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  Un chierico freelance di Mosca sta cercando di dividere la Chiesa ortodossa ucraina?

di Kirill Aleksandrov

Unione dei giornalisti ortodossi, 18 marzo 2022

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il Fanar sta facendo un nuovo tentativo di dividere la Chiesa ortodossa ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Oggi, quando l'Ucraina ha bisogno di unità come dell'aria da respirare, agenti del Fanar stanno promuovendo un progetto per dividere di fatto la Chiesa ortodossa ucraina.

La guerra è una cartina di tornasole per l'intero paese. Ma è particolarmente dura per il clero e i credenti della Chiesa ortodossa ucraina. Ti si spezza il tuo cuore quando ti rendi conto che persone con le quali sei in unità spirituale stanno combattendo contro te e la tua famiglia. Come rispondere a coloro che ti accusano di connessione con l'aggressore? Dove trovare la forza per ricordare che la Chiesa è il Corpo di Cristo e sta al di sopra del mondo, al di sopra degli stati, al di sopra di ogni conflitto geopolitico; che un cristiano non può soccombere all'odio, sia pure il più giustificato e giusto? Inoltre, è possibile non odiare quando edifici residenziali, ospedali e – cosa sconvolgente – chiese di Dio cadono sotto i bombardamenti?

A causa della guerra, l'unità della Chiesa ortodossa ucraina è stata minacciata. Un gran numero di comunità della Chiesa ortodossa ucraina ha smesso di fare menzione liturgica del patriarca Kirill. Ci sono stati appelli per la proclamazione della piena autocefalia, che trovano solidarietà tra una parte significativa del clero e dei credenti. Allo stesso tempo, tutta la retorica sulla sospensione della commemorazione del patriarca Kirill suggerisce una dichiarazione di fedeltà alla Chiesa ortodossa ucraina e al suo primate, sua Beatitudine Onufrij. Ciò significa che sia il clero che i laici sono consapevoli della loro appartenenza alla Chiesa di Cristo e non romperanno la loro unità con lei.

Ancora del torbido in Ucraina

Tuttavia, alcuni ambienti sono abbastanza propensi a usare la guerra della Federazione Russa contro l'Ucraina nel proprio interesse. Gli "imbonitori" del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno notevolmente intensificato la loro attività. Ma il pericolo principale, come tre anni fa, viene dalla Turchia. L'Unione dei giornalisti ortodossi ha appreso che il Patriarcato di Costantinopoli aveva deciso di creare segretamente un'altra giurisdizione ecclesiastica in Ucraina, separata sia dalla Chiesa ortodossa russa che dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Il suo compito è quello di attirare quei sacerdoti che, da un lato, non ritengono possibile continuare a rimanere sotto la giurisdizione della Chiesa ortodossa russa, ma, dall'altro, non vogliono unirsi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Di fatto, una tale struttura esiste già in Ucraina. Si tratta della "Stavropegia del Patriarcato Ecumenico in Ucraina", che ha sede alla chiesa di sant'Andrea a Kiev ed è guidata dal vescovo Mikhail (Anishchenko) di Comana.

emblema della "Stavropegia del Patriarcato Ecumenico in Ucraina"

Tuttavia, coloro che lo desiderano sono invitati a non preoccuparsi di varie questioni amministrative, di decidere sulle giurisdizioni e così via. Gli aderenti a un nuovo progetto di scisma della Chiesa ortodossa ucraina chiedono semplicemente di commemorare il patriarca Bartolomeo al servizio.

Il motore di questo progetto nello spazio pubblico è l'archimandrita Kirill (Govorun) della Chiesa ortodossa russa. Molto probabilmente non è una figura chiave, ma è lui a trasmettere storie attraverso i media secondo cui è tempo che tutti obbediscano al Fanar e creino una sorta di nuova associazione sotto la sua rigida guida. Il 12 marzo 2022, Kirill Govorun ha pubblicato sulla sua pagina Facebook il seguente messaggio: "Abbiamo avuto l'opportunità di discutere in dettaglio la situazione in Ucraina. Era evidente che il Patriarca (Bartolomeo, ndc) era sinceramente assieme al popolo ucraino nelle sue tribolazioni. Sono stato anche contento di vedere che siamo, come si suol dire, sulla stessa lunghezza d'onda nel comprendere nuove ragioni per il consolidamento dell'Ortodossia ucraina. Per esempio, non nega la possibilità di essere commemorato senza ulteriori procedure canoniche da coloro che non vedono altre opzioni per se stessi, anche attraverso l'adesione alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"".

