterra, non è mai stato frequentato da personaggi come il metropolita Antony (Bloom) o padre Sophrony (Sakharov), ed entrambi lo hanno ignorato nella migliore delle ipotesi). In seguito, a San Francisco, san Giovanni era stato molto perseguitato da questa ala politica della ROCOR perché faceva missione tra i non russi, perché pregava per i patriarchi di Mosca prigionieri e perché, come la maggior parte della ROCOR, sapeva che l'unità ecclesiale sarebbe venuta non appena la Chiesa in Russia si fosse liberata dalla tirannia atea. Queste cose erano negate dai settari politici, che dagli anni '70 hanno cominciato ad asserire per giustificare il loro settarismo che il patriarcato di Mosca era 'privo di grazia' e che in qualche modo la ROCOR era l'ultima vera Chiesa sulla terra!

Mentre gli anziani russi morivano, negli anni '90 la diocesi britannica della ROCOR è stata provvidenzialmente rinnovata dai nuovi arrivi dalla Russia, che vi trovavano lo stesso ethos di fondo che c'era nel Patriarcato di Mosca in Russia (ma che non trovavano nella diocesi di Surozh, che, ironia della sorte, era ufficialmente parte del Patriarcato di Mosca!). Questi nuovi arrivi hanno pagato la costruzione della piccola cattedrale in stile russo della ROCOR a Londra. Mentre nel 2007 si avvicinava l'unità tra la ROCOR, sotto il sempre memorabile metropolita Lavr, e il Patriarcato di Mosca, sotto il patriarca Alessio II emigrato dall'Estonia, si è verificato lo scisma da tempo previsto. Una quarantina di convertiti principalmente anglo-cattolici e alcuni individui di estrazione russa molto di destra (tra cui anche alcuni filo-nazisti) hanno lasciato la ROCOR. Questo era esattamente lo specchio dello scisma di Surozh (vedi sotto).

Questa è stata per loro una tragedia spirituale, ma il sollievo provato dai fedeli era palpabile – l'ascesso che era cresciuto con l'infiltrazione del settarismo dagli Stati Uniti negli anni '70 era finalmente scoppiato. Altri problemi periferici si sono risolti da soli con la partenza di pochi altri individui, ed entro il 2009 tutti gli estremisti si erano allontanati, la normale vita della Chiesa poteva continuare da un centro ormai sano e la Chiesa era pronta a crescere di nuovo. La ROCOR è stata in grado di tornare al suo destino e al suo percorso storico pionieristico di essere una diocesi ortodossa russa integrata e bilingue, fedele alla Tradizione, a suo agio nella cultura delle Isole Britanniche, e senza timore di interferenze da forze esterne. Avendo passato i suoi dolori di crescita adolescenziale, la diocesi della ROCOR aveva superato la crisi ed era diventata molto più forte e adulta.

Qual è la situazione oggi? Oggi la maggior parte membri di ROCOR sono persone che si sono stabilite in Inghilterra (e anche in Galles e in Irlanda) dall'ex Unione Sovietica. In altre parole, il gregge è praticamente identico al gregge della nuova diocesi di Surozh (vedi sotto). Tuttavia, otto membri del clero sono inglesi, ma c'è anche un diacono romeno e due eccellenti membri del clero russi dall'ex Unione Sovietica. Nel 2006 il futuro arcivescovo Elisej di Surozh è stato effettivamente indicato al patriarcato di Mosca (che allora stava affrontando lo scisma di Surozh) dal vescovo diocesano della ROCOR, l'arcivescovo Mark di Berlino.

Anche se la maggior parte membri della ROCOR provengono dall'ex Unione Sovietica, a differenza di Surozh la diocesi della ROCOR ha una lunga storia, con memorie che risalgono a prima della seconda guerra mondiale e alla rivoluzione fino ai tempi dello tsar, ha una lunga e profonda esperienza pastorale, compreso l'uso della lingua inglese, ha i propri edifici ecclesiastici, e quindi una voce indipendente dalle organizzazioni eterodosse. In altre parole, la ROCOR non potrebbe certamente essere mai accusata di essere dipendente da una personalità o di essere 'sovietica', come la diocesi di Surozh è stata a volte, ed è molto meglio stabilita come diocesi. Tuttavia, la debolezza della diocesi della ROCOR è sicuramente la sua scarsità di sacerdoti, specialmente in Galles e in Irlanda, e la sua mancanza di un vescovo diocesano residente. Il problema principale è ora l'ulteriore crescita.

b. La diocesi di Surozh del patriarcato di Mosca

Diverse centinaia di inglesi ortodossi si trovano nella diocesi Sourozh della Chiesa ortodossa russa in Russia, conosciuta come il patriarcato di Mosca. Alcuni di loro risalgono al tempo in cui la diocesi era governata dal metropolita Antony (Bloom) (+ 2004), altri sono venuti più di recente. Mi è stato chiesto di fare un resoconto della tragica eredità del metropolita Antony. Questo sarà tanto lungo quanto complesso.

Quando la piccola parrocchia che dipendeva dall'esarcato di Parigi a Londra era tornata sotto la giurisdizione del patriarcato di Mosca, dopo la seconda guerra mondiale (assieme al suo leader a Parigi, il metropolita Evlogij), padre Antony (Bloom), uno ieromonaco senza barba e senza istruzione teologica, era stato inviato da Mosca da Parigi a prendersi cura del gruppo in questione. La stragrande maggioranza degli emigrati russi in Inghilterra, arrivati sia dopo il 1917 sia dopo il 1945, non voleva avere nulla a che fare con il patriarcato di Mosca e con il padre Antony dall'aspetto modernista, e continuò a far parte delle ben più grandi parrocchie della diocesi della ROCOR.

Pertanto, praticamente senza un gregge ma con un grande talento, padre Antony imparò l'inglese e cominciò a fare opera missionaria tra gli anglicani, attirando diverse centinaia nella ex chiesa anglicana che usava a Londra. Nel corso degli anni, il loro numero aumenttò, fino a forse più di 2.000, e lui fu in grado di formare una piccola diocesi a cui fu dato il titolo di Surozh. Questa sembrava una cosa buona in teoria; la realtà era ben diversa. La diocesi di Surozh era una diocesi sulla carta, un impero della fantasia. Ci furono tre ragioni per questo.

In primo luogo, il metropolita Antony, come era diventato dai primi anni '60, ansioso di creare una diocesi, vi faceva entrare gente senza preparazione, ovvero, senza prima rimuovere il loro bagaglio anglicano e la loro impurità spirituale. Non avendo la minima idea della tradizione ortodossa russa, la maggior parte di loro se n'è andata molto rapidamente, spesso in poche settimane o mesi. Come esempio di questo, voglio raccontare ciò che mi ha detto cinque anni fa uno dei nuovi suddiaconi russi della cattedrale di Surozh a Londra, parlandomi di una visita del fine settimana del nuovo vescovo diocesano, l'arcivescovo Elisej di Surozh, a una comunità provinciale.

