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  'Dio e i croati'

Ovvero: perché l'ecumenismo tra cattolici e ortodossi non sarà credibile finché non si farà qualcosa per riconoscere la piaga del genocidio del popolo serbo

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"L'olocausto del Vaticano" non è un termine improprio, un'accusa, o tanto meno una speculazione. Si tratta di un fatto storico. Un rabbioso nazionalismo e dogmatismo religioso sono stati i suoi due ingredienti principali. Durante l'esistenza della Croazia come Stato indipendente cattolico, più di 700.000 uomini, donne e bambini sono morti. Molti sono stati giustiziati, torturati, morti di fame, sepolti o bruciati vivi. Centinaia sono stati costretti a diventare cattolici. Frati cattolici hanno gestito campi di concentramento, sacerdoti cattolici sono stati ufficiali del corpo militare che ha commesso tali atrocità. 700.000 su una popolazione totale di alcuni milioni, in proporzione, sarebbe come se un terzo della popolazione degli USA fosse stato sterminato da una milizia cattolica. (Avro Manhattan)

Il video seguente "Bog i Hrvati" (Dio e i croati) documenta in lingua serbocroata con sottotitoli in inglese alcune delle enormità del genocidio dei serbi ortodossi perpetrato nel primo Stato Indipendente di Croazia (NDH) alleato del regime nazista.

ATTENZIONE - Immagini estremamente raccapriccianti!

La Chiesa cattolica, dalle autorità episcopali alla diplomazia vaticana, dal clero agli ordini religiosi, è stata implicata in ogni fase delle atrocità qui descritte. Certo, ha aiutato ben poco la causa dell'unità tra cristiani la recente beatificazione del principale rappresentante della Chiesa cattolica croata di quegli anni.

Non ci si dovrebbe stupire dell'eccesso di prudenza con cui la Chiesa Ortodossa Serba vede ogni iniziativa ecumenica ai giorni nostri (proprio dopo gli anni in cui il nuovo stato indipendente di Croazia ha sconsideratamente esaltato certi modelli dei suoi predecessori), e nemmeno del fatto che le Chiese ortodosse di altri paesi si tengano lontane dalle celebrazioni ecumeniche finché non si vedrà qualche processo di guarigione per questa ferita ancora aperta.

Per vedere come la Chiesa ortodossa vive internamente questa tragedia, voltiamo la pagina dalla morte alla risurrezione. Lo possiamo fare perché le parole di risurrezione che sentiamo in musica nel video seguente sono state scritte proprio nel fondo dell'inferno. Il santo vescovo Nikolaj Velimirovich di Zhicha ha passato la fine della Seconda Guerra Mondiale nel campo di concentramento nazista di Dachau (un "trattamento di favore"... se fosse stato nelle mani dei suoi fratelli cattolici in Croazia sarebbe verosimilmente morto come i vescovi ortodossi descritti nel primo filmato) e vi ha scritto il brano di cui vediamo qui in seguito un adattamento musicale moderno.

Hristos voskrese, radost donese!
Cristo è risorto, ha portato la gioia!

 

Ora, QUESTA è la fede cristiana nella sua migliore manifestazione. Ricordiamo ciascuna delle vittime del genocidio dei serbi, ricordiamo come ognuna di loro ha cantato la stessa fede nella risurrezione, e aspettiamo con mitezza (ma anche con fermezza) che chi ci vuole parlare di unità tra cristiani dia prova di avere imparato questa lezione.

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