il patriarca Bartolomeo e Govorun. Foto: Facebook di Govorun

Lo status canonico di Govorun

È interessante notare che la grandezza e lo status canonico del chierico della Chiesa ortodossa russa difficilmente implicano una comunicazione personale con il "capo dell'Ortodossia" e, ancor più, una discussione su questioni così importanti in Ucraina. Chi è Govorun in generale e come è finito al Fanar?

In un'intervista al canale YouTube di Religion Today del 17 novembre 2019, egli stesso ha risposto alla seguente domanda sul suo status: "Sono un chierico di provincia della diocesi di Mosca della Chiesa ortodossa russa". Da allora, per quanto si può capire dalle fonti pubbliche d'informazione, questo status canonico non è cambiato. Sulla sua pagina Facebook, l'archimandrita Kirill (Govorun) non indica di essere un chierico di Costantinopoli o di qualsiasi altra Chiesa locale, né indica la sua appartenenza alla Chiesa in generale.

Anche il fatto della concelebrazione di Govorun con i "sacerdoti" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un dato di fatto. Il 7 gennaio 2020 ha partecipato alla "liturgia" nella chiesa-refettorio di Santa Sofia di Kiev. Perché in seguito non sia stato sospeso dal sacerdozio nella Chiesa russa, questo rimane un mistero. Inoltre, Govorun ha pubblicamente affermato più di una volta di ignorare i decreti della Chiesa ortodossa russa. Il 17 giugno 2021, in un'intervista al canale YouTube Detector.ua, ha dichiarato di concelebrare liberamente con il clero del Fanar: "In linea di principio sono uno dei pochi e forse l'unico chierico che è in piena comunione eucaristica all'interno tutto il mondo ortodosso".

Curiosamente, anche il patriarca Theodoros ha ospitato Govorun, e quest'ultimo ha annunciato al mondo che la decisione di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è arrivata al primo "dopo molte riflessioni e preghiere".

Tutti questi fatti indicano che Govorun non è solo un archimandrita ordinario: individui della scala di Theodoros e Bartolomeo non frequentano abitualmente queste persone. Ci troviamo davanti a una sorta di "Mata Hari" quasi-ecclesiastica, necessaria per l'esecuzione di specifici incarichi delicati. È improbabile che la visita al Fanar e la successiva attività mediatica del chierico della Chiesa ortodossa russa sul futuro dell'Ucraina ecclesiastica siano casuali.

In generale, è uno schema molto interessante: un chierico freelance della diocesi di Mosca sta negoziando con un cittadino turco su alcune azioni nel territorio dell'Ucraina, che sta respingendo l'aggressione militare della Federazione Russa. Inoltre, queste azioni, come vedremo in seguito, dovrebbero provocare uno scisma nella Chiesa ortodossa ucraina in un momento in cui il presidente e i leader religiosi affermano che abbiamo più che mai bisogno d'unità all'interno del paese.

Un progetto di scisma della Chiesa ortodossa ucraina

L'essenza del progetto è stata delineata da Govorun in un'intervista all'agenzia radio Hromadske datata 5 marzo 2022.

"L'idea più comune che si sta discutendo attualmente nel Patriarcato di Mosca in Ucraina è quella di smettere di fare menzione liturgica del patriarca Kirill. Questo è il passo più semplice, ma è solo un passo simbolico. Allo stesso tempo, c'è una discussione nella Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca sulla proclamazione dell'autocefalia. È più o meno la stessa cosa che fece una volta il patriarca Filaret.

L'opzione che propongo è che le parrocchie possano già commemorare il patriarca ecumenico nelle loro liturgie. Poi, quando ci sarà un momento di calma, le chiese potranno riunirsi di nuovo... e insieme alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", potranno discutere su come convivere insieme. Il processo di unificazione dell'Ortodossia ucraina potrebbe essere completato ora come conseguenza di questa guerra. A questo scopo, ovviamente, è necessaria l'abnegazione per ciascuna delle chiese ucraine", ha detto Govorun.

