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  I primi due preti convertiti (e primi apostati) in America

Biografie e riflessioni su James Chrystal (1831-1908) e Nicholas Bjerring (1831-1900)

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I due primi preti convertiti alla Chiesa ortodossa negli USA, James Chrystal (1831-1908) e Nicholas Bjerring (1831-1900) hanno avuto vite straordinariamente parallele. Erano esattamente contemporanei (entrambi nati nel 1831), e vivendo nell’area di New York si convertirono all'Ortodossia nello stesso periodo, per ragioni (almeno apertamente) dottrinali oppure, si potrebbe anche dire, ideologiche; entrambi andarono in paesi di tradizione ortodossa e furono ricevuti nella Chiesa ortodossa molto velocemente, senza una previa esperienza ecclesiale ortodossa; entrambi furono ordinati preti molto velocemente, con il beneplacito delle più alte autorità ecclesiastiche. Entrambi furono assegnati a un'opera di rappresentanza della Chiesa ortodossa a New York City, in un'America che a quel tempo (tranne che in Alaska) praticamente non conosceva l'Ortodossia, ed entrambi finirono per lasciare la Chiesa ortodossa.

James Chrystal

James Chrystal, nativo degli Stati uniti, fu ordinato diacono episcopaliano nel 1859, all'età di 28 anni, e poco dopo anche prete. Nel 1861, pubblicò un libro dal titolo La storia delle modalità del battesimo cristiano. Nella prefazione, Chrystal descrive il libro come "un'apologia della fede della Chiesa primitiva in cui Cristo ordinò l'immersione triuna". La tesi di Chrystal era che l'aspersione, la forma che il battesimo aveva preso nel Cattolicesimo romano e nell'Anglicanesimo, era insufficiente e contraria all'insegnamento di Cristo. Dopo una seria ricerca, Chrystal concludeva che la sola Chiesa ortodossa aveva mantenuto la pratica corretta. Era naturale che Chrystal desiderasse uno di questi battesimi autentici per se stesso, e alla fine del 1868 andò in Grecia, dove cercò l'arcivescovo Alessandro di Syra, una figura già ben nota tra gli anglicani, che aveva visitato l'Inghilterra e aveva buone relazioni con la Chiesa d'Inghilterra. L'arcivescovo Alessandro esaminò Chrystal e fu molto impressionato dalla sua erudizione, dalle sue conoscenze teologiche e dalla sua sincerità. Chrystal sapeva indubbiamente come muoversi: un giornale greco locale commentò "Ha acquisito sulle parti teoretiche della teologia un'accuratezza che pochi membri del clero e teologi tra noi possiedono".

Soddisfatto dell’ortodossia di Chrystal, l'arcivescovo lo battezzò alla vigilia della Teofania del 1869 dopo il Vespro, nel Santo Tempio della Trasfigurazione; il signor K.G. Drakopoulos, nomarca delle Cicladi, fu il suo padrino. Chrystal, essendo celibe, dovette ottenere il permesso dal Santo Sinodo della Chiesa di Grecia per essere ordinato. Il Sinodo diede il permesso, e nel giro di pochi mesi Chrystal fu ordinato prete e poi elevato al rango di archimandrita e di “grande catechista” del Patriarcato ecumenico.

Il giornale inglese Orthodox Catholic Review (dicembre / gennaio 1868) osservava che Chrystal "per sei anni ha studiato la fede ortodossa, ed è completamente convinto che questa sia l'unica vera religione cattolica. Il neofita ha recitato il Credo, sia in greco che in inglese. Egli intende entrare nel ministero della Chiesa, e a tempo debito diventerà vescovo in Alaska, recentemente ceduta dalla Russia agli Stati Uniti. Egli è ansioso di diventare un legittimo intermediario tra il partito ri-unionista tra la Chiesa anglo-americana [episcopaliana] e la Chiesa ortodossa, e le autorità ecclesiastiche greche salutano il suo progetto. Ora è impegnato nel tradurre i necessari libri di servizio in inglese".

Il giornale greco sopra citato dice, "Vedremo in breve formarsi in America una chiesa ortodossa di molte migliaia di persone, e la luce dell'Oriente splenderà luminosa e chiara anche in questo nuovo mondo". E poi esclama:" Che gloria sarà allora per la Chiesa greca e per la nostra nazione, se per mezzo di questo suo erudito prete lei invierà la prima brillante lampada dell'Ortodossia". E' una testimonianza di grande eccitazione per la conversione di Chrystal.

