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  Luce tra le Chiese ortodosse: che cosa significa l'onomastico del primate della Chiesa ortodossa ucraina

di Kirill Aleksandrov

Unione dei giornalisti ortodossi, 28 giugno 2019

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sua Beatitudine il metropolita Onufrij

Come i rappresentanti delle Chiese ortodosse locali hanno espresso il loro sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina e a sua Beatitudine il Metropolita Onufrij.

Si sono svolte a Kiev le celebrazioni in onore di sant'Onofrio il Grande, il patrono celeste del primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij.

Quest'anno sua Beatitudine ha celebrato il suo 75° compleanno e il quinto anniversario del suo ministero come primate. Sono arrivati i rappresentanti di 11 Chiese ortodosse locali ​​per congratularsi con sua Beatitudine Onufrij.

Che cosa significa questa attenzione da parte loro alla Chiesa ortodossa ucraina a a sua Beatitudine Onufrij e in che modo ciò influenzerà lo sviluppo della situazione religiosa in Ucraina?

L'arrivo in Ucraina, la concelebrazione con sua Beatitudine Onufrij alla Lavra delle Grotte di Kiev, così come le parole da loro pronunciate durante un briefing per i giornalisti, ci permettono di trarre alcune conclusioni.

Primo: sostegno incondizionato alla Chiesa canonica in Ucraina e al suo primate

Il fatto stesso dell'arrivo in Ucraina delle delegazioni ufficiali delle Chiese locali su invito della Chiesa ortodossa ucraina è già abbastanza convincente. Sottolineiamo - queste sono delegazioni ufficiali. Tutti i vescovi o sacerdoti delle Chiese locali che sono arrivati a Kiev lo hanno fatto in accordo con le decisioni dei loro sinodi o con la benedizione dei loro primati. Non era una loro iniziativa personale o l'espressione di un punto di vista privato. No. Questa è una posizione di un'intera Chiesa locale, espressa in un modo o in un altro.

La maggior parte dei media ucraini ha steso un velo di silenzio su questo fatto. Tuttavia, possiamo ricordare come gli stessi media hanno fatto scintille quando si trattava dell'arrivo in Ucraina di singoli chierici delle Chiese locali che erano in comunione liturgica con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ci sono stati solo due di questi fatti. Il primo è quando, il 3 febbraio 2019, i capi di due monasteri dell'Athos sono arrivati alla "intronizzazione" del capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko. Questo fatto è stato allora elogiato quasi come un riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte dell'Athos. Tuttavia, il decreto del principale organo di governo dell'Athos, la Sacra Comunità al Protaton, affermava inequivocabilmente che la Montagna Santa non riconosce la nuova struttura ecclesiastica.

Il secondo caso è l'ordinazione di Epiphanios (Dimitriou), un chierico della Chiesa di Grecia, come "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Molti cosiddetti esperti religiosi lo hanno interpretato come un riconoscimento della Chiesa di Grecia. Di fatto, il Sinodo della Chiesa di Grecia ha deciso di posticipare l'annuncio della sua posizione ufficiale sulla questione ucraina a una data successiva.

In questi due casi, è stata dimostrata una posizione personale di questi particolari sacerdoti, ma non un punto di vista ufficiale delle Chiese locali.

L'arrivo delle delegazioni a sostegno della Chiesa ortodossa ucraina e di sua Beatitudine Onufrij ha avuto luogo sullo sfondo delle più severe pressioni sulle Chiese locali, esercitate sia dal Patriarcato di Costantinopoli sia dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Questo non è un segreto. Funzionari statunitensi stanno negoziando apertamente con i vescovi delle Chiese locali per costringerli a riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Si può solo cercare di indovinare con quali argomenti stiano cercando di farlo, ma finora questi tentativi non hanno avuto molto successo.

Per le Chiese locali e i loro vescovi, le considerazioni dogmatiche e canoniche sono più importanti delle considerazioni politiche ed economiche, nonché, presumibilmente, delle minacce.

