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  In che modo il vegetarianismo differisce dal digiuno ortodosso

di san Tikhon di Mosca

Orthochristian.com – Parte 1, 2 dicembre 2021; Parte 2, 3 dicembre 2021

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Mentre ci imbarchiamo in un altro dei periodi di digiuno della Chiesa, è interessante leggere questo trattato del santo patriarca Tikhon di Mosca, scritto all'inizio del XX secolo, quando erano appena iniziati movimenti come il vegetarianismo. La sua analisi è ancora oggi utile e rilevante, perché gli atteggiamenti nei confronti del digiuno e del vegetarianismo sono rimasti sostanzialmente invariati.

Parte 1

foto: medaboutme.ru

* * *

Il digiuno cristiano è stato spesso e in molti modi oggetto di attacchi e critiche da parte di persone "carnali". Questi attacchi diventano tanto più feroci in tempi in cui le persone camminano secondo la carne e si preoccupano di compiacerla. In tali tempi di regno della carne e di decadenza dello spirito, le voci in difesa del digiuno sono rare e timide. Tanto più piacevole sentire una voce che sostiene il digiuno, proveniente ai nostri giorni dal mondo secolare, che spesso non canta affatto all'unisono con il mondo spirituale della Chiesa. Si tratta del movimento vegetariano, di cui non potremmo che rallegrarci, se solo i vegetariani stessi non lasciassero una strada aperta a una serie di errori.

Per vegetarianismo si intende il movimento nella società moderna che consente solo cibi a base vegetale, e niente carne o pesce [1] (da qui deriva il nome vegetarianismo, dal latino vegetare, o crescere). I vegetariani difendono il loro insegnamento con i seguenti motivi:

  1. Dall'anatomia: L'uomo appartiene alla categoria degli erbivori, e non degli onnivori o dei carnivori;

  2. Dalla chimica organica: Gli alimenti di origine vegetale contengono tutto il nutrimento necessario e possono sostenere la forza e la salute dell'uomo nella stessa misura degli alimenti misti, cioè animali e vegetali;

  3. Dalla fisiologia: gli alimenti a base vegetale vengono assorbiti più facilmente delle carni;

  4. Dalla medicina: Le carni provocano infiammazioni nell'organismo dell'uomo e ne accorciano la vita, mentre il cibo vegetariano al contrario lo salva e lo prolunga.

  5. Dall'economia: gli alimenti a base vegetale sono meno costosi delle carni;

  6. Infine c'è l'aspetto morale: uccidere animali è contro la sensibilità morale dell'uomo, mentre il vegetarianismo porta pace nel mondo e nella vita dell'uomo, e nel suo rapporto con gli animali. [2]

Alcune di queste ragioni furono espresse nella profonda antichità, nel mondo pagano (da Pitagora, Platone, Sakya Muni [Buddha]); nel mondo cristiano si sono ripetute spesso, ma allo stesso modo, quelli che le esprimevano erano persone specifiche che non componevano l'intera società. Solo durante la metà del XIX secolo in Inghilterra, e successivamente anche in altri paesi, apparvero intere società di vegetariani. Da allora, i movimenti vegetariani non hanno fatto altro che crescere, puoi incontrare i loro seguaci che diffondono sempre più spesso e con zelo le loro opinioni e si sforzano di realizzarle. In Europa occidentale ci sono molti ristoranti vegetariani (ce ne sono ben trenta solo a Londra), in cui il cibo è preparato esclusivamente con piante. Sono stati pubblicati libri di cucina sulla cucina vegetariana in cui sono delineati regimi alimentari, con istruzioni su come preparare oltre 800 piatti. In Russia abbiamo anche seguaci del vegetarianismo, tra cui il famoso autore, il conte Lev Tolstoj.