Jonas King, un missionario protestante in Grecia, tradusse l'articolo del giornale greco per una rivista protestante negli Stati Uniti (New York Evangelist, 1869/04/08). In conclusione, commentò con sarcasmo, "Può essere buona cosa, forse, dare pubblicità a questa nuova operazione, in modo che le persone al di là del vasto Atlantico possano essere preparate a vedere la luce, che, si suppone, irromperà presto su di loro da est".

Nessuna luce del genere sarebbe venuta dall'Oriente, almeno non a seguito della conversione di Chrystal. Pur come primo prete ortodosso convertito in America, padre James Chrystal aveva la sua interpretazione del cristianesimo. Padre David Abramtsov spiega: "L'erratico Chrystal ripudiò presto i suoi legami con la Chiesa ortodossa e, al suo ritorno in America, formò la propria setta di tipo battista". Nella misura in cui la Chiesa ortodossa era d'accordo con lui - vale a dire, nel battesimo - Chrystal ne volle fare parte. Ma questo fatto fu ben presto sostituito da un altro. Appena un anno dopo, troviamo il seguente rapporto: "Il signor Christal [sic] [...] non ha potuto sottoscrivere gli articoli del settimo sinodo della Chiesa greca, relativo alle immagini e al culto della creatura".

In altre parole James Chrystal non poteva accettare la venerazione delle icone. Non era certo il solo a pensare così tra i protestanti. Quello che non si capisce è come avrebbe potuto in qualche modo non notare le icone che coprivano le pareti della cattedrale in cui era stato battezzato e ordinato. Si era semplicemente limitato a non guardare in alto? Era chiaramente un uomo colto, che aveva studiato l'Ortodossia per una mezza dozzina di anni: come poteva non essere a conoscenza del VII Concilio Ecumenico, o delle obiezioni protestanti alle icone? Oppure le sue opinioni verso le icone cambiarono nel giro di pochi mesi?

In ogni caso, agli ortodossi ci volle un po' di tempo per capire che Chrystal non era più uno di loro. Nel 1870, ci furono vari rapporti in cui il governo russo prevedeva di assegnare un vescovo a New York e offriva il posto a Chrystal. Questi rifiutò, citando la sua opposizione alle icone. Solo pochi mesi dopo, padre Nicholas Bjerring apriva le porte della Cappella della Santissima Trinità a New York City.

Per quanto riguarda Chrystal, inizialmente rientrò a far parte della Chiesa episcopaliana, ma non passò molto tempo prima che fosse di nuovo in movimento. Nelle sue parole, lasciò la Chiesa episcopaliana "a causa della sua incontrollata e impunita idolatria e culto delle creature, contrarie alla fede dei suoi riformatori di benedetta memoria". Avrebbe continuato la sua opposizione alle icone per il resto della sua vita. In una lettera del 1899 al direttore del New York Times, Chrystal argomentò contro la pratica di baciare la Bibbia. Continuò a pubblicare una serie di libri sul Terzo Concilio Ecumenico, che secondo lui sosteneva la sua posizione iconoclasta. La sua tesi, sostenuta anche nella sua lettera al New York Times, era fondamentalmente che, poiché il Concilio ha condannato la divisione di Cristo in due persone, divina e umana, ha quindi condannato il culto della sola umanità di Cristo (piuttosto che della singola persona divino-umana di Cristo), proibendo implicitamente la venerazione di ogni e qualsiasi materia. Chrystal dedicò il secondo volume della serie Il Terzo Concilio Ecumenico alla "razza greca" e il terzo volume al "popolo russo", in entrambi i casi, esortandoli a respingere il Settimo Concilio Ecumenico e ritornare, così diceva, alla vera ortodossia.

James Chrystal morì nel 1908 a Jersey City, New Jersey. Aveva 77 anni.