Il Patriarcato di Costantinopoli non riconosce la Chiesa ortodossa ucraina come Chiesa locale ucraina e sua Beatitudine Onufrij come metropolita di Kiev. Questo è ciò che il Fanar richiede a tutte le Chiese locali: allontanarsi dal metropolita Onufrij e riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" guidata da Epifanij Dumenko.

A questo proposito, è impossibile non menzionare le Chiese locali che non hanno inviato rappresentanti alle celebrazioni a Kiev e non hanno inviato lettere di auguri o telegrammi a sua Beatitudine Onufrij. Almeno, non è stato possibile trovarne riferimenti nei media. Queste sono le Chiese greca, georgiana, albanese e antiochena. E, di fatto, Costantinopoli.

Per quanto riguarda le Chiese albanese e antiochena, la loro mancata partecipazione alle celebrazioni è un fraintendimento o una conseguenza di alcune ragioni obiettive, dal momento che i loro sinodi e primati hanno espresso una posizione specifica sulla situazione in Ucraina.

Entrambe le Chiese antiochena e albanese hanno affermato in modo chiaro e inequivocabile in precedenza il loro sostegno a sua Beatitudine il metropolita Onufrij e alla Chiesa ortodossa ucraina, nonché l'impossibilità di riconoscere le decisioni non canoniche del Fanar in Ucraina.

Le chiese georgiana e greca, sulle quali il Fanar e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti hanno la più grande influenza, si distinguono. Queste Chiese locali non hanno espresso chiaramente la loro posizione, né hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ufficialmente o ufficiosamente. Ciò dà ragione di affermare che, fino a oggi, queste Chiese locali, contrariamente alle esigenze del Fanar, non riconoscono la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e non entrano in comunione con questa struttura.

Pertanto, nella questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e, di conseguenza, del non riconoscimento di sua Beatitudine Onufrij come metropolita di Kiev, il Fanar appare completamente isolato. Le Chiese locali non solo si sono rifiutate di riconoscere le sue decisioni solitartie riguardanti l'Ucraina, ma per la maggior parte hanno anche indicato le regole canoniche che rendevano tutto ciò impossibile.

Il problema principale è l'invalidità delle cosiddette "ordinazioni" nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ricordiamo una dichiarazione eloquente su questo tema da parte del primate della Chiesa albanese, l'arcivescovo Anastasios: "Tuttavia, ci poniamo la domanda: fino a che punto un'ordinazione eseguita dal signor Filaret, mentre era deposto e anatematizzato, diventa vera nello Spirito Santo e riceve il vero sigillo della successione apostolica ex post facto, senza l'ordinazione canonica? <...> Troviamo difficile capire come il nulla e il vuoto si trasformino in portatori di spirito "per oikonomia", in che cosa delle azioni che costituivano una palese blasfemia contro lo Spirito Santo (come, per esempio, l'invocazione dello Spirito Santo da parte dell'allora scomunicato e deposto signor Filaret) possano essere retroattivamente riconosciute "per oikonomia"? "

La quintessenza della posizione delle Chiese ortodosse locali sulla questione ucraina è stata espressa nelle parole del vescovo Antonije di Moraviča (della Chiesa serba): "Non conosciamo altre chiese locali in Ucraina eccetto la Chiesa guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina ".

Secondo: stabilire l'autorità suprema di sua Beatitudine Onufrij in tutto il mondo ortodosso

Il Fanar ha tentato di sottoporre a una sfida il primato del metropolita Onufrij. Ma anche i fanarioti conoscevano l'alta autorità personale e morale di sua Beatitudine. Assolutamente tutti, non solo i vescovi, ma anche il clero, i monaci, i laici - tutti coloro che hanno incontrato il metropolita Onufrij almeno una volta, affermano che è un esempio di moralità e pietà. Ecco diverse citazioni dai discorsi dei rappresentanti delle Chiese locali.

