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  Metropolita Onufrij: "Questo incontro già non sarà un Grande e Santo Concilio pan-ortodosso"

Pravoslavie.ru

16 giugno 2016

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In questa intervista con il Dipartimento sinodale della Chiesa ortodossa ucraina per l'informazione e l'educazione, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina ha risposto alle domande sul perché la Chiesa ortodossa russa non partecipa al Concilio pan-ortodosso che dovrebbe iniziare i suoi lavori il ​​19 giugno. Ha anche espresso la sua opinione sul fatto che la crisi dei preparativi del Concilio influenzerà la situazione della vita religiosa in Ucraina e in tutto il mondo ortodosso.

Vostra Beatitudine, qual è stato il motivo finale per la decisione della Chiesa ortodossa russa di non partecipare al Concilio previsto per il giorno della festa della Santissima Trinità?

Oggi Il mondo si sta sviluppando in un nuovo formato. Stanno gradualmente scomparendo confini politici ed economici, che da soli restringevano singoli Stati, e si costruisce una grande potenza, diretta a inglobare il mondo intero. In questo nuovo assetto della vita umana, purtroppo, nessuno spazio è assegnato alla Chiesa ortodossa.

Questo ci riguarda, e dobbiamo cercare di trovare per noi un posto dove poter esistere legalmente.

La prima cosa che è necessario fare è di creare un organo amministrativo per la Chiesa ortodossa, che la rappresenti in tutto il mondo. Nella misura in cui la Chiesa ortodossa è Chiesa conciliare, è chiaro che un tale organo di governo dovrebbe essere un Concilio a cui possano venire i rappresentanti delle Chiese da ogni angolo del mondo potessero venire. Ora si sta verificando il primo tentativo di creare un tale Concilio.

Purtroppo, il primo tentativo non ha avuto successo. I documenti che devono essere presentati per l'esame del Concilio, dopo una fase di studio da parte dei fedeli, non reggono alla critica. Un buon numero di Chiese locali ha presentato le proprie proposte per il miglioramento dei documenti, e la Sacra Comunità del santo Monte Athos ha proposto suggerimenti simili.

La nostra Chiesa ha tentato di tutto per correggere i documenti del Consiglio, ma, purtroppo, non è avvenuto così. Per questo abbiamo aderito alle proposte di quelle Chiese che ritengono che il Concilio dovrebbe essere spostato in un secondo momento e tenuto in seguito, quando saranno modificati i documenti da esaminare e adottare.

Se i documenti del Concilio non avranno alcun dissenso dalla dottrina ortodossa che è stata confermata ai sette Concili ecumenici e a tutti i santi Concili che conosciamo dalla nostra storia, allora il Concilio, chiamato ad adottare questi documenti, mostrerà veramente al mondo la bellezza e la maestosità della fede ortodossa e dimostrerà a tutti la nostra unità nella verità.

Il Santo Sinodo ha avuto la speranza che un consenso pan-ortodosso si sarebbe trovato prima dell'inizio del Concilio?

Sì, il nostro Santo Sinodo sperava che si trovasse un consenso ortodosso, e la nostra Chiesa fino all'ultimo momento ha fatto tutto quello che poteva perché ciò accadesse.

Purtroppo, è successo quel che è successo. Ma noi non perdiamo la speranza. I processi per la conservazione della verità di Dio e per unire tutti intorno a questa santa verità sono lunghi e noiosi, ma con l'aiuto di Dio, tutto può essere fatto.

Anche se il patriarca di Costantinopoli non ha fatto alcuna dichiarazione ufficiale, singoli chierici della sua Chiesa stanno già dicendo che le restanti Chiese locali si riuniranno tutte sull'isola di Creta il 19 giugno. Possiamo considerare questo incontro un Grande e Santo Concilio, come era originariamente previsto?

Può essere proprio così, che si riuniranno i rappresentanti di alcune Chiese ortodosse particolari, ma questo incontro già non sarà un Grande e Santo Concilio pan-ortodosso, ma solo una conferenza di Chiese ortodosse particolari, e quindi le sue decisioni non avranno un significato pan-ortodosso.

Alla Vigilia del Concilio vi è stato un gran parlare del cosiddetto "problema ucraino". Di recente si è saputo che un gruppo di deputati della Verkhovna Rada ha fatto un appello al patriarca Bartolomeo su questa questione. A suo parere, la crisi nei preparativi del Concilio influenzerà la situazione nell'Ortodossia ucraina?

Nei regolamenti del Concilio non si è parlato della situazione religiosa in Ucraina. Gli scismi della Chiesa, che nascono dal peccato umano, esistono in quasi ogni Chiesa locale. E si trattano nel modo in cui è trattato il peccato – con il pentimento.

Non credo che le difficoltà nei preparativi del Concilio dovrebbero causare un desiderio di vendetta in ogni Chiesa locale. Se scendiamo su questo percorso, allora possiamo già oggi mettere una croce sul futuro Concilio pan-ortodosso. Penso ognuno capisca che, quindi, una Chiesa non dovrebbe fare incursioni sul territorio canonico di un'altra.

Ma per quanto riguarda l'appello al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli da parte di alcuni dei nostri deputati statali, si tratta di una violazione diretta dei rapporti tra Stato e Chiesa. Secondo la nostra legislazione, la Chiesa è separata dallo Stato, e lo Stato dalla Chiesa. L'interferenza di alcuni deputati negli affari della Chiesa è una diretta violazione della legge dello Stato. Vorrei consigliare a tali deputati che è meglio che pensino a come svolgere i loro compiti diretti in relazione al nostro popolo, e Cristo, il Capo della nostra Chiesa, risolverà i problemi della Chiesa senza di loro.

Per quanto riguarda l'Ortodossia ucraina, dirò questo: se i politici non si fossero immischiati nei nostri problemi, allora avremmo già trovato il cammino verso l'unità molto tempo fa.

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