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  Cosa succede quando dei noti cristiani ortodossi diventano musulmani?

della monaca Cornelia (Rees)

Orthochristian.com, 20 giugno 2019

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In Russia, probabilmente la principale autorità vivente su questo argomento che viene in mente è padre Georgij Maksimov, che ha collaborato con il defunto padre Daniil Sysoev. Padre Daniil, un attivo missionario tra i musulmani a Mosca e in altri paesi islamici dell'ex Unione Sovietica, è stato assassinato da un musulmano radicale per aver convertito molti di quella religione al cristianesimo ortodosso.

La menzione stessa di padre Daniil Sysoev ci porta a sottolineare una delle differenze più evidenti tra un convertito dal cristianesimo all'islam e un convertito dall'islam al cristianesimo. Quando un cristiano ortodosso si converte all'islam, gli altri cristiani ortodossi non uccidono né lui né la persona che lo ha convertito. Questa è una differenza teologica ovvia ma molto importante: noi crediamo che ogni essere umano abbia il suo libero arbitrio, che noi non abbiamo il diritto di costringere - per non parlare del comandamento "non uccidere". Dovremmo essere "prudenti come serpenti e semplici come colombe". L'omicidio di un apostata non è qualcosa che piace al nostro Dio. Noi possiamo solo pregare per quella persona, e se si presenta l'occasione, cercare di convincerla che ha commesso un grave errore.

La notorietà del mondo islamico per aver intrapreso la via facile ma violenta per mantenere musulmani i musulmani è anche uno dei maggiori ostacoli alla sua stessa missione.

All'inizio del XXI secolo, si è diffusa in Russia la notizia di due sacerdoti ortodossi che si erano convertiti all'islam. Questo naturalmente era un vero "scoop" non solo per i musulmani radicali ma anche per la stampa liberale. In quel periodo, Padre Georgij Maksimov è stato intervistato da una pubblicazione liberale che stava preparando una pubblicazione sui musulmani russi e sulla loro "delusione verso la Chiesa". Non sorprendentemente, l'intervista con Padre Georgij non è stata inclusa nella pubblicazione – non si adattava alla trama da loro prevista. A padre Georgij è stato chiesto:

"Per quanto ne sappiamo, la Chiesa ortodossa non considera positivamente la conversione dei cristiani ortodossi all'islam. Qual è l'argomento principale a sostegno di questa visione negativa? Si noti che quella persona non smette di credere in Dio e osserva i comandamenti che sono presenti sia nel cristianesimo che nell'islam".

Padre Georgij risponde: "Il cristianesimo non è semplicemente l'accettazione di un Dio astratto e un insieme di prescrizioni morali popolari. I cristiani credono in Gesù Cristo – Dio che è diventato uomo, e che non manda semplicemente direttive "dall'alto" su come vivere correttamente, ma che è diventato uno di noi, ha vissuto tra noi e con la sua vita, la sua morte in croce e la sua risurrezione dai morti ci ha aperto la via della salvezza. Una persona che è diventata musulmana non crede in un tale Dio. Il Corano rifiuta direttamente l'insegnamento che Cristo è Dio e il Figlio di Dio (5.17, 9.30). Se un cristiano accetta l'islam, significa che ha rinunciato a Cristo, che ha detto: "Io sono il Figlio di Dio (Giovanni 10:36). E a una tale persona si applicano le parole di Gesù: Chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli (Matteo 10:33). Chi crede al Figlio ha vita eterna; e chi non crede al Figlio, non vedrà la vita; ma la collera di Dio dimora su di lui (Giovanni 3:36). Ecco perché questa è una tragedia spirituale, di cui la Chiesa si addolora. Per quanto riguarda i comandamenti, sono diversi nelle diverse religioni; si intersecano in certi punti, ma non così spesso".

