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  Trovare la bellezza ne "La bella e la bestia" – la prospettiva di un artista cristiano ortodosso

di Andrew Gould

Orthodox Arts Journal, 28 Marzo 2017

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Il nuovo film live-action della Disney, La bella e la bestia, ha suscitato notevoli controversie. I fautori del femminismo e della causa gay hanno sostenuto che il film è un trionfo per la loro causa. Come cristiano ortodosso, che ha grande rispetto per la potenza delle fiabe nel modellare la nostra visione del mondo, ho trovato queste accuse preoccupanti. La Disney sarebbe in grado di distorcere anche una semplice fiaba in una propaganda politico-sociale? (La risposta è sì, lo sarebbe.) Ma come artista, ho spesso osservato che esiste una legge naturale nell'arte, e quando si cerca di distorcere intenzionalmente il suo messaggio, si ottiene spesso l'effetto di dimostrare una maggiore e più immutabile verità. Perché, alla fine, la bellezza può rivelare solo una cosa – la verità di Cristo. La Disney ha prodotto un film di sorprendente bellezza, e (involontariamente, credo) l'interpretazione più pienamente cristiana della storia che sia mai stata fatta.

La storia, La bella e la bestia, è stata scritta con questo titolo nel 1740, ma le sue origini si possono far risalire a molto prima, e il tema essenziale di una vergine e di un mostro appare fin dalle prime fiabe mai narrate. La storia è stata raccontata in varie forme nel tempo, come mitologia pagana, come racconto morale cattolico, e più recentemente (Nella versione animata della Disney del 1991), come storia per bambini sterilizzata e idealizzatia. La nuova versione esprime le ansie morali del nostro tempo, e lo fa con notevole onestà.

Oggi la nostra cultura è ossessionata dalla sovversione dei ruoli di genere, e questo tema è di primo piano nel nuovo La bella e la bestia. Gaston e LeFou hanno un rapporto apertamente omoerotico. Ma vorrei congratularmi con gli sceneggiatori per non averli resi anacronisticamente 'gay', nel senso contemporaneo del termine. Piuttosto, essi sono entrambi interessati a un matrimonio con donne, oltre a flirtare con vedove di guerra, con ammiratrici e con chiunque altra li diverta. Sono misogini spudorati, interessati alle donne solo a fini di conquista e di auto-gratificazione. E Gaston è vanitoso e sadico fino al midollo. Essi sono il tipo di uomini che i vittoriani definivano, letteralmente, 'malvagi invertiti'. E il loro rapporto l'uno con l'altro è assolutamente distruttivo – una coppia male assortita non solo nel genere, ma pure in ogni altro modo. (Come si possa vedere questi personaggi come un trionfo per la causa gay, sfugge assolutamente alla mia comprensione. La gente ora vede la mera esistenza di qualcosa come un'affermazione morale, indipendentemente dal fatto che la cosa sembri buona o cattiva?)

Ma c'è un altra, più importante, sovversione dei ruoli di genere in questo film. La scena di apertura mostra un gran ballo al castello del principe, la notte in cui la maga bussò alla sua porta. Si tratta di una scena di dissolutezza visiva ripugnante – di moda rococò corrotta fino ai suoi limiti estremi - un tripudio di pizzi sporchi e di visi imbrattati di vernice, che danzano a una dissonante, rovinosa musica di cembalo. In questa danza c'è solo un uomo, il principe – tutte le sue centinaia di ospiti sono donne, tutte per lui. Ma il principe non è un idolo di mascolinità – anche lui indossa pizzi e trucco all'eccesso, e il suo aspetto e le sue azioni sono più femminili di quelli delle donne. La maga lo maledice per i suoi peccati, gli ospiti fuggono, il suo castello è bloccato in un inverno eterno e il suo ricordo è cancellato dal mondo.

Lo scopo nella vita della bestia (anche se ancora non lo riconosce) ora consiste nell'apprendere a essere un uomo. In clausura nel suo castello, passa le sue giornate leggendo, mescolando la rabbia nel suo cuore con la poesia. La sua mascolinità, improvvisamente rivelata contro la sua volontà nel suo aspetto mostruoso, è ormai qualcosa da domare e da perfezionare. Bella gli insegna a essere più uomo che mostro, e diventa un modello di bellezza anche prima di trasformarsi di nuovo in un uomo.

E quando l'incantesimo di maledizione è finalmente sollevato, il principe è raggiante di pura bellezza maschile, il complemento perfetto per viso casto e verginale di Bella. Il film si conclude con un'altro ballo, in cui Bella e il principe danzano con tutti gli abitanti del villaggio. Ma questo ballo è l'opposto del ballo di apertura. È alla luce del giorno oggi, le coppie ballano castamente, in semplici abiti lusinghieri, in una sala da ballo decorata con fiori bianchi, con un'estetica della purezza e della bontà che pervade ogni dettaglio. Certo, ci sono ancora alcune debolezze umane – qualcuno ha una moglie noiosa che non sa ballare, uno dei teppisti di Gaston vuole ancora ballare con un altro uomo, ma queste sono ora cose delle quali possiamo sorridere e ridere, perché la bellezza ha trionfato, e l'inverno non regnerà mai più.