Nicholas Bjerring

Nicholas Bjerring era un cattolico romano originario della Danimarca, figlio di un funzionario cittadino, di ottima istruzione (aveva studiato filosofia e teologia all'università di Breslau), e aveva fatto il missionario in Lapponia. Nel 1868 emigrò negli Stati Uniti e divenne insegnante in una scuola cattolica romana a Baltimora (Maryland). Era un laico sposato e con figli. Nel 1870 la Chiesa cattolica romana stava per dichiarare il dogma dell'infallibilità papale, al Concilio Vaticano I. Come molti cattolici provenienti dall'area centro-settentrionale dell'Europa, Bjerring era assolutamente contrario a questo dogma, e scrisse una lettera di obiezioni a papa Pio IX, che ricevette una certa attenzione e fu pubblicata su vari giornali e riviste. Iniziò a questo punto una ricerca di una fede non compromessa dal nuovo dogma romano (che riteneva inconciliabile con il progresso umano) e non sottomessa al razionalismo che vedeva imperante nel mondo protestante, sostenendo di avere trovato nella Chiesa ortodossa d'Oriente la vera Chiesa cattolica e apostolica. Scrisse a questo punto una seconda lettera - privata - al santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, chiedendo di essere ricevuto in seno alla Chiesa ortodossa. Il santo Sinodo rispose convocandolo a San Pietroburgo. Bjerring andò a San Pietroburgo, e dopo non molto tempo fu ricevuto per mezzo della cresima nella Chiesa ortodossa, e fu ordinato prete il 9 maggio 1870. Servì la sua prima Liturgia in tedesco, poiché non conosceva lo slavonico ecclesiastico. Nell'arco di pochi giorni fu elevato alla dignità di arciprete e inviato a New York City ad aprire una cappella ortodossa. Nell'ottobre 1870, al ritorno a New York, Bjerring fondò la cappella della Santa Trinità, un modesto locale di culto al pianterreno della propria casa, al numero 951 della 2a strada. Il New York Times la definisce "una raffinata piccola cappella greca". Non poteva contenere molti fedeli (nelle parole di un visitatore, la sala "appariva affollata con due dozzine di persone"). L'iconostasi era molto piccola e di fatto aveva solo le porte regali, cosa che creava un certo imbarazzo nelle processioni degli ingressi alla Liturgia. Per molti anni in seguito si parlò di costruire un vero e proprio tempio ortodosso a New York City, ma la cosa non si concretizzò, e la comunità ortodossa della città rimase piccola (intorno a un centinaio di persone). Una delle cose strane di padre Nicholas Bjering era che scoraggiava espressamente le conversioni. Nel 1871, meno di un anno dopo la sua ordinazione, il New York Times diceva che padre Bjerring desiderava far sapere che la cappella greca era una cappella privata delle legazioni russa e greca, e non era aperta al culto pubblico. Bjerring accoglieva gentiluomini e signore di buon garbo e rispettabili che desideravano vedere l'aspetto di una chiesa ortodossa, ma non era interessato all'evangelizzazione. Parte di questo atteggiamento veniva da un punto di vista condiviso da molti a quel tempo, che le Chiese ortodossa e anglicana si sarebbero presto unite, e a quel punto, presumibilmente, secondo la prospettiva ortodossa, la Chiesa episcopaliana sarebbe divenuta la Chiesa ortodossa degli Stati Uniti. Pertanto, non c'era veramente ragione di convertire all'Ortodossia gli americani che potevano rimanere anglicani. Un articolo del 1870 diceva: "non si deve pensare che padre Bjerring stia contemplando di introdurre un nuovo elemento di discordia del mondo religioso dell'America. Da molto tempo l'unione tra la Chiesa greca e la Chiesa episcopaliana è promossa da membri di entrambe, e il buon padre pensa che l'apertura di una chiesa greca a New York possa fare molto per promuovere questa causa". Così Bjerring vedeva se stesso come una sorta di ambasciatore religioso in America, e si accontentava di servire il personale diplomatico delle ambasciate greca e russa e la piccola congregazione di ortodossi "nativi" a New York, e di operare quelle che oggi si chiamerebbero relazioni ecumeniche. Uno dei principali compiti a cui si dedicava erano le pubblicazioni. Non leggeva il russo né lo slavonico ecclesiastico, ma tradusse dal tedesco in inglese alcuni testi ortodossi originariamente tradotti dal russo in tedesco. Iniziò anche una rivista chiamata Oriental Church Magazine, sottotitolata "dedicata alla religione, alla scienza, alla letteratura e all'arte", in cui includeva traduzioni e altri articoli. Gli scopi della rivista erano duplici: dapprima, l'istruzione dei non ortodossi in ogni aspetto collegato all'Ortodossia (Bjerring era particolamente interessato al progresso, che per lui era il coinvolgimento dell'Ortodossia nella società per il suo sviluppo morale), e la promozione di una cultura ortodossa tradizionale, come la cultura russa; il secondo scopo era ecumenico: la promozione delle relazioni tra gli ortodossi e altri corpi cristiani.

