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  Come dar vita a Missioni ortodosse ed espandere le Parrocchie esistenti

Traduzione parziale e adattamento dal manuale "Bringing America to Orthodoxy", pubblicazione del Dipartimento delle Missioni ed Evangelismo (DME) dell'Arcidiocesi Cristiana Ortodossa Antiochena del Nord America

Testo realizzato in occasione del Convegno pastorale ortodosso del 1 Novembre 2001, presso i locali della Chiesa Ortodossa Russa di Torino

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Introduzione

Come usare questo manuale

I manuali, certamente, non producono vita ecclesiale. Solo lo Spirito Santo produce vita. È con la sua opera attraverso i suoi agenti - vescovi, preti, diaconi e laici - che può nascere una chiesa ortodossa con vita spirituale. Se non c'è un alto grado di impegno da parte di quanti intraprendono il lavoro, e una genuina partecipazione alla vita spirituale da parte loro, allora la missione ha i giorni contati fin dall'inizio. La stessa cosa vale per una parrocchia fondata da lungo tempo, e che vuole crescere. 

Questo manuale è stato progettato in origine per mostrare a chi desidera iniziare una missione ortodossa alcuni dei passi appropriati da intraprendere - e da evitare. Questo è tuttora l'obiettivo primario del manuale, anche se le informazioni che vi sono contenute, particolarmente nelle Sezioni III e IV, saranno di grande beneficio al clero e ai laici delle parrocchie ortodosse già stabilite, che vogliono espandere i loro sforzi di accoglienza. Gli autori originali di questo manuale sono coinvolti da anni nell'evangelizzazione e nella fondazione di nuove chiese.

Anche se questo manuale è nato nel contesto dell'Ortodossia americana (e in modo specifico dell'Arcidiocesi Antiochena d'America), è utile a tutti i cristiani ortodossi che desiderano fare opera di missione e di evangelizzazione. 

Ecco come usare questo manuale nel modo migliore: 

1. Prima di intraprendere l'inizio di una missione ortodossa, o di imbarcarvi in un nuovo programma di crescita, leggete il manuale da cima a fondo per familiarizzarvi con i suoi contenuti. 
2. Per farvi un'idea di come opera un movimento di evangelizzazione all'interno della Chiesa Ortodossa, leggete attentamente lo "Schema per la fondazione di missioni ortodosse in Nord America" (Appendice B), che ha l'approvazione specifica del Metropolita del Patriarcato di Antiochia in America, ed è un documento autorevole sull'inizio di nuove missioni in Occidente. 

3. Consultatevi passo per passo con le vostre autorità (a livello diocesano e decanale) della vostra Chiesa ortodossa. Non iniziate alcun progetto missionario senza l'approvazione del vostro vescovo. Il manuale serve per aiutarvi nel processo di evangelizzazione, NON a sostituire la supervisione diretta o indiretta dell'autorità episcopale.

4. Infine, tornate al manuale per cercare consigli in ogni area specifica di azione missionaria. Il contenuto del manuale è studiato per farvi risparmiare centinaia di ore di lavoro in molti campi, dalla preparazione di un comunicato stampa all'allestimento di una celebrazione della Divina Liturgia. 

La sola speranza di adempiere al Grande Mandato del nostro Signore (Mt 28,19: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni...") è quella di evangelizzare le nostre comunità, portando loro la buona novella di Gesù Cristo, e disseminare un gran numero di parrocchie missionarie. San Paolo ha promesso che se seminiamo copiosamente, mieteremo copiosamente. Avvenga che un giorno possiamo vedere il cristianesimo ortodosso vivo e attivo in tutte le nostre città.

 

Perché la missione e l'evangelizzazione? 

La Chiesa Ortodossa risale al giorno di Pentecoste, in cui lo Spirito Santo è disceso sui discepoli di Cristo. Essi iniziarono immediatamente a proclamare il Vangelo in lingue che ciascuno attorno a loro poteva capire. Circa 3.000 anime furono aggiunte alla Chiesa in quel giorno! La Pentecoste, il compleanno della Chiesa, può essere vista come il primo evento di evangelizzazione ortodossa, e la Chiesa ha continuato a portare salvezza al mondo fin da allora!
San Paolo ha portato la luce di Cristo a greci, romani, e altri gentili, fondando e facendo crescere missioni dovunque andava. Attraverso i suoi sforzi e quelli degli altri apostoli, e gli sforzi di tutti i cristiani, la fede si è diffusa rapidamente. Al termine del quarto secolo, la vasta maggioranza dell'Impero romano era cristiana. Lo Spirito Santo ha compiuto questa enorme espansione attraverso la predicazione e l'insegnamento di grandi luminari della Chiesa, e tramite testimonianze personali di fede da amico ad amico. 

I missionari ortodossi hanno portato il Vangelo al di fuori del mondo romano, convertendo gli irlandesi, i germani e gli slavi, per non fare che pochi esempi. Lo zelo evangelico mostrato da santi quali Cirillo, Metodio e Innocenzo d'Alaska serve come esempio a tutti i cristiani ortodossi.

In tempi recenti, altri hanno portato la fede cristiana ortodossa in luoghi quali la Cina, il Giappone e l'Indonesia. Negli Stati Uniti migliaia di cattolici di rito bizantino trovarono la strada per il ritorno in seno all'Ortodossia grazie agli sforzi di evangelizzazione di Sant'Alessio Toth alla fine del XIX secolo. Nel 1987, l'ingresso di massa di 2.000 evangelici nella Chiesa ha dato un rinnovato impulso per portare l'America all'Ortodossia.

L'evangelizzazione, o la missione cristiana, è la responsabilità di ogni credente ortodosso, non solo del clero. La nostra testimonianza di Cristo inizia a casa con quanto insegniamo ai nostri figli, e da lì si estende ad amici, vicini e colleghi di lavoro.

La maggior parte di noi non è chiamata a predicare di fronte a grandi folle, ma tutti siamo chiamati da Dio a essere suoi testimoni in qualche modo, sia in opere che in parole. Dobbiamo dimostrare la nostra fede nel modo in cui gestiamo la nostra vita, e, per parafrasare San Pietro, dobbiamo essere preparati a esprimere tale fede quando necessario. Ricordiamo Santa Fotina, la donna samaritana al Pozzo di Giacobbe, che raccontò semplicemente alla gente della propria città la propria esperienza con Gesù, e molti credettero in lui.

Perché è così importante condividere la nostra testimonianza cristiana e stabilire missioni?

Molto semplicemente, perché questo è il grande mandato che Cristo ci ha lasciato - di "ammaestrare tutte le nazioni" (Mt 28,19). Ma per guardare più nel profondo, il Vangelo di Gesù Cristo è la speranza dei disperati, la via della salvezza. Dio nel suo amore e misericordia ci ha chiamati al suo Regno, e noi siamo stati benedetti con il privilegio di condividere tale "perla di gran prezzo." E come cristiani ortodossi, crediamo che la pienezza del Vangelo di Cristo si trovi nella Chiesa Ortodossa. Così, è per amore e obbedienza verso Dio, e per amore dei nostri amici, vicini, comunità e nazioni che portiamo altri alla fede in Gesù Cristo, li aggiungiamo al suo santo corpo, la Chiesa, ed eleviamo nuove missioni alla sua gloria. 

 

Parte I - Preparazione  

Preparare il suolo e piantare il seme

 

Una visione per le missioni

Per grazia e misericordia di Dio, stiamo vivendo in un tempo di opportunità senza precedenti per l'espansione della Chiesa Ortodossa nel mondo. Molti cristiani di orientamento liberale stanno cercando una fede più autentica. Nella nostra cosiddetta era "post-cristiana" milioni di non cristiani stanno disperatamente cercando il vero significato e il compimento delle proprie vite. Anche il pluralismo moderno ci offre un vantaggio - il diritto di affermare con forza la nostra visione del cristianesimo ortodosso.

La fede del Nuovo Testamento è viva e vitale nella Chiesa Ortodossa, ed è per noi tempo di agire! 

 

Quattro scenari di missione

In generale, si presentano quattro scenari di base in cui si possono costruire chiese ortodosse missionarie. In ciascuno di questi casi le autorità della Chiesa Ortodossa avranno un ruolo diretto o indiretto, a seconda delle circostanze. Si deve sempre richiedere la benedizione episcopale prima di intraprendere qualsiasi sforzo di iniziare una missione. 

 

Uno: Relazione madre-figlia

Una parrocchia ortodossa stabile (la chiesa madre) fonda nelle vicinanze una nuova missione. In questo scenario una parrocchia più antica e fermamente radicata "partorisce" e fa crescere una nuova missione. Più comunemente, diverse famiglie sono mandate dalla parrocchia madre a formare il nucleo della nuova missione, ma la missione può anche essere iniziata da zero, attirando nuovi membri nella zona. La parrocchia madre stabilisce la nuova missione, l'alimenta nella sua infanzia, e la conduce al punto in cui la missione può svilupparsi da sola, proprio come una madre si occupa dei propri bambini. In questo scenario, le autorità diocesane possono assistere direttamente o indirettamente. 

Gli esperti nel campo della crescita delle chiese tendono a essere d'accordo sul fatto che quando una chiesa raggiunge i 200-300 membri, per evitare la stagnazione deve scegliere una o più di queste opzioni: 

(1) fare cambiamenti significativi nella sua struttura organizzativa per espandersi, 

(2) dividersi in due congregazioni separate (strategicamente, non come risultato di conflitto interno), o 

(3) dare inizio a una nuova missione. 

 

Due: Nuovo territorio 

Un gruppo di evangelizzatori è inviato dall'autorità ecclesiale appropriata in una comunità locale per iniziare una missione dal nulla. Può darsi che non vi sia alcuna chiesa ortodossa nella città o zona identificata, oppure può già esistere una parrocchia che non vuole prendere la responsabilità di guidare uno sforzo missionario. Le missioni fondate in "nuovi territori" sono veramente progetti pionieristici, assimilabili al primo arrivo della Chiesa in aree non ancora evangelizzate. 

 

Tre: Sforzo dalle radici

In alcuni casi un gruppo di cristiani ortodossi che vivono in una città priva di chiese ortodosse (o priva di chiese di una data lingua) fanno domanda perché abbia inizio tra loro una missione. In questi casi le autorità ecclesiastiche aiutano tali gruppi a diventare nuclei di future missioni. Solitamente viene assegnato un prete (se possibile, il prete di una comunità vicina) per servire temporaneamente il gruppo su base occasionale, e per coordinare gli stadi iniziali della fondazione della missione. 

Quando si segue questo scenario di missione, è bene chiedere ai promotori dell'invito se qualche altro membro del clero ortodosso ha visitato l'area di recente. Questo aiuta a evitare duplicazioni di sforzi, e potrebbe fornire un'ulteriore valutazione della situazione. 

 

Quattro: La congregazione convertita

Una comunità cristiana non ortodossa scopre la Chiesa Ortodossa e vi cerca sistemazione canonica. Diverse parrocchie ortodosse odierne, soprattutto in Nord America, sono derivate da congregazioni di diverse denominazioni, entrate nella Chiesa Ortodossa. In questo scenario i compiti di addestramento del clero e di catechismo dei laici sono generalmente coordinati in modo diretto dalle autorità episcopali. 

 

La Parte I di questo manuale, Preparazione, è rivolta ai primi tre scenari di fondazione missionaria. 

 

Il gruppo di fondatori della missione

Il Nuovo Testamento ci ricorda che il più efficace lavoro di missione e di evangelizzazione si compie attraverso un apostolato, l'opera comune di un gruppo di cristiani. Nel Libro degli Atti i fondatori di missioni, gli apostoli, viaggiavano in paia o a gruppi. Prima ancora, il nostro Signore Gesù Cristo inviò i suoi discepoli a due a due, e scelse un gruppo di dodici come suoi Apostoli. 

Gli Atti ci raccontano anche che la Chiesa di Antiochia inviò Paolo e Barnaba nei loro viaggi missionari: essi non agivano di propria iniziativa. Allo stesso modo, i gruppi missionari di oggi sono inviati dalla diocesi o dal decanato locale. Le appropriate autorità della Chiesa possono formare gruppi di clero e laici per progetti specifici di fondazione di missioni. Un gruppo può essere impiegato in ciascuno dei tre scenari di missione delineati in precedenza. 

 

I membri del gruppo dovrebbero dimostrare queste caratteristiche: 

(1) impegno senza riserve per Cristo e la Chiesa 

(2) forte partecipazione nella propria parrocchia locale

(3) pratica della decima nella propria parrocchia locale

(4) talento di evangelizzazione, aiuto, dono, insegnamento e compassione

(5) capacità di lavorare e conversare con la gente

(6) buona condotta morale, obbedienza, forte senso dell'etichetta, buon garbo

(7) vita ordinata in casa e famiglia

(8) impegno nella preghiera e nel digiuno periodico

(9) raccomandazione di un prete

(10) partecipazione a incontri e convegni ortodossi

(11) buona familiarità con questo manuale

(12) capacità di dedicare tempo alla fondazione di missioni, e a farne una priorità principale.  

 

Il capo di un gruppo dovrebbe essere nominato dall'autorità che autorizza la formazione della missione. Tale capo dovrebbe esibire tutte le qualità sopra elencate, e avere un talento speciale per l'evangelizzazione. Deve avere entusiasmo per questo lavoro, e impartire tale entusiasmo ai suoi compagni del gruppo e ai nuovi membri della missione. Egli è responsabile per l'organizzazione del gruppo, l'assegnazione dei compiti, e deve condurre di persona il lavoro preliminare, oppure delegarlo a un membro responsabile del gruppo. 

È importante che il gruppo operi con una visione, un progetto ben preparato. Tale visione può essere delineata dal capo del gruppo, oppure sviluppata congiuntamente con gli altri membri. In entrambi i casi, la visione deve essere condivisa da tutti i membri del gruppo, e deve guidare lo sforzo di fondazione della missione. 

Se è possibile, si dovrebbe coinvolgere un prete per servire la futura missione, prima che inizi il lavoro di fondazione della missione; in questo caso, il prete dovrebbe avere un ruolo prominente nel gruppo.

 

Lavoro preliminare 

 

Il "lavoro preliminare" si richiede di solito quando un gruppo di fondatori di una missione viene organizzato e reclutato almeno in parte al di fuori della città che è oggetto del lavoro. Perciò, questa sezione del manuale è utile soprattutto ai gruppi che lavorano con gli scenari 2 (Nuovo Territorio) e 3 (Sforzo dalle radici) in mente. Tuttavia, molte delle informazioni presentate qui sono applicabili anche allo scenario 1 (Madre-figlia).

I responsabili delle missioni nel decanato e nella diocesi dovrebbero condurre un'attenta valutazione preliminare prima che si prenda qualsivoglia impegno per iniziare una missione. Si deve ottenere la benedizione del vescovo prima che possa iniziare qualsiasi sforzo di costruzione di una missione. Il vescovo e il decanato locale dovrebbero essere coinvolti fin dai primi stadi di progettazione. 

L'esploratore (preferibilmente il capo) del gruppo di fondazione della missione dovrebbe compiere un'indagine dell'area in oggetto e condurre un'opera di contatti preliminari. Questo lavoro dovrebbe iniziare 3-4 settimane prima che il gruppo inizi il lavoro sul campo. L'esploratore del gruppo dovrebbe stendere una lista dei contatti da prendere, delle persone da intervistare, e della pubblicità che si deve prenotare.

Si dovrebbero elencare gli impegni di riunione e contatto con tutti i seguenti settori: 

(1) associazioni religiose

(2) istituzioni civiche

(3) altre chiese ortodosse

(4) gruppi religiosi universitari 

(5) parachiese (*)

(6) riunioni nelle case

(7) seminari e facoltà teologiche

(8) centri e residenze universitarie

(9) gruppi di studio biblico

(10) altri cristiani interessati 

 

(*) Con il termine "parachiese", abbastanza diffuso nel mondo protestante anglosassone, si intendono agenzie che operano al servizio di diverse confessioni o denominazioni cristiane, in vari campi di supporto (stampa e diffusione di Bibbie e letteratura cristiana, istruzione missionaria, aiuto sociale e caritatevole, etc.). L'Enciclopedia delle Religioni in Italia (Leumann: Elledici, 2001) ne indica circa una cinquantina presenti con diversi centri sul territorio italiano. Anche se operano essenzialmente nel mondo evangelico, molte parachiese sono aperte a una collaborazione con la Chiesa Ortodossa, soprattutto in paesi come l'Italia, dove li accomuna la situazione di minoranza religiosa cristiana.

Un buon modo per entrare in contatto con membri potenziali della missione che sono di origini ortodosse, ma che non frequentano una chiesa ortodossa, è di cercare nell'elenco telefonico locale nomi e cognomi di origine etnica ortodossa (slavi, romeni, greci, arabi cristiani). L'esploratore dovrebbe lavorare sugli elenchi telefonici della zona, raccogliendo quante più informazioni possibile su potenziali contatti prima dell'arrivo dell'intero gruppo. 

L'esploratore dovrebbe pure trovare ospitalità per i membri del gruppo che vengono da fuori città, preferibilmente nelle case di laici interessati. 

Uno dei membri del gruppo dovrebbe scrivere una lettera di presentazione, spiegando brevemente che cos'è il cristianesimo ortodosso, chi sono le persone coinvolte nell'inizio della missione, e i loro scopi. Copie di questa lettera possono essere portate con sé durante le attività del gruppo, e lasciate alle persone che esprimono interesse.

 

Il piano d'azione del gruppo 

 

Un gruppo di fondatori di missione che viene da fuori città può spendere un periodo di tempo variabile, da un fine settimana esteso fino a un paio di settimane, in un intenso sforzo iniziale. Ecco un esempio della strategia e del piano di azione per fondare una missione nel modello del Nuovo Territorio (scenario #2).  

 

(1) Arrivare e iniziare a prendere contatti con le persone di cui si hanno referenze. 

(2) Visitare le università della città, cercando gli studenti ortodossi e altri interessati. 

(3) Chiamare le persone presenti sugli elenchi telefonici con cognomi etnicamente ortodossi. 

(4) Programmare una riunione il venerdì sera o il sabato per incontrare le persone interessate, spiegare che cos'è il cristianesimo ortodosso, e i progetti di inizio della missione. 

(5) Condurre funzioni laicali con predicazione al sabato sera e alla domenica mattina. 

(6) Passare la domenica pomeriggio e tutto il giorno di lunedì a condurre gli appuntamenti prefissati, incontrando personalmente i laici più impegnati, con i quali programmare i passi successivi.

 

Iniziare con le referenze  

 

Venditori, commercianti, rappresentanti e uomini d'affari di ogni tipo sanno che le referenze sono il miglior modo per formare solidi contatti nuovi e iniziare nuovi affari. Lo stesso principio si applica alla vita religiosa. Alcuni dei membri più seri, entusiasti e dediti di una nuova parrocchia arriveranno attraverso referenze.

Una nuova missione ha di solito la sua crescita migliore come risultato di referenze. Chiedete a tutti coloro che incontrate nomi di persone che potrebbero essere interessati a una missione ortodossa. Esplorate sempre all'inizio le potenziali referenze prima di andare in giro "a freddo".

Le referenze possono giungere attraverso una varietà di fonti. Alcuni dei canali più frequentemente utilizzati sono elencati in seguito. Esplorate questi metodi, ma non fermatevi qui. Lasciate che la vostra immaginazione e la vostra energia vadano a briglia sciolta - cercate di pensare a quanti più metodi potete per generare referenze. Ricordate uno dei principi guida della fondazione di missioni: tentare non fa mai male! 

 

Liste di iscrizioni  

 

Scrivete a una rivista o a un periodico ortodosso, chiedendo un tabulato dei loro abbonati nell'area di codice postale in cui volete fondare la missione. 

 

Bollettini parrocchiali 

 

Con le situazioni odierne di mobilità, praticamente tutti conoscono persone in altre città. Mettete un annuncio nel vostro e in altri bollettini parrocchiali chiedendo nomi di amici - ortodossi e non ortodossi - che vi possano assistere nell'area che esplorate. 

 

Clero ortodosso 

 

Scrivete una lettera ai preti dell'area chiedendo referenze. I nomi e gli indirizzi del clero locale sono disponibili negli elenchi compilati da ciascuna giurisdizione. Il seguente è un esempio di testo che si può utilizzare per una lettera al clero ortodosso. 

 

Saluti in Cristo.

Se Dio vorrà, in questo mese di settembre, padre N. e io saremo a Valfiorita, cercando di dar vita a una comunità ortodossa. Padre N. desidera servire questa missione se troviamo interesse adeguato. Per quanto ne sappiamo, non esiste alcuna chiesa ortodossa a Valfiorita. Vi scrivo per chiedervi i recapiti dei cristiani ortodossi da voi conosciuti a Valfiorita e dintorni. Potete scrivere i loro nomi e indirizzi, e se possibile i numeri di telefono, sul foglio che allego a questa lettera, e rispedirmelo per posta. Anche se non conoscete nessuno per il momento, vi prego di farmelo sapere comunque. Se desiderate avere dettagli dello sviluppo di questa iniziativa, telefonatemi al n. (...)

 

assicuratevi di includere nella lettera un modulo di risposta, o qualche forma di foglio che il prete può compilare e rispedirvi - non dategli la fatica di dover preparare personalmente una risposta. Il modulo può essere una cosa molto semplice, come un foglio con una lista di caselle bianche per i nomi, indirizzi e numeri di telefono delle persone di cui chiedete le referenze.

 

Clero non ortodosso

 

Visitate le chiese locali e - dove esistono - le sedi dei coordinamenti ministeriali locali (decanati, vicariati, etc.). Chiedete i nomi di cristiani ortodossi conosciuti da preti e pastori, così come i nomi di altre persone che a loro parere potrebbero volere informazioni, anche per interesse culturale, riguardo a una nuova missione ortodossa.

È importante visitare quanto prima il clero non ortodosso locale, stabilire relazioni cordiali e aiutare a dissipare i pregiudizi sulla Chiesa Ortodossa, donando magari letteratura appropriata.

 

Contatti con i media 

 

Incontrandovi con i redattori per gli affari religiosi dei giornali locali, chiedete loro i nomi di cristiani ortodossi che possono conoscere. Siate disponibili a rilasciare interviste sui giornali; si deve ancora vedere un articolo che non abbia avuto come risultato l'arrivo di visitatori o persino di nuovi membri. Offrite la vostra presenza nei dibattiti televisivi e radiofonici locali. 

 

 

Studenti universitari 

 

Cercate presso gli uffici delle ammissioni delle università locali i nomi degli studenti di fede ortodossa (per provenienza etnica o per propria dichiarazione). Incontratevi con loro, e chiedete loro i nomi di altri studenti, siano o meno cristiani ortodossi, che possano essere interessati alla missione. Se nell'università c'è un cappellano o un responsabile degli affari religiosi, incontratevi anche con lui. Chiedete sempre se gli viene in mente qualcuno interessato a una missione ortodossa.

Seminari non ortodossi 

 

Prendete nota dei seminari, delle facoltà teologiche e dei centri e istituti di studi religiosi nell'area. All'inizio, il capo del gruppo dovrebbe incontrare il rettore del seminario, facoltà o istituto o qualche altro appropriato rappresentante, per presentare se stesso e la missione. Il capo e/o altri membri del gruppo si possono incontrare con altri docenti e studenti interessati. Portate con voi copie di riviste ortodosse, libri e altra letteratura da lasciare alle persone che incontrate. Siate preparati a raccomandare a quanti fanno domande letture più approfondite, appropriate a studenti di teologia.

Cercate i docenti dei corsi di storia della Chiesa o di scienze delle religioni, e offritevi di parlare alle loro classi dell'Ortodossia, della sua storia e della sua diffusione in Occidente. I rettori delle facoltà o istituti potrebbero anche convincersi a chiamarvi come relatori a corsi speciali, se non immediatamente magari in futuro. 

Donate letteratura ortodossa alle biblioteche dei seminari, alle sale di lettura o ad altri luoghi di ritrovo degli studenti. I libri ideali a questo scopo sono quelli introduttivi, e i periodici ortodossi. 

 

Incontri pubblici 

 

Chiedete di parlare ai gruppi locali di parachiese. Quando presentate le dinamiche del cristianesimo ortodosso, chiedete sempre a quanti manifestano desiderio di visitare la missione di rimanere dopo l'incontro a parlarvi ancora in privato. 

 

Chiedere sempre ulteriori referenze  

 

Quando incontrate nuove persone nell'area della missione, non chiudete mai una conversazione senza chiedere nomi e indirizzi di altre persone che potrebbero essere interessate. 

Da ricordare: Quando voi stessi avere referenze da passare, segnalatele alla sede del vostro decanato o diocesi, o al responsabile per le missioni della vostra giurisdizione. Da questi centri si potranno fornire informazioni per altri che cercano aiuto per fondare missioni ortodosse.

 

L'incontro iniziale

 

Trovare un luogo di riunione 

 

Assicuratevi di trovare un locale per la riunione iniziale, e fissate data e orario della riunione, prima di pubblicizzare la missione o di prendere contatti di ogni tipo. Questa garanzia in anticipo servirà a evitare di disseminare informazioni incomplete o erronee, e di dover chiamare due volte le persone interessate. 

Il luogo di incontro iniziale deve essere facile da trovare e dotato di ampi spazi di parcheggio. Scegliete un locale abbastanza grande per la riunione iniziale, ma non troppo grande. Psicologicamente è molto meglio tenere una riunione di 20 persone in una piccola stanza con 20 posti a sedere, piuttosto che un incontro di 50 persone in una grande sala piena solo a metà. Tenete a mente che saranno presenti solo un terzo o metà delle persone che hanno preso "seriamente" l'impegno di venire. Affidatevi a persone del posto per aiutarvi a trovare un luogo adatto. 

Le università locali, specie quelle con affiliazioni religiose, forniranno spesso una sala gratuitamente, o con costi minimi. Gli alberghi e i locali di ritrovo con sale da riunione sono spesso una buona scelta. Istituti quali banche e biblioteche hanno talvolta sale per le riunioni che possono essere usate come luoghi per l'incontro iniziale. Talvolta è necessario incontrarsi in case di futuri membri della missione, che abbiano stanze di soggiorno adeguatamente ampie. 

 

La missione avrà bisogno di luoghi di riunione anche dopo l'incontro iniziale. Tenendo questo a mente, potrebbe essere saggio fare piani in anticipo, e tenere l'incontro iniziale in un luogo che possa servire come luogo temporaneo di culto e di insegnamento. In aggiunta ai metodi sopra elencati, potreste chiedere a un'agenzia immobiliare di cercare un locale da affittare temporaneamente. In tal caso, scegliete un luogo facile da trovare, facilmente accessibile, pulito, e in una zona sicura.

 

Pubblicizzare la nuova missione e l'incontro iniziale 

 

Sia che decidiate di tenere un ritiro, una conferenza o una semplice riunione di domande e risposte, chiedete ai media di dare notizia dell'incontro iniziale. Una nuova missione che giunge in una città può essere di grande interesse per i giornali, la radio, e persino la televisione. (Vedete la sezione "Relazioni con i Media" più oltre in questo manuale, per i dettagli su come assicurarvi una copertura dei media sia all'inizio che nel proseguimento.) 

Mentre i membri del gruppo fanno le loro presentazioni a persone e gruppi della comunità locale e si incontrano con i vari contatti e referenze come sopra elencato, si deve sempre sottolineare il tempo e il luogo dell'incontro iniziale della missione. Tutte le persone interessate che non vengono incontrate faccia a faccia dovrebbero ricevere in anticipo una telefonata per essere sicuri della loro presenza all'incontro. Prima del termine di ogni conversazione chiedete ai vostri interlocutori se conoscono qualche altra persona che potrebbe essere interessata all'inizio di una nuova missione ortodossa in città. Tale nuova persona dovrebbe essere chiamata, dandole il nome della persona che l'ha citata come referenza, e invitata all'incontro. 

Stampate un volantino che annuncia la data, l'ora, il luogo e altri dettagli dell'incontro. Includete una foto dell'oratore e alcune brevi note biografiche. Se verrà servito un rinfresco, menzionatelo. Date copie del volantino ai vostri contatti, e esponetelo in diversi punti in città. Biblioteche, ristoranti etnici, librerie e centri studenteschi universitari non sono che pochi esempi di buoni posti dove esporre volantini. Cercate bacheche in luoghi di grande frequentazione. Non abbiate paura di chiedere ai negozianti di esporre un volantino nelle loro vetrine - molti saranno più che contenti di farlo, ma voi non lo saprete finché non chiedete. Volantini e poster nei ristoranti etnici locali aiuteranno a creare contatti con i membri di quelle comunità. Non trascurate la pubblicità nelle città vicine. Usando le stesse procedure e tecniche, il gruppo missionario può raggiungere persone interessate in località più piccole nei dintorni della città in oggetto. Ricordate anche di invitare il più vicino prete ortodosso, e altri membri del clero ortodosso, a partecipare all'incontro iniziale se possibile. 

 

Cose da portare 

 

Si dovrebbe allestire un tavolo dei libri fin dal primo incontro (vedete la sezione sui "Tavoli dei libri" nella Parte II), e a ogni incontro da quel momento in poi. Il gruppo fondatore della missione dovrebbe essere equipaggiato con letteratura di ogni tipo, soprattutto relativa alle basi del messaggio e dell'evangelizzazione ortodossa, opuscoli introduttivi e riviste. La letteratura appropriata è particolarmente importante se si opera in ambiente universitario.

Assicuratevi che il presentatore abbia qualcosa su cui scrivere. Se la sala di riunione non è dotata di una lavagna, portate un cavalletto con un pannello lavabile e pennarelli di vario colore. Se pensate di proiettare un video, assicuratevi che siano disponibili un televisore e un registratore di videocassette, e che qualcuno del gruppo sappia installare e far funzionare l'apparato. 

Cibo e bevande sono sempre una buona idea. Offrite ai visitatori bibite calde e fredde, dolci e salatini e altri tipi di rinfresco leggero dopo la conclusione della riunione. Il cibo e le bevande incoraggiano i visitatori a rimanere sul posto dopo la riunione, a fare domande e a conoscere più a fondo i membri del gruppo e altri membri potenziali della missione. 

 

Condurre l'incontro 

 

Tenere una serie di conferenze oppure una singola riunione possono essere entrambi degli efficaci incontri iniziali. In entrambi i casi, un incontro dovrebbe aprirsi con le preghiere iniziali (o preghiere del Trisagio), che non sarebbe male poter stampare e distribuire ai partecipanti. In seguito alle preghiere di apertura, dovrebbe esserci la presentazione dei membri del gruppo, e un'introduzione da parte del capo del gruppo che spiega lo scopo della riunione, l'obiettivo della fondazione di una missione, e la visione specifica per questa missione in particolare. 

Si dovrebbe dare un messaggio potente e dottrinalmente solido con un contenuto che parli di Ortodossia e di evangelizzazione. Molti sono alla ricerca di un culto che abbia profondità e significato, e desiderano capire l'insegnamento ortodosso sulla vera vita ecclesiale e su come una chiesa debba funzionare. Le conferenze sulla spiritualità personale, sulla santità e sulla deificazione sono allo stesso modo importanti per le persone interessate, sia che queste siano o meno ortodosse. 

In America, un documentario video di 22 minuti, "Welcome Home - A Journey to Antioch", è un'eccellente complemento visuale a una presentazione verbale. Il video riporta le storie di cristiani evangelici che hanno scelto l'Ortodossia, ma ispira anche gli ortodossi nominali a prendere più seriamente la propria fede. In Italia, uno dei primi obiettivi di uno sforzo missionario ortodosso dovrebbe essere la realizzazione e la produzione su scala più vasta di una videocassetta di presentazione dell'Ortodossia nel nostro paese. 

Il gruppo potrebbe voler tenere una funzione di culto come parte dei giorni dell'incontro iniziale. Quando è presente una certa percentuale di non ortodossi, è meglio scegliere gli uffici dei Salmi Tipici o dei Vespri, entrambi officiature non eucaristiche. Anche con un gruppo composto tutto da ortodossi, tuttavia, può essere saggio attendere prima di celebrare la Divina Liturgia. Tenete questa funzione per un momento successivo, in cui il gruppo abbia raggiunto una sufficiente grandezza e stabilità, nonché un chiaro impegno a voler fondare la missione. Progettate un modulo o cartoncino di domande e risposte da distribuire e raccogliere all'incontro iniziale. Questo vi fornirà un resoconto scritto da parte di ogni persona che partecipa, e rende più facile un contatto successivo. Assicuratevi che le domande includano il perché la persona è venuta all'incontro, e che cosa la interessa in modo particolare riguardo alla missione. 

Prima del termine dell'incontro iniziale, si dovrebbero annunciare gli appuntamenti successivi. Date abbastanza informazioni stampate a riguardo, da incoraggiare gli ascoltatori a venire ad ascoltare ancora il messaggio dell'Ortodossia. È pure importante che i membri potenziali della missione sappiano chi guiderà lo sforzo iniziale di costruzione della missione, e con chi possono entrare in contatto, preferibilmente a livello locale, per ulteriori informazioni. Almeno una delle persone di contatto dovrebbe essere un prete ortodosso. Preparate un volantino di informazioni di base sullo sforzo di fondazione della missione, che faccia capire chiaramente chi sarà la persona incaricata e con chi mettersi in contatto.

 

Il seguito 

 

Dopo l'incontro iniziale, e prima della partenza o dello scioglimento del gruppo di fondazione della missione, tutte le persone che hanno partecipato all'incontro dovrebbero ricevere una telefonata di ringraziamento per la loro partecipazione, e si dovrebbe chiedere loro se hanno altre domande. Assicuratevi che ogni persona comprenda quale e quando sarà il prossimo avvenimento relativo alla missione. "Evviva! Ce l'abbiamo fatta!" 

L'incontro iniziale è stato un successo, il gruppo di fondazione della missione ha riunito assieme un nucleo iniziale di persone interessate, e ora è tempo di sedersi e riprendere forze, vero?

No, ahimè, il lavoro è appena agli inizi. Per la maggior parte i doveri del gruppo di fondazione della missione sono conclusi (anche se sotto certe circostanze il gruppo può essere chiamato a riunirsi ancora per continuare ulteriormente il lavoro), ma ora è tempo che il prete incaricato e i membri che hanno espresso interesse prendano il posto del gruppo. La missione potenziale inizia ora la fase di consolidamento della sua vita. 

 

Parte II - Consolidamento  

Inizi e costituzione della missione

 

 

Impartire una visione a una nuova missione 

 

Il gruppo di fondazione di una missione opera tenendo in mente una specifica visione nel corso dei propri sforzi iniziali. Il prete della missione e il rappresentante laico dovrebbero essere in accordo con questa visione e sostenerla dopo lo scioglimento del gruppo fondatore. Quando coloro che diventeranno i fondatori e i nuovi membri della missione ne prendono le redini, è essenziale che ereditino anche la visione che ha fatto nascere la loro missione. Possono anche volerla rivedere, ricordando che ogni dichiarazione di intenti di una missione o parrocchia deve essere coerente con i principi della giurisdizione ortodossa che ha iniziato la missione, e in ultima analisi deve avere l'approvazione del vescovo locale.

Dalla visione iniziale, è necessario riassumere e mettere per iscritto una specifica dichiarazione di intenti della missione. Non molto tempo dopo l'inizio della missione, sarebbe saggio che i membri del gruppo dei fondatori e il sacerdote incaricato della missione (o il suo prete permanente, se ne è stato assegnato uno) si riuniscano per una sessione intensiva di confronto e discussione, e preparino in questa occasione la dichiarazione scritta degli intenti della missione.

Nello sviluppo della dichiarazione di una missione, potete rischiare di pensare in grande. Fate progetti a lungo termine, con l'obiettivo di diventare una chiesa pienamente indipendente, con un bel tempio, una crescita con un impatto significativo sulla comunità - e in ultima analisi la fondazione di ulteriori missioni. 

Ispirate i membri a sviluppare, fare propria e compiere questa visione missionaria. Può essere d'aiuto invitare membri di un'altra missione vicina a venire a parlare di come Dio sta operando in quella comunità. Cercate anche di tenere una sessione dedicata al Libro degli Atti, che descrive come le nuove missioni venivano costituite al tempo del Nuovo Testamento. 

 

Il ruolo di guida

 

Assicurarsi un prete residente 

 

Chiunque si prenda in considerazione per il sacerdozio dovrebbe preferibilmente essere stato parte del gruppo dei fondatori della missione. Questo coinvolgimento del futuro prete dagli inizi della missione gli sarà di estrema utilità per assumere un ruolo di autorità e di guida fin dal principio.

Iniziare una missione è una cosa carica di molte, molte difficoltà, così come di circostanze incerte e imprevedibili. San Paolo scrisse al suo apprendista missionario, San Timoteo, "Prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Gesù Cristo" (II Timoteo 2:3). Tenetelo a mente: la fondazione di missioni è un lavoro duro! Un potenziale prete missionario non dovrebbe essere un uomo che si lascia facilmente scoraggiare. Dovrebbe essere una persona di forte fede, con un'attitudine positiva verso il futuro. Inoltre dovrebbe essere uno che non si fa facilmente minacciare o intimidire, un uomo che crede che Dio lo ha condotto a compiere l'opera che sta compiendo.

Date le circostanze di sfida che circondano la maggior parte delle nuove missioni, il prete dovrebbe essere una persona provvista di esperienza pastorale, e non un giovane appena uscito dal seminario. Idealmente dovrebbe aver servito in un'altra parrocchia ortodossa come prete associato di un parroco più esperto, e avere esperienza liturgica e pastorale di prima mano. Anche un pastore non ortodosso recentemente convertito oppure un diacono ortodosso sono spesso eccellenti candidati al sacerdozio in un ambiente missionario.

Il sostegno finanziario può essere una delle più grandi difficoltà per un prete missionario. Il candidato deve comprendere che può non ricevere uno stipendio a tempo pieno, o uno stipendio di alcun tipo, finché la missione non cresce. Può doversi trovare temporaneamente un lavoro secolare per sostenere se stesso e la sua famiglia. Tuttavia, la crescita del numero dei membri e un contributo finanziario diligente e improntato allo spirito di sacrificio devono essere una priorità principale in qualsiasi missione, con la comprensione che la prima meta di un bilancio è quella di sostenere un prete con un degno e vivibile stipendio a tempo pieno.

Tutte le raccomandazioni per la nomina di preti missionari devono essere valutate dall'autorità episcopale, con l'appoggio di quella del decanato locale e - dove esiste - dell'organismo missionario della diocesi. La meta deve essere quella di un'affinità naturale tra un prete e una parrocchia. 

 

 

Scelta e mobilitazione dei rappresentanti laici 

 

La rappresentanza dei laici e il loro coinvolgimento nell'opera di una parrocchia missionaria è una cosa essenziale e naturale, ma si tratta di un'opera quanto mai critica nei primi stadi di una missione. Molte nuove missioni non sono abbastanza ampie da mantenere un prete, oppure potrebbe non esserci un prete disponibile a prescindere dalla situazione finanziaria. Tuttavia, una missione può tenere funzioni di culto, istruire i suoi membri e provvedere alle loro necessità, evangelizzare la comunità e crescere anche prima dell'arrivo di un prete. Una volta che viene nominato un prete, uno sforzo continuato dei laici sarà di gran sostegno per il prete, e assicurerà il successo della missione. 

Un coordinatore laico sarà nominato di preferenza dal prete incaricato, o in sua assenza dai responsabili della missione a livello decanale o diocesano. Questa persona (uomo o donna) dovrebbe dimostrare una solida conoscenza della teologia ortodossa, ed essere estroversa, competente nelle comunicazioni, rispettata, al di fuori di storie di fazionalismo, e capace di lealtà e obbedienza.

Preferibilmente, il rappresentante dei laici dovrebbe avere una certa influenza nella comunità, ed essere in tal modo in grado di avere a che fare con persone in posti dirigenziali, rappresentanti dei media, pastori e altri leader di comunità.  

 

In assenza di un prete a tempo pieno, le responsabilità primarie del rappresentante laico includono:

(1) organizzare la missione. 

(2) delegare ad altri membri le responsabilità di vari compiti (si veda la lista del "coordinamento delle responsabilità" nell'Appendice C). 

(3) provvedere all'assistenza e all'istruzione spirituale dei fedeli. 

(4) assicurarsi della buona gestione delle finanze.

(5) fare resoconti regolari al decanato locale e al vescovo. 

(6) agire come principale rappresentante pubblico e portavoce della missione. 

Una volta che sia stato assegnato un prete, quest'ultimo può trovare utile e saggio chiedere al coordinatore laico di proseguire in molti dei compiti sopra elencati. 

 

Il culto

 

L'Officio dei Salmi Tipici e altre funzioni tenute da laici 

 

Anche se non è stato assegnato un prete agli inizi di una missione, il vescovo può dare la sua benedizione perché i membri della missione si riuniscano per motivi di culto. Un laico può condurre versioni leggermente abbreviate di vespri, mattutino e compieta. L'Officio dei Salmi Tipici è progettato in modo specifico per una direzione laicale. Questi offici sono benedetti dalla Chiesa, e ogni giurisdizione ha i propri testi approvati.

L'Officio dei Salmi Tipici è una funzione non eucaristica. È prescritto per l'uso al posto della Divina Liturgia quando non vi è un prete disponibile, o quando sono presenti numerose persone non ortodosse. Così possono esserci numerose opportunità per il suo uso, particolarmente nell'ambiente di una piccola missione. L'Officio dei Salmi Tipici può essere guidato da un prete o, con piccole revisioni, da un diacono, suddiacono, lettore o laico designato. In assenza di un prete, è opportuno celebrare questa funzione con la benedizione del vescovo locale (dopo tutto, si tratta della funzione che sostituisce il rito eucaristico). La sua lunghezza è di circa 40 minuti, inclusa l'omelia (opzionale). Assicuratevi che un predicatore laico sia competente nella dottrina ortodossa.

 

La prima Divina Liturgia 

 

Il calcolo dei tempi per la prima Divina Liturgia è importante. Anche se il prete incaricato può voler servire la Liturgia per una volta, per dare ai membri un "gusto delle cose a venire", una buona strategia per la crescita può essere quella di aspettare finché la missione sia estesa a sufficienza - 12 famiglie ortodosse è una buona regola generale (è comunque il vescovo locale a prendere la decisione finale su quando servire la prima Liturgia.) Ritardare l'inizio regolare delle Liturgie dà ai membri un forte incentivo a portare altri fedeli alla missione.

Tutti i preparativi necessari per servire la Divina Liturgia dovrebbero essere riveduti con cura, dando una particolare attenzione a come una funzione che altrimenti è "di routine" debba procedere in circostanze che sono quasi sempre abnormi. Pensate bene a come preparare le prosfore, come trovare un vino adatto, come avere a portata di mano acqua calda, come allestire un appropriato equipaggiamento d'altare, e naturalmente un antimensio fornito dal vescovo, per non menzionare che poche cose. Fate prove dei momenti della funzione con i diaconi, gli accoliti e gli altri assistenti, assicurandovi che ciascuno comprenda il proprio ruolo e sia preparato a svolgere le sue mansioni specifiche.

Potete procurarvi una tavola d'altare permanente oppure mobile a seconda dei casi. Si dovrebbero appoggiare icone in luoghi temporanei, o sistemarle su sostegni appropriati. Cercate di acquistare almeno due icone, una di Cristo e una della Theotokos.  

 

Ecco una lista dei principali oggetti richiesti per servire la Divina Liturgia: 

 

Antimensio

Icona di Cristo

Icona della Theotokos

Candelabri d'altare e candele

Calice e cucchiaio

Disco e Asterisco

Veli per i vasi sacri (Aer, etc.)

Lancetta

Croce manuale 

Pane e Vino (In mancanza di un vino specifico per la Liturgia, può andar bene un vino liquoroso - per esempio Porto o Marsala - di buona qualità)

Veli per la Comunione 

Tovaglie per l'altare

Tagliere di legno 

Coltello da pane 

Tavolo della Protesi

Turibolo

Carboncini e incenso

Pinze

Spugna

Libri della Divina Liturgia

Libri dell’Officio delle Ore

Vassoio o cesto per l'Antidoro

Libro dei Vangeli

Contenitore per l'acqua calda (Si può usare un thermos, oppure qualche attrezzo elettrico per scaldare l'acqua sul momento)

Officiatura del Santo del giorno

Lezionario dell'Apostolo

Testi di musica liturgica

Testi delle innodie variabili 

 

Prima dell'inizio della Liturgia o di altri offici, provate le risposte e gli inni con i fedeli. Lo scopo è quello di rendere culto a Dio, perciò sia il prete che i fedeli dovrebbero fare del loro meglio. All'inizio, non preoccupatevi di avere un coro ufficiale. Nella Chiesa antica, la congregazione faceva spesso da coro. Provare il canto assieme a tutto il gruppo prima dell'inizio della funzione vi aiuterà a esprimere assieme gioia e bellezza alla gloria di Dio. 

Soprattutto in un ambiente missionario, siate consapevoli della presenza di persone non ortodosse e dell'impatto che la Divina Liturgia può avere su di loro. A un certo punto della funzione, per esempio al momento dell'omelia, o prima dell'inizio dell'anafora eucaristica, annunciate che l'Eucaristia è riservata ai cristiani ortodossi che si sono preparati per la comunione. Incoraggiate tutti a venire a ricevere il pane benedetto, o Antidoro ("al posto del Dono"). Dopo la funzione, il prete e il coordinatore laico non dovrebbero trascurare di parlare con i non ortodossi, e chiedere loro se hanno delle domande sulla funzione.

 

Insegnare la musica liturgica 

 

Un rappresentante qualificato di un coro ortodosso già esistente può visitare la missione per insegnare la musica liturgica. Se una simile risorsa non fosse immediatamente disponibile, qui vi sono alcuni punti da tenere a mente.

Prima di tutto, mantenete la musica semplice. Chaikovskij scriveva per cori professionali di cattedrale con 100 o più membri, non per piccole missioni. Finché siete agli inizi, mantenetevi su melodie semplici non armonizzate, o anche sul retto tono. Sono ormai facilmente disponibili formule di canto bizantino semplificato, che sono un buon punto di partenza. L'aspetto di maggiore importanza è il testo, non la melodia; la principale preoccupazione deve essere quella di presentare il testo in modo chiaro e in spirito di preghiera. È meglio cantare un inno in retto tono piuttosto che tentare in modo povero di duplicare una melodia più complicata.

In una nuova missione, prendetevi dai 5 ai 15 minuti prima dell'inizio della funzione per "rinfrescare" i cantori con i responsori e gli inni. Non è fuori luogo che il prete canti da solo gli inni variabili per le prime settimane, in modo da dare ai parrocchiani il tempo di imparare le melodie.

Mentre una missione è di piccole dimensioni, l'intera congregazione potrebbe - e dovrebbe - fare da coro. Con il tempo, si dovrebbe formare un piccolo coro distinto, e nominare un direttore. Stabilite le pratiche del coro una volta alla settimana, e incoraggiate il coro a sviluppare lentamente e con costanza un repertorio di musica e inni ortodossi. Il canto di congregazione è una meta importante nel culto, così per la maggior parte della Divina Liturgia il coro dovrebbe preparare inni che i fedeli siano in grado di seguire dopo averle ascoltate per qualche volta e dopo avere fatto un poco di pratica. Istruite i fedeli a ricevere direzioni musicali dal coro. Mettete laddove possibile i testi della musica a disposizione dei fedeli che li sanno leggere.

Come minimo, il direttore del coro deve avere un buon orecchio, essere in grado di far mantenere un tono, e sapere insegnare e dirigere altre persone. Preferibilmente, il direttore del coro dovrebbe avere un certo grado di addestramento ed esperienza musicale. 

 

Assegnazione di compiti e istruzione dei membri

 

Persone interessate e catecumeni 

 

Appena arriva un prete, dovrebbe incominciare una classe di catechismo e/o di informazioni per persone interessate. La prima classe dovrebbe includere tutti i catecumeni, i nuovi convertiti e tutte le possibili persone di famiglia ortodossa che frequentano la missione. Tutti i cristiani ortodossi possono essere incoraggiati a partecipare a future classi di catechismo per approfondire la loro fede. Se un prete fa visite regolari (per esempio, a settimane alterne) alla missione, un catechismo del Sabato è sempre una possibilità. Il prete dovrebbe avere colloqui personali con ogni convertito potenziale, e decidere con cura se e quando sia giunto il tempo di ammetterlo alla chiesa.