Quando l'Arcivescovo Elisej si era alzato la domenica mattina, la moglie del prete gli aveva chiesto se desiderava pancetta e uova per la colazione. Ora, questa è una cosa normale nella Chiesa d'Inghilterra (o anche in parti della Chiesa cattolica di oggi), dove la comunione, se viene data, è semplicemente un memoriale di pane e di vino e non c'è alcun digiuno preliminare. Per un ortodosso, naturalmente, è scioccante che un prete ortodosso mangi pancetta e uova prima della Liturgia e della comunione. In realtà, sono rimasto scioccato io dal suddiacono e gli ho detto: 'Vuol dire che non sapevate che così è stata gestita per decenni l'intera diocesi di Surozh?' Sono rimasto stupito dalla sua ingenuità e gli ho detto: 'Ora capite perché gli ortodossi seri si sono uniti alla ROCOR'.

Nel 1976, andando contro alla linea anti-Solzhenitsyn del governo sovietico (imposta anche sul patriarcato di Mosca) e in cerca di libertà politica dalle pressioni politiche sovietiche (ritenute di cattivo gusto soprattutto da chi proveniva dagli anglicani di classe superiore dell'Establishment nella sua cattedrale di Londra), il metropolita Antony chiese di aderire alla ROCOR. Come conseguenza delle sue attitudini non ortodosse, sopra illustrate, questo gli fu rifiutato. La ROCOR non voleva un vescovo con pratiche non ortodosse; se la ROCOR lo avesse accettato, ne sarebbero risultati solo scandali.

In secondo luogo, il metropolita Antony non si rivolse mai alla massa della popolazione inglese, alla quale rimase completamente sconosciuto nonostante le sue apparizioni televisive (in un periodo in cui solo la parte più ricca della società aveva la TV) e interviste radiofoniche. Si concentrò sulla classe superiore, in particolare i ricchi accademici, artisti, scrittori, musicisti e poeti, molti dei quali vivevano intorno alla sua cattedrale ex anglicana nella parte più ricca di Londra. Il metropolita Antony sembrava avere poco tempo per gli inglesi comuni, se mai ha saputo della loro esistenza.

Era anche tristemente noto per non visitare mai le sue parrocchie e congregazioni. La maggior parte di loro non l'aveva mai visto sul posto e non aveva idea di cosa fosse una visita o una funzione episcopale. (Il metropolita Antony solitamente serviva le funzioni al modo sacerdotale, rifiutandosi di celebrare servizi episcopali, se mai ha saputo come farli). Non era un liturgista e non insegnava a nessuno come celebrare le funzioni. La sua era una religione di élite ed era spesso difficile sapere esattamente quello che diceva – tutto sembrava nello stile filosofico francese e senza sostanza. Negli anni '70 e all'inizio degli anni '80, come so fin troppo bene per esperienza personale, non aveva assolutamente tempo per la venerazione dei santi locali, anche se fu poi costretto a cambiare questo atteggiamento. E non aveva neanche spazio nella sua cattedrale per le icone dei nuovi martiri, anche dopo la loro successiva canonizzazione a Mosca nel 2000.

Non dobbiamo dimenticare che il metropolita Antony proveniva dalla classe superiore russa e, in parte come risultato, il suo gruppo di convertiti sembrava un club anglicano o un circolo di classe superiore. Le conversazioni che ho sentito alla sua cattedrale ruotavano intorno alle ville in Toscana e a Patmos che appartenevano a queste persone: questo alienava gli inglesi normali, che si sentivano esclusi da tale snobismo. Il tutto era combinato con la spiccata emotività del metropolita Antony, le sue forti capacità e affettazioni psichiche, che tradivano la mancanza della sobrietà della tradizione ortodossa. Alcune donne di mezza età si sono innamorate di lui e, con il suo bell'aspetto e il suo accento russo-parigino esotico ed esagerato, negli anni '70 i suoi soprannomi includevano 'il guru' e 'il vescovo romantico'. Ricordo molto chiaramente uno di questi casi tragici. Per noi che venivamo da ambienti inglesi solidi e pragmatici, questo era tutto una sciocchezza. Eravamo in grado di vedere dietro a questa mascherata da miglia di distanza.

Questo ci porta al problema del culto della personalità del metropolita Antony. Come abbiamo già detto, era un uomo di grande talento con una personalità molto forte. Infatti, suo padre, Boris Bloom (sepolto a Meudon, presso Parigi), un diplomatico tsarista ben noto a Parigi, si era occupato dell'occulto e aveva insegnato al figlio come ipnotizzare. Ho conosciuto due donne che il metropolita Antony aveva cercato di ipnotizzare negli anno '70. Per quale motivo, non lo so. In una simile diocesi ci poteva essere spazio per una singola personalità. Questo è il motivo per cui nel 1965 una personalità parigina altrettanto insolita, padre Sophrony (Sakharov), pittore di art nouveau, filosofo personalista ed ex monaco del Monte Athos, dove aveva incontrato un santo, lasciò la diocesi di Surozh. Con i suoi tre monaci, passò di nuovo al patriarcato di Costantinopoli e al nuovo calendario e introdusse alcune pratiche molto insolite e davvero uniche. Il fatto che il metropolita Antony fosse notoriamente anti-monastico non fu di aiuto.

Il culto del metropolita Antony era la ragione per cui le sue ordinazioni erano generalmente controverse, spesso di uomini che, per motivi canonici, non sarebbero mai stati ordinati da un altro vescovo. Questo creava in un tale clero una dipendenza dal metropolita Antony, un malinteso senso di gratitudine e di idolatria tra le personalità deboli. Questo era anche il motivo per cui il metropolita Antony scoraggiava fortemente gli inglesi dal visitare altre parrocchie e dal fare viaggi in paesi ortodossi, in particolare in Russia e al Monte Athos; non voleva che fossero esposti alla realtà più ampia, cosa che avrebbe sollevato domande imbarazzanti sul suo stile peculiare e sui suoi valori.

