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  La risoluzione del sacro Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa "Sull'unità della Chiesa"

Orthochristian.com, 17 marzo 2019

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Il 27 giugno 2008, il Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa, in una riunione plenaria, ha adottato la risoluzione "Sull'unità della Chiesa". Abbiamo fornito una traduzione completa di questa risoluzione a causa della sua importanza di vasta portata e rilevanza per la dolorosa situazione di oggi in Ucraina.

In questo giorno del Trionfo dell'Ortodossia, è nostra fervida speranza e preghiera che la corrente minaccia all'unità ortodossa venga rapidamente superata, e le macchinazioni dei nemici della Chiesa vengano del tutto sventate.

L'unità è una delle caratteristiche essenziali della Chiesa. Secondo gli insegnamenti del santo apostolo Paolo, la Chiesa è il corpo di Cristo, di cui ogni cristiano è un membro: ora voi siete il corpo di Cristo e ciascuno in particolare le membra (1 Corinzi 12:27). I membri dell'unico e solo Corpo di Cristo sono legati insieme da un'unica fede, e dal battesimo, uniti insieme con amore a immagine dell'amore reciproco delle tre persone della divina e vivifica Trinità.

La confessione della fede ortodossa nella Santa Trinità richiede a ogni cristiano uno sforzo ascetico-atletico volto a preservare il prezioso dono dell'Unità, che si estende oltre tutti i confini esistenti, le divisioni politiche e tutte le comuni differenze umane.

Questo "sacramento dell'unità" e questa "unione di concordia indivisibile", di cui parlava lo ieromartire Cipriano di Cartagine, devono essere accuratamente preservati. Con la perdita dell'unità della Chiesa, anche la vera fede viene persa. "È possibile per chiunque non si attiene all'unità della Chiesa, pensare di mantenere la fede?" Chiede il santo ierarca. "Può qualcuno che si oppone e agisce in contrasto con la Chiesa spera di essere in qualche modo anche all'interno della Chiesa?" (Sull'unità della Chiesa).

L'unità della Chiesa, in un mondo che è pieno di divisioni, è sottoposta a molte minacce provenienti dal nemico della salvezza delle anime umane e dalla sua invidia. La mera realtà di queste minacce è testimoniata anche dalla storia della Chiesa ortodossa russa, specialmente durante il periodo di gravi disastri nella vita del popolo, da lei vissuto nel XX secolo, quando la rivolta fratricida ha causato la morte di milioni di nostri concittadini e la crudeltà dei persecutori senza dio ha portato alla morte di una grande schiera di nuovi martiri e all'assassinio dell'imperatore sofferente della passione Nicola II Aleksandrovich e dell'intera famiglia imperiale.

Quest'anno [2008], in cui si celebra il novantesimo anniversario di questo triste evento, il nostro dolore si mescola alla gioia dell'aver superato spiritualmente lo scontro da noi vissuto. La restaurazione dell'unità ecclesiastica, [1] che era stata sconvolta dalla rivoluzione e dalla guerra civile, è stata il segno della fine del periodo di divisione. Il Concilio dei Vescovi ringrazia il Signore per la misericordia che è stata mostrata al nostro popolo, attraverso le preghiere dei santi Nuovi Martiri e di tutti i santi della terra della Rus'.

Nella festa dell'Ascensione del nostro Signore, il 4/17 maggio 2007, quando sua Santità il Patriarca di Mosca e di Tutta la Rus' Alessio II, e sua Eminenza il metropolitan Lavr dell'America Orientale e di New York hanno firmato l'Atto di Comunione Canonica e poi per la prima volta dopo molti anni di separazione la Divina Liturgia è stata celebrata insieme, le preghiere di diverse generazioni di credenti ortodossi, che hanno sperato e aspettato questo giorno luminoso, si sono avverate!

È stato raggiunto il trionfo dell'Ortodossia, la vittoria della giustizia e della verità di Dio sui peccati, le debolezze umane, i pregiudizi e le accuse reciproche accumulati nel corso di molti decenni.

