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  Vecchi e nuovi "fanarismi": 5 esempi di falsità

di Kirill Aleksandrov

Unione dei giornalisti ortodossi, 10 dicembre 2021

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la questione del primato è molto importante per il Fanar. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il patriarca Bartolomeo ha raccontato ai giornalisti ucraini del suo primato, dell'anatema "sbagliato" di Filaret e ha fatto altre "gaffes", che selezioniamo e analizziamo.

Nel giorno di san Nicola nel nuovo stile, il patriarca Bartolomeo ha parlato con i giornalisti ucraini. Analizziamo i vecchi e nuovi errori del capo del Patriarcato di Costantinopoli e del suo assistente, che si è unito alla conversazione. Le citazioni sono fornite secondo la pubblicazione Suspil'ne.

Sul Tomos per l'Ucraina e sulla "Costituzione" di Filipp Orlik

Il patriarca Bartolomeo ha cercato di presentare la questione come se gli ucraini per molti secoli avessero presumibilmente cercato di sbarazzarsi della loro dipendenza dalla Chiesa di Mosca, si fossero rivolti a Costantinopoli per questo scopo, e ora, finalmente, la saggia "Chiesa madre" avesse risposto a queste secolari aspirazioni degli ucraini, concedendo il Tomos all'Ucraina.

Il patriarca Bartolomeo: "La questione dell'autocefalia in Ucraina non è sorta due o tre anni fa: nei secoli passati, gli ucraini hanno fatto grandi sforzi per avere la propria Chiesa, per avere l'autodeterminazione".

Per provare le sue parole, il capo del Fanar ha citato un brano della cosiddetta "Costituzione" di Filipp Orlik del 1710: "Dopo la liberazione della Patria dal giogo di Mosca, l'ataman deve ricevere l'autorità sacerdotale primordiale nella capitale apostolica di Costantinopoli, per riprendere per mezzo di essa i rapporti e l'obbedienza filiale al Trono apostolico di Costantinopoli, dal quale il potere è stato benedetto con forza grazie alla predicazione della santa fede evangelica".

Innanzitutto, poniamoci una domanda: come fa il patriarca Bartolomeo a conoscere così bene questo documento? I negoziatori ucraini non gli hanno messo in bocca questa informazione fin dai tempi di Petro Poroshenko? Se è così, hanno sostanzialmente incastrato "la sua divina tutta-santità", poiché la "Costituzione" contiene molte cose di cui il patriarca Bartolomeo non sarà affatto contento.

In secondo luogo, il documento citato dal patriarca Bartolomeo non è affatto una vera costituzione. Anche sul sito web della Verkhovna Rada, è intitolato "Trattati e regolamenti dei diritti e delle libertà dei militari tra sua Grazia il signore Filipp Orlik, neoeletto atamano dell'esercito di Zaporozh'e, e tra i generali, i colonnelli e l'esercito di Zaporozh'e con pieno accordo di entrambe le parti". Sia nel nome che nel contenuto, riguarda solo il rapporto tra l'atamano e il caposquadra cosacco.

In terzo luogo, nel testo del documento, gli abitanti dell'Ucraina a quel tempo non sono mai chiamati ucraini, ma esclusivamente "il popolo dei piccoli russi" (narod malorossiskij).

In quarto luogo, il testo contiene un'obbligazione di subordinare la Chiesa in Ucraina a Costantinopoli, ma non c'è il minimo accenno al desiderio di questa Chiesa di ottenere l'autocefalia.

