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  Chiesa russa in Africa: cause ed effetti

di Konstantin Shemljuk

Unione dei giornalisti ortodossi, 1 gennaio 2022

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il patriarca Theodoros d'Alessandria. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha annunciato la creazione del proprio Esarcato in Africa. Qual è stata la ragione di questa decisione e quali sono le sue conseguenze per l'Ortodossia universale?

Il 29 dicembre 2021, il Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha annunciato la creazione di un Esarcato africano, composto da due diocesi, dell'Africa del Nord e dell'Africa del Sud.

Queste diocesi comprendono 54 paesi africani, cioè tutti gli stati del continente. Inoltre, il Sinodo ha ricevuto nella comunione della Chiesa ortodossa russa 102 sacerdoti africani, che in precedenza aveva presentato petizioni con relativa richiesta.

Il Sinodo ha nominato l'arcivescovo Leonid (Gorbachev) di Erevan e Armenia come metropolita di Klin ed esarca patriarcale dell'Africa, e gli ha affidato l'amministrazione della diocesi nordafricana e l'amministrazione temporanea della diocesi sudafricana.

Cosa dicono i canoni?

Dal punto di vista del Patriarcato di Alessandria (che in tutto tranne che nel nome, è il Fanar), questa è una decisione non canonica, poiché la Chiesa ortodossa russa ha creato una struttura parallela in un territorio di un'altra giurisdizione. Anche l'ammissione del clero alessandrino alla Chiesa russa dovrebbe essere considerata non canonica, dal punto di vista del patriarca Theodoros.

Naturalmente, un'analisi dettagliata di tutti i motivi canonici per la creazione dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa richiede un articolo a parte. Ma anche adesso possiamo dire che sia il primo che il secondo argomento del Patriarcato di Alessandria non hanno forza nella situazione attuale. Come mai?

  • Il Fanar ha violato i confini canonici della Chiesa ortodossa russa, accettando in comunione scismatici dal "Patriarcato di Kiev" e dalla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", rinominandoli in "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (sebbene prima, vale a dire per 330 anni, non avesse contestato la metropolia di Kiev come parte della Chiesa ortodossa russa);

  • Il patriarca Theodoros di Alessandria inizialmente ha invitato il popolo ucraino all'unità con sua Beatitudine il metropolita Onufrij (nell'autunno del 2018), per lungo tempo (quasi un anno) ha ricoperto una posizione relativamente neutrale, e nel 2019 ha commemorato Epifanij come primate canonico della Chiesa in Ucraina durante la Divina Liturgia;

  • Nel 2021, il patriarca Theodoros ha concelebrato con Dumenko, il che significa che ha violato una serie di regole canoniche (in particolare, il Canone apostolico 11), secondo il quale lui stesso è ricaduto nello scisma;

  • Così, il patriarca Theodoros si è allontanato dalla Chiesa, il che significa che non può più essere considerato un vescovo canonico nelle terre africane;

  • Allo stesso modo, tutti quei chierici e vescovi che sono d'accordo con il riconoscimento dello scisma e non si sono opposti alla decisione del loro patriarca di concelebrare con gli scismatici si sono allontanati dalla Chiesa;

  • Quei sacerdoti e laici dell'Africa che non sono d'accordo con il riconoscimento degli scismatici sono rimasti senza patriarca e senza vescovo;

  • Ciò significa che la decisione di accoglierli sotto la giurisdizione della Chiesa ortodossa russa è coerente e, a causa del riconoscimento dello scisma ucraino da parte del patriarca Theodoros, corrisponde allo spirito dei canoni.

Inoltre, il territorio canonico storico del Patriarcato di Alessandria, secondo le regole della Chiesa, è costituito da Egitto, Libia e Pentapoli. La giurisdizione della Chiesa di Alessandria è stata estesa all'intero continente africano solo dal patriarca Meletios (Metaxakis) nel XX secolo. La Chiesa russa (come altre Chiese locali) ha semplicemente osservato un tacito "status quo" in relazione a questi territori.