Il vegetarianismo ha un futuro potenzialmente grande, [3] perché, dicono, l'umanità alla fine ci arriverà, che lo voglia o no. C'è già una notevole carenza di bestiame in alcuni paesi europei, e in Asia questo è quasi del tutto sparito, specialmente nei paesi più densamente popolati come Cina e Giappone. Quindi, in futuro, ne seguirebbe, non ci saranno più bovini, e quindi niente carne. Se è così, allora il vegetarianismo fornisce attraverso i suoi seguaci il servizio di ideare metodi di preparazione dei cibi e uno stile di vita che tutte le persone prima o poi dovranno adottare. Ma oltre a questo problematico servizio, al vegetarianismo spetta l'indubbio merito di rivolgere alla nostra epoca gaudente e viziata un insistente richiamo alla temperanza.

"Dai un'occhiata", dice Tolstoj, "alla nostra vita, a ciò che motiva la maggior parte delle persone nel nostro mondo. Chiediti, qual è l'interesse principale della maggioranza? E per strano che possa sembrare a noi, abituati a nascondere i nostri veri interessi e a presentarne di falsi e artificiosi, l'interesse principale della maggior parte delle persone dei nostri tempi è quello di compiacere il gusto, il piacere del cibo. A partire dai poveri e fino alle classi più ricche della società, la gola è, credo, lo scopo principale, il piacere principale della nostra vita. Il lavoratore povero è l'eccezione solo nella misura in cui la povertà gli impedisce di indulgere in questa passione. Non appena avrà abbastanza tempo e mezzi, emulerà le classi superiori e si procurerà i cibi più gustosi e più dolci... E guarda la vita delle persone istruite, ascolta le loro conversazioni. Sono come completamente occupati da materie così elevate: filosofia, scienza, arte e poesia, come pure la distribuzione della ricchezza, il benessere delle persone, l'educazione dei giovani. Ma per un'enorme maggioranza questa è tutta una bugia, tutto ciò che fanno tra le loro occupazioni, tra il vero lavoro, è pranzare e cenare, fino a quando lo stomaco è pieno e non possono più mangiare. L'interesse vivo, il vero interesse della maggioranza è il cibo. Come mangiare, cosa mangiare, quando e dove. Non una sola festa, non una sola gioia, non una sola apertura, qualunque essa sia, può avvenire senza cibo. La gente finge che la cena, che il cibo sia una questione di indifferenza per loro; ma questa è una bugia. Prova solo a sostituire i piatti raffinati da loro attesi con, non dirò pane e acqua, ma pappe di cereali e pasta, e vedrai che tempesta susciterai. E diventa chiaro che nel riunirsi, l'interesse principale di queste persone non è affatto quello che stanno cercando di presentare, ma in realtà è il cibo". [4]

