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  Istanbul: il punto di vista di una teologa bulgara

di Vasilianna Merheb

dal blog del sito Orthodox England

26 ottobre 2018

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Il Majdan di Bartolomeo

L'11 ottobre 2018, dopo le decisioni sinodali di Istanbul [1], ispirate dal patriarca ecumenico Bartolomeo, siamo stati testimoni di un tentativo di putsch senza precedenti contro i santi canoni e gli statuti della Santa Chiesa ortodossa attraverso mere affermazioni.

Ovviamente, questo è un tentativo di dittatura giurisdizionale autoritaria, in cui la Chiesa ortodossa è posta in una situazione di emergenza, perché il vero volto del patriarca ecumenico Bartolomeo è stato finalmente e definitivamente rivelato (così come le sue ambizioni geo-religiose).

Dopo le annunciate e anti-procedurali decisioni sinodali, il Patriarcato Ecumenico è caduto in scisma, perché i canoni dettano anatema e scomunica per tali gravi crimini, che sono sanciti da tre canoni apostolici, così come dalle decisioni di diversi Concili ecumenici e locali. [2] Il patriarca di Istanbul Bartolomeo, dopo queste decisioni sinodali, si è volontariamente unito a scismatici anatematizzati dalla Chiesa, ovvero il cosiddetto patriarca Filaret (Denisenko) e il cosiddetto arcivescovo Makarij (Maletich), che sono persone private, cioè civili scomunicati dalla Chiesa, di cui non sono membri. Di conseguenza, con la sua azione attuale, il Patriarcato di Istanbul (Ecumenico) è caduto automaticamente sotto l'anatema, cioè si è sottoposto a una deliberata auto-scomunica dalla santa Chiesa ortodossa.

Con questo atto spirituale, il Patriarcato ecumenico è caduto nello scisma e queste azioni lo kanno privato della comunione al Corpo vivente di Cristo. Ogni vescovo è un successore degli apostoli, e questa azione equivale al tradimento di Giuda. Cosa c'è di peggio? Bartolomeo (Archondonis) e la diocesi da lui diretta, tutti insieme, sono decaduti dalla Chiesa perché questa è una rinuncia a tutti i voti arcipastorali da lui fatti. È solo questione di tempo procedurale perché ciò sia confermato da un appropriato concilio delle altre Chiese ortodosse locali.

Questo atto è una diffamazione senza precedenti del nome e dell'autorità dell'antico ufficio costantinopolitano affidato a Bartolomeo, che, dopo le decisioni sinodali di Istanbul, è rimasto fuori dall'arca salvifica della grazia. Sfortunatamente, ciò vale anche per il gregge a lui legato.

Infatti, l'11 ottobre 2018, si è verificato un tragico evento storico che riguarda la caduta di un patriarca che, attraverso le sue azioni, invece di predicare Cristo e la sua pace come padre amorevole e fedele, si è auto-detronizzato, guidando un "Majdan ecclesiastico" in Ucraina.

In effetti, questo è un giorno triste per il Patriarcato Ecumenico, ma in termini di realtà ecclesiastica, non cambia nulla, e nessuna delle decisioni ha alcun valore canonico. Con un atto così autodistruttivo, questa ex Chiesa locale, guidata dal suo ex patriarca, ha commesso uno dei più gravi peccati contro la Chiesa.

Si dice che un tale atto (lo scisma) non può essere cancellato neanche con il sangue del martirio (san Cipriano di Cartagine e san Giovanni Crisostomo [3]). Il tentativo di un colpo di stato ecclesiastico è percepito come un'invasione intenzionale per la lacerazione del corpo di Cristo. È la profanazione dei santi canoni della Chiesa in una violazione criminale di tutte le procedure accettate, vale a dire un'invasione audace e un intervento diretto sul territorio di un'altra Chiesa locale e della sua giurisdizione associata. Il patriarca di Istanbul Bartolomeo ha anche presunto di disporne attraverso gli auspici del potere secolare, tentando attraverso speculazioni illecite e illegali e ricatti politici, di compiere un'aggressiva invasione contro i suoi fratelli, sottoponendoli a un'aperta e distruttiva guerra fratricida.