Qui non voglio entrare in dettagli dolorosi e preferisco citare la figura istituzionale del metropolita Kallistos (Ware), ormai ottantenne. Noto come 'o anglikanos' (l'anglicano) da alcuni dei suoi confratelli vescovi greci, il metropolita Kallistos è noto per la sua prudenza nel parlare. Anche se ha un punto di vista molto curioso e fanariota della diaspora, è ben noto per questa diplomazia di stile anglicano. In un'intervista al sito 'Pravmir', egli ha espresso la situazione relativa al metropolita Antony nel modo più delicato possibile:

'Ora la critica principale che avrei fatto al vescovo Anthony è che permetteva alle persone di diventare enormemente dipendenti da lui. Lo idolatravano. Forse non era del tutto colpa sua il fatto che giungessero a provare una devozione tanto ardente verso di lui. Ma sentivo che qui c'era qualcosa di malsano. Era troppo personale, nel senso sbagliato, e lo vedevano quasi come un dio in terra. E permetteva alle persone, in particolare alle donne, di diventare molto strettamente dipendenti da lui. E poi improvvisamente le abbandonava. Non credo di indulgere qui in pettegolezzi maligni, ma so di un certo numero di casi in cui passava tanto tempo con persone particolari, e poi improvvisamente le tagliava fuori, non le vedeva più, non rispondeva alle loro lettere o telefonate. Ora io non so perché aveva permesso di costruire relazioni così strette e poi le aveva abbandonate. Ma se dovessi criticare il suo lavoro, vedrei qui il suo punto più debole'.

In altre parole, si potrebbe dire che il metropolita Antony era l'equivalente londinese del vescovo Jean (Evgraf Kovalevskij) di Parigi, un vescovo che ha istituito una sorta di diocesi di frangia ai margini della Chiesa, anch'essa crollata dopo la sua morte. (Tuttavia, molti chierici e laici hanno lasciato la diocesi di Surozh anche durante la vita del metropolita Antony, avendone intravisto i retroscena). È vero, il vescovo Jean attirava guenoniani, occultisti, massoni e altri personaggi marginali, li ordinava in pochi giorni, mentre il metropolita Antony attraeva gli innamorati della sua personalità e del suo pseudo-misticismo. Purtroppo, il personalismo esistenzialista del metropolita Antony (la filosofia intellettuale francese della metà del XX secolo, piuttosto che i Padri della Chiesa, che il metropolita Antony non menzionava quasi mai) aveva portato alla costruzione di una mini-diocesi 'centrata sulla sua personalità e non sulla Chiesa'. Queste sono le parole esatte che mi ha detto l'attuale vescovo diocesano di Surozh, l'arcivescovo Elisej, subito dopo la sua nomina nel 2006.

Ora qualsiasi cosa costruita su una personalità, ancor più su una personalità morta, è estremamente fragile. Le persone che idolatrano una personalità non sono in grado di trasmettere qualcosa ai loro figli, che non possono arrivare a conoscere quella personalità, perché è morta, e così i membri semplicemente invecchiano e si estinguono, diventando figure marginali della storia, alienati dal suo corso principale. Una diocesi centrata su una personalità è una diocesi sulla carta. Così, Surozh non ha ancora quasi nessuna proprietà ecclesiale perché tutti, come mi fu detto nel 1981, avrebbero dovuto andare a Londra e prestare culto ai piedi della personalità. Quindi, nulla è stato costruito. Tragicamente, la diocesi di Surozh per ora ha solo la sua cattedrale abbastanza piccola nella zona ovest di Londra (di gran lunga troppo piccola per il suo gregge) e tre cappelle a Oxford, Manchester e Londra, che possono contenere solo poche decine di ortodossi. Per il resto, la diocesi di Surozh è ancora dipendente dal prestito di chiese soprattutto anglicane che può utilizzare occasionalmente, spesso solo per un sabato al mese.

Per di più, soffre di una cronica carenza di sacerdoti competenti. L'età media è di circa 65 anni. Il disastroso culto della personalità in altre parole non è riuscito a creare alcuna infrastruttura necessaria a una vera e propria diocesi, per quanto piccola. Tutto doveva essere centrato intorno alla cattedrale di Londra perché era lì che si trovava 'la personalità'. Questa è la tragica eredità del metropolita Antony, una totale mancanza di visione perché non c'era la tradizione, solo una personalità. Questo crea un contrasto molto triste con il luminoso retaggio di un santo in un altro arcipelago dall'altra parte dell'Eurasia, san Nicola del Giappone, che aveva costruito sulla tradizione.

Nel 1982, un sacerdote anziano, il padre americano (poi, come successore del metropolita Antony, vescovo) Basil Osborne mi ha detto che 'non appena morirà il metropolita Antony, andremo sotto i greci'. Questa dichiarazione, così come il culto della personalità e le pratiche rinnovazioniste (nessuna confessione prima della comunione – come nell'anglicanesimo –, l'introduzione del nuovo calendario, l'assenza delle Ore terza e sesta prima della Liturgia, nessun tentativo di chiedere alle donne di vestirsi secondo la tradizione ortodossa russa, ecc), ci ha fatto lasciare del tutto la diocesi di Surozh. Io avrei voluto essere parte della Chiesa ortodossa russa, non di un cocktail émigré di pratiche e fantasie moderniste, che non avevano nulla a che fare con la tradizione ortodossa russa. In tal modo la diocesi di Surozh ha cacciato quelli che erano i più devoti alla Chiesa ortodossa russa. C'erano persone pronte a morire per la Chiesa, perché 'il sangue dei martiri è il seme della Chiesa', ma a Surozh il seme dei fedeli era respinto – e così la Chiesa non cresceva. Questo non è il modo di trattare i fedeli.

In risposta alla mia osservazione, che la Chiesa non riusciva a predicare il Vangelo alla gente inglese comune e non forniva cibo per l'anima, ma solo filosofia intellettuale, padre Basil mi ha detto anche che 'non esiste una cosa come la gente comune'. Chiaramente, questo diceva molte cose su colui che è diventato il successore del metropolita Antony. Vivendo nelle torri d'avorio di Oxford, padre Basil semplicemente non aveva contatti con le vaste masse degli inglesi. Più tardi, un suo collega sacerdote aristocratico, anche lui ordinato dal metropolita Antony, mi ha detto esattamente la stessa cosa. Nel 2005 è stato il vescovo Basil a invitare provocatoriamente il famigerato neo-rinnovazionista, padre Georgij Kochetkov, già sospeso dal patriarca Alessio II, a venire da Mosca a Londra e diventare il prete principale della cattedrale di Surozh. Questo fa capire chiaramente che lo scisma di Surozh è stato davvero uno scisma rinnovazionista e che sono davvero i rinnovazionisti a venerare la memoria del metropolita Antony.

