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  Una crisi canonica nella Chiesa ortodossa

Primato, conciliarità e Patriarcato ecumenico

del metropolita Jonah (Paffhausen)

Orthochristian.com, 21 gennaio 2019

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foto: RIA-Novosti

Le azioni del Patriarcato di Costantinopoli nel suo processo di concessione di un Tomos di autocefalia ai gruppi scismatici in Ucraina hanno creato una crisi canonica. Questo punto di "giudizio" (il vero significato di "crisi") non riguarda tanto l'Ucraina, di per sé; ma riguardo alla natura dell'autorità del Patriarcato ecumenico e del primato, anzi dell'episcopato nella Chiesa ortodossa. Quindi, colpisce ogni Chiesa ortodossa e ogni cristiano ortodosso. Non ha nulla a che fare con il nazionalismo, sebbene questo sia stato uno strumento per manipolare le varie parti coinvolte; non ha nulla a che fare con una rivalità tra Mosca e Costantinopoli, anche se questo è certamente aggravato dalla situazione. Non ha nulla a che fare con i greci contro i russi, o con la frustrazione di Costantinopoli nei confronti di Mosca sul concilio di Creta. Le radici di questa crisi sono secolari e le sue fondamenta risalgono all'Impero Romano.

È un momento di giudizio per l'Ortodossia, per farci affrontare la realtà così com'è, e non come la immaginiamo, non come vorremmo che fosse. Ciò significa che per risolvere questa crisi dobbiamo guardare alla storia degli ultimi secoli e alla situazione attuale e prendere delle decisioni su come procedere come Chiesa. Ciò solleva molte questioni di corollario: qual è la relazione tra la Chiesa e il mondo, la Chiesa e i governi secolari, la Chiesa e lo stato-nazione? In che modo la Chiesa si impegna nell'opera missionaria e nella natura di queste missioni? In che modo le Chiese locali sono in relazione l'una con l'altra, mantengono la comunione l'una con l'altra e si sostengono a vicenda, in relazione al mondo secolare?

Il vero problema è, qual è la natura del primato del Patriarca ecumenico nell'Ortodossia e come funziona in relazione alla costituzione sinodale della Chiesa?

Esistono due sistemi di presupposti che si sono scontrati in Ucraina. In primo luogo, la visione conciliare della Chiesa che vede le Chiese autocefale locali avere piena autorità sui loro territori definiti, e sulle loro missioni, con piena giurisdizione, che risiede nel Sinodo di quella Chiesa locale, su questioni giuridiche, canoniche e disciplinari. Il patriarca di Costantinopoli ha il primato dell'onore come primo tra pari, sulla base degli antichi canoni. Comunque ogni Sinodo ha il suo primate, e ciascuno funziona indipendentemente come autocefalo. Il secondo sistema ha una serie di presupposti che conferiscono l'autorità finale al patriarca ecumenico su tutte le decisioni canoniche, con un diritto di appello e un diritto di annullare le decisioni degli altri patriarchi, dei primati e dei loro Sinodi, mentre le sue decisioni non possono essere impugnate. Il modello conciliare / sinodale è stato il principio operativo della maggior parte delle Chiese ortodosse negli ultimi secoli. Il modello costantinopolitano si è sviluppato nel corso dell'ultimo secolo, sulla base delle interpretazioni degli antichi canoni, e recentemente è stato applicato in Ucraina. Esso relativizza le autocefalie delle Chiese nazionali e afferma non solo il primato d'onore, ma il primato di giurisdizione su tutte le Chiese ortodosse e la giurisdizione esclusiva al di fuori dei loro territori nazionali.

