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  Lettera aperta dalla fratellanza del Roveto Ardente

Monomakhos, 2 agosto 2021

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"Cingete il cilicio e piangete, o sacerdoti,

urlate, ministri dell'altare" (Gioele 1:13)

Lettera aperta dalla fratellanza del Roveto Ardente

ai nostri amati vescovi, fratelli concelebranti e al gregge dei fedeli

Saluti nel nome del nostro Signore Gesù Cristo!

Scriviamo questa lettera nell'angoscia e nel dolore del cuore, portando un fardello che abbiamo portato in silenzio per troppo tempo. Oggi scriviamo con audacia, un'audacia che si trova non in noi stessi ma nel nostro desiderio di attenerci alle sante Tradizioni della nostra amata Fede ortodossa, la vera medicina del mondo. Scriviamo come una confraternita del clero in America non vincolata ad alcuna giurisdizione o diocesi. Il fuoco delle prove attuali ci ha uniti e la nostra fratellanza è stata forgiata in lacrime, dolore e preghiera. È nelle ceneri di ciò che quest'ultimo anno e mezzo ha prodotto che abbiamo sentito la distruzione della Chiesa a molti livelli, ma abbiamo trovato fratelli sacerdoti che la pensano allo stesso modo, in cui la gioia risurrezionale, la sofferenza silenziosa e la perseveranza da confessori hanno mantenuto accesa la scintilla dello zelo. Purtroppo, a causa della natura della nostra testimonianza, non possiamo svelarci pubblicamente, ma giudichiamo la nostra voce come una voce necessaria che grida nel deserto per amore e dolore per la Chiesa. Manteniamo l'anonimato non per vigliaccheria ma per il motivo per cui siamo rimasti in silenzio per molti mesi: siamo profondamente preoccupati per ciò che potrebbe accadere al nostro gregge se saremo identificati. Davvero, una situazione deplorevole in cui trovarsi! Sono le grida di sofferenza dei laici e del nostro gregge, tuttavia, che ci hanno ispirato a parlare con un necessario tono di pentimento e di guarigione. Ci rivolgiamo ai laici che abbiamo trascurato, esortiamo i nostri fratelli sacerdoti a svegliarsi ed esortiamo i nostri amati padri e capi, i vescovi, alla fervente testimonianza apostolica.

+

In primo luogo, ai fedeli. L'anno passato ha rivelato molto nei nostri cuori. Sarebbe facile dare la colpa a qualche circostanza esterna o a qualche altra persona: la società in generale o le autorità del governo o della Chiesa. Eppure riconosciamo che, prima di tutto, il peccato inizia nei nostri cuori. Soprattutto, siamo personalmente responsabili delle mancanze e dei fallimenti che il Signore ha messo a nudo. È lui che ha permesso le molteplici tribolazioni e tentazioni dell'anno passato a causa dei nostri molteplici peccati. Queste prove sono per il nostro castigo e per la nostra guarigione; sono per volgere di nuovo i nostri cuori al Signore Gesù Cristo. Crediamo, come testimoniano i santi, "a causa dei tuoi peccati il ​​Signore ha permesso che ti venisse questo disturbo, perché continui a dimenticare Dio" (san Giovanni di Kronstadt).

Come chierici, ci assumiamo la responsabilità dei molti ostacoli posti davanti al gregge di Cristo il Signore, specialmente nel turbolento anno 2020. Riconosciamo che, in molti modi, noi chierici abbiamo agito empiamente, con debolezza e timore. Chiediamo umilmente perdono. Sappiamo che le azioni del clero hanno fatto avverare terribili profezie. "Verrà il tempo in cui non troveremo nemmeno un minuscolo pezzo di antidoro, e diremo a noi stessi: 'Dove posso trovare un po' di antidoro? Ne avevo tutti i giorni. Lo prendevo e lo mangiavo a manciate. Dove sei, mio piccolo antidoro, affinché io possa prendere una tua particella?' Verrà il tempo in cui non avremo né antidoro né acqua santa". [1]

