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  La creazione del crisma come coercizione per "riconoscere" gli scismatici

di Konstantin Shemljuk

Unione dei giornalisti ortodossi, 25 gennaio 2022

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il patriarca Bartolomeo sta preparando una sorpresa per le Chiese alla Benedizione del santo crisma? Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il capo del Fanar ha invitato al suo posto rappresentanti delle Chiese locali per la creazione del crisma. Insieme a loro, potrebbe partecipare anche Dumenko. Cosa significa questo per l'Ortodossia?

Nel suo messaggio di Natale, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha annunciato che nell'aprile 2022 il Fanar avrebbe tenuto il servizio della Benedizione del santo crisma, il quarto nel suo ministero patriarcale. Per tradizione, a questa cerimonia prendono parte rappresentanti della maggior parte delle Chiese ortodosse locali, in particolare quelle che ricevono l'olio santo direttamente dal capo del Fanar.

Quest'anno il rito del crisma è di particolare importanza poiché può prendervi parte un rappresentante della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". A questo proposito sorge una serie di questioni, la principale delle quali è se la presenza di Sergej Dumenko (o di uno dei suoi associati) al rito diventerà il riconoscimento de facto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte di altre Chiese.

Cos'è il crisma e perché è necessario?

Il crisma (detto anche miro, un olio per unzioni sacre) è, secondo il Canone 6 del Concilio di Cartagine, "una miscela di varie essenze profumate", consacrata durante uno speciale rito liturgico. Il crisma è preparato con una base di olio d'oliva e con l'aggiunta di vino bianco e di circa 40 diverse essenze (il Patriarcato di Costantinopoli ne utilizza 57), tra cui: incenso, petali di rosa, di violetta, radici speziate e di galanga, noce moscata, rosa, limone, olio di chiodi di garofano e molto altro.

Anticamente il crisma era preparato solo dai vescovi, che lo davano ai sacerdoti per ungere i nuovi battezzati. Al tempo degli apostoli e dei loro discepoli, il numero di chi desiderava ricevere il santo battesimo non era così grande. Gli apostoli (e poi i vescovi) imponevano le mani su ogni neofita dopo il battesimo – per conferirgli il dono dello Spirito Santo (secondo l'arciprete A. Schmemann). Tuttavia, a causa del numero sempre crescente di nuovi battezzati (e, di conseguenza, dell'impossibilità di fare imposizioni delle mani su ciascuno di loro), la Chiesa ha deciso di preparare un olio speciale (crisma, o miro), attraverso il quale i credenti ricevevano i doni dello Spirito Santo attraverso un'unzione. A proposito, già nelle lettere apostoliche il dono dello Spirito Santo, che i cristiani possiedono, è talvolta chiamato "unzione" (1 Gv 2:20; 2 Cor 1:21), esecondo il canone 48 del Concilio di Laodicea, "i battezzati devono essere unti dopo il battesimo con il crisma celeste per essere partecipi del regno di Cristo".

Così, l'olio santo è stato usato nella Chiesa fin dall'inizio per l'unzione dei cristiani appena illuminati. Inoltre, nella pratica liturgica della chiesa, si usa il crisma:

  • per ungere le persone che diventano cristiani ortodossi, che provengono da altre denominazioni e il cui battesimo è considerato valido;

  • per consacrare il santo trono dell'altare e le mura nelle nuove chiese;

  • per santificare le icone e i luoghi di sepoltura di sacre reliquie;

  • un tempo, per ungere re e imperatori ortodossi per il loro servizio regale.

La Chiesa tratta il santo crisma in modo appropriato, come oggetto di grande santità. Per esempio, san Cirillo di Gerusalemme paragona il crisma al sacramento dell'eucaristia: "Guardatevi dal pensare che questo olio santo sia semplicemente olio comune e nient'altro. Dopo l'invocazione dello Spirito, non è più olio comune ma un dono di Cristo, e per la presenza della sua divinità diventa lo strumento attraverso il quale riceviamo lo Spirito Santo. Mentre i nostri corpi sono unti simbolicamente, sulla nostra fronte e sui nostri sensi, con questo olio che vediamo, le nostre anime sono santificate dal santo Spirito datore di vita".