Il Concilio ringrazia tutti quelli che hanno lavorato nella grande opera di riunificazione e tutti quelli che, attraverso le loro preghiere, li hanno sostenuti nel loro cammino verso il raggiungimento di questo obiettivo. Con particolare gratitudine, i membri del Concilio riconoscono le opere del primo ierarca della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia, il metropolita Lavr, che si è addormentato nel Signore, e la cui saggezza pastorale e spirito di preghiera pacifica hanno avvicinato la riunione. Possa la sua memoria essere eterna!

La comunione canonica restaurata sta producendo molti buoni frutti nella vita della Chiesa ortodossa russa unificata. Si sta sviluppando una cooperazione regolare nella vita delle diocesi e delle parrocchie situate all'estero, si svolgono funzioni e pellegrinaggi comuni, si tengono conferenze. Il Concilio invoca la benedizione di Dio sulle ulteriori opere di tutti i lavoratori della Chiesa russa all'estero, e riconosce i benefici di approfondire l'esperienza dell'interazione, in particolare, tenendo incontri regionali di arcipastori e pastori, che svolgono il loro servizio nella diaspora. Durante questi incontri e preghiere comuni, è lasciato al giusto giudizio pastorale trovare i modi per superare gli effetti ancora persistenti della separazione.

Il prossimo Concilio dei Vescovi che si avrà luogo tra cinque anni, dopo l'entrata in vigore di questo Atto di Comunione Canonica, esaminerà queste modalità con l'aiuto di Dio.

Facendo appello a quelli che, per ragioni diverse, non hanno accettato l'unità appena restaurata, il Concilio li invita alla comunione dell'amore di Cristo, che non cerca il proprio, non è provocato facilmente provocabile, non pensa al male; non si rallegra nell'ingiustizia, ma si rallegra nella verità; tutto soffre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. (1 Cor. 13:5-7)

Il Concilio fa lo stesso appello ai figli della Chiesa russa che vivono entro i suoi limiti storici, ma separati da lei dall'influenza di varie opinioni politiche e nazionalistiche, come risultato dell'invasione di elementi di questo mondo nella vita della Chiesa, edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti, con Gesù Cristo stesso come principale pietra angolare. (Ef 2:20)

Nell'anno del 1020° anniversario del Battesimo della Rus', il Concilio dà lode al nostro Dio, che con la grazia della conoscenza della verità ha illuminato il cuore del santo principe Vladimir pari agli apostoli, che divenne il capo spirituale del popolo russo sulla via della salvezza.

Il fonte battesimale del Dniepr è stato la fonte comune dell'ascetismo [2] e della vita spirituale, così come dello stato e della cultura cristiana dei nostri popoli. [3] Qui è nata la santa Rus', che è per tutti noi la patria, il nostro comune insediamento della civiltà.

La sua integrità è stata sottoposta a pesanti prove. Nel corso dei secoli, molte forze hanno cercato di distruggere o di ridisegnare radicalmente questa struttura, ma per la misericordia di Dio, questi tentativi non hanno raggiunto il loro obiettivo. E ora dichiariamo risolutamente che l'unità della santa Rus' è la più grande eredità della nostra Chiesa e dei nostri popoli, un tesoro che conserveremo con tutte le nostre forze per superare ogni tentazione, seduzione e tentativo di divisione.

Solo a questa condizione la Chiesa ortodossa russa può continuare a dare il suo contributo unico e significativo alla comune civiltà europea e mondiale, testimoniando in modo convincente i valori della tradizione spirituale ortodossa.

In memoria di questo grande evento nella nostra storia comune – il Battesimo della Rus' – il Concilio dei Vescovi ha deciso di condurre i servizi divini secondo l'ordine di una grande festa nel giorno del santo principe Vladimir pari agli Apostoli (il 15/28 di luglio), dando il dovuto onore al Battista della Russia.