Dice che la Chiesa in linea di principio non può impedire alla gente di convertirsi e cita l'esempio dei martiri, che nonostante la carcerazione, la tortura e la morte non hanno rinnegato Cristo. "Certo, la Chiesa si addolora per coloro che hanno lasciato Cristo il Salvatore per qualche altra religione, incluso l'islam, perché considera erronea la loro scelta. Ma questo non figura nell'elenco dei problemi rilevanti per la Chiesa, perché è qualcosa che è fondamentalmente marginale. Ho sentito parlare di sacerdoti che su richiesta di parenti hanno avuto colloqui con persone che si sono interessate all'islam. E alcuni autori hanno scritto testi apologetici che hanno lo scopo di far riflettere tali persone su questa scelta. Ma queste sono tutte iniziative private e non un lavoro sistematico in tutta la Chiesa".

A Padre Georgij è stato chiesto se pensava che gli scandali nella Chiesa ortodossa sono uno dei motivi per cui i cristiani hanno perso la fiducia nella loro Chiesa e che li portano a cercare altre fedi. Ha risposto che in effetti, chi suscita tali scandali ha quel risultato in mente. "Tuttavia, non si osserva che i cristiani abbiano perso la loro fiducia nella Chiesa. Il numero di parrocchiani non è diminuito. È cresciuto un umore anti-ecclesiale tra coloro che sono solo nominalmente cristiani, ma non può toccare coloro che sono veramente religiosi. Questo per la semplice ragione che il fondamento della fede è la relazione vivente tra l'uomo e Dio, che si è ottenuta nella Chiesa. Questa esperienza personale della vita con Dio non può essere confutata dall'informazione che un prete o un vescovo hanno commesso un peccato. Questo perché nell'Ortodossia non c'è un insegnamento sull'infallibilità dei sacerdoti, e perché non è la fede nei sacerdoti che sta al fondamento della vita spirituale di una persona. La nostra fede si chiama cristianesimo e non "sacerdotalismo".

"Certo, le persone a volte si raffreddano nella fede e commettono apostasia, ma le ragioni per queste cose sono molto più complesse, e chi le compie raramente ne parla apertamente." Padre Georgij ha continuato a sottolineare che la gente non si limita a leggere di questo o quel problema nella Chiesa e poi a strapparsi la croce dal petto dicendo: "Basta! Diventerò musulmano!" Soprattutto perché troveranno la loro quota di scandali in ogni religione, incluso l'islam. La vera ragione, dice, è molto più profonda di quella.

Padre Georgij è uno studioso delle religioni e ha studiato in particolare il Corano. Gli è stato chiesto che cosa, secondo lui, fa sì che la gente segua quella religione. Ha risposto che la stragrande maggioranza la segue per tradizione culturale. Quei musulmani che conoscono bene la loro religione, secondo lui, sono stimolati da un sentimento di esclusività, che l'islam dà loro.

Nel corso del suo lavoro insieme a padre Daniil Sysoev e dopo il suo riposo, ha visto un numero di conversioni da e verso l'islam. Naturalmente, la maggior parte dei convertiti all'islam in Russia sono giovani donne che hanno sposato uomini musulmani. Tuttavia, ci sono anche molti casi in cui i mariti di queste donne si convertono al cristianesimo. Alcuni russi lodano i musulmani per il loro senso di comunità, ma quelli che si sono effettivamente trasferiti in quella comunità sono spesso delusi dalla realtà. E molti musulmani si sono convertiti al cristianesimo dopo essersi rivolti alle parrocchie per chiedere aiuto nei momenti di bisogno e dopo aver ricevuto quell'aiuto, dato con un amore che non avevano mai sperimentato prima, mentre le loro stesse comunità li avevano allontanati. Conosce anche molti russi che, dopo essersi convertiti all'islam, sono tornati alla Chiesa pentiti. [1]

La maggior parte dei cristiani ortodossi convertiti all'islam che Padre Georgij conosce di fatto conosceva poco o nulla della loro religione precedente, il cristianesimo ortodosso. Erano stati battezzati, ma non catechizzati. Una chiara eccezione a questa tendenza sono i preti ortodossi che si sono convertiti all'islam.

foto: reddit.com

Uno di loro, Vladislav Sokhin, era un prete nella diocesi di Kursk. Ha scritto: "All'improvviso ho capito che non potevo più considerarmi un pastore. Non potevo rimanere un esecutore esterno dei sacramenti della Chiesa". In un articolo intitolato "Anatomia del tradimento", padre Georgij ha commentato questo incidente, che all'epoca aveva fatto grande notizia nelle pubblicazioni musulmane, nella stampa secolare e nei media ortodossi.