In quinto luogo, letteralmente poche righe sopra il testo della "Costituzione" citato dal patriarca Bartolomeo, è indicato direttamente che il trasferimento dell'Ucraina al governo di Mosca aveva un unico obiettivo: la conservazione dell'Ortodossia. Citiamo dalla "Costituzione" di Philip Orlik: "Non è un segreto che l'atamano Bogdan Khmelnitskij di gloriosa memoria con l'esercito di Zaporozh'e si ribellò e iniziò una giusta guerra contro la Confederazione polacco-lituana per i diritti e le libertà dei militari, ma soprattutto per la santa fede ortodossa, dopo la costrizione a unirsi alla Chiesa romana da parte del governo polacco. Dopo l'eradicazione dell'eterodossia dalla nostra patria con le truppe del popolo di Zaporozh'e e dei piccoli russi, egli ha volontariamente ceduto ed è passato sotto la protezione dello stato di Mosca per un solo scopo – solo per il bene della pura fede ortodossa". (Chi non ci crede, veda la citazione dal testo sul sito web della Verkhovna Rada).

Se i funzionari ucraini avessero dato da leggere al patriarca Bartolomeo l'intero testo di questo paragrafo, e non solo la sua conclusione, allora il capo del Fanar sarebbe semplicemente inorridito dal fatto che questo testo schiacciasse non solo tutti i suoi argomenti sul "tomos", ma addirittura denunciasse il suo attuale ecumenismo. Dopotutto, Filipp Orlik, che, tra l'altro, fu battezzato nell'Ortodossia, poi divenne cattolico nel collegio dei gesuiti, poi divenne di nuovo ortodosso e alla fine della sua vita si convertì all'islam, e che non simpatizzava affatto con l'impero moscovita, dichiara esplicitamente che la transizione dell'Ucraina al governo di Mosca, in primo luogo, era volontaria e, in secondo luogo, mirava a salvare l'Ortodossia dall'unione con il cattolicesimo. Inoltre, Filipp Orlik testimonia che tale unione era stata imposta all'Ucraina con la forza dalle autorità polacche. Questo abbatte l'intera argomentazione del Fanar sulla concessione del Tomos agli scismatici ucraini.

Sullo scisma nell'Ortodossia universale

Il patriarca Bartolomeo dichiara che non c'è scisma nell'Ortodossia, ma subito afferma il contrario: "I nostri fratelli russi dicono che è avvenuta una spaccatura. Non c'è alcuna spaccatura. Eppure, se c'è, allora sono loro (i russi, ndc) a provocarla, interrompendo la comunione con le quattro Chiese. Nessun altro ha interrotto la comunione creando una spaccatura nel seno dell'Ortodossia".

In primo luogo, c'è in realtà una spaccatura, poiché la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa ortodossa ucraina hanno deciso di porre fine alla comunione eucaristica con le Chiese locali che hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

In secondo luogo, la colpa di questa scissione è tutta del Patriarcato di Costantinopoli, poiché è stato questo a entrare in comunione con gli scismatici ucraini.

In terzo luogo, la comunione con il Fanar è stata interrotta non solo dai "fratelli russi, ma anche dalla Chiesa ortodossa ucraina – si tratta di più di cento vescovi, circa 13.000 chierici, circa 5.000 monaci e decine di milioni di laici. Questi non sono "fratelli russi", ma il popolo dell'Ucraina, o almeno una parte enorme di esso. Sono stati loro a risentirsi delle azioni del Fanar in Ucraina. E la decisione dell'episcopato della Chiesa ortodossa ucraina di rompere la comunione è una dichiarazione del fatto che il Fanar si è schierato dalla parte dello scisma, avendo riconosciuto gli scismatici ucraini.

Una citazione dalla Risoluzione del Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa ucraina del 13 novembre 2018: "Il Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa ucraina ritiene che le decisioni del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli dell'11 ottobre 2018 sulla questione della Chiesa ucraina siano invalide e prive di forza canonica. In particolare, la decisione di stabilire la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli nel territorio dell'Ucraina è frutto di un'interpretazione speculativa della storia della Chiesa. Inoltre, la decisione di togliere l'anatema e altri divieti ecclesiastici ai leader dello scisma e riconoscere la validità delle pseudo-chirotonie da loro eseguite durante la loro permanenza nello scisma è una conseguenza dell'interpretazione distorta dei canoni ortodossi. La storia della Chiesa ortodossa non conosce casi di superamento di uno scisma attraverso la sua mera legalizzazione. Dopo aver preso tali decisioni anticanoniche, riconoscendo gli scismatici nei loro ranghi esistenti, lo stesso Patriarcato di Costantinopoli ha intrapreso la via dello scisma, secondo i canoni della Chiesa. Al riguardo, la comunione eucaristica della Chiesa ortodossa ucraina con il Patriarcato di Costantinopoli è attualmente impossibile ed è cessata".