Oltre ai suoi adepti inglesi convertiti, è vero che il metropolita Antony era idolatrato anche da alcuni ingenui dissidenti sovietici convertiti, principalmente di origine ebraica. Questi 'intelligenty' della terza ondata hanno iniziato ad arrivare a Londra negli anni '70 e si sono innamorati del metropolita Antony. Ricordo che uno di loro mi disse di aver visto il metropolita pulire il pavimento della cattedrale, vestito con una semplice tonaca. Il dissidente lo prese subito per un santo! Gli ho detto che tutti i vescovi e sacerdoti della diaspora vivevano in questo modo e che se quello era un criterio di santità, allora eravamo tutti santi. Condizionato dalla pratica sovietica di vescovi lontani e sconosciuti che passano in mezzo alla gente in grandi macchine nere sotto la sorveglianza del KGB, non riusciva a fare il salto culturale verso la realtà della diaspora. Lo shock culturale deformava totalmente il suo giudizio.

A partire dagli anni '90, negli ultimi anni della vita del metropolita Antony, con un'inondazione di immigrati dall'ex Unione Sovietica, ebbe inizio una virtuale guerra civile nella sua cattedrale di Londra. Gli immigrati si aspettavano l'Ortodossia russa, non un culto pseudo-mistico della personalità tra i convertiti. A parte la piccola cattedrale della ROCOR, a Londra non c'era un'altra chiesa in cui potevano andare. Inevitabilmente, solo due anni dopo la morte del metropolita Antony, con l'espulsione del giovane vescovo Ilarion, la diocesi di Surozh crollò. La bolla era finalmente scoppiata. Lo spirito divisivo e il fallimento pastorale del metropolita Antony hanno portato a sua volta alle divisioni e al fallimento pastorale del suo allievo, il vescovo Basil (Osborne).

Proprio come l'esperimento modernista dell'Esarcato di Parigi è fallito (e il metropolita Antony era al 100% parigino), l'esperimento del metropolita Antony è fallito perché aveva cercato di costruire una diocesi sulla sabbia divisiva di un culto della personalità invece che sulla roccia collettiva della Tradizione ortodossa russa. Tutto questo non è stato una sorpresa per noi che sapevamo che sarebbe andata a finire così fin dal 1982 e avevamo implorato il Patriarcato di Mosca fin dal 2000 di fare qualcosa per la catastrofica situazione pastorale a Londra. Tuttavia, possiamo almeno fare tesoro di tali esperienze.

Parte seconda – Il futuro: l'Ortodossia europea

Ho fatto il mio dovere nel rispondere alle domande sulla situazione passata e presente dell'Ortodossia inglese e dell'Ortodossia russa in Inghilterra. Spero che questo ci aiuterà ad evitare di ripetere gli errori e gli estremismi del passato e ci aiuterà anche a pregare per coloro che ne sono stati coinvolti, sia viventi o defunti. Questo è un nostro dovere, perché noi non siamo migliori di loro. Vorrei ora parlare di qualcosa di molto più positivo, molto più vicino al mio cuore, il futuro.

1. La dimensione europea della Chiesa ortodossa

In questo contesto del futuro mi chiedono della possibilità che un giorno ci sia una Chiesa ortodossa 'britannica'. Fin dagli anni '90 ho scritto riguardo a tale possibilità – e sempre negativamente, anche se ho difeso fin dal 1975 l'uso delle lingue locali nelle funzioni, sia inglese o francese, e a grande costo personale, attirandomi ostilità da parte del clero. Perché questo rifiuto anche del mero concetto di una 'Chiesa ortodossa britannica'?

In primo luogo, perché non esiste nulla di 'britannico'. Proprio come noi non parliamo di una chiesa ortodossa 'sovietica', non parliamo di una Chiesa ortodossa 'britannica'. La parola 'britannico' è stata utilizzata solo in tre occasioni nella storia, e sempre da invasori stranieri. Una volta dai romani, poi dai normanni ed infine dagli Hannover e dai loro seguaci germanici della casa vittoriana di Sassonia-Coburgo-Gotha e dai nostalgici del loro imperialismo come la Thatcher, Blair e Cameron. In altre parole, 'britannico' è un temine per un conglomerato artificiale e coloniale di paesi e come tale è utilizzato dagli imperialisti di Londra; gli irlandesi giustamente molto tempo fa hanno respinto questo termine come una parolaccia e gli scozzesi sono ora in aperta rivolta contro di esso. Personalmente, come tutti quelli che sono cresciuti nella campagna inglese, non mi sono mai riconosciuto come 'britannico', ma come inglese, e mi auguro che irlandesi, scozzesi, gallesi e inglesi possano presto guadagnare la completa libertà dai 'britannici' e dalla loro istituzione tirannica e straniera, a cui appartengono solo i 'britannici' stranieri.

In secondo luogo, tutti i paesi europei, inclusa la Gran Bretagna, sono comunque troppo piccoli per avere le proprie Chiese ortodosse locali e, in terzo luogo, l'Europa ha comunque sofferto abbastanza per il nazionalismo. Non vogliamo più insularità e nazionalismo nella Chiesa – ce n'è abbastanza nei Balcani. Ciò di cui abbiamo bisogno oggi è una visione. Ora, in questo contesto, quasi trent'anni fa, nel 1986, avevo scritto un articolo su richiesta dell'arcivescovo George (Wagner) della giurisdizione di Rue Daru a Parigi (patriarcato di Costantinopoli) dal titolo, 'Une Eglise Orthodoxe pour l'Europe: Vision ou Rêve' (' Una Chiesa ortodossa per l'Europa: visione o sogno'). Siccome l'arcivescovo era tedesco, avevo pensato che potesse esservi interessato, soprattutto poiché immaginavo la giurisdizione di Rue Daru come il possibile nucleo di una futura Chiesa locale del genere – nel 2004 il patriarca Alessio II avrebbe fatto lo stesso errore. Successivamente ho scoperto l'articolo gettato via nel cestino della carta straccia della sua cucina. Tali erano quei giorni privi di visione – e lui era ben lungi dall'essere l'unico vescovo privo di una visione per l'Europa ortodossa.

Da quel tempo è vero che abbiamo visto lo sviluppo delle riunioni pomposamente definite 'Assemblee episcopali pan-ortodosse' (= incontri di vescovi) in Europa occidentale. Questo è il concetto imperialista del patriarcato di Costantinopoli, promosso piuttosto ingenuamente dal metropolita Kallistos (Ware) e dal metropolita Atenagora (Peckstadt) in Belgio. Naturalmente, è bene che ora i vescovi ortodossi di ogni territorio si incontrino realmente e si conoscano l'un l'altro, ma sappiamo tutti che questi incontri non portano da nessuna parte; sono fabbriche di chiacchiere che di tanto in tanto si incontrano, ma in cui non si prende nessuna decisione di qualsiasi conseguenza. Non fanno altro che dare un prestigio superficiale a Costantinopoli.

