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  La trappola nel tomos

di Petrus Antiochenus

Orthodox Synaxis, 11 gennaio 2019

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Mentre i santi sinodi delle Chiese ortodosse locali deliberano se accettare o meno la decisione del Patriarcato di Costantinopoli di creare una Chiesa autocefala in Ucraina, il carattere del tomos appena prodotto può rivelarsi decisivo nelle loro decisioni. Anche se poche Chiese, se non nessuna, sembrano essere contrarie all'idea di una Chiesa ortodossa ucraina autocefala in linea di principio, possono benissimo opporsi al modo in cui quest'autocefalia è stata concessa e al documento che la concede. Questo perché il tomos, come documento canonico, non solo concede l'autocefalia, ma tenta di definire la natura stessa dell'autocefalia e asserire la visione di Costantinopoli della sua relazione primigenia con le altre Chiese. I vescovi ortodossi devono leggere il documento attentamente e con discernimento al fine di identificare eventuali trappole che potrebbero essere state poste per loro in esso. In assenza di una decisione conciliare, accettare il tomos significa accettare la visione della Chiesa che Costantinopoli ha articolato al suo interno.

La consacrazione di una nuova ecclesiologia

Poco dopo la messa a disposizione della traduzione ucraina del tomos, l'archimandrita Kirill Govorun, un esplicito sostenitore dell'autocefalia ucraina, ha fatto il seguente commento pubblico in russo su Facebook:

"Dopo aver letto la traduzione ucraina del tomos (l'originale greco non è ancora disponibile), alcuni osservatori sono giunti alla conclusione che questa autocefalia è ridotta rispetto alle autocefalie delle altre Chiese locali. Questa conclusione, tuttavia, è piuttosto frettolosa.

Il grado di autocefalia ucraino fornito dal tomos è lo stesso del grado di autocefalia delle altre Chiese recentemente stabilite (νεοπαγή). Secondo l'interpretazione del Patriarcato ecumenico, questo grado [di autocefalia] è per definizione inferiore a quello delle Chiese antiche (πρεσβυγενή). In particolare, le Chiese di nuova costituzione hanno comunione con le altre Chiese locali attraverso il Patriarcato ecumenico, che riconoscono come loro capo.

Costantinopoli ha essenzialmente approfittato del tomos ucraino per garantire canonicamente questa interpretazione di TUTTE le nuove autocefalie, inclusa, tra l'altro, quella di Mosca. Un'altra questione è che non tutte le nuove autocefalie concordano di accettare quest'interpretazione. La Chiesa ortodossa dell'Ucraina di recente fondazione, tuttavia, concorda di accettarlo. E questa è la sua unica differenza rispetto alle altre Chiese ortodosse locali. [...]”

Nel tomos, quest'ecclesiologia è espressa in modo esplicito quando afferma: "dichiariamo che la Chiesa autocefala in Ucraina riconosce come capo il sacro Trono ecumenico apostolico e patriarcale, proprio come fa anche il resto dei patriarchi e dei primati". Non è un'affermazione di poco conto, dato che la Chiesa ortodossa riconosce un solo capo, Gesù Cristo (cfr Ef 5:23, Col 1:18). Mentre nessuno contesta che il patriarca di Costantinopoli abbia un primato inter pares, il Patriarcato di Costantinopoli negli ultimi anni ha respinto questo concetto, soprattutto nel discorso del Metropolita Elpidophoros (Lambriniadis) che dichiarava il patriarca primus sine paribus, e più recentemente nelle dichiarazioni del patriarca Bartolomeo, come quando ha detto: "Il principio della Chiesa ortodossa è il Patriarcato ecumenico; 'In esso è la vita, e la vita è la luce delle Chiese'," e "il Patriarcato ecumenico è la prima Chiesa e il capo e l'origine di tutte le Chiese locali ".

Allora, come espresso nel tomos, in che modo Costantinopoli comprende la propria autorità?

La prima sede non è giudicata da nessuno

Storicamente, il diritto della Chiesa di Costantinopoli di ascoltare gli appelli di altre Chiese era strettamente legato al suo ruolo di Chiesa bizantina, poi capitale ottomana e alle strette relazioni dei suoi patriarchi con le autorità imperiali. I tentativi di universalizzare questo diritto sono stati spesso contestati o semplicemente respinti, come dal canonista del XII secolo Ioannis Zonaras e, dopo di lui, da San Nicodemo l'Agiorita nel Pedalion. Il tomos, tuttavia, afferma categoricamente "il diritto di tutti i vescovi e altri membri del clero di rivolgere petizioni di appello al patriarca ecumenico, che ha la responsabilità canonica di emettere irrevocabilmente un giudizio su questioni relative ai vescovi e ad altri membri del clero nelle Chiese locali". Questa pretesa di giurisdizione universale è apparsa in altri documenti recenti, come la lettera del patriarca Bartolomeo che riceve unilateralmente il metropolita Aleksandr (Drabinko) nella sua giurisdizione, sostenendo che "ha indiscutibilmente la responsabilità di giudicare le questioni ecclesiastiche ovunque e di dare loro una conclusione finale" e la sua lettera datata 24 dicembre 2018 ai primati delle Chiese ortodosse, che parla "dell'esclusività della responsabilità e del privilegio appartenenti alla Chiesa di Costantinopoli di trattare tutti i problemi ecclesiastici senza limiti".