Uno dei più grandi momenti dei primi anni della carriera ortodossa di Bjerring fu la visita in America, nel 1871-1872, del granduca Aleksej di Russia. La visita generò molto scalpore, e il granduca come celebre dignitario attirò ovunque molti americani famosi interessati a incontrarlo, a partire dal presidente Grant e dal suo staff. Nel suo viaggio, che lo portò da Washington alle cascate del Niagara, dal Mardi Gras a New Orleans alle cacce al bisonte con Buffalo Bill Cody, il granduca ebbe occasione di incontrare la nascente chiesa ortodossa greca di New Orleans. La visita alla cappella di padre Bjerring a New York ebbe luogo nel novembre 1871, ed è raffigurata in alcune litografie dell'epoca. La cappella di New York era a quel tempo l'unica chiesa ortodossa russa negli Stati Uniti a est della California. La cappella fu completamente rinnovata per l'occasione, e Bjerring dovette avere a che fare con un enorme afflusso di visitatori, tra cui un vero e proprio assedio di ragazze infatuate dal giovane aristocratico. La visita ebbe un grande successo e Bjerring fu maggiormente coinvolto nella vita della società newyorchese al di là del suo ruolo di prete ortodosso, entrando nelle confidenze di vari circoli. Ebbe un ruolo attivo nella Società Geografica Americana, che radunava dignitari da tutto il mondo, e apparve spesso sui giornali in connessione con varie organizzazioni; anni dopo entrò a far parte di una loggia massonica, e fu molto esplicito sulle sue vedute politiche, ricoprendo per un certo tempo la vice-presidenza del comitato centrale dei repubblicani tedeschi; nel 1892 sarebbe passato dal partito repubblicano al partito democratico, con un'eco tanto grande da arrivare sulle pagine del New York Times.

Bjerring credeva fortemente nel miglioramento della società, quello che è stato definito "Vangelo sociale". Cercò di aiutare i poveri e i nuovi immigrati, e nel 1881 fu il co-fondatore della Società russa di benevolenza, che aiutava i russi in stato di bisogno a trovare lavoro e varie forme di assistenza sanitaria. Secondo il suo biografo più esperto, padre Oliver Herbel, Bjerring "manteneva un impegno dogmatico verso una comprensione del cristianesimo che necessitava il coinvolgimento in un ministero sociale". Questo fu IL motivo conduttore della vita di Bjerring, in tutti i suoi cambiamenti e conversioni religiose.

La cappella di New York non era parte della diocesi russa delle Isole Aleutine, che si estendeva fino a San Francisco. Bjerring aveva rari contatti con i vescovi di questa diocesi, quando questi passavano per New York nei loro viaggi tra la Russia e San Francisco. Bjerring e la sua cappella sembtano essere stati direttamente sottoposti al Metropolita di San Pietroburgo, dove Bjerring fece visite regolari nel corso della sua carriera.

