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  La lenta morte del giorno dell'Indipendenza greca

di George Michalopulos

Monomakhos, 26 marzo 2022

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Traduzione della scritta accanto al ritratto di Mustafa Kemal Atatürk: "Quale greco può tenersi questo in casa sua??????"

Lo scorso venerdì era l'Annunciazione dell'arcangelo Gabriele alla santissima Theotokos [nel nuovo calendario, ndt].

Era anche il giorno dell'Indipendenza greca.

Nel 1821, il vescovo Germanos di Patrasso innalzò lo stendardo cristiano e dichiarò che d'ora in poi il popolo greco si sarebbe liberato delle catene dell'Impero ottomano.

Quando crescevo da orgoglioso greco-americano, il 25 marzo (o la domenica più vicina) era un grande evento nelle nostre umili parrocchie. Noi ragazzi ci vestivamo con i nostri migliori abiti klephtika, mentre le nostre sorelle indossavano le loro amalie colorate.

Per chi non lo sapesse, klephtika è il nome dell'abito con perizoma dei klephti (briganti) che vagavano liberi nelle montagne del Peloponneso, come predoni e ladri, e che in seguito costituirono la spina dorsale della ribellione greca una volta che questa divenne ufficiale.

Le amalie sono gli abiti colorati che indossano le donne greche. La parola deriva da Emilia [Amalia in greco], la prima regina di Grecia, consorte del re Ottone.

Alcuni dei ragazzi più fortunati avevano anche false scimitarre legate intorno alla vita. Altri, un coltello curvo più corto, che serviva da ottimo tagliacarte per aprire una busta.

Nel giorno dell'Indipendenza greca, ci dirigevamo con orgoglio verso la chiesa dietro una bandiera greca e poi ci ritiravamo nel salone parrocchiale a recitare poesie che esaltavano l'eroismo dei nostri antenati (a memoria e in greco, nientemeno).

A volte mettevamo in scena una rappresentazione di To krypho scholeio ("La scuola segreta"), che parla delle scuole nascoste per i contadini greci che spesso si incontravano nelle caverne per imparare le lettere e la grammatica greche.

Queste rappresentazioni erano messe in scena in tutto il mondo, ovunque vivevano dei greci. Anche nelle città e nei borghi fuori mano nel cuore dell'America (come a Tulsa), dove di solito c'era un'unica parrocchia greco-ortodossa. Erano precedute da un'enciclica dell'arcivescovo in cui ci veniva ricordata la tremenda sofferenza che i greci avevano vissuto per mano dei nostri oppressori turchi.

Oggi, queste rappresentazioni si fanno solo nelle aree metropolitane più grandi come New York o Chicago. Anche così, i vari arcivescovi dell'arcidiocesi greco-ortodossa d'America hanno sempre ritenuto opportuno onorare il giorno dell'Indipendenza greca.

Vorrei poter dire che questo sia ancora vero. Ma quest'anno è stato più che un po' diverso. A differenza degli anni passati, il buon arcivescovo non ha menzionato il motivo per cui i nostri antenati cercavano l'indipendenza, o da chi.

A dire il vero, l'arcivescovo Elpidophoros ha commemorato il giorno dell'Indipendenza con un'enciclica, anche se in modo curioso. Invece di esaltare le virtù dei rivoluzionari greci e la vittoria contro i loro signori ottomani, ha omesso del tutto il ruolo degli ottomani. Le parole "turchi", "Turchia" e "Impero ottomano"... non sono mai sfuggite dalle sue labbra.

Ha ritenuto opportuno, tuttavia, menzionare quanto siano terribili i russi.

Questo è sbagliato, sotto molti aspetti. Tanto per cominciare: furono i greci che vivevano in Russia, precisamente a Odessa, ad accendere per primi la scintilla dell'indipendenza greca dalla Turchia e fu in quella città che fondarono la Filiki Eteria, o "Società degli amici", dedicata alla causa dell'indipendenza dei greci.

In secondo luogo, furono i greci che prestavano servizio nel governo imperiale russo a guidare la rivolta. Uomini come Dimitrios Ypsilantis, alto ufficiale dell'esercito russo, e Giovanni Antonio Capo d'Istria, ministro degli Esteri dello tsar Alessandro I al Congresso di Vienna, divenuto poi il primo presidente della Repubblica greca.

Infine, fu la marina russa a fornire il fondamentale supporto navale necessario ai greci per vincere la guerra.

Aleksandr Pushkin, il più grande poeta russo, era anch'egli membro della Filiki Eteria. Quanto a Kapodistrias (la versione ellenizzata di Capo d'Istria), egli elaborò la costituzione svizzera ed è venerato dagli svizzeri fino a oggi, quasi come un santo. Se non fosse stato per lui, la Svizzera sarebbe stata consumata dalle grandi potenze che avevano appena sconfitto Napoleone.

L'arcivescovo Elpidophoros ha glissato su ognuno di questi fatti e non perché questa è la moda del momento, ma perché lui e il suo capo a Istanbul sono cittadini turchi.

Ora, questo non è semplicemente spiazzante? Seriamente, voi commemorereste il giorno dell'Indipendenza americana limitandovi a esaltare i pericoli del cambiamento climatico? (Oh, lasciamo perdere, probabilmente faremmo proprio così.)

Ci si chiede quanto siano seri i greco-americani riguardo alla loro eredità. Sappiamo che l'attuale patriarca e i suoi vari esarchi sono legati ai loro signori turchi. Ma che dire dei greci? Qual è la nostra scusa?

Finché non troveremo la risposta, sostengo umilmente che non saremo mai più presi sul serio come cristiani greco-ortodossi. Né saremo presi sul serio come orgogliosi greco-americani.

Quelli dell'università di Fordham continueranno a formare le loro reclute intellettuali sulle cause del popolo dell'alfabeto, dei cambiamenti climatici e del razzismo, mentre l'arcidiocesi greco-ortodossa si atrofizzerà al punto da non esistere più.

E per cosa? Per i riconoscimenti dei globalisti? Cosa faranno i restanti membri dell'arcidiocesi greco-ortodossa quando scopriranno che i loro padroni turchi hanno voltato le spalle al globalismo e hanno spostato la loro attenzione sull'inevitabile asse eurasiatico sino-russo?

Il prossimo patriarca ecumenico seguirà la loro guida e abbandonerà la crisi del giorno che sta animando oggi il popolo americano?

Se ciò dovesse accadere, l'arcidiocesi greco-ortodossa non diventerebbe altro che una setta episcopaliana di rito orientale.

È arrivato tempo per un altro giorno dell'Indipendenza. Questa volta, indipendenza dal Patriarcato ecumenico, che non capisce più che cosa significhi essere greco.

* * *

Se desiderate saperne di più sulla lotta per l'indipendenza greca, vi consiglio vivamente di dedicare del tempo a guardare questo video di 20 minuti.

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