Quello che voglio dire con entrambi gli esempi di cui sopra è che non ci si può aspettare nulla per il futuro dell'Ortodossia in Europa occidentale dal patriarcato di Costantinopoli, che non ha mai dato liberamente l'autocefalia a una qualsiasi Chiesa e ha continuamente cercato di riprendersi l'autocefalia anche quando le circostanze politiche l'avevano costretto a concederla – come in Ucraina, Bulgaria, Cecoslovacchia, ecc. In questo modo Costantinopoli, caduta nel 1453, politicamente prigioniera dal 1948, e a causa del nazionalismo greco totalmente incapace di riconoscere che la leadership ecclesiale è da tempo passata alla Chiesa russa, oggi assomiglia alle altre Chiese balcaniche. Nessuna di loro ha la visione, è abbastanza grande, è di mentalità abbastanza missionaria o è esente da filetismo e abbastanza multinazionale per creare la struttura metropolitana paneuropea necessaria per il fondamento di ogni futura Chiesa ortodossa in Europa.

2. Il dovere di supervisione della Chiesa ortodossa russa in Europa

Questo lascia la Chiesa ortodossa russa, cinquanta volte più grande del patriarcato di Costantinopoli, come unica Chiesa locale ortodossa che possa fare qualsiasi cosa per l'Ortodossia europea. Dopo tutto, tra tutte le Chiese locali solo la Chiesa ortodossa russa è abbastanza grande e sovranazionale. Il suo nome in russo è 'Russkaja', che significa 'della Rus’', non e 'Rossijskaja', che significa 'della Federazione Russa'. In altre parole, essa sola è multinazionale – così come il titolo del suo patriarca, la Chiesa ortodossa russa è la Chiesa di tutta la Rus', e questo non significa solo la Russia, l'Ucraina ortodossa, la Bielorussia, la Moldova e la Rus' Carpatica, ma qualsiasi parte del mondo dove vivono i fedeli ortodossi russi. Essa sola ha mantenuto il vecchio ideale multinazionale ortodosso della 'romiosini', l'unità nella diversità dell'Impero cristiano. Infatti, nel 2004 il patriarca Alessio II, finalmente, ha parlato proprio della necessità di stabilire una Metropolia ortodossa russa in Europa occidentale. Tuttavia, nel 2004 la proposizione del Patriarca Alessio II poteva essere solo teorica. Solo dal 2007 la Chiesa ortodossa russa ha potuto trovarsi nella posizione teorica di istituire tale metropolia. Perché?

a. L'unità della Chiesa ortodossa russa

Nel maggio 2007, il patriarcato di Mosca e la ROCOR hanno firmato l'atto di comunione canonica a Mosca. Con questo atto, è cessata la divisione che ha avuto inizio dopo la rivoluzione russa tra la Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) e la Chiesa in Russia (Patriarcato di Mosca) ed è stata imposta alla Chiesa dalla persecuzione atea all'interno dell'Unione Sovietica. Secondo l'accordo del 2007, la ROCOR doveva gradualmente abbandonare le sue poche piccole comunità temporanee sul territorio dell'Unione Sovietica (il territorio canonico della Chiesa all'interno della Russia) e in cambio, nel tempo, la Chiesa russa all'interno avrebbe, come è logico, ceduto le sue relativamente poche, ma a volte grandi comunità al di fuori della Russia alla ROCOR.

La prima parte di questo accordo si è completata abbastanza rapidamente, ma la seconda parte dell'accordo, per ragioni pastorali perfettamente buone, può essere implementata solo con il tempo. Questa situazione riguarda soprattutto i territori condivisi dell'Europa occidentale e dell'America Latina, in quanto la stragrande maggioranza delle parrocchie ortodosse russe nei suoi altri territori in Oceania e Nord America sono in ogni caso sotto la ROCOR. Così, per il momento, abbiamo ancora l'assurda situazione di due vescovi ortodossi russi di Berlino, l'arcivescovo Feofan e l'arcivescovo Mark. Tuttavia, sono tutti d'accordo che questo non durerà.

In effetti, sia il vecchio patriarcato di Mosca sia la vecchia ROCOR hanno cessato di esistere in quel giorno del maggio 2007. Ciò che è nato è stata una Chiesa ortodossa russa riunita ed estesa in tutto il mondo, tre quarti di tutta la Chiesa ortodossa, con la stessa fede e sotto lo stesso patriarca, politicamente libera ma amministrativamente divisa in due parti, in Russia e fuori dalla Russia, in modo che entrambe le parti sono patriarcali, ma una ha sede a Mosca e l'altra, molto più piccola, ha sede a New York. Il territorio canonico esclusivo della Chiesa in Russia copre tutti i paesi dell'ex Unione Sovietica (tranne la Georgia) e paesi in cui tutte le missioni sono state fondate da essa, ufficialmente solo Cina e Giappone, ma in realtà anche Thailandia, Iran, Cuba e Corea del Nord.

I territori della Chiesa fuori dalla Russia, e questi sono territori prevalentemente condivisi con altri ortodossi, sono l'Europa occidentale, l'America del Nord, l'America Latina e l'Oceania (tra cui Australia, Nuova Zelanda e Indonesia). Così la nuova ROCOR ha il potenziale per diventare di nuovo (come era all'inizio) una Chiesa con quattro metropolie, una in Europa occidentale, una in Nord America, una in America Latina e una in Oceania. Forse un giorno potrebbe includere anche l'Alaska come quinta Metropolia, ma solo se quel territorio ritorna alla Chiesa ortodossa russa dalla sua attuale amministrazione americana.

b. Il territorio dell'Europa da unire in una metropolia

L'Europa, cioè l'Europa occidentale, è un insieme culturale, perché è tutta praticamente ex-ortodossa (era ortodossa 1.000 anni fa) e ora è in gran parte decaduta nel suo laicismo gadareno, ex-cattolico (storicamente anche ex-protestante significa ex-cattolico). Sto parlando dei seguenti 25 paesi: Islanda, Irlanda, Galles, Scozia, Inghilterra, Norvegia, Danimarca (con le Fær Øer), Svezia, Finlandia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Germania, Francia, Principato di Monaco, Svizzera, Liechtenstein, Austria , Ungheria, Portogallo, Spagna (e la parte della Spagna chiamata Gibilterra), Andorra, Italia, San Marino e Malta. Ho escluso dalla definizione di Europa occidentale Polonia, Cechia e Slovacchia, che hanno già le loro Chiese locali e il loro territorio canonico. Allo stesso modo, ho anche escluso Slovenia, Croazia e Bosnia-Erzegovina, dal momento che, come Montenegro e Macedonia, sono parte del territorio canonico della Chiesa serba. Albania, Romania, Grecia, Bulgaria e Cipro hanno già una propria Chiesa locale.