Inoltre, il tomos richiede che "nel caso di grandi questioni di natura ecclesiastica, dottrinale e canonica, sua Beatitudine il metropolita di Kiev e tutta l'Ucraina debba, a nome del Santo Sinodo della sua Chiesa, parlare al nostro santissimo trono patriarcale ed ecumenico, chiedendo il suo autorevole parere e il suo sostegno definitivo". Come ha osservato Vladimir Burega, professore e pro-rettore dell'Accademia teologica di Kiev, questo è il culmine di un processo graduale di rivendicazioni di autorità più grandi e più esclusive. Così, nel tomos di autocefalia rilasciato alla Chiesa di Serbia nel 1879, Costantinopoli chiedeva semplicemente che la Chiesa appena creata si consultasse con le altre Chiese autocefale "su questioni di comune significato ecclesiake che richiedono una voce e un'approvazione comune". Non solo Costantinopoli non si distingueva dalle altre Chiese ortodosse, ma identificava correttamente lo scopo della consultazione tra le Chiese: trovare una voce comune. Nei tomoi successivi, tuttavia, questo fu gradualmente trasformato in una questione di nuove chiese sottoposte a un'autorità superiore.

L'aspetto più inquietante di queste due affermazioni – la giurisdizione universale d'appello e il punto di riferimento per le principali decisioni canoniche – è la finalità attribuita alle decisioni di Costantinopoli. Così, il "giudizio del Patriarcato di Costantinopoli sulle questioni relative ai vescovi e agli altri membri del clero nelle Chiese locali" è affermato come "irrevocabile". Allo stesso modo, la sua opinione è "autorevole" e "conclusiva". È molto difficile vedere come tali diritti differirebbero materialmente dalla dottrina di Roma secondo cui "la prima sede non è giudicata da nessuno".

Le gravi conseguenze di far rispettare tali diritti possono essere viste in alcune delle recenti azioni di Costantinopoli all'interno della propria giurisdizione. Alla fine di novembre, il Santo Sinodo di Costantinopoli ha soppresso il suo Arcivescovado delle Chiese ortodosse russe nell'Europa occidentale ("Rue Daru"), senza alcun preavviso o previa consultazione con i membri dell'Arcidiocesi. Con Costantinopoli che agisce come massima autorità giuridica, il vescovo e il popolo di questa arcidiocesi non hanno alcun ricorso contro un'ovvia ingiustizia. Affermare tale diritto in tutto il mondo ortodosso non fa altro che moltiplicare il potenziale di ingiustizie future.

Una Chiesa senza confini

Il tomos dichiara non meno di quattro volte che la giurisdizione della chiesa neo-autocefala è limitata al territorio dello stato ucraino. Precedenti per l'idea che ogni stato indipendente con una massa critica di fedeli ortodossi dovrebbe avere una Chiesa autocefala daranno senza dubbio l'impulso alla nacita di ben a più di poche chiese. Proprio come molti saranno turbati dall'affermazione di Costantinopoli nel tomos secondo cui "il Trono ecumenico [...] ha competenza canonica sulla diaspora".

Un'ancor più seria implicazione ecclesiologica di questo testo è il fatto che sancisce l'esistenza di due tipi di Chiese: le Chiese locali il cui territorio è limitato dai confini degli stati (o forse, nel caso degli "antichi patriarcati", dai canoni dei Concili ecumenici) e il Patriarcato ecumenico, il cui territorio è sconfinato. È sconfinato in due sensi: nella sua pretesa di giurisdizione su tutti i luoghi non all'interno del territorio definito di una Chiesa locale e nella sua pretesa di avere il diritto di stabilire stavropegie (parrocchie, monasteri o altre fondazioni direttamente sotto il patriarca) sul territorio di qualsiasi Chiesa locale. Oltre a cementare queste affermazioni, il tomos ne aggiunge un'altra: il diritto a un esarcato (essenzialmente una diocesi) del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina. Così qui Costantinopoli afferma il proprio diritto non solo alla giurisdizione esclusiva nella diaspora e alla creazione di singole istituzioni sotto il diretto controllo del suo patriarca ovunque gli piaccia, ma anche il diritto di creare una propria diocesi all'interno del territorio di una Chiesa autocefala.

Una svolta nella storia ortodossa

Il modo in cui le altre Chiese ortodosse risponderanno alle azioni di Costantinopoli in Ucraina segnerà una svolta nella storia ortodossa moderna. Se accetteranno il tomos nei termini di Costantinopoli e commemorano Epifanij come metropolita di una Chiesa ortodossa autocefala dell'Ucraina, essi assentiranno di fatto alla visione ecclesiologica di Costantinopoli e incoraggeranno richieste sempre più grandiose di privilegi primaziali speciali. Pochi sarebbero in disaccordo sul fatto che esiste un caso pastorale molto forte per la creazione di una Chiesa autocefala in Ucraina. Tuttavia, il percorso per questa autocefalia è attraverso la porta stretta di un concilio pan-ortodosso. Se le Chiese rifiutano il tomos, questo non è un atto di ribellione o un rifiuto del primato canonico di Costantinopoli, ma piuttosto un esercizio del loro dovere di far parte del processo decisionale della Chiesa universale perché come il patriarca Atenagora, di benedetta memoria, non ha mai cessato di ricordarci, "la concessione dell'autocefalia è un diritto appartenente alla Chiesa nel suo insieme" e questo diritto non può essere rivendicato come unica proprietà di una singola Chiesa.

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