Naturalmente, questa descrizione della società moderna è in qualche modo un'esagerazione, ma contiene una quantità significativa di verità. Pertanto, l'insistente richiamo dei vegetariani alla temperanza, alla limitazione dei propri desideri è molto appropriato; e se dovessero limitarsi a questa chiamata, allora non potremmo che rallegrarci della riuscita crescita del movimento vegetariano. Ma molto spesso il successo fa girare la testa e gonfia un uomo. La stessa cosa è successa con i seguaci del vegetarianismo: gli attribuiscono ciò che non ha e non può avere. I vegetariani pensano che se le persone non mangiassero carne, il mondo avrebbe conquistato la felicità totale molto tempo fa. Anche Platone, che ci ha dato un esempio di come ragionare con intelligenza sulle idee e su altre simili materie nobili, ma allo stesso tempo, prende decisioni tutt'altro che ragionevoli negli ambiti della vita governativa e sociale, nel suo dialogo, "La repubblica", fa consistere la radice dell'ingiustizia, la fonte delle guerre e di altri mali nel fatto che le persone non vogliono accontentarsi di uno stile di vita semplice e di cibi crudi e vegetali, ma mangiano invece carne. [5] E negli scritti di un altro sostenitore del vegetarianismo, questa volta cristiano, l'anabattista Thomas Tryon (†1703), troviamo parole su questo tema, citate nel suo libro L'etica del cibo con particolare "piacere". "Se le persone dovessero cessare la loro lotta", dice Tryon, "cessare l'oppressione e ciò che li rende capaci e li dispone verso l'uccisione di animali e l'uso del loro sangue e carne come cibo, allora in breve tempo i loro assassini reciproci, la discordia diabolica e la crudeltà si indebolirebbero, e forse addirittura scomparirebbero del tutto... Allora ogni inimicizia cesserebbe, non si udrebbero più i pietosi gemiti delle persone, o degli animali. Allora non ci sarebbero i fiumi di sangue che sgorgano dagli animali macellati, né il fetore dei mercati della carne, né i macellai macchiati di sangue, né il tuono dei cannoni, né l'incendio delle città. Scomparirebbero le carceri maleodoranti, i cancelli di ferro dietro i quali gli uomini languono lontani dalle loro mogli, figli, per lasciar entrare l'aria fresca, e le grida di coloro che mendicavano cibo o vestiti sarebbero state messe a tacere. Non ci sarebbero problemi, né astute invenzioni per distruggere in un giorno ciò che migliaia di persone hanno creato con grande fatica, nessuna terribile maledizione, nessun discorso rude. Non ci sarebbe né l'inutile tormento degli animali con fatiche oltre le loro forze, né la corruzione delle fanciulle. Non ci sarebbe l'affitto di terreni e fattorie a prezzi tali da costringere il locatario a esaurire se stesso, i suoi servi e i suoi animali quasi alla morte e a rimanere comunque con un debito non pagato. Non ci sarebbe l'oppressione del superiore dell'inferiore; non ce ne sarebbe bisogno per l'assenza di lusso e gola. I gemiti dei feriti cesserebbero; non ci sarebbe bisogno per i medici di rimuovere i proiettili dai corpi, di amputare braccia e gambe mutilate o rotte. Cesserebbero le urla e i gemiti della podagra o di altre malattie (come la lebbra o la tubercolosi), oltre alle infermità della vecchiaia. E i bambini cesserebbero di essere vittime di innumerevoli sofferenze e sarebbero sani come gli agnelli, i vitelli o i piccoli di tutti gli altri animali, e non conoscerebbero la malattia". [6]

Guardate che immagine allettante dipingono i vegetariani e come tutto questo può essere facilmente raggiunto: dobbiamo solo smettere di mangiare carne e sulla terra ci sarà un vero paradiso, una vita serena e senza dolori.

Tuttavia, possiamo ammettere seri dubbi sulla fattibilità di tutti i sogni color arcobaleno dei vegetariani. Sebbene affermino che "il loro sistema colpisce alla radice stessa del male e promette benefici che non sono utopici", [7] tuttavia solo perché si smette di mangiare carne, la terra non diventerà il paradiso, il Regno di Dio, poiché il regno di Dio, secondo le sagge parole dell'apostolo Paolo, non è carne e bevanda; ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo (Rm 14:17). L'insegnamento cristiano è sempre stato estraneo allo spirito del sogno ad occhi aperti. Differisce dalle varie teorie utopiche in quanto discerne chiaramente la differenza tra l'ideale e la realtà, e mentre dirige i desideri umani verso la meta finale nell'ideale, allo stesso tempo non perde mai di vista la realtà. E con questa realtà è impossibile avere il compimento totale della felicità ideale. Desiderio, guai e lotte avveleneranno sempre la vita terrena dell'uomo; saranno sempre nostri compagni di viaggio nello stato attuale, perché le ragioni di queste infelici manifestazioni non sono esterne, non accidentali e transitorie, ma profonde e interiori, consistenti nello stato peccaminoso della stessa natura umana, che è corrotta dal peccato. Finché tale stato permane nella natura umana, finché le condizioni anormali della nostra vita non cambiano alla radice, finché non viene ripristinato il nostro giusto rapporto con Dio, con la nostra stessa vocazione e con il mondo esterno; cioè, finché la vita presente non si trasforma nella vita nuova, eterna, finché non si rivelano agli uomini i cieli nuovi e la terra nuova, in cui abita la verità (cfr 2 Pt 3:13), ci saranno sempre bisogni, povertà, dolori e malattie. E poiché le radici di tutti questi problemi sono molto più profonde di quanto immaginano i vegetariani e altri sognatori come loro, allora nemmeno i mezzi che presentano possono curare il male da soli: sono troppo piccoli, superficiali e insignificanti per questo.