Se la missione è ben pubblicizzata, attirerà persone in ricerca provenienti da ogni tipo di esperienza, così come altri cristiani insoddisfatti della loro chiesa d'origine. Anche se il pensiero di qualcosa di "nuovo" è attraente, usate molta cautela con le persone che si dirigono verso qualsiasi novità! Ricordate che le luci brillanti attirano anche insetti e parassiti!

L'evangelizzazione e l'istruzione non devono necessariamente restare in sospeso fino all'assegnazione di un prete. I membri laici della missione possono riunirsi per letture bibliche e studi di opere spirituali, invitando amici a partecipare con loro, e possono promuovere la missione tra i non ortodossi della comunità. 

Per i membri potenziali, si dovrebbe studiare un programma di letture ortodosse, con titoli adatti alla loro comprensione linguistica e/o culturale. (Un compito importante, a livello di responsabili delle missioni di una particolare diocesi o decanato, deve essere quello di preparare liste di letture ortodosse consigliate, e distribuire tali liste a tutti quanti ne fanno richiesta)

 

I tavoli dei libri 

 

Sembra che ogni chiesa ortodossa esponga qualche tipo di libri o pubblicazioni. Il tavolo dei libri può essere considerato il predecessore della libreria parrocchiale. Lo scopo di un tavolo dei libri è di rendere disponibile buona letteratura ortodossa, sia gratuitamente (come nel caso di volantini e opuscoli introduttivi) che a pagamento, per i membri della missione e per i visitatori. Tipicamente un tavolo dei libri offre una selezione più limitata rispetto a una libreria parrocchiale, e le sue piccole dimensioni e trasportabilità lo rendono uno strumento ideale per le missioni. 

Si dovrebbe reclutare una persona che abbia un desiderio specifico di gestire il tavolo dei libri. Si può fare un annuncio nei bollettini, oppure apertamente durante le funzioni e gli incontri, chiedendo l'opera di un responsabile del tavolo dei libri. Il magazzino dei libri disponibili andrà costruito lentamente, comprando con il tempo nuovi titoli. 

Iniziate con una selezione di libri introduttivi. Se potete, chiedete a una casa editrice di fornirvi scaffali a compartimenti per pubblicazioni, come quelli usati nelle mostre e fiere dei libri, e anche in molti negozi.

L'idea di un tavolo dei libri non è quella di fare denaro, ma di istruire i fedeli e di fornire strumenti per la missione. All'inizio, bisognerà fornire fondi dal conto generale della missione per comprare e mantenere un inventario di libri, ma ad un certo punto il tavolo dei libri sarà in grado di sostenersi da solo, con l'eccezione della letteratura gratuita da fornire ai visitatori. 

Il tavolo dei libri dovrebbe essere allestito a ogni incontro della missione. Incoraggiate i membri a sostenere le attività del tavolo comprando e ordinando libri attraverso la missione ogniqualvolta possibile. Assegnatevi come priorità l'accompagnamento dei visitatori ai tavoli dei libri, dove potrete invitarli a prendere libri e opuscoli che trattano di questioni di loro interesse. 

 

Il bollettino della missione: un ingrediente chiave per la crescita

 

Un bollettino mensile o bimestrale dovrebbe essere inviato a tutti i membri della missione e a ogni visitatore. Non deve essere lungo o elaborato, ma solo qualcosa che mantenga la gente al corrente di quanto accade nella missione, e susciti il loro interesse. Il bollettino dovrebbe essere progettato e scritto con cura, e può essere usato come strumento di evangelizzazione da consegnare o da spedire ai visitatori. Uno dei più semplici tipi di bollettino è quello costruito con un personal computer, eventualmente con un campo di pagina di copertina che viene automaticamente riempito con un nome del vostro indirizzario.

Includete notizie della missione, date e orari delle prossime funzioni o di incontri, e novità dalle altre parrocchie. Nominate un direttore responsabile della rivista, e qualcuno che lo appoggi con la stampa e le spedizioni. Il bollettino dovrebbe essere approvato dal prete o dal coordinatore laico. 

Una copisteria locale è il miglior posto dove produrre piccole quantità (fino a poche centinaia di copie) del bollettino o di simili stampati. Aprite un conto da pagare su base mensile. Se volete richiedere un abbonamento postale (*), chiedete informazioni all'ufficio postale locale.

 

(*) In Italia, l'abbonamento postale richiede una lunga trafila. Lo si può ottenere solo per un periodico la cui testata è registrata presso il tribunale locale, e se si intesta il periodico a una persona giuridica (per esempio, l'associazione cultuale o culturale della missione), anche questa va registrata con atto notarile o con un atto analogo del Ministero delle Finanze. I tempi sono lunghi e i costi elevati: valutate attentamente il numero degli abbonati, e i tempi in cui il risparmio offerto dall'abbonamento postale riuscirà a pareggiare le spese sostenute.

 

Come trattare i partecipanti nominali

 

Una missione talvolta attrae ex-membri insoddisfatti di altre parrocchie ortodosse. Alcuni possono arrivare rapidamente, mettersi in mostra e agire con autorità. Quando sentite un visitatore ortodosso dire, "Grazie a Dio avete aperto una missione. Io ho fatto parte di tutte le comunità ortodosse nei dintorni, e voi siete la risposta alle mie preghiere," - state in guardia! Ascoltate con cortesia, ma non permettete che tali persone controllino la situazione. I cristiani insoddisfatti o nominali sono benvenuti in una nuova missione, ma non dovrebbe essere dato loro alcun ruolo chiave di guida o di pianificazione. Tutte le forme di appartenenza nominale dovrebbero essere scoraggiate prima che si espandano ai nuovi convertiti o nuovi membri. 

Insegnate e predicate ai fedeli, ma sempre con una porta aperta a nuovi impegni da quanti non vivono una vita spirituale. Lavorate con quanti sembrano avere a cuore l'opera di Dio, ma sono membri nominali per ignoranza. Incontrateli di persona, andate con loro a pranzo o a cena, incoraggiandoli a offrire un impegno più profondo per Cristo e per la sua Chiesa.

 

Come rispondere ai critici della missione

 

È importante in ogni occasione mantenere uno spirito garbato. Ricordate, "una risposta gentile calma la collera" (Proverbi 15:1). Il modo in cui rispondiamo alle critiche nei primi stadi avrà un grande effetto sul modo in cui la comunità circostante vedrà la missione. 

Se la critica è genuina e viene da qualcuno che rappresenta un segmento in buona fede della comunità (per esempio, un pastore o rappresentante laico di un'altra chiesa ortodossa) un incontro personale tra il prete o il rappresentante laico della missione e questi individui è spesso una cosa altamente consigliabile.

Fornite ai critici letteratura appropriata che risponda alle preoccupazioni che possono avere, inclusi testi specifici sulle missioni ortodosse. Spesso, una chiesa ortodossa già formata può pensare che una nuova missione porterà alla diminuzione del numero dei suoi membri. Prendiamo un caso interessante e altamente rappresentativo: dopo avere iniziato dozzine di nuove missioni, il Dipartimento delle Missioni e dell'Evangelizzazione dell'Arcidiocesi Antiochena d'America non è in grado di citare un singolo caso in cui questo fenomeno si sia verificato. Questa paura è immaginaria, non reale. 

Pregate specificamente per quanti sono contrari al vostro lavoro. Se avete sbagliato in qualcosa, trovate il modo di porgere una scusa adeguata e di cambiare quanto era stato fatto in modo errato. Non siate mai ostinati se avete il minimo sospetto di avere sbagliato. E consultate il vostro vescovo o decano, che dovrebbe essere sempre disponibile ad agire come mediatore e come sostegno nella risoluzione di conflitti. 

Amministrazione  

I rapporti 

 

 

Ogni missione deve inviare regolarmente rapporti alle proprie autorità decanali e diocesane. È inutile generalizzare qui i dettagli, poiché ogni giurisdizione ortodossa ha le sue regole; tuttavia, come linee guida generali, si può suggerire di includere nei rapporti le voci seguenti: 

 

(1) entrate e uscite della missione (conteggiate in bilanci periodici);

(2) numero dei frequentatori della missione e dei membri attivi e potenziali;

(3) attività regolari e straordinarie della missione; 

(4) minute delle riunioni del consiglio della missione. 

 

Quando la missione vive un momento speciale, assicuratevi di inviarne un resoconto e/o una fotografia al vescovo, e di darne notizia ai periodici ortodossi. 

 

Integrazione nella diocesi

 

Cercate di visitare quanto più frequentemente possibile le parrocchie vicine della vostra diocesi. Questo è un buon modo per stringere legami con i vostri fratelli e sorelle di fede in altre città, e di imparare gli uni dagli altri. Stabilite "programmi di scambio" formali con le parrocchie vicine.

Assegnate un'alta priorità alla partecipazione alle riunioni e agli incontri a livello decanale, diocesano e interortodosso. Se durante il primo periodo di vita di una missione i membri partecipano a questi incontri, si sentiranno fin dall'inizio parte di un organismo molto più grande. In America, i congressi ortodossi dedicati alle missioni e all'evangelizzazione hanno luogo ogni anno: si tratta di riunioni ideali per scambi di esperienze in questo campo.

Incoraggiate chiunque possibile a entrare a far parte di gruppi laicali, associazioni culturali e caritatevoli e iniziative di evangelizzazione della Chiesa Ortodossa. 

Una volta che la vostra missione è stata ufficialmente riconosciuta a livello diocesano, proponete subito una visita al vostro vescovo. Se non è possibile una sua visita al fine settimana, chiedetegli di includere la vostra missione nel corso di un viaggio in giorni infrasettimanali verso altre parrocchie o missioni. 

Per integrarvi nella vostra diocesi e per sostenerla, mandate alla diocesi le decime della vostra parrocchia. Il vecchio detto, "Il tuo denaro va dove va il tuo cuore" è molto vero. Per di più, è biblico! 

 

Conformazione alle leggi dello stato

 

Studiate le leggi dello stato riguardanti le chiese. Chiedete specificamente di conoscere le agevolazioni fatte alle chiese e alle associazioni religiose senza scopi di lucro. Se un legale fa parte della missione, chiedetegli di ricercare informazioni e di compilare le domande appropriate.

Prima di tuffarvi nella burocrazia statale, consultate altri membri del clero ortodosso sulle leggi e i requisiti per riconoscimenti legali, matrimoni, funerali, etc. Imparare dalla loro esperienza può risparmiarvi una grande quantità di tempo e di sforzi.

 

Telefono e posta

 

Due dei più importanti strumenti missionari sono un telefono e una voce nelle Pagine Gialle. Il costo è alto, ma fatelo comunque! Con il tempo, i risultati arriveranno a valere la spesa. Installate un numero di telefono della missione, distinto da quello di casa di ciascun membro, appena possibile.

Fate elencare il numero come "Missione cristiana ortodossa". Il numero di telefono dovrebbe suonare a casa del prete (se è stato assegnato un prete permanente), del coordinatore laico, o di qualcuno con l'abilità e il desiderio di prendersi cura di tutte le chiamate in arrivo. Dovrebbe esserci una segreteria telefonica per ricevere le chiamate quando nessuno è in casa. Il messaggio registrato dovrebbe essere qualcosa del tipo, "Avete chiamato la missione cristiana ortodossa di [nome della città]. Vi preghiamo di lasciare un messaggio con il vostro numero: vi richiameremo." 

Cercate di ottenere un numero che si ricordi facilmente.

Assicuratevi che il numero che vi dà la compagnia telefonica sia trasferibile a una nuova sede parrocchiale in futuro. Segnalate questo numero in tutte le pubblicità, volantini, e biglietti da visita. 

La missione dovrebbe avere una casella postale presso il più vicino ufficio postale. Richiedete la casella al più presto possibile, visto che molti uffici hanno una lista di attesa per le caselle. 

Avere il proprio numero di telefono e indirizzo postale darà alla missione un maggior senso di permanenza e di serietà, sia per i membri che per le persone interessate. 

 

La ricerca del primo edificio della chiesa

 

Un gruppo di persone dovrebbe essere scelto e assegnato come comitato al compito di cercare locali potenziali, e gestire il processo dell'acquisizione di un edificio. Come prima cosa, dovrebbero fare un'indagine sul territorio, cercando luoghi di culto non usati, o altri edifici che potrebbero essere trasformati in un tempio. Tutti i membri della missione possono dare un aiuto tenendo d'occhio gli annunci immobiliari sui giornali e andando a vedere i locali segnalati in questi annunci, o altri luoghi che si possono trovare andando in giro per la città.

Anche altre persone in città possono essere d'aiuto. Se avete un agente immobiliare che vi favorisce, chiedetegli di aiutarvi nella ricerca. Ci possono essere chiese evangeliche locali che stanno trasferendosi, e lasciare libero un edificio già usato a fini di culto. La curia cattolica locale può avere un registro che elenca i locali di culto della diocesi che sono inutilizzati o in vendita. Ricordate che il mercato di edifici ecclesiastici è di solito limitato ad altre chiese. Così, una chiesa già esistente è di solito molto meno costosa di un altro locale di simili dimensioni che può essere usato per altri scopi. 

Se non siete sicuri che l'edificio da voi trovato sia adatto, provate a vedere se vi concedono modalità speciali (comodati, o contratti di affitto finalizzati alla vendita, e così via). Se possibile, cercate un edificio in cui l'altare possa essere sistemato a oriente. Prima di fare contratti di affitto, e sempre in caso di acquisto immobiliare, segnalate la cosa alla vostra diocesi, soprattutto nel caso in cui si può o si vuole intestare a quest'ultima la proprietà.

 

Finanze

 

La decima

 

Fin dall'inizio, incoraggiate i membri della missione a offrire la propria decima. La decima non è altro che il 10% dei propri introiti. Questo tipo di offerta ha le sue basi in una lettura ortodossa delle Sacre Scritture, ed è essenziale alla buona salute e alla vitalità di qualsiasi missione o chiesa. 

Spesso i fedeli hanno bisogno di istruzione nelle Scritture, per capire qual'è il loro ruolo nel sostegno della missione. Idealmente, l'istruzione e l'ammonimento sulla decima dovrebbero venire dal rappresentante laico, ma il prete non dovrebbe essere timido nell'esortare i fedeli a pagare la decima. Il pagamento della decima serve sia al bene individuale dei partecipanti, sia al bene generale della missione!

Il miglior modo per imparare è tramite l'esempio, e la decima non è un'eccezione. Pertanto, il prete deve essere il primo a impegnarsi a pagare la decima - anche se non sta ricevendo alcun compenso dalla missione - e il coordinatore laico deve fare altrettanto. Se i capi non si prendono quest'impegno, i fedeli non prenderanno mai tale impegno seriamente!

In modo che la missione possa avere qualche idea di quali entrate regolari aspettarsi dai fedeli, un semplice formulario di impegno può essere fatto circolare durante una riunione dei membri della missione. Chiedete ai membri di pregare e di decidere quale sarà il loro impegno finanziario nei confronti della missione, e di restituire il formulario compilato con la loro risposta alla successiva riunione. 

Talvolta una parrocchia ortodossa vicina può offrire aiuto a sponsorizzare la missione quando questa è ancora giovane e sta appena iniziando a reggersi in piedi, ma è importante che il sostegno basilare venga dalla missione stessa, e non da fonti esterne. 

 

Conti e bilanci

 

Il bilancio dovrebbe essere preparato dalla leadership locale, con l'eventuale appoggio degli esperti di bilancio nella diocesi, basandosi sulle spese anticipate e sulle promesse di aiuto fatte dai membri. Ancora una volta, i fedeli stessi dovrebbero assumersi la responsabilità finanziaria della propria missione. Il prete e il coordinatore laico dovrebbero avere la responsabilità immediata di sorvegliare accuratamente le spese e l'andamento dei conti. 

La parrocchia sponsorizzatrice, se ce n'è una, dovrebbe avere la responsabilità di stendere i bilanci finché viene assegnato un prete alla missione, e/o finché questa non assume una sua autonomia come soggetto fiscale e giuridico. In questo caso, la parrocchia può gestire le entrate delle decime dei membri, e farsi carico dei pagamenti delle spese della missione.

 

Donazioni deducibili dalle tasse

 

Una nuova missione dovrebbe, se possibile, appoggiarsi a un ente (parrocchia, giurisdizione o ente morale) a cui si possano fare donazioni deducibili dalle tasse. In questo caso, tutte le donazioni possono essere fatte all'ente di di appoggio, che a sua volta può usare questi fondi per aiuti specifici alla missione. In tal modo, tutte le decime e altre offerte possono tradursi in un aiuto fiscale per i donatori.

 

Le fondamenta sono state gettate

Congratulazioni! La missione è stata stabilita, per grazia di Dio, su solide fondamenta. Tutti gli elementi di base sono a posto per iniziare l'opera più importante della Chiesa - vale a dire, annunciare alla comunità locale la Buona Novella di Gesù Cristo! 

 

Parte III - Crescita  

Espandere la propria chiesa o missione attraverso l'evangelizzazione

 

 

Organizzazione, pianificazione e addestramento

 

Quale generale ha mai dato battaglia senza prima assicurarsi che le sue truppe siano bene addestrate e organizzate secondo un piano di battaglia? L'evangelizzazione è un impegno in una guerra spirituale, in cui il nemico lavora senza posa per vederci perdere. Come un comandante militare, il prete o il rappresentante laico di una chiesa deve disporre un piano per l'evangelizzazione della comunità locale, e insegnare ai fedeli come usare tutto l'armamento spirituale a loro disposizione.

 

 

Il comitato per l'evangelizzazione

 

Formate un comitato (vale a dire: un'unità di combattimento!) di diverse persone che hanno a cuore l'evangelizzazione. Il comitato programmerà e condurrà gli sforzi di evangelizzazione della parrocchia, ma in nessun modo bisogna aspettarsi che il comitato faccia tutto il lavoro da solo. Reclutate altri aiutanti mentre il piano si sviluppa, e incoraggiate tutti i membri della parrocchia a intraprendere un ruolo attivo nell'evangelizzazione.

Il prete deve avere un ruolo centrale nel comitato per l'evangelizzazione, ma non deve necessariamente esserne il presidente. L'evangelizzazione dovrebbe essere, per quanto possibile, uno sforzo guidato dai laici e portato avanti dai laici. Lasciate che siano i laici a uscire nei campi a cercare lavoratori per la vigna del Signore, e a portarli alla Chiesa, dove il prete e tutto il corpo dei fedeli saranno al loro servizio in un ministero spirituale.

Il comitato dovrebbe dapprima sviluppare un'ampia strategia di evangelizzazione a lungo termine, e quindi preparare un piano più dettagliato per l'anno in corso. Decidete mese per mese quali attività continuative e quali eventi speciali si terranno nella vostra parrocchia. Cercare anche di istruire e di addestrare i fedeli nell'evangelizzazione. Ponetevi queste domande:
I fedeli... 

 

(1) comprendono il loro ruolo nell'evangelizzazione e la sua necessità? 

(2) si avvantaggiano in pieno di tutto quanto offre la Chiesa? 

(3) si adoperano con sincerità per vivere una vita cristiana? 

(4) conoscono la loro fede? 

(5) sanno esprimere agli altri ciò in cui credono? 

 

Probabilmente avrete bisogno di fornire ai vostri parrocchiani qualche tipo di addestramento all'evangelizzazione, prima di "mandarli nel mondo". Possono aver bisogno di rispolverare le basi della fede cristiana ortodossa. Praticamente tutte le parrocchie ortodosse possono trarre beneficio da qualche forma di addestramento all'evangelizzazione.

Il comitato per l'evangelizzazione dovrebbe fare almeno ogni anno una relazione a tutti i fedeli, spiegando le proprie attività e i propri successi. Questo informerà i parrocchiani su quanto avviene, e li incoraggerà negli sforzi di evangelizzazione. Qui di seguito troverete alcuni spunti per un addestramento nell'evangelizzazione.

 

Come far sentire i visitatori a casa propria - e desiderosi di tornare

 

Prima di imbarcarvi in qualsiasi programma di evangelizzazione, dovete assicurarvi che la vostra parrocchia sappia come accogliere i visitatori e farli sentire a proprio agio. Questo è un elemento essenziale per ogni sforzo di successo nel campo dell'evangelizzazione.

 

Invitare ospiti

 

Incoraggiate i vostri membri a invitare regolarmente ospiti in chiesa. Suggerite un approccio di questo tipo: "Vi vengo a prendere alle 9:45, staremo assieme alla Liturgia, e poi verrete a pranzo da noi." (Molti ospiti potranno venire solo per amicizia o per curiosità, e potranno non voler mai diventare ortodossi, ma per lo meno faranno l'esperienza della Chiesa; e chissà che cosa Dio può operare in loro in questi momenti!)

Cercate di avere qualche opera introduttiva a disposizione dei parrocchiani (un buon esempio è l'opuscolo "La prima visita a una chiesa ortodossa - Le 12 cose che avrei voluto sapere", della presbitera Frederica Mathewes-Green, disponibile in lingua italiana), in modo che la possano dare ai propri ospiti prima ancora di venire in chiesa.

Non lasciate a casa i bambini e i ragazzi! Molti convertiti adulti e molte persone che hanno rinnovato la propria fede di gioventù possono far risalire la loro nuova vita in Cristo a una decisione presa nell'infanzia, di solito come risultato dell'invito in chiesa da parte di un amico o compagno di scuola.

Ricordatevi che, tra le persone che vi promettono di venire, si faranno vedere mediamente solo un terzo, o se tutto va bene la metà, ma ci saranno il 100% delle persone che voi andrete personalmente a prendere per portarle in chiesa! Questo assioma è valido per i visitatori della prima volta, non solo nelle chiese, ma anche in ogni altro tipo di riunione. Andate a prendere i vostri ospiti ogniqualvolta possibile! 

 

La funzione

 

Assegnate alcuni fedeli al compito di accogliere gli ospiti; queste persone dovrebbero arrivare almeno 15 minuti prima dell'inizio delle funzioni. Dovrebbero accogliere i visitatori, dare loro un bollettino o un testo della funzione, presentarli ai membri che sono nelle vicinanze, e aiutarli a trovare un posto quando la funzione è già iniziata. Potete dare a ogni nuovo visitatore un cartoncino da compilare, se è interessato a sapere di più della chiesa, con il proprio nome e recapito. Potete anche chiedere a ogni persona appena arrivata di firmare un libro dei visitatori. Per questi compiti di accoglienza e di presentazione, scegliete una persona cordiale ed estroversa. 

I parrocchiani dovrebbero essere consapevoli dei visitatori attorno a loro durante le funzioni. Accoglieteli con un sorriso e una parola di benvenuto, anche se normalmente cercate di non parlare agli altri durante le funzioni. Ricordate che il visitatore non ha familiarità con le abitudini e le pratiche ortodosse, perciò potete scommettere che interpreterà un riverente silenzio da parte vostra come la proverbiale doccia fredda. Aiutate i visitatori accanto a voi a seguire le funzioni e i canti.

 

L'ora del rinfresco

 

Dopo la funzione, i fedeli che si occupano di accogliere i visitatori non accompagnati dovrebbero portarli al rinfresco parrocchiale (programmate un momento di rinfresco dopo ogni funzione della domenica), o assicurarsi che qualche altro fedele si prenda il compito di accompagnarli. Presentate il visitatore a varie persone, e soprattutto al prete. Focalizzate la vostra attenzione sul visitatore, cercando di presentargli i fedeli con cui può avere la maggiore affinità - vale a dire, persone della sua stessa età, di simili interessi, di provenienza comune.

Mantenete un occhio sul visitatore, assicurandovi che non sia lasciato solo e neppure intrappolato da vari interlocutori. Fate attenzione a quei parrocchiani che hanno la tendenza a chiudere gli interlocutori in un angolo e a monopolizzare il loro tempo. D'altro canto, non lasciate che altri parrocchiani restino incastrati in conversazioni con un visitatore. Se qualcuno sta già parlando da tempo con un visitatore e sembra che uno dei due abbia bisogno di una pausa, fatevi avanti e presentatevi.

Mantenete leggere le conversazioni con i visitatori alla prima o seconda esperienza. Non iniziate con domande del tipo, "Allora, come vi è sembrata la funzione?" Potrebbero non aver gradito del tutto l'esperienza, e queste domande li mettono in una posizione scomoda. Cercate di iniziare con domande generali su di loro, chiedendo per esempio da dove provengono, e/o che lavoro fanno. Dopo avere rotto il ghiaccio, si possono fare discussioni sulla chiesa, ma di nuovo, ricordatevi di mantenerle leggere. Evitate questioni teologiche o spirituali controverse o profonde fino a quando è il visitatore stesso a decidere di aprire tali discorsi. Ci sono tre domande importanti che potete fare ai visitatori dopo le funzioni, per iniziare una conversazione utile: 

 

(1) Avete mai visitato una chiesa ortodossa? 

(2) Avete mai partecipato prima d'ora a una funzione ortodossa? 

(3) Avete delle domande da fare?

 

 

Il seguito della visita

 

(1) Telefonate - già la domenica sera, se possibile - e ringraziate per la visita. Invitate i visitatori a venire ancora in chiesa. 

(2) Mandate un biglietto personale da parte del prete, con letteratura introduttiva sull'Ortodossia e sulla parrocchia. Invitate i visitatori a partecipare alla prossima sessione della classe di catechismo, o di domande e risposte.

(3) Mettete i visitatori sulla lista delle persone a cui spedire avvisi e informazioni. 

 

Evangelizzazione personale

 

Il cristiano che proclama e difende individualmente la sua fede in Dio e in Gesù Cristo è la chiave di volta dell'evangelizzazione cristiana ortodossa. È dovere di ogni membro del clero e di ogni laico di portare testimonianza alla luce di Cristo, e di essere preparati a sostenere una difesa della speranza che è in noi. Ogni cristiano ortodosso dovrebbe familiarizzarsi con le informazioni presentate in questa sezione, e prepararsi a usarle. Ci sono alcune tecniche di base per condividere la propria fede con un proprio familiare, amico, collega di lavoro, vicino, oppure un nuovo conoscente.

 

La testimonianza personale

 

Gesù disse ai suoi discepoli, "Mi sarete testimoni" (Atti 1:8). Il modo più semplice per condividere la propria fede è attraverso la propria testimonianza personale, o il racconto del proprio itinerario spirituale ("la mia storia"). Dite a qualcun altro come siete divenuti cristiani, o come siete entrati nella Chiesa ortodossa, o ciò che Dio significa per voi. È di enorme aiuto preparare la propria storia in anticipo, e avere le parti chiave memorizzate (anche se non parola per parola, in modo da non farla sembrare artefatta). Trovatevi assieme a un amico per aiutarvi l'un l'altro a preparare e a fare pratica delle vostre testimonianze; potreste perfino dedicare a questo tema una sessione sperimentale della vostra classe di catechismo. Nella maggior parte dei casi una racconto del proprio itinerario personale si fa in un incontro individuale, ma molte persone si sentono a proprio agio a parlarne di fronte a un gruppo, come quando la parrocchia ospita un incontro missionario (vedete più sotto al punto "incontri missionari").

Come cristiani ortodossi, la sappiamo abbastanza lunga da non farci ingannare da chi sostiene che una testimonianza personale di fede cristiana sia un "fenomeno protestante". Pensate ai molti casi nel Nuovo Testamento in cui San Paolo racconta e ri-racconta la sua conversione a Cristo sulla via di Damasco. Una rapida lettura di Atti 20-28 ci rivela anche che egli racconta la propria storia ogni volta in modo abbastanza simile. 

Anche se la preparazione anticipata è importante, non darete mai due volte esattamente la medesima testimonianza. Da una parte, a meno di non averla memorizzata verbalmente, userete naturalmente parole e frasi differenti, lasciando pure fuori certi punti, ogni volta che date la vostra testimonianza. D'altra parte, ogni ascoltatore è differente. Considerate la persona con cui state parlando, e considerate come potete enfatizzare certi punti per avere su questa persona un migliore impatto. 

Vi sono due vantaggi principali nella testimonianza personale. Dapprima, si tratta delle esperienze della vostra vita, che sono facili da ricordare e comode da presentare agli altri. In secondo luogo, è molto difficile che l'ascoltatore si metta a controbattere su quello che dite. Dato che questa è la vostra esperienza personale di Dio, ci sarà ben poco spazio per le obiezioni. 

 

Considerate questi punti mentre preparate la vostra testimonianza:

 

(1) Mantenetela breve - tre minuti vanno bene.

(2) Rendetela personale. Ricordate, si tratta della vostra testimonianza - della vostra storia - non di una predica. 

(3) Mettetela in forma di storia o di dialogo. Per esempio, "Ho iniziato il mio itinerario verso Cristo alle elementari, quando ho chiesto al mio compagno di banco: 'Perché la tua famiglia va in chiesa la domenica?', e la sua risposta è stata, 'Perché vogliamo rendere lode a Dio'." 

(4) Includete elementi che abbiano significato per l'ascoltatore. (Tenete pronti diversi punti collaterali in ogni momento, e "inseriteli" nella vostra testimonianza quando è appropriato.) 

(5) Includete "3 ragioni per cui...". Per esempio, "Ci sono tre ragioni per cui ho scelto l'Ortodossia. La prima..." 

(6) Qual'è stato l'evento o l'influsso più significativo sul vostro cammino? 

(7) Siate sinceri riguardo alle difficoltà che avete incontrato sulla vostra strada. 

 

Approfondimento

 

La propria testimonianza personale susciterà quasi sempre la curiosità degli ascoltatori, e inevitabilmente seguiranno ulteriori domande. Questo è il momento in cui abbiamo bisogno di attingere alla nostra conoscenza della fede, non solo la nostra esperienza personale.

Ogni cristiano ortodosso, chierico o laico, dovrebbe sentirsi tranquillo ed equipaggiato a spiegare a una persona incuriosita almeno gli elementi di base della Fede ortodossa. Se un amico, o magari un visitatore della vostra chiesa, vi fa una domanda, rispondete al meglio che potete... e siate coraggiosi! Se non sapete una risposta, ammettetelo, ma offritevi di trovare informazioni, dicendo, "Mi spiace, non lo so. Ma lasciatemi rivedere la questione, e vi farò avere una risposta prima possibile." 

Se tale conversazione ha luogo in chiesa, portate la persona dal prete, dal diacono o da un laico ben istruito. Non abbiate paura di rispondere al meglio della vostra abilità, ma non abbiate neanche paura di cercare aiuto. La maggior parte dei visitatori delle chiese ortodosse apprezzeranno il sentir dare risposte da parte dei laici; è un buon indicatore che i parrocchiani conoscono la loro fede e la prendono seriamente. Alcuni visitatori alla prima esperienza potrebbero anche sentirsi intimiditi da un confronto con un prete.

Per rispondere alle domande degli altri e difendere la nostra fede, dobbiamo conoscerla bene. La lettura quotidiana delle Scritture e lo studio di libri di teologia, storia della chiesa, liturgia e altre materie inerenti al cristianesimo sono di grande aiuto. L'abbonamento a riviste ortodosse, la partecipazione a congressi e ritiri, le lezioni di catechismo per adulti in parrocchia e i corsi per corrispondenza possono tutti aiutarci a crescere nella conoscenza della Fede. 

Ci sono facoltà e istituti di studi ortodossi che offrono programmi per corrispondenza in teologia ortodossa, diretti a studenti laici e a persone interessate all'Ortodossia.

 

Usare la letteratura 

 

La letteratura è uno strumento missionario molto utile, soprattutto quando viene offerta a una persona interessata nel contesto di una conversazione personale. Idealmente, dopo una conversazione con un potenziale convertito, mettete letteratura nelle sue mani, e quindi fatevi vivi per sentire i suoi commenti e per mantenervi in contatto. 

Familiarizzate i membri della parrocchia con le riviste e pubblicazioni ortodosse che avete a disposizione, e con opere generali di catechesi e di informazione sulla Fede ortodossa. Tenete queste opere, e altri testi di interesse per i visitatori, in vista, nella vostra libreria parrocchiale, al tavolo dei libri, o accanto al luogo dove si tiene il rinfresco parrocchiale, in modo che i visitatori li vedano e vi abbiano facile accesso. 

Incoraggiate i membri a comprare e a tenere a portata di mano pubblicazioni da passare ai membri potenziali. Una buona tattica è prestare un libro o un opuscolo, piuttosto che regalarlo - in tal modo avrete una scusa per sentire ancora una volta quella persona. Potete studiare un "pacchetto di letteratura ortodossa" mirato in modo specifico ai visitatori. 

Non c'è niente come il riconoscimento di una terza parte per dare credibilità alla vostra missione o chiesa. Se il giornale locale porta un articolo sulla parrocchia, fatene un certo numero di fotocopie chiare e nitide e distribuitelo ai membri potenziali.

Quando visitate persone interessate o membri potenziali a casa loro, lasciate opuscoli semplici o altro materiale introduttivo. Distribuite la letteratura in modo saggio. Siate selettivi; date letteratura appropriata alle necessità della persona interessata, e non datene troppa nello stesso tempo.

 

Come presentare il Vangelo ai non cristiani

 

Quando parlate a qualcuno, ma specialmente a un non cristiano, della fede cristiana ortodossa, cercate di vedere come Dio stia già operando nella vita di questa persona. L'ha portata a vedere la vita di questo mondo come qualcosa di vuoto e privo di speranza? Si tratta di una persona di carattere buono che sta cercando la verità? Se la persona aderisce a qualche religione, imparate tutto quanto potete della sua fede e delle sue pratiche. Che cosa c'è, nel sistema di fede di quella persona, che è in accordo con l'Ortodossia? Iniziate da lì, e aiutate la persona a comprendere come il cristianesimo ortodosso completa e realizza ciò che essa già conosce di Dio.

Un testo introduttivo sulla Fede ortodossa è un buon inizio per parlare con un non cristiano. Anche una lettura comune della Bibbia può avere un profondo impatto - forse quando meno lo si aspetta. Sottolineate i passi chiave dell'Antico Testamento che profetizzano sulla venuta del Messia, e fate notare come queste profezie si siano compiute in Gesù Cristo. Spesso sono utili libri come i Racconti di un Pellegrino, o le opere apologetiche di C.S.Lewis.

Abbiamo già parlato dell'efficacia della vostra storia personale, o della confessione di come siete giunti alla fede in Cristo. Se avete vissuto una conversione in un dato momento come San Paolo, parlatene. Se invece siete stati istruiti a credere fin dalla fanciullezza come San Timoteo, parlate di quell'ambiente.. 

Piuttosto che limitarvi a invitare una persona a fare una visita, andate a prenderla e portatela in chiesa coi stessi; fate in modo che sperimentino il culto ortodosso. Spesso un officio come il Vespro è la migliore introduzione iniziale alle funzioni ortodosse. Portate gli amici a una sessione di studio biblico ortodosso, ad ascoltare un conferenziere ortodosso, a un raduno ortodosso... e infine dal prete per il catechismo. 

 

Come presentare l'Ortodossia ai cristiani non ortodossi

 

La maggior parte dei visitatori della vostra chiesa saranno cristiani non ortodossi, sia fedeli praticanti che nominali. Anche se possono credere nella Trinità e nella divinità di Cristo come fanno gli ortodossi, avranno bisogno di essere istruiti sulla Chiesa e su vari punti di teologia ortodossa. Molti oggi hanno una vaga conoscenza di quello che si può definire "cristianesimo a buon mercato". 

Un numero sempre crescente di pubblicazioni ortodosse è orientato verso i cristiani non ortodossi, così come lo sono alcune delle più diffuse introduzioni generali all'Ortodossia (come The Orthodox Church di Timothy Ware).

Quasi tutti i protestanti che fanno domande sull'Ortodossia hanno una buona conoscenza e una forte riverenza per la Bibbia. Perciò, è importante che l'ortodosso abbia una solida preparazione scritturale. Il modo più efficace per convincere i cristiani evangelici della verità dell'Ortodossia è dimostrare loro che la Bibbia è d'accordo con le nostre tesi, e le sostiene.

Diverse opere (soprattutto tra quelle pubblicate dall'Arcidiocesi Antiochena d'America) danno risposte specifiche alle domande che fanno comunemente i protestanti che stanno esplorando l'Ortodossia. Ricordare queste risposte, oltre a ricordare a memoria i versi biblici chiave, vi aiuterà a mostrare dove la Bibbia è in accordo con le argomentazioni ortodosse. Questa memorizzazione delle Scritture fa una buona impressione sulla maggior parte dei protestanti, e dà credibilità generale al vostro messaggio.

 

Mantenere l'entusiasmo e l'impegno nella parrocchia

 

La pietra angolare dell'evangelizzazione personale è il nostro impegno nei confronti di Colui che predichiamo. Senza questo impegno, le nostre parole suoneranno vuote e parleranno a orecchie sorde. 

Nelle omelie, il prete deve spesso incoraggiare un rinnovato impegno per Cristo e per la Chiesa. Dopo tutto, la maggior parte delle nostre litanie termina con, "...noi stessi gli uni gli altri, e tutta la nostra vita a Cristo Dio affidiamo." Noi non predichiamo solo per istruire, ma anche per aiutare a decidere. Sottolineate (1) la nostra unione con Cristo e (2) i temi centrali della fede. Incoraggiate con la parola e l'esempio la piena partecipazione al ritmo ortodosso di preghiera - quotidiano, settimanale, annuale. Evidenziate e mantenete con zelo i digiuni e le feste. Predicate e insegnate a intermittenza sul significato della Divina Liturgia, i sacramenti e le altre funzioni - così i fedeli apprezzeranno e comprenderanno perché noi preghiamo in questo modo.

È difficile esagerare l'importanza di studiare le Sacre Scritture, sia personalmente che il uno studio biblico sponsorizzato dalla parrocchia. Nei paesi di lingua inglese esiste già un ottimo strumento didattico, The Orthodox Study Bible, un Nuovo Testamento con commenti ortodossi.

Stabilite un ritiro parrocchiale annuale, con una serie di conferenzieri e oratori ospiti. I temi del ritiro e le persone degli oratori dovrebbero essere studiati in modo da portare nuove profondità di fede e di entusiasmo ai parrocchiani; i ritiri possono anche essere usati come incontri missionari. (Si veda più sotto, alla voce "incontri missionari".) 

L'entusiasmo per la Chiesa significa entusiasmo gli uni per gli altri, che cresce sia attraverso l'interazione sociale, sia con il lavoro in comune. Assicuratevi di tenere periodicamente incontri sociali, gite, pellegrinaggi e altri eventi che possono portare i fedeli a divenire sinceri amici gli uni degli altri. Date ai parrocchiani l'opportunità di lavorare al servizio della comunità con opere per i bisognosi, evangelizzazione, studi biblici, programmi per i bambini e altre vie di servizio cristiano. La vostra parrocchia può iniziare da sola alcuni di questi tipi di programmi, o altrimenti i parrocchiani possono partecipare assieme a programmi tenuti da altre istituzioni della comunità locale. 

Infine, invitate i fedeli a partecipare, laddove possibile, agli incontri inter-ortodossi. Qui incontreranno altri cristiani ortodossi interessati all'evangelizzazione e alle missioni: ne ritorneranno arricchiti di nuove idee per la crescita delle parrocchie, e meglio equipaggiati per diffondere il Vangelo di Gesù Cristo! 

 

Le riunioni nelle case  

Un grande modo per crescere

 

Le riunioni nelle case sono uno dei modi migliori per coinvolgere nuovi membri nella parrocchia. Una famiglia o un membro della parrocchia invita amici, vicini, colleghi di lavoro e altri conoscenti a casa propria, per ascoltare una persona che parla della fede cristiana ortodossa e della chiesa ortodossa locale. L'ambiente raccolto e intimo delle riunioni in una casa mette di solito i visitatori a proprio agio, molto di più di una visita a una funzione di culto in un edificio ecclesiastico. 

Tipicamente i partecipanti faranno più domande, si fermeranno più a lungo a parlare, e si sentiranno più a casa propria. L'obiettivo, naturalmente, resta quello di invitarli prima o poi a venire in chiesa. 

 

Ispirare le persone

 

Insegnate e predicate l'importanza e il valore delle riunioni nelle case. Fate notare che la Chiesa primitiva ebbe i suoi inizi nelle case (Atti 20:20; Romani 16:3-5). Parlando nelle omelie, scrivendo nel bollettino parrocchiale o negli avvisi in chiesa, e nelle conversazioni personali, fate sapere che si cercano famiglie o individui che possano ospitare riunioni nelle case. Chiedete agli interessati di mettersi in contatto con un coordinatore appositamente nominato, che si prende cura di organizzare le riunioni domestiche. 

 

Addestramento

 

Invitate le persone che pensano di poter tenere riunioni nelle loro case a un incontro speciale, spiegando il programma e addestrandoli a ospitare una riunione in casa propria. 

Istruiteli su come invitare amici, parenti, vicini, colleghi, etc. 

Per esempio, "Giovedì sera mia moglie e io ospitiamo un gruppo di amici a casa nostra, per sentire una presentazione della fede cristiana ortodossa. Possiamo contare anche sulla vostra presenza?" 

 

Insegnate come preparare un locale per una riunione domestica: 

(1) sedie in semicerchio;

(2) TV e videoregistratore (se si proietta qualcosa);

(3) spuntini;

(4) pubblicazioni su un tavolo.

 

Terminate la riunione con una richiesta di impegni per ospitare una riunione. Usate moduli che i fedeli possono compilare, indicando le loro preferenze per giorno della settimana e per un orario in cui tenere riunioni a casa loro.

 

Preparazione per la riunione

 

Programmate le riunioni e pubblicizzate le date. Invitate altri parrocchiani a partecipare, come osservatori, a queste riunioni. Suggerite loro di portare a loro volta altri amici. Alcuni dei parrocchiani che verranno come osservatori prima o poi si offriranno volontari per tenere riunioni anche a casa loro. 

Circa due o tre settimane prima della riunione, i padroni di casa dovrebbero invitare i loro vicini, parenti e amici. Non sono necessari inviti scritti - di fatto, è meglio fare una telefonata o un invito informale di persona. Tra gli ospiti che si possono invitare, ci sono quelli che hanno mostrato qualche genere di interesse per la missione, o che hanno qualche bisogno spirituale.

 

Come condurre la riunione

 

Se possibile, invitate un conferenziere esterno alla missione. Altrimenti, dovrebbe parlare alla riunione il prete della parrocchia o un laico ben informato. Il suo compito è quello di tenere il discorso centrale, spiegando la storia dell'Ortodossia, il suo impatto nel passato, le sue potenzialità per il futuro, e la sua risposta ai nostri bisogni odierni. Quindi porterà il discorso sulla parrocchia locale e sulla sua visione. Il padrone di casa e una o due altre persone dovrebbero contribuire con note personali di ciò che Cristo e la Chiesa significano per loro. 

Se la vostra parrocchia ha una propria presentazione su videocassetta, mostratela. Altrimenti, considerate l'idea di presentare un documentario o altro video breve e interessante sulla Chiesa ortodossa.

Incoraggiate gli ospiti a fare domande. Offrite sempre un "passo successivo" a quanti sono interessati ad approfondire la conoscenza del cristianesimo ortodosso, o a entrare a far parte della parrocchia. Invitate la gente a partecipare a una funzione di culto (preferibilmente una funzione non eucaristica, se si tratta della prima esperienza di culto ortodosso), a una classe di domande e risposte, o a visitare una classe di catechismo per adulti. 

Quanti guidano riunioni domestiche dovrebbero assicurarsi di avere a disposizione letteratura che gli ospiti possano portare a casa con loro. Se gli ospiti sono d'accordo, si possono mettere i loro nomi sull'indirizzario della parrocchia, per ricevere il bollettino e altri avvisi. 

Il padrone di casa dovrebbe servire da mangiare e da bere dopo la riunione, mentre gli ospiti si fermano a parlare e a fare domande. 

 

Ecco un esempio di programma di riunione domestica: 

 

(1) Saluto da parte del padrone di casa, che presenta l'oratore.

(2) L'oratore parla concisamente (30-40 minuti) della storia del cristianesimo ortodosso. 

(3) Proiezione di un video sull'Ortodossia. 

(4) Domande e risposte

(5) Conclusione e invito a partecipare ai Vespri o alla Liturgia. Annuncio della data di inizio presso la parrocchia della prossima classe di domande e risposte. 

(6) Un momento di rinfresco. 

 

Il giorno successivo all'incontro il padrone di casa o il prete dovrebbe ringraziare per telefono ciascun ospite per essere venuto, chiedendo se ci sono altre domande, e facendo un invito a una specifica funzione in chiesa.

 

Incontri missionari 

 

Gli incontri speciali di orientamento missionario danno tre tipi di benefici alla chiesa. Primo, possono interessare tutti, da chi è appena curioso al serio nuovo membro potenziale della comunità. Secondo, questi eventi sono un buon mezzo perché la parrocchia abbia pubblicità gratuita nei media locali. Terzo, gli incontri missionari forniscono un buon addestramento e un grande incoraggiamento morale per i nostri fedeli ortodossi.

Il vantaggio di un grande incontro è che getta un'ampia rete, che potenzialmente può attrarre un gran numero di partecipanti. Lo svantaggio è che quest'ampia rete ha grandi buchi che lasciano scappare tante opportunità, e il risultato è un mare di lavoro e di spesa per un guadagno relativamente piccolo. Una chiave per il successo di un evento missionario è l'ampia partecipazione personale da parte dei laici e la loro abilità di invitare altra gente. Ogni parrocchiano dovrebbe invitare quante più persone possibile - sia ortodossi che non ortodossi.

Per esempio, se state ospitando un conferenziere, potreste scegliere un uditorio ragionevolmente specifico invece dell'intera comunità. Fate preparare al conferenziere il proprio intervento tenendo in mente il gruppo selezionato, e pubblicizzate l'incontro con una presentazione che risulti interessante a tale gruppo specifico.

Ci sono molti generi di incontri che la vostra parrocchia può tenere per attirare visitatori e nuovi membri. Le festività culturali etniche sono un buon esempio di eventi che molte parrocchie ortodosse sanno gestire bene, e che possono facilmente essere trasformate in incontri missionari. Quelle che seguono sono due altre idee che la vostra parrocchia può voler tenere in considerazione.

 

Una serie di conferenze

 

Lo scopo di questo tipo di incontri è duplice:

(1) rafforzare la fede dei cristiani ortodossi, e

(2) evangelizzazione - raggiungere i non ortodossi, chiamandoli a Cristo e alla sua Chiesa.

Scegliete una settimana o un fine settimana per questa serie. Se intendete fissare la serie di conferenze come un evento annuale, scegliete ogni anno lo stesso periodo. 

Tenete le conferenze nell'edificio della chiesa, o in un altro luogo adatto nelle vicinanze. Tenere gli incontri nell'edificio della chiesa aiuta a far giungere quei visitatori che altrimenti non metterebbero piede a una funzione di culto. Tuttavia, vi sono persone che si sentono più a proprio agio a partecipare a un evento tenuto in terreno "neutro".

Scegliete un tema di interesse ampio e avvincente. Scegliete un conferenziere che sia un bravo comunicatore, che conosca il tema, e che attiri la gente a partecipare all'incontro. Potete anche scegliere prima il conferenziere, e quindi decidere l'argomento. Prenotate il conferenziere per quanti più impegni possibile - discorsi in sedi di club e associazioni, visite alle università, incontri nelle scuole, altre chiese. Programmate accuratamente gli incontri per avere una partecipazione ottimale. 

Assicuratevi che la serie sia ben pubblicizzata. Anche se il tema è abbastanza ampio, gestite la pubblicità tenendo in mente settori specifici di pubblico. Per esempio, una conferenza sugli angeli può interessare sia gli evangelici che gli appassionati al New Age, ma per ragioni radicalmente differenti.

Come per le visite alla chiesa o molti altri tipi di incontro, l'invito personale ha la maggior efficacia. E ricordate: passateli a prendere! Invitate anche altre congregazioni in città, sia ortodosse che non ortodosse.

 

Ritiri

 

Lo scopo di un ritiro è (1) il nutrimento spirituale e (2) la fraternizzazione sociale - in quest'ordine! Si tratta di un incontro studiato per l'edificazione dei fedeli, ma a seconda dell'argomento, si possono invitare anche le persone seriamente interessate e che hanno già una certa familiarità con l'Ortodossia e/o con la vostra parrocchia. 