Mentre guardavo La bella e la bestia, ho sentito che stavo sperimentando una narrazione veramente onesta – una narrazione che rivela le persone (e il loro comportamento) per quello che sono veramente. Il mezzo del cinema offre una rivelazione visiva diretta della verità anche oltre ciò che può raggiungere la parola scritta. Non ho mai visto questo potere esercitato in modo più efficace, o con più virtuosismi. L'estetica cinematografica si trasforma continuamente, rivelando sempre la realtà spirituale della narrazione – quando c'è il peccato, e quando c'è la bontà. L'architettura e la moda barocca che pervade il film hanno forse una capacità unica per questo scopo. L'arte barocca è sempre in bilico tra intensa bellezza e bruttezza decadente. Con il minimo cambiamento di dettagli e illuminazione, il paesaggio si sposta continuamente tra l'estetica della fiaba e dell'incubo.

Il tema morale de La bella e la bestia, naturalmente, è che la vera bellezza (o bruttezza) si trova all'interno, e che ci vuole tempo per vederla. Ma spetta al ruolo del narratore far uscire alla luce queste verità, per rivelare ciò che i personaggi avrebbero tenuto nascosto. In questo film, è lo scenario, l'architettura incantata, che serve a questo ruolo, rivelando costantemente dov'è l'oscurità e dov'è la luce. E la differenza è così precaria e sottile, soprattutto quando si tratta di sesso. Il film lo rivela, mostrandoci ciò che si vede davvero quando gli uomini non si adornano della bellezza che appartiene a loro di diritto.

Finora ho parlato di questioni di sviluppo del personaggio e di espressione estetica. Anche se ho trovato che queste cose costituiscono un'espressione della realtà veramente onesta (e cristiana), è difficile sapere fino a che punto questo è intenzionale, o se è semplicemente il risultato inconsapevole di un buon cinema e di una buona recitazione (l'effetto della 'legge naturale'). Ma il nuovo La bella e la bestia della Disney ha un'altra grande innovazione nella trama, che non può essere liquidata come irriverente o accidentale – il personaggio enigmatico di Agata.

Nel corso del film, apprendiamo che la maga vive tra gli abitanti del villaggio, una zitella di nome Agata. È disprezzata dalla società e vive da eremita nel bosco. Si rivela come persona santa e caritatevole quando si salva il padre di Bella che è a un passo dalla morte. E ritorna al castello alla fine del film, osserva che la bestia è morta e che l'ultimo petalo è caduto, e che la sua maledizione si è compiuta. E vede Bella professare il suo amore per la bestia e baciarla, e decide quindi di operare una magia, non solo per sollevare la maledizione, ma per risuscitare la bestia dalla morte.

Nelle versioni più antiche e più semplici del racconto, la maga è una strega che maledice il principe per dispetto. Ma tale interpretazione non è possibile in questo film. Agata sembra più una santa che una strega. E la sua maledizione si presenta più come misericordia che come punizione. È chiaro dalla rappresentazione del ballo di apertura che il principe ha causato la sua stessa condanna – che è condannato a vivere e morire in depravazione totale. Come i sodomiti del Vecchio Testamento, ha unito i peccati di inversione sessuale e di tradimento dell'ospitalità, e il suo regno deve cadere. La maledizione di Agata non distrugge il principe, ma lo protegge da ulteriori tentazioni. Lo lascia a vivere da solo in modo introspettivo, leggendo nella sua biblioteca, e osservando il mondo per mezzo di un atlante magico che Agata gli ha lasciato in dono. Questo gli dà il tempo di guarire e di pentirsi. La sua trasformazione in una bestia non gli ha impedito la possibilità di amare – anzi, l'ha resa possibile.

Anche se la maledizione è diretta al principe, colpisce tutti nelle sue terre, perché sono tutti complici del suo peccato. I membri della servitù, trasformati in oggetti, ammettono di essere rimasti a guardare e di non aver fatto nulla quando era morta la madre del giovane principe, e il suo crudele padre aveva deciso di farlo crescere da un tiranno come lui. E agli abitanti del villaggio, che una volta erano gli orgogliosi vassalli della tenuta signorile, non fu cancellato dalla mente solo il ricordo del castello, ma tutto l'amore del sapere. Vivevano come un villaggio di idioti analfabeti, dimenticando che una volta erano gli ospiti privilegiati del principe.