"Non importa quanto sia triste, cadute e apostasia ci sono sempre state e ci saranno sempre. La vita spirituale è una battaglia spirituale e, come in ogni battaglia, non ci sono solo vincitori. Questo riguarda qualsiasi cristiano, non importa di quale grado clericale. Probabilmente tutti hanno visto l'icona della "scala", che ritrae visivamente questa battaglia spirituale. I demoni tentano quelli che salgono la scala verso Cristo il Salvatore e cercano di trascinarli nell'abisso dell'inferno, mentre gli angeli danno forza ai cristiani mentre si arrampicano.

"Il pericolo di soccombere alla tentazione e alla caduta si può trovare su qualsiasi gradino della scala. Anche i sacerdoti sono tentati, alcuni con l'avidità, altri con la vanagloria, altri con l'orgoglio, altri con lo scisma, l'eresia, e questi, beh, con l'islam. Alcuni di questi guerrieri spirituali trovano la forza per combattere gli attacchi del diavolo, mentre altri, purtroppo, cadono.

"Il commento principale sulla [conversione di Sokhin] è stato stampato nella dichiarazione del Consiglio diocesano:" Quando non è stato capace con la sua mente arrogante di misurare e comprendere l'intera profondità della fede ortodossa e della vita spirituale, ha deciso di fare una scelta 'migliore' di quella he hanno fatto gli apostoli di Cristo, i santi padri della Chiesa, e le schiere di martiri e asceti di pietà, e ha trovato la verità altrove. Così è successo che un prete ortodosso non ha mai avuto un incontro personale con Cristo. Questa è una vera catastrofe spirituale".

"Potremmo chiudere qui la storia se il signor Sokhin non fosse andato oltre e non avesse pubblicato un'intervista in un sito web propagandistico musulmano, così come l'articolo "La mia strada verso l'islam", in cui fa delle affermazioni contro la Chiesa e la Sacra Scrittura, che presumibilmente lo avevano convinto della falsità del cristianesimo". Al momento della stesura di Padre Georgij, Sokhin partecipava attivamente alle discussioni su internet e bestemmiava contro l'Ortodossia. Padre Georgij si è sentito quindi obbligato a sfruttare questa opportunità per rafforzare i cristiani ortodossi nella verità della loro fede e per istruire qualsiasi musulmano che potesse leggerlo. Affronta le affermazioni di Sokhin una per una. Non riprodurremo questo discorso qui; forse questo sarà un progetto futuro. Ma tradurremo le informazioni di base che fornisce su questo ex sacerdote per capire meglio cosa è successo nella sua vita che potrebbe aver portato alla sua scelta:

Sul sacerdote Vladislav Sokhin

Come possiamo vedere dalla parte autobiografica del suo articolo, Vladislav Sokhin è cresciuto in una famiglia non religiosa, e da giovane si è associato a "gruppi anticonformisti di Kursk: hippy, punk e heavy metal ". Poi un giorno ha oltrepassato le porte della chiesa della Risurrezione e di sant'Elia a Kursk, e... vi è rimasto. "Mi hanno notato e subito mi hanno invitato a servire nell'altare."

Ricordate questo termine, "subito". Diventerà il biglietto da visita dell'intero, breve destino di Vladislav nella Chiesa. Immediatamente, dalla soglia di casa, trovandosi nell'altare, il giovane diciassettenne ha conosciuto la vita religiosa nella chiesa. Un anno dopo il preside gli ha suggerito di entrare nel seminario e Vladislav è subito divenuto un seminarista nel seminario teologico di Kursk. Lì ha studiato per due anni, si è sposato e poi (subito!) è stato ordinato diacono. Successivamente si è trasferito all'educazione a distanza – cioè allo studio indipendente – di trattati e libri. Così ha finito il seminario per corrispondenza, studiando poi sempre per corrispondenza per tre anni all'Accademia teologica di San Pietroburgo.