Stabilite ogni anno un fine settimana regolare e conveniente per un ritiro parrocchiale annuale. 

Cercate nelle vicinanze un albergo con tariffe speciali per week-end o un centro di congressi. 

Molte parrocchie usano gli stessi locali ogni anno. Talvolta i ritiri fuori città - in campeggi o case attrezzate - sono una buona idea, ma tenete in mente chi finirà per essere escluso in tali circostanza. Pochi hanno problemi a stare una notte o due in un albergo, ma molti hanno problemi con i campeggi. 

Scegliete un conferenziere che sappia comunicare la Fede ortodossa, e un tema che abbia rilevanza con le necessità dei fedeli. Preparate un programma che compia i vostri propositi, ma che non sovraccarichi di attività i partecipanti. Tenete in considerazione le limitazioni di tempo dei fedeli e i loro altri impegni. Se il 70% dei vostri parrocchiani sono disposti a partecipare al ritiro di un giorno, ma solo il 10% verrebbero a un ritiro di più giorni, può essere saggio iniziare con il primo.

 

Il programma del ritiro di un fine settimana può risultare come segue:

 

VENERDÌ

16-17:00 Arrivo e registrazioni 

18:00 Vespro

18:45: Cena

19.30: Sessione introduttiva, con momento di fraternizzazione

 

SABATO

8:00 Mattutino

9:00 Colazione

9:30 Seconda Sessione

10:30 Pausa caffè

11:00 Terza Sessione

12:00 Pranzo

13:00 Tempo libero e attività organizzate (passeggiate, sport, etc.). 

17:00 Veglia

19:30 Cena

20:30 Quarta sessione, con un momento di spettacolo parrocchiale

 

DOMENICA

10:00 Divina Liturgia

12:00 Pranzo

13:00 Breve incontro finale e congedo

 

Qualche altro punto: 

(1) Assicuratevi che si provveda con cura ai bambini e ai ragazzi, che hanno bisogno di trovare cose che li interessano alla fede e li facciano divertire. 

(2) Se il luogo di ritiro è vicino alla sede della parrocchia, vi si può trasferire la Liturgia domenicale, estendendo a tutta la parrocchia e ai visitatori un invito alla domenica mattina.

 

Come far presa sulla comunità locale  

Pubblicità continua

 

Un coordinatore appositamente nominato dovrebbe sviluppare una buona collaborazione con i redattori degli affari religiosi nei giornali locali, o nelle emittenti radio e TV. Incontratevi con loro occasionalmente, e chiedete loro di che cosa hanno bisogno in termini di storie e articoli. Offritevi come risorse locali sul cristianesimo ortodosso, sulla storia della Chiesa, sull'arte sacra, e su ogni soggetto correlato in cui voi o qualcuno della congregazione sia preparato a fare commenti autorevoli, se ne sorgesse la necessità. Manteneteli al corrente degli sviluppi che potrebbero essere di un certo interesse, sia nella vostra parrocchia che nel mondo ortodosso.

Pubblicizzate sempre le visite episcopali, le visite di conferenzieri e autori provenienti da fuori città, gli sforzi missionari, le visite di funzionari e autorità locali, gli eventi pasquali e natalizi e gli incontri musicali. Il ciclo cultuale annuale della Chiesa offre una gamma incredibile di attività insolite per interessare i media - sfruttate questa ricchezza!

Fate pubblicità periodiche anche quando non avete qualche evento speciale in corso. Annunciate dov'è la vostra chiesa e quando si tengono i Vespri e la Liturgia. Evidenziate una frase chiave per catturare l'attenzione del lettore, e lasciate a tale frase la maggior parte dello spazio pubblicitario.

È importante che la vostra missione o parrocchia sia contrassegnata in modo attraente (vale a dire, un riquadro speciale a pagamento) nelle Pagine Gialle sotto la voce delle chiese. Questo può sembrare piuttosto costoso, ma molte persone hanno scoperto l'Ortodossia proprio in questo modo!

Il coordinatore dei media e tutti quanti sono coinvolti nella pubblicità della parrocchia dovrebbero studiare accuratamente la Parte IV di questo manuale, "Lavorare con i Media".

 

Club e associazioni civiche

 

La maggior parte dei club e delle associazioni di servizio è interessata a presentare incontri e conferenze. Visitate queste associazioni incontrando i loro direttori incaricati dei programmi, e offrite la disponibilità di un conferenziere ortodosso.

Un tema che il prete di una nuova missione può rendere interessante è "Il contributo che una nuova chiesa può dare alla nostra città". Potete scegliere un tema più generale, tipo "Cristo e la cultura" o "Che cosa significa essere cristiani". Talvolta un tema speciale può essere gradito per un programma incentrato su una stagione particolare dell'anno, come il Natale o la Pasqua.

 

Un ministero universitario

 

Le università offrono opportunità senza pari per l'evangelizzazione e l'aiuto alla costruzione di una missione o chiesa. In questo campo, è bene avvalersi dei consigli di persone che hanno già un'esperienza diretta.
Si dovrebbe mettere in forma scritta un piano d'azione preciso, che può includere incontri e discorsi presso gruppi e associazioni universitarie, la formazione di un gruppo e il lavoro per il suo riconoscimento nell'ambiente universitario, l'offerta di letteratura e altri materiali per diffondere la parola, la gestione di un tavolo dei libri in punti strategici, i legami con gruppi studenteschi. Una volta che il ministero universitario ha preso forma, si dovrebbe nominare un coordinatore - di solito un laico.

 

Come consigliare i membri del clero non ortodosso che desiderano l'ordinazione

 

Un membro del clero non ortodosso che esprima un ragionevole impegno a entrare nella Chiesa dovrebbe essere messo in comunicazione con la più vicina parrocchia ortodossa. Assicuratevi che legga o che abbia letto testi che lo guidano nella Fede ortodossa. Può essere utile una presentazione e un incontro con altri membri del clero eterodossi che sono diventati ortodossi.

In questi casi, le situazioni personali sono gestite a livello episcopale (oltre al vescovo locale, spesso deve pronunciarsi anche l'autorità sinodale della Chiesa). È bene dunque, dopo i primi contatti locali, incoraggiare i potenziali candidati a entrare in corrispondenza con il vescovo. In alcuni casi una parte del gregge del ministro eterodosso può entrare assieme a lui nella Chiesa, gettando le basi si una possibile nuova missione ortodossa. Tuttavia, è bene ricordare che un uomo dovrebbe cercare l'ingresso nella Chiesa solo per essere ortodosso, senza pretendere garanzie di essere ordinato prete.

 

Come ricevere congregazioni non ortodosse già esistenti

 

Vi sono casi (numerosi ormai in America) di congregazioni cristiane non ortodosse che sono sempre più insoddisfatte della loro situazione. In generale, se i loro pastori hanno fatto uno studio serio della Chiesa storica, sono abbastanza disposti a discutere dell'Ortodossia. È importante che in questi casi si possa stabilire un dialogo con questi pastori e congregazioni, valutando l'importanza dei primi scritti cristiani, a cominciare dai Padri Apostolici: si possono organizzare riunioni periodiche e programmi di letture e studio sull'Ortodossia, fornendo tutta la letteratura che la congregazione interessata è in grado di assimilare.

Invitate il pastore a una funzione di culto ortodosso. Tenendo conto dei suoi impegni domenicali, invitatelo ai Vespri o ad altri offici feriali. Per una esperienza della Divina Liturgia, scegliete una festività che cada in giorno feriale. Incoraggiate il pastore a portare con sé tutti i membri interessati della propria congregazione.

Offrite aiuto al pastore nel condurre incontri e sessioni di studio sull'Ortodossia. Portate con voi in questi incontri qualche convertito adulto che abbia già fatto lo stesso passo che attende di fare la congregazione.

Al momento opportuno, si potrà inviare al vescovo una lettera con una descrizione e una richiesta di accoglimento della congregazione.

 

Parte IV - Lavorare con i media

 

I media sono vostri amici

 

I giornali, la radio e la televisione vogliono includere anche voi tra le loro notizie. Dopo avere inondato il loro pubblico con la carneficina di notizie negative del giorno, i media hanno bisogno di offrire qualcosa che dia speranza e sollievo. I giornalisti sono alla ricerca di buone notizie su eventi e sviluppi nella comunità, come quelli che possono fornire i gruppi religiosi. Voi li potete aiutare, ed essi a loro volta possono aiutare voi. 

La copertura dei media è essenziale per il successo negli inizi di una missione, e per l'espansione di una parrocchia già fondata. Molti convertiti all'Ortodossia hanno avuto il loro primo contatto con la Chiesa come risultato diretto della pubblicità sui media. E cosa migliore è che è gratis! La copertura dei media è il risultato di buoni rapporti con i media - ovvero la capacità di edificare relazioni con giornalisti, redattori, produttori ed editori, e di comunicare idee specifiche di possibili notizie per assicurarsi la copertura. Questa sezione tratta principalmente di relazioni con i media, e di un altro aspetto importante del lavoro con i media, la pubblicità, si parla al termine della sezione.

 

Una strategia per il lavoro con i media

 

Il coordinatore dei media nella parrocchia

 

Nominate tra i parrocchiani qualcuno che diriga le relazioni con i media. Questa persona può voler formare un comitato che lo aiuti nel suo lavoro. Il coordinatore dei media dovrebbe essere una persona ben organizzata, capace di esprimersi e di scrivere bene, di lavorare bene e di fare una buona impressione sugli altri, e soprattutto deve essere devoto alla Fede cristiana ortodossa e all'espansione della parrocchia. Per mantenere un messaggio pubblico coerente, tutti i contatti con i media dovrebbero provenire dal coordinatore dei media o essere approvati da lui, e dal parroco. 

 

Calendario

 

Durante la fase iniziale di una missione, è relativamente facile ottenere interviste e copertura sui media. È probabile che questo diventi più difficile dopo che la chiesa si è affermata da un certo tempo e diventa una "storia vecchia". Tuttavia, non scoraggiatevi. La Chiesa Ortodossa ha nel proprio bagaglio una grande quantità di attività e di eventi insoliti (per la maggioranza del pubblico italiano). Senza andare al di là del regolare ciclo liturgico, la più piccola missione ortodossa ha dozzine di "agganci" con i quali catturare l'attenzione dei media. Tutto quanto abbiamo bisogno di associare a queste risorse è un poco di sana immaginazione. 

All'inizio di ogni anno mettete assieme un calendario degli eventi dell'anno, e indicate come attirerete l'attenzione dei media per ciascun evento. Inviate comunicati stampa (vedete più sotto) per tutti gli eventi e le occasioni speciali. Cercate di inviare comunicati stampa abbastanza regolarmente, ma solo per quegli eventi che sembrano davvero degno di rilievo. Se i giornalisti e i redattori continuano a ricevere da parte vostra comunicati su cose che per loro non sono di alcun interesse, allora impareranno presto a ignorare tutto quanto arriva dalla vostra parrocchia sulla loro scrivania. 

 

Relazioni con i media

 

Quando prendete contatto con un giornale o una stazione radiotelevisiva, è sempre utile conoscere in anticipo qualcuno che vi lavora. Avere stabilito un legame con figure chiave dei media locali vi aiuterà a ottenere la loro attenzione e a dare credibilità alle vostre idee e notizie. Cercate tracce di contatti con i media attraverso membri del clero o altri amici locali.

Se non conoscete qualcuno che conosce qualcuno... allora stabilite voi stessi un contatto.

Senza alcuna richiesta specifica di copertura in mente, il prete e il coordinatore dei media dovrebbero prendere contatti con giornalisti e redattori di tutti i giornali, radio e stazioni TV in città, dai quali la parrocchia vorrebbe ricevere copertura in futuro. Ai giornali focalizzatevi sul redattore delle notizie religiose o locali, alle stazioni televisive sul responsabile dell'assegnazione degli spazi, e alle stazioni radio sul direttore dei notiziari. Cercare anche di sapere chi sono i giornalisti individuali che si occupano del vostro tipo di notizie. Fatevi dare i loro nomi, e inviate loro una lettera personalizzata che faccia loro sapere chi siete e come vorreste che essi vi aiutassero. Fate seguire alla lettera una telefonata. Potete anche invitarli a pranzo per un incontro personale, ma non fatevi scoraggiare se questa vostra richiesta non viene accolta - la gente dei media è sempre occupata! 

Questa sezione dedicata al lavoro con i media vi offre consigli per stabilire buoni rapporti con i giornalisti. Leggete questi consigli, imparateli, e viveteli!

 

Consigli per assicurarvi interviste e articoli

 

I "dignitari in visita" sono buoni soggetti per le interviste. Assicuratevi di fare in modo che la gente dei giornali e della TV sappia quando arriva in visita in città il vostro vescovo o qualche altro personaggio importante della Chiesa Ortodossa. 

I giornalisti amano gli scrittori! Il sogno ultimo di ogni giornalista è di scrivere un libro, e una intervista a uno scrittore è sempre gradita. Se invitate uno scrittore da fuori città, ricordatevi di menzionarlo ai media.

Quando cercare ottenere un'intervista radio, cercate di far andare d'accordo la stazione con la persona che intervistate. Per esempio, nel caso di una stazione sponsorizzata da cristiani evangelici, una persona che dal Protestantesimo ha scelto di passare all'Ortodossia sarebbe un eccellente candidato per un'intervista.

Per aiutarvi ad assicurare le interviste, distribuite copie di articoli precedenti di giornali e riviste a rappresentanti delle stazioni. Se la persona che volete far intervistare è uno scrittore che ha fatto pubblicare dei libri, portate con voi copie di tali libri.

Gli articoli e le interviste sui giornali sono generalmente meglio della copertura televisiva per attrarre nuovi visitatori. I giornali offrono molte più informazioni e mantengono più a lungo l'attenzione dei lettori rispetto alla TV. Molti articoli di giornale hanno attirato l'attenzione di lettori che in seguito hanno visitato chiese ortodosse divenendone membri. 

Se siete invitati a prendere parte a interviste televisive in studio, cercate di arrivare per tempo, in modo da stabilire un contatto amichevole con gli intervistatori. Prima dell'inizio dell'intervista, cercate di fornire agli intervistatori informazioni biografiche su di voi e dati sulla nuova missione che si sta formando. Non vestitevi di bianco; qualsiasi altro colore va bene. 

Siate quanto possibile rilassati. Mantenete le vostre risposte quanto più brevi potete, e cercate di focalizzare le vostre osservazioni su Cristo e la Chiesa, evitando questioni periferiche. Siate preparati a fornire i nomi e i telefoni delle persone di riferimento della missione.

 

Come scrivere un comunicato stampa

 

Un comunicato stampa è lo strumento primario con cui comunicare l'idea di una storia specifica ai media. Per essere efficaci, i comunicati stampa devono essere scritti bene. Si possono fare in uno dei seguenti formati generali: "Solo i fatti" e "Pronto da stampare". 

"Solo i fatti" è un formato molto breve e conciso. Come suggerisce il nome, contiene i semplici fatti relativi all'evento o al caso in questione. Dovrebbe includere tutti i punti chiave, e contenere sufficienti informazioni da catturare l'attenzione di un redattore, giornalista o conduttore di trasmissione. Questo tipo di comunicato stampa dovrebbe essere diretto alle TV, alle radio e ai grandi giornali, con un ampio personale di giornalisti. 

"Pronto da stampare" è il formato scritto in tal modo da essere potenzialmente pubblicabile così com'è, con punto o poco lavoro redazionale. Pertanto, assicuratevi che il comunicato includa tutte le informazioni che vorreste vedere apparire in un articolo di giornale. Si dovrebbe impiegare questo stile quando si invia un comunicato stampa al giornale di una piccola comunità, in cui lavorano pochi giornalisti. Questi piccoli giornali non hanno le risorse per scrivere molti dei loro articoli, e perciò sono felici di ricevere comunicati stampa già strutturati come articoli di giornale. Controllate in anticipo lo stile degli articoli del giornale su cui volete apparire, e telefonate al giornale per sapere se ci sono parametri di cui dovreste tenere conto, e quindi preparate il vostro comunicato in modo che venga incontro a tali criteri.

Il paragrafo di apertura del comunicato stampa è il più importante. Deve rispondere alle cinque domande di base del giornalismo: Chi, Cosa, Quando, Dove e Perché. Le redazioni ricevono centinaia di comunicati stampa al giorno, e i redattori hanno solo pochi secondi per guardare ciascun comunicato prima di decidere se l'idea della storia è degna di considerazione o no. Perciò è cruciale che il comunicato stampa attiri l'attenzione del lettore e gli dia fin dal primo paragrafo un'idea chiara di che cosa parla la storia. 

Un comunicato stampa dovrebbe essere interessante, oltre che informativo. Usate parole di azione che richiamano attenzione, quali "primo", "esperto", e "senza precedenti". Va bene includere citazioni, anche se il comunicato non intende essere un articolo "pronto da stampare". 

Potete anche iniziare il comunicato stampa con un titolo o testata attraente. 

Vi sono un certo numero di considerazioni tecniche per preparare un comunicato stampa. In cima dovrebbe apparire la dicitura "Per pubblicazione immediata" e la data in cui inviate il comunicato, o se preferite fissare una data specifica prima della quale l'informazione non dovrebbe essere pubblicata o messa in onda: "Per pubblicazione a partire da [data]". Al di sotto scrivete, "Per ulteriori informazioni contattare:", e includete il nome del coordinatore dei media della parrocchia/missione, o del referente laico o del prete, e un numero di telefono al quale la persona può essere rintracciata. Al termine di una pagina, al centro, mettere la parola "continua" circondata da segni di minore e maggiore (<continua>) per indicare che il comunicato stampa prosegue in un'altra pagina. Alla fine, centrate la parola "fine" nello stesso modo (<fine>), oppure cinque simboli di cancello (#####). Tenete il corpo del comunicato stampa a spaziatura doppia. Un esempio di comunicato stampa è incluso nell'Appendice A, ma il contenuto e i requisiti tecnici e stilistici di un comunicato stampa possono variare considerevolmente da un tipo di media a un altro. È meglio fare un poco di lavoro preparatorio; chiamate tutti i giornali e le stazioni radio e TV che contate di avvicinare per chiedere quali sono i loro requisiti e le loro preferenze. 

 

Distribuire il comunicato stampa 

 

Spedite i comunicati ai giornali e ai conduttori di dibattiti radiotelevisivi da tre a quattro settimane prima di un certo evento. La maggior parte dei notiziari radio e TV, invece, non decidono che cosa coprire in una data trasmissione fino al giorno precedente, o persino al mattino stesso, così possono ricevere comunicati stampa molto più vicini alla data dell'evento - anche due o tre giorni prima. Determinate la persona giusta a cui inviare il comunicato stampa, e cercate di farvi dare il suo nome. 

 

Seguire il comunicato stampa 

 

Seguire un comunicato stampa con una telefonata è un grande aiuto per ottenere l'attenzione dei media e la copertura che desiderate. Per quanto siate bravi a scrivere, date sempre per scontato che il comunicato stampa che avete così diligentemente spedito tre settimane prima sia stato archiviato in mezzo alle notizie di secondaria importanza. Siate preparati se la persona con cui parlate vi chiede di spedire per fax una copia del comunicato stampa, anche se ne avete già mandata una per posta.

Valutate i tempi in modo adeguato. I giornali hanno bisogno di più tempo per produrre una storia, almeno una settimana prima dell'evento in questione, mentre i notiziari radio e TV possono richiedere solo il preavviso di un giorno. Ricordate che tutta la gente che lavora nei media è molto impegnata e sovraffaticata. Perciò, un ottimo modo per iniziare la vostra conversazione telefonica è chiedere, "Ha 30 secondi per ascoltare l'idea di una storia?" Questo segnala all'interlocutore che voi capite i loro limiti di tempo, e che ne sapete abbastanza di relazioni coi media da avere probabilmente un'idea ben pensata, che può verosimilmente evolversi in un pezzo interessante 

Raccontate la vostra idea per una storia con i semplici fatti (Chi, Cosa, Quando, Dove e Perché) ed evidenziate "l'angolazione". I media vogliono vedere nella vostra storia qualcosa di significativo, di importante e unico - l'angolazione, o il punto di vista - che interesserà i lettori. Sottolineate gli aspetti della storia che saranno di maggior interesse al tipo particolare di redazione alla quale state parlando. Per esempio, i notiziari televisivi vogliono buone immagini visive. Scene di una funzione ortodossa, bambini che corrono nel giardino di una chiesa, o danzatori in costume alla festa etnica sono tutte immagini meravigliose per la TV. La radio, d'altro canto, vorrebbe suoni interessanti, come il canto di un coro. 

Cosa molto importante, non chiedete se copriranno la vostra storia. Limitatevi a dar loro le informazioni e a far sapere che siete disponibili a dare ulteriori informazioni se sono interessati. Non supplicate; siate fiduciosi ed entusiasti! Voi e la vostra parrocchia/missione avete qualcosa che i media vogliono - se non questa storia particolare, allora qualcosa in futuro. Ricordate, anche il rifiuto di una vostra idea aiuta a costruire le vostre relazioni con i media in modo positivo, soprattutto quando trattate con i rappresentanti dei media con garbo e senza aspettative di copertura. 

 

Pubblicità 

 

La pubblicità può essere molto costosa, ma il bello è che avete un totale controllo sui contenuti e sulla sistemazione. La pubblicità tende ad avere sul pubblico un impatto meno positivo di quello di un pezzo giornalistico, dato che gli articoli sono considerati più imparziali. Tuttavia tenete a mente questo consiglio: facendovi pubblicità regolare, o anche occasionale, nei giornali locali, cresceranno molto le probabilità di farvi pubblicare anche buoni articoli sulla vostra parrocchia! 

Sperimentate annunci pubblicitari nei giornali locali (potete provare anche le riviste e rubriche di annunci).

Cercate di tenere traccia di quante persone rispondono agli annunci per determinare la loro efficacia. Poche persone possono rispondere direttamente a un annuncio, per esempio venire a un appuntamento di cui hanno visto l'annuncio sul giornale. Tuttavia, un annuncio può aiutare a costruire una notorietà al vostro nome e produrre benevolenza verso la parrocchia/missione da parte di molte più persone - alcune delle quali potrebbero visitarvi un giorno.

 

 

Appendice A 

Modello di comunicato stampa, su carta intestata della parrocchia

 

Per pubblicazione immediata: [data] 

Per ulteriori informazioni chiamare: 

[nome] 

[telefono]

Testimonianza di un sacerdote ortodosso italiano

Il panorama religioso del cristianesimo orientale in Italia si è progressivamente arricchito negli ultimi anni acquistando un carattere sempre più locale. Molti italiani sono entrati nella Chiesa ortodossa, e alcuni vi occupano posti di responsabilità.

Una di queste persone è Padre Dimitri, il parroco della Chiesa ortodossa dei santi Sergio, Serafino e Vincenzo a Milano. Padre Dimitri (al secolo G. Fantini), venuto all'Ortodossia dal mondo protestante, è monaco e sacerdote ortodosso da oltre trent'anni. Nell'incontro programmato dalla locale missione ortodossa, presenterà la testimonianza del suo itinerario spirituale.

Padre Dimitri parlerà nella città di (...), il giorno (...), presso [luogo dell'incontro].

Per ulteriori informazioni, si prega di chiamare Padre (...) [il prete sponsorizzatore] al numero (...). 

L'incontro è aperto al pubblico, e l'ingresso è libero.

 

Appendice B

Schema per la fondazione di missioni ortodosse in Nord America

 

(Questo è lo schema approvato per il Dipartimento delle Missioni ed Evangelizzazione dell'Arcidiocesi Ortodossa Antiochena d'America)

 

Strategia di base per le missioni

 

A. Il Dipartimento delle Missioni ed Evangelizzazione seguirà questi programmi di base per iniziare nuove parrocchie missionarie.

 

1. Cercare di costituire nuove missioni in città degli Stati Uniti con popolazione di oltre 100.000 abitanti, prive di chiese ortodosse di qualsiasi giurisdizione.

2. Rispondere a inviti di gruppi laicali di cristiani ortodossi che desiderano una parrocchia di lingua inglese.

3. Coltivare relazioni con comunità indipendenti (generalmente protestanti) che desiderano diventare ortodosse.

4. Lavorare con i pastori non ortodossi che desiderano essere ortodossi. 

5. Cooperare con il Dipartimento dei Ministeri Universitari per sviluppare parrocchie missionarie a fianco dei maggiori campus universitari privi di chiese ortodosse di lingua inglese nelle vicinanze.

6. Addestrare e incoraggiare preti e direttori laici di chiese antiochene a iniziare nuove missioni in località vicine. 

 

B. Si possono consultare le seguenti fonti di nuovi contatti nella costituzione delle missioni: 

1. Liste di nomi e di indirizzi già preparate

2. Referenze da preti e laici delle vicinanze

3. Università locali

4. Elenchi telefonici

5. Seminari introduttivi sul cristianesimo ortodosso

6. Discorsi presso organizzazioni comunitarie e di servizio

7. Studi biblici nel vicinato

8. Avvisi sui giornali o nelle bacheche universitarie

9. Interviste alla radio, alla TV e sui giornali

10. Pubblicità nei luoghi di ritrovo e nei centri culturali etnici

 

C. Nel caso di clero non ortodosso che desidera entrare nella Chiesa Ortodossa, seguiremo queste linee guida stabilite dal nostro Metropolita.

 

1. Tutti questi membri del clero devono iscriversi alla Casa di Studi Antiochena (nota anche come "St. Stephen's Correspondence Course") per espandere il proprio bagaglio teologico e ottenere una migliore conoscenza della Fede ortodossa. Per l'iscrizione, entrate in contatto con la sede dell'Arcidiocesi.

2. I membri del clero che portano con sé la propria congregazione nella Chiesa Ortodossa, dopo lo studio e l'addestramento prescritto, possono essere considerati per l'ordinazione e l'assegnazione immediata per continuare come rettori della stessa parrocchia. 

Tale assegnazione e ordinazione può avvenire nello stesso periodo dell'iscrizione alla Casa di Studi, a discrezione del Metropolita. 

3. I membri del clero non ortodosso che sono interessati ad abbracciare l'Ortodossia senza portare con loro le proprie parrocchie, dovrebbero cercare impieghi secolari in un'altra area in cui abbiamo una parrocchia, e procedere più lentamente.

4. In ogni situazione, ogni persona deve fornire le proprie credenziali all'Arcidiocesi Ortodossa Antiochena, che le sottoporrà alla considerazione della Tavola dei Revisori. 

 

 

Un piano in tre fasi per lo sviluppo di nuove missioni

 

Fase I - Stabilire una presenza missionaria (meno di 25 famiglie) 

 

A. Il Metropolita, con il consiglio del presidente del Dipartimento delle Missioni ed Evangelizzazione e del vescovo ausiliare della regione, e con il sostegno dei membri stessi, prenderà la decisione di stabilire una presenza missionaria.

B. Una congregazione non ortodossa già stabilita che si converte all'Ortodossia sarà incorporata nell'Arcidiocesi come presenza missionaria se ha meno di venticinque famiglie che pagano la decima. 

C. Caratteristiche di una presenza missionaria

1. Sorveglianza di un parroco vicino

2. Un luogo dove condurre le funzioni

3. Nomina di un coordinatore laico da parte del prete incaricato

4. Rapporti mensili di progresso al Metropolita

5. Revisione semestrale da parte del Metropolita

6. La presenza missionaria è sostenuta dalle decime e dalle offerte dei fedeli

 

Fase II - Lo status di Missione

 

A. Lo status di Missione è concesso dal Metropolita, con il consiglio del presidente del Dipartimento delle Missioni ed Evangelizzazione e del vescovo ausiliare della regione, e con il pieno sostegno dei membri della missione stessa.

B. Caratteristiche di una Missione

1. Venticinque o più famiglie che si impegnano a pagare la decima

2. Viene assegnato un prete (che opera a tempo pieno, oppure si mantiene con i propri mezzi). 

3. La missione riceve un nome. 

4. Si spediscono l'antimensio, il crisma e i libri delle officiature. 

5. Anche se sostenuta principalmente dai propri mezzi, una missione in cui si pagano le decime è autorizzata a ricevere aiuti mensili da parte dell'Arcidiocesi, come pure materiale educativo, testi liturgici e musicali senza alcuna spesa. 

6. Il prete spedisce rapporti mensili al Metropolita, al direttore del Dipartimento delle Missioni ed Evangelizzazione, e al decano locale. 

7. Un consiglio della missione, diretto dal prete, si forma per servire la missione. 

8. Si stabilisce il luogo dove tenere le funzioni, e si avvia un fondo per la costruzione di una chiesa.

9. La missione viene elencata negli elenchi dell'Arcidiocesi e può inviare un delegato con diritto di voto all'Assemblea Generale. 

 

Fase III - Lo status di Parrocchia

 

A. Lo status di Parrocchia è concesso dal Metropolita, con il consiglio del presidente del Dipartimento delle Missioni ed Evangelizzazione e del vescovo ausiliare della regione, e con il pieno sostegno dei membri della parrocchia stessa.

B. Caratteristiche di una parrocchia

1. Cinquanta o più famiglie che pagano la decima.

2. Prete a tempo pieno.

3. Luogo di culto permanente.

4. Autosufficienza finanziaria attraverso i fondi parrocchiali, con cessazione di tutti gli aiuti esterni. 

5. Partecipazione alle offerte annuali richieste dall'Arcidiocesi Cristiana Ortodossa Antiochena. 

6. La parrocchia viene elencata negli elenchi dell'Arcidiocesi e ha pieno diritto di voto all'Assemblea Generale.

7. Non si spedisce più il rapporto mensile. 

 

Appendice C

 

Un esempio di coordinazione delle responsabilità dei laici

 

La lista seguente elenca alcune funzioni che i laici possono seguire (sia per chiamata che per offerta volontaria). Questo non significa che la stessa persona sia tenuta a compiere la stessa funzione in tutti i momenti, ma significa che tale persona si assicurerà che quanto si deve fare in quel campo venga fatto, anche da altre persone, da volontari, attraverso telefonate, etc.

- Preparazione della chiesa alla domenica

- Assistenza al prete durante la Liturgia

- Servizio all'altare

- Preparazione dei pani eucaristici

- Rinfresco dopo la Liturgia

- Cura di fiori e piante

- Vendita di oggetti religiosi

- Musica, letture, canto corale

- Realizzazione del bollettino della chiesa 

- Bilancio e rapporti finanziari

- Indirizzario e archivi

- Tavolo delle candele

- Ospitalità e accoglienza in chiesa

- Segreteria e gestione appuntamenti

- Spedizioni postali (bollettino, etc)

- Istruzione religiosa

- Attività per i giovani

- Sito Internet della chiesa

 

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  Una guida alla crescita delle missioni ortodosse

di John Speckman

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Si stanno moltiplicando in rete i siti dedicati ai consigli e alle strumenti per la crescita delle chiese. Sono ancora pochi, tuttavia, i siti che presentano questo tema da un punto di vista ecclesiale ortodosso.

Qui presentiamo la versione italiana di uno di questi testi, scritto dal nostro amico John Speckman, un cristiano ortodosso americano.

 

1. Introduzione

 

Perché sto scrivendo questa guida

Troppe missioni falliscono! Nell'area in cui vivo (Orange County, California) ho visto l'avvio di molte missioni ortodosse. Alcune sono fallite, altre stanno appena "vegetando," e alcune sono sopravvissute, hanno prosperato, e hanno ottenuto un pieno status di chiesa. Ma io ho l'impressione che, in generale, le missioni ortodosse trovino difficile attrarre un numero sostanziale di nuovi membri.

In alcune missioni, non ci sono programmi di crescita. La crescita viene vista come "evangelizzazione," e si lascia allo Spirito Santo il compito di portare i nuovi membri. Si cita spesso Atti 2:41 a sostegno di questa posizione. Alcune di queste missioni sono cresciute e sopravvissute senza un programma di crescita. Altre hanno chiuso le porte perché, a loro dire, non sono state benedette.

Ma io credo che troppe di queste missioni siano fallite semplicemente perché si sono trovate a corto di denaro e di aiuti prima che le loro congregazioni fossero abbastanza grandi perché la missione fosse autosufficiente. Il defunto Padre Stephanides ha detto che la ragione per cui alcune missioni ortodosse falliscono è il fatto che si occupano solo degli ortodossi. Non hanno alcun programma di crescita. Si limitano a fornire un'altra chiesa per servire i membri della propria Diocesi. Così non si fa altro che suddividere una chiesa esistente, non si offre una missione.

Sono convinto che molte di queste missioni fallite sarebbero sopravvissute se avessero adottato un programma di crescita per far aumentare il numero dei propri membri, invece di aspettare che lo Spirito Santo facesse tutto il lavoro pesante.

Sto scrivendo questa guida per incoraggiare la tua missione ad adottare un programma di crescita. Questa guida parla di programmi e strategie di crescita che sono state efficaci altrove e che possono essere adottate in una piccola missione.

Ho raccolto alcuni libri sulla crescita delle chiese in generale (per la maggior parte sono testi di autori protestanti). Questi offrono programmi specifici per la crescita del numero dei fedeli, che sembrano funzionare (per loro). Questi principi di crescita delle chiese funzioneranno anche nelle missioni ortodosse.

Sto scrivendo questa guida sulla crescita in termini di marketing, poiché poche persone si rendono conto che la crescita è un problema di marketing. Vedono la crescita e l'evangelizzazione come se fossero la stessa cosa. La parola "evangelizzazione" ha così tanti stereotipi a lei associati, da non poter proprio pensare l'evangelizzazione come un problema di marketing. Discuterò in seguito le differenza tra "crescita" ed "evangelizzazione".

In fondo, sto scrivendo questa guida perché non ho trovato in giro alcun buon libro sui programmi di crescita per la missione ortodossa. Quelli buoni sono di carattere così protestante che, anche se contengono molti eccellenti suggerimenti, non "si adattano" proprio alla scena della missione ortodossa.

Questa è una questione di giudizio personale, ovviamente, ma io non ho trovato nessun libro ortodosso sulla crescita che fosse davvero buono. Questi non parlano proprio delle cose di cui parlo io.

Chi può trarre profitto dalla lettura di questo libro

Il pubblico ideale di questo libro sono quelle persone che fanno parte di missioni già avviate e che desiderano veder crescere la loro missione. Do per scontato che la missione abbia un prete assegnato. Mi dispiace, ma questo libro non sarà di grande aiuto a quanti vogliono iniziare una prima presenza ortodossa o portare una presenza occasionale allo status di missione. Questa materia richiede un libro differente. Ma potete sempre iniziare a tenere uffici dei lettori senza la presenza del clero.

Che cosa potete aspettarvi da questo libro

Questa guida contiene discussioni un po' irriverenti, pratiche e di buon senso su "ciò che funziona e perché."

Le questioni sono discusse da un punto di vista di "marketing." I principi che fanno "vendere le saponette" fanno vendere anche l'Ortodossia.

Sottolineo la misurazione oggettiva dei risultati. Parlo di "rientro di investimenti".

La guida include molti suggerimenti concreti ed esempi dal mondo reale - e dice se hanno funzionato oppure no.

Che cosa è richiesto al lettore

Il lettore di questa guida deve essere disposto a guardare molto obiettivamente la storia della crescita della propria missione. Deve essere capace di vedere uno schema di mancanza di crescita, e ammettere che c'è bisogno di fare qualcosa a proposito. Soprattutto, il lettore deve essere disposto ad ammettere di avere la capacità (e l'obbligo) di far crescere la propria missione.

Vi sono alcuni che obietteranno che la situazione della LORO missione è così difficile (e così unica) che nessuna delle tecniche descritte in questo libro li aiuterà nella crescita. Tali persone dovrebbero smettere ora di leggere questo libro.

Qual'è la differenza tra "Evangelizzazione" e "Crescita"?

Ho ricevuto una volta una lettera dal prete di una missione, che scriveva: "condivido il tuo entusiasmo nel portare la Buona Novella del nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo." Ovviamente pensava che io stessi scrivendo riguardo ai programmi di evangelizzazione, dato che nella sua lettera ha usato sei volte la parola "evangelizzazione," e neppure una volta la parola "crescita."

Se una missione ha un programma di "crescita," e una seconda missione ha un programma di "evangelizzazione," hanno entrambe lo stesso tipo di programma? Io non credo.

Né ci crede il Dr. C. Peter Wagner. Nel suo libro Strategies for Church Growth scrive: "Per quanto l'evangelizzazione e la crescita delle chiese siano strettamente collegate, non dovrebbero essere confuse l'una con l'altra." E passa quindi la maggior parte di un capitolo a discutere le differenze.

Io ho un approccio molto più pratico nel discutere le differenze tre "crescita" ed "evangelizzazione". Faccio la domanda: "Che tipo di persone cerca di raggiungere un programma di "evangelizzazione," e che tipo di persone cerca di raggiungere un programma di "crescita"? Sono due classi differenti di persone?

La letteratura sull'evangelizzazione abbonda di frasi fatte, gergo e parole in codice che io (come tanti altri) non userei mai in conversazioni ordinarie. Ma il tema generale è inconfondibile - L'evangelizzazione è il processo con cui si convertono i non-cristiani in cristiani.

McGavran e Hunter, nel loro libro Church Growth - Strategies that Work, dividono i non-cristiani in due gruppi:

"Il gruppo B comprende cristiani nominali o marginali, che vivono di giorno in giorno con poca consapevolezza dell'ubbidienza a un Maestro. Non sanno cosa significhi essere in Cristo. Trovano difficile credere davvero in Dio, nel perdono dei peccati, o nella vita eterna. Non seguono alcun Pastore e non obbediscono ad alcun Signore...

Il gruppo C comprende coloro che non sostengono di essere cristiani e sono, di fatto, materialisti, edonisti, umanisti, marxisti e secolaristi. Milioni di persone scelgono di vivere come animali guidatori di macchine."

È chiaro che i programmi di "evangelizzazione" sono orientati a raggiungere i membri del gruppo B e i non-cristiani del gruppo C. Chi si occupa di evangelizzazione misura il successo dei propri sforzi tramite il numero di persone portate a Cristo attraverso il sacramento del Battesimo.

D'altro canto, se l'obiettivo di un programma di "crescita" è quello di far crescere il numero delle persone nella congregazione nel modo più veloce e semplice possibile, tale programma sarà orientato a raggiungere quanti sono i più probabili futuri membri della missione. E questi NON sono persone del gruppo B o del gruppo C. Sono piuttosto i cristiani praticanti nel tuo vicinato.

I più probabili futuri membri della tua missione sono:

- gli ortodossi del vicinato. Questi sono gli ortodossi praticanti che devono coprire lunghe distanze per andare alla chiesa della propria infanzia, o che hanno figli che non comprendono più le funzioni nella lingua dei loro avi, o quanti si sono allontanati dall'Ortodossia per problemi di distanza, o di lingua, o entrambi.

- i cristiani praticanti che sono profondamente disturbati dalle politiche di cambiamento delle gerarchie delle proprie denominazioni.

- i cristiani praticanti che non sono spiritualmente soddisfatti delle funzioni di culto delle chiese che frequentano. Queste sono le persone che possono trovare una profonda soddisfazione spirituale nel culto e nello stile liturgico ortodosso (se ne conoscono l'esistenza).

Tutti i membri di questi gruppi sono, o erano, cristiani praticanti. Penso che tutti abbiano già udito la Buona Novella del nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo. Ciò di cui hanno bisogno è una nuova casa spirituale che serva più adeguatamente le loro necessità.

L'enfasi di un evangelizzatore può essere quella di salvare le anime, ma la mia enfasi è quella di riempire le chiese. Un evangelizzatore può essere in cerca di modi di raggiungere gli indifferenti da portare a Cristo, ma io sto cercando i modi per raggiungere quelli che entreranno con più probabilità a far parte della tua missione.

Ti sto forse dicendo di ignorare il Grande Mandato di Cristo (Mt 28,19: "Andate dunque e mmaestrate tutte le nazioni...")? Naturalmente no. Ma finché la vostra Missione non sia autosufficiente, dovresti concentrarti sull'aumento dei membri della congregazione, nel modo più veloce possibile e con il minimo sforzo. Infatti, se non diventerete autosufficienti, non sopravvivrete. E se non sopravvivete, non potete servire la causa dell'Ortodossia. Quando sarete autosufficienti, sarete forti abbastanza da raggiungere le persone del gruppo B e del gruppo C.

Qual'è la differenza tra "Pastorale" e "Crescita"?

Ho avuto una conversazione con un prete, e gli ho detto che la misura di successo di un programma di crescita è il numero di persone che firmano un impegno di donare regolarmente una somma alla chiesa. Il prete non era affatto d'accordo. Diceva che ci voleva molto di più. Voleva che la misura di successo di un programma di crescita includesse un certo grado di spiritualità di un membro. Quando gli ho chiesto un esempio, mi ha fatto il paragone tra uno che paga con gratitudine una decima, e uno che brontola dando qualche dollaro ogni settimana.

Come ho cercato di far capire (ovviamente senza il 100% di successo), definisco la "crescita" come ciò che si richiede per portare nuove persone in chiesa, per farle tornare, per farle continuare a tornare, e per far loro sviluppare un senso di appartenenza alla chiesa, al punto di essere disposti a sostenerla prendendosi un impegno di donarle con regolarità una somma (a prescindere dall'entità di questa somma). Solo allora si può dire che la crescita ha raggiunto il suo obiettivo.

A questo punto un nuovo ministero - la pastorale - prende piede. Una volta che una persona si è impegnata a dare sostegno alla chiesa, tocca al ministero pastorale di educare tale membro a ciò che ci si aspetta in termini del suo tempo, talento e fondi in aiuto alla chiesa. Come ho detto al prete, "Questo è un compito senza fine. Ma prima, devi fare in modo che entrino a far parte della chiesa".

Non sminuisco la pastorale. come chiunque altro, potrei parlarne per ore intere. Mi sembra soltanto che la pastorale non debba essere confusa con la crescita. E voglio parlare della crescita, non della pastorale.

2. Preparazione

Perché avere un programma formale di crescita?

Fatelo per denaro! Se non diventate autosufficienti, non sopravvivrete. E se non sopravvivete, non potete servire la causa dell'Ortodossia. In un paragrafo successivo, "Predire il futuro", ti chiedo di valutare se la chiusura della tua missione è scritta nelle dichiarazioni finanziarie e nelle statistiche di crescita. Potresti scoprire che, a meno di non fare qualcosa per accrescere le vostre entrate, dovrete chiudere per mancanza di fondi.

Sappiamo tutti quanto tempo, sforzo e talento vada nelle attività di ricerca di finanziamenti - e quanto tempo vi spenda sopra il consiglio della chiesa. E la gente cerca costantemente di trovare altre forme di finanziamento, sempre maggiori e migliori.

Ma dai un'occhiata a quale percentuale delle entrate totali della tua missione è giunta l'anno scorso dai contributi volontari e dalle collette in chiesa. Paragonala con la percentuale che viene da tutte le iniziative di finanziamento combinate. La maggior parte della gente si stupisce a vedere i risultati.

I numeri ti diranno che arriva molto più denaro alla missione dai contributi e dalle elemosine. Allora, quanto sforzo si è fatto per far crescere quella fonte di reddito? Se la tua missione è come la maggioranza delle altre, la risposta sarà "poco o niente."

Una ragione della risposta "poco o niente" è che il solo modo in cui la gente può pensare di far crescere i contributi è di chiedere ai fedeli presenti di contribuire di più. Il consiglio e il prete di solito si vergognano di agire in tal modo, perché sentono - a torto o a ragione - che la congregazione cerca di essere quanto più possibile generosa. Chiedere alla congregazione di aumentare i propri contributi è pastorale, non crescita.

Non ti sto raccomandando di chiedere ai fedeli presenti di dare più denaro. Piuttosto, ti suggerisco di avere un programma di crescita formale, per far crescere il numero di fedeli nella congregazione. Più membri significa più contributi - e più denaro.

OK, ecco una domanda semplice: Quanto reddito addizionale riceverebbe la missione - ogni anno, in semplici contributi - se una nuova famiglia entrasse a far parte dei membri della tua congregazione?

Ovviamente ciò dipenderà dalla nuova famiglia, ma per ragioni di programmazione, prendi il contributo MEDIANO come la migliore risposta. [Fai una lista dei contributi personali annui dei fedeli, per ordine di somma di denaro. Il contributo al centro della lista è il contributo mediano.] La ragione per cui la MEDIA dei contributi non è un buon indicatore, è il fatto che la tua missione ha probabilmente un piccolo numero di membri che sostengono la missione molto più generosamente degli altri. Fare la media dei contributi significherebbe sopravvalutare il peso di una nuova famiglia.

Prendi il valore della nuova famiglia e determina quante nuove famiglie ci vogliono per uguagliare il totale delle altre le iniziative di finanziamento. Se i fedeli crescessero esattamente di "quel numero" di famiglie, potreste eliminate del tutto le iniziative di finanziamento.

Potrete ottenere "quel numero" di famiglie in un anno? Non dovrebbe essere difficile. Si tratta di un numero MINORE del numero di contributi che avete ora? In tal caso, se ogni persona o famiglia che offre contributi portasse in chiesa anche solo una nuova famiglia nel corso di un anno, ...

Un altro modo di vedere la questione è di calcolare quante nuove famiglie ci vorranno per rendere la missione autosufficiente. Tale numero sarà la meta minima che il tuo programma di crescita dovrà raggiungere.

Quando collego la crescita delle congregazioni al denaro, alcune persone sembrano provare un senso di repulsione - sembra come se stessi dicendo loro di vendere il proprio Dio per 30 denari d'argento. Vorrebbero piuttosto parlare della necessità di santità e di spiritualità nei nuovi membri. (Come se volessero sbarrare le porte ai nuovi venuti che non siano abbastanza "degni".) Ma ricordati, ho visto missioni fallire - e ognuna di loro è fallita per nessun altro motivo che non la mancanza di denaro. E sono convinto che la maggior parte di loro avrebbe avuto successo, con un programma aggressivo di crescita che avrebbe portato gli introiti necessari per sopravvivere.

Di cosa stiamo parlando?

Tutti gli autori di libri nel campo della crescita delle chiese concordano sulla necessità di raccogliere dati statistici freddi, seri, oggettivi sul numero netto di nuovi membri (i nuovi arrivi meno le perdite) su base annuale. Ma come misurare il concetto stesso di "membri"?

Alcune missioni mantengono una statistica del numero di partecipanti a ogni Liturgia. Ma quando ho chiesto a una missione che cosa facessero con i numeri, si sono limitati a dirmi che "davano uno sguardo alle tendenze". Quindi ho fatto notare che la partecipazione alla Domenica di San Tommaso era meno di un terzo della partecipazione alla Domenica precedente. Ho chiesto se avessero perso due terzi della congregazione in una settimana. Ed si sono affrettati a "spiegare" che la differenza non era "realmente" un'indicazione di una diminuzione del numero di membri.

Di fatto, quando si guarda ai numeri dei partecipanti, nessuno di loro è un buon indicatore del vero numero di membri della Missione. "Contare le teste" non offre davvero numeri molto coerenti da una domenica all'altra - o perfino da una domenica alla stessa domenica di un anno dopo. Le crescite sono viste con gioia, ma le diminuzioni trovano subito una "spiegazione". Non c'è alcuna base per intraprendere una qualsiasi azione.

Alcune missioni si affrettano a dare l'annuncio quando una nuova famiglia entra a far parte della loro chiesa. Dà l'illusione di una crescita. Ma le stesse missioni ignorano le volte in cui una famiglia parte oppure smette di frequentare le funzioni. Non hanno voglia di guardare all'aumento netto (o alla perdita).

Nella mia chiesa si usa il sistema delle dichiarazioni di sostegno economico per identificare i membri e tenerne traccia. Ogni anno, a ogni famiglia è chiesto di firmare un documento in cui si promette di aiutare la chiesa con una donazione settimanale per tutto l'anno che viene. Chi firma la promessa, viene considerato membro della congregazione. Qui, la misura della "crescita" è semplice quanto il conteggio dei documenti di promessa, e la loro comparazione con il numero di promesse sottoscritte l'anno precedente. È obiettivo - talvolta in modo doloroso - ma mostra il guadagno netto (o la perdita) nel numero di famiglie di ogni anno. Riflette non solo le nuove famiglie che sono entrate a far parte della Chiesa, ma anche quelle famiglie che l'hanno silenziosamente lasciata nel corso dell'anno.