Il Concilio si rivolge alla leadership degli stati di Russia, Ucraina e Bielorussia con la proposta di includere la festa del santo principe Vladimir tra l'elenco delle date commemorative statali che sono celebrate come giorni festivi, nell stesso modo in cui il giorno della letteratura e la cultura slava è celebrato nei nostri stati alla data della festa dei santi Cirillo e Metodio pari agli Apostoli.

Con ringraziamento a Dio, il Concilio attesta che la Chiesa ortodossa ucraina, dotata di autogoverno e di diritti di ampia autonomia, conduce con successo il suo servizio salvifico, trovandosi nelle difficili condizioni degli attacchi da parte delle strutture scismatiche e delle potenze politiche che le sostengono. Essa resta la vera Chiesa del suo popolo, preservando allo stesso tempo l'unità spirituale di tutta la Chiesa russa, non considerando la sua genesi e la sua origine senza connessione con l'antica e sacra Kiev, il trono originale dei primati della Chiesa russa.

I membri del Concilio esprimono il loro sostegno per la posizione coraggiosa di sua Beatitudine il metropolita Vladimir di Kiev e di Tutta l'Ucraina, [4] degli arcipastori, pastori, monaci e laici della Chiesa ortodossa ucraina che custodiscono le basi canoniche della vita della Chiesa.

Il Consiglio ha riconosciuto la necessità di rinvigorire il dono dell'unità della Chiesa generale, rafforzando la cooperazione tra le diocesi e facendo crescere i pellegrinaggi e la comunicazione reciproca tra le diverse parti della Rus' storica. In tutto questo, è importante prendere pienamente in considerazione l'unicità dell'identità nazionale e culturale a loro inerente, tenendo presente che il rispetto per questi attributi unici ha sempre costituito la forza della nostra santa Chiesa, e ha servito la sua crescita e unità.

L'esperienza sopravvissuta durante il periodo della persecuzione, e il successivo risveglio della Chiesa, ci ha educati, portando all'attenzione le realtà e gli interessi politici dei diversi stati in cui la Chiesa ortodossa russa compie il suo ministero, e allo stesso tempo, prendendo una posizione indipendente sulle questioni rilevanti della vita pubblica, condizionata dalle norme e dai valori della tradizione della Chiesa, piuttosto che da obiettivi politici a breve termine.

Per il rafforzamento dell'unità ecclesiastica nella diversità, si è trovato utile mettere a disposizione i più importanti documenti della Chiesa ortodossa russa, comprese le epistole patriarcali, nelle principali lingue delle nazioni da essa nutrite spiritualmente.

Il Concilio dei Vescovi ha sostenuto la proposta di sua Santità il patriarca, di stabilire a Mosca un metochio della più antica comunità monastica della Rus' – la Lavra delle Grotte di Kiev, e allo stesso modo a Kiev un metochio patriarcale, per rafforzare i legami reciproci tra le due capitali dell'Otodossia russa, che nella storia della nostra Chiesa è sempre stata, è ora, e per sempre rimarrà la chiave di volta della fedeltà al testamento della tradizione ininterrotta dei Padri, e ella resistenza alle prove.

Il Concilio ha lodato gli sforzi intrapresi dalla Chiesa ortodossa ucraina per superare lo scisma attraverso il dialogo con quelli che sono usciti dalla comunione con lei. Alla base di questo dialogo sta la fedeltà alla tradizione canonica della Chiesa e il desiderio di far ritornare alla comunione ecclesiastica coloro che si sono staccati dall'unità salvifica. L'interferenza delle forze politiche in questo processo è inaccettabile.