Dopo solo mezzo anno di diaconato e tre anni e mezzo dal momento in cui ha varcato la soglia della chiesa, Vladislav è stato ordinato sacerdote. Cinque anni dopo avrebbe rinnegato pubblicamente Cristo il Salvatore nella moschea di Mosca. Prima era riuscito a dirigere una parrocchia, a guidare il consiglio giovanile della diocesi di Kursk e a insegnare storia nel seminario locale.

Dobbiamo ammettere che quello che è successo a Vladislav Sokhin non è solo colpa sua.

Ahimè, molte diocesi della nostra Chiesa trascurano il consiglio apostolico: Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno (cioè, di ordinarlo, 1 Tim 5:22)... Quando le persone che non sono ancora spiritualmente forti sono fatte pastori, contro i molti consigli apostolici, dei Concili ecumenici e dei santi padri in materia, non è certo una sorpresa che alcuni di loro inciampino e cadano. È la stessa cosa dell'invio di un giovane inesperto in battaglia. È crudele e inefficace. E se ogni sorta di altre responsabilità sono poste su di lui subito, è come dare a un giovane soldato i gradi d'ufficiale e mandarlo in prima linea a comandare un battaglione...

Questa persona a cui sono appena stati dati i gradi d'ufficiale avrà naturalmente molte idee su come riformare ciò che non ha nemmeno avuto il tempo di capire veramente, prima di essere mandato a comandare. Questo è il percorso che ha fatto Vladislav Sokhin. Ha cominciato con il suo desiderio di riformare i servizi ecclesiastici, di stare all'altare non con le spalle alla congregazione, ma di fronte a loro, pregando in lingua contemporanea e sbarazzandosi di varie "superstizioni" come la venerazione di santa Matrona di Mosca... Ma improvvisamente il suo zelo riformista si è scontrato con la disapprovazione e l'incomprensione: "Ho presentato un progetto per i servizi di chiesa missionaria e ho contribuito a svilupparlo da solo. Ma poi sono stato fermato, chiamato rinnovazionista, e tutto è stato chiuso".

Il giovane riformatore si è offeso. Tutti quelli che lo conoscevano hanno detto che aveva i suoi capricci. Ha persino iniziato a fare pellegrinaggi musulmani e, stando alle sue parole, si è messo  imparare l'arabo per studiare il Corano. (Interessante... aveva messo lo stesso impegno nello studio della Bibbia?). I suoi amici e compagni del clero ridevano di lui. Se non mentiva quando diceva di non ricevere alcuna attenzione, aiuto o sostegno, i suoi amici e colleghi sono stati negligenti nel prevenire il tragico risultato. È difficile ammetterlo, ma se non lo facciamo, non possiamo capire cosa sia successo e perché.

Allora, cos'è successo? Perché un uomo che ammette: "Quando ho incontrato per la prima volta la letteratura islamica, mi è sembrata estremamente noiosa", ora ho deciso di ripetere quelle stesse letture estremamente noiose? Perché un uomo che considerava le funzioni in slavonico ecclesiastico troppo difficili da comprendere per la gente ora prega con impazienza in un arabo imperfettamente studiato?

Nella sua conclusione dell'articolo, che include anche una disputa interreligiosa tra un altro ex prete ortodosso divenuto musulmano e padre Daniil Sysoev, in cui padre Daniil dà una risposta completa riguardo alla natura di Dio, Padre Georgij dice:

"In molti forum ortodossi su internet ci sono discussioni sulla tragedia della caduta spirituale dell'ex prete Vladislav Sokhin, e si esprimono opinioni sulle ragioni di questa mossa. Alcuni pensano che sia stato il risultato di oneste ricerche e perplessità, per così dire, un "errore sincero". Alcuni suppongono che la ragione sia molto più terrena: i sentimenti di risentimento si moltiplicano sal di sopra delle altre passioni.

"Ad essere onesti, non so chi abbia ragione... Abbiamo fornito non solo risposte esaurienti alla sua critica anticristiana, ma abbiamo anche dimostrato che la sua stessa critica potrebbe essere applicata in modo molto più equo all'islam...