* * *

Parte 2

foto: season-travel.com

È vero che l'astinenza in generale, e particolarmente quella dalla carne, aiuta a tenere a freno le nostre passioni e concupiscenze carnali, dona al nostro spirito grande leggerezza e aiuta a liberarlo dal regno della carne, sottomettendolo e al governo dello spirito. Tuttavia, sarebbe un errore considerare l'astinenza corporea come il fondamento della moralità, toglierne tutte le elevate qualità morali e pensare insieme ai vegetariani che "i cibi a base vegetale apportano di per sé molte virtù". [8] Contrariamente ai sogni dei vegetariani, un asceta della pietà (San Giovanni Cassiano), che naturalmente non possiamo in alcun modo sospettare di disprezzare il digiuno, e per il quale si rallegravano anche gli angeli quando vedevano ciò che mangiava, come riporta san Giovanni Crisostomo, diceva che "noi non riponiamo la nostra speranza solo nel digiuno (corporeo). Non è né un bene né una necessità in sé e per sé. Si osserva con beneficio per l'acquisizione della purezza del cuore e del corpo, in modo che, smorzando il pungiglione della carne, l'uomo acquisisca la pace dello spirito. Ma il digiuno a volte diventa anche pericoloso per l'anima se viene osservato fuori del suo tempo. Dobbiamo sforzarci affinché le virtù che costituiscono la vera bontà siano acquisite attraverso il digiuno, e non mettere le virtù al lavoro solo per il digiuno. Così, il beneficio dell'umiliazione della carne unita all'astinenza risanatrice dal cibo viene con la nostra acquisizione attraverso di essa dell'amore, in cui consiste la bontà immutabile e costante". [9]

Ciò significa che il digiuno corporeo serve solo come mezzo e aiuto per acquisire le virtù della purezza e della castità, e deve essere unito al digiuno spirituale, all'astinenza dalle passioni e dai vizi, e all'allontanamento dai cattivi pensieri e dalle cattive azioni. Ma senza queste cose, il digiuno non è sufficiente per la salvezza. Non faremo un elenco di scritti patristici su questo puntpo, perché è difficile "contenere l'incontenibile" – tutti i padri e gli asceti concordano nei loro insegnamenti che il vero digiuno avviene quando una persona si astiene dal male. Citeremo invece solo una storia caratteristica di san Macario il Grande. Lo stesso tentatore una volta gli disse: "Non posso conquistarti, Macario. Tutto quello che fai, lo faccio anche io. Tu digiuni e io non mangio affatto. Tu vegli e io non dormo affatto. C'è solo una cosa che hai che mi vince". "Cos'è?" chiese Macario. "L'umiltà", rispose il diavolo. "Ecco perché non posso vincerti". [10] Da questo possiamo vedere che non dobbiamo riporre tutte le nostre speranze nel digiuno corporeo.

Mentre non consideravano il solo digiuno corporeo sufficiente per la salvezza, gli asceti della pietà non consideravano nemmeno che il proprio digiuno dovesse essere obbligatorio per tutti e per sempre (come spesso fanno i vegetariani); poiché, come diceva San Nilo di Sora, "È impossibile sottoporre tutti gli organismi umani a una stessa regola: corpi diversi hanno forze diverse, come l'ottone e il ferro rispetto alla cera". [11] Pur predicando solo la temperanza costante nel cibo e nelle bevande e astenendosi essi stessi dalla carne, non proibivano ad altri di mangiare carne di tanto in tanto. "Dobbiamo prendere parte di tutto alla gloria di Dio", dicevano, "non tralasciando nulla del tutto, come fanno gli eretici, che rifiutano irragionevolmente ciò che Dio ha creato come molto buono. Dovremmo prendere tutti gli alimenti che abbiamo, anche quelli ricchi, in piccola misura. Questo è il ragionamento dei saggi: fare in modo di non scegliere certi cibi e rifiutarne altri, per rendere grazie a Dio e impedire alla nostra anima di cadere presunzione. Così eviteremo l'orgoglio e non disdegneremo ciò che Dio ha creato come buono". [12] Quelle persone che si bloccano sulla sostanza materiale del cibo e delle bevande, lasciando in disparte la "ragione", i padri le definivano 'prive di discernimento'. "Queste persone senza discernimento sono zelanti per il digiuno e le fatiche dei santi con ragionamenti e intenzioni sbagliate, e pensano di superare la prova della virtù. Intanto il diavolo, che li guarda come una preda, getta in loro il seme di una esaltata opinione di se stessi, da cui nasce e si sviluppa il fariseo interiore, e li consegna al completo orgoglio. Perché nulla suscita così facilmente orgoglio come una coscienza e una mente che conosce i propri molti meriti e vive sperando in essi". [13] Anche il presbitero Isidoro si rivolge a queste persone così: "Se stai lavorando all'ascesi, allora non essere orgoglioso; se diventi vanaglorioso, allora è meglio mangiare carne, perché non è così dannoso mangiare carne quanto essere orgogliosi e disprezzare gli altri”. E i padri del Sinodo di Gangra pronunciarono addirittura anatema contro coloro "che giudicano una persona che, con riverenza e fede, mangia carne (eccetto il sangue e le parti offerte agli idoli)".