Dalle sue ultime parole ne consegue che non propone uno scisma, ma, al contrario, l'unificazione delle confessioni ucraine. Tuttavia, questo è solo ciò che appare a prima vista. La malvagità, infatti, qui inizia con le parole sulla possibile (e non ancora scontata) proclamazione dell'autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina. Più precisamente, nel momento in cui mette un segno di uguale con le azioni di Filaret Denisenko nel 1992, cosa che è completamente errata.

Nel 1992, il pleroma della Chiesa ortodossa ucraina ha deliberato al Concilio di Kharkov di rimuovere Filaret dalla carica di primate della Chiesa ortodossa ucraina e di sospenderlo dal sacerdozio. Successivamente Filaret ha compiuto false consacrazioni di diversi "vescovi" e insieme a loro ha organizzato un falso concilio, in cui ha proclamato una "autocefalia". Più precisamente, non l'ha nemmeno proclamata, ma ha dichiarato l'unificazione con la Chiesa ortodossa autocefala ucraina e lo ha fatto persino all'insaputa del capo di quest'ultima, il "patriarca" Mstislav.

È stato un vero e proprio scisma, in cui Filaret si è ritirato personalmente insieme ad altri due vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, già sopsesi dal sacerdozio. Diverse comunità si sono unite a loro, ma non una sola diocesi, non un solo monastero, non una sola istituzione educativa sono caduti nello scisma.

Non parleremo della possibile proclamazione dell'autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina, poiché è impossibile analizzare ciò che non esiste. Ma possiamo parlare dell'autocefalia di Chiese come quella romena, bulgara e altre. Queste hanno proclamato unilateralmente la loro autocefalia, contrariamente all'opinione del Patriarcato di Costantinopoli, ma questa proclamazione è avvenuta a nome dell'intero episcopato e dei fedeli delle loro chiese. Significa che l'intera Chiesa nel rispettivo territorio ha cercato l'autocefalia, piuttosto che singoli individui, come nel caso di Filaret Denisenko.

Il punto successivo che Govorun manipola è l'equalizzazione di "ciascuna delle chiese ucraine", che, a suo avviso, dovrebbero accettare di "abnegarsi" per amore della '"unità".

Tuttavia, la Chiesa ortodossa ucraina è la vera Chiesa di Cristo, mentre la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", come i suoi predecessori, il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", sono denominazioni che si sono staccate dalla Chiesa. Allo stesso tempo, la decisione del Patriarcato di Costantinopoli dell'11 ottobre 2018 sulla restaurazione nella Chiesa di "Filaret Denisenko, Makarij Maletich e i loro seguaci" non fa alcuna differenza. Dopotutto, il peccato di scisma, come ogni altro peccato, viene sanato dal pentimento e da nient'altro. Non ci sono stati, di fatto, pentimento e ricongiungimento con la Chiesa. Come dovrebbe essere inteso in questo senso l'appello di Govorun alla "abnegazione" in relazione alla Chiesa ortodossa ucraina? La Chiesa ortodossa ucraina deve rinunciare alla grazia di Dio che dimora in lei e convenire che la grazia dimora anche nello scisma?

Perché non bisogna cedere alla tentazione

In primo luogo, Govorun invita a commemorare il patriarca Bartolomeo e poi a tenere un nuovo Concilio non per tutto il clero della Chiesa ortodossa ucraina, e ancor più non per l'intero episcopato, ma solo per coloro "che non vedono altre opzioni per se stessi, anche attraverso l'adesione alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"." Una potenziale divisione è chiara.

La gerarchia della Chiesa ortodossa ucraina, al contrario, chiede l'unità e afferma che la Chiesa ortodossa ucraina dovrebbe decidere il proprio destino solo in via conciliare. Per esempio, il 2 marzo 2022, il metropolita Antonij di Borispol e Brovary, metropolita della Chiesa ortodossa ucraina, ha dichiarato: "Non soccombete alle provocazioni: tutte le questioni ecclesiastiche dovrebbero essere considerate e risolte esclusivamente in modo canonico e con mente conciliare. Tutto questo, inoltre, non va fatto sotto il fragore delle esplosioni militari, ma nella pace di Cristo e nella preghiera".