Perdonateci per non avere lanciato un chiaro invito al pentimento. Perdonateci per aver chiuso le chiese in un momento di profondo bisogno spirituale. Perdonateci per la limitazione delle funzioni e delle presenze. Perdonateci per aver allontanato il popolo di Dio dalla Chiesa e dai santi misteri in un momento di profondo bisogno, di fatto "non permettendo di entrare a chi vuole ". Perdonateci per aver permesso l'alterazione della modalità della santa comunione per paura della diffusione di malattie, come l'uso di più cucchiai e il risciacquo del cucchiaio della comunione in un disinfettante. Perdonateci per aver rifiutato la santa confessione di persona in un momento di grande crisi. Perdonateci per aver vietato la corretta venerazione delle icone stabilita dai santi Padri del settimo Concilio ecumenico, una venerazione per la quale i nostri padri e le nostre madri hanno versato il sangue. Perdonateci per aver reso le maschere un requisito per entrare nel santo tempio del nostro Signore. Perdonateci per aver posto le narrazioni secolari al di sopra degli insegnamenti della santa Fede ortodossa.

Perdonateci, perché avremmo dovuto servire più funzioni. Avremmo dovuto pentirci pubblicamente, pregare e digiunare. Avremmo dovuto fare processioni con icone sacre e ferventi suppliche. Avremmo dovuto servire il servizio di benedizione dell'acqua santa e l'aspersione del popolo di Dio con essa. Avremmo dovuto servire la santa unzione, per la guarigione dell'anima e del corpo. Avremmo dovuto chiamare, con la parola e con l'azione, il popolo di Dio prima di tutto alla speranza, alla fiducia e alla fede in Dio al di sopra di ogni altra cosa. Avremmo dovuto mostrare coraggio e fede incrollabili nelle cose sante della Fede. Perdonateci per non aver seguito la via dei nostri santi Padri. Perdonateci l'uso di offuscare le linee divine della Santa Liturgia con l'inchiostro scuro dei ragionamenti e delle giustificazioni carnali.

Perdonateci per aver trascurato i vostri figli e aver bloccato il loro catechismo, chiedendo loro di sperimentare Dio attraverso uno schermo e costringendoli a nascondere i loro volti angelici dietro una maschera iconoclasta. Non abbiamo ascoltato le parole del nostro Salvatore, che chiama a sé i vostri figli, e abbiamo permesso che la macina delle direttive ci trascinasse negli abissi oscuri di una coscienza gravata. Chiediamo perdono a voi e a loro, cercando la vita che dà respiro al pentimento.

Decidiamo fermamente di non abbandonare mai più voi o le vostre famiglie, indipendentemente dalle circostanze o dal costo, fino allo spargimento del nostro sangue.

+

In secondo luogo, ai nostri fratelli sacerdoti e diaconi. Dobbiamo confessare, con le parole del nuovo ieromartire Pietro, "Ma questo è il nostro dolore: abbiamo inventato tutti i mezzi sbagliati con cui pensiamo di essere salvati da questa terribile malattia che non ha pietà di nessuno. Cerchiamo di utilizzare vari sieri e vaccini... e la stragrande maggioranza delle persone tralascia quasi completamente il punto di partenza spirituale in una persona: la sua anima". Siamo partiti dall'esterno e non dal punto di partenza spirituale. La nostra debolezza e il nostro peccato, manifestati nell'ultimo anno, non sono che sintomi di un disturbo più profondo, che supera il Covid in gravità e che sembra avere infettato una grande quantità di persone.

Abbiamo portato i cristiani ortodossi a ragionare più secondo lo spirito del mondo caduto che secondo la vita e lo spirito della santa Ortodossia. I nostri cuori si sono gradualmente abituati al pensiero mondano piuttosto che alla mente di Cristo. L'anno passato non è stato il disturbo in sé, ma ha rivelato in una luce più acuta il disturbo che già ci affligge. Quando, come sacerdoti, abbiamo ricevuto il santo corpo del nostro Signore nelle nostre mani indegne al momento dell'ordinazione, ci siamo impegnati a preservarlo integro e illeso fino al nostro ultimo respiro, riconoscendo la nostra responsabilità alla sua seconda venuta. Come siamo scivolati così lontano da dimenticare la nostra promessa davanti a Dio e diventare così estranei alle vie dei nostri santi Padri che hanno servito degnamente prima di noi?

Abbiamo permesso a un ecumenismo umanistico di soppiantare la divina e santa Chiesa cattolica ed ecumenica, che è il corpo stesso del Dio-uomo. La predominanza del nostro riporre fede nelle risoluzioni degli uomini rivela che abbiamo iniziato, nelle parole di san Giustino Popović, "a sostituire la fede nel Dio-uomo con la fede nell'uomo, a sostituire il Vangelo del Dio-uomo con un vangelo secondo l'uomo, a sostituire la filosofia del Dio-uomo con una filosofia secondo l'uomo, a sostituire la cultura del Dio-uomo con una cultura secondo l'uomo. In breve, [noi] cerchiamo di sostituire la vita secondo il Dio-uomo con la vita secondo l'uomo".