Come prete ortodosso, Bjerring aveva un certo numero di problemi. Nel 1879 il vescovo Nestor (Zass) fece una visita alla cappella di New York dalla sua sede di San Francisco, e inviò in Russia un rapporto non positivo. Il vescovo Nestor descrisse Bjerring gome "completamente ignorante" dello slavonico, che pronunciava così male da essere compreso solo per il fatto che il contenuto delle parole della Liturgia era noto a tutti. Padre Bjerring - riporta il vescovo Nestor - non aveva il coraggio di leggere il Vangelo in slavonico, e lo leggeva in inglese, pronunciando però parole come "Gesù Cristo" in slavonico, creando strani effetti di mistura sgraditi sia ai russi che ai greci e inglesi presenti. Inoltre, la sua pronuncia dell'inglese era cattiva a causa dello spesso accento danese. Non parlando russo, né un buon inglese, e presumibilmente neppure greco, non era davvero di aiuto a nessuno con le sue abilità linguistiche. Il Vescovo Nestor procede a sottolineare vari errori fatti da Bjerring mentre serviva la Liturgia: sono quelli che si potrebbero definire "errori da recluta", che un prete con l'addestramento appropriato e un poco di esperienza semplicemente non farebbe (e Bjerring era stato prete per nove anni al momento dell'incontro con il vescovo Nestor). Il rapporto del vescovo Nestor descrive Bjerring come completamente inesperto a dispetto di molti anni di servizio alla Chiesa. Non conosceva neppure un gran numero di funzioni: sapeva celebrare la Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo e i Grandi Vespri, ma al Venerdì Santo, il giorno in cui non è permesso celebrare la Divina Liturgia, Bjerring la celebrava ugualmente, perché non conosceva le funzioni della Settimana Santa. La congregazione di Bjerring aveva cominciato a stancarsi di lui: non sapeva parlare le loro lingue, non sapeva come servire le funzioni, e chiesero che fosse trasferito altrove. Ma, come disse il vescovo Nestor, dove trasferirlo? Alla fine, suggerì di trasferirlo a San Pietroburgo, dove avrebbe potuto essere un prete assistente in qualche grande parrocchia, cosa che in qualche modo avrebbe nascosto i suoi difetti. Pochi anni dopo, nel 1883, il governo russo, che forniva i mezzi per il ministero di Bjerring, decise di chiudere la cappella di New York e di abbandonare l'opera che vi si svolgeva. A Bjerring fu offerta una posizione molto buona e comoda di insegnante a San Pietroburgo, ma egli ne fu sconvolto e rifiutò l'offerta. Decise piuttosto di lasciare la Chiesa ortodossa e di diventare un ministro presbiteriano. Alcuni anni dopo circolò la notizia che diversi vasi sacri della cappella di Bjerring erano finiti in un banco dei pegni. Bjerring fu accettato nella Chiesa presbiteriana, dove la sua ordinazione al sacerdozio ortodosso fu ritenuta sufficiente per concedergli un ruolo di ministro di culto, e dove continuò la sua opera sociale. Rimase a New York, dove la sua nuova congregazione consisteva di immigrati tedeschi, con i quali sicuramente poté avere un'intesa linguistica ben più soddisfacente di quella degli anni del ministero ortodosso. Non molto tempo dopo avere lasciato la Chiesa ortodossa, Bjerring pubblicò un libro di funzioni ortodosse in inglese, e nell'introduzione parlò dell'ignoranza della maggior parte dei russi, e del loro bisogno di influenza morale, sperando che un giorno gli ortodossi avrebbero accettato la Bibbia come sola fonte della salvezza: un accenno alla sua adozione del modello della Sola Scriptura come giustificazione dottrinale, che restò comunque in secondo piano rispetto al suo impegno per un Vangelo sociale. In seguito avrebbe lamentato la condanna da parte ortodossa del Patriarca ecumenico del XVII secolo, Cirillo Lukaris, accusato di mantenere una teologia calvinista. Bjerring riteneva una tragedia che questa tendenza al protestantesimo fosse stata sconfitta, con la conseguente cessazione di una migliore vita letteraria e scientifica iniziata da Cirillo. Così, per Bjerring, l'Ortodossia, nel condannare la teologia protestante e nel non aderire alla dottrina della Sola Scriptura, stava essenzialmente tagliando se stessa al di fuori della vita. Questa posizione non era poi così diversa da quella del 1870, in cui accusava il Cattolicesimo romano di fare la stessa cosa con l'adozione dell'infallibilità papale. E, cosa abbastanza curiosa, alla fine stessa della sua vita, Bjerring fece ancora un altro cambio di affiliazione religiosa, nel 1899, ritornando dalla Chiesa presbiteriana alla Chiesa cattolica romana. Come uomo sposato, non poteva essere accettato come sacerdote, per cui fu ricevuto come laico, e ironicamente terminò ad argomentare in favore della stessa cosa contro la quale aveva argomentato nel 1870: l'infallibilità del papa. Questa fu la sua ultima conversione: morì il 10 settembre del 1900, all'età di 69 anni. Secondo padre Oliver Herbel, "per tutto il suo tragitto dal Cattolicesimo romano all'Ortodossia alla Chiesa presbiteriana e poi di nuovo al Cattolicesimo romano, Bjerring mantenne ferma la convinzione, per quanto imperfettamente la potesse discernere, che laddove esiste la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, là esistono l'avanzamento dell'umanità e dei ministeri sociali". Sfortunatamente, quest'attitudine può avere incoraggiato Bjerring ad "abbandonare la nave" ogni volta che era deluso della propria chiesa.

