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  Sull'opera missionaria ortodossa

dal blog del sito Orthodox England

25 aprile 2017

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Ora che la Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) ha ufficialmente intrapreso un compito di lavoro missionario nella diocesi rinnovata delle Isole Britanniche e dell'Irlanda dopo diversi decenni di perturbazioni, sarebbe bene considerare la natura dell'opera missionaria che abbiamo bisogno di compiere.

Innanzitutto, dobbiamo capire che c'è solo un tipo di autentica opera missionaria e pastorale. Questa serve la gente in quanto comunità, non è un piano ideologico su una mappa con spilli puntati al di sopra, non è imposta dall'alto in basso, ma viene dal basso, dalle radici. Ora, ovunque ci sia una richiesta, la ROCOR farà del suo meglio per soddisfare questa richiesta, creando delle parrocchie dove c'è bisogno, ora con un sostegno ufficiale. Dove ci sono persone ortodosse (almeno una delle quali possa cantare e leggere) assetate di funzioni, e dove ci sono dei locali, forniremo un sacerdote. Possiamo pensare nella storia a molti casi di una simile opera missionaria, per esempio la missione di sant'Agostino in Inghilterra nel 597 o quella dei santi Cirillo e Metodio a san Rostislav, sempre in risposta a una richiesta. Non possiamo costruire nulla laddove non c'è un bisogno spirituale e una volontà di fare sacrifici.

Ma che dire delle aree in cui non esiste una richiesta reale, ma solo anime non convertite, ortodossi potenziali? Qui possiamo prendere gli esempi dei santi Herman in Alaska e Nicola in Giappone. Essi hanno vissuto semplicemente in un posto per molti, molti anni, pregando, apprendendo e comprendendo la gente tra cui vivevano, prima che iniziasse l'opera missionaria. Hanno aspettato che la gente venisse sa loro, non hanno servito se stessi imponendosi sugli altri. Servire se stessi (di solito in nome di qualche problema personale e ambizione non soddisfatta) è un'opera pseudo-missionaria. È un modo di tentare di imporsi, caratterizzato da guru, vaganti e clericalisti che amano i titoli di fantasia, le vesti e le fotografie. Coloro che non si prendono cura del popolo, non viaggiano per andare a incontrare le persone, arrivando anche a disprezzarle per la loro semplicità.

Dovremmo essere sospettosi del tipo di opera "missionaria" che disprezza la gente, le sue lingue e le sue abitudini e cerca di forzarla in uno strano stampo che non è il suo. Questa è la falsa opera missionaria di coloro che usano le loro personalità, non la fede fervida in Dio, per convertire gli altri.

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