"Ora Vladislav ha scoperto... che la sua nuova religione ha gli stessi difetti che ha attribuito al cristianesimo per giustificarsi per averlo lasciato. Se è onesto, ora rinuncerà all'islam. Se comincia a cercare di inventare apologie di questi difetti islamici, anche se non ha mai cercato di approfondire la verità di quelle tesi anticristiane ripetute da molto tempo, allora sapremo che le vere ragioni della sua conversione erano altri "argomenti" senza nome che sono molto più prosaici e banali, che non hanno assolutamente alcun rapporto con le questioni di fede".

i nuovi martiri del giogo turco

Padre Georgij cita gli esempi di chierici ortodossi nell'Impero ottomano che per un motivo o per l'altro rinunciarono a Cristo, ma poi rinsavirono e rinunciarono pubblicamente all'islam – e immediatamente ricevettero una morte da martire, secondo la sharia che qualsiasi convertito all'islam promette di obbedire. Comprendevano che sarebbe stato meglio per loro morire confessando Cristo il Salvatore e raggiungerlo nella sua gloria che vivere senza di lui in questa vita, in una religione in cui non credevano più, e poi senza di lui nell'eternità. Fortunatamente per i convertiti pentiti nelle nazioni non musulmane, la sharia non si applica e possono pentirsi senza la stessa probabilità di punizione.

E Padre Georgij conosce personalmente persone che si sono convertite all'islam, ma poi si sono pentite e sono ritornate all'Ortodossia. Uno di loro ha scritto in una lettera sul suo stato psicologico dopo aver tradito Cristo.

"In quel periodo cercavo di mostrare a tutti e a tutto quanto io fossi saggia e intelligente, perché avevo trovato la verità da solo. Volevo lanciarla in faccia agli altri: "Rimanete nella vostra bugia, cristiani; credete in favole e fiabe, mentre la verità è nell'islam!" Ero motivato dall'orgoglio, ubriaco dalla sensazione di non essere come tutti gli altri, da quando avevo scelto l'islam.

"Sono sorte liti nella mia famiglia. Io mi sentivo sempre più superiore. Qualsiasi musulmano, anche il peggior terrorista, sembrava una persona degna ai miei occhi. Magari un certo gruppo non aveva ragione, ma i musulmani avevano sempre ragione, e questo mi attraeva.

"Il Corano, internet, libri e conoscenti mi hanno aiutato a conoscere l'islam. L'ho assimilato. I turchi sono musulmani dalla nascita. A loro non capita mai di cercare di essere altro. Ma per me era necessario ricevere continuamente materiale su come il cristianesimo è pieno di menzogne ​​e inganni. Senza questo "nutrimento" cominciavo a essere sopraffatto da una malinconia che non riuscivo a capire. Ora però capisco di cosa si tratta ". [2]

Quello stato si può vedere nei post di Sokhin su internet. Col passare del tempo fu chiaro che era in continua ricerca di nuovi punti di polemica contro il cristianesimo, al fine di soffocare la sua coscienza dolorosamente morente e di convincersi che quello che faceva era giusto.

Ma una volta finita la fanfara e "consegnata all'oblio la notizia della sua apostasia, diventerà più difficile lottare con quel sentimento interiore di oscurità sbadigliante", commenta padre Georgij. "Forse attraverso le preghiere dei suoi amici e familiari che sono rimasti fedeli a Cristo, potrebbe trovare in se stesso la forza di pentirsi. O forse no.

"E quindi la decisione sarà presa dopo la sua morte, nel luogo in cui dovrà dare una risposta - non tramite internet, ma direttamente davanti al volto radioso del Cristo crocifisso e risorto, che disse: Chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli (Mt 10:33).

"Noi, tuttavia, come ha giustamente scritto la diocesi di Kursk, dovremmo seguire le parole della Scrittura, senza lasciarci così facilmente confondere e turbare (2 Ts 2:2), affinché d'ora in poi non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore (Ef 4:14), senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare (Eb 10:25), ma manteniamo ferma la professione della nostra fede (Eb 4:14), avendo Gesù Cristo nostro Signore come nostra costante speranza nella gloria futura (cfr Col 1:27).