Il conflitto specifico tra queste due visioni della Chiesa si è manifestato in Ucraina. Mentre l'interferenza dei poteri politici e la loro capacità finanziaria di influenzare gli attori principali, così come le motivazioni personali dei vari attori coinvolti, sono importanti, queste sono questioni collaterali. L'attuale conflitto è nato dal processo di concessione del Tomos di autocefalia agli scismatici in Ucraina, e in particolare, dalla convalida del loro scisma. Ciò è avvenuto nonostante la presenza della più grande Chiesa ortodossa ucraina canonica, una chiesa autonoma sotto il patriarcato di Mosca. Non c'è stata alcuna consultazione né alcun accordo con la Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca, che non ha richiesto l'autocefalia. Il processo ha coinvolto la petizione per l'autocefalia rivolta al Patriarcato ecumenico dal presidente dell'Ucraina, Petro Poroshenko, per conto di due gruppi che erano da tempo in scisma dalla Chiesa canonica in Ucraina. Questi corpi erano guidati da ex chierici che erano stati legittimamente deposti e anatemizzati dalla Chiesa ortodossa russa, di cui erano stati membri: il cosiddetto "patriarca" Filaret Denisenko e il "Metropolita" Makarij. La scomunica e l'espulsione di Denisenko era stata universalmente riconosciuta come giusta, per abuso di potere e corruzione, e per scisma; e sostenuta anche dal Patriarca Bartolomeo, che aveva anche affermato la completa competenza e giurisdizione della Chiesa russa nell'affrontare questi problemi. La petizione di Poroshenko includeva un appello a annullare le decisioni e le discipline imposte a questi chierici dal Sinodo russo. Il Patriarcato di Costantinopoli ha nominato due esarchi, vescovi del Nord America, per risolvere i dettagli della relazione con Costantinopoli e riunire i due gruppi. Entrando in Ucraina per affari ufficiali della Chiesa senza la benedizione del metropolita canonico di Kiev, il metropolita Onufrij, gli esarchi di Costantinopoli hanno violato il territorio canonico della Chiesa ortodossa ucraina autonoma e del Patriarcato di Mosca di cui essa fa parte. Interferire negli affari ecclesiastici di un'altra Chiesa locale e invadere il loro territorio sono le principali infrazioni canoniche. Di conseguenza, Mosca ha deciso di smettere di commemorare il patriarca Bartolomeo. Costantinopoli quindi ha ritirato il documento, vecchio di 300 anni, che cede la giurisdizione di Kiev a Mosca. Le maggiori infrazioni canoniche si sono verificate, tuttavia, quando il Patriarcato di Costantinopoli ha convalidato questi gruppi scismatici e li ha dichiarati pienamente canonici, li ha presi sotto la sua giurisdizione e ha convalidato il sacerdozio e l'episcopato del loro clero. Mosca non aveva altra scelta che rompere la comunione con Costantinopoli a questo punto. Constantinopoli in seguito li stabilì con un Tomos di Autocefalia. Inoltre, il Patriarcato di Costantinopoli ha istituito una diocesi stavropegiale, sotto di sé, sul territorio dell'Ucraina. Sta operando sulla base dei suoi stessi presupposti, ma questi non sono condivisi dal resto della Chiesa. Piuttosto, è visto come un'operazione unilaterale, senza consultazione o consenso conciliare con le altre Chiese ortodosse.

Forse l'atto più significativo in questo processo è stato la convalida del clero dei gruppi scismatici e il riconoscimento della loro organizzazione come chiesa legittima all'interno del Patriarcato di Costantinopoli, sebbene nominalmente autocefala. Nessuna delle altre azioni di questo processo tocca la costituzione sacramentale della Chiesa; questi, tuttavia, sono legati alla natura stessa dell'episcopato e del sacerdozio e della stessa Chiesa. Tutto il resto, per quanto offensivo sia stato per le Chiese ortodosse ucraina e russa, è essenzialmente amministrativo e giuridico. Non che ciò non sia importante, ma non ha alcuna implicazione per l'integrità sacramentale della Chiesa o la continuità della Tradizione. Se questo scisma fosse solo amministrativo, le parti alla fine si riconcilerebbero, anche se a malincuore, come dopo che Costantinopoli ha invaso e diviso la Chiesa in Estonia. C'è stata una pausa nella comunione per un po' di tempo, come ora c'è tra Gerusalemme e Antiochia. Ma non c'era alcun problema che costringesse il resto delle Chiese a schierarsi e ad andare in scisma con le altre.