Un beneficio collaterale del sistema dei documenti di impegno è il fatto che non tiene conto di quei "visitatori permanenti" che partecipano alle vostre funzioni, che "ci vanno" ma che non si considerano "membri", e che non firmeranno un documento di promessa se non vogliono impegnarsi ad aiutare la Chiesa.

Se la tua chiesa non usa i documenti di promessa - o qualche simile forma di impegno - allora non hai proprio alcun modo di misurare l'andamento della vostra crescita.

Lasciatemi sottolineare che quando parlo del numero di "promesse scritte", sto parlando del numero di promesse (1,2,3, . . ). Non sto parlando dell'ammontare delle somme promesse (1, 5, 20 euro, . . ) Per questo si veda sopra, al paragrafo Qual'è la differenza tra "Pastorale" e "Crescita"?

Un prete mi ha rimproverato perché misuro la crescita per quantità (il numero di promesse di impegno) e ignoro la qualità. Egli misura la qualità per mezzo della partecipazione alla Liturgia, e del numero di cresime, catecumeni e richieste di ammissione che registra ogni anno. Questi sono metodi eccellenti per misurare quanto riuscite a venire incontro ai non ortodossi nella vostra comunità.

Come organizzarsi

Alcuni preti che si considerano pastori di un gregge tendono spesso a vedere le proprie congregazioni come dei branchi di pecoroni. La maggior parte delle missioni avrà probabilmente un tesoriere, e ad altre persone possono essere assegnate altre funzioni, ma capita quasi sempre che il programma di "crescita" sia gestito dal prete-che-si-occupa-di-tutto-il-resto.

Qui il principio è quello di trovare un volontario che sia responsabile del Programma di crescita, "delegargli la responsabilità," e misurare i risultati dei suoi sforzi. Io credo molto nell'organizzazione e nella delega delle responsabilità - anche (e forse, soprattutto) nella più piccola delle missioni.

Una missione con cui ero in corrispondenza era cresciuta da 6 a 42 famiglie in soli tre anni e mezzo. Ho chiesto al prete se avesse un Comitato per la Crescita formale. Questa è stata la sua risposta: 

"Il nostro Consiglio della missione ha 8 membri, ciascuno con un'area ministeriale di responsabilità: [1] Presidente (e procuratore per la costruzione della chiesa), [2] Segretario, [3] Tesoriere (e consigliere per le finanze), [4] istruzione cristiana, [5] vita parrocchiale, [6] Pastorale, [7] culto, e [8] Crescita ed Evangelizzazione (il vicepresidente) ...l'evangelizzazione e la crescita sono tanto vitali per il lavoro che stiamo facendo ora, che l'intero Consiglio lavora de facto come comitato diretto da quest'ultimo consigliere."

Ora, QUESTA è organizzazione!

Non c'è nessuno nella tua missione che può essere persuaso a diventare il responsabile per il programma di crescita? Un laico la cui responsabilità primaria (o esclusiva) sia la crescita avrebbe il tempo di raccogliere le statistiche, leggere i libri [come questo], reclutare i volontari, raccomandare i programmi e, in modo generale, "risolvere il problema".

Guarda al paragrafo "Reclutare volontari" la storia di come una missione ha trovato il proprio Presidente del Comitato per la Crescita - e una lista di persone che lo possono aiutare.

Alcuni si trovano molto a disagio nel delegare la responsabilità. Preferirebbero fare tutto da soli, per farlo nel modo "giusto." A tale proposito, un mio capo aveva fatto un'osservazione profonda: "La lezione più dura che deve imparare un dirigente è quella di accettare gli sforzi migliori dei suoi subordinati come 'sufficientemente buoni'."

I doveri del presidente del Comitato per la Crescita

Ovviamente, il dovere primario è di dirigere il Comitato per la Crescita (anche quando il comitato consiste di una sola persona - il presidente stesso). Le sue altre responsabilità sono:

- reclutare volontari per assisterlo.

- raccogliere i dati storici sulla crescita della missione.

- fare proiezioni del tasso di crescita per il futuro.

- presentare questi dati al consiglio.

- proporre strategie e programmi per incrementare la crescita.

- avviare le strategie e i programmi che sono stati autorizzati dal consiglio.

- misurare il grado di successo (se ce n'è stato) di tali programmi e riferire queste informazioni al consiglio. 

Come trattare con il consiglio della chiesa

Non portare mai qualcosa di nuovo al consiglio della chiesa per farlo approvare. Prima delle sessioni, prenditi tempo per rivedere le proposte in modo informale con ciascun membro del consiglio. Ottieni la loro approvazione individuale, o ascolta le loro obiezioni e cerca di risolverle. Così, andare al consiglio non dovrebbe essere altro che l'ottenimento di un "timbro" di approvazione. Non dovrebbe prendere più di 15 minuti del tempo del consiglio. 

Che cosa può fare una persona sola?

Quando sei eletto (o nominato, o cooptato, o così via) per la prima volta Presidente del Comitato per la Crescita, ti trovi di fronte al problema di avere risorse limitate a tua disposizione - il tuo tempo e talento. Che fare con risorse tanto limitate? Qui si fa notare il problema di "trarre il massimo dalle risorse". Se un piano d'azione rende un talento per una data quantità di sforzo, e un secondo piano rende 10 talenti con lo stesso sforzo, allora dimenticati del primo e concentrati sul secondo. 

Due programmi devono essere messi in opera immediatamente - reclutare volontari per aiutare, e la raccolta e l'analisi dei dati storici sul numero dei membri, per quantificare il problema. Un suggerimento: passa prima un certo tempo a reclutare volontari. Sei hai l'aiuto di qualche volontario, allora la raccolta e l'analisi dei dati storici saranno molto più semplici. Se nessuno è interessato ad aiutarti, allora raccogli i dati da solo. 

Se i dati mostrano seri problemi in futuro, allora forse potranno suscitare un interesse per "fare qualcosa a riguardo". Se no, hai sempre l'opzione di dimetterti da Presidente del Comitato per la Crescita. Anche questo è un modo di "trarre il massimo dalle risorse" - le tue. Potrei sempre trovare cose più costruttive da fare in proposito. 

Reclutare volontari

Il Presidente del Comitato per la Crescita ha bisogno di quanti più volontari possibile. 

Ricorda, Gesù non ha mai ottenuto alcun discepolo stando di fronte alle folle e chiedendo volontari. No, ha guardato Pietro negli occhi e gli ha detto, "seguimi." L'approccio personale è praticamente l'unico metodo efficace per avere gente che ti aiuta. 

In una missione, il prete e due dei fondatori hanno dato avvio al Programma di crescita annunciando che si sarebbe tenuta una riunione alcune settimane dopo, in seguito alla Liturgia, sul tema "Come possiamo far crescere il numero dei membri di questa missione?" Tutti quanti avevano idee in materia, o erano semplicemente interessati, erano invitati a partecipare. Lo stesso invito fu fatto ogni domenica fino al giorno della riunione. 

La riunione ebbe un buon numero di partecipanti. Fu tenuta come una sessione di "brainstorming", in cui si chiedevano al pubblico idee su cosa si poteva/doveva fare. L'enfasi era quella di mettere quante più idee possibili su una lavagna, ma senza criticare o valutare tali idee durante la riunione. Questo si sarebbe fatto in seguito. 

Mentre si fornivano le idee, le si riassumeva sulla lavagna, segnando il nome della persona che aveva suggerito l'idea.

Intanto, venivano distribuite schede di partecipazione, per poter identificare tutti i partecipanti. 

Né il prete né i due fondatori fecero alcun accenno alla "formazione di un comitato", o chiesero volontari per aiutare a gestire un Programma di crescita. Ci fu un suggerimento dal pubblico di formare un comitato, ma questo fu trattato come un'altra buona idea. 

Dopo la riunione, era ovvio al prete e ai due fondatori quali fedeli avrebbero dovuto essere interpellati per prendersi il compito di Presidente del Comitato per la Crescita. Inoltre, avevano una lista di potenziali membri di quel comitato che potevano essere sentiti individualmente per aiutare il presidente.

In più, avevano una lista di ottime idee su cui lavorare. 

Come Presidente del Comitato per la Crescita, non solo dovrai reclutare da solo i volontari, ma dovrai anche coordinare le loro attività per mettere in pratica i tuoi programmi di crescita. The Proper Care and Feeding of Church Volunteers, di Gary A. Petri, è una buona guida pratica che si focalizza sulle abilità di supervisione di cui hanno bisogno i coordinatori dei gruppi.

Ecco una raccomandazione da Church Growth - Strategies That Work di McGavran e Hunter, che non si trova nel libro di Petri:

Mentre recluti membri per le varie iniziative, dai loro una data di termine per il loro servizio. Molti membri della chiesa si sono già scottati nell'accettare ruoli o compiti che si sono rivelati contratti a vita, e quando alla fine hanno richiesto di essere sollevati da tali responsabilità, sono stati fatti sentire in colpa. Ora, non sono ansiosi di accostarsi di nuovo allo stesso fuoco.

Guarda il paragrafo: "Fai un programma - e mettilo per iscritto". Nota come molta gente è preparata a completare solo un programma già definito.

Raccogliere i dati storici

Il futuro della tua missione è scritto nei fondi di caffè del passato. Se [qualche altra] missione aveva due anni fa un numero X di membri che avevano fatto una promessa scritta di sostegno alla chiesa, e ha oggi lo stesso numero X di membri impegnati, quanti membri impegnati avrà la missione entro due anni? Ora applica questo ragionamento alla tua missione. Lo so, là "le cose sono diverse", e come no? Davvero? Per gli scopi di questa guida, fa' conto che le cose siano le stesse. Se sono disponibili i dati storici degli ultimi cinque anni sul numero di famiglie che hanno sostenuto la tua missione con un impegno scritto annuale, allora ringrazia il Signore per un GRANDE miracolo. Molto più probabilmente, il numero storico di membri della missione sarà dichiarato in termini molto più vaghi - come "numero di anime" - o "partecipazione media"...

Anche se il numero dei fedeli nel corso del tempo può essere stato definito in modo vago, l'esatto introito finanziario e le uscite della missione dovrebbero essere disponibili. Ciò che si deve fare è di correlare [in qualche modo] il numero dei fedeli e l'ammontare delle entrate. Il tipo di dati di cui avete bisogno ha questa forma: "Cinque anni fa, la nostra partecipazione media era di X persone, e il nostro introito assommava ad A. Tre anni fa, la nostra partecipazione media era di Y persone, e il nostro introito assommava a B. L'anno scorso la nostra partecipazione media era di Z persone, e il nostro introito assommava a C." 

È in un certo modo sorprendente come il consiglio parrocchiale si limiti ad annuire in segno di assenso quando comunichi questi numeri. Non sarà finché farai le proiezioni di cosa questi numeri implicano per il futuro della missione, che riuscirai a "catturare" l'attenzione del consiglio. Guarda il paragrafo successivo: "Predire il futuro." 

Predire il futuro

McGavran e Arn, nel loro libro Ten Steps for Church Growth, fanno due semplici osservazioni: 

1. La crescita non può aver luogo a meno che si ricevano più membri di quanti se ne perdono. 

2. Ogni anno una chiesa media perde l'8% dei propri fedeli a causa di decessi, trasferimenti o altre cause personali.

Così, anche se nello scorso anno avete aggiunto diverse nuove famiglie alla vostra congregazione, il totale dei vostri membri può ancora essere in declino. 

Il Dr. C. Peter Wagner, nel suo libro Strategies for Church Growth, suggerisce di calcolare il tasso di crescita annuale (TCA) per ognuno dei primi dieci anni, e quindi calcolare il tasso di crescita decennale (TCD). 

Il Dr. Wagner dà questa tabella di giudizi per quanto costituisce un "successo" di crescita:

25 % TCD - crescita marginale

50 % TCD - crescita discreta

100 % TCD - crescita buona

200 % TCD - crescita eccellente

300 % TCD - crescita straordinaria

500 % TCD - crescita incredibile

Dato che la maggior parte delle missioni ortodosse sono nate negli ultimi dieci anni, è più ragionevole calcolare il TCA. Ma il TCA tende a variare in modo considerevole da un anno all'altro. Potresti cercare di "fare una media" dei TCA per il periodo in cui la tua missione è esistita (o per il periodo in cui i dati sono disponibili) e fare proiezioni per il TCD. 

Per esempio, se il TCA medio è dell'8%, la stima del TCD sarà superiore al 100%. (dato che ogni aumento annuale fa crescere la base del calcolo dell'anno successivo.)

Ma qui sto parlando di crescita della tua missione. Il tuo obiettivo non è forse quello di crescere oltre lo status di missione e ottenere lo status di una chiesa? Così, quanto ci vorrà per essere autosufficienti come chiesa?

Parla di queste cose al Tesoriere, perché i risultati saranno di natura così finanziaria che è meglio che sia il Tesoriere a presentarli al consiglio. 

Ciò di cui hai bisogno sono i dati storici di dove eravate e di dove siete ora, dati da estrapolare nel futuro.

Inizia con la dichiarazione finanziaria della missione degli anni precedenti. Quali sono state le spese totali per le cose "essenziali"? Chiedi al tesoriere di includere nel totale anche i doni "di cortesia". (Se qualcuno ha pagato l'affitto dei locali come contributo alla missione, questa era una spesa "essenziale" che si sarebbe dovuta pagare comunque. Il dono era un sostituto di un introito. D'altro canto, i costi dei materiali per un'iniziativa di raccolta di fondi sono solitamente scalati dagli introiti di quella singola iniziativa.) 

Da dov'è venuto il denaro in questi anni? Di solito il tesoriere ha informazioni precise sulle iniziative di raccolta di fondi, che sono una categoria separata. Chiedi al tesoriere di raggruppare il resto degli introiti in tre altre categorie: 1) introiti che vengono chiaramente da fonti "esterne" alla missione, 2) introiti che vengono chiaramente dai fedeli della congregazione, e 3) introiti "indeterminati". 

Molte missioni hanno sostegni finanziari da "esterni" - persone e organizzazioni che donano generosamente ma che non sono - e non saranno mai - membri che si impegnano a finanziare la missione. Questo genere di sostegno sarà ritirato a un certo punto. Tienine conto. Sottrai l'introito da fonti "esterne" alla missione e valuta se la missione può avere degli utili o se va in deficit senza tale introito.

La conclusione è semplice: "Può la tua missione sopravvivere senza l'introito delle fonti "esterne" alla missione e gli introiti "indeterminati"?" Perché, prima o poi, dovrà farlo, oppure chiudere le porte.

E non sto parlando di sopravvivere come chiesa. Sto parlando di sopravvivere come siete ora, come missione - gli stessi locali, lo stesso salario per il prete, etc. 

Quali sono le probabilità che la missione cresca abbastanza velocemente di numero di membri per "compensare" l'introito da fonti "esterne" alla missione quando queste fonti vengono ritirate? Prendete i dati storici del numero dei membri della missione e correlateli all'introito ricevuto durante gli stessi anni. Quindi proiettate queste linee nel futuro. Che cosa dicono i numeri? 

Da una missione mi hanno detto, "Ma noi siamo già autosufficienti!" Ma la stessa missione riportava che un terzo del loro introito totale veniva appena da tre famiglie. Quale sarebbe l'effetto fiscale se la missione perdesse anche uno solo dei suoi tre principali sostenitori? Basandosi sul contributo mediano, quante famiglie ci vorrebbero per mantenere l'autosufficienza della missione? E di queste, ce ne sono a sufficienza? 

Mettiamo che la tua missione sia iniziata con 15 famiglie e debba salire a 60 famiglie in cinque anni per diventare autosufficiente. Questo è ben al di sopra di un TCD del 500 % - che il Dr. Wagner etichetta come "crescita incredibile". Eppure sembra proprio che sia necessario tutto questo. 

Lavora con i numeri e trova esattamente di quale tipo di crescita (in termini di dichiarazioni di sostegno economico) avrai bisogno per essere autosufficiente quando sarà tempo. 

Porta i numeri al consiglio con un programma su cosa fare a riguardo. 

Fai un programma - e mettilo per iscritto

Leggendo questa guida, troverai [come certamente spero] alcune idee sui programmi di crescita che vorrai mettere in pratica nella tua missione. Mettili per iscritto e fai una scala di priorità. Trova qualche volontario da assegnare a un particolare programma. Associa i nomi ai singoli programmi. 

Una chiesa che ho visitato aveva messo il suo Programma di crescita su un particolare diagramma - un tradizionale strumento di pianificazione per progetti complessi. Il diagramma mostrava graficamente quanto era complesso il Programma di crescita. La prima casella era intitolata "Una risoluzione del consiglio: il primo passo". Un'altra casella iniziava con "Stabiliamo un bilancio..." Queste caselle erano marcate come "completate". Molte altre caselle erano invece marcate con "lavoro in progresso", o si mostrava che sarebbero state attivate in futuro. Alle caselle di "lavoro in progresso" erano associati nomi di persone. 

Il diagramma era stato affisso nella sala parrocchiale, perché tutti lo vedessero, lo valutassero e facessero commenti. 

Il Comitato per la Crescita aveva programmato riunioni due volte al mese. Il diagramma serviva come ordine del giorno - "Dove siamo e cosa stiamo facendo?" Molto professionale e molto focalizzato. 

I progetti di crescita non si materializzano dal nulla. Richiedono un sacco di lavoro. Un uomo ha scritto come la sua chiesa (piuttosto ampia) si sia data da fare nell'evangelizzazione. Un piano elaborato e impressionante. Può essere semplificato per adattarsi a una piccola missione. 

Come sviluppare un programma di crescita a lungo raggio

Siamo una parrocchia cittadina piuttosto ampia (per gli standard della Chiesa Ortodossa in America) e matura. La nostra parrocchia ha all'incirca tra 750 e 1.000 membri adulti. Abbiamo regolarmente tra i 250 e i 350 fedeli ogni domenica mattina. 

Vi sono molte procedure da seguire per arrivare a un programma di lungo raggio. Il nostro programma è venuto alla luce come risultato di consultazioni del nostro consiglio parrocchiale per determinare i "problemi" che ostacolano la missione della nostra parrocchia. É stato identificato un certo numero di categorie di problemi. Questi sono stati raggruppati in dieci aree. Come risultato, sono stati quattro gruppi di programmi a lungo raggio: Guida, Evangelizzazione, Pastorale, e Istruzione. Ogni gruppo seguiva li stesso processo: sviluppare una dichiarazione di intenti missionari, definire gli ostacoli usando tecniche di consultazione e di valutazione progressiva, proporre metodi per superare gli ostacoli, provvedere criteri misurabili per valutare i progressi nelle soluzioni pratiche, determinare lo stato della parrocchia entro cinque anni, e avviare il programma di cambiamenti. 

Ogni gruppo è stato diretto a dare uno sguardo critico e onesto alle attività e procedure parrocchiali nella propria area. Non esistevano vacche sacre. Abbiamo studiato le basi bibliche dell'evangelizzazione, i dati sui membri della nostra parrocchia (numero di membri annuale, composizione d'età, come sono arrivati da noi, dove vivevano, etc) e sulle finanze (i dollari richiesti annualmente a ciascun membro per "tenere le luci accese"), la demografia, le opportunità parrocchiali esistenti (delle 79 attività che offriamo, 54 sono dirette agli attuali parrocchiani, 7 agli ortodossi "decaduti", e 8 a quanti non sono legati a una chiesa. 51 delle attività hanno qualche componente di evangelizzazione, ma ci mancava un processo di evangelizzazione definito e mirato alla crescita del numero dei fedeli). 

Abbiamo proposto soluzioni per mezzo di tre strumenti principali: un Gruppo permanente di Evangelizzazione, uno di Istruzione e Addestramento, e un Gruppo permanente di Pubblicità. Il nostro obiettivo iniziale è la costituzione del Gruppo permanente di Evangelizzazione, da equipaggiare in questo ministero. La nostra speranza è che questo Gruppo permanente guidi la crescita della parrocchia sia in termini numerici che spirituali. La nostra aspettativa è che aiuti a mettere in pratica e a raffinare un processo per portare nuove persone alla parrocchia, accoglierle, connetterle alla vita parrocchiale, e mantenerle nella nostra comunità parrocchiale e nella fede ortodossa ("chiudendo la porta sul retro").

I membri del gruppo hanno la responsabilità di fare una supervisione delle attività esistenti, crearne delle nuove, e valutare l'efficacia delle attività di evangelizzazione. Spetta a loro mettere in pratica gli elementi del piano, inclusa la creazione e l'addestramento di un "gruppo d'accoglienza", i contatti ulteriori con i visitatori e i nuovi membri potenziali, l'offerta di pacchetti di benvenuto con letteratura per i nuovi membri potenziali, l'adozione e la tutela di famiglie del vicinato, gli inviti ai bambini del vicinato alla Scuola biblica delle vacanze, e la determinazione se un servizio per il vicinato (l'offerta di un locale per un raduno dei Boy Scouts, una riunione degli Alcolisti Anonimi, un rifugio per le donne maltrattate, una distribuzione di cibo, etc.) è un servizio di cui si sente la necessità. 

Gli elementi di istruzione e addestramento sono focalizzati sul cambiamento delle attitudini parrocchiali attraverso sermoni, messaggi sul bollettino settimanale, opuscoli, ritiri, e seminari di discussione. Come armare il clero e i parrocchiani di strumenti per raggiungere i fedeli, gli ex-ortodossi, e i non credenti è invece un tema discusso alle conferenze nazionali (forse anche a un campo estivo), alle sessioni di addestramento del gruppo di accoglienza, e attraverso un'opera di istruzione privata. 

Vogliamo iniziare questo ministero e renderlo un successo. Non vogliamo che il gruppo permanente o il clero si brucino per lo sforzo. Oltre a reclutare persone, chiederemo del denaro per queste attività come parte del nostro processo di programmazione fiscale.

3. Programmi interni alla chiesa

Icone e l'Iconostasi

Un suddiacono di una piccola missione mi ha scritto: 

Un'area in cui puoi voler dare uno sguardo è quella di "fornire l'atmosfera appropriata". La nostra missione ha iniziato a crescere da una a sei famiglie in meno di sei mesi - quando abbiamo iniziato a fare sul serio per avere una cappella davvero ortodossa. Abbiamo trovato che l'iconostasi, e la pittura dei muri con icone tradizionali, come pure riproduzioni di icone montate, ci davano un buon vantaggio - anche il solo ingresso nella nostra cappella domestica mostra ai non-ortodossi e agli ortodossi inattivi il fatto che siamo determinati e ci stiamo dando da fare per far funzionare la nostra missione. 

Gli ho risposto che non avevo mai visto alcun luogo di culto ortodosso che non avesse un'iconostasi e **un sacco** di icone alle pareti. La sua risposta è stata: 

Sono stato in oltre 5 missioni negli scorsi 14 anni e solo 2 avevano un'iconostasi - una, che era una comunità ortodossa di militari, aveva un'iconostasi portatile molto bella, che trasformava ogni cappella in una chiesa ortodossa (era fatta con due paraventi che potevano stare in piedi da soli). La nostra cappella ha un'iconostasi che si può espandere quando la missione si muove da una cappella piccola a una più grande (consiste in un arco da giardino con paraventi attaccati al muro da supporti di legno - quando ci espandiamo, aggiungiamo semplicemente ai paraventi ulteriori pannelli che avevamo comprato assieme al resto - facile da montare e che si può stabilizzare in circa due ore); sentiamo che ci permette di traslocare rapidamente sistemandoci in una nuova cappella. 

Le altre missioni in cui sono stato utilizzano supporti sui quali mettono le icone, o niente del tutto, portando come giustificazione le spese. La mia esperienza è stata che l'iconostasi attira gli ortodossi inattivi nell'area, e dà all'interessato all'Ortodossia la spiritualità che solo un'iconostasi offre.

La maggior parte delle missioni in cui sono stato è soddisfatta di avere icone montate alle pareti, piuttosto che cercare iconografi ortodossi locali che si offrano volontari per dipingere le mura della cappella della missione. Noi siamo stati benedetti dalla presenza nell'area di diversi studenti di iconografia, che si sono offerti di dipingere le pareti della chiesa - che dà ora il senso di una cappella pienamente integrata quando la gente visita la missione.

Com'è che la vostra congregazione risponde agli estranei?

Lyle Schaller, nella sua introduzione al libro Church Growth - Strategies that work, scrive:

...anche se il pastore è un fattore molto importante nella crescita delle chiese, la variabile critica è l'attitudine dei membri. Se i membri non desiderano mettere in pratica quelle decisioni operative che sono necessarie per incoraggiare la crescita della chiesa, è improbabile che la congregazione possa crescere... 

Naturalmente voi annunciate che "Tutti sono i benvenuti!". E certamente sembra che la vostra congregazione sia accogliente. La gente si raccoglie assieme dopo la Liturgia al tavolo del caffè, salutandosi, parlando, sorridendo e ridendo. Ora guardate più da vicino: la vostra gente non si raccoglie forse nei propri piccoli gruppi - senza molto interscambio tra un gruppo e un altro? 

E cosa accade quando un estraneo partecipa alle funzioni - e dopo? Questi piccoli gruppi fanno uno sforzo per salutare il nuovo venuto e includerlo nel proprio gruppo? Oppure viene ignorato? Che tipo di impressione avrà il tuo visitatore se la sola persona che lo accoglie è il prete? 

Le dinamiche sociali della congregazione giocano un grande ruolo nel far entrare i nuovi venuti nella chiesa o nel lasciarli alla deriva. McGavran e Arn, nel loro libro Ten Steps for Church Growth, scrivono:

Ero una volta un [nuovo venuto]. Avevo ricevuto un'accoglienza amichevole assieme alle buste delle offerte. Mi avevano detto quanto ero amato e quanto sarei stato felice nella chiesa. Tuttavia, scoprii presto che i gruppi di persone che si conoscevano gli uni gli altri passavano la maggior parte del tempo all'interno del proprio gruppo. Tutti sembravano essere "parte" di qualcosa. Ma io no! Forse il problema era mio. Cercai di entrare il alcuni gruppi, che furono "amichevoli" ma non mi incorporarono. Alla fine, ...me ne andai dalla porta sul retro. ...la porta sul retro resterà aperta a meno che i piccoli gruppi all'interno di un Corpo più ampio non si limitino a "dare il benvenuto" ai nuovi arrivati, ma li incorporino nella compagnia. 

. . . La nuova persona deve essere "innestata" in qualche gruppo della chiesa, per questo c'è bisogno di darsi da fare.

Come Presidente del Comitato per la Crescita, probabilmente sento che è tuo dovere dare il benvenuto ai visitatori (e di fatto lo è). Ma non mascherare le vere dinamiche sociali della tua congregazione. Limitati a guardare (per una volta). Se l'estraneo è ignorato ed esce dalla chiesa senza un cordiale commiato: "Arrivederci a domenica prossima!", allora è ora che il prete inizi una predica con le parole "Abbiamo avuto la scorsa domenica un visitatore..." 

È tornato! E ora che faccio? 

Il vostro visitatore è tornato. Forse questa è la sua seconda visita, o forse è la centesima (un "visitatore permanente" - vedi sopra, al paragrafo Perché avere un programma formale di crescita?). Gli hai già fatto firmare il registro degli ospiti, e lo hai già presentato alla congregazione. Ora devi fare qualcosa d'altro per farlo impegnare a sufficienza nella Chiesa, tanto da fargli firmare una promessa di aiuto. 

Questa è la terra di nessuno tra l'essere "interessati" e l'essere "impegnati". Non ho trovato molto di scritto in materia, perciò chiederò ai lettori di questa Guida di fornire alcuni esempi dal "mondo reale". Nel frattempo, ecco il mio contributo a riguardo: 

Familiarizzarsi

Per alcuni nuovi venuti all'Ortodossia, si tratta di amore a prima vista. Essi sono molto entusiasti di diventare ortodossi. Di queste persone non devi preoccuparti molto, ma solo controllare che si facciano vivi alla Domenica.

Ma immagino che la maggior parte dei nuovi arrivati si accosti all'Ortodossia con cautela - con molta cautela. Così, pensa a queste poche prime visite come ad altrettanti "primi appuntamenti" che prendono con te per vedere se avete qualcosa in comune. 

Il Rev.mo Padre Constantine Nasr ha detto: 

Quando parli ai non ortodossi... "Sii un ascoltatore più che un narratore. Ascolta la loro storia - ascoltala davvero. Sottolinea le cose che hai in comune, soprattutto la Bibbia, il nostro comune denominatore." 

È ovvio che il vostro visitatore non è felice della sua vita spirituale, ed è questo che lo ha spinto a visitare una chiesa strana (la tua). Vorrebbe parlarne e dirti che cosa pensa e prova, e quali sono i suoi dubbi e le sue confusioni. Incoraggialo a parlare. 

Quando studiavo psicologia al college, mi resi conto in modo acuto di quanto fossi centrato in me stesso. Ero solito contare quanto riuscivo a portare avanti una conversazione con qualcuno senza usare i termini "io", "me" o "mio". Con questo esercizio, non dovevo concentrarmi su ciò che l'altra persona diceva, pensava e provava. Non dovevo dargli il MIO consiglio o parlare delle MIE esperienze o di ciò che **IO** stavo pensando o provando. Ah! Provaci anche tu. 

Lascialo parlare. Non mandarlo via a furia di prendere il controllo della conversazione e predicargli l'Ortodossia. 

Ecco altre raccomandazioni di Padre Nasr [non è una lista completa]:

"Regala materiale stampato, opuscoli e libri." 

"Cogli l'occasione di fare un giro della chiesa." 

"Assicurati alla seconda visita di far guidare il visitatore da qualche membro della Chiesa che abbia fatto una scelta di Fede ortodossa, in modo che l'ospite non si senta uno straniero." 

"Ala terza visita, iscrivi la persona nella classe di lezioni informative." 

Un altro prete ha scritto di come tratta i visitatori regolari: 

Se li vedo partecipare alle funzioni per la terza volta, chiedo loro di venire a visitarli a casa e chiedo loro se sono interessati a entrare a far parte della chiesa. Iniziamo da questo punto. Non li spingo mai, e anche se sono molto esplicito sull'aspettativa che i membri prendano un impegno finanziario, a loro non chiedo mai di farlo. Di solito finiscono ben presto per farlo da soli. Chiediamo loro anche quali sono i loro interessi nei ministeri parrocchiali, e dove vorrebbero esercitare i loro doni e talenti. Questa, tuttavia, è un'area nella quale siamo un po' deboli e su cui stiamo ora progettando di focalizzarci per dei miglioramenti. 

Così, cerchiamo di avere un processo che li mette in moto attraverso la tipica esperienza della domenica mattina e quindi li segue per quanto possibile. 

Ottenere un impegno

Ricorda che l'obiettivo del Comitato per la Crescita è di far crescere il numero di promesse scritte di impegno finanziario. Tutto ciò che è meno di questo risultato non conta. Arriva un momento in cui devi "chiudere" le trattative con il tuo interlocutore e fargli firmare la promessa di finanziamento. In questo campo non ho consigli da darti. Chiedi alle donne e ai commercianti nella tua congregazione di darti consigli e aiuto per decidere quando è arrivato il momento giusto e che cosa fare in quel momento. 

Chiudere la porta sul retro

I nuovi parrocchiani sono gioiosamente accolti in chiesa attraverso la porta principale, ma i parrocchiani insoddisfatti sembrano scivolare via dalla porta sul retro, e nessuno li nota quando se ne vanno. 

Chiudere la porta sul retro è un programma di crescita difficile da mettere in pratica, ma richiede poche risorse e ha il potenziale per un grande rientro di investimenti. Ogni parrocchiano che non rinnova la sua promessa di impegno riduce il numero di promesse che restano nella scatola delle offerte. Questi membri decaduti dovrebbero ricevere la più alta priorità in qualsiasi programma di crescita. Hanno traslocato, sono andati alla deriva, oppure sono stati spinti via da qualche esperienza negativa? Queste famiglie perdute hanno lezioni importanti da insegnare. Ma come capire quali siano queste lezioni? Limitandovi a chiedere "Perché ve ne siete andati?" a quanti non vengono più in chiesa o sono stati spinti via, otterrete risposte molto educate, ma prive di senso.

A pensarci bene, se aspettate fino al momento delle richieste di impegno per vedere se qualche famiglia se ne è andata o è stata mandata via, è troppo tardi per fare qualcosa di costruttivo riguardo alle ragioni del loro abbandono. Che cosa puoi dire quando chiedi a qualcuno perché non ha rinnovato la promessa annuale di impegno e ti senti rispondere "Non sono stato in chiesa negli ultimi quattro mesi, e nessuno lo ha notato!"? Fare a questo punto una predica su quanto la tua chiesa ama e cura i propri parrocchiani, non ha molto senso. 

Nel suo libro Reaching the Inactive Member, John H. Kahn, pastore della Trinity Lutheran Church a New York, scrive del suo programma per trattare con quelli che chiama gli "Smarriti". ["Io sono la via..." e quanti non lo seguono si smarriscono.] Egli divide gli smarriti in tre gruppi: Quelli che frequentano la chiesa solo una o due volte al mese sono considerati "smarriti di primo livello". Quelli che la frequentano fra tre e dieci volte l'anno sono considerati "smarriti di secondo livello". Quelli che la frequentano meno di tre volte l'anno sono considerati "smarriti di terzo livello". Il Pastore Kahn si occupa di ciascun gruppo separatamente.

Il Pastore Kahn non ama i registri degli ospiti. Scrive: "Se servi una chiesa che ha un registro degli ospiti, distruggi immediatamente il libro, perché è un peso sul tuo ministero... Piuttosto, usa un sistema in cui ognuno firma un cartoncino o una lista durante una parte del servizio di culto. In questo modo raccoglierai quasi tutti i nomi e gli indirizzi dei visitatori." Il Pastore Kahn ha dei volontari che si occupano di mantenere i contatti con i nuovi visitatori. 

Il sistema dei cartoncini o delle liste serve anche lo scopo di tenere un resoconto di chi ha partecipato e chi no. Una nota, spedita agli assenti assieme al bollettino, esprime interesse e sollecitudine.
Gli smarriti di secondo livello ricevono una lettera personale firmata dal pastore, o una telefonata personale. Gli smarriti di terzo livello richiedono il contatto personale del pastore o di un altro ministro. 

Personalmente, io dubito che il sistema dei cartoncini possa funzionare in una Missione ortodossa. Ci sono modi più tradizionali per assicurarsi che i membri della congregazione abbiano cura gli uni degli altri. Sarebbe carino fare in modo che ciascuno abbia qualcun altro che se ne prende cura - anche coloro che sembrano preferire stare da soli. 

In una chiesa la Società femminile ha un ministero affascinante chiamato "Le sorelle delle preghiere segrete". A ogni riunione annuale, le donne mettono biglietti con i propri nomi in una ciotola. I biglietti vengono mescolati e ogni donna estrae un nome. Ogni donna quindi diviene un'anonima "sorella di preghiere segrete" per la persona il cui nome ha estratto. Prega quindi per questa persona, si prende cura di lei in chiesa, manda biglietti di auguri in occasioni speciali, etc. Alla successiva riunione annuale, ogni "sorella segreta" si identifica alla propria assistita. Quindi il ciclo si ripete. Sono sicuro che queste signore non hanno pensato a questo ministero come un modo per tenere i contatti con gli "smarriti", ma può comunque servire in modo ammirevole a tale scopo.

Se usate buste per offerte con i nomi delle famiglie, e sottolineate "donazioni ogni domenica!", allora avete già pronto un meccanismo per tenere traccia degli "smarriti". Date al tesoriere una tabella con la lista dei membri su un lato e le domeniche sull'altro. Chiedetegli di tenere il resoconto delle buste raccolte ogni domenica. Ogni busta mancante potrebbe far scattare qualche forma di risposta. Una nota di interessamento può essere mandata agli assenti assieme al bollettino della chiesa.

Fai in modo che i casi di "smarrimento" vengano portati all'attenzione del prete. 

Ho pensato seriamente al soggetto di questo paragrafo prima di includerlo in questa guida. Non si tratta chiaramente di un tema di "crescita". Ma se l'obiettivo del Comitato per la Crescita è di ottenere il massimo numero di promesse d'impegno, allora le misure preventive per evitare di perdere membri sono altrettanto importanti di quelle per ottenere nuovi membri. Ed è molto più semplice riportare un membro perduto all'ovile di quanto non sia prendere dalla strada un nuovo membro per rimpiazzarlo. 

Vendite di beneficenza, feste, ed evangelizzazione

Ogni evento che coinvolge il pubblico generale è un'opportunità per elevare il livello di consapevolezza dell'esistenza della tua missione, e di insegnare al pubblico qualcosa di più sulla Chiesa Ortodossa.

Non puoi aspettarti che il pubblico in generale sappia ALCUNCHÉ dell'Ortodossia. Ciò che si può vagamente sapere è che noi siamo greci o russi o qualcosa del genere. L'impressione è che siamo una chiesa straniera. I cattolici rimani ci considerano scismatici e ci rivogliono sotto il Papa, mentre alcuni protestanti ci considerano una setta. 

Dovresti avere a disposizione degli opuscoli che presentano la Chiesa Ortodossa, e anche opuscoli che descrivono la tua particolare missione, e la sua gente. [Vedi i dati al paragrafo: Com'è che la vostra congregazione risponde agli estranei?

In occasione di una festa, ci sarà probabilmente un banco di vendita di libri e icone. Fai montare un banco separato dove gli interessati possono fare domande generali sulla Chiesa Ortodossa - e sulla religione.

Se la festa è tenuta nei locali della chiesa - o nelle vicinanze, offri brevi visite guidate della chiesa. Se non altro, così mostri al pubblico com'è l'interno di una chiesa ortodossa. Ricorda che molte denominazioni cristiane sono contrarie all'uso dell'incenso e delle icone. Questi sono argomenti che è bene saper trattare.

Matrimoni misti

L'"altra metà" di un matrimonio misto ha bisogno di conoscere la religione del proprio coniuge - ed è un candidato eccellente per abbracciare l'Ortodossia. L'Arcidiocesi Greca d'America richiede quattro lezioni pre-matrimoniali prima che il Vescovo conceda la licenza di matrimonio. Si tratta di lezioni formali, con libretti speciali e dispense di studio fornite dalla diocesi. Un parroco con cui ho parlato aveva un programma pre-matrimoniale di successo, che richiedeva nove lezioni.

4. Raggiungere gli Ortodossi

Pubblicità di base: chi è il vostro pubblico prescelto?

La pubblicità di base è diretta verso coloro che sono i più probabili nuovi membri della tua missione: i praticanti cristiani ortodossi locali! Cerca di mirare a loro. 

Stai giocando a nascondino?

TU sai dove sono le funzioni, - ma IO riesco a trovarle se vengo a visitare la tua comunità? 

In due occasioni differenti sono andato a visitare una missione ma non sono riuscito a trovarla - senza chiedere aiuto. In entrambi i casi, avevo l'indirizzo. Uno degli indirizzi è risultato essere un edificio di uffici commerciali. Quando mi sono avvicinato all'ingresso, non c'era alcuna indicazione che ci fosse una chiesa all'interno. Chiedendomi se avevo l'indirizzo giusto, sono entrato. All'interno, non c'erano ancora indicazioni dell'esistenza di una chiesa.

Ti rendi conto di quanto è deserto un edificio di uffici commerciali alla Domenica mattina? Per fortuna, ho trovato una donna con un bambino a cui ho chiesto la strada. "Dietro l'angolo, a metà del corridoio a sinistra". 

Ebbene, dietro l'angolo, a metà del corridoio a sinistra, c'era una doppia porta senza alcun segno. Ancora una volta, non c'erano indicazioni della presenza di una chiesa all'interno di quella porta. Ma ho sentito il coro, perciò ho aperto la porta - e ho trovato un'area di culto ortodosso completamente arredata, con la Liturgia in corso. 

Da quel momento mi sono spesso chiesto quanti ortodossi locali lavorino in quegli uffici, o li visitino, senza rendersi conto della presenza di una chiesa ortodossa nell'edificio. 

L'altra missione diceva nell'intestazione della sua carta da lettera che le loro funzioni si tenevano presso una certa chiesa, di cui forniva l'indirizzo. Non ho avuto problemi a trovare quella chiesa protestante, che era un ampio complesso di diversi edifici. Ma dov'era esattamente in quel complesso che la missione teneva le sue funzioni? Nessuna indicazione, da nessuna parte. Ho chiesto a due uomini che lavoravano nell'area. Non ne sapevano niente. Poi ho chiesto a un uomo che stava trasportando del materiale, che mi ha detto che stava allestendo l'area, e potevo seguirlo. 

Altre chiese/missioni sono state molto più aggressive nel far sapere alla gente dove si trovano, anche quando occupano locali che affittano solo alla Domenica. Se non possono mettere insegne permanenti, le mettono su supporti fatti in casa, le espongono prima della Liturgia, e se le riportano a casa in seguito. Una chiesa (molto piccola) affittava la sala di una scuola, e ha preparato un'insegna molto grande su un pezzo di stoffa, che veniva appeso alla cancellata della scuola. 

Naturalmente queste insegne sono viste da un numero molto limitato di passanti. Ma l'analogia che uso è quella della pesca in un grande lago. Se non hai una barca, sei limitato a pescare lungo le rive. Ma anche lì puoi trovare di tanto in tanto qualche pesce. 

La Croce ortodossa e le insegne della missione

Un giorno, mentre ero al lavoro, il mio collega d'ufficio parlava di affari con un visitatore. All'improvviso questo visitatore, visibilmente sorpreso, ha interrotto la conversazione e ha chiesto "Chi è ortodosso, qui?" 

Avevo gettato una busta proveniente dalla mia chiesa nel cestino dei rifiuti: la busta era caduta a faccia in su, e si vedeva vicino all'indirizzo del mittente una croce ortodossa. Il visitatore aveva guardato in direzione del cestino e aveva riconosciuto immediatamente il simbolo. Era ortodosso anche lui, e ci siamo scambiati gli indirizzi delle nostre chiese. 

L'obiettivo della tua pubblicità di base è di attirare l'attenzione degli ortodossi locali, e di dirigere tale attenzione al fatto che nella località esiste la tua missione ortodossa. Non c'è modo migliore per ottenere la loro attenzione che usare la Croce ortodossa e far loro riconoscere istantaneamente che sei un ortodosso del loro tipo. Il fatto che la croce non venga riconosciuta dai non ortodossi è irrilevante, perché (per ora) tu non ti stai rivolgendo a loro.

Dato che sono convinto che gli ortodossi riconoscano istantaneamente la Croce, questa dovrebbe occupare uno spazio nell'insegna, quanto più ampio possibile. Nell'insegna che vedi qui a fianco, la Croce occupa tutta l'altezza dell'insegna. Non c'è testo. Ed è fatto di proposito. Tutte le informazioni che vuoi far avere sono contenute nella Croce e nella freccia. Se il simbolo non suscita la curiosità del passante ortodosso, tanto da fargli seguire la freccia fino alla tua porta d'ingresso, allora non ci riuscirà neppure un testo di qualsiasi tipo.

La croce ortodossa indicata sopra è una delle più semplici di tutte, ed è ideale da mettere sulle insegne che indicano la direzione della tua missione e identificano il tuo luogo di culto. I pittori di insegne non dovrebbero avere alcun problema a dipingerla.

Quanto più è larga l'insegna, tanto meglio. L'unico limite è quella di farla stare in un mezzo di trasporto, se necessario. Chi dovrà vedere la tua insegna - pedoni o guidatori? se la fai per i guidatori, allora devi considerare a che velocità passano davanti all'insegna. 80 chilometri all'ora? Questo vuol dire un'insegna LARGA, per far notare il simbolo.

Un'altra cosa semplice ma spesso trascurata: se l'insegna è parallela alla strada, allora nessuno può vederla finché è quasi a fianco - e anche a tal punto dovrebbe girare la testa di quasi 90 gradi per leggerla. Metti le insegne in modo che siano di fronte al senso del traffico - perpendicolari alla strada. 

Ricorda che l'obiettivo della tua pubblicità di base è di attirare l'attenzione degli ortodossi locali che passano nella zona. Metti le insegne dove verranno viste dal maggior numero di persone. Quindi usa le frecce per guidarle alla porta d'ingresso.

Anche se gli ortodossi locali non seguono le frecce fino alla porta d'ingresso, si ricorderanno di avere visto l'insegna. Se vogliono trovarti in seguito, per qualsiasi ragione, cercheranno probabilmente di trovarti nelle Pagine Gialle. Cerca di esserci. 

Pubblicità di base: le Pagine Gialle

Credo nell'efficacia della pubblicità, e il primo luogo in cui raccomanderei di mettere un annuncio sono le Pagine Gialle. È una cosa che ha a che fare con il bisogno di ottenere il massimo rientro dal tuo investimento. Ma non deve essere un annuncio di grandi dimensioni. Chi lo leggerà? Qualcuno che apre le Pagine Gialle alla voce "Chiese"; cerca nelle voci finché trova "Ortodosse" e quindi legge gli indirizzi. Chi è che fa una cosa del genere? Con tutta probabilità una persona ortodossa che si è appena trasferita nell'area. Che cosa ottieni mettendo un grosso annuncio? Risparmia il tuo denaro per qualcosa d'altro. 

Molte chiese ortodosse in Occidente stanno ancora tenendo le funzioni nelle lingue nazionali d'origine. Molti nel pubblico generale credono che TUTTE le funzioni ortodosse siano in una lingua straniera. Così, se le funzioni alla tua missione sono tutte nella lingua locale, scrivilo nell'annuncio. 
Una missione ha comprato il più piccolo spazio di annuncio che la compagnia telefonica offriva. Aveva appena spazio per nome, indirizzo e numero di telefono della missione. Ma includeva anche la scritta: "funzioni in inglese". È stato (ed è tuttora) molto efficace. 

Pubblicità di base: farsi pubblicità sui giornali

Uno dei membri del Comitato per la Crescita dovrebbe essere responsabile della ricerca di modi per ottenere copertura stampa per la missione. Si tratta di pubblicità gratuita, e qualcuno dovrebbe sempre pensare ai modi di ottenerne. 

Ho estratto le informazioni su come ottenere una copertura stampa da un articolo che è apparso sul Los Angeles Times. Tieni a mente l'autore o redattore della colonna o sezione in cui vuoi che appaia il tuo comunicato stampa. Il lavoro di fornire materiale interessante ai lettori è difficile. Tutto ciò che suscita un interesse umano sarà il benvenuto. 

Quali argomenti possono avere interesse a stampare? Magari la visita del Vescovo (con una foto in pieni paramenti)? Perché la Pasqua ortodossa è differente da quella occidentale? La festività annuale con i suoi piatti "esotici"? Il tema della vostra prossima classe di lezioni informative? Leggi ciò che trovi già stampato e cerca di produrre qualcosa di meglio.

Strategie per fare pubblicità al vostro gruppo

di Marilyn Oliver, Los Angeles Times, 26 novembre 1987

Forse sei associato con una degna causa che sta mirando a farsi pubblicità, ma non sa come centrare il bersaglio.

Il tuo club o organizzazione caritativa può non essere sicuro di come fare a mettersi in contatto con i vari media che possono presentare la tua storia al pubblico.

E anche se la tua organizzazione ha ricevuto pubblicità nel passato, alcune aree possono essere state trascurate.

Nella California del Sud c'è una moltitudine di giornali urbani e locali, riviste e tabloid settimanali e mensili, giornali di college e università e stazioni radiotelevisive. Molti di questi media offrono alle organizzazioni l'opportunità di fare pubblicità a eventi attraverso colonne di annunci locali, voci di calendario e articoli di società.

Enfasi Locale

I media sono particolarmente interessati a fare pubblicità a un evento se c'è qualche tipo di enfasi locale. Se la tua organizzazione include membri che vivono in diverse località, un buon primo passo è compilare una lista aggiornata dei media per scoprire i nomi delle pubblicazioni che servono la loro area.

Chiedi ai membri o agli amici di conservare qualche copia delle pubblicazioni locali per poter determinare la colonna o le colonne che possono essere ricettive ai tuoi eventi.

Puoi scoprire, nella stessa pubblicazione, diverse colonne differenti che possono essere adatte alle tue rassegne stampa. Per esempio, una colonna di annunci locali può fare pubblicità al tuo evento in anticipo, mentre un reporter di fatti di società piò coprire l'evento dopo che ha avuto luogo.