Guardando indietro alla sua carriera ortodossa, alcune persone hanno cercato di trascurare l'apostasia di Bjerring, considerandolo una sorta di "santo innocente", campione dell'Ortodossia americana. in realtà fu una figura tragica e conflittuale, alla pari del suo contemporaneo James Chrystal.

Qual'è l'eredità di questi due uomini?

La storia di Chrystal e Bjerring, con i suoi impressionanti paralleli, sembra modellata su uno schema che si è ripetuto ancora in futuro, e fino ai giorni nostri. Fu certamente un problema negli anni '10 e '20 del XX secolo, che videro rapide conversioni e ordinazioni, senza un'adeguata catechesi, addestramento e preparazione: una pratica che è ancora talvolta presente oggi. A ciascuno il compito di vedere se conosce persone che si sono convertite all'Ortodossia molto rapidamente, e che altrettanto rapidamente sono state ordinate, talvolta non per le ragioni giuste, e che si sono "bruciate" dopo pochi anni. Altrettanto può succedere con persone che provengono dal clero non ortodosso, e a cui sono assegnate parrocchie in breve tempo, prima che qualcosa vada storto, sia per una delusione che li porta fuori della Chiesa, sia per l'attaccamento a qualche pratica del ministero pre-ortodosso che crea problemi a loro e ai loro parrocchiani.

Una lezione dai casi di Chrystal e Bjerring, è che è altamente desiderabile che le persone che sono scelte per il ministero presbiterale nella Chiesa ortodossa (particolarmente se sono convertiti, e ancor più particolarmente se provengono da esperienze ministeriali prima della loro conversione) ricevano un'adeguata preparazione e addestramento. Del resto, la stessa preoccupazione è espressa da san Paolo agli albori della vita della Chiesa, quando chiede che un vescovo "non sia un convertito da poco tempo, perché, accecato dall'orgoglio, non cada nella stessa condanna del diavolo" (1 Tim 3:6); e che i diaconi "siano prima messi alla prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio" (3:10).

In molti luoghi si può avere una carenza di candidati adeguati per il ministero sacerdotale, ma ricordando le due storie tragiche in America, si dovrebbe dare una priorità a non ripetere gli errori del passato. In particolare, possiamo ricordare quanto sia importante la vita in una comunità parrocchiale. Sia Chrystal che Bjerring erano stati ordinati senza avere mai partecipato per un periodo di tempo significativo alla vita di culto della Chiesa ortodossa: questa sola sarebbe stata in grado di rimediare ai problemi dei due casi in questione. Chrystal non avrebbe resistito più di pochi mesi alla vita di un normale catecumeno, se fosse stato esposto alla normale pratica della venerazione delle icone prima della sua conversione formale. Bjerring, d'altra parte, avrebbe potuto acquisire quelle competenze (se non linguistiche, almeno di pratica di preghiera e di culto) che non avrebbero fatto stancare di lui i suoi parrocchiani.

Altrettanto importante è sottolineare che chi vuole entrare nella Chiesa ortodossa deve abbracciarne TUTTA la tradizione, e non solo gli elementi preferiti (come per Chrystal il battesimo per triplice immersione, e per Bjerring la libertà dall'infallibilità papale). Per acclimatarsi alla pienezza della tradizione occorre tempo, altrimenti le stesse spinte intellettuali che hanno portato il convertito dentro la Chiesa continueranno ad agire su di lui, portandolo inevitabilmente fuori.

Questo testo si basa in particolare sulle ricerche di Matthew Namee, pubblicate sul sito http://orthodoxhistory.org/. Matthew Namee è uno scrittore e ricercatore storico specializzato nel campo degli inizi dell'Ortodossia in America e direttore associato della Società per la storia del cristianesimo ortodosso nelle Americhe (SOCHA).

Testi di riferimento

Podcast:

http://audio.ancientfaith.com/aoh/aoh_2009-09-29.mp3

Articoli:

http://orthodoxhistory.org/2009/10/29/james-chrystal-the-first-convert-priest/

http://orthodoxhistory.org/2010/07/01/the-first-convert-priests-or-the-first-american-apostates-2/

http://orthodoxhistory.org/2009/11/17/inside-bjerrings-chapel/

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