A tutt'oggi, il cosiddetto Patriarcato Ecumenico è una struttura marcatamente arcaica, il cui stesso nome è un anacronismo, risalente all'antica Bisanzio, e che essenzialmente non corrisponde alla realtà della Chiesa moderna. Si tratta di un patriarca a Istanbul, che si fregia del titolo di successore del Patriarcato Ecumenico, il cui gregge è attualmente piccolo e debole. Pertanto, l'attuale cosiddetto Patriarcato Ecumenico ha uno status piuttosto simbolico. Il vescovo turco Bartolomeo ha lo status di "primo fra pari in onore" a causa dell'antica gloria di questo ufficio, ma in realtà non ha autorità superiore a quella di tutti gli altri primati delle Chiese locali.

Si può dire che la sua deformata auto-percezione di supremazia in relazione a questo titolo porta a una distorsione spirituale, in cui i limiti della sua autorità sono privati ​​della necessaria moderazione, e questo è riconosciuto dal frutto velenoso dell'orgoglio, che porta a conseguenze dannose. Esempi di tali manifestazioni malsane includono numerose iniziative ecumeniche come la preghiera comune con il papa romano. Tali attività sono ispirate dai suoi amici burocrati americani, che perseguono le proprie ambizioni e obiettivi geopolitici.

Numerosi sono i fatti che dimostrano la sua diretta dipendenza da un governo ombra globale, al quale la Chiesa è necessaria come strumento per imporre una politica geo-religiosa essenzialmente anti-cristiana. Non è un segreto che il cosiddetto patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, sia chiamato "Papa orientale" e persino "eresiarca".

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha identificato ufficialmente Bartolomeo come una persona che gode del sostegno aperto di certi circoli politici negli Stati Uniti, come dimostrato dalle approvazioni del Rappresentante speciale degli Stati Uniti per l'Ucraina, Kurt Volker. Si dice spesso che Bartolomeo (Archondonis) goda delle protezioni dell'ideologia ultra-liberale professata dall'ex amministrazione Obama, legata anche alla preparazione del Sinodo dei briganti a Creta, al "Majdan ucraino", e a una serie di eventi messi in scena sul palco mondiale.

L'ex vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato personalmente e pubblicamente di sostenere la concessione dell'autocefalia e del "tomos" richiesti dal governo ucraino. Questo coincide con le azioni dell'amministrazione Obama riguardo al colpo di stato in Ucraina.

Le pretese politiche e le rivendicazioni fatte da Bartolomeo verso la Chiesa sembrano essere un'assurdità completa, non solo secondo i canoni della Chiesa, ma anche dalla prospettiva della legge secolare (perché l'Ucraina è considerata uno stato laico che per la sua costituzione non ha alcun diritto di intervenire negli affari della Chiesa).

In questo caso, si tratta di un progetto transatlantico diretto dal di fuori dallo stato dell'Ucraina, in cui le elezioni arriveranno presto. Ciò impone un senso di urgenza all'interno del regime perché Poroshenko deve essere utilizzato mentre è al potere. Sembra esserci anche un piano B. Recentemente sulla scena politica è riapparsa la scandaloso politica Julia Timoshenko, che ha annunciato ufficialmente il suo sostegno incondizionato al "tomos" ecclesiale (cosa che in modi nascosti rimanda a una priorità dello Stato). Questo spiega anche la forzatura del processo, perché negli Stati Uniti c'è una nuova amministrazione, che non segue gli stessi valori dell'amministrazione Obama.

Nel suo desiderio di attuare la strategia dei suoi sostenitori politici, sembra che Bartolomeo (Archondonis) sia pronto per qualsiasi audacia e compromesso. Questo spiega il suo comportamento ambizioso nel corso degli anni, in cui si percepisce come una figura "al di sopra della Chiesa" e trascura l'uguaglianza dei primati delle altre Chiese locali. Il suo leitmotiv è "primo senza pari", cosa che è stata chiaramente dimostrata durante la preparazione e l'attuazione del suo evento cretese, i cui documenti fanno presagire che il "concilio" fosse uno scenario preparatorio per uno scisma universale nella Chiesa.