Potresti voler telefonare ai giornali locali per chiedere a chi inviare il tuo comunicato e per determinare con quanto anticipo devi spedire l'informazione.

Tuttavia, dovresti tenere conto che molti giornali, sia quotidiani urbani che settimanali locali, ricevono più comunicati stampa di quanti ne possano usare. Se il tuo comunicato avrà copertura o no, in larga misura, dipende dal caso.

Marcia Erickson, direttrice dei volontari alla International Guiding Eyes Inc. di Sylmar, un'organizzazione che fornisce cani guida ai ciechi, dice che cerca di determinare le colonne in cui la sua storia può andare bene, e quindi spedisce il comunicato stampa al giornalista che scrive quella colonna. Per i giornali locali, cerca di preferenza le persone note nell'area di circolazione del giornale.

I redattori di alcuni dei maggiori quotidiani e settimanali della California del Sud, chiamati per questo articolo, hanno richiesto quasi all'unanimità che i comunicati stampa siano scritti a macchina a spazio doppio, su carta non cancellabile. Le fotocopie sono accettabili.

L'aspetto professionale può essere d'aiuto a far finire il tuo comunicato sul giornale. Probabilmente vorrete usare la carta intestata dell'organizzazione.

Crea il tuo stile

Se la tua organizzazione non ha carta intestata ufficiale, puoi crearla da solo. Usando carta da lettera bianca, incolla il logo della tua organizzazione in cima alla pagina. Includi il tuo indirizzo e un numero di telefono al quale puoi essere raggiunto nelle ore lavorative.

Alcune rassegne includono la parola "Notizie" stampata in cima alla pagina. Porta il foglio in copisteria e fotocopia tante pagine quante te ne servono. Puoi fotocopiare anche il testo completo del comunicato stampa.

In cima alla pagina, scrivete le parole "per pubblicazione immediata", che significa che la storia può essere usata subito. Se invece state pensando a una data specifica, o desiderate che il comunicato appaia su una determinata colonna, annotate queste informazioni sul comunicato. Potreste voler dare al comunicato un titolo che balzi all'occhio.

Suzanne Dillard, presidente delle pubbliche relazioni per il consiglio nazionale dell'ARCS (Achievement Rewards for College Scientists), un guppo di sostegno della Estelle Doheny Eye Foundation, suggerisce di mantenere i comunicati brevi, entro una pagina se possibile. I suoi comunicati sono sotto forma di storia o come riassunto di informazioni pertinenti a un evento. Il suo consiglio è "assicuratevi di includere tutti i fatti rilevanti, soprattutto il chi/cosa, dove, quando e perché di un evento." Dillard cerca anche di iniziare i suoi comunicati con una prima riga che attira l'attenzione.

Sia Dillard che Marcia Erickson suggeriscono di invitare gli articolisti delle rubriche di società al tuo evento. Dillard allega ai suoi inviti una nota personale scritta a mano. Erickson suggerisce che gli inviti siano spediti da un mese a sei settimane prima di un evento. In seguito all'evento, sia Dillard che Erickson spediscono ai giornalisti note di ringraziamento per la copertura stampa che hanno ricevuto.

Fotografie

Molti giornali useranno fotografie per accompagnare una storia filantropica o sociale. Alcune pubblicazioni preferiscono inviare un fotografo di redazione per coprire gli eventi. Se un fotografo è il benvenuto al tuo evento, puoi scriverlo nel tuo comunicato iniziale.

Puoi chiedere a un membro della tua organizzazione che sia bravo a usare un apparecchio fotografico di fare fotografie in bianco e nero da spedire ai più piccoli giornali locali. La maggior parte dei giornali richiede foto di dimensioni non inferiori ai 15 x 20 cm.

Una nota attaccata alla foto (con una graffetta, non con nastro adesivo) dovrebbe identificare le persone nella foto.

Nella nostra era di liberazione femminile, le convenzioni sociali sui titoli e nomi possono variare. Gli esperti di pubbliche relazioni più accorti chiedono alle donne di scegliere se vogliono essere identificate con i cognomi dei mariti con i propri cognomi da nubili. Per andare sul sicuro in casi dubbi, puoi usare entrambi i cognomi.

Margaret Lamphier, direttrice pubblicitaria della Fine Arts Auxiliary, Assistance League, suggerisce che le foto catturino persone in pose naturali quando ha luogo qualche genere di azione, piuttosto che semplici volti in posa.

Tuttavia, avverte di non fotografare persone in pose banali, come durante una consegna di documenti o un brindisi.

Le persone fotografate possono volersi togliere gli occhiali per non creare un riflesso con il flash di un apparecchio. Lamphier dice, "Nelle foto, bambini e cani sono irresistibili."

In seguito a un evento, vorrai consegnare un resoconto e le fotografie allegate quanto prima possibile. Potresti mandare la pellicola a uno studio di sviluppo veloce. Erickson dice che, per velocizzare l'arrivo di una storia e delle foto, spesso le porta di persona a mano.

Se la tua organizzazione filantropica o culturale senza scopi di lucro gestisce eventi che sono di interesse o di beneficio a tutta la comunità, puoi voler spedire annunci o "spot" sulla tua attività alle stazioni radiotelevisive locali che gestiscono servizi di annunci pubblici.

La Southern California Broadcasters' Association fornisce un numero identificativo a gruppi qualificati. Questo numero indica alle stazioni che la tua organizzazione si qualifica come gruppo senza scopi di lucro. Anche se il numero non è obbligatorio, aiuta il direttore degli affari pubblici di una stazione a determinare che la tua organizzazione è stata esaminata dall'associazione quanto alla legittimità dei suoi scopi. Questo aiuta a sveltire la messa in onda del tuo messaggio. Anche i gruppi con i numeri SCBA devono però rivolgersi alle singole stazioni per i loro messaggi.

Pubblicità alla radio

Gli spot pubblicitari per la radio devono essere scritti in modo da poter essere letti in un periodo di tempo prescritto: 10, 20, 30, o 60 secondi. Dovrebbero essere etichettati per lunghezza. La Southern California Broadcasters' Association richiede di spedire il tuo spot al direttore dei servizi pubblici di ogni stazione, piuttosto che al direttore dei notiziari o al direttore generale.

Ricorda che molti gruppi mirano agli stessi spazi. Non farti scoraggiare quando la tua pubblicità non appare. Suzanne Dillard dice: "Non sai mai cosa può succedere."

Peraltro, la persistenza dà i suoi frutti. Quando i giornali si familiarizzano con la tua organizzazione e i suoi scopi, la tua copertura può aumentare.

Pubblicità sui giornali

L'obiettivo della tua pubblicità di base è di catturare l'attenzione degli ortodossi locali e dirigere tale attenzione al fatto che esiste sul luogo la tua missione ortodossa. Come ho detto al paragrafo "La Croce ortodossa e le insegne della missione", non c'è modo migliore di ottenere la loro attenzione che usare la Croce ortodossa per ottenere un istantaneo riconoscimento che tu sei un ortodosso del loro tipo. 

Quando fai pubblicità nei giornali locali, dovresti seguire la stessa filosofia che hai usato per fare l'insegna della tua missione. Il tuo spazio pubblicitario deve catturare l'occhio del tuo lettore a partire dalla pagina a fianco. Il lettore non sta cercando il tuo annuncio. È interessato a leggere altre cose. Il tuo annuncio deve farlo smettere di leggere ciò che leggeva, e spostare l'attenzione all'annuncio. La Croce ortodossa sarà immediatamente riconoscibile, inaspettata, e richiamerà l'attenzione.

Una missione ha usato questa filosofia con molto successo (finché si è imbattuta nel principio della diminuzione dei rientri). Il loro annuncio, simile a quello che vedi a fianco, era largo una colonna, e alto circa 6 centimetri. Conteneva la croce più ampia che potesse stare nella casella, con un testo appena sufficiente a identificare la missione e dare un numero di telefono. 

Riconoscendo che la pagina meno letta di un giornale è la pagina religiosa, hanno fatto circolare l'annuncio durante l'anno attraverso le altre sezioni del giornale. In un'occasione, l'annuncio era accanto alle lettere al direttore. 

Ecco un tema da dibattere alla tua prossima riunione del Comitato per la Crescita: "È la moglie o il marito ad avere la maggior influenza in famiglia su dove deve andare in chiesa la famiglia e dove andranno alle funzioni?" La risposta alla domanda può influenzare il luogo dove sarà messo l'annuncio - nelle pagine sportive o accanto alla rubrica dei consigli domestici. 

Naturalmente farsi pubblicità in un giornale costa. Ma quanto vale una nuova famiglia nella tua missione? (Vedi il paragrafo "Perché avere un programma formale di crescita?") Stabilisci il tuo budget pubblicitario come multiplo di tale valore. Quindi misura il successo di quell'annuncio in termini di quante nuove famiglie sono state portate da quell'annuncio alla missione. (Vedi più sotto al paragrafo "Misurare i risultati.") 

Se hai speso in un anno di pubblicità l'equivalente del valore di una famiglia, e l'annuncio ti ha portato una sola nuova famiglia nel corso di un anno, puoi sentirti scoraggiato. Ma in realtà, in un anno hai ammortizzato i costi totali, e la stessa somma ti verrà offerta in ciascuno dei successivi anni nei quali quella famiglia frequenta la tua chiesa. 

Ci sono filosofie pubblicitarie che enfatizzano la pubblicità a "saturazione" - ripetere lo stesso annuncio più e più volte, finché il soggetto si persuade a comprare il prodotto. Ma questo approccio non si adatta a questa situazione. Dovresti cercare di raggiungere quanti più ortodossi "là fuori" con il tuo annuncio. Ma devi raccontare loro la tua storia una volta sola. Avranno il messaggio che sul luogo esiste la tua missione ortodossa la prima volta che vedono il tuo annuncio. Che bene può fare una seconda, terza o quarta volta? Non ripetere l'annuncio nello stesso posto. Mettilo dove un altro gruppo di ortodossi lo vedrà. Poi spostalo ancora. 

Ogni volta che va in chiesa, il prete gli dà un uovo rosso! 

Sembra esserci un sacco di persone poco familiari che si affollano in chiesa alla Domenica delle Palme e a Pasqua. In seguito non li vedi più, e buona notte! Ora puoi concentrarti ad attirare quelle persone che saranno i "veri" membri della chiesa. Giusto? 

Forse no. Personalmente, penso che uno che sia almeno nominalmente "ortodosso" sia un soggetto migliore per firmare una promessa di impegno, rispetto a un altro passante qualsiasi. Il libro Church Growth and Evangelization invita a stabilire uno speciale "ministero delle pecore smarrite" per raggiungere gli ortodossi inattivi e incoraggiarli a tornare alla vita attiva nella chiesa. Ho molte critiche da fare al programma descritto in quel libro, ma il concetto dovrebbe essere seriamente considerato.

Vedi se c'è abbastanza interesse tra i membri del Comitato per la Crescita per formare un piccolo comitato per studiare la fattibilità di un tale programma. 

Presumendo che tu riesca a formare tale comitato, tieni una sessione di consultazione sulle qualità dei tuoi soggetti. Concentrati sulle risposte alla domanda "Perché vengono una volta all'anno?" e la domanda corollario "Perché non vengono più spesso?" 

Le domande successive sono automatiche: "Cosa possiamo fare per incoraggiarli a venire più spesso?" e "Se non vogliono partecipare alla Liturgia, come possiamo coinvolgerli nelle altre attività della Chiesa?" 

Quando pensi di avere un programma che potrebbe funzionare, elabora i dettagli su come identificare gli ortodossi inattivi e come entrare in contatto con loro. Puoi incominciare chiedendo ai membri della congregazione di identificare gli inattivi che conoscono. 

Un interessante tema collaterale: Che fare se l'inattivo ha già firmato una promessa di finanziamento? Sarà sotto la responsabilità del Comitato per la Crescita o del Comitato Pastorale? Raggiungere gli inattivi dovrà probabilmente essere uno sforzo congiunto.

Ricordati di chiedere aiuto a quelle chiese ortodosse che non sono nei paraggi! Chiedere non fa mai male.

5. Raggiungere i cristiani insoddisfatti

Dopo la pubblicità di base: mirare ai non ortodossi. 

La tua pubblicità di base mira ai cristiani ortodossi praticanti nel luogo. Tale gruppo è numericamente limitato e probabilmente non fornirà abbastanza nuovi membri per rendere la tua missione autosufficiente. 

Ora è tempo di proseguire mirando al successivo gruppo che ha le maggiori probabilità di entrare a far parte della tua missione: i cristiani devoti che sono insoddisfatti della loro attuale affiliazione. Ora hai bisogno di un programma di missione per raggiungere cristiani non ortodossi. 

Qui c'è una linea guida da usare quando pianifichi ed esegui il tuo programma di crescita: QUESTI CRISTIANI stanno cercando TE. Eppure non lo sanno. Hanno necessità religiose fondamentali che non sono accolte dalla loro attuale affiliazione religiosa. Ma non hanno indizi che l'Ortodossia possa colmare queste necessità. 

Come posso dire che stanno cercando proprio te? Perché così tante chiese ortodosse hanno una percentuale così alta di membri che hanno lasciato le loro precedenti affiliazioni per diventare ortodossi - anche in quelle chiese ortodosse che non hanno programmi di crescita molto aggressivi. Per esempio, il 45% dei fedeli alla Chiesa Ortodossa Greca di San Paolo a Irvine, in California, erano "qualcosa d'altro" prima di divenire ortodossi.

In qualche modo queste persone hanno trovato la loro strada fino a una chiesa ortodossa. Il tuo programma di crescita dovrebbe essere studiato per mostrare la via alle migliaia di altri che sono "là fuori" e non sanno proprio che cosa stanno cercando. 

Ho avuto la fortuna di intervistare una coppia di persone che erano cristiani evangelici prima di essere convinti a partecipare a un seminario tenuto da Padre Jon Braun. Mi hanno detto che entro cinque minuti sapevano di voler far parte di quella missione. Le citazioni seguenti descrivono adeguatamente quei devoti cristiani che sono insoddisfatti della loro attuale affiliazione e che dovrebbero essere l'obiettivo del tuo programma di crescita: 

"Abbiamo passato la maggior parte della nostra vita da sposati cercando quella che avremmo chiamato 'la Chiesa del Nuovo Testamento'." 

"Pensiamo di essere stati tutto il tempo ortodossi, ma non avevamo un nome da attribuire a questa fede." 

"È stata la gente di quella Missione che ci ha fatto sentire che era il nostro posto. Nell'interazione con queste persone il quel primo weekend, abbiamo trovato che avevano maggior amore, comprensione e accettazione dei nuovi venuti rispetto alla maggioranza delle chiese che avevamo frequentato fino a quel punto. E questo ci ha fatto un'impressione profonda e duratura." 

"Dopo avere partecipato alla Liturgia per qualche settimana, siamo tornati una Domenica alla nostra vecchia chiesa protestante. Ed era sconvolgente quanto ci sentivamo strani. Non ci trovavamo niente... ci sentivamo così a disagio da detestarla." 

Questi sono i tipi di persone che hanno maggiori probabilità di entrare a far parte della tua missione - se li puoi convincere a venire e vedere - e se li tratti nel modo giusto quando vengono. 
Il modo migliore per guardare al tuo programma di crescita è in termini di vendite e marketing: "vendere il tuo prodotto", "identificare i tuoi clienti", "identificare i loro bisogni", "stabilire contatti", "essere un venditore", "fornire un campionario di vendita", etc. 

Non sono il solo che raccomanda di guardare al tuo programma di crescita in termini di marketing. George Barna ha scritto un libro di 172 pagine intitolato Marketing the Church. What They Never Taught You About Church Growth ("Il marketing della Chiesa. Quello che non ti hanno mai detto sulla crescita delle chiese"). 

Il termine "marketing" evoca molti stereotipi negativi di imbonitori che ti fanno pressione per venderti prodotti a prezzi esosi, di qualità inferiore, o inutili. 

Ma la Fede ortodossa non è un prodotto a prezzi esosi, di qualità inferiore, o inutile. Tutti quanti partecipano alla Liturgia (tranne forse i bambini) lo fanno perché lo vogliono. Perché ricolma i loro bisogni spirituali in modi che nessun'altra Chiesa riesce a fare. 

Molti dei non ortodossi nella tua comunità hanno gli stessi bisogni spirituali dei tuoi parrocchiani. La Fede ortodossa può colmare questi bisogni spirituali, ma loro non lo sanno. Non hanno mai sentito parlare dell'Ortodossia, o magari ne hanno sentito parlare male, o non si sono ancora decisi a visitare una chiesa ortodossa. È molto probabile che alcuni dei tuoi migliori nuovi membri potenziali siano stati così feriti da smettere del tutto di andare in chiesa. Raggiungere queste persone sarà una vera sfida di marketing. 

Qual'è la tua strategia di marketing?

Una persona mi ha detto che la sua chiesa aveva pubblicato un libretto mirato ai non ortodossi, e lo aveva distribuito a mano in migliaia di case. I risultati erano stati molto deludenti. Mi ha quindi invitato a vedere il libretto pubblicato sul loro sito web. 

L'ho fatto, e ho pensato che la loro strategia di marketing fosse malamente viziata. Gli ho scritto quanto segue: 

Ti prego di accettare questi pensieri di una persona qualunque, che è priva di qualsiasi qualifica e ama dare consigli gratis (che valgono esattamente quanto ti costano.) 

Cerca di valutare quel libretto da un punto di vista di marketing. Realisticamente, il libretto avrebbe influenzato **TE** a visitare la tua chiesa prima che diventassi ortodosso? Probabilmente no. E allora perché pensi che influenzerà qualcun altro (CHE NON È ORTODOSSO) a visitare la tua chiesa? 

Come pieghevole infilato nella cassetta delle poste assieme a una dozzina di altri pieghevoli, semplicemente non vende niente a nessuno. Ecco qui alcune delle domande di base a cui ogni campagna pubblicitaria dovrebbe essere in grado di rispondere - e la pubblicità dovrebbe riflettere le risposte a queste domande.

Chi è il tuo target potenziale nella popolazione? Qual'è la sua demografia? "Chiunque" include bambini, adolescenti, giovani adulti, donne, uomini, sportivi, artigiani, gay, lesbiche, anziani, ebrei, musulmani, etc., etc., etc. Come puoi ideare una campagna pubblicitaria rivolta a "chiunque"? Non puoi. 

Non si capisce a chi ti stai rivolgendo con il tuo opuscolo.

Qual'è lo scopo della campagna pubblicitaria? Le risposte tradizionali sono: informare, persuadere, divertire, ma soprattutto VENDERE qualcosa. Qual'è lo scopo del tuo opuscolo? Tu rispondi davvero a questa domanda con ciò che usi come misura del successo dell'opuscolo. Puoi dire che stai solo cercando di informare il pubblico sull'Ortodossia, ma quando sei deluso perché non porta gente in chiesa, allora non sei onesto sul VERO scopo dell'opuscolo. 

Non si capisce cosa il tuo opuscolo stesse cercando di ottenere. Come motiverai i tuoi lettori a comprare il tuo prodotto? L'approccio fondamentale è di identificare un bisogno comune alla maggior parte dei tuoi lettori, e quindi convincerli che il tuo prodotto soddisferà il loro bisogno. La frase chiave è sempre "Comprate ora!" 

Che bisogno hai identificato nei lettori e cosa stai offrendo per soddisfare tale bisogno? Com'è che il tuo materiale pubblicitario catturerà l'attenzione dei tuoi lettori per parlare al loro bisogno e convincerli che il tuo prodotto soddisferà tale bisogno?

La prima riga del tuo opuscolo è [quanto meno] "carina". A chi interessa? Perché dovrebbe interessare a loro? 

Come puoi far recepire il tuo messaggio ai tuoi lettori? Leggono i pieghevoli accumulati nelle loro cassette postali? Li prendono sul serio? Dove altro potresti inserire il tuo messaggio per farlo considerare sul serio ai tuoi lettori? Il mio consiglio: lascia perdere l'approccio "carino" e tira fuori una questione che faccia affondare l'amo fin dalla prima riga. 

L'uomo mi ha scritto facendo diverse obiezioni ai miei commenti. Abbiamo avuto un dialogo "spiritato" su tale questione. Ma penso che ci sia bisogno di farsi domande dure su che cosa vogliamo ottenere (chi, cosa, dove, quando, come, e quanto) prima di spendere una gran quantità di risorse in denaro e in tempo su qualche progetto pubblicitario.

La base per tutti i programmi di crescita: amici che invitano amici

Lyle R. Schaller ha passato oltre diciotto anni di ricerca tra le congregazioni in crescita e quelle non in crescita in tutta l'America. Il suo resoconto è che "nelle congregazioni che crescono più rapidamente, da due terzi ai sette ottavi dei recenti nuovi membri adulti hanno iniziato a frequentare su invito di un amico o parente." 

Un altro ricercatore riferisce che anche in una chiesa che aveva investito molte delle sue risorse nei media - radio, televisione e giornali - quando ai nuovi membri è stato chiesto che cosa li aveva portati in quella chiesa particolare, il 66% ha detto di essere venuto su invito di parenti e amici.

Un sondaggio Gallup sui frequentatori delle chiese mostra che il 58% di quanti vanno ora in chiesa regolarmente ha iniziato ad andare quando è stato invitato da qualche conoscente. Significativamente, il 63% di quanti non vanno in chiesa ha detto che nessuno dei loro amici o conoscenti li ha mai invitati. 

Il metodo da persona a persona non soltanto funziona - è più o meno la SOLA cosa che funziona!

Se fai un tuo sondaggio tra i parrocchiani e chiedi loro "Come hai sentito parlare della chiesa?" e "Che cosa ti ha portato qui per la prima volta?", ci sono eccellenti probabilità che troverai le stesse percentuali. 

Donald A. McGavran, nel suo libro Understanding Church Growth, dice "Di tutti i fattori che influenzano la crescita delle chiese, nessuno è più immediatamente disponibile a tutti i cristiani dell'evangelizzazione delle frange naturali delle chiese esistenti. Questo è il campo in cui ha luogo la maggiore crescita."

Dunque, come fai ad avvantaggiarti di questo fatto? Alcuni autori del tema della crescita si spingono a dire che il Comitato per la Crescita dovrebbe operare personalmente con ciascun membro della congregazione per assicurarsi che tale membro abbia invitato TUTTI i suoi amici! Vedi il paragrafo "Invita un amico in chiesa".

In una chiesa, i bambini sono incoraggiati a invitare i loro amici a partecipare alla Scuola domenicale assieme a loro. Questi amici vengono - e poi diventano ortodossi assieme ai loro genitori. La gente è sociale per natura, e vuole stare assieme ai propri amici. I bambini non sono eccezioni.

Considerazioni sociali

Quanto segue è una parafrasi di alcuni passi eccellenti in Understanding Church Growth di Donald A. McGavran. Notate quanto sia facile aggiungere la parola "ortodosso" alla parola "cristiano".
Le persone normali non sono unità isolate, ma parte di un insieme che le fa essere quello che sono. Per esempio, la lingua che parlano è determinata dalla società in cui sono nate, le madri che le hanno cresciute, e i bambini con cui giocano. Inoltre, la loro società determina totalmente o influenza fortemente ogni aspetto di quanto dicono, pensano, credono e sono.

Il controllo più intimo è quello esercitato dalla famiglia e dai parenti immediati. Le persone non esistono come entità indipendenti che prendono decisioni interamente individuali, ma come parte di un insieme sociale. I loro pensieri e sentimenti sono condizionati e determinati in larga misura dal controllo della famiglia. 

Si può dire che un'unità omogenea della società abbia un'alta identità di gruppo quando i membri identificano se stessi (e gli uni gli altri) come gruppo separato, e hanno regole specifiche per il comportamento di tali membri. In molti gruppi, un membro sarà ostracizzato dal gruppo per la violazione di queste regole. Gli individui non cristiani con un'alta identità di gruppo resisteranno al Vangelo soprattutto perché per loro diventare cristiani significa dover lasciare la loro società per unirsi ad altre persone. Il loro rifiuto di Cristo non ha ragioni religiose, e non avviene per amore dei propri peccati, ma precisamente per amore del proprio prossimo. La resistenza di questa gente non sorge da considerazioni teologiche. La loro resistenza nasce soprattutto dalla paura che "diventare un cristiano mi separerà dalla mia gente." 

I grandi ostacoli alla conversione sono sociali, non teologici. Il fatto è che uomini e donne, di alto e di basso livello, avanzati e primitivi, di solito si rivolgono in gran numero alla fede cristiana solo quando si trova per loro qualche modo di diventare cristiani senza abbandonare la loro gente. È più facile che la gente diventi cristiana se non deve superare barriere etniche, linguistiche o di classe.

La maggior parte delle congregazioni sono rinchiuse in una singola lingua, una singola unità etnica, e spesso una singola classe sociale o economica. La crescita procede bene con persone di ambiente simile, ma tende a fermarsi di fronte a barriere etniche, linguistiche e di classe. Per esempio, una congregazione di anglosassoni in America troverà difficile evangelizzare una comunità compatta di cubani o di zingari, anche se coesiste con loro nello stesso circondario. 

George Hunter suggerisce alle chiese locali di dare un'alta priorità a raggiungere quanti visitano la vostra chiesa, quanti desiderano farne parte, quanti hanno recentemente perso la fede (di qualunque tipo), e quanti sono di un tipo omogeneo ai vostri membri. 

"Invita un amico in chiesa"

La base per tutti i programmi di crescita è "amici che invitano amici", ma la crescita implica molto di più che tirar fuori uno slogan come "Invita un amico in chiesa". Di fatto stai chiedendo ai tuoi parrocchiani di fare un atto di marketing della tua chiesa nei confronti dei loro amici e vicini. Così come a ogni venditore, devi dare loro un campionario di merce e un addestramento adeguato. E tutto andrebbe fatto come parte di un formale programma di crescita, ben studiato e sistematicamente messo in pratica. 

McGavran e Hunter, nel loro libro Church Growth - Strategies That Work, forniscono diversi esempi di programmi di crescita altamente efficaci, basati sul principio di "amici che invitano amici". Forniscono pure una serie di linee guida da seguire per mettere in piedi un tale programma. Lo chiamano "evangelizzazione per visita". Sfortunatamente, queste linee guida contengono così tante frasi in gergo protestante, che ho creduto meglio parafrasarle come segue:

I capi della chiesa dovrebbero prendere iniziative personali di farsi nuovi amici tra quelle persone della comunità locale che non vanno in chiesa, e mantenere una lista di queste persone. 

I capi della chiesa dovrebbero quindi lavorare con i membri della congregazione (e specialmente i nuovi membri) per far loro mettere su una lista tutti coloro, tra i loro amici e parenti nel loro giro sociale, che non vanno in chiesa. (I nuovi membri hanno molti più legami sociali attivi con le persone che non vanno in chiesa, rispetto ai membri di vecchia data della stessa chiesa.) 

[McGavran e Hunter saltano questo passo - apparentemente lo ritengono automatico. Basandosi sugli esempi che offrono, i capi della chiesa vanno assieme a ogni membro a visitare ciascuna persona sulla lista di questo membro per dare la loro "testimonianza" e invitarli in chiesa.]

Si dovrebbe poi sviluppare una scheda di archivio su ogni persona visitata, annotando informazioni particolari sulla provenienza della persona, le sue necessità più sentite, brani di conversazioni, e il grado di ricettività della persona - ricettiva, interessata, indifferente, resistente, oppure ostile. Passa la maggior parte del tempo con le persone ricettive e interessate - mentre sono ricettive e interessate. 

Ripeti questo processo a ogni stagione. 

Immagino che la scheda d'archivio serva a programmare l'approccio con il soggetto nelle visite seguenti

Personalmente, non accetterei di prendere parte a un simile "ministero". È una pratica che strumentalizza un'amicizia al raggiungimento dei fini del visitatore. Non riesco a credere che una simile "visita" possa essere di natura "sociale". Il mio approccio è quello di iniziare una conversazione con un mio amico in un ambiente informale: un pranzo di lavoro, un picnic, una pausa di in ufficio, etc. Il mio metodo è di incominciare la conversazione chiedendogli "Dove vai in chiesa?" Lo incoraggio a parlare della SUA religione. Cerco di scoprire se è insoddisfatto della sua presente affiliazione religiosa (o mancanza di affiliazione). Ho scoperto che uno dei miei amici era un anziano della sua chiesa. Ovviamente non era un candidato per l'Ortodossia. E se il mio amico invita ME a visitare la SUA chiesa, io ci vado - per amicizia. Ma se mi indica che non è felice là dove si trova, allora - e solo allora - inizio a parlare dell'Ortodossia.

Tutte le funzioni sociali alla chiesa - come una cena di digiuno il Venerdì sera, o una festa particolare - offrono un'opportunità di invitare i vostri amici a partecipare come ospiti. In un simile ambiente, chiedere "E voi, dove andate in chiesa?" è molto naturale. 

Posso dire con completa confidenza che la maggior parte dei laici ortodossi è terrorizzata dall'idea di fare testimonianze di fede (anche ai propri amici), ed esclama "tutto, ma non questo". McGavran e Hunter fanno notare "Troppe volte sotto l'ispirazione del pulpito, i laici sono partiti a evangelizzare, e hanno fatto errori di presentazione o sono stati scacciati in malo modo, e sono tornati leccandosi le ferite e giurando di non evangelizzare mai più. L'esortazione deve essere seguita dall'addestramento sul campo. L'internato è una parte necessaria dell'addestramento." 

Bisogna fare una sessione di studio per incoraggiare i laici a parlare ai loro amici, e per insegnare loro l'abilità di cui hanno bisogno per parlare dell'Ortodossia senza imbarazzo e senza sembrare aggressivi ai loro amici. 

McGavran e Hunter spendono un intero capitolo spiegando come "Motivare le persone della chiesa locale nella crescita della chiesa" [18 pagine], QUINDI spendono un intero capitolo spiegando come "Addestrare i laici per la crescita della chiesa" [22 pagine]. 

McGavran e Hunter fanno un commento interessante: "Addestrare i laici per la crescita della chiesa non è come addestrarlo a tagliare il prato o a guidare in autostrada. Piuttosto, è l'addestramento in un campo in cui il successo non è assicurato." Un altro commento: "...iniziare un flusso di nuovi convertiti in una chiesa è più difficile che mantenere in moto questo flusso." 

Mi è impossibile riassumere in uno o due paragrafi il programma di addestramento per laici che McGavran e Hunter delineano nel loro libro. Di fatto, raccomandano la lettura di altri libri in materia. Il Comitato per la Crescita avrà bisogno di costituire un nucleo d'azione per indagare in materia, leggere un paio di libri, e arrivare a formare un progetto adatto alla tua missione. 

Il libro di McGavran e Hunter è esaurito. Il un nucleo d'azione per l'addestramento dei laici dovrà trovare i propri libri. Prova a pare una ricerca per "Church growth" e "Donald McGavran" su Amazon.com, BarnesandNoble.com o Borders.com. 

Invita un amico in chiesa... alla Domenica del Visitatore

La base per tutti i programmi di crescita è "amici che invitano amici", ma una chiesa ha scelto un giorno speciale da dedicare a questo aspetto. Il presidente del Comitato per la Crescita mi ha scritto per dirmi ciò che ha realizzato: 

"Domenica 22 Ottobre 2000 abbiamo tenuto la nostra prima Domenica del Visitatore alla Chiesa di St. Herman a Edmonton, Alberta. Avendo partecipato alla Domenica del Visitatore in altre chiese negli scorsi 12 anni, conoscevo i benefici di un simile giorno speciale. È una grande opportunità per aiutare la gente ad avere una visione più "panoramica", piuttosto che focalizzarsi sempre su ciò che accade nel nostro piccolo gruppo. Dà pure ai fedeli una "ragione" per invitare altri in chiesa. Troppo spesso invitiamo persone in chiesa, ma non fissiamo mai una data specifica. La risposta è di solito un generico, "Sicuro, mi piacerebbe fare una visita, un giorno." Sfortunatamente, il "giorno" non arriva mai. Con una Domenica dei Visitatori, i membri hanno un giorno specifico dedicato agli incontri con i loro amici. Questo giorno non vuole sostituire gli inviti agli amici negli altri giorni, ma è molto utile a fare in modo che i fedeli si abituino a fare inviti. Una volta che hai invitato un amico, e quest'amico si fa vedere, è molto più facile invitarlo ancora, o anche invitare qualcun altro. È come una barriera che si infrange.

Nelle settimane che hanno preceduto questo evento, ho messo un annuncio nella bacheca di una libreria cristiana locale, e ho fatto annunci in chiesa ogni settimana per incoraggiare i fedeli a portare i loro amici. Ho detto loro cose del tipo, "Uno studio recente ha dimostrato che circa il 70% delle persone che oggi vanno in chiesa ci vanno perché in principio sono stati invitati da un amico. Queste persone hanno dichiarato che, se i loro amici e familiari non li avessero invitati, probabilmente oggi non sarebbero in chiesa. La prossima domenica è la Domenica dei Visitatori. Voi, quali amici porterete?" 

In preparazione per questo giorno, ho preparato un grazioso Pacchetto per i Visitatori. Lo scopo del pacchetto era duplice - all'interno c'era una scheda che il visitatore poteva compilare e restituire all'usciere (dandoci informazioni da usare per un seguito), e includeva diversi opuscoli e informazioni sulla chiesa locale, che i visitatori potevano portarsi a casa. Ho incluso anche una penna in ogni pacchetto. Dalla Domenica dei Visitatori ho fatto ordini di penne che portano impresse le informazioni della chiesa (nome, indirizzo, indirizzo web). 

La giornata è andata davvero bene. Di fatto, la definirei un grande successo! Abbiamo avuto circa 25 visitatori. I nostri due preti si sono presi un po' di tempo durante la funzione per spiegare ciò che avveniva. Cinque brevi lezioni, di circa cinque minuti ciascuna, hanno preso il posto dell'omelia del giorno. Ho avuto molti commenti positivi sul Pacchetto per i Visitatori, e 6 persone/famiglie hanno compilato per intero le schede. Non male, per la prima volta. Una di queste persone frequenta una locale chiesa battista, e ha richiesto più informazioni sull'Ortodossia. Uno dei nostri preti, che ha scritto lettere personali a tutti coloro che avevano compilato la scheda, ha incluso anche diversi libretti appropriati al nostro ospite battista. Ho anche ricevuto molti commenti entusiasti dai frequentatori regolari, su quanto hanno imparato essi stessi dalle spiegazioni dei preti durante la funzione. Dopo la funzione abbiamo preso il caffè e pranzato nel seminterrato della chiesa. Effettivamente, è una cosa che facciamo ogni settimana, ma è stato molto interessante in questo giorno sentire le conversazioni tra i fedeli e gli ospiti che avevano invitato.

Quando ho suggerito all'inizio l'idea di una Domenica del Visitatore al Consiglio di chiesa, tutti hanno dato un grande sostegno. Ci sono stati alcuni in chiesa, tuttavia, che non ne erano troppo sicuri. Non è che vi fossero contrari, erano solo scettici sul fatto che i fedeli avrebbero davvero invitato i loro amici. Mi sono limitato a sorridere e a dire a me stesso, "Vedrete." Dopo la funzione, diverse di queste stesse persone sono venute da me suggerendomi di tenere una Domenica dei Visitatori almeno due volte all'anno. Niente genera eccitazione ed entusiasmo come essere parte di qualcosa che sta funzionando davvero! Avremo altre Domeniche dei Visitatori, ma l'esperienza in altre chiese mi ha insegnato che una volta all'anno è sufficiente, e l'autunno è forse il tempo migliore. E la prossima volta, avremo molti più visitatori dell'ultima volta. Perché? Perché la gente si ricorderà dell'ultima volta, e vorrà essere ancora parte di questa esperienza.

È arrivato un estraneo! Cosa faccio?

Quando osservi la tua congregazione, troverai probabilmente un'omogeneità piuttosto uniforme di etnia, istruzione e reddito. Sorgono grandi opportunità e sfide quando un visitatore è di una provenienza etnica, linguistica o economica ovviamente differente. Ciò offre l'opportunità di portare un intero nuovo gruppo di persone all'Ortodossia (e alla tua missione) con l'uso del principio degli "amici che invitano amici". 

La sfida è assicurarsi che la congregazione non li isoli "perché sono differenti". 

McGavran e Arn, nel loro libro Ten Steps for Church Growth, scrivono:

Ricorda, il Grande Mandato in tutte le sue forme era un comando a fare discepoli ta ethne. La maggior parte delle traduzioni rendono questa frase greca di Matteo 28:19 come "fare discepoli di tutte le nazioni," ma è una traduzione impropria. Ethne non significa "stati nazionali moderni" come l'India, gli Stati Uniti, o la Cina. Ethne significa le caste, le tribù, i popoli, le unità etniche dell'umanità.

Le estensioni fatte dalle chiese attraverso le barriere culturali sono state chiamate "ponti di Dio". Un drammatico esempio di una chiesa che ha varcato con successo un baratro culturale è dato da McGavran e Hunter nel loro libro Church Growth - Strategies That Work

La maggior parte dei cristiani che vengono a Los Angeles dalla Corea sono presbiteriani; ma sono stati i battisti, non i presbiteriani uniti, a iniziare tra il 1975 e il 1980 62 nuove chiese tra i gruppi appena arrivati.

Poiché vivo proprio a sud di Los Angeles, posso testimoniare personalmente sulle insegne in caratteri coreani che appaiono su un grande numero di chiese battiste. 

La Orange County della California, dove vivo, era un tempo una delle destinazioni suburbane di quanti volevano lasciare Los Angeles. I media definirono l'esodo come la "fuga dei bianchi". Il 17 Marzo 1999, il giornale riportava che gli anglosassoni sono ora una minoranza. È pur vero che sono tuttora la più ampia minoranza (43%). Le altre minoranze sono i latinoamericani (40%), gli asiatici (14%), i neri (2%), e gli "altri"(1%). I dati demografici sono reali. Ma la mia chiesa è quasi esclusivamente anglosassone. Siamo diventati, se non una chiesa di immigrati, per lo meno una chiesa di minoranza. Qui la crescita ha preso una nuova dimensione.

Hai fede?

Hai mai considerato l'uso di uno slogan per aiutare il processo di marketing della tua missione? 
Nell'inverno del 1996, il Dipartimento per le Missioni e l'Evangelizzazione dell'Arcidiocesi Antiochena d'America pubblicava un articolo su di una chiesa evangelica (del movimento Four Square Church) che rientrava nell'Ortodossia! Il pastore Dennis Corrigan racconta l'inizio del loro viaggio verso l'Ortodossia: 

"C'è un passo delle Scritture che credo che il Signore mi voglia far condividere con voi questa mattina,' esclamò Virginia. Ero reticente a lasciar parlare un'altra persona, dato che il nostro programma era insolitamente pieno. Altri due, completamente inconsapevoli della richiesta di Virginia, erano venuti a farmi la stessa richiesta. Ciò era piuttosto inconsueto. Decisi di lasciarli procedere. 

"L'insolito divenne ben presto sconvolgente. Tutti e tre, senza aver parlato l'un l'altro, si erano 'sentiti guidati' a leggere esattamente lo stesso passo: Geremia 6:16 - 'Così dice il Signore: fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri del passato, dove sia la strada buona, e prendetela, e troverete pace per le anime vostre'... " 

A mio modesto avviso, il testo "informatevi circa i sentieri del passato, dove sia strada buona" sarebbe distinto e anche appropriato da incorporare nel logo e nella pubblicità della tua chiesa. Eppure non l'ho mai visto usare prima d'ora.

Che cos'è che è più dolce del miele?

L'aceto gratuito. Una missione sta usando letteratura gratuita per fare marketing della propria missione. Ho trovato quanto segue sul loro sito web, alla voce "Sforzi di evangelizzazione e di missione": 
"Facendo visite ad agenti immobiliari, abbiamo trovato un distributore di espositori per giornali, che ci ha regalato un vecchio espositore che aveva bisogno di essere riparato e riverniciato. Abbiamo riempito l'espositore con copie di The Christian Activist [n.d.t.: una rivista di opinione ortodossa, apparsa negli anni '90], ciascuna con l'etichetta del nostro indirizzo e una piccola mappa dei dintorni della chiesa. Il nostro progetto è di spostare l'espositore su base settimanale in uno a turno fra quattro luoghi, presso l'università e il centro della città!" 

Mi piace l'idea. La gente che legge The Christian Activist dovrebbe essere la prima a interessarsi della loro missione.

Che dire di una campagna postale diretta?

Quando sono andato in pensione, volevo passare le informazioni sulle strategie di crescita delle chiese alle missioni ortodosse. Avevo visto alcune missioni fallire, e credevo che alcune di loro sarebbero sopravvissute, se avessero messo in pratica alcune strategie collaudate di crescita di cui avevo letto. 

Il solo modo fattibile che potevo pensare per passare questa informazione alle Missioni ortodosse era di scrivere loro.

Ora, chiaramente, avevo un netto svantaggio mentre spedivo le mie lettere. Chi ero io, un laico, che scrivevo a preti ortodossi dicendo loro come gestire le loro missioni? Non avevo (e tuttora non ho) alcuna credenziale come "esperto" in questo campo. 

Quando ho scritto le mie lettere, ho dovuto presumere che il lettore fosse interessato al tema della crescita delle missioni. Anche così, se avessi cercato di "mettermi in cattedra", ero sicuro che la mia lettera sarebbe finita nel cestino della carta straccia prima che il lettore avesse letto mezza pagina. Invece, ho scritto delle mie esperienze personali e ho riferito ciò che ho letto. Ho cercato di scrivere in uno stile allegro e personale, abbastanza interessante per mantenere l'attenzione del lettore fino alla fine della lettera. Questo era il miglior modo che riuscivo a pensare per far circolare l'informazione su "ciò che funziona e ciò che non funziona".

Non ho mai contato sul fatto che, solo perché spedivo una lettera, questa venisse letta dal principio alla fine. Dovevo presumere che il mio lettore designato ricevesse una gran quantità di posta-spazzatura, proprio come chiunque altro - e che gettasse via un sacco di lettere senza aprirle.
Dunque, il primo obiettivo era di fare in modo che il soggetto aprisse la lettera - e che leggesse il primo paragrafo. Questo era tutto ciò che cercavo di ottenere. Solo perché il destinatario apriva la lettera, non c'era alcuna garanzia che l'avrebbe letta tutta. Una volta letto il primo paragrafo, avrebbe probabilmente deciso a quel punto se continuare a leggere la lettera oppure "archiviarla". 

Ora, il mio computer sa come fare il "mail merge" e la stampa di indirizzi sulle buste. Ma finché ricevo una risposta da uno dei destinatari, io

a) uso SEMPRE una busta di formato piccolo,

b) uso un francobollo **commemorativo** di posta prioritaria,

c) scrivo l'indirizzo **a mano**, rivolgendomi **a un individuo, ** e

d) uso un'etichetta decorativa **personale** con l'indirizzo del mittente. 

Ho fiducia nel fatto che neppure uno dei destinatari butti via una mia lettera ancora chiusa. Vorranno tutti sapere perché quest'uomo sta scrivendo loro dalla California. 

Il prossimo obiettivo è quello di "catturare" l'attenzione del lettore e far crescere il suo interesse nel primo paragrafo. In quasi tutte le mie lettere, le parole "crescita delle missioni ortodosse" appaiono nella prima frase. In pochi altri casi, appaiono comunque nel primo paragrafo. Ora, se sono interessato alla "crescita delle missioni ortodosse", e il destinatario è interessato alla "crescita delle missioni ortodosse", allora poteri essere in grado di stabilire un legame che gli faccia leggere il resto della lettera.

Tra il Marzo 1995 e il Gennaio 1997 ho inviato 16 lettere di questo tipo. In questo periodo ho ricevuto alcune lettere molto carine che mi incoraggiavano a continuare nel mio "ministero". ma erano piuttosto poche rispetto alle dimensioni del mio indirizzario. Così, nel Novembre 1996, ho spedito un questionario in cui chiedevo se le mie lettere erano state utili e se il destinatario desiderava ricevere altre lettere che avrei potuto scrivere in futuro sul tema della crescita delle missioni ortodosse.

Dei 97 questionari che ho spedito:

28 destinatari hanno detto "Sì".

11 destinatari hanno detto "No".

2 lettere mi sono ritornate per destinatario trasferito.

56 lettere non hanno avuto risposta. 

Ho avuto richieste di aggiungere altre due persone al mio indirizzario. 

Diverse delle risposte "Sì" contenevano note di incoraggiamento molto belle.

Questi risultati erano molto meglio di quanto temessi, quasi buone quanto speravo, e probabilmente molto meglio di quanto meritassi. Nel mondo della pubblicità postale diretta, il 3%-5% di risposte positive è considerato "buono". Io avevo avuto una risposta positiva dal 28% dei miei lettori. Questo può sembrare fenomenale, ma come mi ha fatto notare uno dei destinatari, i miei lettori cercano di incoraggiare, non di scoraggiare. Inoltre, non avevo chiesto denaro.

Penso di avere mostrato adeguatamente come una campagna postale diretta possa essere seriamente considerata in un programma di crescita di una missione, anche se non ho alcuna informazione su una missione che ne abbia provata una.

Quando hai esaurito gli amici a cui rivolgerti, puoi provare a raggiungere i vicini scrivendo loro una lettera. Ecco alcuni pensieri generali:

- Fa' in modo che chi scrive si rivolga alle persone della propria strada o del proprio quartiere. Ricevere una lettera da un vicino farà certamente aprire la lettera e leggere il primo paragrafo.

- Determina con esattezza e in anticipo quale tipo di persona desideri raggiungere - e lo scopo che intendi ottenere - con quella lettera. Scrivere a "chiunque" non influenzerà nessuno.

Quando parli ai tuoi amici, hai il vantaggio di lasciar loro sapere quali sono i tuoi interessi religiosi, e puoi dirigere di conseguenza la conversazione. Con una lettera, devi "selezionare" un interesse religioso e scrivere la lettera per fare appello a quel particolare interesse. Quindi spedisci la lettera agli abitanti dei dintorni, sperando che alcuni dei destinatari abbiano tale interesse. 

Ovviamente, la maggior parte dei vostri vicini non avrà il tuo interesse religioso. Il trucco è di scrivere la lettera in tal modo che non sia offensiva per quanti non sono interessati. 

Quando pensi a questi problemi, comprendi che queste lettere devono essere preparate con gran cura e rivedute in modo critico prima di essere spedite. 

Un pensiero sugli "inserti": Resisti alla tentazione di includere un volantino, opuscolo o biglietto con la lettera. Perché? Perché il destinatario guarderà l'inserto - e giudicherà di cosa parla la lettera - decidendo cosa fare di essa - ancor prima di leggere il primo paragrafo della lettera. 

Non cercare di risparmiare qualche soldo usando i privilegi postali della missione. Il problema dell'uso degli abbonamenti postali è che le lettere devono avere l'indirizzo della missione come mittente. Non sarà una lettera del tipo che si riceve da un amico o da un vicino. Questo fatto - e l'uso della classe postale degli abbonamenti - la etichetta come "posta-spazzatura". E la tratteranno di conseguenza. 

Seminare in biblioteca

È stato detto che l'Ortodossia è il segreto meglio custodito in America. Sono d'accordo. E in larga parte, è colpa della stessa comunità ortodossa. Una delle prime domande che faccio a un nuovo venuto nell'Ortodossia è "Come hai saputo dell'Ortodossia per la prima volta?" Molte delle storie sono ai limiti dell'incredibile. Due che ricordo vivamente sono: 

"Ero al volante una Domenica mattina, quando ho visto questa chiesa con una strana croce in cima. Qualcosa mi ha detto di fermarmi nel parcheggio..." 

"Studiavo russo al college e ho chiesto dove avrei potuto trovare qualcuno che parla russo..." 

Ebbene, dov'è che un non ortodosso POTREBBE imparare qualcosa sull'Ortodossia (se non per un matrimonio)? A scuola? E in quale corso? Religioni comparate? Che cosa si insegna in questi corsi sull'Ortodossia? Scommetto che non lo sai - e scommetto che si insegnano dati davvero ingarbugliati. Chiedi a uno dei volontari di interessarsene. 