Inoltre, i sacerdoti che sono entrati a far parte della Chiesa ortodossa russa non hanno violato nulla. Come ha giustamente notato il protodiacono Konstantin Marchenko, "Il Canone 15 del Concilio primo-secondo giustifica la separazione dal patriarca e dal metropolita se questi predicano un'eresia che è già stata condannata. La 'Chiesa ortodossa dell'Ucraina' è una struttura etnofiletista (tali strutture sono solitamente costruite con gli slogan: 'uno stato indipendente – una chiesa indipendente', ndc) , tuttavia, l'etnofiletismo è stato condannato dal Concilio del 1872, inoltre, le decisioni dei Concili di Mosca del 1992 e del 1997 (per quanto riguarda l'anatema a Filaret, ndc) non sono stati cancellati in maniera canonica".

Padre Konstantin ritiene che la concelebrazione con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" equicvalga a un "riconoscimento degli eretici", il che significa che il patriarca Theodoros "è già caduto nell'eresia". Ebbene, il fatto che non ci sia stata una condanna conciliare del capo della Chiesa alessandrina significa solo che "ora non esiste più Bisanzio e molte cose sono puramente tecnicamente impraticabili. Ebbene, finora non c'è modo di convocare un Concilio contro Bartolomeo, Theodoros, Hieronymos e tutti i simpatizzanti della 'Chiesa ortodossa dell'Ucraina'." Ciò significa, secondo il padre protodiacono, che i sacerdoti dell'Africa che si sono trasferiti alla Chiesa russa hanno ragione dal punto di vista dei canoni.

Come reagiranno i fanarioti alla creazione dell'Esarcato?

Il 30 dicembre 2021, il Patriarcato di Alessandria ha espresso "dolore" per l'apparizione dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa, ha citato i Padri della Chiesa e il sacerdote George Florovsky e ha promesso che "la decisione del Patriarcato russo sarà discussa nella prossima riunione del Sinodo del Patriarcato di Alessandria, e poi saranno prese le decisioni appropriate".

È chiaro che i fanarioti e i loro "amici d'oltremare" sono preoccupati insieme alla Chiesa alessandrina, perché capiscono che la Chiesa russa potrebbe non fermarsi qui. Le diocesi africane della Chiesa ortodossa russa sono un "grande indizio" che potrebbe esserci un'ulteriore creazione di strutture simili in Grecia e Turchia. Più precisamente, nel territorio di quei vescovi che riconoscono la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Quindi, non c'è dubbio che la reazione del Patriarcato di Alessandria e del Fanar sarà abbastanza risoluta e prevedibile: una rottura della comunione eucaristica e una richiesta da parte di altre Chiese locali di intervenire e di sostenere la Chiesa ortodossa russa.

Inoltre, i fanarioti proveranno sicuramente a usare le "assi pigliatutto" immaginari che hanno. Per esempio, minacceranno la Chiesa serba di legalizzare gli scismi macedone e montenegrino.

In relazione alle altre Chiese, i fanarioti cercheranno di accelerare il più possibile il processo di riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Così, nell'aprile 2022, il capo del Fanar ha progettato la produzione di miro, alla quale saranno invitati i primati delle Chiese locali assieme a Epifanij Dumenko. Di conseguenza, il consenso a compiere questo rito insieme al primate scismatico significherà suo riconoscimento come legittimo primate della Chiesa in Ucraina.

Un simile passo (che in effetti ricorda un ricatto), secondo i fanarioti, dovrebbe fermare la Chiesa russa. Ma non è così. È giunto infatti il momento di mettere i puntini sulle i e decidere finalmente chi è nello scisma e chi è nella Chiesa. Finora alcune Chiese locali non si sono pronunciate sul Tomos e sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e cercano di apparire neutrali. Eppure ora è arrivato il momento.