Ecco perché non dovremmo essere sorpresi dal fatto che nel corso degli anni, l'immagine di Bartolomeo sia stata elaborata come quella di un "patriarca politico" su modello papale. Ciò ha portato all'attuale situazione di collaborazione con politici saliti al potere con il colpo di stato in Ucraina e con politici del governo americano con interessi ostili alla Chiesa. Questa è una manipolazione politica, che usa l'ingegneria sociale (con il coinvolgimento di scismatici, uniati, atei, sette protestanti, cattolici romani e monofisiti), per l'attuazione di sinistri obiettivi di destabilizzazione dell'Ortodossia.

La storia della Chiesa non conosce un simile oltraggio: concedere l'autocefalia non solo a una struttura ecclesiale, ma a scismatici canonicamente scomunicati dalla Chiesa, che sono ridotti allo status di civili. Di per sé questa è un'assurdità totale, come lo stesso Bartolomeo ha decretato sul caso dell'Ucraina nel 1995 dichiarando che i pretendenti di Kiev sono scismatici. [4] In realtà, ha partecipato alla loro scomunica canonica (riconosciuta da tutte le Chiese locali) e ora de facto contraddice le sue stesse azioni.

Se si deve seguire la sua logica di dare l'autocefalia, il Monte Athos dovrebbe unirsi all'arcidiocesi di Grecia, così come tutti gli altri territori geografici dello stato della Grecia, che ora appartengono al Patriarcato Ecumenico e hanno lo status di stavropigie.

La questione ucraina è una violazione senza precedenti dei principi del diritto canonico, perché solo colui che ha scomunicato può reintegrare e riassegnare coloro che sono stati scomunicati. Ciò si verificherebbe in modo sinodale per opera della Chiesa ortodossa russa – Patriarcato di Mosca, con una procedura corretta e le corrispettive azioni spirituali. Richiederebbe il pentimento da parte degli individui scomunicati e la presentazione di una richiesta di perdono (che fino a questo momento non esiste).

In questo caso, l'iniziativa è del governo ucraino e per conto del presidente Poroshenko, che hanno adottato il cosiddetto "tomos" come se questo avesse proprietà magiche su cui si basano perché garantisca loro di stare per sempre al potere.

Data l'intrusione criminale nella diocesi del territorio della Chiesa ortodossa russa – Patriarcato di Mosca, in sua difesa, essa dovrebbe invocare i canoni della Chiesa che sono stati violati. [2] È suo pieno diritto avviare un proprio concilio e sanzionare le azioni unilaterali, anti-conciliari e volitive di Bartolomeo. Così avvenne nel 1054 in un concilio locale, dove fu dichiarato lo scisma tra gli ortodossi e i cattolici romani, e le cui decisioni furono successivamente accettate dalle altre Chiese locali. Un tale approccio è pienamente applicabile perché Dio non è nel potere, ma nella rettitudine, e non c'è bisogno di essere numerosi per affermare la verità.

La Chiesa ortodossa russa – Patriarcato di Mosca ne ha il diritto e potrebbe avviare non solo un concilio locale, ma anche un Concilio pan-ortodosso, per sanzionare tutte le azioni di Bartolomeo come nulle e invalide. Un simile concilio potrebbe anche considerare la questione del secondo matrimonio dei preti, che Bartolomeo recentemente ha dichiarato accettabile (il che è anti-canonico [5]). Un tale formato pan-ortodosso è adatto per esaminare questioni urgenti e pressanti riguardanti la Chiesa, come lo stile del calendario, e per condannare l'ecumenismo (come è già stato fatto in un Concilio locale della ROCOR 1983, nonché da parte di certi santi). È sufficiente annunciare e confermare l'anatema universale contro l'ecumenismo.