È vero che la Finlandia, che appartiene a questo elenco di 25 paesi, ha più di 20 parrocchie e altre comunità che attualmente appartengono al patriarcato di Costantinopoli e celebrano la Pasqua nello calendario cattolico (così come il gruppo non canonico in Estonia). Tuttavia, gli ortodossi russi non frequentano queste chiese, la cui fede è stata chiamata 'luteranesimo con le icone'. Preferiscono frequentare le chiese ortodosse russe abbastanza separate e canoniche, che sono in crescita in Finlandia. Inoltre c'è chi ritiene che l'Ungheria, anch'essa nella lista dei 25 paesi, dovrebbe avere la sua propria Chiesa locale, così come i polacchi, i cechi e gli slovacchi. Tuttavia, viviamo nel mondo così com'è ora, e non come potrà essere un giorno. Per il momento, quindi, l'Ungheria deve essere inclusa nel territorio di una Metropolia europea, come definita più sopra.

3. Una futura metropolia

a. Struttura

Ora, per quanto riguarda una futura metropolia europea nell'ambito della Chiesa ortodossa russa patriarcale fuori dalla Russia (ROCOR), è chiaro che questa sarà una vera e propria metropolia con diverse centinaia di parrocchie reali e chiese reali e, cosa molto importante, monasteri reali. Non sarà come l'Esarcato di Parigi o la vecchia diocesi di Surozh, un impero sulla carta, una serie di comunità moderniste, semi-uniate spesso con meno di dieci o venti fedeli, che celebrano in negozi e casette da giardino, o composte da clero ordinato con poca formazione, perché nessun altro li avrebbe ordinati o addirittura che usano ricatti contro il loro arcivescovo a Parigi: 'Se non mi permetti di fare quello che voglio, andrò dai greci'. (O dai romeni o da qualcun altro molto. Molto più raramente, questo ricatto può comportare una minaccia di passaggio 'dai russi', tuttavia, questa minaccia è usata raramente, perché quelli che oggi rimangono nell'Esarcato generalmente credono nella russofobia, l'ideologia che giustifica l'esistenza dell'Esarcato).

Dove dovrebbe essere il centro geografico di tale metropolia? Fino a poco tempo fa avevo sempre pensato a Parigi, il centro storico dell'emigrazione russa, dove, in locali provvisori, c'è un seminario ortodosso russo e dove da tempo è stato progettato un complesso con una cattedrale. Tuttavia, come centro per la metropolia questa scelta è minacciata da due cose: l'ecumenismo e modernismo evidentemente radicato nell'aria di Parigi e le politiche russofobe dell'attuale governo francese controllato dagli USA. Oggi la Francia è in uno stato di caos sociale e di disgregazione. Può essere quindi che dovremmo pensare in modo più radicale. In effetti, esistono altri due centri possibili per una metropolia ortodossa russa in Europa: sono Berlino (c'è un gran numero di ortodossi russi in Germania) e Roma (dove si trova l'ampia chiesa russa di santa Caterina e che, soprattutto, è il centro storico del patriarcato occidentale. Dopo tutto, le iniziali delle parole inglesi 'Russian Orthodox Metropolia in Europe' sono R.O.M.E.).

Ora mi sembra che ci dovrebbero essere inizialmente sette diocesi in tale metropolia. Queste sono: Germania (Germania, Svizzera tedesca e Paesi Bassi, tra cui il Belgio fiammingo); Gallia (Francia, Belgio francofono, Svizzera romanda, Lussemburgo e Monaco); Iberia (Spagna, Gibilterra, Portogallo e Andorra); Isole (le Isole Britanniche e l'Irlanda); Italia (Italia, San Marino, Svizzera italiana e Malta); Scandinavia (Islanda, Fær Øer, Norvegia, Danimarca, Svezia e Finlandia); Austria-Ungheria (Austria e Ungheria). Con il tempo potrebbero essere nominati due o tre vescovi per tali grandi diocesi, sotto un arcivescovo. Per esempio, Germania potrebbe avere un arcivescovo a Berlino, un vescovo per la Germania occidentale, un vescovo per le aree di lingua olandese e un quarto per la Svizzera. La Scandinavia potrebbe avere un arcivescovo a Stoccolma, che potrebbe anche avere la supervisione della Danimarca, un vescovo a Helsinki e un altro per Norvegia e Islanda. Questi sono solo esempi possibili per diocesi o arcidiocesi future. Ma chi conosce il futuro?

Attualmente l'episcopato della Chiesa ortodossa russa in Europa occidentale non è organizzato in modo unitario e alcuni dei suoi membri sono anziani. La ROCOR è concentrata in Germania occidentale e in Svizzera, anche se con diverse parrocchie in Francia, Belgio, Danimarca e Inghilterra, ma non ha praticamente alcuna esistenza in Italia, Spagna e Portogallo, o nel resto della Scandinavia, paesi in cui la Chiesa dentro la Russia ha oltre 100 parrocchie. La ROCOR ha tre vescovi, il più giovane dei quali è sulla sessantina. La ROCOR ha sicuramente esperienza, ma avrà bisogno di nuovi vescovi. Alcune delle diocesi in Europa, che ancora per il momento dipendono dalla Chiesa in Russia, avranno anche bisogno di nuovi vescovi in ​​futuro. I candidati episcopali devono parlare altre lingue a parte quella russa, conoscere le culture e i riferimenti culturali dei paesi dove vivranno e avere una visione dinamica e missionaria del loro episcopato. In altre parole, devono rendersi conto che il loro compito non è solo quello di prendersi cura di immigrati provenienti dall'Unione Sovietica. Devono essere in grado di comunicare con i figli e i nipoti di questi immigrati, così come con i discendenti dell'emigrazione centenaria, giunto alla sua quinta generazione, e con le popolazioni autoctone dei paesi europei, sia gli ortodossi sia i non ortodossi.

Per esempio, sappiamo di un vescovo il cui primo atto è stato quello di acquistare una costosa auto nera. In quel giorno ha perso la fiducia della sua diocesi. Non ha capito che essere un vescovo ortodosso russo in Europa non è affatto lo stessa cosa che essere un vescovo ortodosso russo nell'ex Unione Sovietica. In secondo luogo, ogni vescovo diocesano deve essere anche una figura che unisce – in Europa abbiamo ancora brutti ricordi del defunto metropolita Nikodim (Rotov) che era a favore dell'ecumenismo e dell'intercomunione (con Roma) e non ha voluto fare opera missionaria tra gli europei autoctoni. Tali figure sono state in definitiva in parte responsabili per lo scisma di Surozh e per la mancanza di fiducia degli europei ortodossi per i vescovi che li stavano visitando dall'Unione Sovietica. D'altra parte, abbiamo un ottimo ricordo dell'arcivescovo Vasilij (Krivoshein) che aveva messo sull'avviso il metropolita Nikodim proprio contro le sue scelte politiche. Chi potrebbe dunque essere il metropolita della Metropolia ortodossa russa in Europa? Noi crediamo che ci sia già almeno un candidato adatto, che attualmente è arcivescovo.

