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  Come predicare meglio

dal sito Good guys wear black, 14 aprile 2017

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Una delle lamentele contro i sacerdoti è che le loro omelie sono in gran parte uno spreco di tempo. Personalmente, penso che una buona parte della colpa per questo sia di chi ascolta (per esempio, mancanza di preparazione, incapacità di concentrarsi, aspettative irrealistiche), ma c'è molto spazio per far migliorare anche il sacerdote.

Soprattutto tra gli ortodossi, la buona predicazione in chiesa è come un buon insegnamento presso le università di ricerca; è fantastico quando c'è, ma il sistema non ti prepara e non ti seleziona per questo scopo.

Questa è una cosa triste e deve cambiare. Ecco alcune raccomandazioni dal libro del vescovo Kenneth Untener, Preaching Better: Practical Suggestions for Homilists (Predicare meglio: suggerimenti pratici per i predicatori).

* * * * *

Il contesto dell'omelia è LITURGICO. Quando lavoriamo su un'omelia, siamo coinvolti nello stesso processo che ha creato sia le Scritture sia la liturgia. Di fatto, stiamo componendo parte della liturgia. Questa è una richiesta molto esigente, ma dovrebbe anche essere gioiosa. Quando ci impegniamo nel processo creativo, stiamo esercitando la nostra vocazione come fornitori di un'immagine di Dio. Siamo, malgrado i nostri fallimenti, gli strumenti scelti per questo lavoro. Tuttavia, "non è il potere del predicatore, ma il potere della Parola di Dio" che cambia la vita.

L'effetto dell'omelia è cumulativo. Mentre è meraviglioso ascoltare un sermone che ti offre una motivazione, perfettamente costruito da un eccellente predicatore, è più utile ascoltare buone omelie al passaggio di ogni settimana. Il vescovo Untener confronta il buon predicatore con un cuoco e i parrocchiani con coloro che questi nutre; gli effetti della fornitura di pasti sani "non sono sorprendentemente evidenti dopo il primo giorno o la prima settimana... Solo a lungo termine sentiamo gli effetti del mangiare bene. Lo stesso vale per le buone omelie".

Non c'è bisogno di riscaldare il pubblico. Le battute e altre introduzioni e simili sono utili quando si parla, ma interrompono il flusso della liturgia. Antifone, litanie, versetti di salmi e letture sono progettati per preparare la gente ad ascoltare l'omelia. Trattare quest'ultima come un discorso la separa dal suo contesto appropriato, posizionandola perfino al di sopra il resto della funzione (e degradandola in modo sottile).

Mantenetela semplice. Il vescovo Untener sottolinea che è meglio sviluppare bene un singolo pensiero piuttosto che trattare diversi pensieri alla leggera, anche se (e a detta di altri, SPECIALMENTE se) questo abbrevia la lunghezza dell'omelia. Ciò può comportare tagli di materiale eccellente. Questo non è veramente un problema, soprattutto tenendo conto del nostro lezionario lungo un anno! Ricordate che le omelie sono un processo (cioè vengono ripetute). Non c'è bisogno di coprire tutto in una sola domenica.

Scrivete (ma non leggete) l'omelia. Scrivere e modificare porta chiarezza e disciplina al processo: approfittatene. Ma avere una buona omelia scritta è solo la prima metà del processo. In seguito, il vescovo Untener consiglia di estrarre tre o quattro frasi dall'omelia (una per ogni sezione principale). Ripetete queste frasi finché non saranno perfettamente chiare e fluiranno bene dalla precedente alla successiva; lasciate perdere tutti gli altri materiali. Quel materiale "perso" non è l'omelia, ma solo una parte della sua costruzione (come uno stampo per una scultura a fusione). "Lo scopo primario dello scrivere per preparare un'omelia non è produrre un grande testo; è sviluppare un pensiero che diventerà una grande omelia, e trovare modi di esprimere e organizzare questo pensiero... Padroneggiate il pensiero e avrete padroneggiato la vostra omelia". Il nostro ego combatte questa parte del processo.

Dite qualcosa di importante e di degno. Solo i predicatori profondi e reali possono fare omelie profonde e reali. I fedeli desiderano il significato, ma troppo spesso diamo loro parole riciclate e formali e buone recitazioni. Inoltre, non basta che ciò che diciamo sia vero e ben preparato; deve risuonare all'unisono con qualcosa nella vita dell'ascoltatore. Comunque, il predicatore non può semplicemente usare la Scrittura come una scusa per parlare di qualcosa di importante; la gente ha bisogno della potenza della Parola di Dio. Le applicazioni della vita reale devono scorrere dal messaggio del Vangelo.

Fate attenzione alle storie. Non includete storie che non aggiungono nulla al messaggio (vale a dire quelle storie progettate per costruire rapporti o per intrattenere). Una storia corretta inserita all'interno di un'omelia sarà spogliata fino ai suoi elementi essenziali e servirà a illustrare il punto principale dell'omelia. Le persone ricordano le storie meglio di quanto si ricordino dei punti teologici; assicuratevi che ciò che dite sia importante.

La lunghezza appropriata dell'omelia è contestuale (e più breve di quanto si supponga). La Liturgia ha un certo ritmo: tutto (le litanie, il Credo, l'anafora, ecc.) ha il suo tempo stabilito. Se l'omelia è troppo breve o troppo lunga, interferisce con questo ritmo. Raccogliete dati sulla lunghezza delle vostre omelie e l'attenzione dei fedeli (le mogli sono ottime a fare queste raccolte!) che vi aiutino a predicare bene. Ricordate che in realtà non c'è niente di sbagliato in una breve omelia e per buona che possa essere la vostra omelia, nessuno l'apprezza tanto quanto voi. Il vescovo Untener ci offre anche questo gioiello contro-intuitivo; tanto maggiore l'evento, tanto più breve l'omelia. La liturgia è enorme e meravigliosa: l'omelia non può aumentare la sua maestà (ma può impedire alla gente di apprezzarla).