Quattro Chiese (antiochena, russa, georgiana e bulgara) hanno offerto una forte opposizione alle azioni ecumeniche e papali di Bartolomeo, per quanto riguarda lo pseudo concilio cretese. Sorprendentemente, due di loro (bulgara e georgiana) non hanno risposto in modo convincente alle sue azioni in Ucraina. Sono le uniche che hanno lasciato perentoriamente il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), e ora hanno mostrato un'insolita mancanza di determinazione conciliare sulla questione ucraina. Forse questo ha contribuito al coraggio di Bartolomeo e lo ha fatto essere così audace, perché in questo ha riconosciuto una mancanza di resistenza visibile. Sfortunatamente, a causa del deficit di una reazione categorica da parte delle Chiese georgiana e bulgara, nel popolo di Dio sono sorte tentazioni, seduzioni e allarmanti scontenti.

Da parte del Patriarcato georgiano, qualcosa è apparso molto inquietante e atipico. Hanno proclamato che la questione dell'autocefalia dovrebbe essere risolta tra Costantinopoli e la Russia. Anche nella legge secolare, i problemi tra due parti in causa non sono mai risolti solo tra le parti stesse. Stranamente, sul sito web del Patriarcato georgiano, è stato fatto un appello al clero e ai laici, perché mantengano la pace e non reagiscano con dissenso pubblico e protesta. Anche questo è un approccio inadatto per la Chiesa, poiché la voce del popolo di Dio è di fondamentale importanza nel prendere decisioni.

Per quanto riguarda la reazione del Santo Sinodo bulgaro, si è scoperto che, nonostante la decisione sinodale sull'istituzione di una commissione sulla questione [6], tre vescovi – Gabriel, metropolita di Lovech, Joan, metropolita di Varna e Veliki Preslav, e Daniel, metropolita di Vidin – hanno fatto una dichiarazione [7], in cui offrivano un segnale inequivocabile che adempiva al loro dovere arcipastorale. Hanno votato con la loro coscienza, difendendo la loro Chiesa locale sorella (la Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Mosca). Hanno richiesto che un concilio pan-ortodosso dirima la questione. Ovviamente, questi metropoliti si sono sentiti costretti a fare così da una mancanza di consenso con gli altri arcipastori, per dare voce alla loro posizione, presentando un'impeccabile difesa teologica sulla straordinaria crisi in corso.

È un fatto strano che altri due arcipastori – i metropoliti Serafim di Nevrokop e Gregorij di Vratsa, abbiano provocato perplessità con la loro posizione, che è solo un "parere dissenziente". Come lo si dovrebbe interpretare, dato che è affermato nella Sacra Scrittura: "Ma il tuo discorso sia sì, sì: no, no: e il di più viene dal maligno" (Mt 5:37)?

La commissione istituita è completamente irragionevole e appare priva di significato, data la dinamica dei processi e la realtà della situazione. Questi vescovi non sono consapevoli di quale sia la Chiesa canonica in Ucraina e di quali siano gli scismatici? Non sono a conoscenza della gravità del problema? Non erano stati avvertiti che il "tomos" o qualcosa di simile, iniziato da Bartolomeo, sarebbe successo? Non sono a conoscenza del fatto che il governo in Ucraina è giunto al potere con un colpo di stato e sta aspettando di ottenere "una benedizione" con legittimazione da parte di Istanbul, per iniziare a usurpare "legalmente" tutti i luoghi santi (monasteri e templi) con gli oggetti santi a loro annessi ? Sono stati disinformati riguardo agli avvertimenti che le formazioni para-ecclesiali di gruppi nazionalisti e radicali fascisti, con il sostegno dell'esercito e dell'autorità ufficiale, hanno annunciato che conquisteranno i luoghi santi con la forza? Non è noto che il clero e il popolo di Dio sono determinati a rimanere fedeli al Signore e difenderanno i loro santuari, fino alla morte, seguendo l'esempio dell'innumerevole numero di martiri che brillano sulla terra russa?

La domanda da porsi è come questa Commissione della Chiesa ortodossa bulgara dovrebbe agire in un regime così estremo perché, date le circostanze, potrebbe essere troppo tardi e non avranno l'opportunità di difendere i loro fratelli, diventando così un "comitato di sangue", che permette di versare il sangue fraterno di martiri. Il vescovo è responsabile delle sue azioni (o delle sue inazioni) di fronte a ciascuna delle anime di Dio nel mondo.