Stabilire una tale struttura metropolitana sta diventando urgente. Milioni di ortodossi hanno dovuto abbandonare l'Europa orientale ortodossa negli ultimi 25 anni per motivi economici. Dalla caduta del comunismo, l'Europa dell'Est è stata sequestrata da un'ondata di corruzione post-comunista. In combinazione con la de-industrializzazione che è stata forzata sui paesi dell'Est europeo, quando questi hanno aderito all'Unione Europea, milioni di giovani sono stati costretti a lasciare le loro case e famiglie per assumere posti di lavoro umili nei cantieri, fabbriche e uffici dell'Europa occidentale. Ci sono ora più ortodossi nell'Europa occidentale, il territorio della futura Metropolia, di quanti ce ne siano nei quattro antichi patriarcati di Costantinopoli, Antiochia, Alessandria e Gerusalemme messi insieme. Come può essere organizzata questa metropolia?

b. Organizzazione

Prima che tale metropolia possa giungere in esistenza, si devono fare tutti i tipi di lavoro preparatorio. Prima di tutto, chi dovrebbe essere il patrono della metropolia? A nostro parere, ci può essere un solo candidato, l'unico santo della Chiesa ortodossa russa che nel XX secolo ha vissuto per oltre un decennio in Europa occidentale – san Giovanni di Shanghai. È l'unico rappresentante canonizzato della Chiesa ortodossa russa in Europa occidentale. La sua statura è superiore a quella di tutte le personalità, intellettuali, artisti, scrittori e filosofi dell'emigrazione, perché era un santo, e se per questo un santo universale. Strettamente fedele alla Tradizione ortodossa russa, cosa per cui è stato molto disprezzato dai modernisti; era anche aperto alle necessità pastorali della popolazione locale, ha incoraggiato la venerazione dei santi storici dell'Europa ed è stato l'ispiratore di padre Seraphim di Platina, cosa per cui è stato molto disprezzato dai nazionalisti. A mio avviso, san Giovanni non ha rivali. Tuttavia, la nomina di un tale santo patrono deve essere fatta dai vescovi ortodossi russi in Europa. Noi non siamo una organizzazione anti-vescovile come la 'Fraternité orthodoxe' a Parigi, e pertanto possiamo solo dare suggerimenti ai nostri vescovi.

In secondo luogo, abbiamo bisogno di un sito web della metropolia, gestito da persone che hanno le competenze e il tempo da dedicare a questo scopo. Le loro competenze devono essere non solo tecnologiche, ma anche linguistiche. Il sito web dovrebbe, a nostro avviso, essere in russo, in romeno per i nostri numerosi parrocchiani moldavi, in inglese (come lingua internazionale) e, nelle apposite sezioni, nelle altre tredici lingue locali della netropolia (tedesco, francese, italiano, spagnolo, olandese, ungherese, portoghese, svedese, danese, norvegese, finlandese, maltese e islandese). Forse, un giorno, se lo richiede una necessità pastorale, ci potrebbero essere pagine in lingue minoritarie come basco, gaelico, sorabo, bretone, gallese ecc. Chi sono i vescovi ortodossi russi in Europa? Tale sito web li potrebbe presentare con le loro foto. Quanti sacerdoti ortodossi russi ci sono oggi in Europa? 200? Questa è solo una nostra supposizione; non abbiamo informazioni. Il sito web potrebbe fornire il numero.

Il sito web potrebbe fornire un calendario che comprende i santi locali d'Europa, per esempio, Clotilde, Albano, Agnese, Ursula, Eulalia, Senhorina, Leandro, Columba, Blandino, Olaf, Maurizio, Kevin, Willibrord, Anschar, Sigfrid, Audrey, Corbiniano, Illtyd, Odilia, Devota, Publio, Gertrude, poco conosciuti al di fuori dei propri paesi e regioni, le cui preghiere ci possono collegare assieme. È in definitiva sulla nobiltà della loro Ortodossia che la cultura europea è stata costruita. Il fatto che l'Europa moderna nella sua corsa ignobile verso l'auto-distruzione ha voltato loro le spalle, significa soltanto che dovremmo venerarli sempre di più. Il sito potrebbe presentare tali informazioni insieme con i profili parrocchiali, gli indirizzi e numeri telefonici delle singole parrocchie, i loro siti web, le storie, le foto dei loro edifici di culto, del loro clero e dei parrocchiani, i dettagli delle lingue utilizzate nelle funzioni, gli orari del culto e di altre attività e le pubblicazioni. E tutti i nostri vitali monasteri dovrebbero avervi il proprio posto anche lì. Ci dovrebbero anche essere una sorta di risorse di servizi nei molti linguaggi della metropolia e un vocabolario semplice nelle sedici lingue. Come si dice 'Chiesa ortodossa' in ungherese, 'sacerdote' in finlandese, 'confessione' in maltese o 'candela' in norvegese? Il sito potrebbe dircelo. Ancora una volta, tutto questo può essere fatto solo con la benedizione dei vescovi ortodossi russi in Europa.

In terzo luogo, abbiamo bisogno di tenere una conferenza del clero ortodosso russo in Europa. Noi non ci conosciamo. Inizialmente, ci potrebbe essere una piccola conferenza con, diciamo, due rappresentanti da ogni paese. Un prete dall'Italia ha già suggerito l'ottima idea del gemellaggio tra parrocchie. Una conoscenza reciproca potrebbe essere ottenuta anche con pellegrinaggi a santi o reliquie locali o sulla base di visite a sacerdoti o laici già collegati tra loro. L'Europa è ricca di luoghi di pellegrinaggio, a Bari, a Roma, a Torino, a Milano, a Compostella, a Colonia, a Parigi, a Lione: Perché non organizzare a livello europeo pellegrinaggi ortodossi russi a questi santuari? In alternativa, potrebbero esserci pellegrinaggi verso alcune delle nostre splendide chiese in Europa, costruitr sotto lo tsar Nicola II, a Wiesbaden, Ginevra, Nizza, ecc, o alle altre costruite più di recente a Bruxelles, Roma e Madrid. In tal modo, riunendoci, possiamo iniziare il compito più importante di pregare gli uni per gli altri. Ancora una volta, tutto questo può essere fatto solo con la benedizione dei vescovi ortodossi russi in Europa.