Dove altro un non ortodosso POTREBBE imparare qualcosa sull'Ortodossia? Che dire di un libro? Hai dato un'occhiata a ciò che è in offera nelle librerie? Io sì. Ho controllato due delle più grandi. Nulla. (Ma avevano due scaffali di testi che parlavano di angeli.) Un altro aveva il testo di Timothy Ware [The Orthodox Church, una delle migliori introduzioni in inglese all'Ortodossia]. Nient'altro. 

Ma finora parlavo di librerie di interesse generale. Che dire delle librerie cristiane? Ne ho controllate cinque - nulla. Non soltanto nulla, ma due di loro non potevano nemmeno ordinare il testo di Timothy Ware.

Ebbene, resta sempre la biblioteca - e io vivo a una distanza ragionevole da quattro ampie biblioteche regionali, con molte succursali. Il numero di catalogazione della religione ortodossa è 281.9. Lì ho trovato qualcosa - ma non Ware, né alcun altro testo che raccomanderei a un non ortodosso interessato (tranne Meyendorff, The Orthodox Church, 1973, e Schmemann, The Historical Road of Eastern Orthodoxy, 1962). La maggior parte di quei testi, non li raccomanderei neppure all'ortodosso medio. Non mi aspetto che la tua biblioteca locale sia molto diversa.

Volevo vedere se potevo migliorare la situazione, così ho dato alla biblioteca regionale di Garden Grove quattro libri da mettere sui loro scaffali: The Orthodox Church, di Timothy Ware; These Truths We Hold, di un monaco del Monastero di San Tikhon; Becoming Orthodox, di Peter Gillquist; e Dancing Alone, di Frank Schaeffer. 

(Di recente ho cercato di vedere cosa sia accaduto a questi libri. Tutti e quattro sono ora in una delle biblioteche succursali. Sembra che sia ora di donare un'altra serie.) 

A pesca con la Rete

Congratulazioni! Ora hai un sito web! Ma ti sei mai chiesto chi verrà a visitarlo - e perché? O hai piuttosto fatto un sogno del genere "Se costruisci, la gente verrà."? 

Chi può essere interessato al tuo sito web? Dagli una buona occhiata a mente fredda. Che cosa contiene? Chi è interessato a QUEL tipo di informazione? E perché? Se vuoi che i non ortodossi visitino la tua chiesa, il tuo sito web deve dirlo - enfaticamente. Devi avere qualcosa in vista e in fronte che dice "Benvenuti!" a quei non ortodossi. 

E ti sei mai chiesto come qualcuno possa trovare il tuo sito web? Hai bisogno di sviluppare un programma per indurre i non ortodossi a visitare il tuo sito web. Ci sono molti siti che hanno "informazioni" sull'Ortodossia, e alcuni dicono "Benvenuti!" - ma non ho trovato una singola Chiesa o Missione che abbia fatto uno sforzo per invitare i non ortodossi a visitare il proprio sito web. 

Ho letteralmente guardato ogni sito web con un link funzionante all'elenco delle parrocchie dell'Arcidiocesi Antiochena, della Chiesa Ortodossa in America, dell'Arcidiocesi Greca, e della Chiesa Ortodossa Russa all'Estero. Molti collegamenti erano non operativi. Per la maggior parte, i siti web si preoccupavano di apparire "carini", e davano poca importanza al proprio significato. Un sacco di icone che richiedono molto tempo per il download. Foto di congregazioni sorridenti. Musica. Orari delle funzioni. Liste di organizzazioni. Mappe delle località e indicazioni stradali. E oscuri collegamenti ad "altre informazioni ortodosse". Ma solo in pochi hanno preso in considerazione che forse avranno visitatori non ortodossi. Alcuni siti avevano un piccolo link a lato verso qualcosa chiamato "a proposito dell'Ortodossia" o equivalente.

 

Ho trovato alcuni siti web che DAVVERO, a mio parere, "parlano" ai non ortodossi. Ti raccomando di visitarli per vedere ciò che mi ha fatto una buona impressione. (Qui sono elencati in ordine alfabetico.)

http://www.forministry.com/Church/Home.asp?SiteId=29405SJAOC

http://www.holy-trin.org/

http://www.saintandrew.net/

http://www.st-justin-martyr.org/

http://www.stxenia.org/

http://www.westernorthodox.com/index.htm

Il metodo porta a porta

Il metodo porta a porta non sembra dare risultati. Sì, lo so che ho detto che l'approccio personale non solo funziona, ma che è praticamente la SOLA cosa che funziona! Gli studi in materia mostrano con regolarità che tra il 66% e il 75% delle persone che entrano a far parte di una nuova chiesa lo fanno perché sono stati invitati da parenti o amici.

Allora, perché il metodo porta a porta non dà risultati? La differenza sembra consistere nel fatto che la persona riceva qualcuno che conosce oppure uno straniero (che cerca di vendere qualcosa).

La Divina Liturgia: troppo, e troppo presto?

Alcuni non raccomandano di invitare gli amici non ortodossi alla Divina Liturgia come loro prima esposizione all'Ortodossia. È troppo sconvolgente per le loro abitudini. Prima studi biblici, poi seminari, classi di catechismo, quindi Vespri. I gruppi di studio biblico sono popolari tra i non ortodossi. Perché non tenere questi studi a modo loro - ma alla tua missione?

Seminari e conferenze

Quando scrivevo lettere sulla crescita delle missioni, ho udito spesso di chiese con eccellenti storie di crescita. Una chiesa greca era cresciuta da 57 famiglie nel 1977 a 1200 parrocchiani nel 1996. Il 45% della parrocchia non era ortodosso "dalla culla". Mi sono chiesto come hanno fatto questi "convertiti" a sapere dell'Ortodossia per la prima volta. E quanti altri ortodossi potenziale sono "là fuori" e passano tutta la vita senza un indizio che l'Ortodossia possa soddisfare le loro necessità spirituali, semplicemente perché non sanno nulla dell'Ortodossia? E, cosa più importante, come entrare in contatto con queste persone che "sono ortodosse, ma non sanno ancora di esserlo"? 

Finché non ho visto questo volantino, non avevo saputo di alcuna singola chiesa o missione ortodossa che avesse mai avuto un programma formale o semi-formale che mirasse a dare ai non ortodossi nella comunità il messaggio dell'Ortodossia. Così, quando ho visto questo volantino, sapevo che avrei dovuto interessarmi di quel seminario! 

Dovrei dirti qualcosa di questa chiesa al momento in cui ha sponsorizzato il seminario. Il volantino dice "Chiesa", ma a quel tempo St. Andrew non era altro che una missione con sede in un negozio (letteralmente!). Di fatto, era iniziata come una missione in "un" negozio, ma al momento del seminario ne occupava tre. Si trattava dei tipici locali che si vedono nella maggior parte di file di negozi - non molto larghi, ma piuttosto lunghi. Un'area di negozio era occupata dalla chiesa, l'area accanto era attrezzata come centro di riunioni sociali, e una terza (neppure adiacente alle altre due) era usata come scuola domenicale e area per i bambini. 

Riverside non è nell'hinterland urbano. È a più di 130 chilometri dal centro di Los Angeles, con la cattedrale greco-ortodossa di Santa Sofia, la cattedrale antiochena di San Nicola, la cattedrale serbo-ortodossa di Santo Stefano, quella della Diocesi dell'Ovest della Chiesa Ortdossa in America, etc. Eppure questa piccola missione ha sponsorizzato il seminario, e non le chiese più grandi. Mi sono davvero chiesto come siano riusciti a farcela. 

Ciò che soprattutto mi preoccupava era che St. Andrew riuscisse a far passare il proprio messaggio al pubblico previsto per Frank Schaeffer. Sapevo che il Sig. Schaeffer avrebbe parlato direttamente ai protestanti e ai cattolici nel pubblico. (Leggi il suo libro Dancing Alone.) QUELLA gente non avrebbe raccolto un volantino nel nartece della PROPRIA chiesa. 

A prescindere dal numero di partecipanti, se il 95% del pubblico fosse stato composto di ortodossi giunti per dare il proprio "sostegno morale", il seminario sarebbe stato un fallimento totale.
La Missione di St. Andrew era organizzata e preparata per questo evento nel miglior modo possibile. Avevano programmi, cartoncini da compilare ("Come avete saputo di questo seminario", etc.), 2 videocamere, posti a sedere fino alla massima capacità in una sala con un ampio schermo TV, un'area per i bambini, spuntini di digiuno per le pause tra le sessioni, etc.

Alle 9:30 del mattino la chiesa era piena e c'erano persone in soprannumero. Dopo la preghiera introduttiva, il Sig. Schaeffer iniziò la sua conferenza chiedendo per alzata di mano chi era ortodosso e chi no. La stima era che il pubblico era diviso più o meno a metà. Così St. Andrew è riuscita a passare il proprio messaggio al pubblico a cui mira Frank Schaeffer! E per quanto riguarda il Sig. Schaeffer, il suo discorso era diretto solo a quella metà del pubblico.

Di fatto, il seminario con Frank Schaeffer è stato organizzato e gestito da persone che erano diventate ortodosse per scelta - incluso il prete. Costoro conoscevano l'importanza di entrare in contatto con i cristiani non ortodossi per dare loro informazioni sull'Ortodossia, dato che essi stessi sapevno che di informazioni del genere non ce ne sono molte in giro. Questi seminari erano chiaramente un mezzo efficace per raggiungere i non ortodossi, dato che molti dei parrocchiani erano stati introdotti all'Ortodossia per mezzo dei seminari precedenti.

La chiesa di St. Andrew ama usare i seminar come una strategia di crescita di missione ortodossa. Mi hanno detto che i seminari da loro tenuti sono probabilmente uno dei modi migliori - e in un certo modo, dei meno minacciosi - per introdurre la gente all'Ortodossia.

Là sanno che ci sono in giro molti cristiani che frquentano le proprie chiese ma che interiormente non si sentono in pace. C'è qualcosa che si agita nel loro cuore, ma onestamente non riescono a capire di cosa si tratta. Ma c'è qualcosa. E finché la Missione di St. Andrew - o qualsiasi altra missione o chiesa ortodossa - non inizia a fare qualcosa per raggiungere queste persone, non avrà termine questo scontento.

Lo scopo principale dei seminari a St. Andrew è di trovare queste persone per dire loro che l'Ortodossia è quel fondamento di fede che probabilmente stanno cercando. Non cercano di portarli al cuore della Liturgia dando loro tutto e subito. Un seminario è un modo per iniziare a condividere informazioni con queste persone, in modo che non sollevino obiezioni del tipo 'No, è troppo formale' o 'No, è troppo cattolico, non è quello che vogliamo'. Si tratta di un modo meno minaccioso di esporli all'Ortodossia.

Ma non sottovalutare lo sforzo e il talento richiesti per tenere un seminario di successo. I progetti per il seminario con Frank Schaeffer sono iniziati decidendo quali gruppi di persone avrebbero potuto essere rintracciati, e per quale scopo avrebbero dovuto rintracciarli. Hanno dovuto decidere che cosa far fare a Frank Schaeffer una volta arrivato lì, come sarebbe apparso il programma del seminario, e qual'era il modo più efficace per passare parola ai non ortodossi, così come agli ortodossi che avevano bisogno di ascoltare quello che Frank Schaeffer aveva da dire.

A quel tempo il rettore a St. Andrew era Padre Paul Finley - che era molto entusiasmato dal tema della crescita ed era in grado di trasmettere entusiasmo alla gente che lavorava con lui. 

Padre Paul aveva avuto l'idea originale per questo seminario, dato che Frank Schaeffer è un indivisuo ben noto nei circoli Ortodossi a causa dei suoi libri, e anche in altre denominazioni e gruppi cristiani indipendenti a causa dei suoi genitori.

Quindi hanno iniziato a cercare il momento giusto per la visita di Frank. I gruppi locali di Aiuto alla Vita stavano programmando la loro annuale Marcia per la Vita, e avevano pensato di lasciar parlare per qualche minuto Frank Schaeffer prima della Marcia. Così, quello sembrava un momento strategico per farlo arrivare a tenere la conferenza alla chiesa, e fargli fare la mossa iniziale della Marcia per la Vita. In cambio, questo ha dato a St. Andrew un altro gruppo di persone con cui entrare in contatto a livello locale, partecipando alla Marcia. 

Padre Paul era la persona di collegamento tra St. Andrew e i gruppi di Aiuto alla Vita per coordinare le attività di Frank in quel fine settimana. Di fatto, una delle sessioni del seminario era specificamente dedicata al movimento per la vita e all'aborto - uno dei temi principali di cui Frank si occupa. E quella sera non ha neppure menzionato l'Ortodossia. Questo è stato fatto deliberatamente. Non si voleva che le persone dei gruppi di Aiuto alla Vita pensassero che si facesse loro propaganda dell'Ortodossia. Se non per il fatto che quella sessione del seminario si teneva in chiesa, di fronte all'iconostasi. 

Il seminario era mirato in modo specifico alle persone non ortodosse provenienti dall'abiente di chiese indipendenti. Si è discusso ciò che è importante per queste persone: che cosa stanno cercando, e che cosa non stanno cercando? Il tema del seminario rifletteva queste decisioni. 

La missione di St. Andrew sentiva di aver bisogno di percorrere tutte le strade possibili per raggiungere il loro pubblico mirato. Hanno pagato annunci pubblicitari, prodotto volantini da distribuire a mano, e poster da mettere in diversi luoghi commerciali dell'area. Si sono fatti pubblicità in periodici letti dalle persone che non vanno in chiesa, così come nei periodici letti dai frequentatori di chiese. 

Di fatto, St. Andrew ha usato "molte" strade per passare parola. Il cartoncino di risposta che ai partecipanti è stato richiesto di compilare chiedeva "Come avete saputo di questa conferenza?". Le risposte includevano periodici quali il "Christian Times", "The Sun", "The Marketplace", e "The Press Enterprise", così come i più scontati "volantino", "bollettino parrocchiale", "poster", e "invito personale". 

Era la prima volta che la missione di St. Andrew aveva fatto uno sforzo pubblicitario tanto ampio. Si è progettato di valutare i risultati dei cartoncini di risposta prima di programmare il prossimo seminario, per decidere cosa ha funzionato bene e cosa non ha funzionato bene, e perché.
89 dei partecipanti hanno compilato un cartoncino di risposta. Tutti i cartoncini di risposta sono stati analizzati e vagliati. È significativo che 24 delle 89 risposte indicavano "invito personale". Solo le voci "bollettino parrocchiale" e "volantino" avevano più risposte - rispettivamente 32 e 31. 
C'erano 14 cartoncini di risposta che chiedevano informazioni su classi di catechismo, studi biblici, o altri temi. La missione se ne è bene presto occupata. Se c'era un numero di telefono, Padre Paul li ha chiamati di persona. Da questi contatti, sono venuti nuovi partecipanti alle lezioni informative. 

Non illuderti, organizzare un seminario non solo richiede molto talento, progettazione e sforzo, ma richiede anche un sostanzioso impegno di fondi. Il bilancio a St. Andrew era molto aggressivo - circa 120 dollari di contributo annuale per ogni membro che firmava un impegno. 

Ma come si sono resi conto Padre Paul e quasi tutti i membri del consiglio della chiesa, era il primo seminario mai lanciato da loro con qualcuno del calibro di Frank Schaeffer. Perciò hanno pensato che sarebbe stata una perdita se non avessero investito una somma ragionevole per diffondere la notizia. 

Sorprendentemente, non ci sono state forti obiezioni nell'impegnare così pochge persone a spendere così tanto denaro. Il comitato per il seminario aveva farro un progetto preliminare per diversi mesi prima di sottoporre il bilancio al consiglio. Nel frattempo, il comitato si era concentrato a identificare le persone che si intendeva raggiungere, le strade per raggiungerle, perché le si voleva raggiungere, quale messaggio trasmettere a queste persone in ogni segmento del seminario, e perché questi messaggi erano importanti per la crescita della missione. 

Quando è giunto il tempo che il comitato per il seminario presentasse il progetto e il bilancio al consiglio (con molta preghiera), il consiglio si è reso conto di ciò che il seminario poteva fare - non solo per il breve termine di quel singolo seminario, ma per la crescita futura della missione. Hanno compreso che il futuro di St. Andrew era la crescita, e hanno approvato il bilancio.

Come curiosa appendice, ti dirò che ho chiesto dei futuri seminari a St. Andrew. Mi hanno detto che stavano cercando ogni altra opportunità di tenere seminari come questo. Non sanno se riusciranno ad avere ancora Frank, o se cercheranno qualcun altro. Ma chiunque sia, dovrà essere un convertito. I convertiti hanno certi processi di pensiero che fanno risuonare un accordo nel cuore di chi è in ricerca.

Mirare ai pastori protestanti

Metti i pastori protestanti locali nel tuo indirizzario per ogni evento che organizzi alla tua missione. Il risultato può essere sensazionale. 

Il Dipartimento per le Missioni e l'Evangelizzazione (DME) dell'Arcidiocesi Antiochena, sotto la guida del Rev.mo Peter Gillquist, risponde alle richieste di informazioni sull'Ortodossia da parte di pastori protestanti insoddisfatti e delle loro congregazioni. Tra il 1988 e il 1999, il DME ha aiutato a fondare 62 nuove missioni. Dai dati del Novembre 1999, 32 di queste missioni sono divenute parrocchie a pieno titolo. E c'erano altre 12 missioni potenziali in vari stadi di cammino verso l'Ortodossia. 

È significativo che quasi tutte queste nuove missioni siano guidate da ex pastori protestanti che hanno scelto di lasciare le loro precedenti affiliazioni e di entrare nell'Arcidiocesi Antiochena. Alcuni hanno compiuto il viaggio da soli, e altri hanno portato con loro la propria congregazione [o parte di essa].

Fare questo passo è costato ovviamente a queste persone - e alle loro famiglie - una grande difficoltà e una vera e propria agonia. Alcune delle storie di questi viaggi sono narrate nel libro Coming Home - Why Protestant Clergy are Becoming Orthodox

Ci possono essere uno o più pastori protestanti nella tua area, che stanno considerando l'alternativa ortodossa. Fai sapere loro che sono i benvenuti.

Un pastore protestante aveva portato un certo numero dei suoi fedeli a sentire il seminario con Frank Schaeffer, di cui ho parlato al paragrafo precedente. Erano in quel processo di agonia in cui tentavano di determinare se lo Spirito Santo li stava guidando verso l'Ortodossia - o no. Ho parlato con una di questi fedeli, che mi ha parlato del suo lavoro come missionaria in Estremo Oriente, della sua visita al centro fondato da Francis ed Edith Schaeffer in Europa, dei suoi quattro figli che si alzavano alle 4 del mattino per un'ora di studio biblico prima di andare in chiesa alla funzione delle 6, e come la loro congregazione avesse ascoltato un nastro della Liturgia ortodossa, implorando la guida dello Spirito Santo.

Dopo il seminario con Frank Schaeffer il pastore protestante e la sua congregazione di 80 anime troncò i propri legami con le altre chiese del movimento Four Square Gospel, e fece il cammino per diventare una parrocchia ortodossa.

Questew cose hanno condotto i miei pensieri in un'altra direzione nel tema della crescita delle chiese ortodosse. Che cosa succederebbe se ci mettessimo deliberatamente a presentare il messaggio ortodosso ai pastori protestanti scontenti anziché al laico individuale? Se solo l'1% dei pastori protestanti da noi avvicinati venisse all'Ortodossia, ma portando le loro congregazioni con loro, il "tasso di successo" di un simile programma missionario darebbe fenomenale. Così ho chiesto a St. Andrew se ci fosse stato un particolare sforzo di entrare in contatto con i capi spirituali protestanti dell'area. 

Mi è stato detto che Padre Paul aveva inviato una lettera e un volantino ai pastori delle chiese non ortodosse nell'area. A St. Andrew si sapeva che nella maggior parte dei casi i pastori non avrebbero passato tale informazione alle loro congregazioni. Ma era una cosa che poteva suscitare il loro interesse e fare in modo che questi pastori sapessero dove si trova St. Andrew. 

A St. Andrew di fatto si è seriamente considerato di far tenere a Frank Schaeffer un discorso a un "pranzo dei pastori" il sabato mattino. Ma alla fine si è deciso di non farlo per due ragioni: non sembrava adattarsi al programma generale, e non si poteva vedere come misurare il "successo" di una simile riunione. Ma il concetto è ancora ben vivo, e potranno realizzarlo in futuro.

Personalmente, penso che l'idea di tenere un seminario per pastori protestanti vale davvero la pena essere realizzata. Ma mi sembra una cosa che andrebbe sponsorizzata a livello diocesano o di cattedrale. La sola ragione per cui la includo in questa guida è che non voglio che si perda la brillante idea della missione di St. Andrew. 

Non ti ho visto in TV?

Una chiesa e una missione mi hanno riferito che usano la televisione come strumento di crescita.

La Chiesa ortodossa di San Luca a Palos Hills, in Illinois, ha un programma aggressivo di Crescita ed Evangelizzazione, ed è cresciuta a un tasso di oltre il 10% all'anno. Nel Febbraio del 1999, avevano oltre 100 adulti nella congregazione. 

Nel Dicembre 1996, hanno prodotto uno spot video di 30 secondi del tutto originale, mirato a promuovere la Chiesa di San Luca. Il Sig. Lee Kopulos, presidente del Gruppo di Crescita ed Evangelizzazione, è stato tanto gentile da inviarmene una copia. È fatto in modo molto professionale. 

Il video si apre con la posa di un'icona di Cristo e la domanda "Vi siete mai chiesti che cosa sia accaduto alla Chiesa del Nuovo Testamento?". Mentre una voce di narratore racconta la tradizione ininterrotta della Chiesa Ortodossa, il video fornisce pose di altre icone sull'iconostasi, il tavolo della preparazione delle offerte, una vista dell'edificio della Chiesa di San Luca, e termina con una posa di Padre Andrew Harrison che dice "Venite, e vedrete". Tutto in 30 secondi. 

Il Sig. Kopulos scrive: "La parte più dura è stata far stare tutto in 30 secondi. La voce del narratore è di un professionista non ortodosso che ha donato i suoi servizi. Ie riprese hanno richiesto un giorno intero, incluse sei prove per Padre Andrew. I responsabili della TV via cavo hanno risposto alle nostre ferme richieste di qualità professionale, dato che rappresentiamo TUTTE le chiese ortodosse locali. Abbiamo messo in onda lo spot di 30 secondi circa 6 volte al giorno per 13 settimane, al costo di circa 1300 dollari (più 600 dollari per la produzione - che non è caro). Abbiamo avuto 30 risposte, inclusa una richiesta di un battesimo, dopo il primo giorno di proiezione! Ritengo personalmente che sia stato un mezzo molto potente, e la cosa giusta da fare se hai i fondi. Il costo è davvero contenuto, a circa 3 dollari per ogni spot andato in onda.

6. Valutazione e feedback

Misurare i risultati

"E come avete saputo della nostra chiesa?" Tieni il conto dei numeri!

Donald McGavran, fondatore del Movimento della Crescita delle Chiese, ha detto "Sviluppiamo metodi e prassi missionarie alla luce di ciò che of Dio ha benedetto - e di ciò che Egli ovviamente non ha benedetto." 

Molti metodi in uso corrente, fa notare, dovrebbero portare persone a Cristo, ma non lo fanno. Dovrebbero moltiplicare le chiese, ma non lo fanno. Dovrebbero migliorare la società, ma non lo fanno. "Se non funziona per la gloria di Dio e l'estensione della Chiesa di Cristo, allora buttalo via e trova qualcosa che funzioni." 

Solo perché stai sperimentando una buona crescita, non presumere che tutti i tuoi programmi di crescita siano egualmente efficaci. La tua pubblicità di base incorrerà molto presto nel problema della diminuzione dei rientri. Raggiungerai presto la maggior parte dei cristiani ortodossi locali con le tue strategie pubblicitarie di base. Mantieni traccia dei numeri nel corso del tempo e abbandona allorché non forniscono decenti ritorni ai tuoi investimenti. 

In modo simile, hai bisogno di fare valutazioni spietate di ogni altra strategia di crescita che metti in pratica. Alcune possono essere molto efficaci, mentre altre possono essere assolutamente inefficaci. Il tuo programma di "persone di accoglienza" è efficace? Come fai a saperlo? O piuttosto, che cosa ci vorrebbe per convincerti che non lo è? La gente sviluppa un attaccamento emotivo alle proprie pratiche abituali, ed è estremamente riluttante ad ammettere di essere inefficace al momento presente. Ciò è vero soprattutto se una pratica ha avuto un certo successo nel passato. Così molti continuano per la propria strada, consumando risorse senza fare granché di bene.

Per esempio, ho un contatore dei visitatori sulla mia pagina web, e un altro sulla pagina del sommario generale. Mi fa inorgoglire vedere quanti visitatori ho avuto da quando ho iniziato a invitare la gente a visitare la mia pagina web nel febbraio 1999. Ma questa è storia passata. Ogni settimana The.Counter.com mi manda le statistiche dei miei visitatori nella settimana passata. Quando il numero dei visitatori della settimana precedente si riduce a "pochi", allora so di avere raggiunto il punto della diminuzione dei rientri, e ho bisogno di "fare qualcosa" a proposito. 

Un altro modo di misurare "l'efficacia" del mio "ministero" è il numero di persone che mi chiedono di notificare le variazioni al sito. Fino al 3/6/99, quel numero era uno zero bello e tondo. Questo ha richiamato la mia attenzione. Dovresti avere simili accorgimenti per i tuoi programmi di crescita. 

Alcune strategie di crescita sono molto più facili da valutare di altre. Puoi fare una valutazione dei seminari per numero di partecipanti, per numero di cartoncini di risposta compilati, e di richieste di informazione raccolte durante il seminario. Ma a meno di non avere a disposizione alcune procedure di raccolta di dati, non saprai per certo se il seminario ha avuto effetto sulla tua classe di catechismo o sul numero di visitatori alla Liturgia. 

Ci sono almeno quattro punti critici nei quali fare raccolta di dati: 

1·- Il telefono: Quando un "estraneo" chiama per avere informazioni, chiunque risponde dovrebbe chiedere "Come ha saputo della nostra chiesa?" e segnare i risultati su un apposito formulario. 

2·- Classi di catechismo: Di nuovo, a ogni nuovo arrivato si dovrebbe chiedere "Come ha saputo della nostra chiesa?" Poiché ogni persona interessata può avere fatto il proprio cammino unico e personale verso l'Ortodossia, la raccolta di dati dovrebbe prendere la forma di una descrizione narrativa. 

3·- Visitatori alla Liturgia: È vitale che la persona incaricata dell'accoglienza chieda casualmente al visitatore "...e come ha saputo della nostra chiesa?" , oltre a raccogliere le informazioni per il registro dei visitatori. 

4·- Nuovi membri: Quando un nuovo membro firma la promessa di impegno, il prete dovrebbe dargli un benvenuto personale, e farsi fare una descrizione narrativa di ciò che lo ha condotto all'Ortodossia - di solito una combinazione di cause. 

Le revisioni periodiche di questi dati ti diranno quali delle tue strategie di crescita funzionano - e quali no. Potranno anche suggeriti di insistere in direzioni che non avevi considerato prima. 

Miscellanea di citazioni

- Sia i cristiani ortodossi che gli ebrei sono giunti in Europa occidentale dall'Oriente, spesso come profughi. Sono giunti in società che erano culturalmente differenti, e forse anche aliene, dalle loro. Così hanno teso a sviluppare una mentalità chiusa. Hanno dovuto lottare contro la tentazione e la pressione della perdita della propria identità e dell'assorbimento nella società e nella cultura dell'Occidente. Questa è stata la ragione principale per cui c'è stata una mancanza del senso della missione nella Chiesa Ortodossa in Occidente. Essa ha visto il proprio ruolo come conservativo piuttosto che evangelistico.

Citazione dal libro A Faith Fulfilled di Padre Michael Harper nella rivista Again, vol. 21, n.1 

"Sono stato presente a tutti gli incontri organizzativi, sono stato coinvolto in ogni attività di raccolta di fondi, e ho fatto anche da sacrestano. Ma queste cose non sono funzioni sacerdotali."

Rev.mo Padre Constantine Nasr, The Resource Book for Orthodox Evangelization. 

L'antropologo Charles H. Kraft fa notare che quando la fede cristiana si muove da una cultura a un'altra, non ci si aspetta che le chiese nella seconda cultura assomiglino esattamente alle chiese della cultura missionaria. I missionari che non capiscono questo punto e credono che il proprio modo di governo ecclesiastico, i propri requisiti per l'ordinazione, il proprio senso di puntualità, i propri gusti liturgici, i propri idiomi musicali, i propri tabù etici e quant'altro debbano essere clonati nelle chiese della nuova cultura, erigono barriere artificiali alla crescita delle chiese.

Donald A. McGavran, Understanding Church Growth

Potreste ricordare le parole attribuite a S. Ignazio di Loyola: "prega come se tutto dipendesse da Dio, ma lavora come se tutto dipendesse da te."

Gary A. Petri, The Proper Care and Feeding of Church Voluteers

I protestanti, con il poco che hanno, hanno compiuto grandi cose. Noi, con tutte le grandi cose che abbiamo, ci accontentiamo di vegetare nella mediocrità. 

P. Elchaninov

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  Alcune considerazioni sulla missione ortodossa in Occidente

I tratti distintivi di una cappellanìa e di una missione

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Siccome le presenze della Chiesa Ortodossa in Occidente sono talvolta definite genericamente "missioni", riteniamo opportuno fare alcune precisazioni a riguardo. È capitato a molti, soprattutto se si tratta di occidentali che hanno abbracciato la Fede ortodossa, di lamentarsi perché le loro missioni non sono abbastanza "missionarie". Non sarà inutile ricordare, quindi, come molte delle presenze ortodosse in paesi occidentali non siano nate con intento missionario, e come tuttora esse non si identifichino in tale modello.

Dividiamo sostanzialmente le presenze ortodosse in Occidente, per quanto riguarda la loro tipologia, in due categorie: la cappellanìa e la missione. Storicamente, quasi tutte le prime presenze ortodosse in Occidente sono nate come cappellanìe. Queste hanno portato frutti eccellenti in campo pastorale, e hanno talvolta contribuito non poco a far conoscere l'Ortodossia in Occidente, presentandola in una forma quanto più possibile "autentica", così come è sempre stata nei paesi tradizionalmente ortodossi. Le vere e proprie missioni ortodosse, anche se non si sono mai interrotte come tali in paesi ancora non cristiani, sono relativamente nuove nei paesi cristiani d'Occidente. E tuttavia la missione è, ecclesiologicamente parlando, infinitamente più giustificabile e preferibile.

Offriamo qui di seguito alcune linee di distinzione tra i due fenomeni, persuasi che ciò possa essere d'aiuto non solo a coloro che si interessano all'Ortodossia, ma anche a coloro che ortodossi lo sono già da tempo.

Genesi

C: La cappellanìa nasce da una necessità pastorale, derivata da vari fattori storici (scambi commerciali e diplomatici, movimenti migratori, costituzione di comunità di stranieri, etc.): in pratica, si manifesta il bisogno, per i fedeli stabilitisi in Occidente, di seguire la vita della loro chiesa. 

M: La missione, invece, nasce (lo dice il nome) da un'esigenza missionaria, di radicare la Fede ortodossa, e di sviluppare la Chiesa ortodossa, in paesi nei quali queste non sono mai arrivate, o sono state da tempo dimenticate (ivi inclusi i paesi dell'Europa occidentale).

Persone interessate

C: La cappellanìa si rivolge a cittadini di paesi storicamente ortodossi, emigrati o temporaneamente residenti in Occidente: tipicamente, essendo dipendente da una singola chiesa autocefala, si rivolgerà di preferenza ai membri della propria etnìa. 

M: La missione accoglie in modo generico tutte le persone interessate alla Fede e alla Chiesa ortodossa (spesso si tratta di persone o di famiglie che hanno trovato insoddisfacente la presentazione delle verità cristiane nelle loro comunità religiose di provenienza).

Conversioni

C: I convertiti creano problemi diplomatici, di convivenza ecumenica e di integrazione etnica. Anche se la possibilità di conversioni non è sempre esclusa, al convertito sarà almeno implicitamente richiesto un adeguamento linguistico e culturale agli usi del paese di origine della cappellanìa. Lo zelo del convertito (anche se apprezzato a livello dei fedeli) tenderà usualmente a essere scoraggiato. 

M: La missione vive e si giustifica attraverso le conversioni all'Ortodossia, anche se non viene fatta alcuna pressione per la conversione di singoli. Il convertito di una missione entra nella Chiesa con una maggiore parità di diritti rispetto al convertito di una cappellanìa, e il suo zelo viene solitamente incanalato verso lo sviluppo ulteriore della missione.

Ecclesiologia

C: "Cuius regio, eius religio" sembra ancora il leit-motiv di ogni cappellanìa: quale che sia la provenienza di un ortodosso "etnico", ci si aspetta che prima o poi si rivolga alla sua cappellanìa nazionale. Con questo sistema, la creazione (anticanonica) di gerarchie ortodosse parallele nello stesso territorio trova la sua logica, e necessaria, spiegazione. 

M: Il principio della Chiesa locale, nella quale si realizza misteriosamente la pienezza della Chiesa universale, è la forza propulsiva della missione. L'obiettivo ecclesiologico della creazione di una chiesa autocefala locale è chiaramente indicato fin dal principio.

Lingua

C: in modo rigoroso, maggioritario (talora perfino esclusivo) la lingua impiegata nelle funzioni, nella predicazione e nel catechismo è la lingua del paese ortodosso di origine. Si cerca di creare un ambiente di continuità etnico-culturale. Le persone di altra provenienza linguistica (ortodossi "etnici" o convertiti occidentali) devono di solito adeguarsi. 

M: Utilizza prioritariamente la lingua locale (che è il mezzo preferenziale dell'espansione del messaggio missionario), ma essendo aperta alle esigenze dei singoli membri, può adattarsi alle richieste di fedeli stranieri usando in determinate circostanze le loro lingue.

Traduzioni

C: La necessità di traduzioni si fa sentire in un secondo momento (quando i membri della comunità iniziano a perdere la loro lingua d'origine, oppure nel caso di presentazioni della propria letteratura religiosa in incontri ecumenici o accademici). Nei paesi cattolici romani, c'è spesso la tendenza ad "adagiarsi" sulle traduzioni liturgiche e scritturali fatte a uso dei cattolici di rito orientale. 

M: La necessità di traduzioni è impellente fin dai primi momenti, e quello di tradurre diventa uno degli obiettivi principali della missione. Poiché per rendere le sfumature di un linguaggio è quasi sempre preferibile un "locale" a uno "straniero", i traduttori tendono a essere persone del luogo. Le traduzioni dei cattolici orientali uniati vengono di solito criticate per il loro contenuto teologico, affine a quello dei testi cattolici "latini".

Santi

C: La venerazione dei santi del paese di origine prende il sopravvento su quella dei santi locali: spesso il luogo di culto è dedicato a santi del paese di provenienza, e comunque le feste del paese originario hanno la precedenza su quelle occidentali, anche se ortodosse (tipico il caso della Domenica dei santi locali, che sono, in modo scontato, i santi del paese di origine della cappellanìa). 

M: Lo sforzo di riscoperta delle radici ortodosse dell'Occidente porta a incoraggiare la venerazione dei santi ortodossi locali del primo millennio. Questo può talvolta portare interessanti frutti di dialogo e di fraternità ecumenica. È altresì vivo il culto di santi (come per esempio San Marco di Efeso) che hanno difeso la Fede ortodossa di fronte ai contrasti con le forme di fede del cristianesimo in Occidente.

Finanze

C: La cappellanìa può contare su numerose forme di aiuto da parte del paese di origine, non solo nella sua forma estrema (cappellanìa diplomatica), nella quale potrà contare su emolumenti provenienti dall'autorità civile, ma anche nelle forme di semplice centro per i fedeli di una certa etnìa. Saranno possibili donazioni da parte della chiesa madre, invio (e talora sostentamento) di pastori teologicamente preparati, e simili forme di aiuto. 

M: La missione ortodossa ha qui il compito più difficile, sia per ragioni storiche (difficoltà delle chiese madri, che bloccano molte ipotesi di finanziamento delle missioni estere) che psicologiche (un certo timore di venire accusati di "foraggiare centri di proselitismo"). La preparazione e il sostentamento del clero gravano quasi sempre sulla missione stessa. Una volta che una certa stabilità economica viene raggiunta, tuttavia, la missione avrà più probabilità di essere a sua volta finanziatrice di altre iniziative (è una conseguenza inevitabile dello stesso impulso missionario).

 

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  Quali sono i requisiti per diventare un prete ortodosso

Consigli di Padre John Matusiak, dal sito della Chiesa Ortodossa in America

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Tratto dalle Domande e Risposte sulla Fede Ortodossa, un servizio a cura di Padre John Matusiak, sul sito della Chiesa Ortodossa in America (www.oca.org)

Nella foto: Padre John Matusiak 

Anche se non esiste una "lista" fissa di requisiti, penso che tu dovresti considerare seriamente quanto segue.

1. Prega. Cerca di discernere se il Signore ti sta chiamando al presbiterato. L'ordinazione non è qualcosa che dovremmo cercare; piuttosto, dovrebbe essere una risposta a una chiamata del nostro Signore. Senza la preghiera e i momenti di quieta riflessione, non discerneremo mai la "voce sommessa del Signore" che ci chiama a compiere la sua volontà. Naturalmente, tutto questo lo dovresti fare nell'ambito di una regola di preghiera e di frequente partecipazione alle funzioni liturgiche e ai Sacramenti, alle feste e ai digiuni, e alla vita spirituale generale che dovresti sviluppare ed espandere giorno per giorno. Sforzati di focalizzarti su ciò che Dio vuole che tu faccia, non su ciò che tu vuoi fare.

2. "Metti alla prova" la tua chiamata. Non presumere immediatamente che questo sia ciò che desideri fare per il resto della tua vita. Cerca altre cose. Segui corsi e leggi libri di discipline completamente differenti dal sacerdozio ministeriale, e allo stesso tempo, segui corsi e leggi libri di storia, filosofia, scienze religiose, civilizzazioni, arte, comunicazione, grammatica e scrittura, e cose simili. Considera altre opzioni basate sui tuoi talenti e doni, mentre cerchi di discerne ciò a cui Dio ti chiama - o non ti chiama. Allo stesso tempo, leggi e studia le Sacre Scritture, gli scritti dei Santi Padri, le viite dei santi, la storia della Chiesa, scritti dottrinali e devozionali, e opere generali sul cristianesimo ortodosso. Discuti le tue letture con il tuo parroco/padre confessore, e non avere mai paura di fare domande. Ricorda sempre che non esiste una domanda stupida, ma la paura di fare domande può davvero essere stupida. Dai un taglio all'orgoglio personale con la disponibilità a cercare chiarificazione per quelle cose che sembrano difficili da afferrare.

3. Fatti coinvolgere nella vita della parrocchia, non solo partecipando alle funzioni - cosa che è di somma importanza - ma anche lavorando con altre persone nei ministeri laicali, offrendo il tuo tempo e i tuoi talenti a vari progetti e programmi, servendo nel consiglio parrocchiale o in altri gruppi, partecipando alla scuola della chiesa, a programmi di istruzione per adulti, alle assmblee diocesane e ad altre riunioni al di fuori della parrocchia, cantando nel coro alle funzioni, visitando i parrocchiani malati o in ospedale, e facendo attività in comune e costruendo amicizie con altri membri della comunità parrocchiale. Queste cose ti aiuteranno a discernere i tuoi punti di forza e di debolezza, i tuoi interessi, e così via. Ti aiuteranno anche a prepararti per cose che non possono sempre essere apprese in un ambiente accademico o in una classe. Dato che la gran parte dei preti passa la propria vita nelle parrocchie, una solida e positiva esperienza di vita parrocchiale come laico - anche una "esperienza positiva" del "lato negativo" della vita parrocchiale - è assolutamente essenziale prima di entrare in un seminario.

4. Costruisci una solida relazione con il tuo parroco/padre confessore. Permettigli di farti da mentore. Digli che cosa pensi del sacerdozio. Accetta le sue parole sia di incoraggiamento che di scoraggiamento. Cerca la sua guida, direzione e consiglio. Chiedigli di condividere con te le sue esperienze. Offrigli di assisterti in ogni modo che ritenga appropriato. Inoltre, è una buona idea cercare di conoscere il tuo vescovo a livello personale. Parlagli del tuo desiderio di servire la Chiesa. Chiedigli il suo consiglio e la sua guida. Permetti pure al tuo parroco/padre confessore e al tuo vescovo di scoraggiarti, perché questa è una parte importante nel mettere alla prova la tua vocazione. [Quando gli altri cercano di scoraggiarci, questo ci forza spesso a dare uno sguardo più serio a ciò che stiamo cercando o - come detto prima - a ciò a cui stiamo rispondendo. E' anche importante discutere ogni impedimento che possa divenire un ostacolo all'ordinazione.] Sii onesto e aperto con loro riguardo al tuo status coniugale, alla tua provenienza, alle tue aspettative, e a qualsiasi questione morale o etica che possa essere rilevante. Cerca il loro consiglio per superare ogni ostacolo o pericolo o dubbio che possa danneggiare la tua vita o crescita spirituale prima di procedere.

5. Prendi contatto con i seminari e i centri di studi teologici. Chiedi letteratura sui loro programmi, corsi, vita quotidiana, aspettative. Leggi queste risorse attentamente e in spirito di preghiera. Condividile con la tua famiglia, il tuo parroco/padre confessore, e altri di cui apprezzi il giudizio.

6. Programma una visita ai seminari. Passaci qualche giorno. Osserva le classi, parla con docenti e studenti, partecipa alle funzioni, e cerca in generale di percepire una "sensazione" della scuola e di tutto ciò che ha da offrire. Partecipa a programmi offerti dai seminari a individui che hanno in programma il sacerdozio. Vi sono seminari che tengono programmi di uno o due giorni per individui interessati agli studi teologici.

7. Iscriviti a un seminario. Prendi seriamente i tuoi studi, ma non prendere te stesso tanto seriamente quanto ti sentiresti tentato. Assorbi quanta più "informazione" possibile, ma non a spese della "formazione" spirituale. Evita i pettegolezzi e la politica ecclesiastica, riconoscendo che tali cose possono non solo deluderti, ma anche indurirti, non solo nei confronti del sacerdozio, ma anche della Chiesa. Focalizzati su Dio e sui modi di discernere ciò a cui Egli ti sta chiamando. Penso che sia anche importante farsi coinvolgere nell'atmosfera di compagnia che il seminario offre, costruendo amicizie che dovrebbero durare per tutta la vita. Permetti agli insegnarti di seguire i tuoi progressi, e cerca di conoscere il clero delle parrocchie vicine al seminario. Essi, come il parroco/padre confessore "a casa," sono una preziosissima risorsa, soprattutto per comprendere le cose che non si insegnano facilmente in un ambiente accademico.

8. Mentre la tua "carriera di seminario" si avvicina, considera ancora se hai una chiamata genuina al ministero ordinato. Se senti di averla, discutine con il tuo parroco/padre confessore, il clero del seminario, il tuo vescovo, e la tua famiglia. Essi ti guideranno più avanti, in modo appropriato alla tua situazione in quel punto della tua vita e dei tuoi studi. Se senti che in realtà non dovresti cercare l'ordinazione, considera i molti modi in cui puoi servire la chiesa da laico. Anche se la Chiesa ha sempre bisogno di altri preti e diaconi, ha pure bisogno di laici istruiti che servano in ministeri laicali e giovanili, come insegnanti, direttori di coro, educatori, amministratori, membri di consigli parrocchiali, e così via. Non c'è niente di sbagliato nel frequentare un seminario e quindi nel servire la Chiesa come un ministro laico di cui c'è tanto bisogno, e la Chiesa può certamente trarre beneficio da ministri e direttori laici teologicamente addestrati e spiritualmente formati. Ciò che ho scritto riflette la mia opinione personale in materia, e vi sono certamente molte altre cose che vorrebbero Aggiungere persone ben più esperte di me. Spero comunque che questo ti offra materiale di riflessione, e che cosidererai queste idee con cura, in spirito di preghiera e con serietà, e che cercherai consigli simili da altri. Le decisioni che prenderai ti coinvolgeranno letteralmente per il resto della tua vita.

Spero che questo ti sia di aiuto.

 

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  Convertire o non convertire?

Saggio di Padre Leonidas dell’Arcidiocesi Greco-Ortodossa d’Australia

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Questo saggio, apparso sul sito Internet dell’Arcidiocesi Greco-Ortodossa d’Australia, è stato scritto da uno dei preti dell’Arcidiocesi, Padre Leonidas. Questa versione in italiano è leggermente modificata, per adattarla da un contesto prettamente greco-australiano a una situazione più estesa, possibile in vari contesti culturali, e con un occhio alla situazione italiana. Tuttavia, il punto di vista dell’autore (che alcuni commentatori hanno considerato molto conservatore) non è stato alterato.

Ringraziamo il curatore del sito australiano, John Grapsas, per il cortese permesso di diffusione di questo testo.

Non vi è alcun atto sacerdotale con conseguenze di maggiore portata di una conversione all'Ortodossia. Esso determina in modo cruciale per tutto il resto della vita lo stato personale del convertito, i suoi diritti e restrizioni di coniuge, e al tempo stesso la sua appartenenza religiosa. Se una promessa di lealtà incondizionata alla Chiesa Ortodossa viene in seguito tradita, il risultato è disastroso per tutti , non meno che per il prete responsabile, qualora sia stato colpevole di errore di giudizio nell'autorizzare la conversione con prove di sincerità insufficienti. In tal caso, sarà costretto a provare un senso di responsabilità personale per ogni violazione del diritto canonico che sia commessa dal convertito. Infatti solo attraverso il suo atto di accettazione di un non ortodosso nella Chiesa Ortodossa le azioni come la mancata partecipazione ai Sacramenti o la mancata osservanza dei digiuni diventano gravi violazioni dei Canoni. C'è poco da meravigliarsi che molti preti coscienziosi, sotto il peso di questa schiacciante responsabilità, contemplino le conversioni con estrema, e talora persino eccessiva, esitazione.

Le condizioni per diventare un cristiano ortodosso sono per definizione abbastanza semplici. Un catechista opportunamente qualificato, dopo aver istruito il candidato, deve garantire che il candidato sia genuinamente desideroso e capace di accettare senza riserve la disciplina religiosa della Chiesa Ortodossa: a questo punto si può procedere con l'atto formale di conversione, sia per mezzo del Santo Battesimo laddove il candidato non è stato precedentemente battezzato nel Nome della Santissima Trinità, o per mezzo del Sacramento della Santa Cresima, e la firma di un attestato in cui il candidato da una parte rinuncia alla sua fede precedente e dall'altro confessa la sua fede ortodossa. 

La conversione a queste condizioni è aperta a ogni persona, quale che sia la sua razza, colore, o quale che sia stato il suo credo precedente. Una persona così convertita ha a questo punto tutti i diritti e gli obblighi di qualsiasi cristiano ortodosso. In senso stretto, l'effettiva conversione da una fede (o da nessuna) all'Ortodossia è naturalmente compiuta dal convertito stesso. Il desiderio di diventare un cristiano ortodosso è portato da cambiamenti radicali nel cuore di una persona, che determinano ogni sua lealtà futura, il suo pensiero, i sentimenti e le azioni, la forma della sua stessa personalità.

Una conversione è la più delicata operazione cardiaca a cui una persona possa mai sottomettersi, e al candidato spetta l'onere della prova di essere adeguatamente preparato a sottoporsi a una tale operazione. Alcuni possono completare la preparazione richiesta con uno studio intensivo e un'esperienza di ambientazione in pochi mesi; altri, che mancano di determinazione o di opportunità, possono non essere mai pronti anche dopo anni di sforzi infruttuosi.

La durata di questo processo è determinata dal candidato, non dal prete. La prova ultima non è certo l'amore di un candidato per una persona ortodossa con cui desidera sposarsi. Al contrario, tale ulteriore motivo sarà un ostacolo all'accettazione della sua domanda.

Il criterio è l'amore per l'Ortodossia, generato da tanta completa familiarità e fascino per la vita ortodossa da superare tutti i sacrifici e gli ostacoli. Solo se questo amore e questa fede nell'Ortodossia, in teoria e in pratica, trascendono ogni altro amore e lealtà, si compiono realmente le condizioni per l'ammissione. Ma perché queste condizioni sono così rigide ed esigenti?