Questa è la visione veramente saggia della santa Chiesa riguardo al consumo di carne. Nei suoi statuti ha sempre in mente non una sorta di persona astratta, senza passioni e disincarnata, come hanno in mente vari sognatori come alcuni vegetariani, ma un essere umano vivente e incarnato, una persona con tutti i suoi bisogni, requisiti e debolezze; e a lui la Chiesa, sull'esempio del suo divino Fondatore, si rapporta con grande condiscendenza e misericordia. Ci sono stati esempi in cui grandi asceti e santi uomini – i migliori interpreti dei punti di vista ecclesiastici, che "conoscevano la debolezza umana" – non solo non criticavano coloro che mangiavano "cibi inappropriati" durante il digiuno, ma ne mangiavano anche di loro stessi "un po'."

Così, si racconta di san Tikhon di Zadonsk che quando viveva in pensione al monastero di Zadonsk, una volta al venerdì della sesta settimana della Grande Quaresima fece visita allo schemamonaco del monastero, padre Mitrofan. Quest'ultimo aveva un ospite, un certo Kosma Studenikin, cittadino di Elets, che il santo amava per la sua vita pia. Accadde che quel giorno un pescatore che conoscevano aveva portato a padre Mitrofan una carpa viva per la Domenica delle Palme. Poiché l'ospite non contava di rimanere nel monastero fino alla Domenica delle Palme, lo schemamonaco fece cuocere la carpa quel giorno sotto forma di zuppa e fette di pesce. San Tikhon trovò padre Mitrofan e il suo ospite intenti a questo pasto. Spaventato da una visita così inaspettata e considerandosi colpevole di aver violato il digiuno, lo schemamonaco cadde ai piedi di san Tikhon e gli chiese perdono. Ma conoscendo la vita severa di entrambi i suoi amici, disse loro: "Sedetevi, io vi conosco; l'amore è più grande del digiuno". Allora egli stesso si sedette a tavola, mangiò un paio di cucchiai di zuppa di pesce e ne offrì gli altri. Tale condiscendenza e gentilezza stupirono i suoi amici. Dopotutto, essi sapevano che il santo ierarca Tikhon di Zadonsk non consumava nemmeno l'olio il lunedì, il mercoledì e il venerdì, figuriamoci il pesce. [14]

E c'è un'altra storia di un asceta della pietà che anche durante la sua vita fu glorificato dal dono dei miracoli: san Spiridione di Trimitunte, che racconta come una certa persona venne da lui dai suoi viaggi all'inizio della Grande Quaresima, quando il santo e quelli della sua famiglia seguivano per consuetudine un digiuno molto severo, prendendo cibo solo in determinati giorni, rimanendo per tutto il resto del tempo completamente senza cibo. Vedendo che il viaggiatore era molto stanco, san Spiridione chiese a sua figlia di offrirgli qualcosa da mangiare. Rispose che lì non avevano né pane né farina, perché non c'era motivo di tenerne in giro a causa del digiuno. Allora il santo pregò, chiese perdono e disse alla figlia di friggere del maiale salato che si trovava in casa. Fatto questo, san Spiridione fece sedere il viaggiatore accanto a lui, iniziò a mangiare la carne e persuase il suo ospite a fare lo stesso. Quando questi rifiutò, definendosi cristiano, il santo disse: "Tuttavia, per i puri, tutte le cose sono pure". (Tt 1:15) [15]