Due anni fa sono stato contattato da una donna russa in una provincia della Francia. Era in lacrime, molto turbata. Era stata in un cosiddetto monastero dell'Esarcato di Parigi, dove le era stata rifiutata la confessione, perché 'non aveva ucciso nessuno'. Questo significava che si era anche sentita esclusa dalla comunione. Mi aveva trovato su internet, non conoscendo alcun sacerdote in Francia. Mi ha raccontato la sua storia al telefono, come lei e suo figlio erano stati abbandonati dal marito francese e come aveva disperatamente bisogno di un sacerdote con cui parlare. Ora, queste cose stanno accadendo in tutta Europa. Il dovere della Chiesa ortodossa russa in Europa è di avere sollecitudine verso i suoi fedeli di tutte le nazionalità, le persone come lei. Cominciamo con la nomina di un sacerdote o di sacerdoti il ​​cui compito sia di prendersi cura del gregge ortodosso russo in una regione particolare dell'Europa. Dal momento che i suddetti 25 paesi europei sono divisi in circa ottanta regioni e ci sono ben più di 80 sacerdoti ortodossi russi in Europa, questo può essere fatto, e il tipo di incidente di cui ho parlato sopra può essere evitato. Tutti devono avere un sacerdote a cui rivolgersi.

Alcuni, leggendo quanto sopra, possono chiedere quale sia il ruolo dei non ortodossi in questo. Noi crediamo nelle relazioni di buon vicinato con coloro che non appartengono alla Chiesa ortodossa. Dopo mille anni al di fuori della Chiesa ortodossa, molti di loro ancora credono nella santa Trinità e nella divinità di Cristo. Alcuni, soprattutto i cattolici, hanno anche più di questo e credono nella nascita verginale, nella Madre di Dio, nei santi e nei sacramenti. Alcuni condividono le nostre opinioni morali su questioni come l'aborto e l'eutanasia. Il fatto che la fede che hanno ereditato è carente nella comprensione dello Spirito Santo, e quindi manca di un'autentica vita spirituale e ascetica, significa solo che è notevole vedere quanto alcuni di loro siano vicini a noi. Non abbiamo alcun motivo per non essere in buoni rapporti con loro. Tuttavia, questo non significa che noi non dobbiamo praticare liberamente la nostra fede senza compromessi. La maggior parte degli europei nell'ultima generazione ha deciso di essere atea o almeno agnostica, e l'Europa di oggi è un territorio di missione aperto a tutti. Al contrario, nelle terre russe la maggior parte dell'ultima generazione ha scelto di essere battezzata ortodossa. Dobbiamo rispettare le differenze reciproche. Possiamo essere europei, ma siamo anche fermamente cristiani e seguiamo la Chiesa ortodossa russa in pieno.

Alcuni, leggendo quanto sopra, possono chiedere quale sia il ruolo di altre giurisdizioni nel territorio condiviso dell'Europa, come per esempio i greci di Costantinopoli e i suoi dissidenti politici. A nostro avviso, l'istituzione di una metropolia russa non significa affatto che non possano continuare come ora. Potrebbero anche stabilire le proprie strutture internazionali, se lo desiderano. La differenza sarà sempre che la metropolia ortodossa russa sarà l'unica ad avere una dimensione europea e multinazionale, non mono-nazionale, e quindi con la possibilità di crescere in una nuova Chiesa locale, come sperava il patriarca Alessio II. A lungo termine, come sappiamo per esperienza, la giurisdizione che sopravvivrà in Europa sarà quella spiritualmente seria, non quelle che sventolano bandiere nazionaliste o ideologiche e così alienano automaticamente gli altri e perdono la seconda generazione e quelle successive, che trovano il nazionalismo e l'ideologismo alieno e irrilevante. Proprio come le frange attirano le frange, i vagantes attirano i vagantes, i settari attirano i settari, i culti delle personalità attraggono i cultori delle personalità, così una seria giurisdizione attirerà gente seria.

Conclusione

In questi ultimi anni ho visitato gli ortodossi russi in Austria, Ungheria, Germania, Svizzera, Cechia, Slovacchia, Belgio, Portogallo, Paesi Bassi, Francia, Svezia e Finlandia, oltre a ricevere visite da parte di ortodossi russi da molti di questi paesi e da Norvegia, Irlanda, Spagna e Italia. In tutti loro ho notato la capacità costante di molti ortodossi russi di mantenere il meglio della cultura russa e di assorbire allo stesso tempo il meglio della cultura occidentale. Questo è a causa della nostra capacità di vedere e vivere la vita e la cultura europea attraverso la correzione del prisma e del filtro del cristianesimo ortodosso. È dovere pastorale della Chiesa ortodossa russa nei confronti del proprio gregge e di tutti gli ortodossi europei di vivere in questo modo, mantenendo fede e tuttavia essendo europei, di non ripetere gli errori sia dei nazionalisti settari sia dei modernisti ugualmente settari della giurisdizione di Parigi e della vecchia diocesi di Surozh.

Noi ortodossi europei abbiamo quattro strati d'identità: locale, nazionale e continentale (= culturale) e spirituale. Nel mio caso, questo significa l'Est dell'Inghilterra, l'Inghilterra, l'Europa e l'Ortodossia russa (= la Rus'). Tutti questi strati d'identità possono essere combinati dicendo che io appartengo alla Rus' dell'East Anglia (Vostochnoanglijskaja Rus'), al mondo ortodosso russo radicato nell'Est dell'Inghilterra. Altri possono dire la stessa cosa, e dire che in Svezia appartengono alla Rus' della Scania, in Spagna alla Rus' catalana o galiziana, in Italia alla Rus' subalpina o sarda, nei Paesi Bassi alla Rus' frisone, in Scozia alla Rus' delle Ebridi, in Germania alla Rus' bavarese o sassone, in Francia, alla Rus' bretone od occitana, in Austria alla Rus' carinziana o tirolese, ecc. Questa è l'unità su cui la nostra futura Metropolia ortodossa russa in Europa (R.O.M.E.) può essere costruita, dall'Islanda alle pianure dell'Ungheria, dalla Lapponia alle isole di Malta, nelle regioni locali delle 25 nazioni del continente europeo in cui viviamo, e sulla nostra fedeltà completa all'integrale Fede e Tradizione ortodossa russa.

Arciprete Andrew Phillips

Rappresentante missionario della ROCOR per l'Europa occidentale

Bretagna, 24 luglio 2015

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