Qui sorge la domanda logica: potrebbe la Chiesa, che è un modello di virtù e valori cristiani, essere ancora una Chiesa, se permette tali perversioni? La gravità del problema richiede la condanna più acuta di qualsiasi tentativo di appropriazione di cose sante, per pratica millenaria dei canoni della Chiesa, che sono fondamento immutabile del suo assetto di cielo sulla terra.

In termini generali, per il mondo ortodosso, dopo l'Unione di Ferrara-Firenze nel 1439, quando il Patriarcato di Costantinopoli decadde dalla Chiesa (nell'eresia) unendosi con i cattolici romani, non c'è stato un processo più severo. Forse, a causa delle dinamiche della situazione, alcune Chiese locali non comprendono la serietà della scelta che stanno affrontando, perché la mancanza di reazione mette in discussione il loro stesso status.

La Chiesa di Cristo è situata sull'orlo di un nuovo tempo di divisione e ciascuna delle sue rappresentanze locali dovrebbe ergersi e stabilire una posizione ferma: riconosce le azioni scismatiche e illegali di Bartolomeo? Si unisce a loro? Rimane in comunione eucaristica con lui? Perché, come ho detto sopra, colui che si unisce allo scismatico diventa egli stesso scismatico.

Anche la nostra casa, la Chiesa ortodossa bulgara, sta affrontando una tribolazione, quindi con rispetto, dovrebbe determinare se si trova dalla parte della Verità, in una continuità di grazia concessa da Dio dalla sua stessa istituzione, o se è d'accordo con lo scisma dei ladri diventando essa stessa scismatica. Indubbiamente, per i nostri vescovi, è giunto un momento spartiacque: determinare se rimarranno fedeli a Dio o se si arrenderanno a uno scisma velenoso.

La situazione crea anche un processo per ogni laico che dovrà determinare da sé a quale pastore appartiene e chi seguirà. La mancanza di una posizione unitaria avrebbe conseguenze fatali e irreparabili. I risultati potrebbero innescare uno scisma ecclesiastico interno, a seguito del quale le strutture scismatiche che ancora covano sul territorio della Bulgaria (per esempio l'autoproclamato metropolita Fozio di Triaditsa e altri simili a lui), potrebbero essere presentate come esarcati locali di Istanbul e nominati come metropolie.

Questa matrice è pienamente applicabile anche nelle vicine Grecia, Romania, Macedonia e altri paesi della regione, dove ogni scismatico o impostore (o figura che appare all'improvviso) potrebbe proclamarsi come un vescovo di retta dottrina. La mancanza di resistenza porterebbe a un tremendo disastro spirituale e a una grave destabilizzazione della regione su una scala senza precedenti, creando una premessa per una guerra religiosa e minacciando la sicurezza nazionale dei paesi.

I cristiani ortodossi credono che i nostri vescovi manifesteranno presto più coraggio e audacia, come è stato prima, al fine di preservare lo status e l'immagine canonica della nostra Chiesa.

La gravità della situazione non ha a che fare con sentimenti riguardanti la Russia o con una certa solidarietà con persone della sfera politica ed ecclesiastica. Una lettura obiettiva delle azioni delka Chiesa ortodossa russa – Patriarcato di Mosca negli ultimi anni non può assolutamente rimanere acritica nei confronti della sua diplomazia ecclesiastica e della sua gestione interconfessionale, guidata dal metropolita Ilarion Alfeev. Non è da ignorare il cosiddetto incontro dell'Avana tra il Patriarca Kirill e Papa Francesco che ha lasciato perplesso il mondo ortodosso, così come la serie di interventi in varie parti del mondo in preghiere ecumeniche comuni e riunioni ed eventi fraterni infondati con altri credenti.