In molti luoghi abbiamo lasciato cessare la nostra vita liturgica, privando il mondo del potere sacro della divina Liturgia che frena il potere del maligno. "Sapete quanto questo ci protegge? Un anziano una volta ci ha detto che quando una persona porta con sé il Vangelo, protegge tutti nei quartieri circostanti. Immaginate allora la potenza del sacrificio di Cristo che accade ogni giorno". [2] Oggi, i sacerdoti sono sbalorditi dal male che è aumentato nell'ultimo anno, ma hanno trascurato di vedere il significato cosmico che la nostra vocazione ha in esso. "La Divina Liturgia è il modo in cui conosciamo Dio e il modo in cui Dio è conosciuto da noi", dice san Sofronio. Si tratta della missione più grande della Chiesa, e noi l'abbiamo messa da parte! In questa grande opera, opera del Signore, lo stesso santo dice: "Sentiamo la sua presenza divina dentro di noi, fuori di noi, nella più alta grandezza dell'universo, nel volto dell'uomo e nell'intelletto radioso. E nelle ore illuminate dalla luce indefettibile, nei nostri cuori ci rendiamo conto che non moriremo". Tuttavia, molti di noi hanno permesso di nascondere sotto una maschera la presenza divina di Dio che è impressa sui cari volti del nostro popolo e li hanno abbandonati a essere inseguiti dalle fauci dei lupi senza partecipare ai servizi divini. Inoltre, abbiamo deluso il mondo e abbiamo smesso di santificarlo, permettendo al male di smascherarsi e di agire più apertamente.

Molto di questo è stato fatto sotto le sembianze dell'amore, ma non era amore cristiano. È stato un "amore" definito da politici e abili portavoce che sostengono anche il "diritto" di uccidere i bambini non ancora nati, che bombardano i nostri paesi ortodossi a Pasqua e che non alzeranno nemmeno un dito per i poveri delle loro stesse città. Alcune delle nostre persone sono morte senza i santi misteri, senza i propri cari accanto al loro letto, senza un'adeguata sepoltura. Altri sono appassiti nella solitudine, hanno combattuto pensieri di suicidio e si sono persi nelle grinfie di questo mondo.

La preghiera aperta e comune con eretici e scismatici, contraria ai canoni, è diventata fin troppo comune. E questo triste peccato ha ora allargato la sua ferita fino a comprendere la preghiera con gruppi non cristiani. "Quale intesa", chiediamo, "tra Cristo e Beliar? O quale parte ha un credente con un non credente?". [3] Il rifiuto sfacciato del chiaro insegnamento ortodosso sulla moralità è consentito in pieno giorno, a capo scoperto, e coloro che sostengono la fede ortodossa rimangono in silenzio. Si cerca continuamente la via ampia e facile del compromesso e si trascurano le tradizioni di guarigione dei santi Padri.

Per queste cose, dovremmo offrire al mondo il nostro pubblico pentimento. Abbiamo dimenticato Dio confidando di più nei poteri di questo mondo. Il mondo ha ora bisogno di sacerdoti e diaconi che siano confessori, uomini di preghiera, e che si sforzino di vivere una vita austera di ascesi. Se siamo tiepidi, non solo saremo vomitati dal nostro Signore, ma anche dal mondo, perché questo conosce fin troppo bene il miserabile fetore di un sacerdote compromesso.

+

Infine, ai nostri amati pastori, i vescovi. Spesso, quando guardiamo alle profonde ferite vissute dalla Chiesa nel corso della storia, vediamo la frattura anormale tra il popolo e i loro pastori come la causa di quella ferita. Noi, come confraternita dei vostri sacerdoti che chiamate affettuosamente figli, ora abbiamo sperimentato una tale frattura e ci sentiamo orfani. La più grande angoscia che quest'anno ha portato è l'assenza di coraggiosi pastori apostolici.