I chierici scismatici si erano separati dalla Chiesa canonica. Alcuni erano stati ordinati canonicamente, la maggior parte erano stati ordinati non canicamente da vescovi scismatici, e alcuni non erano mai stati ordinati come vescovi. Con un inedito tratto della penna, il patriarca di Costantinopoli ha dichiarato tutti questi chierici validi e canonici, sollevando le loro deposizioni e i loro anatemi e ponendoli sotto il suo omoforio, figurativamente. Quindi il Patriarcato di Costantinopoli chiede che tutti commemorino il nuovo primate come capo di una legittima chiesa ortodossa, e servano con lui e il suo clero, e lo fa lui stesso. Quindi tutte le Chiese, i Primati e i Sinodi devono scegliere: serviranno con il clero di questa nuova Chiesa ucraina sotto il Patriarcato ecumenico? Questi chierici e fedeli andranno anche in tutto il mondo, a Gerusalemme, sul Monte Athos, a Cipro, in Grecia, Serbia, Romania. Saranno ricevuti in comunione? Saranno autorizzati a servire? Saranno riconosciuti i loro battesimi?

Accettare questo nuovo corpo scismatico ucraino sotto il Patriarcato di Costantinopoli implica che la Chiesa locale accetta i presupposti e le asserzioni del Patriarcato di Costantinopoli sulla sua autorità e giurisdizione. Non ha nulla a che fare con il prendere le parti di Mosca contro Costantinopoli. Le asserzioni includono: il diritto di ricevere ricorsi di vescovi e metropoliti al di sopra dei loro patriarchi e di annullare le decisioni di questi ultimi; che il patriarca ecumenico ha piena giurisdizione su tutte le Chiese ortodosse, ed è l'autorità finale, arbitro e giudice su tutte le questioni canoniche, ecclesiastiche e disciplinari; cge ha il diritto di inserirsi nel territorio e nella vita di ogni altra Chiesa. Queste rispecchiano le asserzioni del Papato romano e le sue dottrine di giurisdizione universale. tuttavia, l'asserzione che il Patriarcato di Costantinopoli ha il diritto, potere e autorità di convalidare il clero non canonico e persone che non sono mai state ordinate, semplicemente dichiarandoli validi, è qualcosa che il papa non sognerebbe mai di fare.

Questo è qualcosa di nuovo e inaudito.

L'eredità più preziosa del Signore Gesù Cristo che la Chiesa ortodossa detiene a apprezza è il dono dello Spirito Santo, dato agli apostoli nel giorno della Risurrezione e a tutto il corpo della Chiesa nel giorno di Pentecoste. Con questo dono, gli apostoli sono diventati vescovi e sacerdoti, e hanno consegnato questo carisma ai loro successori con l'ordinazione, ininterrotta fino a oggi.

Questo carisma dello Spirito Santo costituisce la Chiesa ed è il fondamento della sua essenza sacramentale o misteriologica. È questo che preserva la continuità dell'Ortodossia, è il contenuto della sua stessa identità di Chiesa. L'eucaristia può costituire la Chiesa nel tempo e nello spazio, ma non c'è eucaristia se non c'è un sacerdote o un vescovo legittimamente ordinato. Un vescovo è ordinato come atto conciliare, prima con l'elezione di un Sinodo, e poi con l'imposizione delle mani, la consacrazione o l'ordinazione, da almeno tre vescovi. Ciò costituisce l'affermazione di tutta la Chiesa. Non è possibile per un vescovo essere ordinato da un solo altro vescovo, ma può essere fatto solo come un atto sinergico di tutta la Chiesa.

Non c'è modo con cui vescovi o sacerdoti nelle Chiese canoniche possano riconoscere oppure servire o concelebrare con la nuova organizzazione ucraina sotto il Patriarcato di Costantinopoli. Se servi con uno scismatico, diventi scismatico. Questo non ha nulla a che fare con il "sostenere Mosca". Si tratta di mantenere l'integrità canonica e sacramentale della Chiesa ortodossa. Ancora più difficile è la questione di come si possa riconoscere e servire con la Chiesa Madre di un corpo con il quale non si può essere in comunione. Non funziona. Quindi, l'intera questione ha forzato uno scisma sul corpo della Chiesa ortodossa. Le Chiese dovranno scegliere una parte e attendere un concilio ecumenico pan-ortodosso per risolverlo. Ma è responsabilità del Patriarcato di Costantinopoli convocare i concili pan-ortodossi; e loro non sono interessati a farlo.

