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  Gli ultimi difensori

di Anthony (Jason Liske)

Pravmir

26 luglio 2017

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Quando ero cattolico romano, vedevo gli ortodossi con una sorta di fastidio per ciò che definivo la loro "irritabilità", la loro "natura ostinata". Dicevo tra me e me per frustrazione: "se solo la smettessero di essere così spinosi verso di noi, forse potremmo avere l'unità" (questa era in realtà una giustificazione per me stesso, visto che io ero stato estremamente attratto dalla Chiesa ortodossa per lungo tempo). Mentre osservavo gli scritti di alcuni dei santi, sono diventato sempre più irritato dalle loro critiche verso noi cattolici romani e, nella mia mente, mi sono formato una grezza caricatura degli ortodossi come un semplice mucchio di vecchi litigiosi che stavano seduti accarezzandosi le barbe e parlando di come tutti siano eterodossi. Laddove Roma sembrava dimostrare una volontà di dialogo e di essere buona con tutti, gli ortodossi sembravano essere totalmente sulla difensiva, oltre a essere molto critici.

Come dice il proverbio, se uno non difende nulla, cadrà per qualsiasi cosa. Ho sempre detto che si può essere fermi e forti nella propria adesione alla Verità, senza dover essere peccaminosi e sgradevoli verso chi ha un'altra opinione.

Quindi esaminiamo i santi dei primi mille anni della Chiesa. Dobbiamo chiederci, dunque, se sant'Atanasio fosse un "iper-ortodosso" e se fosse semplicemente un piagnone belligerante quando rifiutava di seguire la maggioranza e di unirsi alla eresia ariana? San Massimo il Confessore era un brontolone iper-ortodosso perché rifiutò di inchinarsi al monotelismo e soffrì per questo mutilazione ed esilio? O è stato San Basilio il Grande era un vecchio ostinato quando contrastava le eresie che bestemmiavano lo Spirito Santo? Ascoltate le sue stesse parole, quando afferma che "sarebbe una cosa miserevole, se lo Spirito fosse bestemmiato e la vera religione distrutta così facilmente..." Che cosa dovremmo fare allora di sant'Antonio il Grande, umile uomo di Dio, che disse "non contaminatevi con gli ariani. Questo insegnamento infatti non è quello degli apostoli, ma dei demoni e del loro padre il diavolo; e in realtà non viene da nessuna fonte, da nessun senso, ma da una mente distorta, come l'insensatezza dei muli". E cosa dire di san Paolo l'Apostolo, che ci esorta a "non avere alcuna comunione con le opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto a denunciarle?" O di san Giuda che parla degli eretici come "onde selvagge del mare, che schiumano la propria sporcizia"?

La Chiesa ortodossa non ha mancato di fornire grandi santi che spesso sono rimasti soli contro le maree di eresia che crescono nel mondo. La verità in realtà è importante, perché Cristo è importante – i santi lo sapevano. Ma la nostra età è quella in cui tutto va bene, in cui tutto è OK tranne che dire che qualcosa non è giusto, e in cui viene promulgata una falsa forma di tolleranza. Gli ortodossi mi hanno impressionato durante la mia conversione, perché difendevano qualcosa, perché dicevano apertamente e con amore che le cose non erano tutte rose e fiori. Cosa diceva san Massimo il Confessore?

"Scrivo queste cose non perché voglio provocare disturbo agli eretici o gioire del loro maltrattamento – Dio non voglia; ma piuttosto per gioia e allegria al loro ritorno. Perché cos'è più piacevole per i fedeli che vedere i figli dispersi di Dio riuniti di nuovo come uno? Né vi esorto a mettere la severità al di sopra dell'amore per gli uomini. Possa io non essere così pazzo! Vi prego di fare e di compiere il bene verso tutti gli uomini con cura e assiduità, diventando tutto per tutti, appena vi si mostra la necessità di ognuno; voglio e ti prego che siate totalmente duri e implacabili con gli eretici solo per quanto riguarda la cooperazione con loro o nel sostenere in qualunque modo la loro fede deviata. Credo infatti che sostenere l'errore sia una questione di odio verso l'uomo e d dipartita dall'amore divino, affinché quelli che sono stati precedentemente sviati possano essere corrotti ancora di più".

Finché ero cattolico, rifiutavo anche solo di riconoscere le parole di san Marco di Efeso, relegandolo al ruolo di "supremo piagnone ortodosso" e di intera ragione per cui cattolici e ortodossi non erano oggi uniti. Eppure, era proprio ostinato e irascibile come spesso è descritto? Ascoltate le sue parole:

"Noi cerchiamo e preghiamo per il nostro ritorno a quel tempo in cui, essendo uniti, dicevamo le stesse cose e non c'era scisma tra di noi", e ancora: "Il nostro capo, Cristo nostro Dio... non tollera che il legame dell'amore sia tolto interamente da noi".

Gli ortodossi in realtà hanno difeso e difendono qualcosa – questo lo rispetto. Quando ho analizzato la vita di sant'Atanasio, di san Massimo il Confessore e di san Giovanni Damasceno, ho visto la stessa continuazione del tipo di "ultimo difensore" della Verità nella Chiesa Ortodossa, negli ultimi mille anni dopo che Roma si era separata, in persone come san Marco di Efeso, san Giobbe di Pochaev e san Gregorio Palamas. A dispetto di tutte le probabilità, a volte quelli che si erano tenuti aggrappati alla Verità erano relativamente soli contro gli zeitgeist delle loro culture.

Così ho visto e continuo a vedere che la posizione per la Verità non rende una persona un "iper-ortodosso" o un piagnone belligerante che non riesce a vivere il Vangelo cristiano nella propria vita. Di fatto, i più grandi dei santi della Chiesa, gli uomini e le donne più santi, sono stati fermi contro la nozione che la Verità è relativa, che la Verità non era ancora stata pienamente realizzata o che era un qualche concetto da lungo tempo dimenticato. La verità è da dire nell'amore, ma è anche da difendere. Tale era la via dei santi Padri, tale è la via della Chiesa.

"Sono dunque diventato vostro nemico dicendovi la verità?" (Gal 4:16)

L'autore, Jason Liske (che scrive sotto il nome letterario di Anthony) è un collaboratore del sito Death to the World. La sua conversione all'Ortodossia (dall'avventismo attraverso il cattolicesimo romano) è raccontata in questo articolo.

 

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