La voce della vostra guida e protezione paterna è diventata per noi la voce di un estraneo, perché non abbiamo più udito la voce consolatrice del Signore, dei santi Padri, né dei santi medici della Chiesa, ma la voce del mondo, di politici corrotti e di consulenti medici che ora stanno approfittando di una situazione disastrosa. I lupi in abiti di politici hanno cooptato la morale cristiana, e gli stessi che insegnano alle nostre donne a uccidere i loro figli nel loro grembo ora pontificano parlando di "amore per il prossimo" – e la nostra gerarchia fa loro eco a pappagallo senza vergogna. "L'amore per il prossimo" è diventato non seppellire adeguatamente i nostri morti e isolare i nostri fedeli fino al suicidio. Ha contribuito all'aumento crescente degli abusi domestici e altro ancora. La paura e questo pseudo "amore per il prossimo" hanno portato i nostri vescovi [voi!] a istruirci a non permettere ai nostri fedeli di entrare in chiesa per la guarigione.

Noi vi amiamo e desideriamo che vi prendiate cura di noi, ma se continuate a essere voci strane non possiamo fare altro che prestare attenzione all'unica vera Voce che ci conduce ai pascoli della vita. Non vediamo questo percorso come disobbedienza, ma come obbedienza ultima a nostro Signore e alla sua sposa, la santa Chiesa. Perché, sotto le spoglie dell'obbedienza, ci è stato detto di seguire questo strano nuovo cammino che non ha precedenti nella nostra storia come popolo di Dio. In molti casi, abbiamo resistito silenziosamente a questa nuova strana voce che abbiamo sentito e abbiamo guidato la nostra gente come meglio potevamo, lottando da soli in silenzio. Nel dolore e nella disperazione, abbiamo visto i nostri pastori ubriacarsi della bevanda offerta da questo mondo e denudarsi; abbiamo lavorato per nascondere la vostra nudità al vostro gregge. I fedeli vi amano, vi ringraziano nelle loro preghiere per non averli esclusi, per non forzarli a portare maschere, per non aver cambiato il metodo della comunione, ecc., quando in realtà ci avete detto di imporre loro queste idee mortali. Perdonateci, ma abbiamo dovuto trovare la voce del Maestro e nel dolore abbiamo dovuto resistere allo strano sentiero che vi abbiamo visto tristemente tracciare perché non c'è vita in esso – tutto ciò che abbiamo visto nelle parrocchie dopo queste misure mondane è stata la morte spirituale .

Per favore, tornate a noi ancora una volta come pastori amorevoli con la Voce che ci porta la vita. Ci siamo sentiti orfani, senza guide apostoliche, e abbiamo subito la separazione innaturale tra padre e figlio. Sia che siate stati in silenzio o che abbiate sostenuto apertamente il deterioramento delle nostre parrocchie attraverso mandati mondani, ci avete addolorati e avete scosso le profondità più intime dei nostri cuori. Non possiamo esprimere appieno a parole come questo tradimento ci ha colpiti: avete visto il lupo e siete scappati, avete disperso le pecore, ma c'è ancora tempo per tornare a prendervi cura del gregge. Con grande tristezza vi abbiamo visto ora darvi una pacca sulla spalla, congratulandovi con voi stessi e vantandovi che le imposizioni dell'ultimo anno fossero giuste e corrette. Eppure, quando il vostro popolo per lunghi mesi è stato privato delle medicine della Chiesa, è stato spinto sull'orlo dell'oscurità, è stato preso nelle grinfie dei figli dell'inferno e costretto a partecipare alla Liturgia attraverso uno schermo come bambini affamati che guardano una festa attraverso una finestra, dovete ammettere che questa non è stata davvero una vittoria.

Come vostri figli, dobbiamo dirvi che non possiamo obbedire alla voce dello spirito omicida di questa epoca e che l'abbiamo trovata provenire dalle vostre cancellerie sotto forma di mandati, sermoni, conferenze politiche e riunioni su zoom. Abbiamo grande amore per voi e riveriamo il vostro ufficio, ma purtroppo non possiamo seguirvi su una strada straniera, quindi vi preghiamo di tornare all'audace discorso apostolico. Sappiamo che l'obbedienza è discriminata, non indiscriminata, sia dai nostri santi Padri che dalle divine Scritture, poiché entrambi parlano di veri e di falsi pastori. Conosciamo i santi esempi di san Massimo il Confessore e la gerarchia fuorviata che si alleò con l'imperatore empio. Ricordiamo sant'Atanasio e il presbiterio eretico che gli si oppose. Ricordiamo la fedeltà e l'audacia di san Marco di Efeso e come la gerarchia che fece compromessi fu svergognata dai laici sulle banchine di Costantinopoli. Siamo ispirati dalla recente audacia dei martiri russi che sono stati imprigionati e hanno sofferto sotto il sergianismo e la sua fedeltà a un regime ateo. La via degli scismatici è piena di disastri, e questa via non la prenderemo mai, ma scorgiamo nella vita di questi santi il ​​doloroso cammino della beata disobbedienza. "L'obbedienza rende il subordinato a colui a cui obbedisce. La Sacra Scrittura dice: 'e le greggi concepite davanti alle verghe' (Gen 30:39) […]. Si può dire: la fede del subordinato può sostituire l'inadeguatezza dell'anziano. Sbagliato! La fede nella verità salva. La fede nella menzogna e nell'inganno diabolico nuoce!" [4]