Pertanto, il rito del crisma non deve essere considerato irrilevante. Questo è il servizio divino più importante, che non tutti i vescovi ortodossi possono svolgere.

Chi ha il diritto di fare il crisma, e come si collega questo diritto allo stato d'autocefalia di una Chiesa?

Come accennato in precedenza, inizialmente i vescovi dell'una o dell'altra Chiesa avevano il diritto di fare l'olio santo. Tuttavia, molto presto questo diritto fu assegnato esclusivamente alle principali sedi della Chiesa ortodossa.

Oggi, secondo la tradizione consolidata, le Chiese di Costantinopoli, russa, bulgara, romena, serba e georgiana consacrano autonomamente il crisma.

Dal punto di vista della Chiesa russa, il diritto di fare il crisma è prerogativa esclusiva della Chiesa autocefala. Ecco perché, concedendo l'indipendenza alle Chiese polacca, cecoslovacca e americana, la Chiesa ortodossa russa ha conferito loro il diritto di preparare autonomamente il miro.

Un punto di vista completamente diverso è quello del Patriarcato di Costantinopoli. Là credono che il diritto di fare il crisma appartenga al capo del Fanar, che può (o dovrebbe) concelebrare con i rappresentanti delle Chiese locali. È per questo motivo che nel Tomos d'autocefalia delle Chiese greca, albanese, polacca, della Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia, nonché nel Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" emesso dal Fanar, è prescritto di ricevere il miro dal Patriarcato di Costantinopoli. Inoltre, l'antico Patriarcato di Gerusalemme riceve il crisma dal Fanar.

Tutti coloro che ricevono il crisma dal Patriarcato di Costantinopoli lo considerano un atto di amore fraterno più che di dipendenza canonica. Ma il Fanar ha una visione diversa su questo argomento.

Per esempio, nel tomos d'autocefalia della Chiesa romena, emesso dal Fanar nel XIX secolo, c'era anche una clausola secondo la quale questa Chiesa doveva ricevere il crisma dal Patriarcato di Costantinopoli. Ma i romeni non erano d'accordo con questo stato di cose e, ricevuto il tomos, essi stessi fecero il crisma nella cattedrale di Bucarest, redigendo in questa occasione un atto speciale, in cui si sottolineava che il crisma era fatto "secondo i santi canoni e decreti della Chiesa ortodossa". Questo atto dei romeni indignò il Fanar e il patriarca Ioakim ritenne che il Patriarcato rumeno avesse rotto l'unità con la Chiesa di Costantinopoli. In altre parole, il Fanar vedeva nel dare il crisma ai romeni non una manifestazione di "amore fraterno", ma una dipendenza canonica.

La questione non ebbe fine lì, e il Sinodo del Patriarcato romeno, accusando il Fanar di rivendicare il primato ecumenico nella Chiesa, dichiarò che "i canoni della Chiesa non attribuiscono il diritto di santificare il crisma a nessun patriarca... La cresima è un sacramento, e la Chiesa deve possedere tutti i mezzi per amministrare questo sacramento per l'elevazione della vita cristiana. Cercare questo mezzo di santificazione in altre Chiese significherebbe che la Chiesa non possiede tutti i mezzi di santificazione e di salvezza. La santificazione del crisma è dunque un attributo indispensabile di ogni Chiesa autocefala".

Dopo diversi anni di confronto, nel 1885 Costantinopoli riconobbe l'autocefalia romena a nuove condizioni, mentre il Patriarcato romeno preparava ancora il crisma in modo indipendente.

Quindi, se per la Chiesa russa il crisma è uno dei segni dell'indipendenza della Chiesa, per il Patriarcato di Costantinopoli è un altro "privilegio" del Fanar, che può essere utilizzato in determinate situazioni. Come esempio, per "pacificare" coloro che sono troppo ribelli o per "persuadere" i disobbedienti.