Quasi ogni candidato (e più di un ortodosso) dubita della giustizia di un simile rigore con il seguente argomento, apparentemente plausibile: perché ci si dovrebbe aspettare da un convertito tanto di più di quello che la maggior parte degli ortodossi è pronta a fare per la propria fede? Perché i convertiti dovrebbero essere più puntigliosi nella loro osservanza religiosa di quanto lo sia la maggioranza degli ortodossi?

Per incominciare, noi non abbiamo alcun interesse speciale nel gonfiare il nostro numero attraverso conversioni. Come cristiani ortodossi abbiamo un compito e un dovere spirituale da compiere, rispetto al quale i numeri sono relativamente irrilevanti per il successo della nostra missione sulla terra. I veri convertiti sono i benvenuti, ma i convertiti di dubbia lealtà attenuano, piuttosto che consolidare, la nostra forza.

Per tutta l'era cristiana la Chiesa Ortodossa è stata esposta a costanti oppressioni e a frequenti massacri. Eppure, nessun cristiano ortodosso si è mai preoccupato della sopravvivenza della Chiesa Ortodossa. Tale sopravvivenza non dipende dai numeri, ma solo dall'intensità del nostro impegno ortodosso.

Per di più, una conversione è una naturalizzazione religiosa. Anche per una naturalizzazione civile - che ha un effetto infinitamente meno significativo sulla fede più intima, la personalità e la vita quotidiana del richiedente - sono universalmente accettati certi rigidi requisiti.

Per concedere una cittadinanza, un paese richiede di solito un periodo di almeno due anni, la conoscenza della propria lingua, e certamente una pronta sottomissione a tutte le leggi del paese. A qualsiasi straniero che dichiari la sua disponibilità a osservare tutte le leggi del paese meno una, verrebbe rifiutata la naturalizzazione, e non gli servirebbe obiettare che ci sono molti cittadini nativi che pure talvolta trasgrediscono una regola o l'altra. In tali casi è questione di tutto o nulla.

Eppure, quando agli aspiranti convertiti si dice che potrebbero volerci due o più anni per acquisire la necessaria conoscenza e ambientazione religiosa (e che anche quegli ortodossi battezzati da piccoli devono coltivare attraverso anni di educazione religiosa, vivendo fin dalla nascita in un ambiente ortodosso), che ci si aspetta da loro una certa familiarità con una lingua ortodossa storica, e che devono impegnarsi a osservare i Canoni della Chiesa Ortodossa, essi chiedono perché dovrebbero rispondere a requisiti di cui molti ortodossi mancano…

Servirebbe poco a un candidato alla cittadinanza italiana fare simili obiezioni. La risposta incontestabile sarebbe che chiunque sia nato da genitori italiani - buoni, cattivi o indifferenti, che sappiano o meno l'italiano, o che rispettino o meno la legge - è italiano. Anche la cittadinanza di un criminale non può essere rinnegata. Ma se uno straniero desidera diventare italiano, allora può e deve essere fatto ogni sforzo per assicurarsi che provi di essere un cittadino rispettoso delle leggi, e non un peso per la società.

Allo stesso modo i genitori devono accettare un figlio naturale, sano o malato, retto o delinquente. Ma nell'adottare un figlio, sono liberi di scegliere, e hanno diritto di prendere ogni ragionevole precauzione per assicurarsi che il figlio sia per loro una fonte di orgoglio e di gioia. Di sicuro ci sono altrettante ragioni per favorire una simile cautela nell'ammettere persone nella fede ortodossa e tra il popolo ortodosso.

Entro questi principi generali, c'è naturalmente molta varietà. Poiché la valutazione della sincerità di un candidato e dell'adeguatezza della sua preparazione è soggetta a una stima umana, ci sarà per forza un fattore soggettivo in ogni giudizio di questo genere. Un prete può essere troppo ingenuo, un altro troppo sospettoso nell'accettare una dichiarazione di sottomissione all'Ortodossia. Anche condizioni locali diverse possono avere un ruolo importante nella decisione di ammettere convertiti.

In Grecia, per esempio, dove tutti i convertiti vivranno certamente in un paese ortodosso, impareranno il greco, manderanno i figli in scuole con insegnamento religioso, e osserveranno il calendario ortodosso - almeno in larga misura - e dove c'è poca opportunità di integrarsi in una società non ortodossa, è ovviamente molto più facile accettare convertiti, rispetto ai paesi in cui non vi sono queste condizioni.

Naturalmente, verranno invariabilmente prese in considerazione le motivazioni per una conversione. Quanti desiderano diventare cristiani ortodossi per sposarsi, cambiando la propria religione quasi come un passaporto, troveranno molta minor solidarietà rispetto ai genitori che chiedono la conversione di un figlio adottivo non ortodosso perché non hanno trovato un figlio ortodosso da far crescere. Si mostra anche enorme compassione nei casi di figli non ortodossi di matrimoni misti. Ma queste sono chiaramente eccezioni. Come regola, si vedrà che chiunque sia facilmente predisposto a cambiare religione non ha una profonda fedeltà religiosa né prima né dopo il cambiamento. Coloro che possono essere ammessi, e vengono ammessi, nella Chiesa Ortodossa, invero finiscono per essere persone piuttosto eccezionali.

I veri convertiti hanno un modello espresso in modo molto conciso dalla più famosa tra loro, Rut la Moabita, che promise: "Dove tu andrai, andrò anch'io; e dove ti fermerai per la notte, mi fermerò anch'io" - condividendo la vita del popolo a cui si convertì; "il tuo popolo sarà il mio popolo" - entrando a far parte appieno del popolo a cui si convertì; "e il tuo Dio sarà il mio Dio" - come testimonianza di impegno religioso; "dove morirai, morirò anch'io, e là sarò sepolta" (Rut 1:16-17) - difendendo la fede e le pratiche fino alla tomba.

Chiunque sia preparato a seguire l'esempio di totale lealtà di Rut sarà accettato nella Fede ortodossa a braccia aperte. Ma in assenza di tali candidati, dovremmo occuparci della sfida di convertire all'Ortodossia gli ortodossi che dovrebbero già esserlo, piuttosto che quelli che potrebbero diventare tali.

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  L'unità intergiurisdizionale ortodossa

Alcuni spunti per superare la polverizzazione giurisdizionale delle comunità ortodosse in Occidente

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Vogliamo offrire con questo testo (ripreso da un analogo articolo in un sito ortodosso in America) alcuni spunti di riflessione e suggerimenti per superare una impasse della presenza ortodossa in Occidente: la polverizzazione delle comunità ortodosse in varie giurisdizioni. Non abbiamo in tasca alcuna soluzione "magica" per tale problema, ma intendiamo comunque dare un modesto contributo alla sua risoluzione.

La presenza di diverse giurisdizioni ortodosse nei paesi occidentali è un problema relativamente recente: di per sé, la sovrapposizione di gerarchie è contraria ai canoni della Chiesa (che indicano la presenza di un solo vescovo per ogni dato territorio), ma è realisticamente l'unica soluzione che è stato possibile trovare in paesi privi di una continuità storica di cristianesimo ortodosso, dove le comunità di immigrati non vogliono perdere i legami con le loro rispettive chiese madri.

Si tratta tuttavia (e questo tutti lo capiscono, anche se hanno magari soluzioni differenti da proporre) di una soluzione che non può durare a lungo: lo richiedono le regole della Chiesa, e anche un senso elementare di giustizia, che richiede la presenza di un vescovo in un dato territorio per testimoniare una fede ortodossa, soprattutto per le nuove generazioni di ortodossi, sempre più integrate nella vita del proprio paese adottivo (nel caso di immigrati da paesi tradizionalmente ortodossi), e in ogni caso per gli ortodossi nativi dell'Occidente (che hanno il sacrosanto diritto, concesso dalla Chiesa ortodossa in tutti i tempi, a salvaguardare anche la propria cultura).

Tutti possono contribuire a risolvere il problema: per ora, suggeriamo le seguenti iniziative: 

1. Pregare per le gerarchie esistenti. Vi sono numerose opportunità di pregare non solo per il proprio vescovo, ma per tutti i vescovi ortodossi la cui giurisdizione di estende sul nostro paese.

2. Scrivere lettere di incoraggiamento al proprio vescovo o ierarca, esprimendo sostegno a livello personale, comunitario o parrocchiale in favore dell'adozione di seri provvedimenti nel segno dell'unità tra le giurisdizioni.

3. Incoraggiare la partecipazione della propria comunità o parrocchia, insieme alle altre comunità e parrocchie ortodosse locali, alle seguenti iniziative:

(A) La festa patronale di una delle parrocchie.

(B) La Domenica del Trionfo dell'Ortodossia (prima domenica della Grande Quaresima) o altri giorni di significato speciale.

(C) Funzioni infrasettimanali (i.e. Liturgia dei Presantificati) nella Grande Quaresima (in alcune città occidentali, esiste una "rotazione" di queste funzioni tra le varie parrocchie, per garantire una presenza costante di celebrazioni, senza esaurire le risorse di ogni singola comunità in giorni lavorativi).

4. Sforzarsi di spiegare che una Chiesa locale completamente autonoma, compatta e forte, sarebbe di aiuto a tutte le Chiese ortodosse sorelle, in modo ben più significativo di quanto non lo sia la mera somma di tutte le diverse realtà giurisdizionali ora presenti.

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  A proposito della lingua delle funzioni ortodosse

Di Padre Antonio Lotti

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Con il permesso dell'arciprete Antonio Lotti, Decano del Patriarcato di Mosca per l'Italia, nonché curatore del Compendio Liturgico Ortodosso (1990) , riproduciamo questi brani di una sua lettera riguardante la lingua delle celebrazioni liturgiche

Nella foto: Padre Antonio Lotti

 

Gentile Signor S.,

Lei è perplesso per l'uso liturgico della lingua parlata, nella fattispecie italiana. Le sue argomentazioni mi ricordano quelle di Padre Nicola Madaro, mio stimato concittadino francavillese, e ora sacerdote a Venezia. Che dirle, che non abbia già detto a Padre Nicola? Pur conoscendo il greco, io non sono greco, sono italiano. Vado più d'accordo col santo vescovo Innocenzo dell'Alaska, il quale tradusse i testi liturgici e biblici nella lingua degli indiani aleutini (tutt'ora ortodossi insieme con diverse tribù del Nord America). Non vado affatto d'accordo con i vescovi germanici (eretici, tra l'altro, perché filioquisti), che perseguitarono i santi Cirillo e Metodio con l'accusa delle loro traduzioni in slavonico (i predetti, guarda caso, professavano che le sole lingue gradite a Dio in liturgia erano il latino, il greco e l'ebraico). Penso all'orrore degli ebrei di Palestina quando seppero che 70 saggi avevano tradotto la Bibbia in... greco! Questa versione è poi divenuta l'unica riconosciuta dai cristiani ortodossi, pur tradotta in centinaia di lingue "parlate", di cui solo 200 nella sfera della Chiesa russa. Penso almeno al classico siriaco (per rimanere nell'ambito liturgico ortodosso) e alle recenti traduzioni in arabo, che hanno arginato, forse da sole, (denaro e potentati mancando) il proselitismo papista e mussulmano sugli ortodossi mediorientali. Penso alla lingua inglese, che ha fatto ortodossi tanti anglosassoni (intere parrocchie e diocesi, tanto per intenderci, mentre in America le chiese dove si celebra in greco mi vengono descritte come dei club riservati su rigorosa base razziale). Concludo, per non dilungarmi con i mille esempi che ho in mente: gli Apostoli continuano oggi a parlare le lingue esattamente come il giorno della Pentecoste! Cosa le può far pensare che il parto o il medo, il fenicio o il greco della koinè siano meglio dell'italiano, dell'inglese, o dell'aleutino?

Preciso che non mi paragono certo agli Apostoli per aver tradotto qualche testo, ma affermo che questa traduzione è nell'ottica missionaria e pastorale della Chiesa, quella ortodossa nella sua plenitudine, e quella russa in particolare, cui mi onoro di appartenere in piena canonicità. Per ciò che mi riguarda, ho ricevuto la benedizione da ben due ierarchi che si sono succeduti quali miei diretti superiori, e perciò non dico e non applico idee strampalate e personali, ma compio il dovere missionario con i mezzi culturali di cui dispongo. Questo è il primo punto da chiarire.

Il secondo punto verte sulla perfetta legittimità del greco liturgico. Sono d'accordo con lei. Oltre alle sue argomentazioni, in parte psicologiche, in parte attinenti al "numen", mi permetto di aggiungerne un'altra: alla lingua "greca" della liturgia, col suo patrimonio teologico e innologico grandioso e originale, si rifà ancor oggi la Nazione dei Romani (l'erede, cioè, dell'Impero Romano legittimo, della sua cultura e della sua fede) cui noi tutti ortodossi (anche gli indiani aleutini!) apparteniamo idealmente. Non ho dunque nulla da eccepire ai suoi argomenti in favore del "greco" (forse lo si può chiamare greco-romaico), ma non mi sento di assolutizzarli al punto da disprezzare le altre lingue, che possono sempre riaccumulare il patrimonio liturgico-teologico, pur con "suoni" diversi, come è già accaduto per lo slavonico.

A questo proposito le faccio notare che lo slavonico, così come il greco liturgico, non sono lingue morte come il latino, ma una sorta di lingua "specifica", relativamente comprensibile da tutte le classi culturali di quelle aree linguistiche; il modello per le nuove lingue è proprio questo: creare una lingua aulica, letteraria, con un dizionario specifico, e di mantenerlo per le future generazioni senza riforme degne di nota, nell'ambito dell'area linguistica prefissata; per fare un esempio, una grazia divina la si può tentare di scucire o di strappare, chiedere, o, nel linguaggio liturgico, "impetrare", a seconda dei livelli culturali, e ciò senza dover parlare greco. Introduco così il terzo punto: il linguaggio liturgico ha un vocabolario particolare e un livello elevato: verosimilmente l'aleutino impiegato da Sant'Innocenzo è quello della "letteratura", e non quello di chi baratta pesce con pelli di castoro; l'italiano delle mie traduzioni, senza poetica e senza stile marcato, voleva avere gli stessi intenti. 

Quanto al libro in sé, non gli sia severo, ma lo consideri come un esperimento per conseguimenti migliori e come una guida per chi, divenuto ortodosso, non cessa di essere Italiano. Tutto il testo è già stato rivisitato, e sarò grato anche a Lei se volesse farmi giungere le sue osservazioni. A dispetto di chi usa pretesti come questi per dividere gli ortodossi italiani e poi perderli a causa di qualche patto "ecumenico", presto stamperò anche una raccolta innologica. A Lei resterà di comprendere che le certezze della Chiesa ortodossa non vanno cercate nelle espressioni linguistiche, né nei "suoni" diversi che un laringe umano può emettere per significare le stesse cose, né nella dovizie delle tradizioni locali benedette dalla Chiesa, ma nelle incrollabili verità dogmatiche della Chiesa stessa: a che cosa le servirebbe la sicurezza di una Liturgia in greco se poi qualche ortodosso campione della grecità barattasse con "chiese" eretiche e mondane le stesse verità della santa fede? Non si lasci dunque distogliere da argomenti marginali, e concentri la sua vigilanza sulla "parte migliore, che non Le sarà tolta" al momento del giudizio finale. 

La saluto, e chiedo umilmente per Lei ogni bene dall'alto, primo fra tutti il dono della Fede ortodossa, non greca, non russa, non siriaca, ma semplicemente e totalmente ortodossa.

Arciprete Antonio Lotti

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  Come diventare e rimanere un cristiano ortodosso

Conferenza di Padre Andrew Phillips (Agosto 2001)

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Conferenza di Padre Andrew Phillips al pellegrinaggio ortodosso a Felixstowe - Agosto 2001

Ringraziamo Padre Andrew, parroco della chiesa dei Santi Felix ed Edmund a Felixstowe (GB), per il cortese permesso della pubblicazione del testo, e rimandiamo al sito della parrocchia, http://orthodoxengland.org.uk/hp.php , per una miniera di informazioni sulla tradizione ortodossa nelle Isole Britanniche e in tutta l'Europa.

 

Introduzione

Talvolta sentiamo alcune persone parlare di come sono arrivate a far parte della Chiesa Ortodossa. Anche se ogni storia è interessante e può anche essere straordinaria, penso che possano essere più utili le storie di come alcuni sono riusciti a rimanere fedeli cristiani ortodossi nonostante le tentazioni. Com’è scritto nei Vangeli: 'Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime'.

Per di più, non ho chiamato questa conferenza, 'come entrare nella Chiesa ortodossa', ma, 'come diventare e rimanere un cristiano ortodosso'. Infatti entrare nella Chiesa ortodossa, o diventare un membro della Chiesa ortodossa, una cosa che ha a che fare con cambiamenti esterni, non è del tutto uguale a 'diventare un cristiano ortodosso', che invece ha a che fare con cambiamenti interni. E rimanere un cristiano ortodosso è ancor più importante, ed ecco perché vi ho dedicato tre volte tanto spazio, rispetto a come diventare un cristiano ortodosso.

Come diventare ortodosso

Conversione e integrazione

Definiamo i nostri termini parlando di un certo numero di parole che si usano in questo contesto. Prima di tutto, c’è l’inutile frase 'ortodosso dalla nascita'. Questo non esiste. Nessuno 'nasce ortodosso', tutti nasciamo pagani. Ecco perché prima esorcizziamo e poi battezziamo. Sono più accettabili i termini, 'nato in una famiglia ortodossa' e 'ortodosso dalla culla'. È interessante che la gente che usa con condiscendenza termini come 'ortodosso dalla nascita' chiama 'convertiti' i figli dei 'convertiti'. Di fatto, nel loro linguaggio scorretto, i figli dei 'convertiti' sono 'ortodossi dalla nascita'!

E poi c’è la parola 'convertito'. Quando sento qualcuno dire che è un convertito, gli chiedo subito: 'Convertito a cosa?' Al folklore greco? Al cibo russo? Al fariseismo? Alla nostalgia per l’Anglicanesimo o il Cattolicesimo vecchio stile? A una mania intellettuale di sincretismo?

Di fatto, in un certo senso tutti siamo sempre dei convertiti perché dobbiamo convertirci costantemente a Cristo. Questo è il senso del Salmo 50. Anche il Profeta Davide era un convertito, 'nato di nuovo', dopo il suo grande peccato. Sfortunatamente, il termine convertito non si usa generalmente in questo senso spirituale, ma in un senso secolare.

Spero che quando una persona si definisce un 'convertito', significa che si è convertito al cristianesimo (che è la parola corretta per Ortodossia). Spero anche che quando si definiscono 'convertiti', questo significhi che sono stati ricevuti nella Chiesa molto di recente. Tristemente, devo ammettere che non è sempre così. Nel corso degli anni ho incontrato persone che erano entrate nella Chiesa ortodossa dieci, venti, trent’anni prima, e sono ancora 'convertiti' e si fanno perfino chiamare 'convertiti'. E questo accade anche con alcuni membri del clero, prematuramente ordinati. 

Non riesco proprio a capirlo, perché significa che anche dopo anni in cui sono stati membri nominali della Chiesa Ortodossa, non sono ancora diventati cristiani ortodossi, non si sono ancora integrati nella Chiesa, non hanno ancora avuto una crescita naturale nell’Ortodossia, e non vivono ancora uno stile di vita ortodosso, né hanno acquisito quel senso istintivo dell’Ortodossia, che significa che l’Ortodossia è la loro unica casa spirituale, che è nel loro sangue e nelle loro ossa, che respirano l’Ortodossia, e che le loro anime sono ortodosse. Soffrono della malattia spirituale della 'convertite'. Sono rimasti neofiti. Hanno raggiunto solo ciò che il diavolo voleva che raggiungessero: essere incompleti. Ecco perché i russi, giocando sul senso della parola russa 'konvert', che significa una busta, dicono piuttosto a proposito di certi convertiti: 'Il problema con il 'konvert' è che spesso è vuoto, oppure quando arriva è privo di colla'.

Ci possono essere molte ragioni per questo stato di convertite. Può essere che qualcuno sia entrato nella Chiesa Ortodossa senza avere parrocchie in cui andare, almeno con funzioni in una lingua che poteva capire. Per esempio, ho incontrato persone che erano ortodosse da quarant’anni, ma non erano ancora stati a una funzione pasquale nella loro lingua! Ho pure incontrato persone ortodosse da cinque anni che non erano mai stati a una funzione pasquale, dato che la loro comunità ortodossa locale ha solo dieci liturgie all’anno il sabato mattina! Ho incontrato persone che erano ortodosse da sessant’anni che non erano mai state a un Vespro o a una Veglia! In altre parole, queste persone non hanno mai avuto un’opportunità di imparare e di integrarsi. Sfortunatamente, però, ci sono anche altre ragioni per cui la gente non si integra nella Chiesa Ortodossa.

Ragioni per la conversione

In principio, il clero dovrebbe ricevere persone nella Chiesa Ortodossa solo per ragioni positive. Il fatto è che esiste gente che vuole entrare nella Chiesa Ortodossa per ragioni negative, per esempio, per disgusto verso una denominazione o un membro del clero. Questa è psicologia, non teologia, e se è per questo, non è una psicologia molto sana, né molto cristiana. 

Ricordo che negli anni ’70 colui che ora è il Vescovo Kallistos mi raccontò che un gruppo di convertiti gli aveva chiesto di scrivere un libro di denuncia di tutte le eresie dell’anglicanesimo. Naturalmente i convertiti in questione, e di fatto erano proprio convertiti, erano tutti ex-anglicani! Non avevano compreso che la loro motivazione veniva tutta dai loro problemi psicologici personali, dalla loro reattività, che mascheravano dietro il loro zelo emotivo. Giustamente, il Vescovo Kallistos si rifiutò di scrivere qualcosa di negativo. In ogni caso, nessun ortodosso avrebbe comprato il libro perché probabilmente questo sarebbe stato interessante solo per i neofiti ex-anglicani. Fu un libro in meno da mandare al macero.

Di solito, un prete può scoprire quali sono le persone che hanno motivazioni negative per desiderare di entrare nella Chiesa Ortodossa, semplicemente aspettando di vedere se queste persone vengono in chiesa alle funzioni. Di solito queste persone super-devote che amano leggere libri o parlare della loro fede sui gruppi di conversazione in Internet o in posti simili, sono le stesse persone che poi sono assenti alle funzioni in chiesa. Il loro zelo è tutto nei loro pensieri o emozioni, non nei loro cuori e anime, e perciò non nella loro vita e pratica.

Quindi ci sono le persone che sono state attratte dall’Ortodossia per mezzo di una scoperta fatta in una vacanza. Io chiamo queste persone 'ortodossi da vacanza'. La loro attrazione spesso non è davvero per Cristo, ma per una cultura straniera ed esotica – quanto più esotica, tanto meglio. Dato che vivono vite molto prosaiche, la Chiesa Ortodossa dà loro qualcosa da poter sognare, di solito la loro prossima vacanza a Creta o dove che sia. Di nuovo un prete può facilmente capire se il loro interesse è serio vedendo se vengono alle funzioni della Chiesa. Generalmente non lo fanno, perché non sono in vacanza! Sfortunatamente, alcune di queste persone sono state ricevute nella Chiesa da preti privi di discernimento nei loro luoghi di vacanza, siano essi in Romania, in Russia, in Grecia, a Cipro, sul Monte Athos o dovunque. Senza sapere alcunché della Fede ortodossa, si presentano alla tua soglia e tu devi spiegar loro che, anche se sono membri della Chiesa Ortodossa, di fatto non sono diventati ortodossi. Spesso, comunque, queste persone ti potranno telefonare, ma senza venire davvero a una funzione in chiesa, perché abbandonano tutto prima di abituarsi a venire in chiesa.

Quindi ci sono quelli che vengono con i loro programmi personali, spesso del tipo 'so tutto io', che hanno letto ogni libro sotto il sole, ma che ancora non hanno idea della lettera A dell’ABC cristiano. E vengono con richieste che vogliono imporre! 'Sì, voglio entrare a far parte della Chiesa Ortodossa, ma solo a condizione che prima si sia 'riformata' e 'modernizzata' '! 'Sì, va bene, ma vorrei aggiungere alcuni inni occidentali prima del Canone della Liturgia'!, o 'Entrerò nella Chiesa Ortodossa solo quando farà la Pasqua nello stesso giorno in cui la fa mia zia, che è metodista'!, o 'Tutto è perfetto, eccetto il fatto che usate troppe candele. Togliete le candele e io entrerò nella Chiesa Ortodossa'. 'Sarò ortodosso solo quando avrete un’icona di San Francesco d’Assisi'! 'Entrerò nella Chiesa Ortodossa a condizione che tutti votino New Labour e vadano in vacanza in Toscana'! Questi sono forse esempi estremi, ma sono tutti esempi veri. E sono tutti esempi di mancanza di umiltà. Nessun prete dovrebbe ricevere tali persone nella Chiesa, per la semplice ragione che non amano né accettano la Chiesa e il suo Signore Cristo.

C’è un solo criterio per entrare nella Chiesa Ortodossa, ed è che siate convinti che è una questione di salvezza personale, di sopravvivenza spirituale, perché è la volontà di Dio per voi, perché sapete che questa è la vostra casa spirituale e che, costi quel che costi, non potrete mai essere nulla di altro.

Come rimanere ortodosso

Attaccamento a cose esteriori

Recentemente un prete che ha ricevuto persone nella Chiesa negli ultimi vent’anni mi ha detto che la lista delle persone che ha ricevuto e che hanno abbandonato la Chiesa è più lunga di quella di coloro che ha ricevuto e che hanno perseverato. Quel prete è relativamente cauto nel ricevere persone, ma so di due altre parrocchie in cui la lista degli abbandoni è almeno venti volte più lunga della lista di chi persevera. In questi due casi, devo ammettere che la colpa è della politica di tali parrocchie. Fatevi vedere un bel giorno e chiedete, e vi riceveranno automaticamente nella Chiesa senza istruzione nel giro di due settimane. 

Ma perché poi la gente smette di praticare la Fede alla quale ha deciso di appartenere di propria libera volontà? Se guardiamo a questo problema, forse possiamo imparare qualche lezione utile per noi stessi, e che ci può aiutare a rimanere fedeli ortodossi.

Prima di tutto, dobbiamo guardare a noi stessi. A che cosa siamo di fatto attaccati, nella Chiesa? Ci sono persone che dicono: 'Era così bello oggi in chiesa! Il canto era così meraviglioso, l’incenso aveva un profumo così buono!' Parole come queste mi fanno pensare che la persona difficilmente ritornerà. Un tale tipo di persona sembra avere una fiamma interiore che esplode in uno scoppio di entusiasmo e di eccitazione. Ma come tutti i fuochi quando esplodono, bruciano lasciando alle spalle solo ceneri fredde. Questo attaccamento a cose secondarie, esteriori ed esotiche è pericoloso, perché ci fa perdere di vista la foresta a forza di osservare i singoli alberi.

L’attaccamento alle cose esterne può estendersi all’abbigliamento, alla lingua, al cibo e al folklore. Ricordo una chiesa russa in Belgio, in cui sapevi immediatamente chi erano i convertiti; gli uomini avevano barbe da contadini del diciannovesimo secolo, e le donne portavano gonne lunghe trasandate e sembravano avere tovaglie sulla testa. Sapevi chi erano i russi, perché erano vestiti normalmente. In una chiesa greca di qui, c’erano due preti, un greco e un convertito. Sapevi immediatamente chi era il convertito, perché portava manti dalle maniche ampie, e un enorme copricapo a comignolo sulla testa. Il greco portava una semplice sottana. 

In un’altra chiesa russa i russi parlavano sempre di canti, di Natale e di Pasqua, ma i 'convertiti' (ed erano proprio tali) parlavano di 'innografia' e della 'Natività' e della 'Paskha'. Un vero russo, nato in Unione Sovietica, mi ha detto piuttosto crudelmente quanto amava il convertito nella sua parrocchia, perché 'mi fa ridere con tutto il suo folklore'. Lo zelo mal diretto è sempre ridicolo. Lo zelo deve essere incanalato in modo giusto per portare a risultati positivi.

Ho un amico greco-cipriota, nato e cresciuto a Londra, che mi ha detto che il suo cibo preferito erano le bistecche e il tortino al rognone, che erano le prime cose che mangiava a Pasqua dopo la fine del digiuno. Gli ho chiesto se aveva mai mangiato in un ristorante greco. E mi ha risposto: 'Oh no, quello è solo per gli inglesi'. Mi ha anche detto che a Londra ai matrimoni ciprioti gli invitati hanno l’abitudine di appendere banconote agli abiti della nuova coppia, come forma di regalo di matrimonio. Quando per la prima volta ha visto un matrimonio a Cipro, all’età di 25 anni, nessuno faceva così. Perché? Perché avevano smesso di farlo negli anni ‘60, ritenendolo una sorta di abitudine primitiva e paesana. In altre parole, smisero di farlo dopo che la maggior parte dei loro compaesani immigrati era andata a Londra, ma quelli di Londra avevano mantenuto la pratica degli anni ‘50. E i convertiti volevano imitare questa costumanza morta.

A proposito, ho incontrato di recente un altro 'convertito' che era appena rientrato da una vacanza in Grecia, e ne parlava con entusiasmo come una 'terra santa' con 'persone sante', perché 'gli ortodossi sono santi'. Ebbene, posso solo presumere che abbia passato tutto il tempo in eccellenti monasteri – non tutti i monasteri sono eccellenti, per inciso. Raccomanderei a queste persone di andare a visitare le prigioni greche. Sono piene di ortodossi - ladri, assassini, stupratori, sfruttatori, ricattatori ortodossi. Per ogni reato, sono tutti ortodossi! Vedete, la natura umana è la stessa in tutto il mondo.

Se ci leghiamo a cose esteriori, dovremmo prima di tutto chiederci: a quali cose esteriori? Se non usiamo il nostro discernmento, possiamo davvero sembrare molto sciocchi. Tutte le cose esteriori sono naturali solo se riflettono ciò che è dentro di noi. Se il cristianesimo ortodosso è dentro di noi, allora il nostro aspetto esteriore sarà quello di qualsiasi cristiano ortodosso. Dovremmo certamente imporci un’abitudine di visitare altre parrocchie ortodosse, paesi in cui vi sono molte chiese ortodosse, osservando e percependo la nostra via verso l’autenticità. La cosa peggiore sono piccole comunità di 'convertiti' che non vedono mai nulla di altro. Possono finire a praticare cose che non esistono in alcun altro posto della terra, e pensare tuttavia di essere 'più ortodossi' di tutti gli altri! L’umiltà, ancora una volta, è la soluzione a questa malattia, e l’umiltà inizia con il realismo, non con la fantasia. Nessuna spiritualità è mai stata costruita sulla fantasia. Senza una sobria umiltà, c’è sempre illusione, che è seguita da scoraggiamento e depressione. Questa è la legge dello spirito.

Vedere la realtà delle chiese ortodosse è un eccellente rimedio contro le malattie della fantasia. Ricordate che alcune chiese ortodosse sono chiese di Stato, e molte altre hanno una mentalità da chiesa di Stato. È un’esperienza di sobrietà incontrare un numero di diaconi, preti e vescovi che si vantano con te di “quanti soldi fanno”, che sono ‘fuori servizio’ al lunedì e al martedì, e che in quei giorni non possono fare funerali, e che far parte del clero è un lavoro molto migliore di altri, perché a scuola non erano troppo brillanti e l’alternativa era un prosaico lavoro di fabbrica. Ma è la realtà. Il contatto con questa realtà può essere di grande aiuto a mettere da parte lo zelo mal riposto, i ghetti da convertiti, e ciò che io chiamo 'effetto serra'. Ci fa tornare con i piedi per terra, e ci fa ricordare che quello è il posto dove dovrebbero stare, dato che la nostra religione è la religione dell’Incarnazione. Ciò che gli altri pensano e fanno non sono affari nostri, il nostro compito è la salvezza delle nostre anime.

Restando in tema, una delle ragioni principali per cui alcuni convertiti non smettono di essere convertiti, e in tal modo non diventano ortodossi, è perché non hanno un lavoro. Il bisogno di guadagnarsi il pane quotidiano, di stare con altre persone, è un modo eccellente per iniziare a vivere (invece che solo a pensare) la propria Fede. Così si possono evitare quelle che si chiamano tentazioni da sinistra e da destra. Le tentazioni da sinistra sono il lassismo, la debolezza, il compromesso, l’indifferenza. Le tentazioni da destra sono i giudizi da censore del prossimo, lo zelo arrogante del fariseo, che è uno 'zelo non secondo conoscenza'. Queste tentazioni sono ugualmente pericolose e ugualmente da combattere. Entrambe sprecano un enorme ammontare di tempo ed energia in aspetti collaterali, come la discussione su materie irrilevanti quali l’ecumenismo, piuttosto che nella preghiera. Essere nella società è il modo in cui possiamo iniziare a conoscere noi stessi, a vedere i nostri fallimenti e a evitare di essere sviati in questioni teoriche.  

Interesse superficiale

Alcune persone possono essere così piene di se stesse! Inizieranno a dirvi – se le lasciate fare – le storie dettagliate delle loro vite, e quindi le ultime chiacchiere sul prete X, sul vescovo Y, e quindi sulla giurisdizione Z, anche se non conoscono l’ABC della fede dei bambini. Eppure il cristianesimo, ed è di questo che ci occupiamo, non ha a che fare con alcuna di queste cose. Se non avete contatto con la realtà, allora non imparerete mai cose reali. La vita della Chiesa non è fatta di queste cose senza senso. Non c’è niente di più noioso che discutere le personalità e le attività di vari chierici e laici, eccetto naturalmente il peccato, perché il peccato è sempre noioso sempre la stessa cosa. Chiedetelo a chiunque ascolta confessioni.

La vita della Chiesa ha a che fare con queste cose: Chi preparerà il caffè? Chi laverà i piatti? Chi penserà ai fiori? Chi taglierà l’erba? Chi cucinerà le prosfore? Chi pulirà i gabinetti? San Nettario faceva quest’ultimo lavoro quando insegnava ad Atene, anche se portava il grande titolo di 'Metropolita della Pentapoli'. E perciò perché dovremmo obiettare? Dopo tutto, è una delle prime obbedienze date ai novizi nei monasteri.

Naturalmente, queste non sono le cose principali nella vita della Chiesa. Procediamo:

La vita della Chiesa ha a che fare con queste cose: Chi imparerà a cantare? Chi parteciperà a tutte le ufficiature in chiesa? Chi terrà tutti i digiuni? Chi leggerà tutti i giorni le preghiere del mattino e della sera? Chi si preparerà in modo adeguato per la confessione e la comunione? Chi leggerà quotidianamente le letture del Vangelo e dell’ Epistola del giorno?

E quindi, se volete la cruda verità, che sconvolgerà alcuni 'convertiti':

La vita della Chiesa ha anche a che fare con: Chi pagherà i conti?

Sì, la vita della Chiesa ha a che fare l’impegno, la singola cosa che manca nella nostra attuale cultura , tiepida e indifferentista. Essere un cristiano, e ve lo ricordo ancora, questo è tutto ciò che significa la parola 'ortodosso', è molto difficile. Nessuno, da Cristo in poi, ha mai detto qualcosa di diverso. Senza impegno, non rimarremo mai ortodossi. Essere un cristiano significa amare Dio e il nostro prossimo. Se non siamo preparati neppure a tentare di farlo, allora non c’è alcuno scopo. Sfortunatamente, alcune persone pensano che essere un cristiano ortodosso – e questa è una tautologia, lo so – non abbia a che fare con amare Dio e il nostro prossimo. Pensano che abbia a che fare con leggere libri, avere opinioni, condannare gli altri, mangiare cibi strani, essere intolleranti, o vestirsi in modo curioso. Il nostro Signore non ha mai detto cose simili. Ha detto: 'Ecco, vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri'.

Il fatto è che tutti i cristiani erano un tempo cristiani ortodossi, ma la maggior parte di loro non riuscì a sopportarlo e decadde. Il cristianesimo ortodosso non si riassume nell’entrare nella Chiesa ortodossa e poi dire: 'Ecco, ce l’ho fatta'. Ha a che fare con l’ingresso nell’Arena, con la salita sulla Croce. Ho sentito dire così spesso dagli anglicani: 'So che l’Ortodossia è vera, ma io non ce la farei mai'. Suppongo che questo abbia almeno il merito dell’onestà. Penso sempre alle parole di quel giusto sacerdote, Clemente d’Alessandria, nel terzo secolo: 'Se un uomo non è incoronato dal martirio, che si preoccupi di non essere lontano da coloro che lo sono'.

La soluzione è di stabilire una routine di preghiera, e si trova nel Vangelo di San Giovanni. 'Il Regno dei cieli si prende con la forza', dice il Vangelo.

Nostalgia

Si definisce nostalgia un attaccamento al passato. Non è una cosa cristiana, per quanto troviamo tutti che sia naturale e umano caderci di tanto in tanto. Il problema della nostalgia è che ci distrae dal vivere nella realtà presente, cosa che si suppone che facciamo.

Alcuni per esempio vi diranno che non possono rimanere ortodossi perché questo significa non fare più ciò a cui erano abituati – andare al pub il sabato sera, non mangiare l’arrosto di domenica nei periodi di digiuno. Altri vi diranno che trovano anti-igienico baciare icone, reliquie e mani di sacerdoti (e anche ricevere la comunione): non lo avevano mai fatto prima. Uno si chiede perché queste persone si siano date la briga di entrare nella Chiesa Ortodossa. 

Sì, capisco i problemi dei matrimoni misti, i problemi della dieta, i problemi delle visite a parenti non ortodossi, i problemi dei calendari. Prima di tutto, la Chiesa non esiste per scoraggiarci. Ma spesso la gente si scoraggia per fini personali. Se siamo in visita dai parenti in giorno di digiuno e questi ci offrono cibo che non è di digiuno, la Chiesa non ci dice di essere rigoristi e di rifiutare. Ci dice di essere umili. Alcuni dicono: 'Quello non posso mangiarlo perché sono santo'. Oh sì, abbiamo sentito cose del genere, se non a parole certo in spirito. Se lo zio di vostra moglie è gravemente malato in ospedale e disperatamente solo, e l’unica soluzione è di andarlo a visitare la domenica mattina, allora da Chiesa ci dice di andare a visitarlo. E questo è meglio che rifiutarvi di portare vostra moglie in ospedale perché avete bisogno dell’auto per andare alla 'mia chiesa', e finire per avere una lite in famiglia. Il buon senso e il discernimento sono essenziali nelle nostre scelte. 

Riguardo ai matrimoni misti, il discernimento è vitale. Ho visto 'convertiti' ortodossi assillare di continuo i loro coniugi perché diventino membri della Chiesa Ortodossa. Il risultato è sempre negativo. D’altra parte, ho visto persone aspettare pazientemente per dieci, venti, trent’anni, senza neppure menzionare la possibilità di entrare nella Chiesa Ortodossa, e quindi il coniuge chiedere spontaneamente l’ingresso. Questi sono stati convertiti dall’esempio cristiano di pazienza del loro coniuge.

Nelle piccole parrocchie inglesi della Chiesa Ortodossa sono stati risolti, almeno in parte, alcuni dei problemi di isolamento incontrati da molti che sono entrati a far parte della Chiesa Ortodossa. Se andate in quelle che chiamo 'parrocchie della Chiesa di Stato', non vedete spesso offrire un caffè o un tè, o una conversazione. Eppure, la maggior parte delle chiese inglesi hanno una sala parrocchiale. Qui dopo una Liturgia o un officio feriale, si possono incontrare gli ortodossi isolati di qualsiasi origine. Una persona arrivata qui dall’Europa dell’Est, vedendo ciò, ha detto: 'Qui è come nella Chiesa primitiva'. Naturalmente, non voleva dire che siamo 'santi' o cose del genere, ciò che intendeva è che la nostra comunità è intima, e che tutti ci conosciamo l’un l’altro.

E questo non vuol dire in alcun modo che qui è 'meglio' che nell’Europa dell’Est; semplicemente, vuol dire che dobbiamo avere una comunità, con una sala parrocchiale, offrire un rinfresco e un momento di incontro, perché altrimenti non possiamo sopravvivere come piccolo gruppo di minoranza che confessa valori spirituali nel vasto deserto spirituale della nostra nazione moderna. Questa è la nostra sopravvivenza, questo è il sostituto della nostra famiglia e comunità nella società di oggi, frammentata, individualista, consumista e priva di vita comune. Questo non è necessario in qualche parte dell’Europa dell’Est, perché là tutti sono ortodossi, e la comunità ortodossa è sempre attorno a te. Ma qui le cose sono diverse.

Confessione

Ora vorrei toccare un problema molto particolare che ha un legame speciale con l’ambiente inglese contemporaneo, soprattutto quello anglicano. La cultura protestante prevalente in Gran Bretagna, per lo meno nelle ultime sei generazioni, ha reso la gente molto chiusa e riservata, cosa che è di fatto una forma di orgoglio. La confessione, un sacramento importante nella Chiesa Ortodossa, è una cosa molto difficile da affrontare per molti inglesi. Ecco perché in culture protestanti meno formali, come negli USA, anche se la gente non va alla confessione, va dal proprio terapista. Qui possono dire di tutto e, dato che pagano, possono sentirsi dire che sono persone davvero buone. La confessione è una cosa differente. Si tratta di una questione delicata, e penso che sia bene che parliate delle vostre riserve con un prete al di fuori della confessione prima che andiate di fatto alla confessione. Imparate a conoscervi prima l’un l’altro. Qui c’è un certo numero di cose da comprendere:

Dapprima, nessuna confessione si fa a un prete. Si fa a Dio, in presenza di un prete, che dovrebbe cercare di dare qualche consiglio utile.

I preti sono tutti peccatori. Anch’essi vanno alla confessione. Se uno non lo fa, ditegli di andare! I preti non sono santi, ne so qualcosa, e se mai incontrate uno che pensa di esserlo, ditegli pure dove andare.

La maggior parte dei preti non avranno problemi se andate a confessarvi da un altro prete, al di fuori della vostra parrocchia. Alcuni saranno persino felici se fate così! Trovatevi da soli il confessore giusto. Se vive lontano, mandategli la confessione per telefono, per posta elettronica o per lettera. Quando avrete la risposta, andate a ricevere l’assoluzione dal vostro prete locale, che avrete informato di questo sistema. È una soluzione che usano le mogli e i figli dei preti. Può andare bene per voi.

Infine, come ho già detto, non c’è nulla di così noioso come il peccato. Sono sempre sorpreso quando la gente viene alla confessione e si aspetta che io ricordi la loro ultima confessione. Io dimentico sempre le cose noiose. Uno dei migliori confessori che ho mai avuto era quasi del tutto sordo. Dopo che avevo detto la mia parte, che quasi per intero non ascoltava, mi dava alcuni dei migliori consigli che ho mai ricevuto.  

Personalità

È inevitabile che non andiate sempre d’accordo con tutti nella vostra parrocchia. Ma non è una ragione per andarvene, sbattere la porta, non rimanere ortodossi. Forse passate troppo tempo in chiesa al di fuori delle funzioni? Sì, da noi si serve il caffè e il tè dopo una funzione, ma non siete obbligati a rimanere. Alcuni dei migliori ortodossi non lo fanno! Forse i vostri rapporti con gli altri parrocchiani sono troppo stretti? Sono queste le persone con cui vorreste stare in tutte le altre situazioni? Se non avete assolutamente interessi in comune, oltre che avere una fede in comune, perché passare tanto tempo con loro? Passare troppo tempo con persone con cui avete poco in comune in termini di carattere e di gusti è una ricetta per i conflitti. Dopo tutto, non vi siete sposati con loro.

E lo stesso si può dire del vostro rapporto con il prete. Potete avere qualcosa in comune nella personalità. Ma forse no. Forse lo trovate 'non abbastanza monastico' o forse 'troppo liberale', o forse soltanto noioso. Bene, andare in chiesa non ha niente a che vedere con un rapporto stretto con il prete, o con l’acquisto degli stessi cibi che mangia a colazione. Di fatto, se sapete cosa mangia a colazione, probabilmente lo conoscete troppo a fondo. 

Un’altra area di conflitti nella vita parrocchiale sono le riunioni e i consigli parrocchiali. Ebbene, nella maggior parte delle parrocchie ortodosse questi hanno luogo una volta all’anno, dopo una Liturgia domenicale, durante la Quaresima. Eppure ho sentito di certi gruppi di convertiti che si incontrano costantemente, una volta al mese o anche più, a discutere le stesse vecchie cose. Questo è qualcosa che viene dall’anglicanesimo, non dalla pratica ortodossa. Francamente, un tipo di vita simile è quasi incestuoso, troppo ravvicinato per dare pace. Le discussioni sulle minuzie non sono solo noiose, ma anche una perdita di tempo. Ancor peggio, alcuni si fanno coinvolgere appassionatamente, e restano fissati sui dettagli. Ricorderò sempre una persona, un professore universitario, a una riunione parrocchiale circa venticinque anni fa, che disse che se avessero ridipinto in blu il soffitto della chiesa, non vi avrebbe più messo piede.

Ebbene, non lo fece. Morì poco dopo.

Conclusioni

Che cosa ricorderete di questa conferenza? Spero, quanto segue.

Veniamo alla Chiesa e restiamo nella Chiesa per salvare le nostre anime, per nient’altro. La Chiesa non è un hobby, un gioco, un interesse privato, una pretesa, e neppure una comunità. È la salvezza della nostra anima. E noi la raggiungiamo dapprima aprendoci, e quindi dando il meglio di noi stessi. Se c’è qualcos’altro, è tutto secondario. Non dobbiamo mai perdere questa prospettiva. Se lo facciamo, siamo fuori rotta e diretti al di fuori della Chiesa.

Per salvare le nostre anime, dobbiamo dapprima conoscere noi stessi, cercando le nostre colpe, i nostri peccati e cadute. Quindi dobbiamo occuparci di loro e lottare, per quanto lentamente e debolmente, e iniziare ad addomesticare le nostre passioni e senza mai darci per vinti. Sapremo quando non lo stiamo facendo: è quando inizieremo a soffermarci sulle colpe degli altri.

Se il nostro orgoglio personale è ferito nel corso della nostra vita nella Chiesa, ringraziamo Dio. È lo scopo per cui siamo qui, quello di diventare umili.

Grazie per avermi ascoltato.

 

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  La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa
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Se state leggendo questo testo, è perché vi interessa la pratica del battesimo nella Chiesa Ortodossa. Forse volete far battezzare uno dei vostri figli; forse vi hanno chiesto di fare da padrini, oppure di partecipare alla celebrazione di un battesimo. Qui di seguito troverete spiegazioni sul rito del battesimo e sul suo significato.

CHE COSA SIGNIFICA “BATTESIMO”?

La parola “battesimo” deriva dal greco baptismòs, che vuol dire immersione: il segno con il quale entriamo a far parte della Chiesa di Cristo è l’immersione nell’acqua.

Il gesto dell’immersione nell’acqua non è una “invenzione” cristiana: la fede cristiana lo ha preso dalle forme di immersione (purificazioni rituali) praticate nell’antica religione ebraica, e soprattutto dal momento in cui Cristo è stato immerso da Giovanni Battista nelle acque del fiume Giordano.

Il simbolismo generale dell’immersione e dell’emersione dall’acqua è quello della morte e della risurrezione. Quando ci immergiamo nell’acqua “moriamo” alla vita della superficie (e di fatto, se restiamo immersi per lungo tempo, possiamo morire in un senso molto pratico... un segno molto tangibile di sepoltura); quando invece riemergiamo dall’acqua, questo gesto è come la rinascita a una vita nuova.

Attraverso il battesimo, i cristiani ortodossi indicano la loro partecipazione, in un modo misterioso, alla morte e alla risurrezione di Cristo, che ci donano la vita.

L’immersione nell’acqua oggi non è più praticata nella maggioranza delle chiese cristiane dell’occidente, che hanno sostituito il gesto dell’immersione con un “lavaggio” simbolico. Questo ha fatto perdere il nesso logico tra il gesto principale del battesimo e il suo significato: diventare partecipi della vita che Cristo ci dona attraverso la sua morte e risurrezione.

