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  Un commento patristico ortodosso della Genesi (Parte III)

Creatio

Dal libro Genesis, Creation and Early Man, di padre Seraphim Rose

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Capitolo III

I sei giorni della creazione

(giorno per giorno)

(Gen 1:1-25 ; 2:1-3)

1. Introduzione

Ora studiamo il modello patristico dei sei giorni della creazione. Non ci occuperemo del tentativo di indovinare "quanto sono stati lunghi" questi giorni, anche una volta arrivati alla fine avremo una buona idea di come i Padri vedevano la loro lunghezza. Molti fondamentalisti pensano che la loro interpretazione letterale della Genesi sia perduta se questi giorni non sono accettati come precisi periodi di ventiquattro ore; e molti altri che vogliono conciliare la Genesi con la moderna teoria dell'evoluzione pensano che le loro speranze poggino sull'accettare questi giorni come se fossero lunghi milioni o miliardi di anni, in modo che da farli accordare con i presunti risultati della geologia. Penso che possiamo tranquillamente dire che entrambi questi punti di vista mancano il bersaglio.

Non è che in questi giorni non avrebbero potuto essere lunghi ventiquattro ore, se Dio lo avesse voluto; uno o due Padri (sant'Efrem il Siro, per esempio) precisano anche che erano lunghi ventiquattro ore. Ma la maggior parte dei Padri non dice nulla su questo argomento: non era oggetto di dibattito ai loro tempi, e sembra che non abbiano voluto insistere a proiettare indietro negli stupendi e miracolosi eventi di quei sei giorni la scala temporale del nostro mondo caduto.

Ma se non abbiamo bisogno di definire i sei giorni della creazione come periodi di ventiquattro ore, è del tutto impossibile per noi considerarli lunghi milioni o miliardi di anni – cioè, costringerli su una scala temporale evolutiva. Gli eventi dei sei giorni semplicemente non si inseriscono affatto nel quadro evolutivo. In Genesi i primi esseri viventi sono erbe e alberi sulla terra asciutta; la vita non ha una prima apparizione nel mare, come vuole la teoria evolutiva; queste piante terrestri sono esistite per un giorno intero (miliardi di anni?) prima che il sole sia stato creato, mentre in ogni concezione evoluzionistica il sole precede la terra stessa. Qualsiasi osservatore ragionevolmente obiettivo avrebbe dovuto concludere che i sei giorni della creazione, se sono un vero e proprio racconto e non un prodotto di fantasia arbitraria o di speculazione, semplicemente non si adattano al quadro evolutivo, e quindi non vi è alcuna necessità di renderli lunghi miliardi di anni. Vedremo di seguito come anche la descrizione di questi giorni fatta dai santi Padri rende questa interpretazione del tutto impossibile. La teoria evoluzionista ovviamente parla di qualcosa di diverso dai sei giorni della creazione. E in realtà, nessuna teoria scientifica può parlarci di quei sei giorni. La scienza cerca di spiegare (talvolta con più e talvolta con meno successo) le modifiche di questo mondo, basate sulla proiezione di processi naturali che possono essere osservati oggi. Ma i sei giorni della creazione non sono un processo naturale; sono ciò che è venuto prima che tutti i processi naturali di tutto il mondo abbiano iniziato a operare. Sono opera di Dio; per definizione stessa sono miracolosi e non si adattano alle leggi naturali che governano il mondo che vediamo ora. Se siamo in grado inqualche modo di sapere cosa è successo in quei sei giorni, non è per proiezioni o speculazioni scientifiche, ma solo per rivelazione di Dio. Sotto questo aspetto, gli scienziati moderni non sono meglio degli antichi creatori di speculazioni cosmiche e di miti. Gli scrittori di commentari sulla Genesi sottolineano questo punto. San Giovanni Crisostomo scrive:

Che cosa vuol dire che prima c'è il cielo e poi la terra, prima il tetto e poi le fondamenta? Dio non è soggetto alla necessità naturale; non è soggetto alle leggi dell'arte. La volontà di Dio è creatore e artefice della natura e dell'arte e di tutto ciò che esiste.

Parlando del quinto giorno della creazione, lo stesso Padre dice:

Oggi Dio va sulle acque e ci mostra che da loro, con la sua parola e il suo comando, procedono creature animate... quale mente, ditemi, è in grado di capire questo miracolo?