I membri del Concilio dei Vescovi sostengono all'unanimità la dichiarazione di sua Beatitudine il metropolita Vladimir, secondo cui la revisione dello status canonico della Chiesa ortodossa ucraina sarebbe infruttuosa per la vita ecclesiastica contemporanea dell'Ucraina. Tale revisione non diventerebbe uno strumento per consolidare la Chiesa, in queste condizioni in cui la società ucraina è polarizzata tra est e ovest. Un tale sviluppo di eventi creerebbe una minaccia per l'integrità dello stato ucraino, il cui benessere è caro a tutti i figli della santa Rus'.

Il Consiglio esprime inoltre solidarietà ai fedeli ortodossi in Moldova ed Estonia, dove il mondo ecclesiastico è stato invaso da azioni di forze interne ed esterne, attraverso la creazione di giurisdizioni parallele di altre Chiese locali. Chiamiamo i nostri fratelli e sorelle a una ferma posizione nella fede e alla conservazione del diritto canonico, per superare pazientemente le divisioni che sono sorte.

A tutti coloro che immaginano che contribuendo alla divisione, prestino servizio a Dio (Giovanni 16:2), il Concilio fa un appello al riconoscimento delle reali conseguenze di questi atti, che hanno portato allo scisma di comunità ecclesiali, al dolore e alla sofferenza dei credenti e alla diminuzione dell'influenza della Chiesa ortodossa nella vita del popolo, diventando in questo modo un ostacolo sul sentiero della grande causa della salvezza.

Invitiamo i patriarcati costantinopolitano e romeno alla cooperazione fraterna con la nostra Chiesa sulla via per superare le anomalie canoniche esistenti in Estonia e Moldova, che indeboliscono la testimonianza ortodossa in questi paesi.

Le minacce all'unità ecclesiastica nei tempi attuali esistono non solo all'interno dei confini della Chiesa locale russa, ma anche nella vita dell'Ortodossia ecumenica [universale]. Esse vengono prima di tutto da malaccorti tentativi di rivedere le molte fondamenta secolari delle relazioni ecclesiastiche, custodite nei sacri canoni della Chiesa.

Dando valore all'unità con tutte le Chiese ortodosse locali, e in particolare con la Chiesa madre del Patriarcato di Costantinopoli, con cui l'eredità della santa Rus' è inseparabilmente legata da legami secolari, il Concilio esprime profonda preoccupazione, in relazione alla tendenza di revisione della tradizione canonica, manifestata nelle dichiarazioni e nelle azioni di alcuni rappresentanti della santa Chiesa di Costantinopoli.

Proponendo fuori una comprensione del ventottesimo canone del quarto Concilio ecumenico che non è condivisa da tutta la Chiesa ortodossa, questi vescovi e teologi stanno sviluppando un nuovo concetto ecclesiologico che costituisce una sfida per l'unità ortodossa generale.

Secondo questo concetto: (A) una Chiesa locale è considerata appartenente all'Ortodossia universale solo quando rimane in comunione con il trono di Costantinopoli; B) il Patriarcato di Costantinopoli possiede il diritto esclusivo di giurisdizione ecclesiastica in tutti i paesi della diaspora ortodossa; C) in quei paesi, esclusivamente il Patriarcato di Costantinopoli rappresenta le opinioni e gli interessi di tutte le Chiese locali di fronte alle autorità governative; D) ogni vescovo o chierico che svolge il servizio oltre i confini del territorio canonico della sua Chiesa locale cade sotto la giurisdizione ecclesiastica di Costantinopoli, anche se ne è inconsapevole, e ne consegue che, se lo desidera, può essere ricevuto in questa giurisdizione senza una lettera dimissoriale canonica (come avvenuto nel caso dell'ex vescovo Basil di Sergievo); E) Il Patriarcato di Costantinopoli detta i confini geografici delle Chiese e se la sua opinione non coincide con l'opinione di un'altra Chiesa su un dato problema, può stabilire la propria giurisdizione sul territorio di questa Chiesa (come è successo in Estonia) ; F) Il Patriarcato di Costantinopoli determina unilateralmente quale Chiesa locale può e non può partecipare agli eventi inter-ortodossi.