Metropolita Gavriil di Lovech (Chiesa bulgara): "Il Signore ha dato in tempi difficili un grande ierarca alla Chiesa ortodossa ucraina. Capita che in una situazione difficile il Signore manda grandi persone affinché possano salvare la Chiesa e seguire la via delle prove e delle persecuzioni".

Vescovo Pavel di Hajnowka (Chiesa polacca): "Persino i martiri non hanno rinnegato Cristo quando sono morti. E il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina difende la fede, rimanendo fedele a Cristo fino alla fine".

Vescovo Antonije of Moraviča (Chiesa serba): "Per ogni ortodosso, sua Beatitudine il metropolita Onufrij è un modello di pietà e di ascesi monastica, e come l'apostolo Paolo parlava di luce, sul volto di sua Beatitudine il metropolita Onufrij è una luce tra tutti le Chiese ortodossi“.

Tali parole si sentono sulle labbra dei primati delle Chiese locali, di vescovi, sacerdoti e monaci di tutto il mondo. E sono pronunciate molto sinceramente. Tali parole potrebbero essere lusinghe da sicofanti se coloro che le pronunciano si aspettassero di ricevere qualsiasi beneficio pecuniario o d'altro genere da sua Beatitudine Onufrij.

Tuttavia, non ci si può aspettare benefici pecuniari dal metropolita Onufrij. Non può aiutare con soldi; non può trasferire edifici ecclesiastici o donare autocefalie a nessuno. Può solo ringraziare e pregare. Tutte le parole dei rappresentanti delle Chiese locali vengono dal cuore. Nessuno lo dubita.

A confronto con il metropolita Onufrij, i "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sembrano completamente disonorati nella loro lotta per il potere, nelle calunnie reciproche, nelle reciproche accuse e insulti. Ma quale "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"! Nenche il patriarca Bartolomeo ha nel mondo ortodosso un'autorità morale tanto alta quanto quella del metropolita Onufrij!

Terzo: affermare le persecuzioni della Chiesa in Ucraina e sollecitare le autorità ucraine a porvi fine

Il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli afferma di aver risolto il conflitto religioso in Ucraina in modo molto ragionevole. Per più di un quarto di secolo, né il Patriarcato di Mosca, né la Chiesa ortodossa ucraina hanno potuto risolvere il problema dello scisma. E quindi è emerso sua Santità e all'apparenza con un colpo di penna ha risolto il problema.

Come pensava il Fanar, tutte le Chiese ortodosse locali avrebbero dovuto rimanere stupite e meravigliarsi della saggezza e della lungimiranza inerente esclusivamente al trono di Costantinopoli.

Ma è risultato il contrario. Anche nella fase decisionale sulla questione ucraina, il patriarca Bartolomeo è stato avvertito che le sue azioni avrebbero provocato persecuzioni contro la Chiesa in Ucraina e che sarebbe stato dalla parte dei persecutori. Ma sua Santità ha assicurato tutti e continua ad assicurare del contrario: non ha portato persecuzioni, ma pace e tranquillità in Ucraina.

E ora i rappresentanti delle Chiese locali devono ammettere un fatto evidente: ci sono persecuzioni della Chiesa in Ucraina. Di conseguenza, la questione del riconoscimento o del non riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" acquisisce una diversa prospettiva per le Chiese locali: devono decidere da che parte stanno, dei perseguitati o dei persecutori. Il patriarca Bartolomeo ha fatto la sua scelta. Anche le altre Chiese locali l'hanno fatta.

Metropolita Isaia di Tamassos (Chiesa di Cipro): "Qui, sulla sacra ed eroica terra ucraina, c'è un'incomprensibile grande tragedia e ingiustizia contro milioni di ucraini ortodossi che sono sotto la cura pastorale di sua Beatitudine il metropolita Onufrij, <...> a migliaia di ucraini ortodossi che vengono espulsi dalle loro chiese e subiscono persecuzioni e violenze da parte dei loro connazionali".