Cioè, non è l'opinione dei singoli e nemmeno il desiderio di autocefalia di una parte significativa dei credenti ad essere messa in primo piano, ma la volontà di Dio, che si manifesta proprio nel modo conciliare delle decisioni. In altre parole, se è la volontà di Dio, la Chiesa ortodossa ucraina avrà l'autocefalia, altrimenti non l'avrà. In ogni caso, essa deve preservare la sua unità interna.

In secondo luogo, Govorun invita a chiudere un occhio sul problema della non canonicità (in altre parole, assenza) delle consacrazioni dell' "episcopato" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e semplicemente riunirsi e concordare in qualche modo sulla convivenza. Tuttavia, è proprio l'invalidità delle ordinazioni che non consente non solo di compiere azioni di unificazione con i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma impedisce anche ad altre Chiese locali di riconoscere questa struttura.

Per esempio, il primate della Chiesa albanese, l'arcivescovo Anastasios, ne parla così:

"Lo stesso dolore e la stessa angoscia struggente per la conservazione dell'unità della Chiesa ortodossa ci obbligano a esprimere dubbi fondamentali sul riconoscimento retroattivo delle ordinazioni compiute da una persona deposta, scomunicata e anatemizzata. <...> Per tutto il tempo, mentre il signor Filaret veniva deposto e anatemizzato, compiva riti non canonici, che non erano veri e propri sacramenti. Perciò le consacrazioni da lui compiute sono invalide, vuote, prive della grazia divina e dell'opera dello Spirito Santo. Tra le altre, le successive ordinazioni come diacono, sacerdote e, infine, come vescovo, del suo segretario Sergej Dumenko, ora metropolita Epifanij. <…>

È riconosciuto in modo pan-ortodosso come principio ecclesiologico fondamentale che le ordinazioni degli eretici e degli scismatici, e specialmente di quelli deposti e scomunicati, come i "sacramenti" compiuti fuori della Chiesa, non sono valide. Questo principio fondamentale è indissolubilmente legato all'insegnamento ortodosso sullo Spirito Santo e costituisce il fondamento incrollabile della successione apostolica dei vescovi ortodossi. Siamo convinti che sia inaccettabile trascurare questo principio".

Questa citazione così lunga è necessaria per mostrare quanto sia grave la questione della mancanza di grazia dell' "episcopato" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Inoltre, l'arcivescovo Anastasios non è il solo a questo riguardo.

In risposta alla richiesta del patriarca Bartolomeo di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il primate della Chiesa polacca, il metropolita Sawa, ha dichiarato alla fine del 2018: "Filaret Denisenko è stato deposto e retrocesso alla posizione di un laico. Quindi avrebbe "iniziato" i suoi nuovi seguaci. Queste sono persone senza grazia sacramentale. <...> Filaret e i suoi seguaci non mostrano pentimento, rimorso, umiltà, che di solito precedono la revoca delle censure! Non è mai successo e qui sta il problema. Pertanto, non possono essere riconosciuti come veri pastori che possono compiere i sacramenti. Il cosiddetto "metropolita" Epifanij, in realtà un laico, è una vittima".

In altre parole, né la decisione del Patriarcato di Costantinopoli né l'aggressione militare della Federazione Russa rendono benedetto l' "episcopato" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

In terzo luogo, anche senza unirsi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in futuro, l'odierna commemorazione del patriarca Bartolomeo come loro primate significa un tradimento della Chiesa ortodossa ucraina e di sua Beatitudine il metropolita Onufrij e l'effettivo trasferimento alla giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli. Allo stesso tempo, ci sono ancora due processi in evoluzione nel Patriarcato di Costantinopoli, che, in sostanza, costituiscono un allontanamento dall'Ortodossia in quanto tale. Si tratta dello sviluppo dell'eresia del papismo costantinopolitano, secondo il quale il capo della Chiesa è proprio il Patriarca di Costantinopoli, e il cammino verso l'unificazione con il Vaticano, cioè una nuova unia, in cui saranno invariabilmente coinvolti tutti coloro che riconoscono la supremazia del patriarca Bartolomeo.