Questa immaginazione del Patriarcato di Costantinopoli, con i suoi diritti e pieni poteri, cade in un'incolmabile contraddizione con la tradizione canonica plurisecolare, sulla quale poggia la genesi della Chiesa ortodossa russa e di altre Chiese locali, così come il loro reale compito pastorale di nutrire spiritualmente la diaspora.

Considerando che tutte le questioni summenzionate possono ricevere una risoluzione finale solo in un Concilio ecumenico della Chiesa Ortodossa, questo Concilio chiede alla santissima Chiesa di Costantinopoli, in attesa di una considerazione ortodossa generale delle innovazioni summenzionate, di esercitare cautela e di astenersi da passi che potrebbero lacerare l'unità ortodossa. Ciò riguarda soprattutto i tentativi di revisione dei confini canonici delle Chiese ortodosse locali.

Dalla propria posizione, la Chiesa ortodossa russa esprime la disponibilità a servire con tutto il cuore la causa dell'unità ortodossa, contribuendo all'armonizzazione degli interessi delle Chiese ortodosse nella diaspora, attraverso discussioni bilaterali e multilaterali, sviluppando esperienze positive di interazione pastorale maturate in alcune regioni, per esempio nel Nord America.

Servire l'Unità dell'Ortodossia universale richiede dalla nostra santa Chiesa uno sforzo costante per preservare la sua unità interna.

Oggi, come in tutti i tempi, una delle principali sfide per la santa Ortodossia è la differenza di pensieri e opinioni nella Chiesa e in varie questioni della vita ecclesiastica. Può trasformarsi in un'arma contro la Chiesa di Cristo, dividendola in pezzi, o può anche portare a una più profonda consapevolezza ed esperienza dell'unità ecclesiastica. Il santo apostolo Paolo testimonia: Ci devono essere anche delle divisioni  tra voi, affinché coloro che sono approvati possano manifestarsi in mezzo a voi. (1 Cor 11:19)

L'imposizione, da parte di una singola persona o di un gruppo di persone, delle loro opinioni private su tutti gli altri membri della Chiesa porta alla divisione. In quel momento, coloro che non sono d'accordo sono colpevoli di tradimento contro l'Ortodossia e si stanno allontanando dalla Verità salvifica.

Tutti gli eretici e gli scismatici intrapresero questa via, credendo con arroganza che lo Spirito Santo parlasse solo attraverso le loro bocche, e non attraverso la pienezza cattolica [conciliare, universale] della Chiesa.

Superare le opinioni dissenzienti [e l'eresia] è impossibile quando tra i membri della Chiesa crescono il sospetto e la sfiducia. Insulti e false accuse portano inevitabilmente a tali sospetti e seminano l'alienazione tra i credenti e spengono lo spirito dell'amore, senza il quale, come è noto dalle parole del santo apostolo Paolo, tutti gli altri doni non hanno significato (cfr 1 Cor 13:1). L'unità ecclesiastica è anche seriamente minata dalla diffusione di false dicerie, informazioni non verificate e ancor più da calunnie.

Al contrario, l'unità della Chiesa è mantenuta dalla conservazione della pietà e della vita virtuosa, la cui corona è l'amore. Come scrisse il santo ierarca Fozio, patriarca di Costantinopoli: "Nell'amore, quelli che sono divisi si riuniscono, quelli che combattono sono riconciliati; i parenti diventano ancora più vicini e non c'è posto per rivolte e invidia".

L'unità è anche costruita grazie al mantenimento di un buon ordine nella Chiesa. Come insegna il santo apostolo Paolo, che tutte le cose siano fatte in modo decente e con ordine. (1 Cor 14:40). Pertanto, la principale guida guida nella Chiesa di Dio consiste nei sacri canoni e nelle norme di disciplina intraprese per giuramento dal clero. La loro violazione provoca disordine ecclesiastico e scisma.