Questo mi sembra essere un forte tema cattolico di responsabilità comune e un netto miglioramento della narrazione cristiana. È interessante notare che solo quattro persone nel villaggio sembrano non essere coinvolte dalla maledizione – la stessa Agata, Bella e suo padre, che si è trasferito lì da Parigi, e, soprattutto, il sacerdote cattolico – l'unica persona nel villaggio che è rispettosa di Bella, e che possiede libri.

Allora, cosa ne facciamo di Agata l'incantatrice? La sua maledizione consente la conversione del principe, che deve guarire e aspettare per tutto il suo lungo inverno fino a quando non è finalmente pronto a ricevere Bella come sua ospite. E la sua maledizione protegge gli abitanti del villaggio dal principe e dalla sua dissolutezza, permettendo loro di guarire, vivendo come i contadini ignoranti, lavorando la terra come gli umili. Agata è chiaramente buona (il suo nome significa 'bontà' in greco), e alla fine solleva la maledizione nel momento più cristiano, quando la bestia ha sacrificato la sua vita, e quando Bella si trova a piangere su di lui nella postura della Pietà. Seguono la risurrezione e la vita eterna (nota anche come vivere felici e contenti). A essere onesti, non posso fare a meno di chiedermi se Agata è esplicitamente destinata a essere una tipologia della Vergine Maria. Dopo tutto, la trama si sforza di chiamarla vergine, la sua casa sembra proprio come un asilo nido cattolico, si veste in un accappatoio con cappuccio e di trasfigura in luce radiosa in modo molto simile a un'apparizione della Madre di Dio.

Ma, tornando alla maledizione di Agata, si vede l'espressione della seconda grande ansia del nostro tempo – la confusione della vita e della morte. Forse ancora più pericolosa del sovvertimento sessuale è il sovvertimento della vita stessa – il feticismo della morte, o la negazione che vi sia alcuna reale differenza tra i due. Questo tema è una preoccupante costante nella nostra vita politica, con il mondo quasi convinto che in molte circostanze la morte sia il bene più grande. Ed è un'ansia che viene attraverso nella nostra narrazione, con i film di zombie e di robot, creature che non sono né vive né morte.

La maledizione di Agata rivela un'inversione della vita e della morte nel castello incantato. La servitù, una volta umana, è diventata una serie di oggetti, solo parzialmente vivi, e gradualmente meno vivi nel tempo. Attendono un destino peggiore della morte finale, diventando solo oggetti, senza memoria o prova che abbiano mai vissuto affatto. La loro grande disperazione è che non si possono davvero abbracciare o baciare l'un l'altro, e tutti i tentativi per farlo portano loro solo dolore. Desiderano disperatamente una vita vera. Nel frattempo, il castello stesso, la stessa architettura, è sempre più vivo. I rotoli e le colonne barocche stanno gradualmente consumando se stessi. Gli ornamenti rococò si staccano dai soffitti e pendono come vigne, diventando più brutti ogni giorno. Ogni volta che cade un altro petalo di rosa, il castello rabbrividisce di disgusto, spargendo pezzi di pietra, lentamente crollando, cercando di pentirsi della sua vita innaturale.

Ma non credo che la maledizione di Agata abbia causato queste distorsioni. Piuttosto, la sua maledizione ha sollevato il velo e ha rivelato gli effetti del peccato. Che cos'è il peccato, se non la commistione della vita con la morte? La servitù si è limitata a guardare e non ha fatto per aiutare il principe ragazzo, e così si sono rivelati essere animati solo a metà, poco più che mobili. Il principe aveva adorato i suoi costosi beni, tassando i contadini perché li pagassero, e facendo di loro un idolo. Così il castello si è rivelato essere vivo: un terribile, soffocante, falso dio.

Penso che ora siamo in grado di trarre più senso dell'arrivo di Agata al ballo. Arriva con l'aspetto di una strega senza valore, perché questo è il valore che le dà il principe. È il suo castello, e là tutto quello che c'è sembra come lui lo vede. Ma poi si trasfigura, esattamente come Cristo, galleggiando sul pavimento, vestita di luce radiosa. Si rivela il suo vero aspetto, quello di una bella santa. E anche tutto ciò che è intorno a lei trasfigura (come quando San Serafino di Sarov irradiava luce increata, e lo  faceva anche il suo amico seduto accanto a lui). Ma il principe, il castello e i vassalli si trasfigurano nella loro vera bruttezza – una bestia, un idolo, e un branco di imbecilli.

Dopo aver visto il loro vero io, ora hanno la possibilità di pentirsi, e così il film giunge alla sua conclusione cristiana. La Disney ha deciso di fare un film sulla bellezza, sontuoso e ornato oltre ogni misura, e la vera bellezza rivela solo una cosa – la verità di Cristo.

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