Tuttavia, per quanto riguarda il caso della Chiesa ortodossa russa – Patriarcato di Mosca, la questione è più che una questione di principio, perché compromettere i sacri canoni della Chiesa è inaccettabile e certamente questo non può avvenire sulla base di pregiudizi personali. Ogni membro della Chiesa (dai laici all'episcopato) deve condurre un esame globale del proprio libero arbitrio e fare una scelta.

Rimaniamo con Dio e con la sua verità salvifica nel seno benedetto della Chiesa, oppure cadiamo nelle reti della falsa chiesa priva di grazia, in attesa della venuta dell'Anticristo? Non sia così!

Note

[1] Comunicato del Sacro Sinodo del Patriarcato Ecumenico sulla questione ecclesiastica in Ucraina

[2] Canone Apostolico 10: "Se qualcuno pregherà, anche in una casa privata, con una persona scomunicata, sia anche lui scomunicato".

Canone Apostolico 32: "Se un qualunque presbitero o diacono è stato scomunicato da un vescovo, non può essere nuovamente ricevuto in comunione da nessun altro, se non da colui che lo ha scomunicato, a meno che non accada che il vescovo che lo ha scomunicato sia morto".

Canone Apostolico 35: "Che il vescovo non osi ordinare oltre i propri confini, in città e luoghi non soggetti a lui. Ma se viene condannato per averlo fatto, senza il consenso di quelle persone che hanno autorità su tali città e luoghi, che sia deposto, e con lui anche quelli che ha ordinato".

Primo Concilio Ecumenico, Canone 5: "Riguardo a quelli, sia del clero o dei laici, che sono stati scomunicati nelle varie province, che sia osservata dai vescovi la disposizione del canone che prevede che le persone scacciate da alcuni non siano riammesse da altri".

Primo Concilio Ecumenico, Canone 6: "...E questo deve essere universalmente compreso, che se qualcuno è fatto vescovo senza il consenso del metropolita, il grande Sinodo ha dichiarato che tale uomo non dovrebbe essere un vescovo".

Primo Concilio Ecumenico, Canone 16: "Né presbiteri, né diaconi, né altri siano ammessi nel clero, se, non avendo il timore di Dio davanti ai loro occhi, né riguardo al canone ecclesiastico, devono allontanarsi incautamente dalla loro stessa chiesa, per essere ricevuti con qualsiasi mezzo da un'altra chiesa; ma dovrebbe essere applicato ogni vincolo per riportarli nelle loro parrocchie; e, se non vi andranno, devono essere scomunicati. E se qualcuno oserà agire di nascosto nella propria Chiesa e ordinare un uomo appartenente ad un altro, senza il consenso del proprio vescovo da cui, sebbene iscritto nella lista del clero, si è separato, che l'ordinazione sia nulla".

Terzo Concilio Ecumenico, Canone 8: "... nessuno dei vescovi amati da Dio assumerà il controllo di alcuna provincia che sin dall'inizio non sia stata sotto la sua stessa mano o quella dei suoi predecessori. Ma se qualcuno ha violentemente preso e sottomesso [una provincia], dovrà rinunciarvi; affinché i canoni dei Padri non siano trasgrediti, né entrino le vanità dell'onore mondano sotto il pretesto del sacro ufficio; né noi perdiamo, senza saperlo, a poco a poco, la libertà che il nostro Signore Gesù Cristo, il Liberatore di tutti gli uomini, ci ha dato con il suo stesso sangue.

Pertanto, questo santo ed ecumenico Sinodo ha decretato che in ogni provincia i diritti che le appartenevano sin dall'inizio devono essere preservati, secondo la vecchia usanza prevalente, immutata e incolume: ogni metropolita ha il permesso di prendere, per sua sicurezza, una copia di questi atti. E se qualcuno introdurrà una regola contraria a ciò che è qui determinato, questo santo ed ecumenico Sinodo decreta all'unanimità che ciò non avrà alcun effetto".