Quindi sorge la questione essenziale della responsabilità. Nei confronti di chi è responsabile il patriarca di Costantinopoli? Se è il primo dei pari, allora è responsabile nei confronti degli altri primati, in un concilio pan-ortodosso o ecumenico. Tuttavia, se come egli afferma, egli è l'autorità e il giudice finale, e le sue sentenze non possono essere appellate, o per dirla in altro modo, è il primo senza eguali, quindi non è responsabile di nessuno e ha autorità assoluta; in breve, è proprio come il papa di Roma.

Costantinopoli ha pubblicato diversi altri documenti, Tomoi, d'autocefalia nel secolo scorso: Polonia, Albania, Repubblica Ceca, oltre all'Ucraina; e Serbia e altri poco prima di questi. Questi testi affermano i diritti speciali del patriarca di Costantinopoli, secondo cui le nuove Chiese locali devono sottoporre al Patriarcato di Costantinopoli decisioni importanti su questioni ecclesiali, dogmatiche o canoniche. Il Patriarcato di Costantinopoli si presenta come la "massima autorità giuridica" in merito agli appelli e le sue decisioni non sono soggette a revisione. Così ha autorità su tutte le altre Chiese, che devono sottomettersi a Costantinopoli.

 

Quindi le autocefalie delle varie Chiese, tra cui quelle russa, serba, bulgara, georgiana, oltre a quelle di cui sopra, sono solo relative. Per esempio, l'annullamento del decreto del 1686 che aveva ceduto la metropolia di Kiev a Mosca è perfettamente legittimo nel sistema del Patriarcato di Costantinopoli, così come lo è stata la divisione della Chiesa in Estonia. Ora la Chiesa serba deve considerare il futuro dei gruppi scismatici in Macedonia e Montenegro e la Chiesa georgiana lo status dell'Abkhazia. Tutti questi sono scismi in attesa di una soluzione.

Costantinopoli rivendica piena autorità sulla cosiddetta "diaspora", compresi i luoghi in cui le altre Chiese hanno stabilito strutture giurisdizionali canoniche, specialmente il Nord America e l'Europa occidentale. Da un lato, questo è un tentativo di mettere ordine nel caos. Ma la realtà è che a causa dei modelli migratori, le varie Chiese nazionali hanno creato chiese in queste aree per servire la loro gente, che desidera essere parte delle proprie Chiese di origine, sebbene in una terra straniera. I nuovi tomoi di autocefalia proibiscono alle Chiese locali di creare parrocchie, e ancor meno diocesi, nella "diaspora", poiché tutti questi territori appartengono a Costantinopoli come "terre barbare". I destini delle diocesi americane istituiti da Alessandria, Gerusalemme e dall'Ucraina e le minacce contro la diocesi georgiana negli Stati Uniti, sono un esempio di cosa ci si deve aspettare. Tutte queste comunità esterne sono alla fine trasferite a Costantinopoli.

La politica di Costantinopoli riduce l'autocefalia delle Chiese locali a una vaga autonomia, senza piena autorità all'interno né all'esterno dei loro confini nazionali. Questa non è la comprensione conciliare / sinodale di cosa sia una Chiesa autocefala, o di come funzioni.

