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  Il metropolita Damaskinos e la messa al bando dei costumi popolari nei matrimoni e battesimi
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Il 17 settembre 2015, il sito GreekReporter.com ha dato la notizia (riportata dal portale Pravoslavie.ru e in diversi siti del mondo ortodosso) di uno dei vescovi della Grecia settentrionale, il metropolita Damaskinos di Didymoteicho, Orestiada e Soufli, che ha cercato di vietare una serie di usanze popolari in occasione di matrimoni e battesimi, chiamando tali usanze "anticristiane" e "incomprensibili".

Le condizioni poste dal metropolita sono state elencate in una lista e distribuite alle chiese della diocesi: questa è una prassi perfettamente legittima di ordine ecclesiale, anche se abbiamo numerosi dubbi sulla fondatezza delle obiezioni del metropolita, così come sono state riportate dalla stampa. Vediamo di analizzarle punto per punto:

- Il lancio di riso, fiori e dolci agli sposi non ha niente a che vedere con l'Ortodossia ed è un'usanza che mostra ignoranza.

Un gesto ancestrale di augurio e di onore (che, nel caso del riso e dei semi, si traduce in un augurio di fertilità) può non essere specifico dell'Ortodossia, ma dire che non ha niente a che vedere con l'Ortodossia significa chiudere gli occhi su secoli di gesti simili in occasione di feste della Chiesa. Si pensi all'accoglienza di vescovi e celebranti che fanno il loro ingresso in una chiesa su letti di fiori, in ricordo dell'ingresso del Signore a Gerusalemme... o a tutto l'elaborato simbolismo dei semi e dei dolci nella coliva. Sarebbe strano e davvero contraddittorio permettere i simbolismi dei semi, dei fiori e dei dolci nelle processioni e nelle commemorazioni funebri, e poi vietarli nei matrimoni.

- Decorare le chiese con fiori e trattarle come studi fotografici è inadeguato.

Finché si ammettono i fiori e le fotografie nelle chiese in altri contesti (per esempio, vasi di fiori accanto alle icone o foto di interni di chiese e di funzioni), è difficile vedere dove sia inadeguato permettere le stesse cose nel corso di matrimoni o di battesimi. Forse è solo questione di gusti e di proporzioni, ma se si vuole una regolamentazione del kitsch nelle chiese, questo può sparire solo con una lunga e paziente educazione al buon gusto e alla sobrietà, e non certo per decreto episcopale.

- L'usanza in cui la sposa calpesta il piede dello sposo durante il giuramento è "incomprensibile e non cristiana".

Chi sa qualcosa del matrimonio ebraico (che ha lasciato molte delle sue usanze nel matrimonio cristiano) sa che la coppa nuziale (ancora oggi usata nel matrimonio ortodosso) viene frantumata dallo sposo calpestandola. Non è affatto incomprensibile che in alcuni usi locali la sposa mettesse il piede su quello dello sposo quando quest’ultimo calpestava il bicchiere, e quando si è smesso di spezzare la coppa in questo modo, sia rimasto il solo gesto dei piedi della coppia sovrapposti. Forse il miglior modo per agire, invece di gridare allo scandalo, sarebbe ripristinare l'antica usanza di spezzare assieme la coppa nuziale (che di per sé è un simbolismo di fedeltà: nessun altro ha diritto di partecipare all'intimità del matrimonio se non gli sposi stessi!)

- In un matrimonio il testimone dello sposo deve essere un cristiano ed essere egli stesso sposato.

Questo punto esprime senza dubbio il desiderio di un buon costume... e ci lascia il ricordo delle parole che Alfred Tennyson pone in un suo poema in bocca a re Artù morente: "Dio realizza se stesso in molti modi, a meno che un solo buon costume non corrompa il mondo". L'idea di avere un testimone di nozze cristiano e sposato è senza dubbio buona, ma è una corruzione del ruolo del testimone di nozze, che è presente al matrimonio in qualità di amico degli sposi, e di garante della loro libera scelta matrimoniale, non in qualità di garante di fede (come lo è invece un padrino di battesimo) o di "esperto di vita matrimoniale". Per avere un'idea della portata di corruzione di questo buon costume, si pensi a quante coppie non possono scegliere come testimoni i loro veri amici (magari perché questi non sono ancora sposati) e sono costretti a mettersi sotto la tutela di altre persone, spesso distanti sia materialmente che psicologicamente, che poi pretenderanno di fare i padrini di tutti i figli della coppia... abbiamo visto troppe amicizie spezzate e famiglie divise per credere che un 'buon costume' come questo debba essere considerato un ideale cristiano.

La coppia, la famiglia e gli amici dovrebbero venire in chiesa vestiti in modo appropriato senza estremità esposte. Gli ospiti devono essere rispettosi della chiesa e non parlare, ridere e scherzare durante la cerimonia. Inoltre, lanciare coriandoli agli sposi e fare fuochi d'artificio fuori dalla chiesa trasforma il luogo sacro in un carnevale.

Il messaggio è chiaro, ma il riferimento al carnevale ci ricorda il detto piuttosto saggio semel in anno licet insanire (è lecito impazzire una volta all'anno), Molte delle espressioni tipiche di una festa di matrimonio riflettono proprio l'affermazione ancestrale che semel in vita licet insanire, e non sappiamo quanto la regolamentazione del bon ton matrimoniale nelle chiese riuscirà mai a irregimentare questo spazio di licenza dato alla gioia e all'allegria.

- L'abitudine di tenere contemporaneamente un matrimonio e una cerimonia di battesimo dovrebbe essere vietata del tutto.

...e questo totale divieto dovrebbe porre fine alle convivenze pre-matrimoniali, alle gravidanze indesiderate e alle coppie che corrono a sposarsi in chiesa solo perché hanno un bambino da battezzare? Suona come un divieto di fare una frittata dopo che qualcuno ha rotto le uova! Nessun dubbio sulla buona intenzione del divieto, ma temiamo che il singolo risultato di questo decreto sarà di avere più coppie che prenotano (a malincuore) due cerimonie in chiesa, quanto più possibile vicine l'una all'altra, invece di prenotare (senza tristezza) una sola cerimonia complessiva.

Il vescovo ha ritenuto opportuno vietare nelle chiese le decorazioni per bambini come cartoni animati, palloncini, nastri, perché "trasformano la casa di Dio in un parco giochi".

Ecco l'unica parte del decreto del metropolita che ci sentiamo di condividere pienamente. Ci sono altri posti, oltre la chiesa, dove si possono allestire feste per bambini, e ogni parrocchia ha almeno una sala o una stanza che può essere adibita a questo fine.

Conclusione

Speriamo di non aver lasciato l'impressione di essere contrari al metropolita Damaskinos, o di invitare a non seguire i suoi decreti... anche perché, francamente, non sappiamo come stiano veramente le cose nella sua diocesi. Un vescovo ha tutto il diritto di imporre misure correttive al suo clero, che a sua volta ha un dovere di obbedienza verso le istruzioni legittimamente impartite dal vescovo. Ma restiamo del parere che queste istruzioni NON siano il modo per riportare i matrimoni a una dimensione spirituale.

Ci siamo dati da fare per anni a fornire una preparazione al battesimo e al matrimonio e, nella nostra forse immodesta esperienza, abbiamo notato che un poco di preparazione catechetica preliminare vale molto di più di una serie di appelli formali a una decenza esteriore di cui non si cerca neppure di capire e spiegare le motivazioni.

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