Quarto Concilio Ecumenico, Canone 17: "Le parrocchie periferiche o rurali devono in ogni provincia essere soggette ai vescovi che ora hanno giurisdizione su di loro, in particolare se i vescovi li hanno governati in modo pacifico e continuo per lo spazio di trent'anni. Ma se entro trent'anni c'è stata, o perdura, qualsiasi controversia che li riguarda, è lecito per coloro che si ritengono lesi portare la loro causa di fronte al sinodo della provincia. E se a qualcuno è stato fatto un torto dal suo metropolita, la questione sia decisa dall'esarca della diocesi o dal trono di Costantinopoli, come detto sopra. E se una qualsiasi città è stata, o sarà d'ora in poi eretta per autorità imperiale, che l'ordine delle parrocchie ecclesiastiche ne segua l'esempio politico e municipale".

Sesto Concilio Ecumenico, Canone 25: "Oltre a tutti gli altri rinnoviamo il Canone che prescrive che le parrocchie rurali o distrettuali appartenenti a ciascuna chiesa debbano rimanere immutabilmente assegnate ai vescovi che le detengono, e specialmente nel caso di coloro che sono riusciti a gestirle per un periodo di trent'anni senza ricorrere alla forza. Ma se entro trent'anni c'è stata, o perdura, qualsiasi disputa su di loro, coloro che sostengono di aver subito un torto saranno autorizzati a portare la questione di fronte al sinodo della provincia".

Concilio di Antiochia, Canone 2: "...decretiamo che non è consentita la comunione con gli esclusi dalla comunione, né in un'altra chiesa è permesso ammettere coloro che non hanno accesso a un'altra chiesa. Se qualcuno tra i vescovi, o presbiteri, o diaconi, o qualunque ufficio canonico, dovesse apparire a comunicare con coloro che sono stati esclusi dalla comunione, anche lui deve essere escluso dalla comunione, per avere apparentemente confuso il canone della Chiesa."

Concilio di Antiochia, Canone 6: "Se qualcuno è stato escluso dalla comunione dal suo stesso vescovo, non sia ammesso dagli altri finché non sia stato accettato dal suo stesso vescovo. Oppure, è stato tenuto un Sinodo, se si è difeso rispondendo alle accuse e ha convinto il Sinodo, ed è riuscito a ricevere un verdetto diverso. La stessa regola si applica ai laici, ai presbiteri e ai diaconi e a tutti gli uffici canonici".

Concilio di Antiochia, Canone 13: "Nessun vescovo osi passare da una provincia all'altra e ordinare qualsiasi persona in una chiesa per celebrare la liturgia, anche se porta con sé altri, a meno che, essendone stato richiesto, non arrivi con lettere di raccomandazione del metropolita e dei vescovi che lo accompagnano, nel distretto a cui dovrebbe passare. Ma se, senza che nessuno lo inviti o lo chiami, parte irregolarmente per imporre le mani su certe persone e si intromette nello status quo degli affari ecclesiastici che non lo riguardano, tutto ciò che può fare è nullo e invalido; ed egli stesso dovrà sostenere una sentenza adatta per la sua irregolarità e il suo procedimento irragionevole, essendo stato già deposto qui dal santo Concilio".

Concilio di Antiochia, Can. 15: "Se un vescovo accusato di un crimine dovesse essere processato da tutti i vescovi della provincia, e tutti hanno pronunciato una decisione contro di lui in completo accordo l'uno con l'altro, non sia più messo di nuovo a giudizio da altri, ma che sia registrato il verbale concorde dei vescovi della provincia".

Concilio di Antiochia, Canone 22: "Un vescovo non deve intromettersi in un'altra città che non è soggetta alla sua giurisdizione, né su un territorio che non appartiene al suo dominio, allo scopo di ordinare qualcuno, o nominare presbiteri o diaconi nelle regioni che sono soggetti alla giurisdizione di un altro vescovo, tranne, ovviamente, con il consenso e l'approvazione del vescovo del territorio in questione. Se, tuttavia, qualcuno dovesse osare fare una cosa del genere, che l'ordinazione sia nulla e vuota, e che egli sia punito dal Sinodo."

Concilio di Sardi, Canone 3: "...nessun vescovo può passare dalla sua diocesi o provincia in un'altra provincia in cui ci sono vescovi, a meno che non venga chiamato o invitato da alcuni dei fratelli di quel luogo..."