Tuttavia, quasi subito dopo aver negato uno scisma nell'Ortodossia, il patriarca Bartolomeo afferma che esiste ancora uno scisma. Ma lo sostiene solo per incolpare la Chiesa ortodossa russa per questa scissione, ritenendola presumibilmente colpevole di aver interrotto il Concilio di Creta nel 2016.

Una citazione del Patriarca Bartolomeo: "Questo scisma è stato avviato dalla Russia nel 2016, quando la Chiesa di Mosca, e sotto la sua influenza tre altre Chiese, non sono arrivate al Santo e Grande Concilio di Creta. Abbiamo preparato tutti insieme questo Concilio. Fino al gennaio 2016 a Ginevra, quando abbiamo avuto l'ultimo incontro dei primati ortodossi, tutte le Chiese, compresa la Russia, stavano preparando questo Concilio. Ma all'ultimo momento, i russi e altre tre Chiese non sono venuti".

Questo non è assolutamente vero. Non è stata la Chiesa ortodossa russa a fare pressione sulle Chiese locali perché non si presentassero al Concilio, ma al contrario, è stato il rifiuto a partecipare al Concilio delle Chiese di Antiochia, Georgia, Bulgaria e Serbia (quest'ultima poi arrivata al Concilio) che ha costretto la Chiesa ortodossa russa a rinunciare. La scusa della Chiesa ortodossa russa era semplice e logica: se non è possibile garantire la presenza di tutte le Chiese locali, allora il Concilio perde automaticamente il suo status panortodosso, e quindi le sue decisioni non avranno autorità panortodossa. In questo caso è opportuno rimandare il Concilio, come scrisse a Costantinopoli il patriarca di Mosca Kirill. Ma il Fanar si rifiutò di rinviare il Concilio. In effetti, la Chiesa ortodossa russa stava per partecipare al Concilio, la composizione della delegazione era già stata determinata, i biglietti comprati e le camere d'albergo prenotate.

Tuttavia, l'argomentazione della Chiesa ortodossa russa è alquanto discutibile. Molto più corretta è la posizione della Chiesa georgiana (nonché di singoli vescovi di alcune altre Chiese locali), che si è rifiutata di andare al Concilio di Creta, spiegando ciò non con questioni procedurali, ma con un fondamentale disaccordo con il fatto che il i testi dei documenti finali del Concilio di Creta proposti da Costantinopoli contengono errori dogmatici, canonici e terminologici.

Ebbene, in ogni casoo, nessuno scisma nell'Ortodossia è seguito al Concilio di Creta.

Sul sogno dei russi

Una citazione del patriarca Bartolomeo: "Il sogno dei nostri fratelli russi è essere i dominatori dell'Ortodossia. Questo non accadrà mai, perché i canoni della Chiesa Ortodossa e le azioni della Chiesa nel corso dei secoli hanno dato il primato a Costantinopoli. Costantinopoli sarà sempre la prima Chiesa nel sistema delle Chiese ortodosse, mentre la Chiesa sorella russa sarà la quinta".

La prima cosa che sorprende è la fiducia del capo del Fanar nei sogni dei vescovi della Chiesa ortodossa russa. È fermamente convinto che i "fratelli russi" sognino, diciamo, non un volo su Marte, ma la supremazia nell'Ortodossia. Tuttavia, a questo proposito sarà opportuno ricordare la saggezza popolare, in particolare il proverbio "Ciò che pensa il cuore, lo dice la lingua".