Scrive san Giovanni Climaco: "Lasciate anzitutto in eredità ai vostri figli la fede integrale e i pii dogmi, perché non solo i vostri figli, ma anche i vostri nipoti sappiano guidare verso il Signore percorrendo la via dell'Ortodossia". [5] Questa è l'eredità che non è estranea, e in questi tempi è impossibile tacere da pastori di fronte al tradimento. Insegnateci, guidateci e lasciateci l'eredità della Verità e della Vita. San Paissio ci avvertì dicendo: "Se i cristiani non iniziano a testimoniare la loro fede, a resistere al male, allora i distruttori diventeranno ancora più insolenti. Ma i cristiani di oggi non sono guerrieri. Se la Chiesa tace, per evitare conflitti con il governo, se i metropoliti tacciono, se i monaci tacciono, allora chi parlerà? " In verità, dobbiamo riconoscere che è a causa del silenzio della Chiesa che il male ha prevalso così tanto in questi tempi.

Parlate, amati vescovi! Parlate contro i mandati che ci hanno privato della vita spirituale, parlate contro i programmi immorali del movimento LGBTQ che cerca pubblicamente di portar via i vostri figli, parlate contro le false unioni! Incoraggiate i vostri sacerdoti e non privateci dei pastori per comodità, per immunità legale o per indifferenza. Siamo la preda di questa epoca attuale, salvateci! Ci sentiamo come scrisse il profeta, "Com'è vero ch'io vivo, – parla il Signore Dio – poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d'ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge - udite quindi, pastori, la parola del Signore: Dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: chiederò loro conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge..." [6] Tornate a pascere noi, vostri poveri sacerdoti e fedeli.

+

A tutti , in umiltà davanti a Dio, facciamo voto di non tornare sullo strano cammino dell'anno passato che tanti hanno vissuto e stanno ancora soffrendo. Non torneremo a praticare quanto segue.

  1. Non priveremo le persone dei sacramenti vivificanti della Chiesa per paura.
  2. Non cambieremo il metodo della santa comunione.
  3. Non limiteremo i posti nel tempio di Dio.
  4. Non priveremo i fedeli della venerazione di icone sacre, reliquie e altri oggetti o vasi sacri.
  5. Non richiederemo un mascheramento iconoclasta ai nostri fedeli.
  6. Non esorteremo o richiederemo ai nostri fedeli di farsi fare iniezioni sperimentali, in particolare quelle prodotte e/o testate su linee di cellule fetali abortite.

Pertanto, decidiamo di sostenere la santa Fede ortodossa dei nostri padri e invitiamo tutti i fedeli ortodossi a fare lo stesso. Innanzitutto, questo è un appello a una maggiore profondità di pentimento e di determinazione spirituale. Abbiamo tutti la responsabilità di identificare la malattia dell'era moderna e di guarirla invocando il dolcissimo nome del nostro Signore Gesù, dicendo: "Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me".

i vostri servitori,

la fratellanza del Roveto ardente

18/31 luglio 2021

NOTE

[1] Gerondissa Makrina Vassopoulou, Parole del cuore, p. 504. Ha detto queste parole profetiche il 19 dicembre 1992.

[2] Gerondissa Makrina Vassopoulou, Parole del cuore, p. 504. Ha detto queste parole profetiche il 19 dicembre 1992.

[3] 2 Cor 6:15

[4] Sant'Ignazio Brjanchaninov, Opere, tomo I, pp. 141.143.146s.

[5] San Giovanni del Sinai, Sul pastore 97, edizioni del santo monastero del Paraclito, Oropos, Attica, 1946, p. 402 (PG 88, 1201A).

[6] Ez 34:8-10 (KJV)

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