San Basilio insegna nell'Hexaemeron che al terzo giorno non c'era necessità naturale perché le acque fluissero verso il basso; questa è una legge del nostro mondo, ma allora non c'era ancora nessuna legge, fino a quando è giunto il comando di Dio:

Qualcuno potrebbe, forse, porsi questa domanda: Perché la Scrittura riduce a un comando del Creatore quella tendenza a fluire verso il basso che appartiene naturalmente all'acqua? ...Se l'acqua ha questa tendenza per natura, il comando che ordina alle acque di raccogliersi insieme in un unico luogo sarebbe superfluo... A questa domanda rispondiamo che voi sapete riconoscere molto bene i movimenti dell'acqua dopo il comando del Signore, che è instabile e che tende naturalmente a fluire verso il basso e nelle cavità; ma quali poteri avesse in precedenza, prima che tale spinta sia stata generata in essa da questo comando, voi stessi non lo sapete né lo avete sentito da uno che li conoscesse. Riflettete sul fatto che la voce di Dio crea la natura, e il comando dato in quel momento alla creazione ha condizionato il futuro corso d'azione delle creature.

Indubbiamente, qui c'è una delle principali fonti di conflitto tra teoria scientifica e rivelazione religiosa. Durante i sei giorni è stata fatta la natura stessa; le nostre conoscenze attuali delle leggi naturali non possono assolutamente dirci come queste leggi stesse sono state fatte. La stessa questione delle origini ultime, degli inizi, della genesi di tutte le cose – è al di fuori della sfera della scienza. Quando uno scienziato entra in questo regno intuisce e specula come ogni antico cosmologo; e questo non fa che distrarlo dal suo serio lavoro di studiare i processi naturali di questo mondo – e lo rende anche un concorrente della rivelazione religiosa, che è l'unica possibile fonte della nostra vera conoscenza del principio delle cose, così come è la nostra unica fonte di conoscenza del fine ultimo di tutte le cose. San Basilio scrive:

Ci proponiamo di esaminare la struttura del mondo e di contemplare l'universo intero, non dalla sapienza del mondo, ma da ciò che Dio ha insegnato al suo servo quando gli parlò di persona e senza enigmi.

Se siamo in grado di umiliarci abbastanza da sapere che possiamo realmente conoscere ben poco sui dettagli della creazione dei sei giorni, avremo una migliore possibilità di capire quello che possiamo capire della Genesi. I santi Padri, e non le speculazioni scientifiche o cosmologiche, sono la nostra chiave per comprendere il testo.

2. Osservazioni generali sui sei giorni

Che cosa possiamo dire allora di questi sei giorni?

Primo: Una persona ortodossa, riflettendo sui sei giorni, ha espresso molto bene il nostro obiettivo nel loro studio: dobbiamo misurarli non quantitativamente, ma teologicamente. La cosa importante su di loro non è quanto sono stati lunghi, ma che cosa è successo durante questi giorni. Essi sono la dichiarazione di sei immensi atti creativi di Dio che ha prodotto l'universo come lo conosciamo. In breve vedremo questi sei atti in dettaglio.

Secondo: Come abbiamo visto, per loro stessa natura gli eventi di questi giorni sono miracolosi, non sono soggetti alle leggi della natura che ora governano il mondo, e noi non li possiamo capire tramite proiezioni della nostra esperienza attuale.

Terzo: un punto molto enfatizzato dai santi Padri che hanno scritto sulla Genesi, è che gli atti creativi di Dio nei sei giorni sono improvvisi, istantanei.

Sant'Efrem il Siro, che vede i giorni della creazione di lunghezza di ventiquattro ore, sottolinea che gli atti creativi di Dio in questi giorni non hanno bisogno di ventiquattro ore, ma solo di un istante. Così, per quanto riguarda il primo giorno scrive:

Anche se la luce e le nuvole sono state create in un batter d'occhio, comunque, sia il giorno sia la notte della prima giornata sono proseguiti per dodici ore ciascuno.

San Basilio il Grande sottolinea allo stesso modo in vari punti del suo commento sui sei giorni la natura istantanea della creazione di Dio. Al terzo giorno della creazione, egli scrive, a questa parola apparvero tutti i fitti boschi, tutti gli alberi si eressero... allo stesso modo, tutti gli arbusti furono immediatamente spessi di foglie e fronde, e le cosiddette piante da ghirlanda... tutto è venuto in esistenza in un momento, anche se non erano in precedenza sulla terra. "Che la terra produca": questo breve comando era di carattere forte e immediato, e al tempo stesso un elaborato sistema che ha portato alla perfezione più rapidamente del nostro pensiero le innumerevoli proprietà delle piante.

Sant'Ambrogio scrive che quando Mosè dice così bruscamente "In principio Dio creò", egli intende "esprimere la velocità incomprensibile dell'opera." E, avendo in mente le speculazioni cosmologiche dei greci, egli scrive parole che si applicano ugualmente bene alle speculazioni dei nostri tempi:

Egli (Mosè) non attendeva una creazione tarda e piacevole del mondo fatta da un concorso di atomi.