Concilio di Sardi, Canone 15: "... se un vescovo di una diocesi diversa vuole nominare un altro servitore, senza il consenso del suo vescovo, a qualsiasi grado o grado, tale nomina sarà ritenuta invalida e inefficace. Se qualcuno di noi dovesse permettersi di farlo, dovrebbero essere entrambi rimproverati e corretti dai loro confratelli vescovi. "

Concilio di Cartagine, Canone 129 (133): "Se qualcuno ...ha portato un luogo all'unità cattolica e l'ha avuto nella sua giurisdizione per tre anni, e nessuno glie lo ha richiesto da lui, allora non gli sarà più reclamato, se anche ci fosse un vescovo durante questi tre anni che avrebbe dovuto reclamarlo ma ha taciuto".

[3] Ieromartire Cipriano, vescovo di Cartagine: "Ricordate che i fondatori e i capi dello scisma, spezzando l'unità della Chiesa, si oppongono a Cristo, e non solo lo crocifiggono per la seconda volta, ma lacerano il corpo di Cristo – ed è un peccato tanto grave che il sangue del martirio non può ripararlo! "(fonte)

San Giovanni Crisostomo: "Il peccato dello scisma non può essere cancellato neppure dal sangue del martirio" (fonte)

[4] Lettera dell'11 luglio 1995 del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo ad Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutta la Rus': "In questo contesto, vorremmo assicurarvi che l'inclusione delle comunità ucraine [dalla diaspora, cioè , al di fuori della Russia e dell'Ucraina] nell'ordine canonico della Chiesa ortodossa, portandoli sotto l'omoforo del Patriarcato ecumenico, alla fine si rivelerà utile, sicuramente anche per i rapporti della santissima Chiesa russa con i fedeli in Ucraina. Perché, da un lato, coloro che sono ammessi saranno obbligati a dichiarare ufficialmente che non cercheranno l'autocefalia per la Chiesa ucraina o una sua parte attraverso i ben noti metodi degli "autocefalisti" che usano tutti i mezzi possibili, mentre d'altra parte, non saranno in grado di cooperare o entrare in comunione con gli altri senza danno a se stessi, poiché per loro sarà valido il principio canonico: "coloro che comunicano con coloro che si trovano all'esterno della comunione andranno essi stessi fuori dalla comunione".

[5] Canone Apostolico 17: "Chi è stato sposato due volte dopo il battesimo, o chi ha avuto una concubina, non può diventare vescovo, presbitero, o diacono, o qualsiasi altro officio sacerdotale".

Canone apostolico 18: "Chi ha sposato una vedova, una donna divorziata, una prostituta, una serva o un'attrice, non può essere vescovo, presbitero, diacono o qualunque altro officio sacerdotale".

Sesto Concilio Ecumenico, Canone 6: "Poiché è dichiarato nei canoni apostolici che di coloro che entrano nel clero non sposati, solo i lettori e i cantori sono in grado di sposarsi; anche noi, mantenendo questo uso, stabiliamo che d'ora in avanti non è lecito per ogni suddiacono, diacono o presbitero contrarre matrimonio dopo la sua ordinazione, ma se avrà osato farlo, che sia deposto. E se qualcuno di coloro che entrano nel clero, desidera essere unito a una moglie nel matrimonio legittimo, lo faccia prima di essere ordinato suddiacono, diacono o presbitero."

[6] http://www.bg-patriarshia.bg/news.php?id=273448 – "Решение на Св. Синод от заседанието му на 04.10.2018 г. "(Decisione del Santo Sinodo, dal suo incontro del 10 ottobre 2018)

[7] http://bg-patriarshia.bg/news.php?id=273759 – “ИЗЯВЛЕНИЕ на Ловчанския митрополит Гавриил, Варненския и Великопреславски митрополит Йоан и Видинския митрополит Даниил” (Dichiarazione dei metropoliti Gabriel di Lovech, Joan di Varna e Veliki Preslav e Daniel di Vidin sulla situazione in Ucraina, si veda in inglese qui)

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