La creazione del crisma nel 2022: un possibile sviluppo

Oggi nella Chiesa di Costantinopoli (proprio durante il patriarcato di Bartolomeo) si è instaurata una tradizione secondo la quale il crisma si fa una volta ogni 10 anni. Pertanto, l'attuale capo del Fanar ha eseguito il rito del crisma nel 1992, nel 2002 e nel 2012, mentre il successivo si svolgerà nell'anno in corso 2022.

Va qui sottolineato che in tutte e tre le precedenti occasioni rappresentanti delle Chiese ortodosse locali hanno partecipato ai servizi del Patriarcato di Costantinopoli, durante i quali è stato consacrato il miro. Ad esempio, nel 2012, i vescovi dei Patriarcati di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Serbia, delle Chiese di Cipro, Grecia, Albania, Polonia e Repubblica Ceca, i vescovi di Creta, Finlandia ed Estonia hanno visitato il Fanar. Tutti potrebbero essere presenti anche nel 2022 se non per un "ma" – Sergej Dumenko potrebbe benissimo partecipare al servizio della Benedizione del santo crisma. Cosa significa questo?

Per rispondere a questa domanda, occorre ricordare che il rito del crisma viene compiuto durante la Divina Liturgia. Saltiamo i dettagli dei tre giorni di preparazione per questo evento e procediamo direttamente alla parte principale. Il Giovedì Santo, durante la Divina Liturgia, dopo le invocazioni "Dio Onnipotente abbia misericordia di noi..." e "Stiamo attenti", tutti si inginocchiano e il patriarca legge le preghiere speciali per la consacrazione del crisma. Al termine della Divina Liturgia, il miro appena benedetto è trasferito dalla chiesa al crismario patriarcale, e fa seguito il congedo della Divina Liturgia.

In altre parole, tutti coloro che partecipano al rito del crisma concelebrano alla Liturgia. Ciò significa che se Dumenko assisterà nella funzione al Fanar nell'aprile 2022, tutti quelli che riceveranno la comunione con lui riconosceranno "automaticamente" la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Questo è molto probabilmente ciò che spera il patriarca Bartolomeo.

Il fatto è che il Patriarcato di Costantinopoli comprende che la questione della legalizzazione degli scismatici ucraini è entrata in una fase di "congelamento". Tra le Chiese locali sono già state stabilite alcune posizioni in merito alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". C'è chi ha riconosciuto questa organizzazione (parti delle Chiese greca e cipriota e il Patriarcato di Alessandria), c'è chi si oppone apertamente (Chiese russa, di Gerusalemme, albanese, polacca e serba), c'è chi esprime solo un tacito disaccordo (Chiese romena, georgiana, antiochena e delle Terre Ceche e Slovacchia). Questa situazione non si addice ai fanarioti, perché vedono chiaramente che il tempo non gioca a loro favore: più a lungo dura l'attuale stato di "guerra fredda" tra le Chiese, maggiori sono le possibilità che l'influenza e l'autorità della Chiesa russa crescano e quelle del Fanar diminuiscano.

Ecco perché, dopo aver utilizzato l'aiuto dei suoi "amici" del Dipartimento di Stato per riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e non avendo ottenuto praticamente nulla dalle "Chiese non greche" (neppure tutte le Chiese greche riconoscono gli scismatici ucraini), il patriarca Bartolomeo ha deciso di ricorrere all'ultimo argomento: il ricatto. Ha detto che chi si rifiuta di concelebrare con Dumenko al rito del crisma, rimarrà senza l'olio santo, e quindi non potrà battezzare bambini o consacrare chiese.

D'altra parte, tutti i primati sono ben consapevoli che la presenza di Dumenko al Fanar il giovedì santo è più che probabile. Pertanto, quelle Chiese che vi inviano i loro rappresentanti acconsentiranno effettivamente a concelebrare con gli scismatici, il che significa che loro stessi diventeranno scismatici. Quindi, si scopre che il rito della Benedizione del santo crisma nel 2022 metterà tutto al suo posto.