Sant'Ambrogio dice ancora:

E opportunamente (Mosè) ha aggiunto: "Ha creato," affinché non si pensasse che ci sia stato un ritardo nella creazione. Inoltre, gli uomini avrebbero visto quanto incomparabile è stato il Creatore che ha completato una grande opera del genere in un brevissimo momento del suo atto creativo, tanto che l'effetto della sua volontà ha anticipato la percezione del tempo.

Sant'Atanasio il Grande – nel sostenere contro l'insegnamento ariano che Cristo è il "principio" di tutte le cose e, quindi, come la creazione – espone, come sua comprensione dei sei giorni della creazione, che tutte le cose in ognuno di questi giorni sono state create simultaneamente:

Per quanto riguarda le stelle separate o le grandi luci, non sono apparse le stelle per prime, e le luci per seconde, ma nello stesso giorno e per lo stesso comando, sono stati tutti chiamati all'essere. E tale fu la formazione originale dei quadrupedi, degli uccelli e dei pesci, e del bestiame, e delle piante... Nessuna creatura è stata fatta prima di un altra, ma tutte le cose che hanno avuto origine sono venute all'essere per uno e lo stesso comando.

3. Perché sei giorni?

Abbiamo già citato Sant'Efrem il Siro, il quale afferma che "è altrettanto inammissibile dire che ciò che sembra, secondo il racconto (Genesi), creato nel corso di sei giorni, è stato creato in un solo istante". I santi Padri sono abbastanza insistenti nella loro fedeltà al testo della Genesi: quando il testo dice "giorno", trovano che sia inammissibile capirlo nel senso di un tempo indeterminatamente lungo, in quanto gli atti creativi di Dio sono istantanei; ma hanno anche trovato che non è consentito interpretare questi sei giorni semplicemente come qualche espediente letterario per esprimere una creazione del tutto istantanea. Anche se ogni atto creativo è istantaneo, l'intera creazione è costituita da una sequenza ordinata di questi atti creativi.

San Gregorio il Teologo scrive:

Ai giorni (della creazione) si aggiunge certamente un carattere di primo, secondo, terzo, e così via fino al settimo giorno di riposo dalle opere, e in questi giorni è suddiviso tutto ciò che è creato, ordinato da leggi indicibili, ma non prodotto in un istante, dall'onnipotente Parola, per la quale pensare o parlare significa già eseguire l'azione. Se l'uomo è apparso nel mondo per ultimo, onorato dall'opera della mano e dall'immagine di Dio, questo non è affatto sorprendente; infatti per lui, come per un re, la dimora reale doveva essere preparata e solo allora il re vi poteva essere introdotto, accompagnato da tutte le creature.

Nella stessa ottica san Giovanni Crisostomo scrive:

L'onnipotente mano destra di Dio e la sua sapienza illimitata non avrebbe avuto alcuna difficoltà nel creare tutto in un solo giorno. E che dico, in un solo giorno? – in un istante. Ma dal momento che egli ha creato tutto ciò che non esiste per il proprio beneficio, poiché non ha bisogno di nulla, essendo in tutto sufficiente a se stesso, al contrario ha creato tutto nel suo amore per l'umanità e nella sua bontà, e così egli ha creato in alcune parti e ci offre per bocca del beato profeta un chiaro insegnamento di ciò che è stato creato in modo che, dopo averlo scoperto in dettaglio, non cadiamo sotto l'influenza di coloro che sono sviati da ragionamenti umani... e perché, direte, l'uomo è stato creato in seguito, se era superiore a tutte queste creature? Per una buona ragione. Quando un re intende entrare in una città, i suoi armigeri e gli altri servitori devono andare avanti, in modo che il re possa entrare in camere già preparate per lui. Proprio in tal modo ha fatto Dio, ora, con l'intenzione di mettere per così dire un re e padrone su tutto ciò che è terreno, in un primo momento ha organizzato tutto questo ornamento, e solo allora ha creato il sovrano (l'uomo).