Se si segue il discorso del capo del Fanar, si ha l'impressione che la questione del primato per il patriarca Bartolomeo sia la stessa di "Un anello per domarli" per uno degli eroi di Tolkien: "Il mio tesssoro!" Questo confronto è tanto più pertinente perché il Gollum di Tolkien, che possedeva l'anello e ne aveva una morbosa dipendenza, sospettava che tutti volessero possederlo. A questo proposito è opportuno soffermarsi su quanto segue:

In primo luogo, tutte le controversie sul primato furono risolte dal Signore Gesù Cristo stesso, il quale parlò di queste controversie ai suoi apostoli: "Quando fu in casa, chiese loro: Di cosa discutevate lungo la strada? Ma tacevano perché per strada avevano litigato su chi fosse il più grande. Sedutosi, Gesù chiamò i dodici e disse: Chi vuol essere il primo, sia l'ultimo e il servo di tutti" (Mc 9:33-35).

In secondo luogo, la disputa degli apostoli sul primato è una disputa tra persone che non sono state ancora illuminate dallo Spirito Santo sugli interessi terreni. Dopo la discesa dello Spirito Santo su di loro nel giorno di Pentecoste, tali controversie divennero, in linea di principio, impossibili. Non esistevano, stando a quanto ci dice la storia della Chiesa primitiva. Pertanto, un ritorno a tali controversie è un ritorno a uno stato decaduto, a un uomo vecchio, che, secondo la parola dell'apostolo Paolo, "si va disfacendo" (2 Cor 4:16).

In terzo luogo, il patriarca Bartolomeo non può fornire alcuna prova delle sue accuse contro la Chiesa ortodossa russa a proposito della sua usurpazione del primato. Secondo il capo del Fanar, tali prove si basano su due fatti: la mancata partecipazione della Chiesa ortodossa russa al Concilio di Creta nel 2016 e la resistenza alla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tuttavia, il buon senso elementare suggerisce che ciò non dimostra in alcun modo l'ambizione di primato della Chiesa ortodossa russa.

In quarto luogo, le costanti affermazioni del patriarca Bartolomeo che, secondo i canoni, ha lui il primato e non lo darà a nessuno, dicono solo che i canoni non gli concedono questo primato. Altrimenti, starebbe semplicemente zitto. Per esempio, il papa non si lamenta del suo primato nel cattolicesimo, perché i canoni di questa organizzazione religiosa gli assegnano inequivocabilmente questo primato.

A proposito dell'anatema a Filaret Denisenko e Makarij Maletich

Nel caso qualcuno lo avesse dimenticato: Filaret Denisenko è l'ex capo (anche lui stesso afferma di esserlo ancora) della Chiesa ortodossa ucraina del "patriarcato di Kiev", e Makarij Maletich è l'ex capo della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", che hanno fuso le loro strutture per partorire la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Una citazione del patriarca Bartolomeo: "C'è stata una spaccatura in Ucraina a causa del fatto che Mosca ha deposto e anatematizzato Filaret e Makarij, e tutto è iniziato da lì. Quando l'Ucraina ha chiesto l'autocefalia dopo aver ottenuto l'indipendenza come stato, Mosca non solo non l'ha concessa – non aveva il diritto di darla, gli ucraini dovevano andare a Costantinopoli – si sono rivolti a Mosca e non gli è stata concessa l'autocefalia nei primi anni '90."

Cosa c'è di sbagliato qui?

Se Filaret era un vescovo, deposto dal sacerdozio e anatemizzato dalla Chiesa ortodossa russa, quella di Maletich è una storia completamente diversa. Ha lasciato la Chiesa ortodossa russa per lo scisma nel 1989 come sacerdote. Non è mai stato vescovo e semplicemente non lo è, perché è stato "consacrato" nella "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" nel 1996 da persone prive di dignità episcopale. Di conseguenza, il "perdono" di Maletich da parte del patriarca Bartolomeo come vescovo anatematizzato è assurdo. Maletich è solo un ex prete deposto dal sacerdozio.