State lontani dal gergo teologico. Gli ortodossi hanno raccolto parole e frasi precise per quasi duemila anni. Gran parte dell'istruzione di seminario si passa per assimilare quelle parole e frasi. Purtroppo, i fedeli non parlano questa lingua. E non ne hanno bisogno. Il compito del predicatore non è di insegnare ai fedeli una nuova lingua, ma di portare loro il Vangelo in un modo con cui possano relazionarsi e che possano capire. Le parole che evocano immagini nella mente sono migliori di quelle astratte. Questo è un compito difficile per i sacerdoti; l'Ortodossia ha una tendenza (e un ego) clericale, e sacerdoti e teologi sembrano godere di parlare di cose che la gente non comprende. I predicatori dovrebbero studiare il modo in cui parlano i buoni comunicatori e imitare questi professionisti (e non i loro professori del seminario).

Soggiogate l'ego. L'orgoglio trova molti ingressi nel processo dell'omelia. La gente vuole che l'omelia sia personale, ma non dovrebbe mai essere centrata sull'ego del predicatore. Ecco alcuni suggerimenti pratici per mantenere sotto controllo gli effetti dell'orgoglio: limitate il numero di volte in cui vi riferite a voi stessi (per esempio "io", "me", "mio"); usate il "noi" invece del "voi"; siate consapevoli del vostro bisogno di salvezza; create un sistema per raccogliere buoni feedback sulla vostra predicazione. Vorrei aggiungere che "fare di testa vostra" è un ottimo modo per invitare l'orgoglio a parlare.

Terminate bene. Le conclusioni dovrebbero essere brevi, ben costruite e ben preparate, e dovrebbero consentire ai fedeli di passare facilmente alla parte successiva della funzione. "Possono esserci più problemi con la fine (per esempio trascinarla, o partire per la tangente cambiando discorso) rispetto a qualsiasi altra singola parte dell'omelia. Potete fare tesoro di questo consiglio: "Non iniziate mai un'omelia a meno che non sappiate quali saranno le ultime due frasi".

"Quella la chiami omelia? Puoi uccidere la gente, con quell'omelia!"

Lo chef Gordon Ramsay conosce la buona predicazione...

* * * *

Epilogo: dieci demoni che appestano le prediche. Ecco dieci tra i maggiori problemi che il vescovo Untener aveva trovato durante la sua ricerca:

1. Raccontare di nuovo il Vangelo. Alla gente vanno bene le citazioni brevi, ma raccontare di nuovo tutto è una perdita di tempo.

2. Usare una voce da pulpito. Questa può essere una tentazione comune, ma la gente non apprezza la sua inautenticità.

3. Ripresentare le vecchie omelie riscaldate. Possiamo usare le intuizioni delle vecchie omelie, ma non dovremmo mai usare la stessa omelia due volte (anche se il pubblico è completamente diverso).

4. Ripetizioni. La gente se ne lamenta, anche quando sono fatte intenzionalmente per dare enfasi.

5. Omelie 'taglia e cuci'. Dobbiamo imparare da altri predicatori, ma quando incolliamo un buon materiale, la somma è spesso inferiore alle singole parti.

6. Troppe citazioni e troppo lunghe. Le citazioni funzionano ottimamente nei saggi, ma annoiano le persone durante le omelie: devono essere perfette, brevi, generalmente comprensibili e inclusive. Citare un passo dalla Scrittura, anche un passo dal brano che si è appena sentito, può essere efficace, specialmente alla fine.

7. Lasciare fuori le persone singole. Gli esempi dei matrimoni e dei bambini sono utili, ma le persone non sposate e senza figli potrebbero sentirsi estranee. Questo non significa che i predicatori dovrebbero smettere di usare tali esempi, ma solo che hanno bisogno di assicurarsi di utilizzarne anche altri.

8. Mantenersi sul Lezionario. Gli ortodossi non possono cambiare le letture del giorno così come lo fanno altri cristiani, ma noi siamo ancora talvolta colpevoli di raccogliere ciò su cui predichiamo sulla base dei nostri sentimenti piuttosto che di ciò che è contenuto nelle letture delle Scritture.

9. Pessimi sistemi di amplificazione. È deprimente quando i predicatori ospiti rifiutano di usare il microfono che viene dato loro (come se conoscessero l'acustica della chiesa e le esigenze dei parrocchiani meglio del parroco o come se pensassero che la loro voce è più forte di quella del parroco). Alcuni spazi richiedono microfoni. Tuttavia, se utilizzate un microfono, accertatevi che il sistema audio sia adeguato.

10. Spiegazioni non necessarie. I sacerdoti perdono molto tempo (e perdono mordente) a fare spiegazioni che servono da riempitivo. Le scuole militari bocciano i soldati che utilizzano più di due o tre riempitivi nelle loro presentazioni; i seminari dovrebbero fare lo stesso. Nessuno si rende conto di quanti riempitivi utilizza finché qualcuno non li conta. In generale, è utile riascoltare le registrazioni delle vostre omelie (ma siate pronti a un bel bagno d'umiltà!).

Molti altri consigli rendono il libro del vescovo Untener una lettura interessante!

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