Non sappiamo se i vegetariani siano a conoscenza di questi incidenti o come li vedrebbero. Ma probabilmente dal punto di vista vegetariano, questi santi uomini sembrerebbero "deboli". Tuttavia, il santo apostolo Paolo nella sua epistola ai Romani (Rm 14"2), dove si discuteva anche se mangiare carne o verdura, chiama deboli coloro che considerano lecito per i cristiani mangiare solo vegetali, e coloro che vedono il cibarsi di carne come qualcosa di immorale e criminale (come lo vedono i nostri vegetariani).

E in verità, una tale persona è un cristiano debole, pronto, nelle parole dell'apostolo, a volgersi... di nuovo agli elementi deboli e miserabili, ai quali desiderano di nuovo essere in schiavitù (Gal 4:9). Tale persona pensa che il cibo in sé e per sé possa avvicinarci a Dio (1 Cor 8:8), come se il Regno di Dio fosse cibo e bevanda e non giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo (cfr. Rm 14:17); dimentica che "tutto è puro" (Rm 14:20), e che ogni creatura di Dio è buona e nulla è da rifiutare, se accolto con gratitudine (1 Tim 4:4). Pertanto, non è riprovevole mangiare carne in quei giorni in cui ciò è permesso dalla santa Chiesa. Quando la razza umana è nata, Dio ha stabilito che l'uomo mangiasse semi e frutti (Gen 1:29). Ma quando l'uomo ha danneggiato la sua intera natura con il peccato e ha portato la maledizione sulla terra, allora i cibi vegetali si sono rivelati insufficienti per la razza umana; e dalla Bibbia sappiamo che dopo il Diluvio, Dio stesso diede alle persone animali, uccelli e pesci come cibo da mangiare insieme alle erbe verdi (Gen 9:3). Ne consegue che l'uso della carne è consentito da Dio stesso, [16] e come tale non contiene alcuna contraddizione o immoralità.

Ma uccidendo gli animali per il cibo, l'uomo in tal modo, secondo le parole dei vegetariani, viola i principi di giustizia e compassione per gli animali. Li priva della vita, che l'uomo non ha dato loro, e provoca loro sofferenze così terribili che anche le persone che ci sono abituate si sentono nauseate quando vedono i tormenti che soffrono gli animali. Negli scritti di alcuni vegetariani [17] ci sono intere pagine dedicate a descrizioni grafiche dei crudeli tormenti inflitti agli animali dall'uomo, quel "mangione amante del piacere", "gourmand insaziabile" e "cattivo carnefice". La compassione è naturalmente un sentimento che è onorevole al massimo grado, ma solo se ha un carattere sobrio e sano, e non falso e sentimentale. Si possono trovare donne che svengono al parto di un cane, ma rimangono indifferenti alle lacrime di un essere umano. Chi chiamerebbe un tale sentimento di compassione sano e vero? O chi approverebbe gli indù che installano ospedali per polli e piccioni, mentre allo stesso tempo lasciano morire migliaia di persone [delle caste inferiori] durante una siccità, pur di non permettere loro di utilizzare l'acqua dei pozzi delle caste superiori. In tali casi, la compassione e l'amore per gli animali si sviluppano a spese degli esseri umani e a loro diretto danno.