Il patriarca Bartolomeo ha per qualche motivo "dimenticato" che fin dal 1997 riconosceva pienamente l'anatema imposto a Filaret dalla Chiesa russa, come testimonia la sua lettera n. 282 al patriarca Alessio del 15.04.1997: "Riguardo all'anatema di Filaret (Mikhail Denisenko) e Gleb Jakunin, nonché in merito alla deposizione dal sacerdozio e alla retrocessione allo stato laicale di Valentin (Rusantsov), Adrian (Starina) e Iosaf (Shibaev). Dopo aver ricevuto una notifica della citata decisione, abbiamo informato la gerarchia del nostro trono ecumenico a riguardo e abbiamo chiesto loro di non avere d'ora in poi alcuna comunione ecclesiastica con le persone menzionate".

In una conversazione con i giornalisti ucraini, il capo del Fanar ha affermato di aver inviato lettere a Makarij e Filaret, spiegando che "le ragioni per cui sono stati anatematizzati non riguardavano la fede o il dogma ma erano disciplinari". Ma se l'anatema di Filaret era "sbagliato", perché il patriarca Bartolomeo ha chiesto ai suoi vescovi di non avere alcuna comunione con l'anatematizzato Filaret dal 1997 al 2018? Questo è rimasto un mistero, così come il motivo per cui questi "metropoliti hanno ricevuto il perdono".

Una citazione del patriarca Bartolomeo: "Sia Filaret che i suoi associati furono puniti, e da qui una grande ferita apparve sul corpo dell'ortodossia ucraina. Gli ucraini puniti da Mosca si sono rivolti al Patriarcato ecumenico, che dai tempi del quarto Concilio ecumenico, cioè dal V secolo, ha il diritto di accogliere i ricorsi. Il patriarcato ha usato questo diritto, ha studiato il problema dei nostri fratelli ucraini, li ha perdonati e poi ha dato ciò che gli ucraini avevano chiesto, vale a dire, l'autocefalia".

Riferendosi al quarto Concilio ecumenico, il capo del Fanar aveva ovviamente in mente il Canone 9, il quale, in particolare, dice: "Se qualche sacerdote ha una controversia con un altro, non lasci il proprio vescovo per ricorrere ai tribunali secolari, ma sottoponga prima il suo caso al proprio vescovo, o lo faccia giudicare da arbitri scelti da entrambe le parti e approvati dal vescovo. Chiunque agisca in modo contrario sia passibile di sanzioni canoniche. Se invece un sacerdote ha una controversia con il proprio vescovo, o con qualche altro vescovo, questa sia giudicata dal Sinodo della provincia. Ma se qualche Vescovo o sacerdote ha una controversia con il metropolita della stessa provincia, si rivolga o all'esarca della diocesi o al trono della capitale imperiale Costantinopoli, e sia giudicato dinanzi a lui". I fanarioti interpretano questo canone nel senso che, in generale, tutte le controversie in tutte le Chiese locali devono essere risolte a Costantinopoli come ultima risorsa. Tuttavia, non è così. I patriarchi di Costantinopoli avevano il diritto di decidere in ultima istanza solo le controversie sorte all'interno della Chiesa locale di Costantinopoli, piuttosto che in altre Chiese locali.

Per convincersene bisogna leggere il Canone 28 dello stesso quarto Concilio ecumenico, che definisce un elenco esaustivo delle aree soggette al trono di Costantinopoli: "Ed è disposto che solo nelle metropolie del Ponto, dell'Asia e della Tracia le diocesi saranno ordinate dal suddetto santissimo trono della santissima Chiesa di Costantinopoli". Inoltre, è impossibile immaginare che il clero, per esempio, della Chiesa romana, si rivolgesse nel primo millennio a Costantinopoli, non a Roma, per la risoluzione delle loro controversie.