Ci sono due serie molto diverse di interpretazione dei canoni. Il Patriarcato di Costantinopoli basa la propria serie di presupposti sulla propria interpretazione dei canoni. Ciò ebbe inizio negli anni '20, quando Meletios Metaxakis fu patriarca di Costantinopoli, e da allora si espansr. L'altro approccio all'interpretazione dei canoni è in libri come il Timone (Pedalion), di san Nicodemo della Montagna Santa, che mantiene rigorosamente la piena indipendenza e integrità di ogni Chiesa locale autocefala. I primi sono tornati al contesto dell'Impero Romano, quando Costantinopoli era la capitale imperiale, ed era investita di un livello di dignità e autorità che le derivava dall'essere la Chiesa imperiale. Questa autorità fu forse persino rafforzata nei secoli dopo la conquista ottomana, quando il patriarca di Costantinopoli era il capo del millet ottomano, nel quale era a capo di tutta la comunità ortodossa dell'impero. In quel momento, gli altri patriarcati furono soppressi e lui ebbe un'immensa autorità. L'unico grande paese ortodosso a sfuggire a tale sistema fu la Russia. Fu per questo motivo che i paesi balcanici e la Georgia dovettero far riconoscere o rinnovare le loro macchine automatiche dopo la loro liberazione dal giogo ottomano. La stessa Costantinopoli non è mai sfuggita al giogo turco. Fu per questo motivo che i paesi balcanici e la Georgia dovettero far riconoscere o rinnovare le loro macchine automatiche dopo la loro liberazione dal giogo ottomano. La stessa Costantinopoli non è mai sfuggita al giogo turco. Fu per questo motivo che i paesi balcanici e la Georgia dovettero far riconoscere o rinnovare le loro autocefalie dopo la loro liberazione dal giogo ottomano. La stessa Costantinopoli non è mai sfuggita al giogo turco.

L'altra serie di interpretazioni canoniche, basata su san Nicodemo e sul Timone, si è evoluta nella nuova situazione delle Chiese in stati nazionali appena formati. Nonostante l'ascesa del comunismo e l'oppressione della Chiesa da parte dei socialisti, le Chiese locali hanno gelosamente custodito la loro autocefalia e hanno operato come unità indipendenti. L'Ortodossia è divenuta un corpo definito dalla conciliarità o sinodalità. Ogni Sinodo ha il suo primate, che differisce in autorità da Chiesa a Chiesa. Il primato del patriarca di Costantinopoli è in gran parte simbolico, un primato d'onore e il primo tra pari, ma senza alcun tipo di autorità giurisdizionale universale. Ogni Chiesa si sforza di mantenere l'integrità della Tradizione in un consenso di responsabilità reciproca.

L'Ortodossia ha respinto l'affermazione della giurisdizione e dell'autorità universali da parte del Papato.

Oggi il Patriarcato di Costantinopoli sta sollevando gli stessi problemi che papa Ildebrando sollevò mille anni fa, determinando lo scisma con Roma. Sebbene queste dottrine non siano state definite in un contesto conciliare, sono state messe all'opera nello scisma ucraino e nei documenti di diverse Chiese autocefale locali; per non parlare del fatto che sono state messe in stampa in documenti sinodali. Questo è un enorme conflitto di idee e ideologie.

Uno dei problemi più interessanti con l'Ucraina è il ruolo della Chiesa romana, in particolare della Chiesa greco-cattolica ucraina. C'è molto che unisce il gruppo scismatico agli uniati, in particolare un forte fervore e ideologia nazionalista. Stanno anche spingendo per una chiesa che sia in unione sia con Roma sia con Costantinopoli. C'è già stata una concelebrazione ampiamente pubblica tra i due gruppi. Tuttavia, penso che sia importante notare che se noi, come ortodossi, dovremmo accettare un'ecclesiologia papale, perché accettarla da Costantinopoli e non da Roma stessa?

Questo fiasco ha portato l'Ortodossia alla crisi, a un punto di giudizio. Ci sottomettiamo a una visione papale universalista della Chiesa, con un'autorità assoluta che alla fine non è responsabile di fonte a nessuno? O manteniamo l'integrità dell'Ortodossia come l'abbiamo ereditata, una comunione di Chiese autocefale la cui unità è mantenuta dallo Spirito Santo, in uno spirito di reciproco consenso e responsabilità?

Tutto si riduce a una decisione: se servire con i membri della nuova chiesa ortodossa dell'Ucraina e il suo capo, il "metropolita" Epifanij, oppure no.

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