Inoltre, in termini di creazione di un Esarcato in Africa, la Chiesa ortodossa russa ha dimostrato di poter dare una risposta abbastanza chiara e adeguata. Al momento, la Chiesa ortodossa russa sembra alla guida del conservatorismo nell'Ortodossia, e quindi c'è un'alta probabilità che se altre Chiese cadranno nello scisma, i credenti di mentalità tradizionale di altri paesi si uniranno alla Chiesa russa.

A loro volta, il patriarca Theodoros e i suoi co-ellenisti nella persona del patriarca Bartolomeo, dell'arcivescovo Hieronymos e dell'arcivescovo Chrysostomos faranno tutto il possibile per screditare la Chiesa russa e presentare questo passo come un "crimine orrendo".

Ebbene, la Chiesa ortodossa russa potrebbe prevedere la possibile reazione dei fanarioti e non si farà sorprendere.

Minacce, ricatti e intimidazioni: come l'Africa affronta il dissenso

Ma oltre al fatto che tuoni e fulmini colpiranno la Chiesa ortodossa russa dal lato del patriarcato "ecumenico", colpiranno anche quei sacerdoti che decideranno di lasciare la Chiesa d'Alessandria.

Il fatto è che questa Chiesa ha 41 vescovi, circa 500 sacerdoti (dal 2005), circa 1 milione di fedeli, 43 diocesi, circa 1000 parrocchie e 6 monasteri. Se assumiamo che in 15 anni il numero dei sacerdoti non è cresciuto in modo molto significativo (e data la lentezza del lavoro missionario dei greci in Africa, è molto probabilmente così), allora il trasferimento di centinaia di chierici sotto l'omoforio del patriarca di Mosca è un disastro per la Chiesa d'Alessandria.

All'inizio di ottobre, le risorse pro-fanariote hanno diffuso informazioni secondo cui 6 vescovi africani erano pronti a passare alla Chiesa ortodossa russa: i metropoliti Meletios di Cartagine, Seraphim di Zimbabwe e Angola, Makarios di Nairobi e Kenya, Innokentios del Ruanda, Athanasios di Cirene e il vescovo Neophytos di Nyeri e del Monte Kenya. Se questo è vero, allora l'influenza del Patriarcato di Alessandria, già così insignificante nel continente africano, verrà a mancare.

Il patriarca Theodoros è stato avvertito che ricadere nello scisma avrebbe portato a enormi problemi all'interno del Patriarcato di Alessandria. Ma ha preferito far finta che non stesse succedendo nulla e che in Africa fosse tutto sotto controllo. Tuttavia, non è così.

Per esempio, nel dicembre 2019, 27 sacerdoti hanno firmato una lettera aperta al patriarca Theodoros, in cui si sono espressi contro il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", poiché "una tale decisione è stata presa senza chiedere l'opinione del clero africano, sebbene siano gli africani a costituire la maggioranza di clero e parrocchiani del Patriarcato di Alessandria".

Anche alcuni vescovi della Chiesa d'Alessandria si sono espressi contro gli scismatici ucraini. In particolare, il metropolita Jonah dell'Uganda, il quale ha affermato che il patriarca Theodoros ha deciso da solo di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Apparentemente era stato per questi motivi che il capo della Chiesa di Alessandria aveva recentemente avviato un'attività senza precedenti nelle diocesi affidate alla sua guida spirituale, ed era evidente che cercava in qualche modo di recuperare il tempo perduto. Ma ha fallito. Invece, i suoi subordinati hanno fatto ricorsero a una pressione selvaggia sui sacerdoti e a metodi di persuasione molto diversi da quelli prescritti nel Vangelo.

Per esempio, sappiamo di casi in cui vescovi greci (in particolare, il vescovo Agathonikos della Tanzania) hanno intimidito sacerdoti che non erano d'accordo con il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", li hanno minacciati di omicidio, li hanno ricattati ed espulsi dalle parrocchie, li hanno accusati di corruzione e hanno impedito loro in ogni modo di esprimere la propria opinione sulla questione ucraina.