Sulla visita in Ucraina

Nell'agosto 2021, il patriarca Bartolomeo si è recato in visita a Kiev, è stato ricevuto da alti funzionari dello stato e ha preso parte alle celebrazioni del 30° anniversario dell'indipendenza dell'Ucraina. Ha valutato la sua visita come un grande successo. Quanto ciò sia lontano dal vero si può leggere nell'articolo "Le implicazioni della visita del patriarca Bartolomeo".

Una citazione del patriarca Bartolomeo: "Ovunque sono apparso, sono stato ringraziato per il Tomos d'autocefalia... Mi è anche piaciuto vedere il desiderio dello stato ucraino di collaborare con la Chiesa ortodossa autocefala in Ucraina. Il fatto che ho letto che molte comunità si stanno unendo alla Chiesa ortodossa autocefala dell'Ucraina conferma ancora una volta che gli ucraini vogliono avere la propria Chiesa ortodossa".

In primo luogo, perché il patriarca Bartolomeo, se come sostiene, "è stato ringraziato ovunque per il Tomos d'autocefalia", ha ignorato le molte migliaia di credenti della Chiesa ortodossa ucraina vicino alla Verkhovna Rada, che stavano aspettando di raccontargli direttamente il loro atteggiamento nei confronti di questo Tomos? Il capo del Fanar è entrato vergognosamente nell'edificio dalla porta sul retro e se ne è andato rapidamente dopo aver incontrato il portavoce della Verkhovna Rada.

In secondo luogo, "il desiderio dello stato ucraino di cooperare con la Chiesa ortodossa autocefala in Ucraina" non è altro che una violazione da parte delle autorità ucraine del principio costituzionale della separazione della chiesa dallo stato, nonché un vivido esempio di discriminazione contro la Chiesa ortodossa ucraina.

In terzo luogo, la menzione del capo del Fanar sulle "transizioni" delle comunità nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è semplicemente scioccante, poiché la maggior parte di esse sono palesi sequestri forzati. Per esempio, i radicali del "settore destro" hanno dichiarato apertamente di aver assistito a più di 50 di tali "transizioni alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"". In generale, i fatti dei sequestri dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina sono così numerosi e chiaramente documentati che sono già stati riconosciuti a livello dell'ONU, dell'OSCE e di altre organizzazioni per i diritti umani.

E in quarto luogo, decine di milioni di ucraini non vogliono riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e rimanere fedeli alla Chiesa ortodossa ucraina. Il capo del Fanar "se ne frega" della loro opinione e dei loro diritti religiosi? Dopotutto, è stata proprio questa frase che ha usato per commentare il fatto che la Chiesa ortodossa russa non fa menzione liturgica del suo nome al servizio patriarcale. "Risponderò a questo – non me ne potrebbe fregare di meno! Sì!", ha dichiarato "la sua divina tutta-santità".

Conclusioni tristi

L'intera narrativa del patriarca Bartolomeo testimonia una cosa: continua a persistere nella sua riluttanza ad ammettere l'ovvio, vale a dire:

  • Il patriarca di Costantinopoli non è il capo della Chiesa universale e non ha poteri esclusivi rispetto ad altri primati;

  • La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stata creata illegalmente, in violazione dei canoni della Chiesa;

  • Il progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si è rivelato fallimentare: è rifiutato da milioni di credenti ucraini; non è riconosciuto dalla maggioranza delle Chiese locali; è accompagnato da continui scandali legati al comportamento indegno dei "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina";

  • Le azioni del Fanar in Ucraina non sanarono la scissione, ma, al contrario, la approfondirono e vanificarono virtualmente le prospettive della sua guarigione;

  • Il patriarca Bartolomeo ha portato in Ucraina inimicizia, odio, violenza e violazione dei diritti dei credenti.

Pertanto, il problema urgente per l'intera Chiesa è l'esposizione degli errori del patriarca Bartolomeo e in particolare l'eresia del "papismo di Costantinopoli" a livello pan-ortodosso e la valutazione delle azioni del Fanar dal punto di vista dei canoni ortodossi.

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