Molti rappresentanti delle Chiese locali hanno parlato della persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina in vari modi. Il metropolita Isaia di Tamassos ha inviato un appello al presidente dell'Ucraina, al governo e al parlamento. Proprio per il fatto che è stata la Chiesa di Cipro, rappresentata dal suo primate Crisostomo II e dagli altri vescovi, che si è assunta la missione di negoziare con le Chiese locali per risolvere il conflitto causato dalle azioni del Fanar, quest'appello, scritto dopo tali negoziati, può essere considerato una posizione consolidata di quasi tutte le Chiese locali.

I rappresentanti delle Chiese locali devono ammettere un fatto evidente: ci sono persecuzioni della Chiesa in Ucraina.

L'appello, che inizia con le congratulazioni per l'elezione alla presidenza, dice che la persecuzione della Chiesa in Ucraina non passa inosservata proprio in quell'Europa verso la quale tendono sia la passata che l'attuale leadership ucraina: "L'Ortodossia mondiale e in particolare le popolazioni ortodosse europee sono molto preoccupate per le violazioni dei diritti umani religiosi che si verificano in Ucraina contro i nostri fratelli. Leviamo la nostra voce e allo stesso tempo esprimiamo proteste insieme alla voce di milioni di ortodossi in tutto il mondo che condividono il nostro dolore – insieme a ucraini, europei, greci, ciprioti, arabi, serbi, polacchi, cechi, slovacchi, bulgari, romeni, americani, russi, georgiani, albanesi e molti altri. Siamo tutti membri dell'unico Corpo di Cristo nostro Signore. E quando un membro del corpo è ferito, tutte le membra del corpo sentono dolore".

Ma in questo appello non sono presenti solo dichiarazioni di cordoglio e d'empatia con i cristiani ucraini. Alle autorità ucraine è richiesto di adottare misure per ripristinare la legge e la giustizia in relazione ai credenti della Chiesa ortodossa ucraina: "Signor presidente! È impossibile che tali violazioni si verifichino in uno stato democratico come l'Ucraina, compromettendo la storia eroica e la dignità del popolo democratico dell'Ucraina. Vi chiediamo caldamente di ascoltare la nostra voce e di correggere quest'ingiustizia. Che tutte le chiese siano restituite ai legittimi proprietari ortodossi e che ognuno possa servire Dio nello spirito di libertà e rispetto dei diritti umani, senza interferire con la fede dell'altro".

E perché le autorità ucraine non considerino quest'appello semplicemente come un documento privo di significato, che non avrà conseguenze se viene letto e immediatamente dimenticato, è aggiunto quanto segue: "Da parte nostra continuiamo la nostra lotta e iniziamo a raccogliere firme da tutta l'Europa per ricorrere alla Corte europea dei diritti dell'uomo per il ripristino della giustizia".

Come possiamo vedere, il sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina e al suo primate, sua Beatitudine Onufrij, non è limitato alle parole. È vibrante, e ne vedremo presto i frutti.

Nonostante il silenzio dei media su ciò che è accaduto durante la celebrazione dell'onomastico del metropolita Onufrij, le autorità ucraine e il pubblico dovrebbero capire una cosa: il sostegno dell'Ortodossia mondiale sta dalla parte della Chiesa canonica. Tutti i tentativi di creare una Chiesa autocefala in Ucraina da un gruppo di scismatici attraverso l'inganno, le pressioni, la violenza e l'illegalità sono destinati al fallimento. Ciò significa che non c'è altro modo che il pentimento per tutti coloro che, per una ragione o per l'altra, si sono messi fuori dalla Chiesa. Purché, naturalmente, cerchino Dio.

Ma se cercano il potere, allora questa è una storia diversa che non ha nulla a che fare con la Chiesa.

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