Naturalmente, ora è difficile indovinare quale dei primati ortodossi oserà inviare i propri rappresentanti a concelebrare con Dumenko. Si può solo sperare che tra loro non ci saranno vescovi delle Chiese serba, antiochena, georgiana e bulgara. Ci auguriamo anche che le Chiese polacca e romena abbiano sufficiente auto-consapevolezza canonica per opporsi a un culto congiunto con gli scismatici ucraini. Chi è rimasto?

In primo luogo, coloro che hanno già riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": le Chiese di Grecia, Cipro e Alessandria. I rappresentanti di queste Chiese (e possibilmente i loro primati) andranno sicuramente al Fanar.

In secondo luogo, c'è chi non ha riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma la cui partecipazione al crisma è messa in discussione. Si tratta della Chiesa albanese e della Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia.

La Chiesa albanese, sebbene si opponga alla legalizzazione dello scisma ucraino, nello spirito è ancora più greca che albanese. Quindi, può essere motivata dall'etnofiletismo e dall'ellenismo piuttosto che dal diritto canonico.

La Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia, sebbene parli negativamente della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è, in primo luogo, la più giovane di tutte le Chiese locali e, in secondo luogo, è sotto la più forte pressione del Patriarcato di Costantinopoli. E a causa di questa pressione, può vacillare (cosa che si spera non accada).

Inoltre, non abbiamo menzionato il Patriarcato di Gerusalemme. Anche qui tutto è molto complicato perché se la posizione del patriarca Teofilo sulla "questione ucraina" è piuttosto negativa, è invece piuttosto positiva la posizione del rappresentante permanente della Chiesa di Gerusalemme al Fanar.

Gli scenari del Fanar

Affinché le Chiese locali non si "oppongano" in modo particolare alla concelebrazione con un rappresentante della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il Fanar può far partecipare al servizio del crisma non Dumenko ma qualcuno meno odioso. Per esempio, un vescovo con una "reputazione canonica impeccabile", come l'ex metropolita della Chiesa ortodossa ucraina Aleksandr (Drabinko) o l'altro ex metropolita della Chiesa ortodossa ucraina, Simeon (Shostatskij). La scelta di quest'ultimo è ancora più probabile: non è noto per scandali sessuali, inoltre, non ha contestato Bartolomeo durante la sua visita in Ucraina. Ma anche concelebrare con Shostatskij è una deviazione nello scisma, nonostante la sua ordinazione canonica.

In ogni caso, è tempo che le Chiese locali decidano con chi stanno: con Cristo o con il Fanar. È chiaro che chi non andrà a Istanbul dovrà risolvere il problema di come ottenere il crisma per se stessi. Ma non c'è da preoccuparsi perché la storia della Chiesa conosce già casi del genere.

Per esempio, quando il Patriarcato di Costantinopoli dichiarò scismatica la Chiesa bulgara, i bulgari ricevettero il crisma prima della rivoluzione del 1917 dalla Chiesa russa e, dopo la rivoluzione, dal Patriarcato romeno. Dal 1945, la Chiesa bulgara esegue da sola il rito del crisma. Quelle Chiese che non accetteranno di concelebrare con gli scismatici al Fanar possono seguire la stessa strada: ricevere il crisma dalle Chiese bulgara, romena, georgiana, serba, russa, oppure prepararlo da sé, poiché nessun canone prescrive chi ha il diritto di celebrare questo sacramento. In questo caso, l'esempio della Chiesa romena (si veda sopra) è più che indicativo.

Comunque sia, speriamo che l'aprile 2022 sia un punto di svolta e che dimostri la reale situazione nella Chiesa ortodossa. Se il patriarca Bartolomeo si trova circondato solo dai suoi satelliti provenienti da Grecia, Cipro e Africa, allora potrebbe capire il fallimento della sua idea di legalizzare lo scisma ucraino.

In caso contrario, tutti i cristiani ortodossi potranno vedere di persona quale delle Chiese locali si è messa alla pari con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

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