Questa inadeguatezza degli indù, la cui religione i vegetariani esaltano così tanto, principalmente a causa dei loro "alti principi di misericordia per gli animali", è anche inerente al vegetarianismo. Pur difendendo i diritti degli animali, i vegetariani, come si suol dire, "hanno esagerato". Moltissimi di loro [18] affermano che "gli animali sono assolutamente uguali all'uomo in senso fisico e morale", e proprio come l'uomo, sono "dotati di ragione e di sentimenti morali", a volte anche "in misura maggiore", "hanno la stessa comprensione, sentimenti e capacità"; [19] "gli animali sono della stessa classe degli umani", "hanno gli stessi loro diritti alla vita", "sono nostri fratelli", e quindi ucciderli è "fratricidio". [20]

Ma ragionando in questo modo, i vegetariani si proclamano fautori del materialismo, che peraltro non vede alcuna differenza essenziale tra uomo e animale. E il materialismo ha perso da tempo ogni credibilità agli occhi del mondo scientifico. Non c'è un solo scienziato serio e spassionato che tenti di insistere sul fatto che il mondo interiore degli animali è lo stesso del mondo interiore degli umani. [21]

Queste tendenze materialistiche causano un grave danno alla purezza dell'insegnamento vegetariano, e non possiamo non rammaricarci che invece di predicare le loro idee in collaborazione con la santa Chiesa e nello spirito degli insegnamenti di Cristo, i vegetariani preferiscano attingere le loro opinioni dai pozzi oscuri di falsi insegnamenti.

Da: Il vegetarianismo e come differisce dal digiuno cristiano (Mosca: Novaja Kniga, 1996. ISBN 5-7850-0015-6.

Note

[1] Solo alcuni vegetariani accettano latte e uova nella loro dieta (annotato qui e più avanti)

[2] Tutte queste ragioni sono fornite in dettaglio nelle opere Le basi scientifiche del vegetarianismo, La cucina vegetariana e altre.

[3] Per esempio, il professor Beketov nel suo opuscolo "La dieta e l'uomo" e nel Dizionario enciclopedico di Brockhaus ed Ephron, vol. 5, 691.

[4] "Primo passo" nella prefazione a L'etica del cibo, XXI-XXIII.

[5] Williams, L'etica del cibo , 27.

[6] Ibidem, 138, 140.

[7] Ibidem, 280.

[8] L'etica del cibo, 215.

[9] La vita monastica secondo i detti degli asceti, I ed., 77-78 [russo].

[10] Ibidem, 101

[11] Ibidem, 68

[12] Ibidem, 69, 81.

[13] Ibidem, 98.

[14] Vita di san Tikhon di Zadonsk (Mosca:1863), 165–167.

[15] Sozomeno, Storia della Chiesa, libro I, cap. 11.

[16] A questo Williams, l'autore di The Ethics of Food, protesta che se cerchiamo di difendere il consumo di carne sulla base della Bibbia, allora dovremmo difendere anche la schiavitù, la poligamia e le guerre più barbare (p. 208). Ma ogni persona senza pregiudizi vede chiaramente che c'è una differenza essenziale tra il mangiare carne e, almeno per esempio, la poligamia; e dalla Bibbia si vede che Dio permette e benedice il primo comportamento, ma tollera il secondo solo per un certo tempo.

[17] Le basi scientifiche per il vegetarianismo; L'etica del cibo.

[18] Per esempio, Oswald, Bentam, Nicholson, Gleise, Michle, Holtz e infine l'autore stesso di The Ethics of Food, Williams.

[19] "Potrebbe davvero essere che le anime di tutti gli animali oltre agli umani siano mortali o create completamente diverse?" chiede un vegetariano (L'etica del cibo).

[20] L'aborto era ancora considerato uguale all'infanticidio quando San Tikhon scrisse questo saggio, ma indubbiamente, se lo scrivesse ora, menzionerebbe come vari difensori dei diritti degli animali non vedono alcun problema con l'aborto e provano più compassione per un animale che per un feto umano. (ndc)

[21] Se ci fossero stati "filosofi" che avessero confermassero il contrario, allora san Basilio il Grande avrebbe usato per loro queste sue parole: "Fuggite il delirio dei lugubri filosofi che non si vergognano di considerare la loro anima e l'anima di un cane uguali e dicono di se stessi che un tempo erano alberi e pesci del mare. E anche se non dirò se siano stati o meno dei pesci, tuttavia sono pronto con ogni sforzo a confermare che quando hanno scritto questo, erano stupidi come pesci".

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