Anche supponendo che una parte delle comunità della Chiesa ortodossa ucraina soccomba alla tentazione e segua il consiglio di Govorun, la maggioranza rimarrà comunque fedele alla Chiesa ortodossa ucraina e al metropolita Onufrij, e si verificherà una vera spaccatura all'interno della Chiesa ortodossa ucraina. Pertanto, ciò che Govorun afferma non è affatto l'unificazione, ma, al contrario, la separazione dei credenti. È esattamente la stessa separazione avvenuta a seguito della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Dopotutto, fin dall'inizio era chiaro che la maggioranza dell'episcopato della Chiesa ortodossa ucraina non avrebbe sostenuto l'idea della "autocefalia" concessa dal Fanar all'Ucraina, che avrebbe diviso la Chiesa ortodossa ucraina.

Forse questo è esattamente ciò che cercavano gli iniziatori di questo progetto. Tuttavia, la Chiesa ortodossa ucraina è rimasta unita. Solo due vescovi l'hanno lasciata, diverse dozzine di comunità sono state trasferite volontariamente alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e diverse centinaia di chiese sono state sequestrate. La stessa "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stata divisa subito dopo la sua istituzione. Filaret Denisenko ha lasciato questa organizzazione e ora sta ricreando attivamente il suo "patriarcato di Kiev".

Ora l'idea di trasferirsi al Patriarcato di Costantinopoli semplicemente commemorando il Patriarca Bartolomeo alla Divina Liturgia mira a dividere nuovamente la Chiesa ortodossa ucraina.

Dumenko è scontento

Va da sé che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è affatto entusiasta delle idee espresse da Govorun. Dopotutto, se si immagina che la Chiesa ortodossa ucraina sia subordinata a Bartolomeo e poi accetti un "concilio d'unificazione 2.0", allora dominerà per il numero del suo episcopato e dei credenti.

A quanto pare, lo stesso Govorun se ne rende conto ora, da quando ha pubblicato un chiarimento sulla sua posizione su Facebook, che, di fatto, la cambia completamente: "Vedo qualche ripensamento su cose che io non intendevo, proponendo un concilio d'unificazione. Ho già scritto che dovrebbe essere una conseguenza del concilio d'unificazione del 15 dicembre 2018, così come del Tomos del Patriarcato Ecumenico del 6 gennaio 2019. Non si tratta di creare una sorta di nuova chiesa. L'Ucraina ha già una chiesa locale. Si tratta di una discussione conciliare congiunta sul formato della convivenza canonica insieme a chi vuole unirsi a essa a partire dalla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca".

Di conseguenza, non si tratta più della necessità dell'abnegazione per ciascuna delle chiese ucraine, né si tratta di finalizzare il processo di unificazione dell'Ortodossia ucraina come risultato di questa guerra. Cosa avverrebbe poi? La divisione della Chiesa ortodossa ucraina in coloro che rimangono fedeli al metropolita Onufrij e coloro che passano al patriarca Bartolomeo. Cioè, la situazione religiosa sarà ancora più intricata; ci sarà ancora più ostilità e discordia tra le confessioni religiose con un'altra linea di divisione nella società ucraina.

Invece, la Chiesa ortodossa ucraina si propone di preservare l'unità della Chiesa, di difendere insieme la patria, di aiutare i sofferenti e gli indigenti e di pregare per una pace precoce. Dopo l'arrivo di questa pace, il futuro destino della Chiesa ortodossa ucraina può essere determinato conciliamente, nella preghiera e nel consenso. Ora siamo tutti responsabili del destino dell'Ucraina e del destino della nostra Chiesa. Far oscillare una barca in una tempesta può solo portare alla morte. Invece, le azioni concertate dell'equipaggio, e la lealtà al buon timoniere, sua Beatitudine il metropolita Onufrij, sono una promessa che supereremo tutte le difficoltà e diventeremo ancora più forti e più uniti.

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