San Gregorio di Nissa ripete questo stesso insegnamento che l'uomo, come re, è apparso solo dopo che il suo dominio era stato preparato per lui; ma ha anche un'altra interpretazione più mistica della sequenza dei sei giorni che alcuni hanno cercato di interpretare come espressione della teoria dell'evoluzione. Dobbiamo quindi guardare da vicino questo insegnamento. San Gregorio scrive:

La Scrittura ci informa che la divinità ha preceduto per mezzo di una sorta di graduale e ordinato anticipo la creazione dell'uomo. Dopo che le fondamenta dell'universo sono state poste, come racconta la storia, l'uomo non è apparso sulla terra all'improvviso; ma la creazione degli animali lo ha preceduto, e le piante hanno preceduto entrambi. In tal modo la Scrittura mostra che le forze vitali si sono mescolate con il mondo della materia secondo una gradazione; in primo luogo, si sono infuse nella natura insensata; e in continuazione sono avanzate nel mondo senziente; e poi sono salite agli esseri intelligenti e razionali... La creazione dell'uomo è detta giungere per ultima, come di uno che ha assunto in se stesso ogni singola forma di vita, sia quella delle piante sia quella che si vede negli animali. Il suo nutrimento e la sua crescita li deriva dalla vita vegetale; perfino nei vegetali tali processi si vedono quando l'alimento è aspirato dalle sue radici e offerto a frutti e foglie. La sua organizzazione senziente deriva dalla creazione animale. Ma la sua facoltà di pensiero e la sua ragione è incomunicabile, ed è un dono peculiare nella nostra natura... Non è possibile per questa facoltà di ragionamento di esistere nella vita del corpo senza esistere per mezzo di sensazioni, e dal momento che la sensazione si trova già esistente nella creazione animale, necessariamente, per così dire, a motivo di questa sola condizione, la nostra anima ha contatto con le altre cose che sono legate con essa; e questi sono tutti quei fenomeni dentro di noi che noi chiamiamo "passioni".

Alla fine di un'altra descrizione in un libro diverso, San Gregorio conclude:

Se, dunque, la Scrittura ci dice che l'uomo è stato fatto per ultimo, dopo ogni cosa animata, il legislatore (Mosè) non sta facendo altro che dichiararci la dottrina dell'anima, se si considera che ciò che è perfetto viene per ultimo, secondo una certa necessaria sequenza nell'ordine delle cose... così si può supporre che la natura fa una salita per così dire a scalini – intendo le varie proprietà della vita – dalla forma più bassa verso la forma perfetta.

Questo è uno dei pochi passi negli scritti dei santi Padri, che i credenti nella cosmogonia evolutiva trovano in sintonia con le loro opinioni. Vi si parla di una "salita a scalini... dalla forma più bassa verso la forma perfetta", e vi si afferma che l'uomo in qualche modo "partecipa" della vita o della creazione inferiore. Ma la teoria evoluzionistica di origini richiede molto di più di questi punti di vista generali, ai quali nessuno è contrario. Per la teoria dell'evoluzione è necessario che l'uomo sia dimostrato come un discendente della creazione inferiore, "evoluto" da essa. In seguito vedremo a grandi linee ciò che dicono i Padri sull'origine dell'uomo. Qui diremo solo che san Gregorio non solo non dice nulla che indichi che credeva a questo punto di vista, ma che altri dei suoi punti di vista sono in contrasto con esso. Così, è d'accordo con il resto dei Padri che hanno scritto sulla Genesi che la creazione di Dio è istantanea; in questo stesso trattato, dice che "ogni collina e pendenza e cavità sono stati coronati da erba giovane, e con prodotti variegati degli alberi, appena sorti dalla terra, ma vertiginosamente eretti nella loro perfetta bellezza", e che "la creazione è, per così dire, è fatta su due piedi dalla potenza divina, venendo in essere all'improvviso al suo comando".

Inoltre, San Gregorio afferma specificamente che la singola ragione per cui la natura umana è in contatto con la creazione inferiore è perché ne condivide la stessa natura senziente; viene, di fatto, dalla stessa terra da cui spuntarono anche le creature inferiori. Si tratta di un'aggiunta del tutto arbitraria al significato inteso dal Santo, insistere che questo significhi che l'uomo "discende" dalla creazione animale; In questo caso, infatti, sarebbe necessario anche che lui (e gli animali) discendano dalla creazione vegetale, dal momento che ha anche qualcosa della loro natura dentro di sé. Ma la teoria evolutiva insegna, non che gli animali si sono "evoluti" dalle piante, ma che i due regni sono rami separati e paralleli da un antenato primitivo comune.

La "ascesa per scalini" di san Gregorio, quindi, non mostra affatto la discendenza cronologica dell'uomo da piante e animali, ma mostra solo la sua parentela con la creazione inferiore attraverso la condivisione della natura nutritiva e senziente che hanno tutte le creature nate dalla terra, nel grado che Dio ha dato a loro. Egli descrive non la storia dell'uomo, ma la sua natura.

Vedremo più specificamente in seguito ciò che san Gregorio in realtà pensava sulla "mescolanza delle nature", che è implicita nella teoria evolutiva.

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