Inoltre, c'è un'altra storia raccontata da padre Georgij Maksimov: "Il vescovo greco Agathonikos ha convocato padre Ambrose e gli ha chiesto di firmare un documento a sostegno della decisione del patriarca Theodoros. Padre Ambrose ha rifiutato, e il vescovo Agathonikos ha dimezzato il suo stipendio. Padre Ambrose non ha cambiato idea (...) Il 10 dicembre 2021 il vescovo Agathonikos ha rimosso padre Ambrose dalla carica di rettore della chiesa e gli ha ordinato di andarsene il prima possibile dalla casa parrocchiale assieme alla sua famiglia. Il giorno dopo, su indicazione del vescovo greco, alcune persone hanno portato via tutte le icone "russe" dalla chiesa e le hanno gettate contro la porta di padre Ambrose. Questo incidente ha scioccato molti sacerdoti ortodossi in Tanzania, i quali hanno affermato che neanche i pagani si sono mai permessi di fare cose del genere".

Queste storie testimoniano non solo l'atteggiamento generale nei confronti dei sacerdoti africani da parte dei vescovi greci, ma anche lo spirito che regna tra coloro che hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Quindi, c'è da meravigliarsi che gli africani siano molto più attratti dai russi che dai greci? Difficilmente. D'altra parte, crescerà il numero di quelli che aderiscono all'Esarcato, il che alla fine porterà il Patriarcato d'Alessandria a degenerare nel continente in una struttura marginale e puramente greca. Inoltre, non hanno mai nascosto la loro identificazione con l'ellenismo: lo mettono in primo piano come obiettivo missionario. Non per niente il patriarca Theodoros ha invitato i seminaristi a predicare in Africa l'ellenismo, piuttosto che Cristo, e ha dichiarato che la Chiesa di Grecia soddisfa pienamente le esigenze del Patriarcato di Alessandria. Bene, ora sarà ancora più semplice soddisfarle...

Cosa succederà ora?

Padre Georgij Maksimov scrive che "i greci di Alessandria ancora non credono alla portata del loro disastro e non riescono a comprenderlo. Tuttavia, non c'è da meravigliarsi, dato il loro mostruoso isolamento dal proprio gregge africano, quando la maggior parte dei vescovi greci non vive nemmeno in Africa... La mia familiarità con le realtà locali mi ha convinto che la moderna missione greca in Africa è in gran parte un "villaggio Potjomkin" (una mera facciata, con la falsa impressione che tutto vada bene, ndt), sfruttato da un pugno di vescovi greci per raccogliere denaro dai greci di altri paesi. Non tutti i vescovi greci sono così, ma molti lo sono. Gli africani non sono sciocchi e lo vedono anche loro. La loro irritazione nei confronti dei vescovi greci si è accumulata da molto tempo. L'Africa merita di meglio".

D'altra parte, i russi non hanno alcuna arroganza verso gli africani, nessun senso di superiorità ed esclusività nazionale o religiosa, né hanno alcun desiderio di promuovere cose simili all'ellenismo sotto le spoglie del cristianesimo.

Inoltre, i russi sono pronti ad aiutare davvero la popolazione dei paesi africani, cosa molto importante nelle condizioni di totale povertà in cui vivono queste persone. E in questo senso, dire che la Russia "comprerà" la lealtà degli africani alla Chiesa ortodossa russa è cinico e sbagliato, semplicemente perché le persone in Africa sopravvivono a malapena, e il compito della Chiesa è di aiutarle. Chi impedisce al Patriarcato di Alessandria di assolvere a questo compito? Nessuno. Ciò significa che anche la Chiesa russa non dovrebbe essere ostacolata.

La nomina del vescovo Leonid alla nuova sede indica che la Chiesa ortodossa russa è seriamente intenzionata a sviluppare la sua missione in Africa e non si accontenterà delle "briciole che cadono dalla tavola dei padroni". Ciò significa che verranno aperti nuovi seminari teologici, scuole domenicali, scuole regolari e così via.

Se vladyka Leonid farà tutto correttamente, presto l'antica gloria dell'Africa come uno degli avamposti della Chiesa potrebbe essere rianimata nell'Ortodossia universale.

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