È fondamentale sfruttare appieno le opportunità offerte dalla struttura conciliare della vita ecclesiastica – i Concili episcopali e il Santo Sinodo – per superare la dissidenza e discutere questioni che riguardano la coscienza dei credenti. Conferenze e tavole rotonde sulle questioni interne della chiesa, e discussioni nei media ortodossi, possono svolgere un importante ruolo di supporto nell'aiutare il lavoro di questi organi ecclesiastici. Ne consegue anche che si dovrebbe prestare attenzione alla formazione della cultura intellettuale e al clima morale delle discussioni ecclesiali su vari problemi.

Crediamo che la nostra santa Chiesa, dopo aver attraversato il martirio e la confessione, racchiuda in sé la forza necessaria per continuare a preservare l'unità ordinata da Dio, superando tutte le difficoltà, le seduzioni e le tentazioni che incontra sul suo cammino.

+ALESSIO II, PATRIARCA DI MOSCA E DI TUTTA LA RUS'

Membri del presidium del Concilio dei Vescovi:

Vladimir, metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina

Daniel, metropolita di Tokyo e di Tutto il Giappone

Vladimir, metropolita di San Pietroburgo e Ladoga

Filaret, metropolita di Minsk e Slutsk, esarca patriarcale di tutta la Bielorussia

Juvenalij, metropolita di Krutitsy e Kolomna

Kirill, metropolita di Smolensk e Kaliningrad, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne

Kliment, metropolita di Kaluga e Borovsk, cancelliere del Patriarcato di Mosca

Vladimir, metropolita di Chişinău e di Tutta la Moldova

Hilarion, metropolitan dell'America Orientale e di New York, primo ierarca della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia,

Vladimir, metropolita di Tashkent e dell'Asia centrale

Aleksandr, metropolita of Riga e di Tutta la Lettonia

Kornilij, metropolita di Tallinn e di Tutta l'Estonia

Innokentij, arcivescovo di Chersoneso

Ioann, arcivescovo di Belgorod e Stary Oskol

Kirill, arcivescovo di Jaroslavl e Rostov

Note

[1] Cioè del Patriarcato di Mosca e della Chiesa ortodossa russa all'estero.

[2] Il nome usato qui (al genitivo singolare) подвижничества (podvizhnichestva) si riferisce alla tradizione e alla pratica di essere un подвижник (podvizhnik), che può essere tradotto come "atleta ascetico" o "atleta delle virtù", per esempio, nel Tropario di san Sergio di Radonezh. Questo può essere considerato una traduzione delle parole e dei concetti greci ἄσκησις (askesis) e ἀσκητικός rispettivamente, ascesi e ascetico. La parola greca asceta significa letteralmente colui che è in rigoroso esercizio o allenamento, nello stesso tipo di un atleta. Mentre gli antichi greci attribuivano certamente importanza religiosa ai giochi olimpici, i cristiani avevano capito che l'ascetismo monastico era una forma di atletismo spirituale, poiché richiedeva un grande addestramento nel corso della vita. Di conseguenza, il termine "atleta ascetico" ci ricorda che il monachesimo è una vita di allenamento mentale e spirituale e la lotta non è meno difficile della preparazione fisica di un atleta olimpico. La parola slava podvizhnik, tuttavia, deriva dalla parola podvig, che significa una grande impresa, e così insieme, vediamo che questa singola parola ha un grande significato. Il Battesimo della Rus' di Kiev ha iniziato questa tradizione di atletismo spirituale cristiano in tutta la Rus'.

[3] Questo si riferisce ai tre popoli della Rus', russi, ucraini e bielorussi, che hanno tutti avuto inizio con il battesimo della Rus'. San Lorenzo di Chernigov insisteva sul fatto che, insieme, questa i popoli costituiscono la santa Rus', e sono indivisibili.

[4] Il metropolita Vladimir di Kiev e Tutta l'Ucraina, dopo il suo riposo, ha avuto come successore l'attuale metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina.

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