"Dovremmo anche ricordare che una battaglia spirituale continua nel cuore di ciascuno dei fedeli, e dovremmo pregare affinché il Signore ci protegga dall'inganno e dalle cadute; e se è possibile, rialzi quelli che sono caduti".

Dal momento dell'intervista e dell'articolo di Padre Georgij, altri due sacerdoti ortodossi si sono convertiti all'islam e sono stati celebrati nei media musulmani: Sergej Timukhin e Mikhail Kiselov. Con Vjacheslav Polosin, il primo famoso prete convertito, e Vladislav Sokhin, convertito sei anni dopo Polosin, fanno in tutto quattro (su circa 23.000 sacerdoti ortodossi russi). Ora si possono trovare informazioni su tutti e quattro questi preti attraverso fonti aperte su internet. Apparentemente, solo il primo, Vjacheslav Polosin, è ancora un musulmano.

L'ex ieromonaco Mikhail Kiselov è tornato al cristianesimo ortodosso con pentimento. Morì un anno dopo per una malattia di cui aveva sofferto ancor prima della sua conversione all'islam. Sergej Timukhin ha fatto il giro delle religioni: luteranesimo, poi ebraismo.

Vladislav Sokhin si è trasferito il più lontano possibile dalla Russia, e non parla più di religione nei suoi post sul blog. È diventato un fotografo e ha affermato che la cosa più importante della sua vita è la sua macchina fotografica. Da varie fonti è noto che ha lasciato l'islam ed è diventato un krishnaita. Forse dopo aver lasciato l'islam ha dovuto fare qualche "fuga", per evitare gravi minacce alla sua incolumità. Padre Georgij commenta sul proprio forum internet su Live Journal, [3] "In generale, penso che una parte molto ampia dei 'nuovi convertiti musulmani' finisca per abbandonare tranquillamente quella religione. Per ovvie ragioni, la loro dipartita non è celebrata così pomposamente come la loro conversione".

Padre Georgij sottolinea ancora una volta la necessità di essere molto cauti nell'ordinare cristiani ortodossi neofiti, o, potremmo aggiungere, nello spingerli in qualche modo in una vita cristiana pubblica. Forse le loro conversioni spurie sono semplicemente il loro modo di sfuggire alle responsabilità ecclesiali e familiari che hanno percepito come una sorta di gabbia. Se fossero stati lasciati soli a elaborare semplicemente le loro vite cristiane come laici, avrebbero potuto trovare la loro auto-espressione in qualcosa di meno tragico, come la fotografia professionale. Ma essendo saliti a un punto d'orgoglio, quello stesso orgoglio e vergogna di cadere ora impedisce loro di ritornare a Cristo. Oppure, d'altra parte, se non sono stati guidati spiritualmente nel modo giusto come cristiani ortodossi, se non hanno mai scoperto la vera profondità del cristianesimo ortodosso, questo è stato per loro solo un'altra tappa tra le circonlocuzioni del loro sentiero spirituale, e non la sorgente delle loro vite. Sono stati il terreno superficiale in cui il seme del Vangelo non ha messo radici e non è cresciuto. Questa variazione sembra essere la più comune nel nostro ambiente occidentale.

Per quanto riguarda le conversioni storiche dei cristiani all'islam, ricordiamo che l'islam si è espanso territorialmente attraverso la conquista di quelle che un tempo erano nazioni cristiane, e in quanto tale è sempre stato una prova della fedeltà dei cristiani a Cristo. E ora, quei cristiani che hanno apostatato per abbracciare l'islam sono anch'essi una prova della nostra vita cristiana: quanto sinceramente preghiamo per loro, e cosa abbiamo fatto per aiutarli a uscire da quella tentazione? Saremo lì per loro quando saranno pronti a pentirsi?

Note

[1] Dall'intervista in russo, che anche se non pubblicata dall’intervistatore è stata postata su Pravoslavie.ru: https://pravoslavie.ru/71036.html

[2] http://pravoslavie-islam.ru/kalugin2.htm

[3] https://yurij-maximov.livejournal.com/369792.html

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