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  Un solo Dio: una sola Fede

dell'arciprete Gregorio Cognetti

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Una delle idee più pericolose dei tempi attuali è l'affermazione che non importa che cosa uno creda, o quale religione segua: ciò che conta veramente è credere sinceramente in Dio. Ciò che rende questa linea di pensiero ancora più insidiosa è che viene spesso presentata come essenzialmente "cristiana", nonostante che molti non cristiani (ebrei, musulmani, induisti, etc.) possono essere tranquillamente inclusi in essa. Se prendiamo per esempio l'Egitto o la Russia è assolutamente ovvio dove sono i cristiani: sono nelle chiese (affollate fino all'inverosimile). Ci potremmo chiedere il perché, e la risposta è facile: c'è una netta linea di demarcazione in una società islamica, o in una società che è stata ufficialmente atea per settant'anni, tra chi è cristiano e chi non lo è. Nella nostra società invece, tradizionalmente cristiana, le distinzioni non sono facili: come osserva il luterano Søren Kierkegaard a proposito della Danimarca, quando tutti sono cristiani, nessuno è cristiano.

Questo problema è molto serio per un missionario ortodosso: infatti quando ci confrontiamo sul campo della nostra missione, ci imbattiamo non solo nel non ortodosso che dà scarsa importanza a ciò che si crede, ma anche nell'ortodosso che è stato così influenzato dalla mentalità corrente da vedere la propria chiesa solo in termini di cultura nazionale. In Italia il problema poi diviene particolarmente scottante perché l'osservatore superficiale è portato a vedere (e ad esagerare) le similitudini tra la fede romana e l'Ortodossia, e a liquidare le differenze come dettagli insignificanti: chi scrive ha udito più di una volta sostenere che le due religioni sono sostanzialmente equivalenti e in Italia è giusto l'esser romani come in Grecia o in Russia l'esser ortodossi. La verità invece è che l'Ortodossia non è tanto la fede dei greci e dei russi, quanto la fede vera, l'unica rivelata all'uomo dall'unico Dio Gesù Cristo. Guai a soccombere alla mentalità che vi sono molte chiese, e che tutte sono di Dio: la Scrittura ci rivela una realtà ben differente: precisamente che c'è un solo Signore, che è l'unica via alla salvezza, e un'unica fede (Efesini 4:5-6). Questo è esattamente ciò che la Chiesa affermava fin dagli inizi: perché altrimenti i cristiani avrebbero dovuto affrontare le persecuzioni e il martirio? Inoltre la Scrittura non contiene traccia dell'idea che credere in Dio è tutto ciò che serve per la salvezza: al contrario è detto chiaramente che nessuno può arrivare al Padre se non attraverso suo Figlio, Cristo nostro Dio (Gio. 14:6-7), e che i membri della Chiesa sono appunto le membra del Corpo di Cristo (Ef. 1:23; Col. 1:18-24). La Chiesa è stata fondata da Cristo proprio per questo scopo: la salvezza dell'umanità. Rifiutare di essere membra del suo Corpo, è rifiutare il Fondatore. Sostenere che ci si può salvare separati dal Corpo di Cristo è un controsenso, in quanto Cristo è il solo Salvatore. Infatti, la dottrina che tutte le religioni siano ugualmente "buone" o comunque provenienti da Dio è una grave forma di idolatria: significa fabbricare Dio ad immagine dell'uomo ed erigere un altare a se stessi. La persona che dichiara che la "bontà" è tutto ciò che conta, in realtà non è "buona" per niente: ciò che vuole è una realtà adatta al proprio schema precostituito, un dio fatto a modo proprio. Scegliersi così una religione è solo un atto di superbia. La religione non è un partito politico che viene scelto in base alla corrispondenza con le idee che ciascuno ha o alla convenienza specifica. Oggi è facile incontrare persone che ritengono come genuinamente cristiana l'idea del superamento delle singole fedi nell'amore di un "dio" non meglio identificato. Eppure è vero proprio il contrario: Gesù Cristo e gli Apostoli ci insegnano, è vero, ad amare tutti, nemici inclusi, ma ci mettono in guardia dal condividere una fede diversa da quella insegnata loro. Dice l'Apostolo Paolo: se anche un angelo del cielo vi evangelizzasse in modo diverso da come vi evangelizzammo noi, che sia maledetto! Come ho appena detto ve lo ripeto: se qualcuno vi evangelizzerà in modo diverso da ciò che riceveste, che sia maledetto! (Galati 1:6-8). E ancora: dopo il primo e il secondo ammonimento fuggi l'eretico (Tito 3:10).

È molto grave confondere per essenza del cristianesimo quella che altro non è che una moda incline a un sentimentalismo superficiale e acritico: e non si confonda il precetto di tenersi separati dagli eretici con l'intolleranza, o, peggio con la giustificazione delle persecuzioni: amiamo dunque con tutto il cuore anche chi non professa la vera fede, e preghiamo per loro, ma non con loro.

Un falso senso cristiano e non l'obbedienza alle parole del Salvatore ci portano al compromesso con un mondo che afferma che il Vedanta degli indiani, il Corano dei musulmani, il vitello d'oro, l'offerta a Manitou e l'ottimo signor Tizio (che non va quasi mai in chiesa ma è un buon cristiano, perché in fondo che bisogno c'è d'andare in chiesa?), sono approcci alla vita ugualmente validi.

Apriamo bene gli occhi. Questa mentalità di facile irenismo giova solo a chi, incoraggiando il superamento delle differenze tra le fedi, si pone come Supremo Coordinatore, non più soltanto della sua, ma di tutte le religioni del mondo. E questo altro non è che la prolusione all'Anticristo.

Non c'è vita al di fuori di Cristo, non c'è Chiesa al di fuori della sua. Non c'era bisogno che Iddio in persona si fosse incarnato, fosse stato crocifisso e fosse risorto al  terzo giorno se tutto il messaggio cristiano era "vogliamoci bene": i profeti l'avevano già detto a più riprese! La rivelazione salvifica è l'adorazione di Dio in tre Persone, e si ottiene attraverso l'icona vivente della Triade: la sua unica Chiesa.

Affermare che una scelta religiosa vale un'altra è negare l'Incarnazione.

Da: Il ritorno. Bollettino della Parrocchia di S. Marco di Efeso, Anno 1 n. 2, 8/21 ottobre 1991, pag. 2-3

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