Certo, non sempre è possibile immergere una persona nell’acqua: nella storia della Chiesa Ortodossa, sono stati soprattutto i malati e i carcerati a essere “battezzati” versando acqua sul loro capo (talvolta – raccontano gli atti dei primi martiri cristiani – i prigionieri erano lavati con acqua sulle mani o sui piedi, che erano le uniche parti del corpo che potevano spingere fuori dalle loro celle...). Anche queste forme di “immersione senza immersione”, in situazioni di emergenza, sono accettate dalla Chiesa. Tuttavia, quando è possibile, è molto importante che il gesto che ci immette nella comunità dei cristiani sia un gesto che ci aiuta a capire la nostra partecipazione alla morte e resurrezione di Cristo.

I PADRINI

Chi porta i propri figli al battesimo sa che deve scegliere almeno una persona, un uomo (padrino) oppure una donna (madrina) come speciale testimone e garante del battesimo: le regole della Chiesa richiedono almeno un padrino oppure una madrina (di solito dello stesso sesso della persona da battezzare); oggi in molte chiese è uso avere due padrini, abitualmente un uomo e una donna.

L’istituzione dei padrini è molto antica: quando i primi cristiani erano perseguitati, era importante per un nuovo cristiano avere un garante della propria serietà, e una guida che poteva trasmettere l’esperienza della vita cristiana con il suo esempio e la sua vicinanza. Anche oggi, la Chiesa insiste sul ruolo di guida dei padrini, e chiede che un padrino o una madrina prenda la responsabilità di seguire la vita dei bambini nella Chiesa. Per questo, è necessario che i padrini siano cristiani ortodossi: non si può onestamente chiedere a una persona di seguire la vita spirituale di un altro cristiano in una Chiesa e in una fede che non è la sua!

Molti desiderano presentare come padrini più di due persone, o “compari” di battesimo: in questo caso, la Chiesa Ortodossa permette che nel numero di questi padrini “supplementari” ci siano anche dei cristiani non ortodossi, ma insiste sul fatto che i padrini “principali” (uno o due, a seconda dei casi) siano cristiani ortodossi, e si prendano la piena responsabilità del loro ruolo di guida nella fede.

Capita spesso che si chieda di considerare come padrini persone che non sono presenti al battesimo (per esempio, amici molto cari che vivono in un altro paese). Questo può essere motivato da particolari legami di famiglia o di amicizia. In tali casi, la Chiesa richiede comunque la presenza di uno o due padrini ortodossi (che si possono considerare “rappresentanti” dei padrini assenti). In ogni caso, è bene che un bambino possa contare sulla presenza dei propri padrini, oltre che sulla loro amicizia, perché non è facile seguire la vita spirituale di una persona che vive lontano.

IL BATTESIMO DEI PRIMI CRISTIANI

Nei primi secoli della Chiesa, quando la vita dei cristiani era sottoposta a difficoltà e persecuzioni, e anche in seguito, quando la maggior parte degli abitanti dell’Impero romano entrò a far parte della Chiesa, si richiedeva una lunga preparazione al battesimo.

Il tempo preferito per i battesimi, in quei secoli, era la festa della Pasqua, in cui venivano al battesimo i nuovi convertiti assieme a tutte le loro famiglie: in questa occasione, si sottolineava il legame tra il battesimo e la risurrezione del Signore. Nei quaranta giorni prima della Pasqua si facevano le preghiere che segnavano il desiderio di cambiamento di vita per i nuovi cristiani (il rifiuto del diavolo e delle sue tentazioni, l’unione con Cristo in una nuova vita). Questo periodo di quaranta giorni si è evoluto nella Grande Quaresima, in cui tutti i cristiani ortodossi si preparano, con il digiuno e con lunghe preghiere, alla Pasqua.

Oggi in molti paesi i cristiani sono la maggioranza, e non si battezza più solo nella festa della Pasqua, o in altre feste importanti dell’anno liturgico, ma in tutti i giorni: in una società già cristiana, i nuovi battezzati sono quasi sempre bambini piccoli, per i quali non è così importante aspettare una festa particolare: anzi, la Chiesa insegna che è bene portare i bambini al battesimo appena è possibile portarli fuori di casa senza rischi per la loro salute.

I riti battesimali risalgono a tempi in cui i nuovi cristiani erano in maggioranza adulti; oggi la maggior parte dei nuovi battezzati è costituita da bambini, ma in certi casi si assiste a una vera rinascita di battesimi di massa di adulti: per esempio in Russia, dopo che sono state riaperte le chiese distrutte dal regime comunista.

PERCHÉ SI BATTEZZANO I BAMBINI?

Il battesimo dei bambini è una pratica tradizionale della Chiesa Ortodossa. In occidente, molte denominazioni protestanti hanno cambiato questa pratica secolare, sostenendo che si devono battezzare persone adulte, o almeno consapevoli. Questa innovazione si basa sul fatto che nel testo della Bibbia non ci sono riferimenti diretti al battesimo di bambini piccoli: è vero, però, che il Nuovo Testamento parla dei battesimi dei primi convertiti “con tutte le loro famiglie”, dove per “famiglie” si usa la parola che indica “tutti quelli che vivono sotto lo stesso tetto”, inclusi quindi i bambini.

C’è anche un altro precedente storico: il bagno rituale di purificazione (mikvà) che dovevano fare tutti i convertiti all’ebraismo. Anche ai tempi di Gesù, tutti quelli che provenivano dal paganesimo e desideravano entrare a far parte del popolo di Israele, dovevano fare un’immersione rituale: questa si praticava per tutti i membri della famiglia, inclusi i bambini di ogni età. Dato che i primi cristiani vedevano il battesimo come l’ingresso nel nuovo Israele che è la Chiesa di Cristo, era del tutto naturale che vi entrassero assieme a tutti i membri delle loro famiglie.

Se comprendiamo il battesimo come la nostra partecipazione alla vita salvifica di Cristo che ci viene attraverso la sua morte e risurrezione, vediamo che questa partecipazione è possibile a tutti, perché Dio non ha certamente bisogno dell’invito cosciente di un adulto per donare la sua grazia.

La scelta cosciente e adulta di seguire Cristo è certamente importante, ed è per questo che i padrini devono seguire i battezzati fino all’età in cui essi stessi possono diventare membri della Chiesa consapevoli e attivi.

IL RITO DEI CATECUMENI

Vediamo dunque come si svolge un battesimo in una chiesa ortodossa di oggi. La prima parte del rito battesimale prende il nome di “rito dei catecumeni”. “Catecumeni” sono quelli che si preparano al battesimo attraverso un cammino di apprendimento, la catechesi (in greco, catechesi significa “risposta alle domande”).

Il rito dei catecumeni si svolge alle porte della chiesa: infatti, simbolicamente, il battesimo è la “porta” che ci fa entrare nella vita della Chiesa.

Le quattro preghiere che si recitano in questa prima parte del rito del battesimo sono quelle che nell’antichità si recitavano sui catecumeni in particolari momenti del loro corso di apprendimento della fede: nei primi secoli, questo cammino poteva durare molto tempo (fino a tre anni), e le preghiere si facevano a intervalli distanti tra loro. Oggi, le preghiere sono recitate una dopo l’altra in una singola occasione.

Il rito dei catecumeni ci presenta molte immagini di un cambiamento totale di vita, e comprende un certo numero di invocazioni di esorcismo. Oggi queste preghiere (soprattutto nel caso di bambini piccoli) ci possono sembrare esagerate, ma nel caso dei primi convertiti al cristianesimo da religioni pagane, il catecumenato segnava proprio il passaggio da credenze false, miste con elementi magici e demoniaci: si capisce perciò il desiderio di rompere del tutto con un passato pagano, e di incominciare una vita del tutto nuova al servizio dell’unico vero Dio.

Le preghiere di esorcismo sono accompagnate dal segno della croce e dal soffio del prete sulla fronte, la gola e il cuore del candidato: si chiede a Dio di allontanare ogni influenza del maligno dalla vita del nuovo cristiano, e di includerlo tra i membri del suo gregge spirituale, la santa Chiesa.

Alle preghiere segue una serie di domande, che ci ricordano l’esame fatto un tempo ai candidati adulti: si chiede per tre volte una rinuncia a satana e una dichiarazione di unione con Cristo. Alle richieste di rinuncia a satana, tutti si voltano verso le porte della chiesa, poste a occidente (il luogo simbolico delle tenebre, in cui muore la luce del giorno). Il gesto di rinuncia è sottolineato dalla richiesta di soffiare e sputare verso occidente. Alle richieste di unione con Cristo ci si volta verso oriente (il luogo dove nasce la luce del giorno, e dove è situato l’altare della chiesa, in onore della luce di Cristo che si leva sul mondo intero). Tutti i gesti – le rinunce, i soffi e gli sputi, le dichiarazioni di unione – si ripetono tre volte, sia per sottolineare l’importanza di un impegno di tutta la vita, sia in onore al mistero della Trinità.

IL CREDO

Il candidato – se ha l’età per poter recitare una preghiera – oppure il suo padrino o madrina, legge il Credo (tradizionalmente per tre volte, ma nella pratica odierna spesso si legge una volta sola). Questa preghiera, detta anche Simbolo della Fede, è un riassunto delle più importanti verità della fede cristiana:

Credo in un solo Dio Padre, onnipotente, creatore del cielo e della terra, e di tutte le cose visibili e invisibili. E in un solo Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, unigenito, generato dal Padre prima di tutti i secoli: luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre, per mezzo del quale tutto prese esistenza. Che per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli, e si incarnò dallo Spirito santo e da Maria Vergine, e si fece uomo. E fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, e soffrì, e fu sepolto. E risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture. E ascese ai cieli, e siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà con gloria a giudicare i vivi e i morti; il suo regno non avrà fine. E nello Spirito santo, il Signore, vivifico, che procede dal Padre, che con il Padre e il Figlio è insieme adorato e glorificato, che parlò per mezzo dei profeti. E nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo, per la remissione dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti. E la vita del secolo futuro. Amen.

Il testo del Credo è quello approvato, per tutta la Chiesa, dai due primi Concili ecumenici tenuti a Nicea e a Costantinopoli nel quarto secolo. Anche prima di quei concili, in tutto il mondo cristiano, erano in uso diverse formule di fede abbastanza simili, che riassumevano in poche frasi la fede in Dio Padre, nel Figlio e nello Spirito santo.

Per potere iniziare un percorso di vita nella Chiesa di Cristo, bisogna conoscere i fondamenti della fede. Ecco il valore di “esame” che ha il Credo: recitando il Credo, il candidato (o i suoi padrini se si tratta di un bambino) dà prova di avere imparato le verità cristiane fondamentali. La benedizione finale del prete dà allo stesso tempo il segno dell’approvazione della Chiesa a ricevere il suo nuovo membro: “benedetto Iddio, che vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità” (I Timoteo 2,4). Il cammino della vita nella Chiesa è cammino di salvezza, ma anche di conoscenza della verità.

Quando questo “esame” della dottrina cristiana è stato compiuto, si procede al luogo dove è stato preparato il fonte battesimale. Molte chiese antiche avevano accanto al loro ingresso un luogo dedicato apposta ai battesimi, con un fonte battesimale per immersione. Oggi nella maggior parte delle chiese ortodosse si usa un recipiente speciale in metallo per il battesimo dei bambini, ma in alcune si trova anche uno speciale battistero per gli adulti. La collocazione del battistero presso l’ingresso della Chiesa sottolinea il ruolo del battesimo come ingresso alla vita cristiana.

IL RITO DEL BATTESIMO

Il rito del santo Battesimo ha inizio con l’incensazione del fonte battesimale, seguita da tutte le preghiere della benedizione delle acque. Le preghiere e le formule per benedire l’acqua sono le stesse usate per fare l’acqua benedetta, ma in più vi sono preghiere per chi sta per essere battezzato. Una di queste è particolarmente interessante: “perché diventi partecipe della morte e della risurrezione di Cristo”. Questa preghiera ricorda che l’immersione e l’uscita dall’acqua – segni che rappresentano una morte e risurrezione – sono la nostra partecipazione alla morte e alla risurrezione del Signore.

Quando l’acqua è stata benedetta, il candidato al battesimo riceve una prima unzione simbolica con olio benedetto, che viene in parte versato anche nell’acqua del battesimo. Questa unzione con olio non è il sacramento della Cresima (unzione con il sacro Myron), ma è piuttosto un rito di preparazione al battesimo. La sua origine va cercata nel gesto piuttosto pratico di cospargere di olio il corpo dei candidati al battesimo, per metterli al sicuro dall’immersione in acqua fredda. Dobbiamo ricordare che il clima, soprattutto nei battesimi all’aperto, non è sempre favorevole, e l’unzione con l’olio è un’ottima protezione naturale. Alla funzione  di difesa dal freddo si è in seguito aggiunto tutto un simbolismo legato alla protezione divina (così come l’olio protegge il corpo, la grazia di Dio protegge la vita dei credenti), alla presenza di Dio nella nostra vita (così come l’olio penetra nella pelle divenendo una cosa sola con il nostro corpo, così la grazia di Dio diviene una cosa sola con la nostra vita), e alla lotta spirituale (così come gli atleti e i lottatori dell’antichità si cospargevano d’olio per scivolare alla presa degli avversari, così la grazia di Dio ci protegge dall’avversario dell’umanità).

Se un tempo si cospargeva d’olio tutto il corpo del candidato al battesimo, oggi non è più necessaria un’unzione totale, e i libri delle funzioni prevedono una semplice serie di piccoli segni di unzione, sulla fronte, sul petto e sulla schiena, sulle orecchie, sulle mani e sui piedi.

Quando il corpo del candidato è stato unto con l’olio, si procede all’immersione. Nella Chiesa Ortodossa, la formula battesimale è “Il servo di Dio … è battezzato (oppure: “La serva di Dio … è battezzata”) nel nome del Padre (prima immersione) e del Figlio (seconda immersione) e del santo Spirito (terza immersione)”. Le tre immersioni, nel nome delle persone della santa Trinità, riassumono la nostra fede in un Dio al tempo stesso trino e uno. Si noti che la formula battesimale in prima persona, “io ti battezzo...”, usata nelle chiese cattoliche e protestanti, è una variante tardo-medioevale che non è mai stata adottata dalla Chiesa ortodossa.

I nuovi battezzati, appena asciugati dall’acqua, sono rivestiti di un abito nuovo, che indica la nuova vita in Cristo che inizia da questo momento. L’abito può essere una veste rituale (in alcune chiese si preparano per questo scopo tuniche bianche su misura), oppure un semplice vestito pulito: si usa di preferenza il colore bianco, che indica anche il “rivestirsi di Cristo” di cui parla san Paolo in Galati 3,27.

I bambini piccoli, per essere mantenuti più tranquilli, possono ricevere l’abito nuovo senza essere rivestiti subito: in tal caso, mentre sono ancora avvolti in teli o asciugamani, il prete poggia sopra di loro l’abito dicendo: “Il servo di Dio ... è rivestito della tunica della giustizia e della verità, nel nome del Padre, e del Figlio, e del santo Spirito”; i bambini potranno essere rivestiti con l’abito nuovo prima di uscire dalla chiesa.

Assieme all’abito nuovo il neobattezzato riceve una croce da portare al collo, che talvolta, secondo gli usi, si benedice immergendola nella stessa acqua del battesimo.

IL RITO DELLA CRESIMA

Subito dopo il battesimo, nel corso della stessa funzione, segue il secondo mistero dell’iniziazione cristiana: la Cresima, o unzione con il santo Myron (in slavonico Miropomazanie, in romeno Mirungerea). Il Crisma o Myron è un olio piuttosto speciale, ottenuto mescolando decine di sostanze aromatiche a una base di olio d’oliva. Tradizionalmente, la preparazione e la consacrazione del Myron è riservata al patriarca, o al capo di una Chiesa ortodossa autocefala.

L’unzione con il santo Myron è il segno del dono dello Spirito santo, come si dice nelle parole che accompagnano l’unzione: “Sigillo del dono dello Spirito santo”. I punti su cui si fa l’unzione con il Myron sono gli stessi su cui si è fatta l’unzione pre-battesimale, con l’aggiunta degli occhi, le narici e le labbra, a indicare la disponibilità di tutti i nostri sensi a ricevere lo Spirito divino.

Nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli il dono dello Spirito santo è testimoniato attraverso gesti differenti: il soffio (come fa Gesù sugli apostoli in Giovanni 20, 22) e l’imposizione delle mani (come fanno gli apostoli in Atti 8, 17 e 19, 6); oggi queste modalità non sono più in uso (ma si usano talvolta in caso di persecuzioni, quando non è possibile avere accesso al santo Myron). L’uso del Myron è testimoniato nel periodo degli apostoli, e questo fa pensare a un’istruzione diretta di Gesù, verosimilmente presa dalle unzioni rituali della tradizione ebraica.

L’unzione con il santo Myron completa la grazia del battesimo, donando al nuovo cristiano un intervento diretto nella sua vita della terza persona della Santa Trinità. Noi chiamiamo la cresima – così come il battesimo – “mistero”, perché la grazia che ci è donata attraverso questi segni sfugge a ogni nostro tentativo di spiegazione, e se Gesù stesso non ha voluto lasciarne ai suoi apostoli una spiegazione completa, possiamo essere sicuri che gli effetti del battesimo e della cresima agiscono su di noi quale che sia il nostro livello di comprensione umana.

Il cristiano battezzato e cresimato è membro della Chiesa a tutti gli effetti: la “nuova nascita” alla vita della Chiesa dà immediatamente accesso alla santa Comunione, che come nutrimento spirituale può essere ricevuto anche dai bambini.

COMPLETAMENTO DEL RITO

Una volta terminate le unzioni si compie una piccola processione intorno al fonte battesimale: il prete conduce il neobattezzato e i padrini, che girano per tre volte intorno al fonte battesimale cantando la frase di San Paolo: “Quanti in Cristo siete stati battezzati, di Cristo vi siete rivestiti” (Galati 3, 27). Questa era la frase che si cantava nei primi secoli quando i neobattezzati adulti – spesso in gran numero, rivestiti della veste battesimale – entravano dopo il battesimo nella navata della chiesa a ricevere la comunione.

Si procede con le letture, dalla Lettera di San Paolo ai Romani e dal Vangelo secondo Matteo. Il brano di San Paolo (Romani 6, 3-10) sottolinea l’aspetto del battesimo come morte simbolica che ci rende partecipi della risurrezione di Cristo; il passo di Matteo (28, 16-20) ricorda la missione degli apostoli riguardo al battesimo. Vediamo di scomporre questa missione nei suoi tre elementi:

1 – ammaestrate tutte le nazioni
2 –  battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito
3 – insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato

Il punto 1 ci ricorda l’importanza della catechesi; un battesimo senza un’istruzione preliminare (come quella che cerchiamo di fare in questo testo) è un battesimo senza basi, che presto scade nella routine di un passaggio obbligatorio. Anche nel caso dei bambini, la formazione deve essere data a genitori e padrini.
Sul punto 2 non c’è molto da rimproverare alla tradizione ortodossa, che ha mantenuto il comando del Signore con molto scrupolo.
Il punto 3 ci ricorda come l’istruzione non finisca con il battesimo: anzi, da questo punto bisogna insegnare a “osservare tutto ciò che il Signore ci ha comandato”, o in altre parole, a “vivere una vita cristiana”. Il rito del battesimo ci fa membri della Chiesa, e come prima cosa dobbiamo impegnarci a frequentarla. Un nuovo battezzato che non frequenta la Chiesa è una totale assurdità, come un iscritto a una scuola che non frequenta le lezioni.

Il rito termina con due azioni simboliche, l’abluzione e la tonsura. Si ripuliscono i punti su cui è stato passato il santo Myron, come forma di rispetto per una sostanza consacrata. Anticamente era in uso che i battezzati adulti rimanessero alcuni giorni in chiesa a pregare, e in questo caso le abluzioni si facevano al momento in cui uscivano dalla chiesa (tipicamente all’ottavo giorno); anche ai bambini piccoli era applicata la stessa regola, facendoli entrare in chiesa all’ottavo giorno per le abluzioni. Oggi si considera altrettanto normale fare le abluzioni al termine del rito battesimale.

La tonsura dei capelli del battezzato è un segno simbolico di un dono di gratitudine, per sigillare l’inizio di un impegno di vita cristiana. Il dono dei capelli riassume in sé diversi valori: è economicamente irrilevante (a Dio non si può donare niente che non sia già suo), fa parte del nostro corpo (è un dono nostro, e non di altri), non è un sacrificio di sangue o doloroso (Cristo ha segnato la fine della mentalità sacrificale cruenta dell’Antico Testamento). È un buon simbolo per un dono di inizio che ci dia il senso che noi dobbiamo donare noi stessi con libertà, in un modo che non implica dolore. Con questo gesto, e la benedizione finale, si conclude il rito ortodosso del battesimo.

LA COMUNIONE

I nuovi battezzati vengono introdotti in chiesa: il prete li porta all’iconostasi, e se il battezzato è maschio, anche all’interno del santuario, come segno della possibilità di ricevere il sacerdozio ministeriale. Il rito dell’Ingresso in chiesa (in slavonico Vocerkovlenije, in romeno Îmbisericire) era stato spostato, così come le abluzioni, a un giorno successivo al battesimo, ma nella pratica attuale si fa subito dopo la fine del rito battesimale.

Dovrebbe seguire immediatamente la santa Comunione, ma spesso si celebrano i battesimi in giorni in cui non c’è in chiesa la Divina Liturgia. Se il nuovo battezzato ha gravi problemi di salute, può ricevere la comunione dalla riserva per i malati; tuttavia, si preferisce che la prima comunione sia fatta nel corso della Liturgia, per sottolineare l’aspetto comunitario dei misteri cristiani. Nel caso dei bambini, è responsabilità dei genitori e dei padrini di portare i nuovi battezzati alla comunione il più presto possibile... e di non smettere di frequentare la chiesa a partire da questo punto!

Nella Chiesa ortodossa i primi ad andare a fare la comunione sono proprio i bambini; la pratica frequente della comunione ai bambini ha un senso perché quando (generalmente nell’adolescenza) si abbandona la pratica della vita religiosa resta il ricordo molto intenso di quelle comunioni fatte da bambini e molto spesso è proprio questo lo stimolo per tornare in chiesa.

LE PREGHIERE DEI 40 GIORNI

Secondo l’antica tradizione ebraica, a cui si era sottoposta anche la Madre di Dio dopo la nascita di Gesù (Luca 2, 22) la Chiesa ortodossa chiede alle madri che hanno partorito di non venire in chiesa fino a 40 giorni dopo il parto. A quel punto, la madre entra in chiesa con il bambino appena nato e dopo una preghiera speciale viene riammessa alla vita della chiesa.

Questa usanza, che è comune anche alla tradizione di popoli pagani, è una misura di rispetto per una madre che si trova indebolita dal parto. Mentre 40 giorni potevano essere un “periodo di sicurezza” in società meno avanzate dal punto di vista medico, oggi si può tranquillamente ritenere eccessivo nel caso di parti effettuati in ospedale con una buona assistenza medica. Perciò, se i medici ritengono che la mamma sia fuori pericolo e possa andare dove vuole anche prima del quarantesimo giorno, si possono tranquillamente fare le preghiere di ingresso in chiesa, anche in anticipo.

Tipicamente l’esclusione della madre dalla chiesa porta i genitori ad attendere un poco prima di battezzare il bambino (e questo non è un male, perché anche il bambino è traumatizzato dal parto, così come la mamma), oppure a fare il battesimo in assenza della madre (cosa che può essere difficile da sopportare per il bambino, che ha un legame speciale di fiducia con la madre).

La cosa più importante da ricordare è che, finiti i 40 giorni, la mamma è chiamata a tornare in chiesa: il periodo di riposo concesso dopo il parto non deve essere usato come una scusa per continuare a non frequentare le funzioni. Sarà proprio dalla madre e dalla sua attitudine che un nuovo cristiano imparerà le prime, elementari nozioni della vita nella chiesa.

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  La preparazione al Matrimonio nella Chiesa ortodossa
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Se state leggendo questo testo, è perché vi interessa la pratica del matrimonio nella Chiesa Ortodossa. Forse volete sposarvi in chiesa; forse vi hanno chiesto di fare da testimoni, oppure di partecipare alla celebrazione di un matrimonio. Qui di seguito troverete spiegazioni sul rito del matrimonio e sul suo significato.

MATRIMONIO, FIDANZAMENTO, INCORONAZIONE

Il rito matrimoniale ortodosso è composto da due funzioni, un tempo separate, e oggi fuse in un’unica celebrazione. La prima, il fidanzamento (in slavonico obručènie, in romeno logodna), è la solennizzazione delle promesse di matrimonio; la seconda, che potremmo definire il matrimonio vero e proprio, è chiamata nella tradizione ortodossa incoronazione (in slavonico venčànie, in romeno cununie), un nome che viene dalle corone poste sul capo degli sposi.

In altri tempi e in altre società, i matrimoni erano organizzati tramite accordi tra le famiglie degli sposi, e spesso erano programmati quando i futuri sposi erano ancora in età molto giovane (adolescenti, o addirittura preadolescenti). In tali casi si capiva un desiderio di solennizzare le promesse di matrimonio con un appropriato rito di fidanzamento, in modo da annunciare a tutta la comunità dei credenti che due giovani erano promessi l’uno all’altra, anche se ancora il loro matrimonio non era stato celebrato.

Oggi ci si sposa per lo più di propria iniziativa e con il partner di propria scelta, e quindi non ha più senso celebrare in chiesa un fidanzamento separato dal matrimonio: ecco perché le funzioni del fidanzamento e dell’incoronazione sono fuse in una sola celebrazione. Tuttavia, vale la pena ricordare come gli stessi libri delle funzioni ancora prevedono la possibilità che il fidanzamento e il matrimonio siano celebrati in due occasioni distinte.

UN PO’ DI TEOLOGIA DEL MATRIMONIO

Il sacramento – o per usare la terminologia ortodossa, il santo mistero – del matrimonio non pretende di unire legalmente un uomo e una donna. Piuttosto, è il riconoscimento da parte della Chiesa dell’unione che Dio ha già operato nelle vite degli sposi: è l’ingresso, in modo misterioso, dell’unione umana degli sposi (in quanto unione terrena, soggetta al peccato, al dolore e alla morte) nella dimensione divina del Regno di Dio.

L’unione del matrimonio cristiano riapre la possibilità del primo progetto matrimoniale dell’Eden: attraverso la compagnia di esseri complementari, la realizzazione nella loro vita di un’eternità di gioia.

Per questo il matrimonio ortodosso va al di là di un accordo legale. Nel corso del rito, gli sposi non scambiano voti nuziali: attraverso la loro presenza (e quella dei loro testimoni a garanzia della loro libera scelta) si realizza l’impegno tra i due e l’apertura all’azione di Dio nella loro unione.

Anche se la Chiesa è condiscendente verso i vedovi che si risposano perché non vogliono vivere soli, il matrimonio non è visto come un unione degli sposi “finché la morte non li separi”. Di fatto, dato che l’unione entra nella dimensione del Regno di Dio, ne assume anche i caratteri di eternità. Per questo, invece di parlare di matrimonio indissolubile come fa la teologia romano-cattolica, la teologia ortodossa parla di matrimonio unico e irripetibile: si può anzi dire che per gli ortodossi esiste un solo vero matrimonio sacramentale nella vita, mentre i successivi matrimoni (sia quello dei vedovi, sia in altri casi in cui la Chiesa autorizza un secondo matrimonio quando il primo è, dal punto di vista umano, irrimediabilmente fallito) sono visti come una misura di indulgenza, con una benedizione ecclesiale che reintegra i nuovi sposi nella vita della comunità dei credenti.

Proprio perché propone con il matrimonio una nuova “dimensione divina” alla vita della coppia, la Chiesa Ortodossa non condanna le unioni umane. Il suo compito non è di determinare se le coppie che non sono sposate in chiesa vivano più o meno “nel peccato” (in senso lato, si può dire che chiunque non vive secondo la grazia e la volontà di Dio vive nel peccato, che sia sposato con rito religioso oppure no); piuttosto, il suo compito è chiamare tutte le coppie a passare dall’unione umana alla partecipazione alla vita divina offerta attraverso il mistero del matrimonio.

I TESTIMONI

Gli sposi sono accompagnati al matrimonio da due amici (nella terminologia greca, i paraninfi, che potremmo tradurre come “amici degli sposi”), che hanno un compito molto importante nel rito: quello di testimoniare, con la loro presenza, la libertà del legame matrimoniale, sia per la libera scelta personale (assenza di costrizioni, minacce o altre condizioni che rendono nullo il matrimonio), sia per la mancanza di altri legami (matrimoni o fidanzamenti precedenti il cui effetto non sia stato riconosciuto come terminato dalla Chiesa). Per questo, è importante che i testimoni conoscano bene gli sposi.

Nel corso del tempo si sono stabiliti diversi costumi locali, e i testimoni sono venuti sempre di più a somigliare ai padrini del battesimo (in lingua romena, si usa lo stesso termine, nănaş, per indicare entrambi i ruoli): oggi i testimoni sono quasi sempre un uomo e una donna, per consuetudine marito e moglie. In tal modo, la coppia dei testimoni prende il compito di guidare la coppia più giovane nella loro vita matrimoniale.

Per quanto questa usanza sia bella e nobile, bisogna sottolineare che i testimoni NON hanno il ruolo di padrini o di guide; il loro compito è, appunto, quello di testimoniare la libertà del matrimonio, e tutto ciò che vogliono essere o fare in più per gli sposi non è un compito richiesto dalla Chiesa.

Per questo, ricordiamo quanto segue:

1. Non è obbligatorio che i testimoni siano sposati. Non è neppure obbligatorio che siano un uomo e una donna: per la Chiesa sono regolari i matrimoni che hanno due uomini, oppure due donne, come testimoni.

2. Non è obbligatorio che i testimoni siano cristiani ortodossi. Non è la fede o l’appartenenza dei testimoni alla Chiesa che è richiesta nel matrimonio (come invece è richiesta per i padrini di battesimo), ma la loro sincera conoscenza degli sposi. In altre parole, meglio un vero amico non ortodosso (o in caso estremo, addirittura non cristiano) piuttosto che un membro della Chiesa che non conosce gli sposi. Oggi c’è chi insiste che i testimoni siano cristiani ortodossi, ma chi sostiene queste cose dovrà spiegare perché la Chiesa, che permette che uno degli sposi sia un cristiano non ortodosso, dovrebbe essere più rigorosa con i testimoni che non con gli sposi stessi!

3. La Chiesa non chiede niente ai testimoni, dopo che hanno fatto il loro dovere al matrimonio. I testimoni non sono obbligati a fare da padrini di battesimo ai figli della coppia (anche se questo succede spesso nella pratica), né hanno altri doveri specifici: ogni vicinanza o aiuto agli sposi viene dalla libertà del loro ruolo di amici.

I MATRIMONI MISTI

Fino a un certo punto, nella storia cristiana, la Chiesa si è rifiutata di benedire i matrimoni in cui uno dei due coniugi non apparteneva, per fede e battesimo, ai propri fedeli.

Con la mobilità sociale degli ultimi secoli, tuttavia, sono aumentate sempre di più le coppie miste, e anche la Chiesa ha esteso gradualmente l’unione del matrimonio a queste coppie, anche se con una certa prudenza.

Per quanto riguarda la Chiesa russa, i primi casi di matrimoni ortodossi per coppie miste furono concessi nel XVIII secolo ai prigionieri di guerra svedesi, che avevano preso mogli russe ed erano sprovvisti dei propri pastori.

Oggi è possibile un matrimonio misto di fedeli della Chiesa Ortodossa con fedeli battezzati di chiese cristiane non ortodosse (incluse le denominazioni più recenti, come avventisti e pentecostali, ma esclusi i nuovi movimenti di matrice cristiana come mormoni e testimoni di Geova). Non si può invece celebrare un matrimonio misto con non battezzati (atei o di altre religioni): il principio di tale esclusione è che è inverosimile che una persona che non crede in Cristo e non appartiene alla sua Chiesa (nemmeno in  una forma eterodossa) possa onestamente assumersi il compito di vivere la vita di un coniuge cristiano secondo la fede della Chiesa.

Anche se i matrimoni misti sono possibili, la Chiesa incoraggia sempre i propri membri a cercare coniugi della loro stessa fede, soprattutto se entrambi sono credenti impegnati. L’impegno dei cristiani ortodossi non è semplice, e passare la propria vita accanto a una persona che non condivide questo cammino aggiunge complessità a uno sforzo non indifferente.

A seconda dei casi, soprattutto quando i coniugi non sono al primo matrimonio, può essere necessaria la benedizione del vescovo prima di procedere a un matrimonio misto.

IL RITO DEL FIDANZAMENTO

Vediamo dunque come si svolge un rito nuziale in una Chiesa Ortodossa di oggi. La prima parte, il rito del fidanzamento, si svolge nel nartece (vestibolo) della chiesa: se la chiesa non ha un nartece o un portico interno, è consuetudine fare il fidanzamento alle porte della chiesa, per indicare l’ingresso nella vita matrimoniale (anche nel rito del battesimo, le preghiere esorcistiche e le dichiarazioni di fede si fanno nel nartece, per la stessa ragione). Gli sposi avanzano affiancati dai testimoni, lo sposo si tiene sulla destra e la sposa sulla sinistra: sono le posizioni tenute per consuetudine dagli uomini e dalle donne nella chiesa, che si possono ricordare facilmente guardando la disposizione delle icone centrali di Cristo e della Madre di Dio.

Il prete che celebra il matrimonio benedice gli sposi, consegna loro ceri accesi, e li incensa. Inizia quindi il rito del fidanzamento,  composto da preghiere, litanie e dallo scambio degli anelli, che simbolizza lo scambio delle promesse di fedeltà.

Gli anelli erano anticamente d’oro (per lo sposo) e d’argento (per la sposa), ma oggi sono più usate le coppie di anelli fatte dello stesso materiale (talvolta anche meno prezioso). Prima del rito del fidanzamento, gli anelli sono benedetti con l’aspersione di acqua santa, e poggiati sopra la tavola dell’altare. Volendo, si possono portare gli anelli in chiesa un certo tempo prima della funzione nuziale, e tenerli sulla tavola dell’altare durante la celebrazione della Divina Liturgia.

Il simbolismo degli anelli (un cerchio che non ha fine, così come le promesse degli sposi non hanno termine né condizioni) è spiegato nelle preghiere del rito, quando si ricordano gli anelli donati in vari episodi biblici come segni di fedeltà, di fiducia, di responsabilità e di misericordia divina.

La formula del fidanzamento, che secondo alcuni usi si ripete per tre volte, è la seguente: Il servo di Dio (nome) riceve per fidanzata la serva di Dio (nome), nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito, amen. Allo stesso modo, la formula si ripete per la sposa: La serva di Dio (nome) riceve per fidanzato il servo di Dio (nome), nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito, amen.

Il prete mette l’anello al dito anulare della mano destra degli sposi. La mano destra (con cui un cristiano fa il segno della croce) è usata come sede degli anelli nella tradizione cristiana più antica, e anche in quella ebraica, da cui provengono molti usi del matrimonio ortodosso. La pratica del cattolicesimo romano, che ha differenziato gli anelli di fidanzamento da quelli di matrimonio (mentre nella Chiesa Ortodossa non c’è questa distinzione), ha portato in alcuni usi a passare gli anelli alla mano sinistra. Se gli sposi, per costume locale, desiderano portare i loro anelli alla mano sinistra dopo la fine del rito nuziale, non c’è alcun serio problema.

Gli anelli, appena messi al dito degli sposi, sono scambiati per tre volte (dal prete stesso o dai testimoni, a seconda degli usi). Lo scambio degli anelli esprime il continuo scambio tra gli sposi, che come figure complementari si arricchiscono a vicenda.

Se al rito del fidanzamento segue subito l’incoronazione (vale a dire, oggi, nella stragrande maggioranza dei casi), sposi e testimoni procedono verso il centro della chiesa, dove è preparato un tavolo con le corone nuziali. Durante l’ingresso della coppia, il coro canta i versi del Salmo 127, intervallati dal ritornello “Gloria a te, Dio nostro, gloria a te”.

IL RITO DELL’INCORONAZIONE

Entrati al centro della chiesa, gli sposi vanno a stare sopra un tappeto preparato appositamente per loro (può essere un telo ricamato con motivi matrimoniali, come si usa preparare in Russia, oppure un semplice tappetino largo abbastanza per accomodare i due sposi). Questo tappeto, il cui uso proviene dall’antico matrimonio ebraico, simbolizza la dimensione sulla quale gli sposi hanno un dominio riconosciuto dalla Chiesa: la gestione della loro vita comune, la crescita dei figli, la dimora familiare.

Il prete inizia il rito dell’incoronazione con tre preghiere nelle quali si chiede la grazia di Dio per gli sposi: la grazia che trasforma la loro unione umana in un’unione guidata dallo Spirito santo (proprio come nella Divina Liturgia il prete prega per la discesa dello Spirito santo sul pane e sul vino, perché si trasformino nel corpo e nel sangue di Cristo).

Le mani degli sposi sono unite dal prete, e secondo gli usi sono legate assieme con un nastro o con un velo. Quindi il prete pone sul capo degli sposi le corone, segno di regalità (la Chiesa concede agli sposi di essere i sovrani della loro vita familiare, come compartecipi della regalità di Cristo stesso), e anche di perfezionamento: gli sposi diventano “corona” l’uno dell’altra, un completamento dell’immagine divina, uno strumento potenziale di salvezza l’uno per l’altra, come ricordato anche da san Paolo nel capitolo 7 della prima Lettera ai Corinzi. La corona è pure segno di martirio, ovvero di testimonianza di fede “nella buona e nella cattiva sorte”, che giunge fino al sacrificio della vita. Il mistero del matrimonio richiede la volontà di morire a se stessi, al proprio tornaconto personale, per sapersi donare all’altro per tutta la vita.

La formula dell’incoronazione, che secondo alcuni usi si ripete per tre volte, è la seguente: Il servo di Dio (nome) riceve come corona la serva di Dio (nome), nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito, amen. Allo stesso modo, la formula si ripete per la sposa: La serva di Dio (nome) riceve come corona il servo di Dio (nome), nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito, amen.

Le corone, appena poste sul capo degli sposi, sono scambiate per tre volte (dal prete stesso o dai testimoni, a seconda degli usi), mentre il coro canta: Signore Dio nostro, coronali di gloria e d'onore.

LE LETTURE

Le due letture bibliche associate al matrimonio sono prese dalla Lettera di san Paolo agli Efesini e dal Vangelo di Giovanni.

San Paolo ricorda ai primi cristiani di Efeso (ma anche ai cristiani di tutti i tempi e luoghi) i doveri reciproci degli sposi, facendo un parallelo tra l’amore del marito e della moglie con quello di Cristo e della sua Chiesa. Come Cristo ama la sua Chiesa al punto di donarsi totalmente per lei, fino al sacrificio supremo, così il marito deve donarsi totalmente alla moglie. Come la Chiesa, a sua volta, è sottomessa a Cristo, così la moglie deve sottomettersi al marito. Se in ogni momento della vita matrimoniale si segue questo modello, i matrimoni non falliscono! La moglie, lasciando l’ultima parola al marito, impara a dominare il suo desiderio istintivo di protezione della famiglia nei momenti di conflitto di volontà (che di solito non hanno molto a che fare con l’immediata sopravvivenza dei figli e della famiglia); il marito, ricordando la necessità di sacrificarsi per il bene della moglie e dei figli, fa sì che l’ultima decisione a lui lasciata non sia per i propri interessi personali, ma per quelli del nucleo familiare.

Il Vangelo di Giovanni parla del primo segno miracoloso fatto da Gesù alle nozze di Cana, dove l’acqua trasformata in vino (e in vino di qualità!) è il modello della trasformazione dell’unione umana in un’unione divina, attraverso la grazia del Signore. La coppia non è più una semplice istituzione umana, ma un segno, come la Chiesa stessa, del Regno di Dio già presente in mezzo a noi.

CONCLUSIONE DEL RITO

Dopo ulteriori preghiere e litanie, il prete benedice una coppa di vino: da questa coppa bevono gli sposi, in segno della loro partecipazione comune di tutta la vita, in ogni suo aspetto di gioia o di dolore. La coppa di vino viene direttamente dall’uso del matrimonio ebraico, e non ha alcuna connessione con il vino del mistero eucaristico.

Il prete conduce quindi gli sposi in una triplice processione attorno al centro della chiesa, mentre il coro canta alcuni tropari (inni della tradizione ortodossa) che parlano di temi collegati simbolicamente al matrimonio. Durante il canto dei tropari, è uso che i testimoni seguano gli sposi, eventualmente reggendo le corone sul loro capo.

Il canto dei tropari proviene dall’antico uso di accompagnare gli sposi in processione con canti, dopo il matrimonio, dalla porta della chiesa alla porta di casa della nuova coppia. Nel tempo questa usanza pubblica è stata abbandonata, i canti ecclesiali sono stati trasferiti a questo punto della fine della celebrazione, e la processione è divenuta un episodio interno del rito matrimoniale.

Al termine della processione il prete scioglie le mani degli sposi, e ripone le corone sul tavolo. Nelle preghiere finali che seguono, il prete chiede a Dio di custodire le corone senza macchia nel suo regno: un segno dell’eredita che attende gli sposi cresciuti nell’amore e nella fedeltà, che hanno portato frutti spirituali nel loro matrimonio.

Dopo la benedizione finale, seguono secondo gli usi una serie di segni e di auguri: la venerazione delle icone in centro alla chiesa (oppure sull’iconostasi), l’augurio di molti anni alla nuova coppia, un’esortazione del prete agli sposi a mantenere nella propria vita la grazia ricevuta da Dio. Nel caso di matrimoni misti, anche un ministro di culto non ortodosso può avere a questo punto uno spazio per rivolgersi agli sposi e offrire loro una parola di incoraggiamento e di istruzione.

I SECONDI MATRIMONI

La Chiesa Ortodossa mantiene uno standard molto elevato nel modello di vita di coppia, ma riconosce che i legami matrimoniali hanno termine, o per ragioni di forza maggiore (come la morte di uno dei coniugi) o per diversi livelli di colpa umana (abbandono, infedeltà e altre cause che riducono il matrimonio a una mera finzione). In questi casi, la Chiesa permette (nel caso di vedovanza, sempre, e negli altri casi, con la benedizione scritta del vescovo nella cui diocesi è stato celebrato il matrimonio) di fare un secondo matrimonio religioso. Ne tollera anche un terzo (seppur vivamente sconsigliato), mentre ne vieta assolutamente un quarto.

Esiste un rito delle seconde nozze, di carattere penitenziale, nel quale si vede chiaramente come la Chiesa permette i secondi matrimoni come un rimedio a situazioni personali ancora più sconvenienti. Oggi si usa il rito delle seconde nozze solo se entrambi gli sposi sono già stati incoronati in precedenza: è una forma di rispetto per un coniuge che sia invece alla sua prima esperienza di matrimonio. Di conseguenza, può essere raro veder celebrare questa forma di rito nuziale.

LA PREGHIERA DEL RIENTRO DEGLI SPOSI

Una preghiera annessa al rito matrimoniale, oggi raramente usata, li accoglie al loro rientro in chiesa dopo i festeggiamenti nuziali. Non è male continuare a proporre questa preghiera, che può essere un adeguato “rito di passaggio” dopo un viaggio di nozze, per far ritornare la coppia appena sposata a un ruolo attivo nella comunità locale dei fedeli.

PROBLEMI E DIFFICOLTÀ

Spesso un matrimonio in chiesa comporta diverse difficoltà pratiche, sia in relazione al matrimonio civile, sia alla presenza di precedenti legami matrimoniali. Questa guida non può pretendere di dare una risposta generale a tutti i problemi, ma qui di seguito offriamo alcuni elementi di riflessione.

Se gli sposi non sono uniti in matrimonio civile, bisogna che questo sia fatto o prima del matrimonio in chiesa, o contestualmente al matrimonio religioso. È possibile fare un matrimonio ortodosso con effetto civile, ma solo se il prete che lo celebra è un ministro di culto riconosciuto dallo stato. Per questo, bisogna informarsi bene presso la chiesa in cui ci si vuole sposare (meglio ancora, si dovrebbe frequentare assiduamente quella chiesa!)

Se c’è stato un precedente matrimonio in chiesa di un coniuge ortodosso, occorre la benedizione del vescovo nella cui diocesi è stato celebrato il matrimonio precedente. Se invece il precedente matrimonio religioso lo ha contratto un coniuge non ortodosso, allora questa persona deve essere dichiarata libera di risposarsi secondo le regole della sua Chiesa di appartenenza. Se detta Chiesa non lo ritiene libero, la Chiesa Ortodossa non può intervenire a riguardo. Le conversioni alla Chiesa Ortodossa per aggirare questo ostacolo – ancorché possibili – non sono viste con favore.

Se ci sono stati precedenti matrimoni civili, non ci sono obiezioni a un matrimonio in chiesa, ma tutti i legami di un precedente matrimonio civile devono essere sciolti, così come deve essere risolta qualsiasi disputa (affidamento dei figli, e così via) legata a tale matrimonio.

Il matrimonio non preclude una scelta futura del marito o della moglie di abbracciare la vita monastica, ma una simile scelta può essere fatta solo con il consenso di entrambi i coniugi, e può essere accettata solo se i genitori non hanno (o non hanno più) la responsabilità della crescita di figli minorenni. In tali casi il matrimonio è sospeso dalle autorità della Chiesa, e il marito o la moglie (o ancor meglio, entrambi) possono ricevere la tonsura monastica.

I GIORNI “GIUSTI” PER IL MATRIMONIO

“In quali giorni ci si può sposare?”

Questa semplice domanda ha risposte complesse (e talvolta diverse), con lunghe liste di “giorni in cui il matrimonio in chiesa è vietato”, per cui proviamo a capire le ragioni che hanno portato ad avere giorni inadatti ai riti nuziali.

I problemi dei giorni di digiuno e di festa

Il matrimonio non è solitamente visto come semplice cerimonia per lo stretto gruppo degli sposi e dei testimoni, ma come il riconoscimento pubblico di un legame, che mette insieme le famiglie e gli amici, in un’atmosfera allegra e festosa. I giorni di digiuno non sono momenti adatti a questo tipo di celebrazione, per cui la Chiesa ortodossa vieta i matrimoni in questi giorni - nel caso dei periodi lunghi di digiuno come la grande Quaresima - o alla vigilia dei giorni singoli di digiuno. Può sembrare strano che il matrimonio sia vietato alla vigilia di un giorno singolo di digiuno (al martedì e al giovedì), ma sia invece permesso nel giorno stesso (al mercoledì e al venerdì). La ragione va cercata nella tradizione di fare i banchetti che durano tutta la notte, e anche nell’idea di non “consumare” la prima notte di nozze all’alba di un digiuno.

Anche nei giorni delle più grandi feste non si celebrano matrimoni, per non distogliere l’attenzione dalle feste della Chiesa. Spesso anche i giorni dopo le grandi feste (per esempio, i giorni tra il Natale e l’Epifania) sono preclusi ai matrimoni. Non tutte le Chiese ortodosse seguono gli stessi regolamenti sui periodi dopo le feste: in alcune può capitare di sentire che non si fanno i matrimoni nella settimana dopo la Pasqua (o Settimana Luminosa), in altre si può sentire che i matrimoni sono vietati per tutti i quaranta giorni dopo la Pasqua. In ogni caso è bene consultare la chiesa in cui ci si vuole sposare, dove possono anche esserci differenze riguardo al calendario che si segue.

Il problema del sabato

I matrimoni sono vietati anche il sabato, anche se abitualmente non si tratta di un giorno di digiuno, né di vigilia di un digiuno. La ragione di questo divieto è di ordine pastorale: la partecipazione di numerosi gruppi di persone ai festeggiamenti matrimoniali al sabato sera svuota (o comunque svilisce) la partecipazione in chiesa alla domenica. Anche se questo divieto è considerato piuttosto duro (soprattutto per le famiglie che hanno il sabato libero da impegni di lavoro), è una norma di assoluto buon senso, e oggi (soprattutto nella Chiesa russa) si segue ancora con rigore.

Bisogna ricordare che i divieti di celebrazione del matrimonio non sono divieti assoluti, e si possono ottenere eccezioni: sempre, però, per benedizione del vescovo del luogo. Il prete che celebra un matrimonio non ha il diritto di fare un’eccezione senza motivarla al suo vescovo, e senza avere avuto il suo permesso.

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